Tumgik
#centro-sinistra
bagnabraghe · 8 months
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Nel complesso la stampa francese offre un’analisi attenta e puntuale della cosiddetta ‘apertura a sinistra’
Sull’altra sponda dell’Atlantico la ripresa dei consumi di massa e il rilancio del modello americano sono in una prima fase gestiti dagli otto anni di presidenza repubblicana di Eisenhower, per poi vivere un momento di definitivo rilancio con l’arrivo alla Casa Bianca di J. F. Kennedy. Da un punto di vista simbolico, l’insediarsi del giovane e telegenico presidente costituisce, perlomeno a…
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bigarella · 8 months
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Nel complesso la stampa francese offre un’analisi attenta e puntuale della cosiddetta ‘apertura a sinistra’
Sull’altra sponda dell’Atlantico la ripresa dei consumi di massa e il rilancio del modello americano sono in una prima fase gestiti dagli otto anni di presidenza repubblicana di Eisenhower, per poi vivere un momento di definitivo rilancio con l’arrivo alla Casa Bianca di J. F. Kennedy. Da un punto di vista simbolico, l’insediarsi del giovane e telegenico presidente costituisce, perlomeno a…
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adrianomaini · 8 months
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I collaboratori di Nixon, e in particolare Kissinger, nutrivano la convinzione che l’errore più grande commesso dagli Stati Uniti in l’Italia fosse stato l’aver appoggiato la realizzazione del centro-sinistra
Richard Nixon ereditò le pressanti incombenze lasciate dall’amministrazione Johnson, a partire dalla complessa gestione del conflitto in Vietnam e dal recupero di popolarità presso gli alleati europei e gli stessi cittadini americani. I primi avevano perso fiducia negli Stati Uniti in seguito all’incapacità di questi ultimi di condurre la guerra contro i rivoluzionari vietnamiti, e per la loro…
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collasgarba · 8 months
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I collaboratori di Nixon, e in particolare Kissinger, nutrivano la convinzione che l’errore più grande commesso dagli Stati Uniti in l’Italia fosse stato l’aver appoggiato la realizzazione del centro-sinistra
Richard Nixon ereditò le pressanti incombenze lasciate dall’amministrazione Johnson, a partire dalla complessa gestione del conflitto in Vietnam e dal recupero di popolarità presso gli alleati europei e gli stessi cittadini americani. I primi avevano perso fiducia negli Stati Uniti in seguito all’incapacità di questi ultimi di condurre la guerra contro i rivoluzionari vietnamiti, e per la loro…
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omarfor-orchestra · 1 year
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E che cazzo di ridere Nanni per favore
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umbriasud · 1 year
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M5S e alleanze: "Aperture serie le nostre, ma si decida in fretta"
di THOMAS DE LUCA –  Coordinatore regionale Movimento 5 Stelle Umbria Il Movimento 5 Stelle non si è mai sottratto al confronto ed oggi più che mai abbiamo il dovere di offrire agli umbri una concreta speranza di cambiamento. Le nostre proposte a Corciano, Terni e Umbertide sono pronte, definite, e delineate dagli ultimi cinque anni nella costruzione di un Polo alternativo alla destra,…
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nomeutenteerrato · 5 months
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« Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924. Lo attesero sotto casa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L'onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l'ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole.
Si batté fino all'ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su sé stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro.
Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell'infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania.
In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l'omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944.
Fosse Ardeatine, Sant'Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati. Queste due concomitanti ricorrenze luttuose, primavera del '24, primavera del '44, proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica - non soltanto alla fine o occasionalmente - un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista.
Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia? Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così.
Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell'ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via.
Dopo aver evitato l'argomento in campagna elettorale, la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l'esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola "antifascismo" in occasione del 25 aprile 2023).
Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell'anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola - antifascismo - non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana. »
- Antonio Scurati
Monologo (censurato dalla Rai), ma qui per condividerlo perché: antifascismo sempre!
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ilfascinodelvago · 5 months
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Ecco il testo integrale del monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile, censurato dalla Rai:
"Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924. Lo attesero sottocasa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini.
L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole.
Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro.
Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania.
In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944.
Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati.
Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia?
Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via.
Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale, la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola “antifascismo” in occasione del 25 aprile 2023).
Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra.
Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana".
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cutulisci · 5 months
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Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924. Lo attesero sottocasa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro. Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania. In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944. Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati. Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia? Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via. Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale, la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola “antifascismo” in occasione del 25 aprile 2023). Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana
monologo di Antonio #Scurati sul 25 aprile, censurato dalla Rai
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abr · 3 months
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Non a torto c’è chi sta ironizzando sull’euforia ennesima della sinistra italiana per un’affermazione elettorale di una sinistra fuor d'Italia: giovedì in Gran Bretagna (vittoria a valanga del Labour); stasera – secondo i pronostici – in Francia per la "resistenza" del Nuovo Fonte Popolare contro il Rassemblement National. (...)
L’ironia sulle “vittorie per procura” intestatesi dalla sinistra in Italia mette alla luce il loto tenersi tiene accuratamente lontani (...) dai tentativi di analisi, occultando ad esempio (che il Labour vince contro i Tory più di sinistra mai visti perché si sposta al centro e) che qui il “Nuovo Fronte Popolare” lo abbiamo già visto all'opera in anni recentissimi. La coalizione fra M5s e Pd ha governato il Paese dal settembre 2019 al febbraio del 2021.
Cos’è stata infatti la pseudo maggioranza posticcia demo-grillina depurata della Lega (Conte II) se non un “Nuovo Fronte Popolare”? Un caso non così dissimile da quello francese odierno: un cartello elettorale d’emergenza di forze politiche perdenti alle elezioni europee. 
Anche in Italia infatti, nel 2019, il “ribaltone” chiamato dalla presidenza della Repubblica Garante del Pd (pur non dotato dei poteri del presidente francese e minoritaria sia nelle urne che in Parlamento) ebbe come fine quello di contrastare l’avanzata elettorale del centrodestra: che la Lega, in particolare, puntava a replicare dal voto europeo a elezioni politiche nazionali anticipate. Sarebbe successo nel 2022 e Meloni ringrazia. (...)
Il “campo largo” a sinistra resta un chimerico feticcio elettorale: buono solo per recriminare sulle vittorie mancate. O per festeggiare i successi altrui.
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bagnabraghe · 8 months
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I collaboratori di Nixon, e in particolare Kissinger, nutrivano la convinzione che l’errore più grande commesso dagli Stati Uniti in l’Italia fosse stato l’aver appoggiato la realizzazione del centro-sinistra
Richard Nixon ereditò le pressanti incombenze lasciate dall’amministrazione Johnson, a partire dalla complessa gestione del conflitto in Vietnam e dal recupero di popolarità presso gli alleati europei e gli stessi cittadini americani. I primi avevano perso fiducia negli Stati Uniti in seguito all’incapacità di questi ultimi di condurre la guerra contro i rivoluzionari vietnamiti, e per la loro…
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bigarella · 1 year
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I temi dell’autonomia e dell’unità sindacale prendevano quota nella categoria dei metalmeccanici per investire in pieno le Confederazioni
Il conflitto sociale in Italia rappresentò un elemento costante della vita pubblica almeno fino agli anni Settanta; non venne realizzato un sostanziale compromesso tra le classi sociali; sulla scena politica sussisteva una netta polarizzazione; in questo quadro di contrasti il sindacato rimase debole fino al “miracolo economico” <21. Lo Stato in quegli anni applicò politiche redistributive ma non…
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marrziy · 2 months
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Michael Myers x Male Reader
"Pobre Michael"
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• Filme: Halloween (escrevi com o de 2018 em mente)
• Gênero: terror
• Sinopse: você caiu na mira do bicho papão, e agora ele te segue na penumbra. Como a sombra que imita seus passos, ele te faz companhia e entra na sua casa, buscando por saciedade, sem saber que você não pensa e nem age como vítima.
• Palavras: 3k
3° pessoa - passado
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Quatro cabeças foram encontradas em uma pracinha, fincadas do pescoço ao crânio nos postes que iluminavam as calçadas. O interior delas estava oco, com os olhos, línguas, dentes e miolos espalhados pela grama aparada do lugar bem cuidado. As lâmpadas emitiam luz através dos orifícios vazios. Uma recriação sinistra das abóboras nas calçadas das casas.
A polícia nunca esteve tão ativa quanto naquele halloween.
Pessoas diziam ter visto o assassino, a maioria de relance. Poderia ser julgado como um simples vulto, consequência da paranóia coletiva, mas a sanguinolência nos interiores da cidade anunciava que estar paranóico era algo positivo naquele 31 de outubro.
A movimentação distante talvez significasse algo.
A sua sombra, muito provavelmente, não era sua.
Não eram pequenas as chances de a silhueta que te acompanha ser, na verdade, do bicho-papão.
Apelido dado a Michael Myers pelas crianças apavoradas, que deixavam de pedir doces para correr para o colo dos pais e chorar após testemunharem ou ouvirem falar das cenas macabras que tingiam o chão e as paredes de Haddonfield.
A noite começou agitada, cheia de vampiros, múmias, fantasmas, bruxas e lobisomens de um metro e meio circulando, famintos por açúcar.
Mas durou tão pouco…
A única época do ano em que era divertido comemorar nas trevas teve seu significado obsoleto ressaltado quando o mal despertou, sedento para espalhar carnificina; terrificar os salubres e entreter os insalubres.
A notícia sobre os assassinatos chegou até você durante uma pausa no percurso do trabalho para casa. O cheiro fresco dos grãos moídos seduziu suas narinas e você não resistiu, teve que entrar no estabelecimento e pedir um expresso. O plano era relaxar nos assentos acolchoados do lugar, degustar com calma a bebida quente e sair revigorado devido à cafeína no organismo. Porém, a televisão suspensa exibia uma reportagem local, ao vivo, noticiando o crime bárbaro nas redondezas.
As imagens, mesmo que borradas, juntamente com a descrição explícita do texto da repórter, deixaram você aflito. As pessoas ao redor, sentadas paralelamente nas mesas dispostas, compartilhavam do pânico.
O clima descontraído foi esmagado pelo silêncio imediato. Só se ouvia as vozes chiadas da tv.
A presença do delegado na tela, recomendando o isolamento das pessoas em suas residências, foi o tiro de largada. A maioria se locomoveu, tomando rumo. A movimentação te influenciou. Você bebeu a metade que restava do café em um gole, ingerindo com uma careta antes de se levantar e sair da cafeteria.
Enquanto atravessava o centro, resquícios de calmaria ainda o mantinham tranquilo.
No entanto, quanto mais perto de casa, mais apressados eram seus passos e maior era a ansiedade acumulada no peito.
Mesmo em uma rua mal iluminada, longe do movimento caótico, a sensação de não estar sozinho era constante. Seu andar nervoso estava prestes a se transformar em correria.
Felizmente, era possível avistar sua morada.
Mas à distância, a sombra o seguia.
Michael viu você sozinho e sentiu-se extremamente atraído pela sua aventura solo no breu daquele lado esmarrido da cidade.
Entre as esquinas, afastado o suficiente para não ser visto, Myers o acompanhava, sendo ele a presença que você sentiu nas costas.
O puro mal condensado no corpo de um homem viu você como a vítima perfeita para o que ele considerava uma brincadeira divertida.
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Largado na cama, com o rosto iluminado pelas cores vibrantes do celular, despojada era sua condição. O desconforto nos olhos era meramente aliviado graças ao abajur ligado, que mesclava a luz amarela com a luz azul da tela.
Na calçada do outro lado da rua, em frente à sua casa, Myers parecia inanimado, quase como uma extensão do pedregulho urbano onde seus pés estavam estagnados. Ele olhava para cima, captando a sua silhueta alumiada através dos buracos da máscara. A janela nua, com as cortinas arreganhadas, cotejava Michael com sua cabeça, praticamente servida numa bandeja.
No segundo andar da residência, sua mente se perdia no instigante mistério da história que lia enquanto música inundava seus ouvidos. Com o som dos fones mais alto que seus pensamentos, você deslizava a tela para cima, ritmado com a aproximação soturna do bicho-papão.
As botas pretas fizeram a madeira ranger. Michael atravessou a varanda, evitando a porta da frente. Enquanto rodeava o jardim, o rosto mascarado se refletia em cada uma das vidraças do primeiro andar.
Os passos eram firmes. A sombra queria estar ali; era sua vontade e apetite mais voraz. E, mesmo decidido, o caminhar era calmo, sem pressa, porque a força que residia naquele corpo era imparável e agia como tal.
Michael só andava para frente, indiferente às pegadas que deixava na terra úmida do quintal. Quando alguém encontrasse os vestígios, ele já teria desaparecido, deixando apenas elas de piada... inúteis e engraçadas pegadas.
Chegando nos fundos, Myers encontrou a porta que dava acesso à cozinha e girou a maçaneta.
Estava destrancada, e ele entrou.
Com a lama nas solas, o assassino carimbava a cerâmica do chão e os tapetes que surgiam pelo caminho.
O trajeto até a breve saciedade, que pausaria o roncar monstruoso sob a carcaça do bicho-papão, tardou no instante em que ele se deparou com o brilho na ponta do aço.
A faca estava ao lado do faqueiro, escanteada e meio úmida. A torneira da pia, mal torcida, pingava, e Myers se perguntava qual carne a lâmina havia fatiado. A peça o seduziu; era maior que a ensanguentada que ele carregava, e a luz da lua, atravessando a janela, banhava o utensílio, fazia-o puro e tentava Michael a profanar com o gume afiado.
Ele largou a velha companheira na mesa e rodeou os dedos calejados no cabo da nova.
Pretendia degolar você com ela.
Iria raspar a ponta nos ossinhos frágeis da sua clavícula.
Rasgaria seu intestino sem dó.
Mas, antes, precisava ver o que tinha na geladeira.
Existia uma fresta pequena, mas aberta o suficiente para acionar a luz fria que vinha de dentro. Aquela luminância não devia brilhar; era forte, contrastava com a claridade natural da lua e incomodava Michael, levando-o a questionamentos, assim como a faca lavada, antes no mármore e agora em sua posse.
Parecia errado, como se o caminho tradicional do monstro estivesse sendo apontado por setas.
O corpulento pisava sem denotar presença, marchando até a porta da geladeira, ignorando a alça e puxando-a pela borracha das bordas laterais.
O cheiro podre alastrou-se pelo cômodo.
O que Michael viu não o assustou; a imagem era conhecida, saturada na memória assassina, mas ele não ser o responsável pelo feito era novidade, quase o fez esboçar surpresa por debaixo da máscara.
A geladeira era pequena; as prateleiras não eram largas o suficiente para acomodar as seis cabeças. Elas exigiam espaço e, por isso, a porta não fechava. As que tinham olhos expressavam horror, um último semblante antes de um machado, facão ou seja lá o que for, separá-las do que algum dia foi vivo.
O sangue pingava e escorria, quase ultrapassando os limites e alcançando o chão. A luz branca que vinha do interior gelado tornou-se vermelha no instante em que uma cascata desceu do congelador e dominou todo o cenário selvagem. As luzes refletiam aquela cor hipnotizante, e o bicho-papão, tal como um inseto, sentiu-se atraído. Havia mais na parte de cima; mais daquela brutalidade existia no congelador.
Brutalidade que Michael não era dono, não assassinou, não assinou.
O verdadeiro artista espreitava logo atrás.
Fora do campo de visão do assassino, você, outro amante da morte, esgueirava-se sorrateiramente, aproximando-se com duas seringas nas mãos.
Para alcançar a região propícia do corpo à frente, você ficou na ponta dos pés e abriu os braços, tomando impulso antes de descê-los ferozmente contra a estrutura que, mesmo de costas e vulnerável, intimidava. Seus punhos encontraram os ombros de Michael e foi como um soco. Você precisou acumular forças nos pulsos para penetrar o material da máscara, que se estendia até a nuca, antes de, enfim, perfurar o pescoço.
Seus dedões alongaram-se para pressionar a base do êmbolo, impulsionando o sedativo para o organismo do ser.
Mas, mesmo veloz e cheio de adrenalina, não foi rápido o suficiente.
Quando sentiu a picada, Michael jogou o cotovelo para trás, acertando suas costelas. Ele se virou na sua direção e, como se não fosse nada, desgrudou as agulhas da carne. Ambas estavam cheias até a metade, e parte do líquido, misturado com sangue, escorria pelos furos na pele.
Myers tacou as seringas no chão e deixou a faca na mesa; ele queria te estraçalhar usando apenas as mãos.
Você nunca teve o controle, mas ele também nunca esteve tão distante.
Deu errado, e apesar da face neutra, você suava frio, engolia seco e respirava pesado, apavorado. O coração acelerado batia com tanta força que você sentia a pulsação na ponta da língua.
Quando o cérebro desparalisou e deu ordem aos membros, você só teve tempo de dar meia-volta antes de uma mão agarrar seu cabelo por trás e obrigá-lo a encarar o olhar profundo do rosto pálido.
O olhar do diabo.
Michael notou algo recíproco nas íris, mas nada que despertasse empatia; o bicho-papão era incapaz de sentir certas coisas.
Ele rodeou os dedos pelo seu pescoço, a mão tão grande que quase cobria toda a circunferência. Sem esforço, ergueu sua estrutura menor.
Você chutava o ar, desesperado por não sentir mais os pés no chão. A pressão na sua garganta inibia a ventilação dos pulmões e avermelhava a pele. — Me põe no chão… – a voz falhou, mas soou clara, pena que de nada adiantou. Suas mãos trêmulas alcançaram os pulsos de Michael, arranhando, batendo, puxando, fazendo de tudo para afastá-lo.
Você foi arremessado, suas costas colidiram contra o mármore da bancada divisória. Seus esforços foram inúteis, e doeu nos nervos constatar isso.
O estralo da musculatura ecoou, os joelhos fraquejaram e você deslizou a coluna nas gavetas brancas, pousando na cerâmica. Não houve tempo para recuperar o fôlego ou sequer sentir a dor; seus instintos berravam para que você corresse.
Mas você não conseguia ficar de pé.
Então, rastejou.
Pobrezinho.
Michael puxou você pelo tornozelo com tanta brusquidão que sua cabeça bateu no chão, produzindo um som nauseante, de prensar os sentidos e turvar a visão. Pontinhos brilhantes invadiram os globos, flutuando no ar paralelamente.
Myers afastou suas pernas com as coxas e posicionou-se em cima da sua constituição abalada, voltando a esmagar seu pescoço, usando ambas as mãos dessa vez.
Era o fim?
Não devia ser uma pergunta.
Com os lábios entreabertos, você encarava o rosto mascarado, se perguntando o porquê de ainda estar respirando.
Michael era uma parede em cima de você, te cobria facilmente e tinha as duas mãos na sua garganta; a força devia separar sua cabeça do pescoço, mas não aconteceu. Os dedos tremiam e estavam cada vez mais frouxos ao seu redor.
Seus sentidos retornavam aos poucos e, quando compreendeu o que estava acontecendo, você levou as palmas abertas ao peitoral do Myers, amenizando o impacto quando o corpo maior caiu sobre o seu.
Sua preocupação migrou da incerteza sobre ter um amanhã para como iria sair debaixo do brutamontes adormecido.
Um suspiro aliviado escapou de seus lábios trêmulos. — Feliz Halloween, Michael. – a frase subiu queimando a garganta machucada.
E na cozinha, prevaleceu o silêncio dos monstros.
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Sem norte.
As pálpebras levantavam e abaixavam várias vezes, acostumando os olhos à claridade e, aos poucos, tornando a visão nítida.
As íris correspondiam à reflexividade obscura das pupilas com o máximo de perfeição que a natureza defeituosa tolerava, e, dentro daquele círculo fúnebre, habitava o ser que havia abatido o bicho-papão.
Lá estava você, agachado sobre as pernas de Michael, quase sentado em suas coxas. — O soninho tava gostoso? – olhos e boca esticados; meia-lua e gengival eram seus sorrisos.
Como esperado, além do peito subindo e descendo e da respiração audível, Myers não expressou nada. O homem sentiu os pulsos contidos por gélidas algemas, os antebraços unidos ao dorso e correntes rodeando seu abdômen, mantendo-o preso a um pilar de pedras naquele porão vasto e estranhamente organizado. Ele sequer deu chance à tentativa, conhecia a si mesmo e sabia que insistir na fuga naquelas circunstâncias seria em vão.
Mas matar você era uma certeza que Michael fantasiava.
Sua mão direita dirigiu-se aos fios secos da máscara que simulavam cabelo, puxando-a para si com força e aproximando as faces. — Tão tagarela... – você revirou os olhos e levou os joelhos ao chão, montando no colo do assassino. — Ótimo. Significa que é um bom ouvinte.
Até então, Michael acompanhava seus olhos, fisgando cada microexpressão sua, mas permitiu-se desviar e memorizar o ambiente desconhecido.
A luz branca no teto de madeira cegava; alguns insetos circulavam a claridade, os mais ousados colidiam contra a lâmpada e tinham suas antenas dobradas, semelhante aos pássaros que se chocavam contra vidraças e tinham seus pescoços frágeis quebrados no impacto.
Ao fundo, sua voz ecoava. — De que abismo você saiu? — você pensava em voz alta, tentando chegar a uma conclusão sozinho. — Circulando por aí, tão silencioso, quase invisível… o ser mais próximo de um fantasma que eu já topei. É realmente um homem? É mesmo feito de carne e osso? — você o apalpava, apertava os ombros e os braços. Seu toque migrou para o peitoral firme, e você sentiu a maciez da pele por debaixo do macacão.
À esquerda e à direita havia mais pilares, um de cada lado, e encostadas nas paredes, pilhas de caixas vazias. O piso arranhava; era basicamente cimento e brita. O lugar havia sido lavado recentemente; o chão meio úmido ligava-se ao forte cheiro de produtos de limpeza. Isso irritava o nariz de Michael; ele preferia o pútrido.
Seus dedos roçaram o pescoço de Michael, adentrando a carne sob a máscara. Ele imediatamente redirecionou o foco, voltando a encarar suas pupilas. Você riu baixinho. — Relaxa, não vou tirar sua máscara. A graça está no mistério. – você se curvou, rente à orelha coberta do assassino. — Tenho certeza que você é muito mais interessante com ela.
Você retribuiu o encarar, e sentiu-se possuído. Fitar as orbes profundas de Michael assemelhava-se a cair de um abismo infinito.
E atrás da borracha gasta, Myers também estava em queda; caía do topo da cadeia nefasta e, pela primeira vez, via-se estampando o outro lado da moeda.
Sussurrando, você revelava seu segredinho sangrento. — Viu o que eu fiz? Viu as cabeças? – suas mãos agarraram os dois lados do rosto de Michael, apertando frouxamente com os dedos trêmulos. — Digno, não é? Com certeza algo que você faria... – o sorriso alargava-se e a postura ficava cada vez mais trêmula conforme você falava. — Nesse halloween, qualquer mísera gota de sangue derramada recairá sobre o bicho-papão… Eu me segurei tanto pra não sujar as mãos antes da hora. Você ter escapado do sanatório onde definhava foi a oportunidade perfeita! – você mordia o lábio, arrepiava da cabeça aos pés e se contorcia com o frio que sentia no estômago.
A respiração abafada de Michael cessou, calou-se o único som que ele emitia.
Você grudou as pálpebras, sentindo os cílios úmidos. Encheu os pulmões e liberou o ar serenamente. — Tô empolgado, desculpa. É bom demais contar isso pra alguém, especialmente pra você! – limpou o canto dos olhos com o antebraço e arrastou o quadril para frente, em atrito com as coxas do Myers até pousar na virilha dele, acomodando-se ali. — Eu acompanhei você, refiz seus passos e estive em cada lugar que você marcou. Assisti você esfaquear, degolar, estrangular, perfurar corpos e amassar crânios, e sequer fui notado! Estou tão orgulhoso de mim mesmo.
Seus lábios chocaram-se contra a boca de borracha; você beijou brevemente a máscara com tanta intensidade que a cabeça de Michael pendeu para trás.
Quando se afastou, você revelou um semblante fechado, contrário ao vigor que demonstrara anteriormente. Saliva acumulou-se na ponta da língua e você cuspiu no rosto mascarado. — Mas eu não sou mau. Não sou igual a você. – segurando firmemente a nuca de Michael, você o puxou para si outra vez, unindo as testas. — No primeiro poste, um colega de trabalho; assediava a mim e outros funcionários da empresa. No segundo poste, minha vizinha; eu tinha um cachorro, o nome dele era Totó, e ele morreu porque a puta jogou um pedaço envenenado de bife no meu quintal. No terceiro poste, um nazista; andava por aí sem camisa, exibindo aquela tatuagem nojenta nas costas. No quarto poste, um psicopata mirim; pisou na cabeça de um gato e abriu o estômago do bichinho com um galho.
As palavras vazaram pela boca sem travas, emitidas com naturalidade. A face seguiu serena, pausa a pausa. Você contava a história por trás de cada decapitação com frieza, e naquele cenário, nada pesava; para você, um refresco tardio, para Michael, nostalgia e anseio por reprise.
Você aprendeu tanto sendo apenas a sombra do bicho-papão, nutriu curiosidade e fascínio ao ponto de precisar extrair algo dele. — O mal é um ponto de vista, e do meu, você é maligno, Michael, de um jeito que eu não consigo entender. Isso me deixa maluco. — você bufou. As pálpebras contraídas te impediram de notar Michael absorver para si o ar gasto que você expeliu. — Talvez eu seja mau também… Não pelo que eu faço, mas sim por desejar que monstros existam e que eles façam monstruosidades. — suas mãos vagavam pelo corpo de Michael, adorando-o. — Assim eu consigo sustentar uma desculpa… posso acalmar essa vontade perversa dentro de mim sem peso na consciência.
E, de repente, o silêncio incomodava.
Você engatinhou de costas sobre o corpo contido, parando rente aos pés calçados de Michael. Sentado sobre os calcanhares, você apertou o bico sólido da bota preta, não encontrando os dedos. — Mas você não tem desculpa. Você é puro mal. — você permitiu-se alucinar no olhar do diabo uma última vez antes de prosseguir. — Eu me pergunto pra onde você iria caso morresse… céu não é uma opção e creio que o inferno não aceitaria criatura como você. – e esse último olhar foi maníaco. — Porra, eu quero saber… preciso saber se seria divertido para Satã torturar Michael Myers.
Com uma mão, você retirava a bota preta de Michael, e com a outra, buscava algo no bolso traseiro da calça.
Os dedos retornaram rodeando uma ferramenta.
Um alicate.
— Infelizmente o bicho-papão não fala... mas será que ele grita?
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Relevem qualquer errinho, tô com dor de cabeça 😩
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anchesetuttinoino · 3 months
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L'idea della democrazia targata DEM
Su Strisciarossa Nadia Urbinati scrive: «Infine, ma questo tema richiederebbe una riflessione a parte, i territori e gli amministratori hanno dimostrato di contare e di rendere il Pd concretamente presente e capace di buon governo. Un dato importante, tenendo anche conto di come era nata la candidatura Schlein alla guida del Pd, con una lacerazione tra dentro e fuori del partito, tra partito degli amministratori e della leader. La lacerazione è stata superata e ricomposta. Nel senso che gli amministratori hanno dimostrato di essere una componente aggregativa sul territorio che Schlein ha intelligentemente valorizzato e sostenuto. Dopo il voto europeo, al Pd resta l’arduo compito di preparare con sistematica ragionevolezza un’alleanza contro la destra, con l’obiettivo di raddrizzare la politica del paese, riportando lo stato di diritto e la democrazia al centro».
La Urbinati scrive cose ragionevoli sul rapporto tra riformisti e radicali nelle file del Pd che potrebbe ridare capacità di movimento alla sinistra. Poi però concentra la sua attenzione non sulla sfida tra proposte liberalconservatrici e socialiste-liberal, ma sulla “difesa della democrazia”, parola d’ordine che in questo trentennio ha sempre determinato una guida politica dall’alto dell’Italia, cioè a una diminuzione della democrazia.
* * *
Su Startmag, a proposito di un’intervista corrierista al cardinal Camillo Ruini, Francesco Damato scrive: «Invitato dall’intervistatore a dire se davvero nell’estate del 1994, come raccontato in un libro edito dallo stesso Corriere della Sera, Scalfaro lo avesse invitato a cena con il cardinale Angelo Sodano e monsignor Jean-Louis Tauran per chiedere loro di essere “aiutato a far cadere il governo Berlusconi” raccogliendone un “silenzio imbarazzato”, Ruini ha testualmente risposto: “Effettivamente andò così. La nostra decisione di opporci a quella che ci appariva come una manovra – al di là della buona fede di Scalfaro – fu unanime”».
Un Quirinale che trama con i vescovi per far cadere un governo scelto degli elettori, sarebbe questo l’esempio di quella “difesa della democrazia” che invoca la Urbinati?
Via tempi.it
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harshugs · 3 months
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ma se tutti sono di sinistra/centro-sinistra perché vince sempre la destra?
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3nding · 5 months
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Testo del monologo di Scurati censurato dalla Rai
"Lo attesero sotto casa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro. Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania. In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944. Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati. Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia? Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via. Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale, la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola ‘antifascismo’ in occasione del 25 aprile 2023). Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana".
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