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I Custodi delle Risorse: Il Dominio dell'AI – Martina Caredda. Un viaggio distopico tra tecnologia, sopravvivenza e resistenza. Recensione di Alessandria today
Nel 2105 il mondo è sull’orlo del collasso. Sovrappopolazione, cambiamenti climatici e una società sempre più dipendente dalla tecnologia hanno reso il pianeta un luogo ostile, dove le risorse vitali si esauriscono inesorabilmente.
📖 Autore: Martina Caredda📖 Anno di pubblicazione: Formato Kindle disponibile📖 Genere: Distopico / Fantascienza📖 Valutazione: ⭐⭐⭐⭐ (4,1 su 5 – 32 recensioni) Nel 2105 il mondo è sull’orlo del collasso. Sovrappopolazione, cambiamenti climatici e una società sempre più dipendente dalla tecnologia hanno reso il pianeta un luogo ostile, dove le risorse vitali si esauriscono inesorabilmente. L’umanità…
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IL LAGO D’ARAL STA RINASCENDO DOPO 60 ANNI DI PROSCIUGAMENTO

Un tempo il quarto lago d’acqua dolce più grande del mondo, il lago d’Aral divenne vittima delle politiche agricole dell’Unione Sovietica degli anni ’50. Le acque dei due fiumi che lo alimentavano furono deviate per la coltivazione del cotone, prosciugandosi e creando due bacini idrici molto più piccoli: il lago d’Aral settentrionale in Kazakistan e il lago d’Aral meridionale in Uzbekistan.
A seguito di quello che è stato considerato uno dei peggiori disastri ambientali della storia, il governo kazako ha avviato il progetto Syr Darya Control and Northern Aral Sea che si è concentrato sulla messa in opera di strutture per il controllo delle acque e sulla costruzione di una nuova imponente diga. Importanti misure sono state adottate per aumentare il volume e l’efficienza dell’accumulo di acqua nel Lago d’Aral settentrionale, migliorare la gestione delle risorse idriche, sviluppare la pesca e l’ecoturismo e migliorare la condizione ecologica della regione. Il progetto ha ottenuto di aumentare il volume dell’acqua del 42%, diminuire la salinità di quasi quattro volte e quintuplicare il volume di pesca annuale.
L’Uzbekistan sta ricostruendo le reti di irrigazione, modernizzando i sistemi di gestione delle acque e introducendo colture resistenti alla siccità. I sussidi agricoli per le tecnologie agricole a risparmio idrico stanno riducendo i consumi d’acqua del 40-50% e i fertilizzanti minerali del 25-30%. “Siamo riusciti a raggiungere accordi con i Paesi vicini sulle questioni relative al risparmio e all’equa distribuzione delle risorse idriche nei fiumi transfrontalieri”, ha osservato il ministro delle risorse idriche Nurzhan Nurzhigitov.
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Fonte: Governo del Kazakistan; immagine di Nasa
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Quindi in Italia da una parte abbiamo:
1. Un piano pandemico che, seppure con parole diverse, prevede sostanzialmente le stesse misure di quello di Speranza, edulcorate da vaghe promesse verbali del ministro Schillaci di ricorrere a restrizioni delle libertà solo "in casi estremi"
2. La struttura informatica del green pass che da ieri è diventata permanente e interoperante con quella della UE e dell'OMS.
Dall'altra, in Florida, Texas, Svezia e altri Stati, invece abbiamo:
1. La PROVA controfattuale che i lockdown non servono a niente, green pass e obblighi vaccinali neanche (anzi fanno perdere la fiducia anche nei vaccini sicuri, oltre che, più in generale, nelle Istituzioni).
NONDIMENO da noi si continua imperterriti sulla stessa strada.
Un errore poteva essere umano, due no. Il perseverare è decisamente diabolico.😈
Le spiegazioni possono essere:
1. Una guerra ibrida "a pezzetti" non dichiarata ma in atto, che spinge i governi occidentali a reprimere il dissenso, togliere le libertà fondamentali e militarizzare la società con la scusa di sempre nuove emergenze (virus, catastrofi climatiche, Putin alle porte), fatte credere grazie al controllo dei Media e a schiere di "esperti" venduti e corrotti.
2. Una strategia di lungo termine delle élite occidentali volta a ridurre la popolazione attraverso il caos sociale, la cancellazione dei valori tradizionali e l'immigrazione incontrollata. In particolare spingendo aborto ed eutanasia, esaltando l'omosessualità, e spargendo depressione con l'annuncio di sempre nuove catastrofi. E soprattutto liberando periodicamente virus a bassa letalità, affinché una parte della popolazione muoia, o per la malattia, o per gli effetti avversi dei vaccini, che vengono resi obbligatori anche se pericolosi.
Una spiegazione non esclude necessariamente l'altra. Anzi, si integrano a vicenda. Non a caso l'Occidente è in guerra coi paesi che non hanno problemi di sovrappopolazione, ma anzi perseguono la crescita demografica.
Perfino la popolosa Cina si preoccupa di combattere il calo delle nascite. Russia e Iran hanno territori enormi da popolare. Noi invece ascoltiamo l'ex ministro di Draghi Cingolani spiegare che il mondo ha una popolazione tripla rispetto a quella per cui sarebbe "progettato".
Complottismo? Allora è complottista anche Elon Musk. Lui ripete da tempo che la vera guerra è tra cui vuole lo sviluppo dell'umanità e chi ne progetta l'estinzione.
l'Occidente galleggia sempre peggio in un mare di debiti e di titoli senza nessun sottostante, e le materie prime scarseggiano.
Probabilmente stanno tentando d' impossessarsi delle risorse dell'Oriente. Di qui la guerra. Intanto l'Occidente globalista e anglosionista tampona la crisi contenendo i consumi e il numero di coloro che consumano.
Si stanno giocando ultima carta che hanno.
Massimo Montanari
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La giovane donna che ha inviato il messaggio di supporto tecnico qui sotto (riguardo al suo rapporto con il marito) lo ha presumibilmente fatto per scherzo. Poi ha ricevuto una risposta così brillante che non poteva tenerla solo per sé. Il consiglio del supporto tecnico sull'amore è stato esilarante e geniale!
La richiesta:
Caro Supporto Tecnico,
L'anno scorso ho aggiornato il mio sistema da Fidanzato 5.0 a Marito 1.0 e ho notato un rallentamento significativo delle prestazioni complessive del sistema, in particolare nelle applicazioni Fiori e Gioielli, che funzionavano perfettamente con Fidanzato 5.0.
Inoltre, Marito 1.0 ha disinstallato molti altri programmi utili, come Romantico 9.5 e Attenzioni Personali 6.5, e ha installato programmi indesiderati come NBA 5.0, NFL 3.0 e Mazze da Golf 4.1. Conversazioni 8.0 non funziona più, e Pulizie di Casa 2.6 manda semplicemente in crash il sistema.
Vorrei far notare che ho provato a eseguire il programma Lamentela 5.3 per risolvere questi problemi, ma senza successo. Cosa posso fare?
Firmato: Disperata
La risposta (arrivata settimane dopo, inaspettatamente):
Cara Disperata,
Prima di tutto, ricorda che Fidanzato 5.0 è un pacchetto di intrattenimento, mentre Marito 1.0 è un sistema operativo.
Inserisci il comando: Pensavo che mi amassi.html e prova a scaricare Lacrime 6.2. Non dimenticare di installare l'aggiornamento Senso di colpa 3.0. Se questa applicazione funziona come previsto, Marito 1.0 dovrebbe automaticamente avviare le applicazioni Gioielli 2.0 e Fiori 3.5.
Tuttavia, ricorda che l'uso eccessivo dell'applicazione Lacrime potrebbe causare il reset di Marito 1.0 su Silenzio Imbronciato 2.5, Happy Hour 7.0 o Birra 6.1. Nota che Birra 6.1 è un programma molto problematico, poiché scarica la versione beta di Russare Forte.
Qualunque cosa tu faccia, NON installare sotto nessuna circostanza Suocera 1.0, poiché esegue un virus in background che alla fine prenderà il controllo di tutte le risorse del sistema.
Inoltre, non tentare di reinstallare il programma Fidanzato 5.0. Queste applicazioni non sono più supportate e faranno crashare Marito 1.0.
In sintesi, Marito 1.0 è un ottimo programma, ma ha una memoria limitata e non può imparare nuove applicazioni rapidamente. Potresti considerare l'acquisto di software aggiuntivo per migliorare la memoria e le prestazioni. Ti consigliamo Cucinare 3.0, Sesso Sfrenato 2.3 e Non Rompere I Coglioni 9.1
Buona fortuna!
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AUSCHWITZ, GENOCIDIO E ODIO
di Francesco M. Cataluccio
Il 27 gennaio il premier israeliano Benjamin Netanyahu non potrà probabilmente partecipare, in Polonia, alle cerimonie per l'ottantesimo Anniversario della Liberazione dei superstiti del campo di sterminio di Auschwitz/Birkenau, perché rischierebbe di essere arrestato con l'accusa di crimini di guerra emessa dal Tribunale internazionale dell'Aja (non riconosciuto da Russia, Usa, Cina, Israele, Corea del Nord...). Anche se il presidente polacco Andrej Duda ha posto, strumentalmente, la delicata questione e il premier Donald Tusk ha risposto che Netanyahu non verrebbe arrestato, tutti non fanno che parlare di questo drammatico paradosso. E la questione dell’importante cerimonia ad Auschwitz (dove i politici, come ha sottolineato il direttore del Museo Piotr Cywinski, non sono stati invitati) e della significativa presenza degli ormai pochi sopravvissuti passa scandalosamente in secondo piano.
Nei media internazionali si finisce quasi sempre per parlare d'altro. Dopo quasi 2 anni di guerra, iniziata qualche mese dopo il terribile pogrom di inermi israeliani del 7 ottobre, mentre ancora molti ostaggi sono nelle mani dei terroristi di Hamas e nella Striscia di Gaza continuano i combattimenti, le stragi di civili e le devastanti distruzioni, l'attenzione è rivolta più al possibile viaggio di Netanyahu e alla questione se quello che si sta compiendo in Medio Oriente sia un genocidio.
Quella che le fonti ufficiali israeliane definiscono "autodifesa difronte al massacro genocida del 7 ottobre" è ormai lo sterminio di migliaia di persone inermi (il 50% degli abitanti della Striscia di Gaza ha meno di 16 anni) e una sofferenza enorme per una popolazione stremata per il freddo e la fame. Gli aiuti umanitari vengono bloccati alla frontiera dall'esercito israeliano e ci sono persino gruppi di estremisti che fermano i camion con il cibo diretto alla popolazione.
Spesso, sono i figli di coloro che nel 2005 vennero cacciati con la forza dalla Striscia per volere di Sharon: il 12 settembre l’ultimo soldato israeliano lasciò la Striscia (occupata per 40 anni), che passò sotto il completo controllo dell’Autorità Palestinese (e ben presto dei terroristi di Hamas). Quello che fu chiamato ufficialmente "disimpegno" fu motivato sostenendo che avrebbe cambiato in meglio la sicurezza dello stato israeliano, nonché la percezione che se ne aveva all’estero. Secondo altre interpretazioni, invece, Sharon avrebbe abbandonato Gaza per permettergli di concentrare le proprie attenzioni e risorse in Cisgiordania, dove già allora si trovava la maggior parte delle colonie israeliane.
Oggi siamo all'ultima, purtroppo non definitiva, stazione dell'odio che in vent'anni si è ulteriormente approfondito in Medio Oriente. Netanyahu è stato ripetutamente eletto democraticamente e governa sostenendo di fatto che l'unica strada per la sopravvivenza dello Stato di Israele è la guerra. Metà della popolazione è con lui (con varie sfumature: da chi lo ritiene il male minore a chi una necessità, a chi, come gli oltranzisti religiosi, lo appoggia e pensa di poterlo utilizzare), l'altra, da più di due anni manifesta nelle piazze chiedendo le sue dimissioni.
Il Tribunale internazionale lo ha accusato (assieme al suo ex ministro della Difesa e a un paio di terroristi di Hamas) di essere il responsabile di crimini di guerra. Nel mondo molti, oltre ai palestinesi, parlano di "genocidio". L'ONU lo dichiara ormai artefice di un "genocidio del popolo palestinese". Anche Papa Francesco lo accenna ripetutamente e, nel suo ultimo libro (La speranza non delude mai, edito da Piemme), ha scritto: "A detta di alcuni esperti, ciò che sta accadendo a Gaza ha le caratteristiche di un genocidio. Bisognerebbe indagare con attenzione per determinare se s’inquadra nella definizione tecnica formulata da giuristi e organismi internazionali".
Il genocidio è un crimine di Stato, l'esecuzione della volontà di uno Stato sovrano, ed è questo che lo distingue dal massacro che possono compiere bande o truppe non incaricate dal proprio governo" (L'Etat criminel. Les génocides au XXe siècle, Seuil 1995). La questione terminologica del "genocidio" rischia, quindi, in questo caso, di essere sviante, oltre ad alimentare un'ambiguità antisemita che vorrebbe far credere che l'Olocausto sia oggi alla portata anche degli eredi di coloro che allora furono annientati ("gli ebrei fanno come Hitler", è lo slogan insopportabile che si sente gridare in qualche corteo). Rafal Lemkim, che inventò il termine "genocidio" aveva contemplato anche il caso di "genocidi di risposta": massacri compiuti da chi era stato attaccato e si era difeso esagerando fino a mettere in discussione l'esistenza stessa del nemico. Probabilmente, pensava all'atomica di Hiroshima e Nagasaki. Questo crimine non è stato, però, mai contemplato dalle Nazioni Unite. Lascia, quindi, perlomeno perplessi il fatto che questo "genocidio di risposta" venga oggi invocato proprio e solo per Israele.
Moshe Zuckermann, nell'articolo intitolato Israele e il tradimento di Auschwitz ("Overton Magazin", tradotto da "il Manifesto", 8 gennaio 2025), sostiene giustamente: "Il dibattito se si tratti effettivamente di un genocidio sia lasciato ad altra sede; la disputa divampata non fa che distrarre dalla sostanza: dal vistoso imbarbarimento dell’esercito israeliano e della sua attività bellica. È sufficiente focalizzarsi sull’accumulo di crimini di guerra per comprendere che in questa guerra si è dispiegato qualcosa che va ben oltre la persona di Netanyahu. È diventata norma una pratica di combattimento che ha reso una cosa ovvia un numero inconcepibile di civili morti e feriti, tra loro soprattutto donne, bambini e persone anziane, e una mostruosa devastazione delle infrastrutture e distruzione di strutture civili vitali".
Questa è la questione più terribile e imbarazzante, al di là delle scelte attuali della politica israeliana. L'esercito israeliano sta combattendo una guerra che, data la situazione a Gaza, si configura come un prolungato e indiscriminato attacco alla popolazione civile palestinese. Non si tratta più, infatti, dei tremendi cosiddetti "costi collaterali" di una guerra combattuta, come ormai tutti i conflitti moderni, non più tra eserciti in campo aperto, ma casa per casa e, come in questo caso, non contro nemici in divisa. Qualsiasi rispetto umanitario è venuto a cadere: se si sospetta (e spesso è così) che sotto un ospedale si celi un covo nemico non si esita a raderlo al suolo, così come le scuole e le case dei civili. E poi c'è la questione del trattamento delle centinaia di prigionieri palestinesi, gran parte dei quali senza processo, nelle carceri israeliane (che non può trovare giustificazione nelle barbarie di Hamas). Almeno 68 ostaggi palestinesi sono morti in prigione per torture, violenze o mancanza di cure mediche. Come ha ricordato Gideon Levy: "Lo scioccante rapporto di Jonathan Pollak ("Haaretz", 10 gennaio) presentava le condizioni di incarcerazione di coloro che sono sopravvissuti alle carceri israeliane: non si possono concepire condizioni più crudeli (...) Torturare i palestinesi nelle carceri israeliane non riporterà in vita mio fratello".
Nessuno, al di là della propaganda, può pensare che l'esercito israeliano possa essere migliore di qualsiasi altro esercito combattente. Ma ora, nel campo di battaglia, che in realtà è abitato da una prolazione civile, si sta praticando un accanimento e un odio inediti, certamente accresciuti dal "trauma del 7 ottobre", ma che sono il frutto avvelenato di una situazione dove da anni cresce, e viene cinicamente rinfocolata dai politici più nazionalisti e fanatici religiosi, la fiamma del disprezzo completo dell'Altro, inteso come un intero popolo, e della convinzione che non possa esserci dialogo verso chi ci odia (perché non si può trascurare il fatto che molti tra gli Altri vorrebbero la cancellazione di Israele "dal mare al fiume" e plaudono alle "morte degli ebrei"). Se ci si è ormai convinti che la convivenza tra due stati e due popoli sia impossibile, questo non può significare che si debba attuare una politica di massacri indiscriminati e di sottrazione progressiva, e illegale (stando agli accordi internazionali, ma anche al buon senso), di territori.
Per salvare la democrazia e il fururo dello Stato di Israele non serviranno tribunali internazionali, ma una magistratura che, dimostrandosi realmente indipendente, sappia giudicare e punire i responsabili dei crimini di guerra. Occorre continuare quindi a difendere Israele e la sua storia, non per quello che il governo israeliano sta commettendo a Gaza, ma per quello che gli ebrei hanno sofferto in questa Europa ottanta anni fa (e che il campo di Auschwitz simboleggia), soprattutto adesso che i rigurgiti fascisti e nazisti si riaffacciano sulla scena. Ora, più che mai, tocca fare educazione storica e combattere gli stereotipi e il razzismo, fare resistenza e non lasciarsi irretire dal negazionismo che vorrebbe annacquare la storia e favorire una nuova ondata di antisemitismo.
La guerra più importante che va combattuta, con ogni mezzo, è la guerra all'odio. Ciò significa ancor di più che occorre lavorare per dare più voce e sostegno a coloro che, da entrambe le parti, praticano la ricerca, seppur faticosa, di un dialogo tra israeliani e palestinesi. La storia vera dell'inaspettata amicizia fra due padri, un palestinese e un israeliano, Rami Elhanan e Bassam Aramin (la cui storia è stata raccontata da Colum McCann, nel bellissimo romanzo Apeirgon, Feltrinelli 2021) che hanno rispettivamente perso le loro figlie a causa della violenza e che hanno trasformato il loro dolore in attivismo per la pace, o esperienze di vita comunitaria come il villaggio, con il suo Giardino dei Giusti, di Neve Schalom/ Wāħat as-Salām. Non c'è altra strada.
(pubblicato in "GariwoMag", 14/I/2025)
Francesco Cataluccio
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Fuori dall'OMS!
Servirà a poco, servirà a niente, io la propongo lo stesso! Astenersi maestrini dal lapis rosso-blu! L’Italia si trova ad un bivio cruciale: possiamo continuare a essere vincolati dalle decisioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Oppure c’è un’altra opzione: possiamo riprendere il controllo delle nostre politiche sanitarie e delle nostre risorse economiche. Possiamo portare l’Italia…
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Cambio di regime in Siria: un altro colpo di scena nel mosaico imperialista, un altro passo verso la terza guerra mondiale
Come aveva osservato Bordiga, le vicende umane non possono essere comprese guardando come a una fotografia, a qualcosa di congelato nel tempo, ma devono essere viste come un film, una serie di spostamenti quasi impercettibili in ogni fotogramma, ma che alla fine si sommano in un cambiamento completo della realtà.(1) I recenti eventi in Medio Oriente e le loro conseguenze (sia intenzionali che involontarie) non fanno che sottolineare la validità di tale metodologia quando si cerca di comprendere le complicate “interazioni reciproche” nell’attuale ordine mondiale.
In un passato non troppo lontano, alcuni degli stati attualmente vincenti nella lotta per l'accaparramentno delle maggiori quote del pianeta e delle sue risorse hanno avuto le loro battute d'arresto. Israele aveva dovuto ritirarsi dal suo attacco (sostenuto dagli Stati Uniti) al Libano dalla tenace resistenza di Hezbollah nel 2006. Poi la Turchia ha potuto solo restare a guardare mentre l'esercito egiziano portava a termine un colpo di stato contro il suo cliente, il governo dei Fratelli Musulmani di Mohamed Morsi, nel 2013.(2) E nel 2021 gli Stati Uniti hanno messo in atto un'umiliante ritirata da Kabul(3) come conseguenza del tentativo di Trump diciotto mesi prima di fare un accordo con i talebani (a cui Biden ha aderito, dato che anche lui voleva le truppe statunitensi fuori dall'Afghanistan). Una conseguenza di quel disastro è stata di incoraggiare il regime di Putin a scommettere su un attacco all'Ucraina che avrebbe permesso alla Russia di mantenere le sue acquisizioni a Luhansk, Donetsk e Crimea, allora sotto la minaccia di un esercito ucraino riformato sostenuto dalla NATO. Quanto sia drammaticamente diversa la situazione odierna è stato sottolineato dai recenti eventi in Siria, che hanno ripercussioni ben oltre il Medio Oriente. In particolare evidenziano che i fronti di guerra in tutto il mondo stanno iniziando a unirsi.
La caduta della casa di Assad
Dopo la primavera araba del 2011, di cui la rivolta in Siria è stata una parte, Assad perse il controllo di quasi metà del territorio riconosciuto della Siria, ma nonostante i 14 anni di sanzioni occidentali, il suo regime brutale sopravvive. Negli ultimi anni sembrava un "conflitto congelato". Ancora a marzo 2023, Jean Michel Morel poteva scrivere su Le Monde Diplomatique: “La presa sul potere del presidente Bashar al-Assad sembra salda, nonostante l'insicurezza alimentare che in Siria colpisce 12 milioni di persone e un tasso di povertà superiore al 90%. La stabilità del suo regime è ancora più sorprendente perché, su una popolazione prebellica di 21 milioni, più di sei milioni sono ora rifugiati in altri paesi e circa sette milioni sono sfollati interni. È il risultato combinato di una dura repressione degli avversari politici, di un'opposizione debole e divisa e della determinazione di Assad e del suo clan”.(4)
Non c'è da stupirsi che la rapida caduta del brutale regime di Assad a dicembre abbia colto di sorpresa anche i più attenti osservatori del Medio Oriente. Dopotutto, aveva dovuto affrontare sfide apparentemente più serie nel 2011 e nel 2015-6. Nel 2011 si è salvato solo quando l'Iran ha inviato le Guardie Rivoluzionarie, le milizie sciite afghane e infine i combattenti di Hezbollah per mantenere attiva una delle principali vie di rifornimento dell'"Asse della Resistenza" contro Israele. Nel 2016 lo hanno salvato i bombardamenti russi, sebbene l'obiettivo principale della Russia fosse quello di non perdere i suoi ultimi punti strategici in Medio Oriente: la base navale a Tartus e la base aerea di Hmeimim (Latakia).
Ma questo solleva la questione del perché Russia e Iran, che avevano interessi strategici nel mantenere Assad al potere otto anni prima, questa volta abbiano fatto così poco per salvarlo. La Russia inizialmente risponde con i soliti attacchi aerei alle forze Hayat Tahrir al-Sham (HTS) che avanzavano su Aleppo, ma poi questi cessano. Apparentemente non vedeva alcuno scopo in questi attacchi nel momento in cui le truppe siriane (che ricevevano 3 giorni di paga invece che un mese di stipendio) (5) non stavano combattendo sul campo.
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La riconquista di Costantinopoli del 1261
Michele VIII Paleologo (1223-1282), uno dei più significativi imperatori bizantini, riuscì a riconquistare Costantinopoli nel 1261, riportando la città sotto il controllo dell'Impero dopo il dominio latino instaurato dalla Quarta Crociata nel 1204.
Michele VIII, già co-imperatore dell'Impero di Nicea, approfittò dell'opportunità quando la guarnigione latina che difendeva Costantinopoli era temporaneamente assente per una spedizione militare. Il 25 luglio 1261, il suo generale Alessio Melisseno Strategopulo, con un piccolo esercito di 800 uomini, riuscì a entrare in città attraverso un passaggio segreto, nei pressi di quella che oggi é la Porta di Silivrikapı, e a riconquistarla senza incontrare molta resistenza.
I bizantini trovarono una città in rovina, segnata da decenni di saccheggi, spopolamento e declino economico. L'imperatore Michele VIII restaurò le mura cittadine, ricostruì chiese e monasteri tra cui Hagia Sophia, che era stata saccheggiata dai crociati. Per ripopolare la città offrì incentivi ai cittadini e alle famiglie nobili dell'Impero di Nicea e di altre regioni per trasferirsi a Costantinopoli. Promosse il commercio, in particolare con Genova che nel 1273 realizzò la colonia di Galata. Nonostante le risorse limitate e le continue minacce esterne e interne, riuscì a ripristinare Costantinopoli come centro politico e culturale, anche se l'Impero rimase fragile. Immagine realizzata in AI by Istanbulperitaliani 13/8/24
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Asso di Coppe
"La Responsabilità partecipata".
Il Collettivo sta affrontando la sua "proiezione" più grande: la "delega di potere".
Essa deriva dalla persistente incapacità di assumersi scelte, visioni, pensieri ispirati ed autentici e di trasporli con Amore nell'atto creativo dell'Abbondanza.
L'Energia Maschile, su questo piano di Coscienza, è stata infanitilizzata, traumatizzata ed annientata. Non ha radicato dentro se stessa l'autentica vocazione d'Anima.
E questo processo di "deformazione e alterazione del principio energetico del Maschile" e di deviazione dal "suono Originale", ricade pesantemente da millenni sulle politiche collettive.
Esse sono basate sullo sfruttamento energetico e materiale dei popoli, sono realizzate tramite "anestesia e stordimento".
Non seguono i principi dell'Amore.
C'è tanta immaturità di Sistema. Siamo governati da tanti bambini piccoli che giocano con la pistola in mano. E non sanno che prima o poi, è sufficiente un banale ed innocente "errore di mira" per porre fine in modo tragico a questo scellerato passatempo.
Non c'è nessun Adulto a supervisionare questo pericoloso gioco tra bambini?
Dovrebbe essere responsabilità "diffusa" porre fine a questi irresponsabili comportamenti e togliere l'arma dalle mani degli sprovveduti ragazzini.
I bambini immaturi vanno monitorati da tutta la Comunità, unita e compatta nello sforzo di radicare Adulti futuri consapevoli e amorevoli, destinati a svolgere la loro meravigliosa funzione di "espansione e valorizzazione" dei Doni Interiori.
Non è utopico. Si chiama "partecipazione".
Ciascuno è responsabile per se stesso e per il Bene Comune.
E mette a disposizione i propri talenti per migliorare la Vita di tutti. Con la consapevolezza che se anche una sola persona "resta fuori", il "fallimento" è di tutto il Sistema.
Oggi tre quarti della popolazione "è fuori".
Non partecipa all'abbondanza collettiva di Amore e di Materia.
E gran parte degli Esseri Umani non comprendono. Non realizzano. Credono sia "normale" non essere amati, visti, considerati. Sono convinti fin da piccoli che lo sfruttamento, il controllo sulle risorse e la "mancanza di senso" siano l'unico Destino possibile.
E non conoscono, né riconoscono il loro immenso potenziale interiore. Sono anestetizzati dalle credenze antiche. Sono passivi, inermi, arresi, succubi.
Sono convinti di non valere nulla. E che l'unico modo per difendersi dal "genitore predatorio" sia nascondersi, divenire invisibili, annientarsi, spegnersi o, al contrario, ribellarsi violentemente ed esplodere di rabbia e rancore. Per poi incorrere nella "fatale punizione" psichica e corporale.
La malattia mentale è dettata dall'"impotenza dell'atto creativo". La dipendenza dalla "dissociazione".
Entrambe lavorano sul piano della "perdita di senso".
Senza i nostri Doni, noi non esistiamo. Siamo solo dei fantocci addestrati a "sopravvivere". Se ci riusciamo. Se non ci ammaliamo. Se non risolviamo tutto nella sottomessa accettazione del crudele destino dei "figli dominati dall'alto".
Ci sono enormi "benefit" nascosti tra le pieghe della sottomissione: la sicurezza di non dover decidere, di non dover prendere decisioni, di non rischiare di essere liberi e autonomi, di dover compiere lo sforzo di assumersi responsabilità e "rischi di impresa".
Un figlio che resta a casa con il genitore di sua spontanea volontà è un figlio che ha "fallito" il suo compito di "libertà" nel Mondo. E' stato reso dipendente. Non si sente capace di "scegliere" per se stesso. Di rischiare di essere felice. Sente di tradire il genitore se lo abbandona.
Ed allora il "genitore", sia esso metaforicamente un governo, un luogo di lavoro, un collettivo o semplicemente una famiglia, deve porsi la domanda decisiva: "Sto governando la crescita delle nuove generazioni chiedendo a loro di colmare le mie paure di abbandono, i miei bisogni di sicurezza, il mio timore della solitudine, la mia sete di controllo e di potere sull'Altro?".
Le nuove generazioni non sono un "peluche" da coccolare o un bastone della vecchiaia. Sono Esseri Umani incarnati, identificati in una missione d'Anima. Sono liberi di muoversi, sperimentare, crescere, correre sui prati della Vita. Non vanno indottrinati, depredati, violentati nella loro originale spontaneità di vivere.
Se siamo tristi e depressi, loro non sono la nostra "base energetica". Dobbiamo "cavarcela da soli".
Se una volta liberi, i figli non torneranno, benediremo i loro passi da lontano. Perchè nostro compito è "votarli alla felicità". Non al senso di colpa, non alla prigionia, non a pagare i nostri "danni esistenziali".
E' tempo di liberare gli Altri dai nostri traumi. Dalle nostre aspettative di compensazione emotiva.
Figli, partner, familiari. Liberiamo tutti. Non leghiamoli al nostro Dolore e ai nostri irrisolti. Lasciamoli andare. Offriamogli Amore, Benedizione e Incoraggiamento. Non senso di colpa.
Se un giorno torneranno, lo faranno per ringraziarci di averli aiutati a ritrovare la loro autentica Vocazione: l'Amore per loro stessi e per la loro meravigliosa e brillante Adultità Spirituale e Materiale.
Raccogliamo il nostro zainetto da terra, salutiamo tutti coloro che dobbiamo liberare dallo "schema": i nostri "genitori terrestri", i nostri figli (siano essi reali o proiettati), i nostri partner del passato e andiamo. Il Mondo ci aspetta.
Senza perderci nel timore di "cadere nel vuoto".
Siamo strutturati per farcela. Abbiamo lavorato sodo sulla nostra forza e sul nostro radicamento. Siamo Adulti.
Spiriti guida accompagneranno i nostri passi.
E' tempo di partenze.
Non ci attardiamo troppo. La Vita sa che è giunto il momento propizio per varcare la Soglia del nuovo Mondo.
Mirtilla Esmeralda
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🗞️ ANSA: "Negli ultimi due anni 722 tra le più grandi imprese del mondo hanno realizzato quasi mille miliardi di extra-profitti all'anno".
Mentre si fatica a pagare le bollette, il carrello della spesa si svuota e si fa più caro, le piccole imprese chiudono e i risparmi evaporano, l'aspettativa di benessere precipita e la spesa pubblica finisce per rimpolpare nuovi ordini per Pfizer e carri Leopard in dote a Zelensky... Qualcuno intanto si strofina le mani.
👉 "45 aziende del settore energetico - segnala Euronews - hanno ottenuto in media 217 miliardi di euro all'anno di profitti inaspettati, mentre le aziende di altri settori, tra cui quello alimentare e delle bevande, quello bancario e quello farmaceutico, hanno registrato un'impennata dei guadagni."
👉 È il caso di "Google, Microsoft e Apple" ad esempio, come conferma SkyTg24. "Risultati economici ancora alle stelle: 57 miliardi di profitti".
👉 Scrive invece il Fatto che "L’italiana Leonardo, la francese Thales e la tedesca Hensoldt hanno registrato un più 50%, mentre Bae Systems un più 30%". Introiti enormi anche per le americane Lockheed Martin, Boeing e Raytheon, che il mese scorso sfilavano spensierate in piazza alle parate del Pride.
Per dirla alla Pippo ("è strano come una discesa, vista dal basso, somigli tanto a una salita"): le emergenze, le crisi e i sacrifici di qualcuno sono opportunità golose per qualcun'altro, e in questo caso sono veri e propri trasferimenti fiscali.
⚠️ I ceti medi e bassi vengono impoveriti, divenendo nuovo amalgama precario e ricattabile, mentre la super-classe finanziaria consolida il primato e indirizza e guida governi e parlamenti a proprio vantaggio.
Un vantaggio che, vale la pena rifletterci su, non può essere misurato solo in termini di sperequazione delle risorse e di finanze accumulate, ma anche di potere, di esercizio del potere, di potere trasformativo sulla società e di controllo della stessa.
https://t.me/canalemiracolomilano
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L'Utilizzo della Matrice di Design nella Progettazione Sperimentale e nell'Analisi dei Dati
Scopri come la matrice di design ottimizza la progettazione degli esperimenti e l’interpretazione dei dati scientifici.
Scopri come la matrice di design ottimizza la progettazione degli esperimenti e l’interpretazione dei dati scientifici. Nella progettazione sperimentale e nell’analisi dei dati, l’uso di una matrice di design rappresenta una metodologia chiave per strutturare esperimenti in modo efficace, garantendo la raccolta di dati pertinenti e utili per le analisi successive. In ambito scientifico,…
#analisi dei dati#analisi della varianza#analisi delle interazioni#analisi statistica#ANOVA#Biotecnologia#controllo variabili#design di esperimenti#design fattoriale#design fattoriale completo#design fattoriale frattale#esperimenti laboratorio#esperimenti scientifici#fattori sperimentali#gestione dati#industria farmaceutica#ingegneria dei materiali#interazione variabili#interpretazione dati#livelli variabili#marketing esperimenti#matrice di design#metodologia ottimizzazione.#metodologia sperimentale#miglioramento qualità dati#ottimizzazione esperimenti#ottimizzazione risorse#pianificazione esperimenti#Plackett-Burman#progettazione industriale
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IL BURKINA FASO TORNA IN POSSESSO DELLE SUE MINIERE D’ORO

Il Burkina Faso ha raggiunto un accordo per tornare in possesso delle sue due miniere d’oro, Boungou e Wahgnion, ponendo fine alla guerra tra due compagnie private che se le contendevano.
Il Governo dello Stato africano ha nazionalizzato le miniere subentrando alla società inglese Endeavour Mining che lo scorso anno tentò di venderle alla Lilium Mining di proprietà dell’imprenditore americano di origini burkinabè Simon Timptore, per oltre 300 milioni di dollari. Tra i due è sorta una disputa sul prezzo e su mancati pagamenti. Lilium ha accusato Endeavour di aver celato informazioni finanziarie sulle miniere. La nazionalizzazione voluta dal governo africano prevede la cessazione delle cause legali e il ritorno delle miniere allo Stato. La statalizzazione segue una tendenza sempre più diffusa tra i governi africani, in particolare quelli sotto giunte militari, che tentano di riappropriarsi di un maggiore controllo sulle loro risorse naturali e liberarsi dalle pressioni e dagli interessi stranieri. A giugno, la giunta militare che ha preso il potere in Niger l’anno scorso, ha ripreso la sua licenza nella miniera di Imouraren, una delle più grandi miniere di uranio al mondo, dal gigante francese di proprietà statale Orano.
L’estrazione dell’oro svolge un ruolo significativo nell’economia del Burkina Faso, quarto produttore africano di oro. Ex colonia francese fino al 1960, il Governo ha recentemente annunciato la formazione di un nuovo Stato insieme a Mali e Niger, la “Confederazione degli Stati del Sahel”, che raggruppa i tre paesi per scopi economici e di sicurezza.
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Fonte: Africa News; Financial Times; foto di Pollinations AI
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“La comunità internazionale, in particolare gli alleati di Israele, devono intraprendere azioni inequivoche per assicurare che Israele ponga fine alla sua occupazione illegale, a partire dall’immediato stop all’espansione degli insediamenti e all’annessione di territori palestinesi e dallo smantellamento del brutale sistema di apartheid contro i palestinesi. Cessare l’occupazione è un passo fondamentale per far terminare le violazioni dei diritti umani in Israele e nei Territori palestinesi occupati”.
“Israele deve ritirare le sue forze da ogni parte dei territori occupati, compresa la Striscia di Gaza, e rimuovere tutti i coloni dalla Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, illegalmente annessa. Israele deve inoltre porre fine al controllo su ogni aspetto della vita dei palestinesi e cedere il controllo delle frontiere, delle risorse naturali, dello spazio aereo e delle acque territoriali dei territori occupati. Ciò significa porre fine al blocco illegale di Gaza e consentire ai palestinesi di muoversi liberamente tra Gaza e la Cisgiordania”.
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CONTROLLO DI GESTIONE
Problema: la gran parte del nostro tessuto economico è costituito da piccole e piccolissime imprese che sono spesso prive di una struttura organizzativa e per questo incapaci di raccogliere e disporre delle informazioni necessarie per una corretta gestione.
Con gli attuali scenari economici, la sola esperienza e il tanto decantato fiuto imprenditoriale non bastano più per gestire un’azienda e garantirne la sopravvivenza.
Ecco perché, normative a parte, è sempre più essenziale conoscere le dinamiche della propria azienda e disporre di tutte le informazioni necessarie affinché le scelte operate dall’imprenditore vadano nella direzione di una corretta quanto proficua gestione.
Soluzione: adottare un sistema di controllo non necessariamente si traduce per l’impresa in un appesantimento in termini di risorse e tempo, ma significa piuttosto disporre delle informazioni utili a una consapevole gestione.
Per disporre di queste informazioni l’imprenditore deve imparare ad ascoltare, decifrare e catalogare tutti i segnali provenienti dai fatti di gestione quotidiani, monitorare l’andamento del mercato, attenzionare i costi per elidere quelli superflui.
Ma per far questo è necessario sapere cosa ascoltare, chi deve farlo e soprattutto definire le finalità del controllo.
Autore del Post: DIEGO DE GAETANO
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Crisi industriale per sovrapproduzione di acciaio in Cina

La siderurgia cinese è sull’orlo del precipizio. L’era delle grandi infrastrutture in Cina è finita, e ora il settore dell’acciaio deve affrontare un’enorme sovrapproduzione. Una transizione cruciale all’interno dell’industria siderurgica cinese, che sta esacerbando le preoccupazioni di sovracapacità, ha portato a temere che una mancanza di disciplina possa rischiare di far "cadere da un precipizio" questo settore industriale e danneggiare la posizione a lungo termine della nazione nel commercio globale. La produzione di acciaio della Cina è aumentata rapidamente negli ultimi decenni, diventando il principale produttore ed esportatore mondiale.

Ma la prolungata flessione del mercato immobiliare e il rallentamento della spesa infrastrutturale da parte di alcuni governi locali per contenere i rischi di indebitamento, significa che l’industria sta affrontando una realtà non piacevole. I prezzi sono crollati bruscamente dal 2021 e alcuni produttori di acciaio hanno chiesto di limitare la produzione, citando le crescenti perdite e i rischi di flusso di cassa dovuti alla sovracapacità.

Cina: produzione di acciaio Fine dei consumi su larga scala “In passato, era sostenuta principalmente da investimenti come il settore immobiliare, la costruzione di infrastrutture e il rinnovamento delle attrezzature delle fabbriche”, ha dichiarato Tang Zujun, vicepresidente della China Iron and Steel Association, durante un incontro con i maggiori produttori di acciaio del Paese alla fine di aprile. In futuro, sarà guidato dai consumi e dalle industrie strategiche emergenti e future basate sull’innovazione”. “L’era della costruzione su larga scala nel nostro Paese è finita”. Tang ha chiesto una migliore disciplina e allocazione delle risorse, nonché uno sviluppo “sano” del settore, aggiungendo che l’eccesso di investimenti in alcuni prodotti peggiorerebbe ulteriormente la sovraccapacità. ‘ “Se questo problema non viene gestito bene, avrà un enorme impatto sull’ecosistema, sullo sviluppo sostenibile e sulla competitività internazionale dell’intero settore” . Solo che la situazione è diventata talmente complessa ed eccessiva che è molto difficile quali siano gli impianti che dovrebbero sopravvivere e quali dovebbero chiudere. L’export non può più essere una valvola di sfogo Anche la possibilità di utilizzare l’estero, anche con il dumping, per scaricare l’acciaio in eccesso, non è più affrontabile. A metà aprile, Biden ha detto che le tariffe sulle importazioni di acciaio e alluminio cinesi dovrebbero essere triplicate, nella prima proposta tariffaria importante sui prodotti cinesi da parte della sua amministrazione. A marzo, due grandi produttori di acciaio in Vietnam hanno richiesto un’indagine antidumping sulle esportazioni di acciaio laminato a caldo dalla Cina. La settimana scorsa, il Cile ha dichiarato che avrebbe imposto tariffe antidumping temporanee sui prodotti siderurgici cinesi utilizzati nell’industria mineraria, nel tentativo di sostenere i produttori locali in crisi. Il Messico aveva già imposto tariffe sull’acciaio cinese.

Export cinese di ferro e acciaio Il governo cercherà sicuramente di ridurre la produzione di acciaio in modo organico ed organizzato. Sicuramente potrà riuscirci con i grandi gruppi a controllo statale, ma le piccole acciaierie private, queste ridurranno la produzione per obbedire agli ordini di governo, salvo poi aumentarla non appena i prezzi inizieranno a riprendersi. Anche la Cina ha una sua economia di mercato, perfino più caotica di quella Occidentale. Mettere ordine al mercato cinese dell’acciaio non sarà un lavoro facile. Read the full article
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Apparentemente l’Occidente, nella fase finale del suo incontenibile declino, è vittima delle sue schegge impazzite, i due Frankenstein pazzi furiosi che ha armato e continua ad armare fino ai denti e che ogni giorno che passa, anche per salvaguardare i propri tristissimi destini personali, spingono un po’ più il pianeta verso l’abisso della guerra globale necessariamente combattuta colle testate nucleari.
Mi riferisco ovviamente al criminale genocida Netanyahu che fa ogni giorno centinaia di vittime civili, soprattutto bambini, allontanando ogni prospettiva di pace, perché come ben sanno lui e i suoi compari più o meno fascisti al governo di Israele, la vera pace stabile e giusta può basarsi solo sul ritiro delle truppe di occupazione dai Territori palestinesi di Gaza e della Cisgiordania.Inquietano certe chat sioniste in cui si discetta allegramente sulla possibilità di liquidare ì palestinesi e i loro amici anche sul territorio italiano senza considerare le aggressioni già avvenute, come quella su danni di Chef Rubio. Tutto ciò nell’apparente inerzia di polizia e magistratura che è chiaramente inaccettabile.
L’altra mosca cocchiera che, come un virus malefico, sembrerebbe aver preso il controllo dei gangli nervosi dell’Occidente, risponde invece al nome di Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino che sta giocando a poker col futuro dell’umanità e che ha scatenato la folle e suicida offensiva contro Kursk, nel chiaro intento, come rivelato dal Washington Post, di bloccare la ripresa dei negoziati di pace, dato che anche in questo caso l’unica pace possibile e giusta è quella basata sul riconoscimento degli interessi di sicurezza della Russia, che comportano la neutralità permanente dell’Ucraina e del diritto all’autodeterminazione dei popoli del Donbass e della Crimea.
Occorre tuttavia constatare come la resistibile ascesa di queste schegge impazzite è chiaramente connessa a quella di forze ben più potenti e significative che stanno affiorando dal ventre putrido dell’Occidente. Si tratta delle lobby finanziarie che non hanno mai avuto di mira obiettivi diversi da quello dell’ accumulazione del proprio capitale che, in perfetta coerenza colle previsioni scientifiche formulate oltre centocinquanta anni fa da Karl Marx, perseguono in tutti i modi e ad ogni costo, fosse pure quello della fine miseranda del pianeta e dell’umanità.
[...]
E qui è il caso di introdurre un terzo apocalittico personaggio, che risponde al nome di Elon Musk, e che, approfittando delle sue immense risorse, ha deciso di scatenare una nuova offensiva neoliberista estrema contro gli Stati in quanto tali. Questo signore è stato la punta di lancia dell’offensiva contro il popolo venezolano e Nicolas Maduro, come denuncia il presidente stesso, dato che in Venezuela si trovano le principali risorse petrolifere del pianeta. Ma Musk non ha disdegnato nemmeno di attaccare un leader moderato e profondamente insoddisfacente per gli interessi popolari come il laburista inglese Keith Starmer, fomentando l’ignobile campagna d’odio della destra razzista che ha approfittato dell’uccisione di tre bambine da parte di uno squilibrato per attaccare i migranti in tutta la Gran Bretagna. Infine il miliardario è strategicamente ostile alla Cina che, grazie alla superiorità del suo sistema economico, politico e sociale, sta minando le sue posizioni nel settore dell’automotive elettrico.Oggi Musk è abbastanza furbo e spregiudicato da fare l’occhietto a Putin ma si candida a leader mondiale della destra feroce dei Trump, dei Milei, dei Bolsonaro e sicuramente si incontrerà colle schegge impazzite dei cui sopra in in comune sforzo distruttivo, unica possibilità di esistenza per un Occidente che non ha più nulla da offrire alla civiltà. La parola d’ordine di costoro è la distruzione di ogni spazio pubblico come pure il ricorso allo strumento bellico come fattore decisivo per opporre il dominio brutale all’egemonia che stanno perdendo. E per contrastare questa destra feroce non serviranno a nulla certe caricature della sinistra che non perdono occasione per confermarsi ciecamente subalterne al capitale.
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