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PRIMA PAGINA Corriere Umbria di Oggi lunedì, 10 marzo 2025
#PrimaPagina#corriereumbria quotidiano#giornale#primepagine#frontpage#nazionali#internazionali#news#inedicola#oggi sport#pierantonio#sisma#speranza#ricostruzione#cognome#diffuso#candidato#firme#educare#investimento#usato#album#umbria#sugli#calcolatrice#essere#donna#vocazione#disciplina#agenzia
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La calcolatrice di Valditara e quei conti che non tornano
Dopo Giorgia Meloni anche Giuseppe Valditara sembra avere problemi con i calcoli: gli stipendi della scuola sono i più bassi d'Europa ed hanno un bassissimo potere d'acquisto.
A fine settembre il Ministro dell’Istruzione (e del Merito), Giuseppe Valditara, ha rilasciato una dichiarazione che alcuni hanno sottovalutato, ma di strettissima attualità oggi che si discute la Legge di Bilancio 2025 . Continue reading La calcolatrice di Valditara e quei conti che non tornano
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Usare Internet come una Calcolatrice dalle Mille Funzioni
Qualsiasi cosa tu debba #calcolare c'è uno #strumento online adatto a fare il #calcolo giusto. Distanze fisiche e temporali, calorie, valute e tassi del mutuo, basta un browser per trovare online tutte le informazioni di cui hai bisogno molto velocemente.
Sei al pc o stai usando lo smartphone e devi fare un calcolo molto particolare o cerchi strumenti specifici per risolvere problemi quotidiani? Bene, Internet è la tua risorsa! Oltre a fornire informazioni e intrattenimento, la rete è piena di utilità che possono aiutarti a risparmiare tempo e denaro. In questo articolo, esploreremo come sfruttare Internet come una calcolatrice versatile, capace…

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Messaggio per te. da Renato Morselli Tramite Flickr: Per visualizzare il messaggio ruotare la foto (o la testa) di 180°.
#messaggio#calcolatrice#numeri#gratificazione#soddisfazione#sei bello#caso#message for you#180°#flickr
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affectionately what's his fucking problem
#che cazzo di schema èèèèeeeeeee#quando dico che non ho mai visto niente del genere#guido cavalcanti#sto calcolando adesso. sono una calcolatrice ho bisogno di dati
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"What like it's hard" but it's me trying to explain the same damn thing to the new ppl I'm tutoring for the 10000th time. I fear some people might just be stupid.
#raga vi giuro io non sono una cima ma non sono mai stata cosi rincoglionita nemmeno nei primi mesi di lavoro#ma poi puoi prendere la calcolatrice per fare 24÷12 dai. 40 anni suonati#4 anni che lavoro in team 2 anni che insegno ad altri ma gente cosi mai vista
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[La calcolatrice meccanica][William S. Burroughs]
William S. Burroughs ha influenzato la cultura e la letteratura popolare. I suoi romanzi sperimentali e visionari esplorano il potere, la psiche e la tecnologia. Il suo impatto sull'immaginazione americana è duraturo. La sua prospettiva disillusa e la sua
Burroughs ha scritto la sceneggiatura del film che chiamiamo realtà. Peccato sia la nostra. Titolo: La calcolatrice meccanicaScritto da: William S. BurroughsTitolo originale: The Adding MachineTradotto da: Andrew TanziEdito da: AdelphiAnno: 2024Pagine: 305ISBN: 9788845939037 La sinossi di La calcolatrice meccanica di William S. Burroughs «Gli scrittori sono tutti morti e tutta la scrittura è…
#2024#Adelphi#Andrew Tanzi#gay#James Grauerholz#La calcolatrice meccanica#LGBT#LGBTQ#libri gay#nonfiction#The Adding Machine#USA#William S. Burroughs
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-Tumbleri, ce l'avete il telefono? Dai su, prendete la calcolatrice. Prendete la calcolatrice e fate 586 che sono i migranti arrivati ieri, -8 spediti in Albania, quanto fa? Quanto fa? 578!! Ecco, fa +578 , che sono gli immigrati irregolari in Italia rispetto a ieri.
Fermi!! Fermi!! Facciamo un'altra prova. Quanto spendeva il governo italiano per ogni immigrato irregolare quando c'era la sinistra? 30 euro! 30 euro al giorno! 'Na vergogna!! 'Na vergogna!
Noi, per ogni immigrato portato in Albania, spendiamo 18mila euro e ci rimane 30giorni.
Fermi!! Fermiiiii! Prendete la calcolatrice.. e fate..18000 : 30gg.. quanto fa? Quanto fa? 600 !! Ecco, noi spendiamo 600 euro al giorno per immigrato irregolare mentre quelli di prima ne spendevano 30..
Spe'...speee'..vabbe'.. ho fatto un casino!
@ilpianistasultetto
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- Alle elementari non ho voglia d'impare a memoria le tabelline, la scuola inclusiva ripudia obblighi e metodi coercitivi e mi dà la licenza senza che sappia quanto fa 6×4.
- Alle medie in matematica sono una pippa, ma tanto non si boccia nessuno e mi danno il titolo.
- Al liceo prendo sempre 3, mi faccio diagnosticare una discalculia: posso usare calcolatrice e formulari e ottengo il diploma.
- All'università conseguo la laurea in scienze delle merendine, continuando a non sapere quanto fa 6×4, e scrivo un libro sulla scuola autoritaria che dovrebbe abolire i voti e magari pure la matematica (e la sintassi, di cui il mio libro è carente, ma vorrete mica impormi delle regole?).
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Francesco Guccini
“Quello di Meloni è un regime. Vogliono far sottostare tutti i poteri, a partire dalla magistratura, a quello esecutivo, cioè il governo.
Proveranno a limare la Costituzione: non dico modificarla, non ne sarebbero capaci, ma limarla sì.
Meloni neanche concede interviste, a meno che non sia da Vespa, dove fa delle figuracce come quella della calcolatrice. Sono illiberali e non accettano critiche, arrivando ad attaccare anche dei “canterini” come me o Vasco. Ci chiedono di “cantare e basta”, ma un cantautore vive proprio delle sue parole e dei suoi punti di vista.
Meloni mi adora? Non è colpa mia se delle mie canzoni non ha capito nulla. Una volta mi telefonò per invitarmi ad Atreju: ma figuriamoci se ci vado! Stanno provando a sostituire “l’egemonia culturale di sinistra” piazzando cinque sfigati alla cultura, ma non hanno niente. Lei che mi stima mi ricorda un fascista che mi fermò molti anni fa.
Avevo inciso da poco Radici. Mi fermò un tizio, mi disse: “Io non la penso come te Guccini, ma mi piaci”. E poi mi diede il ciclostilato fresco di stampa de La voce della fogna, un foglio satirico dell’estrema destra.
Ecco: questi qua sono usciti dalle fogne, dopo decenni vissuti ai margini, e adesso che sono al potere vogliono vendicarsi. In ogni modo”.
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La dichiarazione finale del G7 è composta di 19.842 parole. Apro il mio tablet sul bordo del lago di Sevan. Sono venuti a trovarmi alcuni amici cacciati dall’Artsakh (Nagorno-Karabakh), desertificato della sua popolazione indigena dagli invasori giunti dall’Azerbaigian tirando cannonate su Stepanakert e su tutti i villaggi abitati. Una espulsione totalitaria equivalente al genocidio, qualcosa di così disumano da spaccare le ossa della mia anima.
Ma so che tutto questo è stato vissuto dolorosamente anche da tanti italiani, a differenza del loro governo e del Parlamento (maggioranza e opposizione, presenzialisti e assenteisti). Tutti adoratori della Costituzione, questi politici, e tutti a citare l’articolo 11 che «ripudia la guerra». Ma ci dev’essere un post-scriptum riservato, che si passano tra loro le generazioni di potenti: non c’è scritto che bisogna ripudiare chi fa la guerra e annienta poveri cristi, purché in cambio stipino di gas
i nostri serbatoi, e di caviale certi tipetti, e di denaro le nostre fabbriche di cannoni e aerei militari per trasferire paracadutisti di reparti d’assalto sui tetti di sciagurate minoranze cristiane…
Sono ingiusto a non fare distinguo. Non tutti i parlamentari e i ministri e i sottosegretari hanno sacrificato gli armeni dell’Artsakh alla ragion di Stato (ma val la pena sopravviva uno Stato che ha ragioni così miserabili per campare, al punto da accarezzare massacri e pulizie etniche purché gli autori siano bravi fornitori?); non tutti hanno chiuso gli occhi, ci sono pochi meravigliosi deputati e senatori coraggiosi, oltre a qualche Nicodemo che nel silenzio dissente. Oso qualche nome: Centemero, Formentini, Zampa, Pozzolo, Orsini, Malagola, Fassino e se dimentico qualcuno, scriva che – se sono ancora vivo – rimedierò.
Speranze tradite
Ho letto la dichiarazione finale firmata da capi di Stato e premier del G7. Ho usato i dispositivi dell’intelligenza calcolatrice che permettono di scrutare il succo dei testi. Avevo moderate speranze di trovare un impegno per tutelare la piccola culla delle memorie cristiane, un luogo che non è simbolico e basta, ma palpitava. Uso il passato! Il Nagorno era abitato da centoventimila cristiani. Nel settembre del 2020 l’Azerbaigian sostenuto dai turchi si era già preso metà del territorio. Russia e Bielorussia, che avrebbero dovuto intervenire in base ai trattati sottoscritti con l’Armenia, hanno lasciato fare. Nel 2022, quattro giorni prima dell’aggressione all’Ucraina, Putin e il dittatore azero Ilham Aliyev hanno firmato un trattato che ha consentito alla Russia di triangolare gas e petrolio con l’Occidente tramite il simpatico tiranno il cui padre Heydar fu vice di Breznev e colonna asiatica del Kgb. Nel 2023, dopo uno stillicidio di attacchi e assassinii, e l’assedio utile per far morire i bambini di fame, il colpo finale. In centomila espropriati della loro essenza furono costretti, per non essere schiavizzati o appesi ai pali, ad andarsene in Armenia. L’Italia era corsa in soccorso del vincitore sin dai primi giorni del 2023 firmando un accordo per la “modernizzazione” (dichiarazione ufficiale del governo di Baku) delle forze armate azere.
Clima 53, Nagorno 0
Ed ecco il G7 a presidenza italiana. Speravamo in Giorgia Meloni, ma forse l’essersi affidata a Elisabetta Belloni come sherpa per fissare accordi, non è stata una grande idea, almeno per noi disgraziati cristiani del Caucaso. Avevamo sperato nella presenza al G7 di Borgo Egnazia dello Stato più amico di noi armeni che esista in Occidente, almeno sulla carta: in Francia circa 750 mila suoi cittadini sono “arméniens de France”; ma dovrebbero esserlo anche gli Stati Uniti e il Canada, nazioni in cui i miei fratelli assommano a un milione e mezzo. Risultati? Siamo invisibili, siamo inesistenti. Esiste anche un genocidio che passa attraverso la soppressione del problema, l’impiparsene.
Tra i circa 20 mila lemmi ho fatto contare al computer alcune parole chiave. Innanzitutto nomi di Stati o territori: Russia 61 occorrenze, Ucraina 57, Cina 29, Nord Corea 14, Palestina 13, Israele 11, Iran 11, Gaza 9, Libia 6, Armenia 0, Nagorno-Karabakh 0, Azerbaigian 0./
Nomi per problematiche: clima/cambiamento climatico 53, gender 25, diritti umani 24, dignità umana 3, migrazioni/migranti 38, inquinamento 12, plastica 9, libertà 13, libertà religiosa 0, persecuzione 1, persecuzione religiosa 0.
Come si vede, l’Armenia e la sparizione di una nazione cristiana dalle cartine geografiche in Caucaso non sono un problema che interessi i grandi. Qui batterò ancora qualche colpo in alfabeto Morse, o vi siete stancati anche voi?
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PRIMA PAGINA Il Fatto Quotidiano di Oggi martedì, 12 novembre 2024
#PrimaPagina#ilfattoquotidiano quotidiano#giornale#primepagine#frontpage#nazionali#internazionali#news#inedicola#oggi mentre#calcolatrice#maggioranza#alla#legge#parecchio#novembre#anno#senza#alcun#finanziamento#commissione#molli#valutare#ponte#portaborse#vicesindaco#pisa#lazio#della#stra
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Ho passato la maggior parte della mia vita di giovane adulta a scuola e poi ancora all'università.
Ci ho passato così tanti giorni lì dentro ad apprendere e così tante ore a casa sui libri a studiare che non riesco neanche a contarle.
Ed ho imparato tante cose sai, mi hanno insegnato l'italiano, la matematica, la geografia, la storia.
Mi hanno insegnato a usare riga e squadre, i pennelli, il flauto, il goniometro, la calcolatrice, il dizionario.
Da piu grande ho imparato qualcosa di più difficile e mi hanno insegnato i pensieri dei grandi filosofi, le equazioni di Maxwell, i poemi degli artisti, il calcolo degli integrali.
E poi indovina? All'università altro ancora e così mi hanno parlato degli stadi di Piaget, la teoria della Gestalt, il pensiero di Rousseau, la teoria ecologica di Bronfenbrenner e interi manuali di altre cose.
Davvero eh, ci ho passato così tanto tempo ad imparare che credevo di essere quasi pronta, ma mi sono accorta che nessuno mi ha mai insegnato la cosa più importante.
Nessuno mi ha mai insegnato a vivere senza averti accanto. E io non so come si fa.
Come si fa, papà?
Per ora so solamente che mi manchi da fermare il respiro e da trasformare le lacrime in scroscianti ruscelli.
Per ora non so altro e credo che dovrò imparare da sola, ma probabilmente non mi basterà una vita per farlo.
Ce la farò papà?
Non penso sai, mi manchi troppo.
Non mi abituerò mai alla tua assenza.
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Prologo:
- "Pa', ti ricordi quel viaggetto a Valencia di cui ti avevo accennato, vero?" - figlio n. 2 si materializza con la grazia di un pavone, sfoderando quel sorrisetto da furbetto patentato che sa benissimo come incantare il sottoscritto, un povero padre dal "no" facile come un unicorno in tangenziale.
"Sì, mi ricordo che..." - tento di rispondere, ma vengo zittito come un concorrente eliminato al primo turno di un quiz.
- "Domani mattina alle cinque devo essere in aeroporto...".
Il volto di Eric Draven si staglia davanti a me, con quegli occhi che puntano a ore 11:00, con un sorriso appena accennato come se stesse assistendo a un improbabile duetto tra Gesù e Maradona, uno che benedice e l’altro che palleggia col paradiso.
Lo fisso, mentre il mio cervello fa i conti alla velocità di un bradipo discalculico e ubriaco - "A che ora mi tocca aprire gli occhi? Quanto ci vuole per arrivare? - sono tentato di aprire la calcolatrice sullo smartphone - "Domani mattina, dici? Cioè in piena notte?"
- "Sì, ma tranquillo, se non ce la fai mi arrangio, eh, no problem" - dice lui con la nonchalance di chi sa che "arrangiarsi", nel dizionario di un padre come me, è una parola esotica tipo "riposo" o "vacanza".
Al mio grugnito di resa, un misto tra consenso e "tanto lo so che finisco sempre così", Eric si volatilizza, lasciando un vocale nella chat degli amici: "Raga, missione compiuta, UbeRino è prenotato". Già UbeRino... mi sento davvero il servizio Uber+Rino.
Oggi, 29 marzo.
E così, stanotte i Tre Caballeros, il leggendario trio composto da Eric Draven, Dylan Dog e Marrin Mystère, fanno il loro trionfale ritorno.
All’una e mezza mi piazzo in macchina come un cecchino, strategicamente vicino all’uscita degli "arrivi internazionali", pronto a intercettare il trio.
Ore 01:43, eccoli: i Tre Caballeros si presentano con un’andatura che definire bizzarra è un eufemismo. Sembrano reduci da una maratona a cavallo nella Pampa Argentina, altro che un volo di due ore. Li osservo: passi incerti, equilibrio precario, un mix tra cowboy e pinguini sbronzi.
Scambio di saluti, abbracci, qualche battuta che strappa una risata. Ma tranquilli, cari Caballeros, i vostri tassisti personali – alias i genitori – sono lì, appostati nelle auto, a scambiarsi sguardi complici dai finestrini. Un cenno, un mezzo sorriso, un silenzioso "toh, anche stavolta tocca a te". È la solidarietà tra genitori, quella che sa che tutto questo casino un giorno sarà un capitolo epico nei ricordi dei figli.
Finalmente ci siamo: ultimo abbraccio, giuro, stavolta è quello definitivo. I Tre Caballeros, stremati e con l’eleganza di un sacco di patate, si trascinano verso le rispettive carrozze. Eric Draven, il mio caballero personale, si infila in macchina col suo zainetto formato francobollo.
- "Ciao papà, grazie di essermi venuto a prendere".
- "Non ringraziarmi, piuttosto a casa mi racconti? Hai fame?"
- "Un pochino, sì. Ma se non c'è nulla mi arrangio".
E daje con questo m'arrangio - "Ti vedo distrutto, chissà che vita spericolata in questi tre giorni! Ma sei sudato, hai caldo?"
- "No, no, tranquillo, a Valencia era peggio".
- "Scusa, Eric, ma in quello zainetto ci stanno al massimo due calzini spaiati, uno spazzolino spelacchiato e un paio di mutande... e pure solo se sono di quelle microscopiche da tanga!"
- "Eh, mi sono organizzato, papà, avevo tutto con me. Ma in aereo puoi portare solo ‘sto coso, il resto te lo pesano e ti chiedono un lingotto d’oro per ogni calzino in più".
- "Capisco, capisco" - in realtà non ho capito comunque cos'è riuscito a infilarci in quello zainetto.
A casa, mentre gli scaldo un panino degno di un banchetto di mezzanotte, Eric si sveste e si piazza in pigiama a tavola. Affronta il panino come un guerriero stanco ma soddisfatto. Io, curioso, faccio un giro in bagno e sulla cesta dei panni sporchi troneggia una montagna di roba: due paia di pantaloni, tre camicie, due felpe, due cappelli e un campionario di biancheria che manco un negozio di intimo in saldo.
Torno in cucina, incuriosito: - "Scusa, ma tutta quella roba da lavare era nello zainetto? Sei riuscito a scoprire il segreto delle particelle Pym che usa Ant-Man per rimpicciolirsi?"
- "No, pa', era tutta addosso a me. Nello zaino non ci stava" - risponde serafico, dando un morso al panino con l’aria di chi ha appena svelato il segreto dell’universo.
Eric Draven, diabolico incantatore di abbigliamento, l'Arsenio Lupin degli scali aeroportuali che passa sotto i portali e gli scanner a raggi X con sorriso sicuro, ma forse qualche controllore all'accesso questa notte avrà sorriso divertito.
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Lei ha un carattere complesso.
In che senso un carattere complesso? I meccanismi complessi sono sempre i più affidabili. Se vuoi qualcosa di più semplice, vai a comprare una calcolatrice.
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Ascolta, vent’anni fa non era così figo avere un orologio-calcolatrice, giusto? E passare tutta la giornata in casa a giocare con l’orologio-calcolatrice era un indice molto chiaro del fatto che socialmente non te la cavavi troppo bene. E i giudizi come “mi piace” e “non mi piace”, e i sorrisi e le espressioni corrucciate erano riservati agli studenti delle medie. Qualcuno scriveva un biglietto che diceva: “Ti piacciono gli unicorni e gli adesivi? Sorridi!”. Cose così. Ma ora a farle non sono più solo i ragazzi delle medie, le fanno tutti, e certe volte a me pare di essere entrato in uno specchio, una specie di zona invertita dove la merda più sfigata del mondo è assolutamente dominante. Il mondo è degli smanettoni più sfigati.» «Mercer, è importante per te essere fico?» «Perché, ti sembro fico?» Si passò una mano sullo stomaco protuberante, sui jeans stracciati. «È evidente che non sono il più fico. Ma non ho dimenticato che una volta tu vedevi John Wayne o Steve McQueen e dicevi: wow, questi bastardi sono cazzuti. Viaggiano a cavallo e in motocicletta e girano il mondo raddrizzando i torti.» Mae non riuscì a trattenere una risata. Guardò l’ora sul cellulare. «Sono passati più di tre minuti.» Mercer tirò dritto. «Oggi i divi del cinema implorano la gente di seguire i feed che postano su Zing. Inviano messaggi supplichevoli chiedendo a tutti di sorridergli. E porca puttana, le mailing list! Sono tutti diventati portalettere di spazzatura! Sai come passo un’ora al giorno? Pensando a come cancellare l’iscrizione a qualche mailing list senza urtare i sentimenti di nessuno. C’è questo nuovo bisogno: pervade ogni cosa.» Sospirò come se avesse fatto una dimostrazione molto importante. «È semplicemente un altro pianeta.» «È un altro in senso buono» disse Mae. «È diventato migliore in mille modi, e te li posso elencare. Ma se tu non socializzi non posso farci niente. Volevo dire che il tuo bisogno di socializzare è così scarso…» «Non è che non socializzo. Io sono abbastanza socievole. Ma gli strumenti che create voi in realtà producono bisogni di socialità innaturalmente estremi. Nessuno ha davvero bisogno del numero di contatti che fornite voi. Non porta a nessun miglioramento. Non è nutriente. È come le merendine. Sai come le studiano? Determinano con scientifica precisione di quanto sale e quanti grassi hanno bisogno per farti continuare a mangiare. Tu non hai fame, non senti il bisogno di mangiare, quello che hai davanti non ti stuzzica, ma continui a mangiare queste calorie vuote. Ecco quello che spacciate voi. La stessa cosa. Un numero incalcolabile di calorie vuote, il loro equivalente digitale e sociale. E le calibrate in modo tale da rendere altrettanto dipendenti i loro consumatori.» «Oh, Gesù.» «Hai presente quando finisci un sacchetto di patatine e ti vorresti prendere a schiaffi? Sai che non hai fatto nulla di buono per te stesso. È la medesima sensazione, e tu lo sai, che si prova dopo una sbornia digitale. Ti senti vuoto, sprecato e diminuito.» «Io non mi sento diminuita.» Mae pensò alla petizione che aveva firmato quel giorno, per chiedere altre opportunità di lavoro per gli immigrati che vivevano nei sobborghi di Parigi. Era stimolante e avrebbe avuto il suo peso. Ma Mercer non ne sapeva niente, come non sapeva niente di quello che faceva lei, né di quello che faceva il Cerchio, e Mae si era ormai troppo stufata di lui per spiegargli tutto. «E ha distrutto la mia capacità anche solo di parlare con te.» Mercer non aveva ancora finito il suo discorso. «Cioè, non posso inviarti delle mail, perché tu le inoltri subito a qualcun altro. Non posso inviarti una foto, perché la posti sul tuo profilo. E intanto la tua ditta legge tutti i nostri messaggi per cavarne informazioni da monetizzare. Non ti sembra una follia?»
Da Il Cerchio - Dave Eggers
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