#cinema contemporaneo
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conatus · 1 year ago
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"Buffalo Juggalos" não explora potencial e acaba sendo apenas presunçoso
Não dá para negar, as imagens de divulgação de “Buffalo Juggalos”, curta-metragem do diretor Scott Cummings, chamam a atenção. São basicamente fotos de pessoas com rostos pintados de palhaço, exibindo uma expressão desencantada, em um cenário desesperançoso. Uma pena que o diretor não tenha explorado o potencial do objeto que ele resolveu documentar. “Juggalos” é o nome da comunidade de fãs de…
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pier-carlo-universe · 5 days ago
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Torino Film Festival 2024: Un'Edizione Ricca di Star e Anteprime Internazionali. Dal 22 al 30 novembre, la 42ª edizione del TFF porta a Torino grandi nomi del cinema e una programmazione innovativa
Il Torino Film Festival (TFF) si prepara a celebrare la sua 42ª edizione dal 22 al 30 novembre 2024, trasformando la città in un epicentro di cultura cinematografica
Il Torino Film Festival (TFF) si prepara a celebrare la sua 42ª edizione dal 22 al 30 novembre 2024, trasformando la città in un epicentro di cultura cinematografica. Sotto la direzione artistica di Giulio Base, il festival promette un mix di tradizione e innovazione, con una particolare attenzione al glamour e alla presenza di star internazionali. Un’Inaugurazione di Prestigio La serata…
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cinemasraros · 4 months ago
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OASIS 
O Cinestesia, grupo de leitura de filmes, em julho vai à Coreia do Sul para trazer um dos filmes mais fulgurantes de Lee Chang-dong, realizador bissexto cuja filmografia se mantém pouco conhecida. OASIS (2002), terceiro longa de Lee, narra uma história de amor em que cada gesto ecoa a realidade social. Seguindo uma tradição do cinema sul-coreano, o cineasta apropria-se dos códigos do melodrama…
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queerographies · 1 year ago
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[Atlante del cinema queer contemporaneo][Andrea Inzerillo]
Atlante del cinema queer contemporaneo di Andrea Inzerillo mappa il cinema queer europeo dal 2000 al 2020, proponendosi come un racconto originale e prezioso di un segmento importante della cinematografia del nuovo millennio
Interprete di pensieri e modalità esistenziali non omologate, il cinema queer contemporaneo riparte dal desiderio e rielabora le tematiche LGBTQI+ con modalità linguistiche e discorsive inedite, innovando estetiche e sensibilità e inaugurando una cornice all’interno della quale liberarsi delle etichette. In occasione dei dieci anni dalla nascita del Sicilia Queer filmfest, il volume curato da…
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genericamentegiuseppe · 2 years ago
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Arte vs. Intrattenimento: Rick DuFer e l'irrigidimento dello spirito critico
Arte e intrattenimento sono sempre in antitesi? Siamo sicuri di saperli riconoscere e distinguere in ogni contesto?
Più una risposta ad un video di DuFer il mio vuole essere un compendio di natura critica. Siamo bravissimi a dare etichette, definizioni, sottogeneri, a fare distinzioni tra folk, alt-folk e art-folk, ma siamo sempre sicuri che questi confini non siano pregiudiziali invece che qualitativi? (more…) “”
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multiverseofseries · 2 months ago
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Fly Me to the Moon: Scarlett Johansson, Channing Tatum o di come vendere l'idea dell'America
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Tra verità e finzione, Fly Me to the Moon - Le due facce della luna ci porta in un periodo sociale molto simile a quello contemporaneo. Con la differenza che oggi non c'è nessun sogno da raggiungere.
Citando fin dal titolo una famigerata canzone resa celebre da Frank Sinatra (il primo a cantarla fu Kaye Ballard nel 1954), e scelta da Buzz Aldrin come brano ufficiale del volo Apollo 11, quello di Greg Berlanti è un piacevole divertissment sugli eventi che hanno preceduto l'allunaggio. Come se stesse attraversando l'altro lato della Luna, Fly Me to the Moon - Le due facce della luna è cinema che mischia la commedia all'epica, la farsa alla realtà, confondendo (volutamente) i fatti, tra verità e smaccata finzione.
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Scarlett Johannson è Kelly Jones, versione al femminile di Don Draper
Con un avviso ai naviganti: se quello di Berlanti, poi, è un enorme giocattolo, bisogna allora affrontarlo con una propedeutica leggerezza, senza cercare la veridicità o la precisione. Dall'altra parte, tra il fascino degli Anni Sessanta e l'attitudine alla romanticizzazione storica (e con i 60s è facile), Fly Me to the Moon, a tratti, sveste la maschera della commedia facendosi disamina sulle attitudini americane: il profitto, l'apparenza, il sogno che diventa competizione, per un archetipo narrativo dall'animo pop, che convince molto di più della traccia divertita, a volte poco centrata, ma comunque coerente con la brillante sceneggiatura firmata da Keenan Flynn e Bill Kirstein.
Fly Me to the Moon, l'altro lato della Luna con Scarlett Johansson e Channing Tatum
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Channing Tatum al memoriale per le vittime dell'Apollo 1
Il gancio di Fly Me to the Moon, essenzialmente, si allunga fino ad un parallelo contemporaneo, mettendo in correlazione (tramite un'attenta visione), sia gli States dell'epoca che quelli odierni. Prima del 21 luglio del 1969 gli Stati Uniti d'America stavano vivendo il peggior momento della loro storia. Se la rabbia e l'indignazione aumentavano, complice il dislivello sociale, la lotta di classe e l'assurda violenza perpetrata in Vietnam, la corsa allo spazio (contro i cattivi per eccellenza dell'URSS) poteva essere il diversivo perfetto, la distrazione di massa che avrebbe risollevato l'immagine del Paese. Per certi versi, oggi gli USA vivono una situazione simile, con un calo della popolarità enfatizzato da improbabili dibattiti televisivi (ed ogni riferimento alla campagna elettorale 2024 è assolutamente voluto) e da candidati oggettivamente impresentabili.
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Nella stazione di controllo di Cape Canaveral, il Kennedy Space Center
Per risollevare le sorti della missione, e in un certo senso "vendere l'idea stessa dell'America", l'amministrazione Nixon chiama Kelly Jones (Scarlett Johansson), pubblicitaria di Madison Avenue che tanto ricorda il Don Draper di un capolavoro intitolato Mad Men. La sfida per Kelly è complicata: far credere agli americani che la corsa allo spazio sia fondamentale per il States. Grazie alla sua esperienze nel marketing, escogiterà una campagna di comunicazione ad hoc, creando quello che adesso definiremmo come hype (scusate, ho dovuto). Insomma, giustificare la spesa come se fosse una questione di identità nazionale. Nel farlo, si scontra (almeno all'inizio) con Cole Davis (Channing Tatum), il responsabile della missione NASA ancora scosso dal drammatico incidente dell'Apollo 1, in cui persero la vita tre astronauti.
Verità, menzogna e un passato in cui rifugiarsi
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Ancora Scarlett Johannson in una scena dal film
Dunque, se la menzogna in Fly Me to the Moon è palesemente al centro del film, la traccia reale mantiene coesa la sceneggiatura: in effetti, la NASA, nei mesi immediatamente precedenti allo sbarco sulla Luna, mise in piedi un'agguerrita campagna di comunicazione, a cui ammicca l'opera di Greg Berlanti. Il tono, come detto, è di quelli divertiti, quasi dilettevoli, e si affida quasi totalmente all'alchimia tra Channing Tatum e Scarlett Johansson; un'alchimia che ricalca il modus operandi tipico di una commedia romantica, e per questo universale. Un bilanciamento umorale comunque complesso da gestire, tanto che a tratti la struttura del film sembra cedere, seguendo tracce non totalmente congrue.
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Alchimia e talento: Scarlett Johannson e Channig Tatum
Resta però l'ottimo livello produttivo, avallato da una calorosa atmosfera che riesce a coinvolgere, sebbene il contesto di per sé sia già marcatamente galvanizzante e cinematografico. Ed è curiosa la strada (più o meno inventata) che segue l'allunaggio fake, organizzato preventivamente dalla NASA negli hangar di Cape Canaveral, qualora Neil Armstrong incappasse in qualche problema (la menzione va alla scenografia di Shane Valentino, che ha ricreato il set). Ma ciò che convince di più (e meglio) di Fly Me to the Moon - Le due facce della Luna è proprio il panorama legato alla conformità sociale degli Stati Uniti, come se fosse un paese basato sullo slogan e sulla pubblicità, re-immaginando un sogno (e la luna è il sogno per eccellenza) come persuasione e paradigma politico.
Stesso concetto, applicabile al 2024: una crisi di valori sovrapponibile a quella del 1969, se non più drammatica (basti considerare la spaccatura ideologica, cavalcato tanto da Biden quanto da Trump) e, a ragion veduta, teoricamente insanabile. Con una dolorosa differenza: se il sogno, all'epoca, era tangibile, oggi non c'è più nessuna Luna da raggiungere. Ancora una volta, il passato al cinema (vero o finto che sia) è una tana in cui rifugiarsi.
Conclusioni
In conclusione Greg Berlanti rivede l'allunaggio partendo da una verità che poi diventa finzione, miscelando la narrazione al meglio delle possibilità. Il resto, la fa la coppia composta da Channing Tatum e Scarlett Johansson, oltre al grande fascino di un'epoca storica decisamente cinematografica. Se i toni umoristici a volte esagerano, la cosa migliore di Fly me to the Moon è il sommesso parallelo tra passato e presente, incentrato sul profilo in crisi degli Stati Uniti d'America. Oggi come ieri, il Paese è in crisi d'immagine: se nel 1969 la Luna era il sogno, adesso non c'è sogno che regga sotto il peso di una società e di una politica che ha perso le loro rispettive identità.
👍🏻
La chimica tra Tatum e Johansson.
Il fascino dei 60s.
Il tema, sempre molto cinematografico.
Il sapiente mix tra verità e finzione.
👎🏻
L'umorismo spesso punta all'esagerazione.
L'approccio farsesco, a volte, non ha il giusto tono.
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brickbrokerinternational · 4 months ago
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Villa di design contemporaneo con vista panoramica in esclusiva comunità recintata a Marbella
Questa elegante e lussuosa villa indipendente contemporanea con viste panoramiche impareggiabili, situata all'interno di una piccola e privata comunità recintata nell'ambita zona Golden Mile di Marbella, incarna comfort ed eleganza.
Costruita nel 2024 sotto la guida di un rinomato architetto locale, questa proprietà è una vetrina di design moderno, che garantisce uno sfondo davvero incantevole per la vita di tutti i giorni. Venduta completamente arredata, l'interno della villa è stato progettato con grande stile ed eleganza da un prestigioso designer. Distribuita su tre livelli, questa villa vanta una superficie totale di 1.016 m², con un generoso 630 m² dedicato a comodi spazi abitativi. Ognuna delle cinque camere da letto con bagno interno, arredate con gusto, offre un tranquillo rifugio per i residenti.
Le terrazze di dimensioni generose completano le zone giorno della villa, offrendo ampio spazio per il divertimento all'aperto. Al piano principale, un invitante layout open space collega senza soluzione di continuità una spaziosa zona giorno con un accogliente camino, una sala da pranzo e una cucina moderna.
Ampie finestre inondano la stanza di luce naturale e conducono a una spaziosa terrazza con veranda che si affaccia sul rigoglioso giardino e sulla piscina, offrendo un'oasi privata in mezzo alla natura. Il primo piano ospita una spaziosa camera da letto padronale con un generoso bagno padronale e uno spogliatoio, insieme ad altre due camere da letto con servizi privati.
Ogni camera da letto offre accesso diretto alla terrazza parzialmente coperta, consentendo ai residenti di godere di viste panoramiche in tutta comodità. L'ampio tetto con vasca idromassaggio, solarium e una deliziosa area barbecue è un ambiente idilliaco per riunioni all'aperto sullo sfondo del mare scintillante e delle maestose montagne. Il piano inferiore offre versatilità, con un'ulteriore suite da letto e un'area generosa abbastanza spaziosa da creare una palestra, un home cinema o una sala giochi. Il garage sotterraneo ospita comodamente tre auto, mentre comfort moderni come la domotica, il riscaldamento centralizzato e l'aria condizionata assicurano il comfort tutto l'anno.
Situata all'interno di una comunità recintata e sicura con sicurezza 24 ore su 24, questa casa tranquilla è situata in posizione comoda vicino a tutti i servizi e le comodità, il che la rende una scelta ideale per gli acquirenti esigenti che cercano la residenza dei loro sogni a Marbella.
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fashionbooksmilano · 2 years ago
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Manolo Blahnik
The Art of Shoes. La ricerca della perfezione
Cristina Carrillo de Albornoz
Skira, Milano 2017, 128 pagine,  21 x 30cm, 100 ill.colori, cartonato, ISBN  9788857234991
euro 42,00
email if you want to buy [email protected]
Eleganza raffinata, genio architettonico, stile inconfondibile: le scarpe di Manolo Blahník sono considerate capolavori del design contemporaneo. Sono oggetti al tempo stesso femminili e forti, d’avanguardia e senza tempo, e attingono a una vasta gamma di forme, colori e materiali.A cosa si ispirano le visioni creative apparentemente illimitate di Manolo Blahník? Pubblicato in occasione di una grande mostra internazionale, questo libro esplora attraverso una serie di voci in ordine alfabetico le fonti d’ispirazione e le passioni che si celano dietro le celebri creazioni di Manolo Blahník. Il volume offre uno sguardo inedito sull’arte e l’artigianalità delle scarpe di Blahník, ma anche sulle relazioni e le esperienze che influenzano il suo lavoro: dall’amata famiglia e dai preziosi ricordi dell’infanzia trascorsa alle isole Canarie, fino alle sue muse – Anna Piaggi, Diana Vreeland, Julie Christie, Paloma Picasso – e alla passione per l’architettura, la letteratura e il cinema. Aneddoti molto personali, tratti dalle conversazioni con l’autrice Cristina Carrillo de Albornoz, curatrice della mostra, offrono al lettore la rara opportunità di scoprire dalle parole di una leggenda della moda la visione che sta dietro un paio di calzature.
Milano, Palazzo Morando 26 gennaio – 9 aprile 2017 San Pietroburgo, Museo dell’Ermitage 28 aprile – 21 luglio 2017
14/04/23
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curiositasmundi · 3 months ago
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Sociologia di Alain Delon
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Ci lasciava, l’altro ieri, Alain Delon. A ottantotto anni il divo francese si è congedato da una vita che, come lui stesso diceva, da tempo gli era diventata estranea e pesante.
Immediatamente i social si sono messi in moto. Celebrazioni, ricordi, considerazioni politiche, estetiche, cinematografiche.
Era fascista, leggo su molti post. E quindi? Mi domando. Fascisti, anzi nazisti, erano Céline, Ezra Pound, Leni Riefenstahl, Von Karajan, Heidegger.
E decisamente reazionari e conservatori furono e sono Errol Flynn, Charlton Heston, il grandissimo Clint Eastwood.
Walter Chiari, Giorgio Albertazzi, Carlo Dapporto, Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni e persino Cesare Pavese – che scrisse due lettere di stima e sottomissione al Duce – furono iscritti alla Repubblica Sociale.
La Sofia nazionale è zia niente di meno che della Mussolini. E non è certo una sinistrorsa. Neanche un esempio di virtù cardinali o artistiche per la verità. Potrei andare avanti ma non credo sia necessario.
Era omofobo e maschilista Delon, scrivono ancora in molti. Beh, trovatemi un uomo degli anni Trenta del secolo scorso che non lo fosse. Persino Che Guevara lo era. Era la cultura del tempo.
Picchiava le donne ed era un pessimo padre. Certo, aspetti deplorevoli e finanche vergognosi. Ma qua se andiamo di morale dovremmo impiccarci tutti.
A cominciare dai cattolici. Per proseguire con comunisti e anarchici. «Chi è senza peccato scagli la prima pietra» diceva un tale che di queste cose se ne intendeva.
Ma soprattutto, se vogliamo utilizzare la matita rossa e blu del politically correct non solo non campiamo più. Ma l’arte tutta dovremmo metterla in un cesso.
Come purtroppo in questo arbitrario delirio antidialettico contemporaneo sta spesso accadendo.
A maggior ragione se l‘arte la giudichiamo in relazione alla vita suoi creatori. Da Rimbaud a Mozart. Da Picasso a Modigliani. Da Brando a Bette Davis. Da Bukowski a Carmelo Bene.
Fino a quello sregolato soggetto geniale che fu l’artista pallonaro Maradona. Gente per lo più pessima nella vita privata.
Una cosa che non perdono però a Delon è l’aver sparato sui vietnamiti in quanto legionario nella guerra di Indocina.
Ciò detto, stiamo ai fatti. E soprattutto stiamo al Cinema.
Era bellissimo Alain. Non discuto. Anche se a me non diceva molto. Troppo carino. Troppo effeminato.
Come bellezza maschile preferivo Marlon Brando. Che quanto a carisma, fascino e soprattutto bravura attoriale se lo fumava arravogliato dentro ad uno spinello.
Anche come “maledetto” Delon era poca cosa. Vuoi mettere l’angelo luciferino Helmut Berger che girava col pippotto per la cocaina appeso al collo?
Ma Delon piaceva indiscutibilmente ad uomini e donne. A mia madre no. Diceva che era ” ‘na meza femmena”.
A lei, oggi novantenne, piacevano e piacciono uomini più alti e maschi. A me però m’ha fatto curto. Curto ma bello. E maschio. E sì, oramai me lo dico da solo. Che tristezza!
Insomma, a mammà piaceva Rock Hudson. Che quanto a virilità era piuttosto discutibile. E immaginate dunque come ci rimase quando seppe che era gay. Una tragedia.
Ad ogni modo Delon lavorava soprattutto perché di evidente apolinnea bellezza. E perché di lui si innamoravano tanti registi. Oltre ovviamente a tantissime donne e partner sul set.
E allora diciamola tutta. È morto un sogno. E i sogni, si sa, svaniscono all’alba. Lasciando impercettibili, confuse sensazioni.
È morta una leggenda. Ma una leggenda da rotocalco. Un’icona, dicono molti. Piuttosto un’immagine incendiata sulla celluloide, dico io. Come le statue filiformi di Giacometti.
Una storia da gossip in un cinema mitico. Una visione sgranata dal tempo. La visione contemplata dentro uno specchio infranto, che il narciso Alain non seppe ricomporre.
È morto un riflesso d’estate. Una forma plagiata da Apollo. Non certo l’incubo suscitato dal conturbante Dioniso della rinascita. Lo strazio della poesia che lacera l’anima e l’intelligenza, fino a desiderare la morte.
Le sue interpretazioni “memorabili” sono il frutto del lavoro di grandissimi registi. Visconti, Antonioni, Melville, Duvivier, Malle. Non certo della sua raffinata arte recitativa.
Con Delon se ne va, insomma, la bambola Barbie versione maschile del cinema d’oltralpe.
Gli attori, gli artisti, la bellezza crudele che sanguina sono un’ altra faccenda.
Vincenzo Morvillo - via: Contropiano
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thegoregoregirls · 4 months ago
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Tanti Auguri: 20 Anni di The Village
Regia – M. Night Shyamalan (2004) Lo so che sto per dire una cosa da anziana, ma io vent’anni fa c’ero, e mi ricordo perfettamente di come venne accolto The Village, la sensazione di incredulità generale che circondò la sua uscita in sala. Era, per l’epoca, un film così anomalo, così alieno e distante rispetto alle tendenze del cinema contemporaneo che nessuno, e mi ci metto in mezzo pure io,…
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statoprecario · 4 months ago
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Locarno77: ecco le giurie
Alcune tra le voci più rilevanti del cinema contemporaneo siederanno nelle giurie di Locarno77 con il compito di assegnare il Pardo d’Oro e altri importanti premi nella giornata conclusiva del Festival, il 17 agosto. Come annunciato in precedenza, la regista austriaca Jessica Hausner presiederà la giuria incaricata di attribuire il Pardo d’Oro ai cineasti del Concorso Internazionale. Insieme a…
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conatus · 10 months ago
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Emir Baigazin leva espectador para dentro da casa de uma família autoritária em "O Rio"
Ambientado numa pequena aldeia no Cazaquistão, “O Rio” se desenrola em torno de uma família autoritária cujas dinâmicas sombrias e tensões latentes emergem à medida que a narrativa se desdobra. O protagonista é Aslan, o filho mais velho da família, de um total de quatro irmãos. Aslan, embora dotado de uma empatia singular, carrega consigo a responsabilidade de cuidar dos quatro irmãos mais…
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Matteo Garrone in Tour: La Sublimazione Poetica del Cinema Incontra il Jazz. Un recital straordinario con il regista Matteo Garrone e il sassofonista Piero Delle Monache per un’esperienza unica nei teatri italiani
Il celebre regista Matteo Garrone, fresco di candidatura all'Oscar con il suo ultimo film "Io capitano", si prepara a portare in scena un nuovo progetto che unisce cinema e musica.
Il celebre regista Matteo Garrone, fresco di candidatura all’Oscar con il suo ultimo film “Io capitano”, si prepara a portare in scena un nuovo progetto che unisce cinema e musica. “La sublimazione poetica del cinema in jazz” è un tour speciale che vedrà Garrone accompagnato dal talentuoso sassofonista Piero Delle Monache, per una serie di spettacoli che si terranno nei teatri di Milano, Napoli,…
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cinemasraros · 6 months ago
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O PÃO E O BECO / O RECREIO
O Cinestesia, grupo de leitura de filmes criado em 2023, dedica parte de sua programação de 2024 à revisão e reinterpretação da obra múltipla do iraniano – artista gráfico – cineasta – poeta – fotógrafo – teórico – artista plástico – roteirista Abbas Kiarostami (1940-2016). No primeiro encontro do programa “Campo/Contracampo: Abbas Kiarostami” discutimos o filme SHIRIN (2008), último longa…
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bicheco · 1 year ago
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Quando una locandina, da sola, vale più di gran parte del cinema contemporaneo. Marvel: sparatevi!
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abatelunare · 8 months ago
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Le imprese di Miss Marple
Se non sapete chi diamine sia Margaret Rutheford rischiate di guadagnarvi il mio seppur bonario biasimo. Questa simpaticissima attrice britannica ha prestato il proprio volto sul grande schermo a Miss Marple, l'investigatrice privata scaturita dalla mente di Agatha Christie. Personalmente, la trovo perfetta, in quel ruolo, molto più di coloro che poi si sono succedute a lei. Fra le pellicole di cui è stata protagonista figura anche Assassinio al galoppatoio. Un noto miliardario misantropo muore per un infarto dinanzi a Miss Marple. La quale sospetta immediatamente vi sia qualcosa di poco chiaro nelle circostanze del decesso: secondo lei il malore è stato provocato da qualcuno. Si mette all'opera e ovviamente smaschera il responsabile. La vicenda, pur in presenza di alcuni delitti, viene narrata con mano leggera e ironica. Non manca nemmeno un riferimento ai romanzi della Christie, di cui Miss Marple si dichiara lettrice. La mattatrice è proprio la Rutheford, che io ricordo proprio nei panni di questa investigatrice. Mi ha divertito molto rivedere uno dei film nei quali ha recitato. Cosa che mi capita ben più di rado, con il cinema contemporaneo.
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