#gratificazione
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yourtrashcollector · 1 year ago
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Zerocalcare, Strappare lungo i bordi
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petalidiagapanto · 1 month ago
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«Ogni cosa viene per chi sa aspettare»
(Viola Ardone, Oliva Denaro)
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renatomorselli · 9 months ago
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Messaggio per te. da Renato Morselli Tramite Flickr: Per visualizzare il messaggio ruotare la foto (o la testa) di 180°.
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aurumale · 1 year ago
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Finanza e finanza
Oggi parliamo di risparmio al contrario: sperperiamo. Niente di che in realtà. Oggi ho deciso che non si vive di sola ‘manina corta’ o ‘braccino TRex’, ma anche di piacevoli sfizi. Stare attenti a dove finiscono i miei soldi è molto importante e serve anche per avere la possibilità di ‘pazziare’ ogni tanto. Oggi mio figlio è rimasto a casa da scuola perché si festeggia il Patrono. Gli servono…
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i-libri-di-ale · 1 year ago
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Come il Nostro Cervello Risponde ai Messaggi Persuasivi.
Vi siete mai chiesto come il nostro cervello reagisce ai messaggi persuasivi? E' pazzesco! Scoprilo qui 🧠💡 #NeuroscienzeCognitive #ComunicazionePersuasiva #Decisori #EmozioniCerebrali #ScienzaDietroLaPersuasione"
Introduzione Nel mondo della comunicazione efficace e persuasiva, è essenziale comprendere come il nostro cervello risponde ai messaggi persuasivi. La scienza ha fatto progressi significativi nell’analizzare i meccanismi cerebrali coinvolti in questa risposta, rivelando sfumature sorprendenti che influenzano la nostra capacità di persuadere e essere persuasi. In questo articolo, esploreremo in…
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divulgatoriseriali · 10 months ago
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La noia come opportunità perduta (da non combattere con lo smartphone)
Nell’era digitale, combattere la noia è diventato un imperativo, e lo smartphone si presenta spesso come il nostro alleato. Ma la noia è un’esperienza universale, qualcosa che proviene dal nostro profondo e che ha un “senso di essere”, ha una sua esistenza e un significato intrinseco. Continue reading Untitled
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septeline · 1 year ago
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Non c’é niente che ti crei più gratificazione
di quello che ti sei creato da solo
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kon-igi · 10 months ago
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LA RABBIA È LA GUARDIANA DELLA TRISTEZZA CHE È FIGLIA DELLA SOLITUDINE
Metto in ordine alcuni dei miei tanti pensieri, frutto di riflessione e confronto, quindi perdonatemi se non vi suonano nuovi e andate oltre se vi paio ripetitivo.
Nella scala da mignolo contro lo spigolo a genocidio di Gaza - quest'ultimo termine ci tengo e ci terrò sempre a ribadirlo finché il Mossad non mi caccerà in bocca una granata stordente - esiste, ovviamente, un'ampia gamma di accadimenti, traumi ed emozioni negative che, a domanda diretta, chiunque risponderebbe essere accomunati da un'unica cosa...
IL DOLORE CAUSATO
Ora, lungi da me mettere il dito sul piatto della bilancia della vittima per far risalire quello del carnefice e dire che alla fine sono tutte vittime di qualcosa di più grande - molto spesso i numeri e lo squilibrio di potere non lasciano dubbio su chi subisce e su chi perpetra - ma la conclusione a cui sono arrivato riguarda quel dolore intermedio che non soffoca popoli nel loro sangue o non ostracizza i deboli e i fragili ma che è comunque meritevole di riflessione perché spesso ci fa focalizzare sugli effetti e quasi mai sulle cause.
Io non credo nella cattiveria intrinseca e volontaria - semmai credo proprio nel suo esatto opposto cioè che l'essere vivente cerchi istintivamente connessione e mutuo supporto - e quindi mi sono chiesto QUANDO È CHE UNA PERSONA DIVENTA 'CATTIVA' E PERCHÉ?
La risposta - per me soddisfacente ma nient'affatto detto lo sia per altri - mi è arrivata come al solito per vie traverse e in un modo che a molti farà storcere il naso perché il primo istinto di risposta sarà MA QUELLI SONO ANIMALI, INVECE NOI SIAMO ESSERI UMANI E QUINDI PIÙ INTELLIGENTI.... POSSIAMO DISTINGUERE IL BENE DAL MALE!
lol
A parte la battuta semplice e riduttiva ('conosco animali più intelligenti di molti uomini') la realtà dei fatti è proprio questa: la differenza tra noi e, per esempio, i cani c'è ma non è quella che crediamo noi e non poi così tanta.
Al di là di quel sottile rivestimento di raziocinio che forse ci permette di comprendere dei meccanismi di causa-effetto lontani nello spazio e nel tempo, noi e i cani VIVIAMO E CI COMPORTIAMO ESATTAMENTE ALLO STESSO MODO, CON LE STESSE DINAMICHE SOCIO-RELAZIONALI E, SOPRATTUTTO, CON GLI STESSI OBIETTIVI.
Questo l'ho capito grazie all'aiuto del mio amico @salfadog e, in particolare, con la lunga frequentazione di Cthulhu e Otto, i miei cani, che sono più che compagni o amici: sono la mia famiglia... individui, esseri viventi e senzienti che hanno emozioni molto più potenti e oneste delle nostre perché la presunta 'inferiore' evoluzione non li ha costretti a mascherarle sotto la presunzione della superiorità dell'intelletto.
I cani cercano inclusione nel branco, noi cerchiamo inclusione nel gruppo; loro cercano calore, affetto e contatto, noi la stessa cosa anche se la chiamiamo con altri nomi; loro cercano validazione e gratificazione tramite l'altro... e noi non aneliamo disperatamente alla stessa identica cosa?
Se credete che la Piramide di Maslow riguardi solo gli esseri umani
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è perché avete trattato i vostri cani - e molto probabilmente tutte le persone che non sono voi - come un qualcosa di esterno a voi e solo utile a voi.
I cani, come qualsiasi essere vivente, hanno bisogno di tutto ciò che è elencato, fino alla punta, solo che hanno modi e tempi diversi dai nostri.
Ma tutto questo discorso sui cani era utile 'solo' per arrivare al nocciolo del mio ragionamento, che è reso molto bene da una semplice immagine che rubo a @nusta e che è stata postata originariamente da @traumatizeddfox (thanks!)
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Non vi annoierò con lezioni di etologia cinofila (chi conosce la materia sa di cosa parlo) ma il concetto espresso - e che mi ha colpito come un pugno nello stomaco - è che alla fine è inevitabile, semplice e in certi casi utile parlare di PERSONA CATTIVA, soprattutto se ci dobbiamo occupare delle sue vittime, ma finché non ci interroghiamo sui motivi della sua 'cattiveria' (molto meno facile ma di gran lunga più utile per arrivare alla radice del problema) saremo destinati a limitarci a disinfettare col betadine il ginocchio in cui è piantato un chiodo arrugginito.
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smokingago · 1 year ago
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Se ogni persona sulla Terra decidesse di dire la verità, nell'arco di ventiquattro ore non resterebbe in vita neppure un'amicizia. Se ogni persona, fosse sincera, del tutto esente da forme di gratificazione create apposta per compiacere gli altri, si avrebbero milioni di divorzi istantanei, le amicizie sarebbero un ricordo del passato, ogni famiglia andrebbe in frantumi.
Viviamo per avere il consenso altrui, sul consenso altrui costruiamo la nostra immagine, sull'approvazione altrui ci percepiamo come "qualcuno", perdendo intanto sempre più la connessione con ciò che realmente siamo, e portandoci appresso quel sacco osceno di falsi consensi reciproci che ogni tribù si confeziona, potremmo dire, per sentirsi migliore delle altre, e su cui i membri di ogni tribù (coppia, famiglia, amici, Stati) si costruiscono un'immagine che non mostri loro il vuoto che vedrebbero di fronte a uno specchio.
Sigmund Freud.
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poesiablog60 · 10 months ago
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"Con il culto della gratificazione immediata, molti di noi hanno perso la capacità di aspettare."
Zygmunt Baumann
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saayawolf · 3 months ago
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Puoi spiegarmi cosa spinge le ragazze spogliarsi pur di ricevere dei like? Desiderio di essere ammirate o diventare famose?
Ciao Anon, ho lavorato un pò nel marketing online e posso dirti che ci sono dinamiche persuasive delle piattaforme stesse.
Hai presente il blue whale? Cosa spinge ragazzi a rischiare, e qualche volta raggiungere, la morte in challange assurde?
La riprova sociale poi spinge la massa ad omologarsi, lo puoi anche vedere spesso nei trend di Tik Tok.
La gratificazione ripetuta crea poi abitudine, gli ormoni scatenati da like e commenti inebrianti creano una forte dipendenza come una droga.
Bisogna avere una giusta dose di consapevolezza e un alto autocontrollo per abitare questo postaccio che ha il nome di "web"
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a-dreamer95 · 5 days ago
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Una cosa che ho capito in questi ultimi anni è questa: la gratificazione non deriva necessariamente dall’ottenere sempre di più, ma dal rendersi conto di ciò che abbiamo fatto e stiamo facendo, anche nel nostro piccolo. Non è necessario essere i più bravi, non è necessario performare tantissimo. L’importante è essere consapevoli dei nostri successi, anche se sono “piccoli”, altrimenti finiremo per volere sempre di più e saremo conseguentemente insoddisfatti. Non ci sembrerà mai abbastanza e questo porterà solo insoddisfazione. Al contrario, è bellissimo quando riusciamo a focalizzarci su ciò che siamo riusciti a fare fino a quel momento. Inutile dire che per riuscirci non ha senso paragonarsi agli altri in modo negativo, svalutando noi stessi perché “loro sono più avanti di noi”. Se proprio vogliamo paragonarci a qualcuno, facciamolo per crescere e migliorare.
Cosa mi può insegnare quella persona? Ricordiamoci che a volte le persone sono delle risorse, non degli ostacoli. E poi dobbiamo riuscire a ridimensionarlo rispetto a quelle che sono le nostre capacità e le nostre volontà; è fondamentale capire cosa effettivamente vogliamo e desideriamo, magari può essere molto lontano da ciò che vogliono gli altri e va benissimo così. Non siamo indietro, siamo nel nostro tempo. Rimaniamo connessi, così da poter essere davvero fieri e orgogliosi di ciò che abbiamo costruito fino ad ora. Al dopo, ci penseremo a tempo debito. Continuiamo a camminare al nostro ritmo, accogliendo con apertura quello che ogni persona può offrirci, senza però lasciare che il giudizio o le aspettative degli altri guidino le nostre scelte. Ogni passo che facciamo è un tassello del nostro percorso, un pezzo unico che costruisce ciò che siamo e ciò che saremo. Non c’è una gara, non c’è una scadenza universale: ci sono solo i nostri obiettivi, i nostri sogni, e la serenità di viverli giorno dopo giorno. Siamo dove dobbiamo essere. Facciamoci forza e andiamo avanti, un passo alla volta. 🌱❤️
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dottssapatrizia · 6 months ago
Note
Mostrarsi integralmente: è esibizionismo, in taluni. Se non vicendevole è da censurare. Penso vada in qualche modo a gratificare l ego. In quelle evenienze poco importanti gare o paragoni
Poi... nell ambito ludico e scherzoso assume i contorni di "leggerezza" se non si è tra completi estranei disinteressati
Sono d'accordo...nel specifico mi è stato chiesto la motivazione del mostrare il pene senza essere richiesto. Non vedo dove possa essere la gratificazione
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susieporta · 6 months ago
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"Non riesco a staccare".
Molte persone sono talmente dipendenti dalla dopamina dell'iperattività, che non riescono mai a disconnettersi.
Dal lavoro alla palestra, o dalla produttività in generale.
Appena finiscono un progetto ne ricominciano subito un altro; appena raggiungono un obiettivo hanno subito fame di raggiungerne un altro.
Passano da una attività a un'altra senza soluzione di continuità.
Sono in un incessante flusso di contatto.
In gestalt, quando un ciclo di contatto è finito, c'è una fase successiva che viene chiamata ritiro dal contatto.
È quella fase in cui si stacca da ciò che abbiamo raggiunto o da un bisogno che è stato soddisfatto, e ci si ritira nella propria solitudine, o si sta nella gratificazione successiva al contatto.
Ma alcuni sono talmente drogati di azione, di fare, che non riescono a concedersi una pausa di riposo.
Poi ovviamente si lamentano ogni tre per due di sentirsi stanchi e sopraffatti dalla vita.
Tuttavia la realtà è che il solo pensiero di fermarsi, di staccare, di prendersi una pausa e di godersi un meritato riposo, li manda in ansia.
La paura dietro a tutto questo è di non valere nulla, di non essere nulla, se non si è nell'azione.
Se non si fa.
Molto spesso la radice di tale convinzione tossica risiede nelle dinamiche familiari.
I genitori spesso sono votati allo spirito di sacrificio e al fare a tutti i costi.
Sono legati profondamente all'idea per cui se non produci, se non fai, non vali nulla, e al fatto che l'essere, il valore inconzionato, debba essere svalutato.
È paradossale che le emozioni e i bisogni del bambino, fossero anche quelli di provare piacere o riposarsi, vengano svalutati, e invece venga innalzato a ideale il fare anche a costo di autodistruggersi.
Così da adulti non riusciamo a stare fermi, a goderci un attimo di riposo, un momento di festa, perché ci sembra tempo sprecato.
Ci sentiamo in colpa se lo facciamo.
Ci massacriamo se non facciamo nulla.
La società capitalistica ovviamente alimenta questo meccanismo, quando invece la strada corretta sarebbe quella di lavorare di meno e aumentare il tempo per divertirsi e rilassarsi.
Di aumentare le pratiche contemplative dedicate al riconoscimento della bellezza, al piacere e al relax.
L'altra conseguenza del non riuscire a staccare, è quella di non poter mettere in primo piano ciò di cui abbiamo davvero bisogno.
Il ritirarsi, dopo aver soddisfatto un bisogno o realizzato un obiettivo, fa sì che ciò che si è appreso nel contatto venga integrato, e dallo sfondo si stacchino nuove figure, nuovi bisogni e obiettivi.
Se ce ne sono, e se c'è l'energia sufficiente per farli emergere.
Ma se si è sempre in azione, sempre alla ricerca famelica del contatto, lo sfondo è talmente confuso e pieno zeppo di roba che l'attenzione viene continuamente catturata da una serie di stimoli, senza soluzione di continuità.
Tutti gli stimoli sono uguali, perché lo sfondo dal quale si stagliano è sempre pieno, non avendo mai potuto svuotarsi tramite il ritiro, e quindi la persona non riesce a concentrarsi su nulla, o peggio ancora non riesce a stare senza fare nulla.
Se gli si propone di ascoltare le proprie viscere o il proprio respiro, va in ansia e comincia a parlare, a muoversi sulla sedia, ad agitarsi.
Il lavoro da fare è quello di decostruire i propri introietti familiari, quelli per cui se non si fa non si è degni di stima, e stabilire dei solidi e al tempo stesso flessibili confini del sé, capaci di aprire al ritiro dal contatto, chiudendo in questo modo ogni singola esperienza appena trascorsa.
Omar Montecchiani
#quandolosentinelcorpodiventareale
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occhietti · 1 year ago
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Se ogni persona sulla Terra decidesse di dire la verità, nell'arco di ventiquattro ore non resterebbe in vita neppure un'amicizia.
Se ogni persona, fosse sincera, del tutto esente da forme di gratificazione create apposta per compiacere gli altri, si avrebbero milioni di divorzi istantanei, le amicizie sarebbero un ricordo del passato, ogni famiglia andrebbe in frantumi.
Viviamo per avere il consenso altrui, sul consenso altrui costruiamo la nostra immagine, sull'approvazione altrui ci percepiamo come "qualcuno", perdendo intanto sempre più la connessione con ciò che realmente siamo, e portandoci appresso quel sacco osceno di falsi consensi reciproci che ogni tribù si confeziona, potremmo dire, per sentirsi migliore delle altre, e su cui i membri di ogni tribù (coppia, famiglia, amici, Stati) si costruiscono un'immagine che non mostri loro il vuoto che vedrebbero di fronte a uno specchio.
- Sigmund Freud
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kon-igi · 11 months ago
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Ciao Kon. Sono una sanitaria pubblica da molti anni. Sempre più spesso sento il peso di un'organizzazione che pezza ma non risolve, delle responsabilità assolte e liquidate con una pacca sulla spalla. Della stanchezza. Non ho più entusiasmo. So che è il momento d'oro del privato, ma non ho mai creduto alla favoletta del Bengodi, prima gli schiavi erano loro, adesso noi, la ruota prima o poi girerà di nuovo e resteranno sempre i conti da pagare. Certe vicende personali rendono tutto più pesante per il lavoro continuo che devo fare su me stessa. La professione mi ha curata tanto, adesso è come se l'avessi associata al mio malessere e volessi almeno cambiare posto... ma finora oltre a sentirmi dire che sono brava e l'occasione ci sarà, non ho ottenuto alcun miglioramento. Anzi. Sento di poter andare avanti, di essermi almeno allontanata un po'dal baratro della depressione, ma sento sempre addosso le sue dita viscide e l'impasse di non saper decidere cosa potrebbe essere meglio per me professionalmente, come mettere in fila le priorità. Non ti chiedo risposte, solo grazie di ascoltarmi, adesso come altre volte. Grazie.
Sai qual è il tuo errore?
Lo stesso che ho fatto io cioè credere che chi è sopra di te nella struttura piramidale organizzativa si occupi della cura degli altri con le tue stesse motivazioni.
E bada bene che il mio non è un giudizio sul singolo (esisteranno sempre persone ben motivate quanto abietti approfittatori) ma una considerazione sul sistema: più sali nella piramide, più paiono piccole le persone, fino ad assomigliare a numeri tutti uguali... e a volte diversi, quindi meno importanti.
E più sali, più diventano grandi le pressioni che ti fanno e i compromessi a cui devi scendere per evitare che il castello di carte crolli.
Perché il castello di carta, questo castello di carta E' destinato a crollare, senz'ombra di dubbio alcuna.
Da una parte c'è l'inclinazione di molte persone alla cura e all'accudimento (alcuni usano il termine 'missione' ma a me fa schifo perché sottintende abnegazione, sacrificio e troppo spesso annullamento) e poi ci sono quelli che soppesano le scelte con la bilancia del profitto, perché in una società come la nostra questo è il metro di misura che va per la maggiore...
L'utilità.
Prendi un cane non perché sia un membro della tua famiglia ma perché faccia la guardia, studi non per essere migliore della persona che eri ieri ma perché ti eleva nella succitata piramide, aiuti qualcuno non perché si vada avanti tutti assieme ma perché poi lui saldi il suo debito con te, costruisci non per la gioia della creazione ma per competere, ami non per 'sentire' l'altro ma perché l'altro ti ascolti e basta.
Io ho 'risolto' il problema fuggendo, letteralmente, anche solo dalla visione di quella piramide (senza nemmeno interessarmi al posto che avevo in essa) e lavorando in un contesto piccolo, in cima a una montagna e fuori dal mondo.
Detto da altri, avevo tutte le carte in regola per 'fare carriera' e per un po' ho avuto il pensiero e l'illusione che, magari, sulla parte alta della piramide avrei potuto fare qualcosa per cambiare le cose ma vedendo con chi avrei dovuto avere a che fare mi sono reso conto che non avrei avuto le forze fisiche e psichiche e che molto probabilmente sarei dovuto soccombere a quella merda che è la realpolitik.
No, grazie.
Preferisco aiutare e prendermi cura degli altri stando in basso, venendo deriso da colleghi che hanno fatto carriera e portando a casa uno stipendio decisamente modesto ma senza aver abiurato nemmeno per un attimo a quello che mi ero ripromesso tanti anni fa, quando ho cominciato a fare questo mestiere...
Nessuno verrà lasciato indietro.
Ed è faticoso perché le bestemmie te la cavano a forza dal cuore, con i loro sotterfugi, i loro compromessi al ribasso e la loro cecità verso tutto tranne che il guadagno e la gratificazione di un ego gonfio come la vescica di un alcolizzato.
E allora non rimane che aiutare dal basso, ignorando le false lodi da giuda iscariota, continuando per la nostra strada e spesso scegliendo quella che per altri è meno conveniente... ma certe persone non cercano il lustro o la gratificazione fine a se stessa.
Io con l'utilità dettata dagli altri è trent'anni che mi ci pulisco il culo.
Piango chi è andato insieme a chi è rimasto, tendo mille mani alle mille e uno persone che hanno bisogno (perché davvero non li puoi salvare tutti) e nella folla con cui proseguo il cammino verso non so dove mi tengo strette le persone a cui voglio bene.
Quando il castello di carte crollerà, tu sarai lontana e di gran lunga migliore di chi ti maledirà, perché nemmeno allora ti avrà voluto dare ragione.
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