#classi dominanti
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La società moderna è più difficile da governare rispetto alle antiche: questo spiega il perché le classi dominanti tendano ad essere eccezionalmente religiose, tipo un Salvini che ostenta il crocifisso o una Meloni che - non meno degli altri Presidenti precedenti, anche se si dicono "di sinistra" - tiene stretti rapporti con il Papa: vogliono attribuire alla "volontà di Dio" le sfortune delle loro vittime, e non a se stessi.
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" Anzitutto, gli eventi cileni estendono la consapevolezza, contro ogni illusione, che i caratteri dell’imperialismo, e di quello nord-americano in particolare, restano la sopraffazione e la jugulazione economica e politica, lo spirito di aggressione e di conquista, la tendenza a opprimere i popoli e a privarli della loro indipendenza, libertà e unità ogni qualvolta le circostanze concrete e i rapporti di forza lo consentano. In secondo luogo, gli avvenimenti in Cile mettono in piena evidenza chi sono e dove stanno nei paesi del cosiddetto «mondo libero», i nemici della democrazia. L’opinione pubblica di questi paesi, bombardata da anni e da decenni da una propaganda che addita nel movimento operaio, nei socialisti e nei comunisti i nemici della democrazia, ha oggi davanti a sé una nuova lampante prova che le classi dominanti borghesi e i partiti che le rappresentano o se ne lasciano asservire, sono pronti a distruggere ogni libertà e a calpestare ogni diritto civile e ogni principio umano quando sono colpiti o minacciati i propri privilegi e il proprio potere.
Compito dei comunisti e di tutti i combattenti per la causa del progresso democratico e della liberazione dei popoli è di far leva sulla più diffusa consapevolezza di queste verità per richiamare la vigile attenzione di tutti sui percoli che l’imperialismo e le classi dominanti borghesi fanno correre alla libertà dei popoli e all’indipendenza delle nazioni, e per sviluppare in masse sempre più estese l’impegno democratico e rivoluzionario per modificare ulteriormente, nel mondo e in ogni paese, i rapporti di forza a vantaggio delle classi lavoratrici, dei movimenti di liberazione nazionale e di tutto lo schieramento democratico e antimperialistico. Gli avvenimenti del Cile possono e devono suscitare, insieme a un possente e duraturo movimento di solidarietà con quel popolo, un più generale risveglio delle coscienze democratiche, e soprattutto un’azione per l’entrata in campo di nuove forze disposte a lottare concretamente contro l’imperialismo e contro la reazione. "
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Brano tratto da Imperialismo e Coesistenza alla luce dei fatti cileni, articolo di Enrico Berlinguer pubblicato il 28 settembre 1973 su Rinascita, periodico politico-culturale del Partito Comunista Italiano.
#Enrico Berlinguer#Salvador Allende#Augusto Pinochet#Cile#imperialismo americano#Richard Nixon#Henry Kissinger#America Latina#Plan Cóndor#XX secolo#Operation Condor#Operação Condor#CIA#democrazia#socialismo#dittatura#golpe#guerra fredda#rivoluzione#Compromesso Storico#Aldo Moro#PCI#Democrazia Cristiana#Prima Repubblica#Palacio de La Moneda#anni '70#Partito Comunista Italiano#America meridionale#dittature militari#DINA
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Non c’è in giro nessuno di votabile. Questa politica ormai non ha più senso. Strillano e litigano ma alla fine non cambia mai nulla. Chi comanda davvero del resto oggi è ben lontano da Roma, a regnare sono i mercati finanziari, i grandi fondi d’investimento. Se paeselli come l’Italia alzassero la testa ed osassero occuparsi seriamente di povertà, di giustizia sociale e di vera qualità della vita sarebbero nei guai. Gli sciacalli si siederebbero al tavolo verde del casinò finanziario globale a puntare sul loro fallimento. Paesi come l’Italia sono sotto ricatto e quindi del tutto impotenti sulle cose che contano davvero. A Roma sono lasciate giusto le beghe di condominio come si vede tutti i giorni. Una caciara sui dettagli e poi non cambia mai niente. Nessun uomo nero, nessun complotto. Idee dominanti che si fanno sistema. Capitalismo finanziario globale. Entità ormai sovranazionali come i fondi d’investimento che controllano di fatto le economie e quindi i destini nazionali oltre che lobbismo fuori controllo. Se un paese osasse ribellarsi alla logica del profitto prima di tutto e ad ogni costo, se un popolo osasse alzare la testa rifiutando lavori usuranti perfino dentro che servono giusto per sopravvivere e pagarsi qualche dipendenza per dimenticare, si scatenerebbero gli sciacalli tra gli applausi di altri presunti alleati pronti ad approfittarne. La legge del mercato che è quella della giungla. E più un paese è indebitato, più è ricattabile. Proprio come l’Italia che infatti non conta nulla a livello internazionale e nonostante decenni di campagne elettorali e di alternanza, non cambia mai nulla di sostanziale. Paesi come l’Italia devono lavorare per restare lontano dal baratro finanziario e per riuscire a pagare i debiti. Punto. Con la grottesca aggravante che l’Italia si è specializzata nel produrre beni di lusso per soddisfare l’ego bulimico dei pochi ricchi del pianeta mentre la povertà domestica dilaga. Emblematiche poi le guerre degli ultimi anni decise da chissà chi e chissà per cosa, con l’Italia che si è sempre arruolata senza fiatare ed ignorando la volontà popolare. Perché conviene ma anche per restare nel prestigioso club del pensiero unico e del lobbismo fuori controllo. Profitto prima di tutto e sopra ogni cosa. Legge della giungla. Nessun complotto, idee dominanti e egoistico conformismo di classi dirigenti sempre più schiettamente interessate solo alla propria carriera poltronistica. Per questo tu voti Caio e Sempronio che promettono miracoli, poi arrivano nei palazzi e non fanno nulla oppure si rimangiano tutto. La Meloni è solo l’ultimo caso di una lunghissima serie. Eppure nessuno parla delle cause. I cittadini che ancora abboccano ai partiti si scannano tra loro dando la colpa ai nemici e difendendo i propri beniamini, senza rendersi conto che il problema è a monte e li riguarda tutti. È un problema di democrazia che è stata fagocitata da poteri economici molto superiori agli staterelli da secolo scorso, con classi dirigenti ridotte a rappresentanti del pensiero unico che fanno giusto finta di litigare sotto elezioni per mantenere una parvenza di democrazia. La vera politica oggi la fanno i cittadini più che i politicanti. Con le loro scelte quotidiane controcorrente. Informandosi, selezionando, tentando vie nuove. La vera politica oggi la fanno le associazioni che nella realtà sociale s’impegnano a colmare i fallimenti di questa fasulla democrazia, più che i partiti. E la vera politica la fanno le aziende innovative che cercano alternative all’autodistruzione consumistica personale e del pianeta. Sta emergendo una nuova coscienza che ha capito come il pensiero unico capitalista ci sta trascinando in un pericoloso vicolo cieco. Il profitto non è il motore di una società ma il suo cappio.
[...]
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comunismo
Per Marx il capitalismo produce da sé il comunismo, necessariamente, come un destino, come una legge, come due più due fa quattro. Si può dire che Marx ha studiato il capitalismo più del comunismo stesso, di cui aveva per forze di cose solo un'idea astratta, mentre del capitalismo aveva sotto gli occhi la testimonianza empirica. Il comunismo è una fine della storia, è il compimento ultimo e definitivo della millenaria lotta tra le classi dominanti e subalterne: possibile? Possibile che gli uomini, una volta raggiunto lo stato di beatitudine nella società comunista, non riprendano a volere qualcosa per sé, qualcosa di più, qualcosa di diverso e rimettano dunque in moto il movimento perpetuo della storia? Impossibile, perché, sempre a detta di Marx, l'uomo di per sé è vuoto, come dicevano gli empiristi, è tabula rasa, è l'ambiente in cui si trova calato che lo riempie di idee e determina quel che vuole (non è la coscienza che determina la realtà ma la realtà che determina la coscienza). Sicché cambiato irreversibilmente il sistema economico di produzione, cambiato irreversibilmente anche l'uomo. Qui manca la prassi, la controprova empirica, detto così il marxismo appare più una fede che una teoria scientifica, e poi la fine della storia significa la fine del divenire storico, quando tutto il pensiero moderno vive sopra la più o meno esplicita convinzione che l'inesauribilità del divenire sia il solo principio saldo nell'esauribilità di tutti gli altri principi. Attendiamo dunque la venuta del comunismo, come alcuni tutt'ora attendono la venuta del messia, e solo allora potremo veramente dire: Marx aveva ragione!
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La società moderna è più difficile da governare rispetto alle antiche: questo spiega il perché le classi dominanti tendano ad essere eccezionalmente religiose, tipo un Salvini che ostenta il crocifisso o una Meloni che - non meno degli altri Presidenti precedenti, anche se si dicono "di sinistra" - tiene stretti rapporti con il Papa: vogliono attribuire alla "volontà di Dio" le sfortune delle loro vittime, e non a se stessi.
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Ci voleva una video inchiesta di Fanpage a dire che la destra italiana è assolutamente FASCISTA? Lo si capiva già perché in fondo eredita direttamente il fascismo e ne porta avanti i suoi ideali repressivi, razzisti, omobitransfobici, oscurantisti, antidemocratici e antipopolari.
Ricordiamo che il fascismo non fu solo un regime repressivo e liberticida, non solo fu un movimento bellicoso, razzista, sciovinista e nazionalista, il fascismo fu in realtà la colonna dell'imperialismo e delle classi dominanti e sfruttatrici. Servì agli aristocratici, agli industriali, ai proprietari terrieri, ai latifondisti, ai banchieri e ai nobili per preservare i loro poteri di dominio economico, finanziario e sociale e il fascismo ne fu il loro principale movimento contro l'affermazione dei movimenti rivoluzionari che si affermavano dopo la rivoluzione d'ottobre in Russia.
A fare da fulcro per il fascismo fu la liberal democrazia (democrazie parlamentari, democrazie presidenziali, ecc.) e grazie ai liberali che il fascismo e il nazismo salirono al potere in piena continuità con le loro riforme antipopolari.
Lo scoppio della seconda guerra mondiale era già inevitabile e l'obiettivo vero del fascismo e del nazismo era colpire e disintegrare la Russia (all'epoca Unione Sovietica). Tutto ciò non iniziò con il famigerato patto Molotov Ribbentrop, bensì con il patto di Monaco e ancora prima con la guerra civile spagnola.
La guerra di liberazione è stata guidata da socialisti e comunisti, ma dopo il 25 aprile 1945 la nuova democrazia repubblicana ha dato la possibilità ai fascisti di riorganizzarsi e di integrarsi nelle sue istituzioni.
Il fascismo viene riabilitato grazie al revisionismo dei liberal socialdemocratici e alle patetiche loro equiparazioni. Il fascismo viene riabilitato grazie anche alla NATO e all'UE che armano i nazifascisti ucraini per accerchiare e aggredire la Russia. Il fascismo viene riabilitato grazie al sostegno e alla complicità delle democrazie occidentali con il genocidio di Israele in Palestina. Il fascismo viene riabilitato grazie alle riforme neoliberiste dei governi del PD. Il fascismo è riabilitato grazie a Berlusconi e al suo sistema di potere mafioso e mediatico.
Il fascismo si combatte opponendo resistenza alla repressione dello Stato e dei padroni e lo si elimina distruggendo totalmente il sistema. Non servono le istituzioni democratiche attuali perché quest'ultime sono colluse direttamente o indirettamente col fascismo e con la mafia.
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Sei la persona che è stata ufficialmente designata per scrivere il "MESSAGGIO nella bottiglia", non quello classico del naufrago sull'isola deserta, bensì quello concepito dall'essere umano e diretto agli altri abitanti del sistema solare.
Devi spiegare cos'è la Terra e com'è l'uomo, ciò che veramente noi siamo, perché dovrebbero venire a trovarci o non piuttosto evitarci come la peste.
Un discorso fiume, o anche poche, significative parole. Come ritieni più opportuno. Grazie a nome del pianeta.
Cari abitanti del sistema solare, visto che condividiamo lo stesso sistema non ci dovrebbe essere un gran bisogno di spiegarvi cosa sia la Terra. Magari la chiamate in un altro modo, che so io: "evitare come la peste", "pianeta velenoso a causa dell'ossigeno", "fogna umana", oppure le avete dato il nome di una pretestuosa divinità venerata nei vostri tempi antichi, un po' come abbiamo fatto noi con Giove, Venere etc. A proposito: da quale di questi pianeti venite? Sono genuinamente curioso di sapere quali costrutti organici supportino la vita in ambienti così inospitali - ma, naturalmente, "inospitale" è solo un punto di vista squisitamente umano. Noi abbiamo questo vizio, vedete, di considerare tutto dal nostro punto di vista; ci manca del tutto la capacità di assumerne degli altri e, a volte, persino di riconoscere la legittimità della loro esistenza. Questo pianeta non ci ha "accolti": ci siamo sviluppati in esso, come diretta conseguenza delle forme di vita che lo hanno popolato. A un certo punto, per uno scherzo del destino o per una bizzarra ricombinazione di geni, abbiamo inziato a parlare e ad esprimerci, e da lì in poi è avvenuto il declino del pianeta. Si, perché noi siamo stati in effetti la sua condanna: abbiamo iniziato a lasciare vagare i nostri pensieri, dopo averli espressi, e abbiamo codificato dei concetti che, per loro stessa natura, sono astratti e sfuggenti come l'aria: giustizia, Dio, amore, libertà - ed i loro contrari. Abbiamo inventato la morale traendola letteralmente dal vuoto - naturalmente, una morale secondo il personale punto di vista delle classi dominanti. Anche il concetto di classe l'abbiamo fatto uscire come un coniglio dal cilindro (ma capirete, poi, tutte queste metafore? Sospetto che anche le metafore siano un vezzo del tutto umano). Insomma: siamo da buttare? No.
Non siamo da buttare, noi siamo necessari. Noi siamo un elemento di una storia che va avanti da molto prima di noi e che andrà avanti molto dopo di noi; il pianeta, in qualche modo, ci ha permesso di esistere per fare esattamente quello che stiamo facendo. Esaurito il nostro compito, ci estingueremo.
Qual è il nostro compito? Generare la prossima forma di vita che possa soppiantarci garantendo al pianeta di continuare ad esistere. E l'abbiamo già fatto: i semi sono già stati buttati.
Probabilmente non vi interessiamo abbastanza, se non come curiosità museale: siamo le piccole api operaie che stanno costruendo un alveare per la regina madre. Moriremo, al passare delle stagioni, e tutta questa arte, tutta questa musica, tutta questa patria, tutto questo amore non saranno serviti a niente. O forse, a tutto: saranno serviti a farci compiere il nostro destino: vivere qui, amare, costruire, distruggere, odiare, voler bene, allevare, sopprimere, cibarsi, cibare.
Il più grande degli inganni che il nostro linguaggio ci ha donato è l'illusione di essere liberi e di avere una scelta: a lungo termine, nulla di ciò che facciamo ha un senso o uno scopo.
Ma noi, che siamo dei furbetti, abbiamo inventato il breve termine, ed abbiamo risolto il problema. E per chi vuol disperarsi, ci siamo inventati anche un aldilà, che non esiste.
Non interferirete nel progetto del pianeta, di questo sono sicuro: lo avreste già fatto, altrimenti. Voi state aspettando la prossima forma di vita, con cui potrete comunicare - finalmente - in maniera logica, razionale, pulita.
Con noi, sarebbe solo un gran casino.
Scusatemi per il discorso poco accogliente. Mi faccio perdonare: ecco come ha immaginato vi sareste comportati uno di noi, uno che era un tipo veramente a posto e che sapeva bene che questo pianeta, in fondo, è solo la terza roccia a partire dal sole.
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Forse qualcuno ricorderà: allora un nutrito drappello di intellettuali di sinistra lesse l’assalto di un manipolo di fascionazisti al Congresso come l’espressione del risentimento popolare contro una democrazia fragile, che fabbrica solo armi e disuguaglianze di ogni tipo. Niente di nuovo sotto il sole. Ventitrè anni fa, altri bizzarri intellettuali di sinistra (ma in parte erano gli stessi) si domandarono se l’attacco terroristico alle Torri Gemelle non fosse la conseguenza dell’aumento della povertà su scala planetaria. Nessuna meraviglia, dunque. Del resto, da noi ci sono sempre stati intellettuali talmente di sinistra per i quali la sinistra che c’è non è mai la “loro” sinistra.
Hanno speso una vita a demolire il craxismo, il berlusconismo, il prodismo, il renzismo, il draghismo. Hanno firmato libelli trasudanti indignazione per l’eterna vocazione autoritaria, compromissoria, subalterna, trasformistica, premoderna, delle italiche classi dirigenti. La domenica predicano nuovi modelli di sviluppo alternativi a un capitalismo cieco e disumano. Nei giorni feriali spiegano che tra democrazia e mercato esiste una contraddizione insanabile. Nelle ore notturne sognano le grandi utopie: dalla liberazione dal lavoro alla kantiana pace perpetua.
Poco prima della sua morte (2012), lo storico inglese del “secolo breve” Eric Hobsbawm descriveva con una punta di nostalgia il declino di una delle figure centrali del Novecento, fosse al servizio delle élite dominanti, organico a un partito, un cane sciolto. Ma l’intellettuale è sempre stata una bestia strana. Secondo Luciano Bianciardi, insofferente a ogni establishment culturale, il suo mestiere era indefinibile. Può darsi, ma sicuramente non dovrebbe essere quello del clown delle idee nel circo equestre nazionale.
Modestissima postilla da un reduce da parecchi decenni di fabbrica, cioè da quel mondo reale del lavoro e dell’economia produttiva che la maggioranza quasi assoluta dei cosiddetti “intellettuali” non hanno mai sperimentato e compreso, condannandosi ad un ruolo parassitario di sputasentenze spocchiosi e supponenti. Sarebbe ora che uscissero dai loro salotti alla moda e che la smettessero con le loro chiacchiere snob e saccenti, forse imparerebbero davvero qualcosa di utile invece di pretendere sempre di insegnare.
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Dunque, da anni vi stanno calpestando ogni diritto fondamentale quali per esempio il diritto allo studio, al lavoro, alla libertà individuale, alla semplice umanità, e vi è sembrato tutto normale, anzi avete contribuito a bullizzare il dissenso. Poi a un certo punto la destra becera vince le elezioni e vi cominciate a preoccupare del fatto che i diritti siano a rischio.. al che c'è da chiedersi, ma QUALI diritti vi stanno a cuore? Forse solo quelli delle battaglie arcobaleno? Su questi mi sento di tranquillizzarvi, non verranno toccati. Semplicemente perché per le classi dominanti (=massonerie globali) quelli non sono diritti ma business, ergo nemmeno la destra becera, che pur non ne fa la propria bandiera, li metterà in discussione. Si potrà continuare a celebrare il pride indisturbati, mentre per contro si continuerà a manganellare chi manifesta pro Palestina, come accade anche in quel meraviglioso self proclaimed tempio a stelle e strisce della democrazia e libertà (la loro)
Quindi non preoccupatevi nemmeno se vincono le destre becere, preoccupatevi piuttosto del fatto che l'alternativa ormai è tra destra becera e destra subdola, e del fatto che se pensate di essere di sinistra quando non vi siete ancora nemmeno accorti che non esiste più una sinistra, non siete davvero di sinistra ma solo radical chic
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📚Niccolò di Bernardo dei Machiavelli, known simply as Niccolò Machiavelli, was an Italian writer, philosopher, historian, playwright, politician and diplomat, secretary of the second chancellery of the Florentine Republic from 1498 to 1512.
What is Machiavelli famous for?
Machiavelli is the founder of modern political science.
He delimits the field of this science by distinguishing it from that of other sciences, such as ethics.
Political theory in the Middle Ages was subordinated to ethics, the prince who acted according to ethics was judged positively (e.g. specula principalis).
📚 He was a far-sighted man and in his study of human history, he was able to classify and indicate the behaviors of the dominant classes that would influence the future of all humanity.
In fact, in his book "The Prince" he exposed the methods followed for centuries by famous statesmen, and his main maxims are so current that they seem written today.
📚The term comes from Machiavelli
"Machiavellian", which refers
to the behaviors and strategies of those who do not shy away from using deception and violence to obtain political advantages, and is more generally used to connote cunning and devious ways of thinking and acting, or unscrupulous people.
(E.g. politics m.; arts m.; a plan m.; a plot m.; a Machiavellian mind).
📚🔍For an interesting insight
historical/cultural with related application, see the article:
"Politics and its fruit:
World War I" where Machiavelli's 7 main maxims are reported.
For convenience you can also find the link in my Threads profile 📚
📌
📚Niccolò di Bernardo dei Machiavelli, noto semplicemente come Niccolò Machiavelli, è stato uno scrittore, filosofo, storico, drammaturgo, politico e diplomatico italiano, segretario della seconda cancelleria della Repubblica Fiorentina dal 1498 al 1512.
Per cosa è famoso Machiavelli?
Machiavelli è il fondatore della moderna scienza politica. Egli delimita il campo di tale scienza distinguendolo da quello di altre scienze, come l'etica. La teoria politica nel medioevo era subordinata all'etica, era giudicato positivamente il principe che agiva secondo l'etica (es. specula principis).
📚Fu un uomo lungimirante e nel suo studio della storia umana, seppe classificare e indicare i comportamenti delle classi dominanti che avrebbero influito sul futuro dell'intera umanità.
Infatti nel suo libro "Il Principe" espose i metodi seguìti per secoli da famosi statisti, e le sue principali massime, sono talmente attuali che sembrano scritte oggi.
📚Da Machiavelli deriva il termine
"machiavellico", che si riferisce
ai comportamenti e alle strategie di chi non rifugge dall'usare l'inganno e la violenza per ottenere vantaggi politici, ed è più in generale usato per connotare modi di pensare e di agire astuti e subdoli, o persone prive di scrupoli.
(Es.politica m.; arti m.; un piano m.; un complotto m.; una mente machiavellica).
📚🔍Per un interessante approfondimento
storico/culturale con relativa applicazione, vedere l'articolo:
"La politica e il suo frutto:
la I guerra mondiale" dove sono riportate le 7 principali massime di Machiavelli.
Per comodità trovi il link anche nel mio profilo Threads 📚
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Recensione: "Re Lear a Manhattan. Capitalismo, satira e tragedia in «Succession»" di Gianluigi Rossini
Buongiorno a tutti sono Elena e grazie di essere su Life Is Like A Wave Who Rises and Falls. Oggi vi parlo di un libro su una serie tv che amo moltissimo: Re Lear a Manhattan. Capitalismo, satira e tragedia in «Succession» di Gianluigi Rossini Edizioni Estemporanee, 2024 ISBN: 978-8889508251, 107 pp. In un momento in cui la sfiducia verso le classi dominanti è in crescita, Succession ha…
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#Cinema#musica#tv#spettacolo#Edizioni Estemporanee#Gianluigi Rossini#Letteratura Italiana#Letture del 2024
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La società moderna è più difficile da governare rispetto alle antiche: questo spiega il perché le classi dominanti tendano ad essere eccezionalmente religiose, tipo un Salvini che ostenta il crocifisso o una Meloni che - non meno degli altri Presidenti precedenti, anche se si dicono "di sinistra" - tiene stretti rapporti con il Papa: vogliono attribuire alla "volontà di Dio" le sfortune delle loro vittime, e non a se stessi.
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" Abbiamo sempre saputo e sappiamo che l’avanzata delle classi lavoratrici e della democrazia sarà contrastata con tutti i mezzi possibili dai gruppi sociali dominanti e dai loro apparati di potere. E sappiamo, come mostra ancora una volta la tragica esperienza cilena, che questa reazione antidemocratica tende a farsi più violenta e feroce quando le forze popolari cominciano a conquistare le leve fondamentali del potere nello Stato e nella società. Ma quale conclusione dobbiamo trarre da questa consapevolezza? Forse quella, proposta da certi sciagurati, di abbandonare il terreno democratico e unitario per scegliere un’altra strategia fatta di fumisteria, ma della quale è comunque chiarissimo l’esito rapido e inevitabile di un isolamento dell’avanguardia e della sua sconfitta? Noi pensiamo, al contrario, che, se i gruppi sociali dominanti puntano a rompere il quadro democratico, a spaccare in due il paese e a scatenare la violenza reazionaria, questo deve spingerci ancora più a tenere saldamente nelle nostre mani la causa della difesa delle libertà e del progresso democratico, a evitare la divisione verticale del paese e a impegnarci con ancora maggiore decisione, intelligenza e pazienza a isolare i gruppi reazionari e a ricercare ogni possibile intesa e convergenza fra tutte le forze popolari. È vero che neppure l’attuazione coerente di questa linea da parte dell’avanguardia rivoluzionaria esclude l’attacco reazionario aperto. Ma chi può contestare che essa lo rende più difficile e crea comunque le condizioni più favorevoli per respingerlo e stroncarlo sul nascere? "
Brano tratto da Via democratica e violenza reazionaria, articolo di Enrico Berlinguer pubblicato il 5 ottobre 1973 su Rinascita, periodico politico-culturale del Partito Comunista Italiano.
#Enrico Berlinguer#antifascismo#citazioni#politica italiana#compromesso storico#politici italiani#Costituzione#Italia#Storia d'Italia del '900#Prima Repubblica#destra e sinistra#via democratica al socialismo#democrazia#consenso#forza#legalità costituzionale#rivoluzione#Resistenza#opposizione#diritti democratici#libertà#borghesia#liberazione nazionale#Partito Comunista Italiano#Rinascita#democrazia cristiana#Storia della politica italiana#PCI#DC#società italiana
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Per una Rivoluzione Culturale Mondiale
Le religioni sono l’ideologia più diffusa al mondo.
Tutte le religioni sono sempre servite a sottomettere l’uomo al potere: sono nemiche dell’uomo, lo dimostra la storia.
1) Oltretutto lo dimostrano benissimo i fatti che
stanno avvenendo adesso nel mondo.
2) Dalla semita a quella cristiana, da quelle della
razza (nazifascismo ed altre) a quella musulmana,
le religioni hanno tutte uno scopo ben preciso:
LEGARE L’INDIVIDUO IN MODO VINCOLANTE AD
UN GRUPPO PERCHÉ SIA STRUMENTO AD USO
DEL POTERE.
3) I campi in cui si può sviluppare e verificare questa
analisi riguardano tutti gli aspetti della vita sociale ed
individuale.
Basta pensare a quelli più personali come sesso,
famiglia, educazione, o a quelli della vita
sociale come lavoro, salute, istruzione, abitazione,
servizi.
4) La società si va scindendo sempre più in due grandi
campi direttamente contrapposti l'uno all'altro:
borghesia e proletariato; chi comanda in generale e
chi deve eseguire i comandi ricevuti.
5) Chiariamo subito: per proletariato intendiamo chi
vive di un lavoro dipendente, dall’ingegnere
all’operaio, dal medico al fattorino, dall’autista al
netturbino a prescindere da titoli di studio o meno.
6) La cultura nazionale non è altro che lo strumento
necessario per tentate di realizzare la sottomissione
spontanea delle classi subalterne al volere di quelle
dominanti.
Non a caso la patria è sacra ed ogni nazione ha
una religione ufficiale o di maggioranza.
7) Il nostro obiettivo consiste nel promuovere e
realizzare una rivoluzione culturale internazionale
atea.
8) Lo sviluppo generale qualitativo e quantitativo
della società ha portato due conseguenze
importatissime:
a) la prima è la generalizzazione dei conflitti e
quindi la mondializzazione delle guerre
b) la seconda è che i lavoratori sanno e
potrebbero ormai dirigere tutto.
9) I conflitti insiti nella società promuovono il
processo evolutivo del proletariato.
La borghesia è sempre in lotta anche contro parti
di sé stessa i cui interessi vengono in contrasto
con altri, e è sempre contro la borghesia di tutti i
paesi stranieri.
10) In tutte queste lotte si vede costretta a fare
appello al proletariato, a valersi del suo aiuto, e a
trascinarlo così entro il movimento politico.
Essa stessa dunque fornisce al proletariato i
propri elementi di educazione, cioè lo arma
contro se stessa.
11) Non c’è più tempo da perdere ed il momento
potrebbe essere favorevole dopo due guerre
mondiali e con una terza all’orizzonte.
12) Le armi le hanno sempre benedette dai tempi
delle crociate fino ad oggi, e non solo la chiesa di
Roma. Qualsiasi gruppo umano ha praticato, ha
riti simili.
Sono i meccanismi di consolidamento del potere
per comandare sul destino degli altri.
13) Una delle previsioni sviluppata in questi tempi è
quando e dove ci sarà il sorpasso delle religioni
islamiche su quelle cristiane. Che sarebbe come
dire: quale sarà tra 50 anni la burocrazia che
comanderà qui, là, ovunque?
14) Noi diciamo solo che questo non non ci riguarda
per niente.
Non vogliamo essere comandati né da
religioni, né da burocrazie.
15) Vogliamo essere noi ad autodeterminarci,
comandarci secondo i nostri interessi e desideri.
16) Gli dei sono tutti morti da un pezzo e non
vogliamo sentire puzza di cadaveri.
PER L’INTERNAZIONALE ATEA
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I POVERI MUOIONO PRIMA
I comunisti e i problemi di oggi
Riforme assistenziali e riforme sociali
A queste domande neppure il Partito socialista unificato, che ha diretto il Ministero della Sanità negli ultimi anni, ha saputo dare risposta: sia perché ha nutrito l'illusione di poter strappare alla DC alcune riforme degli ordinamenti sanitari senza contestare il suo predominio politico, anzi consolidandolo, sia perché ha perduto di vista lo stretto collegamento fra tutela della salute e modifica della condizione umana, fra politica sanitaria e trasformazione generale della società. Il Ministro della Sanità sen. Mariotti ha esposto la tesi che << l'economia di mercato rimane insostituibile come produttrice di benessere >> (cioè che il capitalismo è capace di garantire i diritti dell'uomo), e che perciò << è inutile, e può essere pericoloso, continuare a chiamarla in causa >>. Da ciò deriverebbe che << non una rivoluzione economica può e deve fare in Italia il movimento operaio moderno, ma una grande rivoluzione sociale, per la quale il paese è maturo: la rivoluzione dell'assistenza >>. In questa separazione fra riforme assistenziali e riforme economiche si perde di vista l'unitarietà del tessuto sociale, le implicazioni dell'economia sullo stato di salute (occupazione o disoccupazione, scelta di determinati consumi o di altri, condizioni ambientali di lavoro, rapporti fra città e campagna, e così via), si perde di vista l'esigenza che per sottrarre non solo la salute, ma perfino le istituzioni assistenziali alle leggi del mercato, cioè alle disponibilità finanziarie di ogni individuo, la << rivoluzione dell'assistenza >> debba spingersi in campi collaterali, intaccare profitti economici e poteri politici assai intrecciati con quelli delle classi dominanti del paese. E' sufficiente fare tre esempi. Uno dei punti di contrasto nella politica sanitaria è quello della scelta delle istituzioni alle quali deve essere affidata la protezione della salute. Vi è una tendenza unitaria, che attribuisce i servizi al Ministero della Sanità, ed alle articolazioni democratiche dello Stato (Regioni, Provincia, Comuni), e che fa perno sulle Unità sanitarie locali, organizzate su base territoriale. Vi è un'opposta tendenza, secondo la quale i diversi momenti dell'intervento sanitario dovrebbero essere demandati a diverse istituzioni: la prevenzione ambientale fuori dalle fabbriche ad organi dello stato, la salute nei luoghi di lavoro all'Ente nazionale prevenzione infortuni, il ricovero dei malati ad Enti ospedalieri autonomi, il restante delle cure alle mutue ed ai medici convenzionati. Si tratta, in sostanza, di scegliere fra un sistema di assunzione diretta di responsabilità da parte dello Stato, e un sistema di deleghe a centri di potere autonomi ed incontrollati. La tendenza unitaria è affermata nella Costituzione, e prevale nell'opinione pubblica e fra gli studiosi, ma incontra fortissime resistenze nella sua attuazione pratica, perché la DC non è disposta a rinunciare alle << zone d'influenza >> che è riuscita a creare intorno alle istituzioni sanitarie, amministrate in prevalenza da suoi uomini. Senza un allargamento della democrazia in tutto il paese, queste resistenze non potranno essere vinte. Il secondo esempio è quello della produzione e dei prezzi dei medicinali. Il PCI ha proposto la nazionalizzazione di questo settore, per garantire farmaci accessibili e controllati a tutta la popolazione, per salvare le mutue dal dissesto finanziario causato dagli altissimi profitti dei monopoli. Ma anche senza giungere subito a questa misura, il ministro della Sanità avrebbe già i poteri per ridurre i prezzi dei prodotti in commercio fino al 50-70 per cento, pur lasciando con ciò un certo << onesto >> utile all'industria; oppure i grandi enti mutualistici e gli ospedali potrebbero unirsi per contrattare direttamente con l'industria i prodotti, o indire aste pubbliche che consentirebbero analoghe riduzioni. Ma questo significa porre limiti all'economia di mercato, che il ministro della Sanità considera invece fonte insostituibile di benessere.
Continua...
Testo di Giovanni Berlinguer, 1968
-A cura della Sezione centrale stampa e propaganda del PCI
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Ugo di Toscana
Era figlio del marchese Uberto e di Willa, figlia di Bonifacio duca di Spoleto e Marchese di Camerino. Nato tra il 951 e il 953, muore nel 1001. Alla madre era attribuita la fondazione del complesso della Badia Fiorentina e del convento di San Ponziano a Lucca. L’importanza del personaggio deriva anche dalle sue nobili origini che risalgono addirittura a Carlo Magno. Suo nonno era Ugo di Provenza re d’Italia e la madre di questi, Berta di Lotaringia, aveva come trisavolo Ludovico il Pio. Il padre di Ugo, Uberto, era anche lui marchese di Toscana e per un breve periodo duca di Spoleto e marchese di Camerino, titoli che saranno acquisiti anche dal figlio. Suo zio Lotario sposerà Adelaide di Borgogna che rimasta vedova divenne la moglie di Ottone I; sua zia Alda era invece la consorte di Alberico II figlio di Marozia. Dalla loro unione nascerà Ottaviano che sarà papa con il nome di Giovanni XII. Sua sorella Waldrada convolerà a nozze con il doge Pietro IV Candiano; tutti personaggi appartenenti alle classi dominanti nell’Italia del X secolo e che avranno enorme influenza sulla vita di Ugo, che godrà della fiducia dei reggenti, acquisendo sempre più potere e consolidando il governo della Toscana, assumendo quello del ducato di Spoleto e della marca di Camerino.
Ugo da giovane fu uno scapestrato, alla morte del padre avvenuta intorno al 970, divenne Marchese di Toscana e si trasferì con la madre a Firenze facendola diventare nuovamente la capitale del Marchesato di Toscana, che sotto il dominio Longobardo era stata spostata a Lucca, ritenuta una città più sicura. Essendo distante dal mare, Lucca era al riparo da eventuali attacchi bizantini e facilmente collegata ad altre città grazie alla via Francigena, una strada molto usata all'epoca sia dai Longobardi che per gli scambi commerciali. Ugo divenne un valente uomo d’armi, ma soprattutto un ottimo diplomatico saggio e ponderato. A lui viene attribuita la costruzione di ben sette abbazie, anche se le fonti storiche ritrovate ne attestano al marchese solo tre: San Michele a Marturi, San Gennaro a Capolona e il santuario della Verruca. Degli altri non ci sono conferme storiche documentate. Ugo è ricordato per il bene fatto alla città di Firenze, amato e stimato dai fiorentini per come aveva gestione cittadina e per averla fatta ritornare la città più importante del marchesato. Firenze allora era ancora un piccolo centro, arrivava più o meno a tremila abitanti racchiusi nella cerchia muraria, ma aveva un popoloso contado sparso nella sua periferia.
Badia fiorentina stemma Ugo di Toscana Lo stemma araldico di Ugo era composto da strisce rosse e bianche, o di rosso e d’argento (nell’araldica spesso il bianco è associato all’argento e il giallo all’oro), che sono diventati i colori di Firenze: del Comune, del Popolo della Repubblica, anche se con piccole variazioni. Questi colori ricordati anche da Dante nel Paradiso definiti “La bella insegna”. Il poeta cita Ugo con l’appellativo di “Gran Barone”. Giovanni Villani invece parla dei suoi colori “dogati” rossi e bianchi, mentre due secoli dopo Vincenzo Borghini si riferisce allo stemma araldico descrivendolo composto da sette doghe vermiglie e bianche. I colori di Firenze insomma.
Il ricordo di Ugo e delle sue gesta vennero immolate nel 1345 in una biografia dedicata al marchese scritta da un certo notaio Andrea Abate, ma che riporta nella sua opera anche avvenimenti fantasiosi della vita dell’uomo.
Monumento al Marchese Ugo di Toscana, 1481, Badia fiorentina Mino da Fiesole Nel 1481 Mino da Fiesole lo immortala in un suo monumento funebre presente ancora nella Badia Fiorentina, nel 1590 Cristoforo Allori invece lo raffigurò in un dipinto che si trova attualmente nella galleria degli Uffizi. Mentre Raffaele Petrucci nel 1618 eseguì una statua con le sue fattezze collocandola nel chiostro grande della Badia Fiorentina. Padre Placido Puccinelli, un monaco della Badia Fiorentina nel 1643 scriverà la “Historia d’Ugo principe della Toscana” e poi ancora nel 1664 la “Historia dell’Eroiche Attioni di Ugo il Grande”.
Ancora oggi nella Badia tutti gli anni viene celebrato l’anniversario della sua morte avvenuta il 21 dicembre del 1001, giorno per altro dedicato a San Tommaso. La celebrazione della messa solenne avviene con la partecipazione delle autorità, del Gonfalone della città e di molti fiorentini. Sul sepolcro di Ugo vengono deposti ovviamente fiori bianchi e rossi ed una corazza con un elmo che la tradizione ritiene siano stati da lui indossati. Ovviamente si tratta di una leggenda, perché dalle fattezze delle armi da difesa, si capisce che i pezzi sono posteriori alla sua epoca. Fino a qualche decennio fa venivano aggiunti sul sepolcro un bastone di comando ed un pugnale di cui però oggi se ne sono perse le tracce.
Francesco Morandini, il Poppi, Visione di Ugo a Buosollazzo, 1568, Palazzo Pitti Nonostante sia passato molto tempo dalla sua morte, la commemorazione è ancora molto sentita dai fiorentini, che ancora oggi gli sono grati, consapevoli che grazie a lui Firenze oggi è il capoluogo della Toscana. Viene raccontato un aneddoto per cui Il Marchese Ugo morì vicino Pistoia, ma per non essere sepolto in quella città, venne rivestito velocemente con la sua armatura messo nuovamente a cavallo e fatto rientrare a Firenze grazie alla complicità di un servitore che sorreggeva la salma mentre cavalcava. Non sappiamo però se si tratta di un fatto storico o di una semplice leggenda. La salma fu deposta in una cassa di ferro con inciso il suo nome e l’anno di morte “Hugo Marchio Mi” ed inserita in un prezioso sarcofago di porfido. Il dominio di Ugo si estenderà su buona parte dell’Italia centrale, dal Tirreno all’Adriatico, che il marchese governerà con ampia autonomia amministrativa, spesso sostituendosi all’autorità imperiale.
Riccardo Massaro Read the full article
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