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#barbaricina
crazedcollie · 6 months
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Valerie
Character art! This here is Valérie, an anthro megalenhydris barbaricina, or a giant prehistoric otter found in Sardinia. I see a prehistoric mammal that's slightly weird, I design a character based on it. Also otters are neat. She's a professional water construction tech in the setting she is created for, and somewhat of an airhead otherwise. Story's just barely beginning so I don't actually know that much about her yet. Also continuing my experiments in mixing color pencils and promarkers.
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marellagiovannelli · 1 year
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I Bòes e i Merdùles, due maschere della tradizione barbaricina, tipiche del carnevale di Ottana, ieri in piazza Italia, a Sassari, per la Cavalcata Sarda. (Video di Marella Giovannelli). #marellagiovannelli #cacalcatasarda #boesemerdules #ottana #sardegna #sardinia
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annalisalanci · 2 years
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Il grande libro delle religioni del mondo. Prefazione
Il grande libro delle religioni del mondo
Prefazione
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Arcobaleno
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Dioniso
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Mascheras bruttas
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Sant'Agostino d'Ippona
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Sciamani
Sotto qualsiasi denominazione - mistero, trascendente, divino, soprannaturale, separato, santo, tabù - il sacro deve esistere. Dal materialismo più superficiale, dal feroce agnosticismo alle illuminazioni mistiche o estatiche più sublimi, l'uomo non ha mai cessato di erigere ad assoluto uno o più valori per i quali è pronto, a reintrodurre tutto l'apparato dogmatico, mitico, rituale ed etico, senza il quale l'idea di religione, attualizzazione del sacro, non può essere compresa.
La stesa parola religione, dal latino religare implica una relazione tra due mondi, un mezzo per <<legarli>>: uno è il nostro universo <<naturale>> e l'altro è quello del sacro.
L'Arco, in certe mitologie, viene concepito come un ponte fra il mondo degli uomini e il regno degli dèi. Quando Noè, dopo il diluvio, ebbe abbandonato l'arca e offerto su un altare il suo sacrificio, egli venne benedetto da Dio con la sua discendenza; quale segno dell'alleanza fra il Creatore e la creatura fu post <<l'Arco>> fra le nubi: <<Esso sarà il segno dell'alleanza fra me e la terra. Quando radunerò le nubi sulla terra e apparirà l'arco sulle nubi, ricorderò la mia alleanza>>. Il sacerdote sarà il pontifex, che getta un ponte fra due regni. E' Dio stesso che costruisce e attraversa il ponte. <<L'uomo contemplativo>> ha scritto Yves Raguin <<al termine del suo lung cammino, guardando la strada percorsa, potrò dire: fin dal primo sguardo, fin dal primo passo Dio era lè, ed io non lo sapevo>>.
Il sacro resta un gioco di opposti, Roger Callois: <<gli stessi sentimenti che il fuoco suscita nel bambino: stesso timore di bruciarsi, stesso desiderio di accenderlo; senza emozione davanti alla cosa proibita, stessa credenza che la sua conquista rechi con sé forza e prestigio, o ferita o morte in caso di scacco. E come il fuoco produce allo stesso tempo il male e il bene, il sacro sviluppa un'azione fasta e nefasta, ottenendo le opposte qualifiche di puro e impuro, di santo e sacrilego, che definiscono con i loro confini peculiari e le frontiere stesse del mondo religioso>>. Il sacro produce gli spiriti buoni e malvagi, il sacerdote e lo stregone, Ormazd e Ahriman, Dio e il diavolo. Anche sant'Agostino davanti al divino, viene colto da un fremito di orrore e insieme da uno slancio di amore: <<Et inhorresco>> scrive <<et inardesco>>. Il suo orrore deriva dalla presa di coscienza della differenza assoluta che separa, il suo essere dall'essere sacro; il suo ardore, al contrario, da quella della loro identità profonda. La teologia distingue la divinità in un elemento terribile e un elemento avvincente, il tremendum e il fascinans, per riprendere la terminologia di Rudolf Otto. Il fascino corrisponde alle forme inebrianti del sacro, alla vertigine dionisiaca, all'estasi e all'unione trasformatrice, è anche la bontà, la misericordia e l'amore della divinità per le sue creature; il tremendum rappresenta la <<santa collera>>, la giustizia inesorabile del Dio <<geloso>> davanti al quale il peccatore umiliato trema implorando il perdono.
La società barbaricina è stata fortemente impegnata da una cultura di tipo dionisiaco, intendendo per tale tutte le valorizzazioni comportamentali legate al culto di Dioniso. La natura di questo dio era tradizionalmente crudele e sanguinaria nella gestione dei rapporti interpersonali. In questo caso la cultura barbaricina, ha recepito, e ancora conserva dentro di sé, movimenti emotivi ed affettivi alla base di alcune manifestazioni comportamentali della cultura dionisiaca, derivanti, dalla valorizzazione dell'omicidio rituale e sacrificatorio delle vittime, dalla valorizzazione dei complessi riti orgiastici con il culto del sangue umano e le manifestazioni aggressivo-guerriere delle cerimonie pubbliche e iniziatiche, nel corso delle quali era sbranata la carne cruda di animali vivi. Un esempio di culto dionisiaco ancora vivo e presente è sottolineato dalle maschere che accompagnano i riti di festa pubblica che accompagnano i riti di festa pubblica nel periodo carnevalesco barbaricino, che <<ha continuato a mantenere l'aspetto tragico da cui traeva origine ripetendo anno dopo anno con società, come in un rito, la commemorazione di Dioniso che ogni anno nasceva a primavera come la vegetazione>>. Il rito, inizialmente in onore di Dioniso, avveniva attraverso la passione e la morte di una vittima destinata a rappresentare la morte e la passione del dio stesso. Attualmente, dopo che i Romani proibirono sacrifici umani, il rito è stato simbolizzato.
Questi riti, presentano la caratteristica di essere rappresentati in Barbagia con una modalità ancora selvaggia e cruenta. Ogni paese ha conservato qualcosa di questa raffigurazione che non ha nulla di gioioso, quello che prevale è l'aspetto tragico del rito. Cupo a mamoiada, selvaggio a Ottana, cruento a Lula, agreste a Ortelli. Il carnevale barbaricino, come ripetizione pur banalizzata e ritualizzata di un rito dionisiaco omicidiario, ha cotinuato a ripetere, in una fissità millenaria attraverso le <<mascheras bruttas>> (le maschere sporche), questi antichi riti orgiastici.
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sardegnapradio · 4 years
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Posted @saramuggittu Le nostre origini. La nostra identità. La nostra storia. Siamo nati squadrati per fare i Mamuthones. Oggi per #Mamoiada , per un augurio speciale di una pronta ripresa per tutte le attività del paese. Cose di cui andare orgogliosi! #Sardegna #Barbagia #Mamuthones #Issohadores #lanuovasardegna #sardiniaexperience #barbaricina #ritipropiziatori #sardegnaperta (presso Mamoiada) https://www.instagram.com/p/CB-FBsVj1R9/?igshid=1xsyuemcho55r
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dettagliedintorni · 3 years
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Immagini di uno sport bellissimo
Immagini di uno sport bellissimo
…perché sono i dettagli che fanno sempre la differenza Cavalli, dalle scuderie all’ippodromo Tutta la bellezza del cavallo Ore 13,30, Il tondino e la tribuna La tensione della Corsa Cavalli al tondino La corsa Le corse al Galoppo sono uno degli spettacoli più belli ed avvincenti al mondo. Purtroppo in Italia questo bellissimo sport sta vivendo una delle sue crisi peggiori, noi da…
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alphynix · 5 years
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Island Weirdness #55 — Megalenhydris barbaricina
Along with its miniature mammoths, the Mediterranean island of Sardinia (and neighboring Corsica) had an unusually large amount of endemic mustelids during the Pleistocene and early Holocene. There were at least four different otters — probably all descended from a single species of Lutra — that occupyied various ecological niches in both the rivers and the coasts, and also an enigmatic grison-like terrestrial species.
Megalenhydris barbaricina was the largest of the Sardinian-Corsican otters, reaching lengths of over 2m (6'6"), slightly bigger than the modern South American giant river otter. Its crushing teeth indicate it specialized in crunching through hard-shelled invertebrates like molluscs and crustaceans, and its highly flexible backbone and flattened tail suggest it was a strong swimmer that may have been even more aquatic than most other otters.
It was possibly an equivalent of the modern sea otter, spending most of its time in the water, although it's not clear whether it was a river or marine species.
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Dating on the one known partial skeleton of Megalenhydris is uncertain, but it may be late Pleistocene to early Holocene in age, between about about 70,000 and 10,000 years old. Unfortunately this puts it within the same age range as the arrival of humans on Sardinia and Corsica, and its extinction may have been a direct result of being hunted for its meat and pelt.
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the-prat · 6 years
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#yellow . . . . . . . . . . . . . #giallo #santapollinare #Pisa #barbaricina #villagiulia #sanrossore #viadellelenze #viarook #chiesa #church #instapisa #pisagram #igerspisa #ig_pisa #bluesky #contrast #nofilter (at Chiesa di Sant'Apollinare (Pisa))
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lamilanomagazine · 2 years
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Modena, Cornacchione racconta la storia della Olivetti
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Modena, Cornacchione racconta la storia della Olivetti. La storia della Divisione Elettronica Olivetti è al centro di "D.E.O. ex macchina", il monologo che Antonio Cornacchione porta in scena sul palco dei Giardini Ducali mercoledì 10 agosto, alle 21, nell'ambito del programma dell'Estate Modenese che propone anche il concerto di Lalo Cibelli, nel chiostro di San Pietro, con un omaggio a Lucio Dalla. Proseguono, intanto, al parco Ferrari, gli appuntamenti fissi di Orangestate con le serate dedicate al ballo: lunedì 8 agosto con il boogie woogie e giovedì 11 agosto con il country. Mercoledì 10 agosto, Antonio Cornacchione racconterà la storia dell'industria all'avanguardia fondata da Adriano Olivetti, dai primi anni entusiasmanti del centro di ricerca elettronica di Barbaricina, dove lavoravano matematici, ingegneri, periti elettronici e meccanici provenienti da tutt'Italia ma anche inglesi, americani e canadesi, alla vendita agli americani della Divisione Elettronica fino alla situazione attuale, con la vendita di quel che resta della Olivetti a una serie infinita di società. Con la consueta verve, Cornacchione farà riemergere il mondo di quei ricercatori che portarono l'elettronica italiana a competere nel mondo raccontando anche le sue esperienze di impiegato Olivetti. Lo spettacolo, scritto in collaborazione con Massimo Cirri e con la regia di Giampiero Solari, è a ingresso libero. L'iniziativa è a cura di Studio's in collaborazione con Fondazione di Modena ed Hera. Per ulteriori informazioni: www.comune.modena.it... Read the full article
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edicoladelcarmine · 3 years
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CHIESE DEDICATE ALLA MADONNA DEL CARMINE
Il complesso di Santa Maria del Carmine di Pisa (PI), costituito dalla chiesa e dall'annesso convento, sorge a sud dell'Arno, pienamente inserito nel tessuto urbano. L'edificio sorge al centro, affacciato sulla piccola piazza connotata dalla presenza della statua di Nino Pisano. Fondata tra il 1324 e il 1328 dai frati Carmelitani provenienti da Barbaricina, subì nel corso del VI e XVII secolo radicali trasformazioni, che decretarono la scomparsa delle originali forme medievali. Negli anni venti del Quattrocento, il notaio Giuliano di Colino degli Scarsi da San Giusto fece costruire a sue spese una cappella "dirimpetto al choro" ed affidò i lavori a Pippo di maestro Giovanni da Gante picchiapietre. Per l'altare di detta cappella fu commissionato a Masaccio il celebre polittico quattrocentesco, successivamente smembrato, probabilmente, per volontà della famiglia Berzighelli, patrona dell'altare. L'inondazione dell'Arno del 1870 provocò molti danni alla chiesa, successivamente riparati. In quest'occasione fu eseguita la nuova pavimentazione della navata e lo spostamento di tutte le lapidi terragne lungo le pareti. Il chiostro, gravemente danneggiato dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale (1944), fu ricostruito nel 1961. Per saperne di più: https://edicoladelcarmine.suasa.it/Pisa.html Per aggiungere informazioni: [email protected]
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chef-graziu · 3 years
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MACARONES CRAVAOS CUN PURPUZZA BARBARICINA ovvero Malloreddus con sfilaccini di maiale scelto , messo a marinare con cannonau di Jerzu ,aglio sale e pepe per una notte intera . Cotto poi nella passata di pomodoro fatto in casa . Uno spettacolo che abbiamo assaggiato a Ottana . Una spruzzata di pecorino stagionato e un bicchiere di rosso fatto in casa sono il Top ✌️. Si possono aggiungere varianti vegetali come cardi, carciofi e funghi . Ottimi anche senza la passata di pomodoro. #Ottana #barbagia #foods #sardegna #cibo #cena #ragu #malloreddus #foodblogger #primipiatti https://www.instagram.com/p/CVijC9itIMv/?utm_medium=tumblr
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sardegnapradio · 4 years
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Posted by @saramuggittu Dai #murales di #Orgosolo messaggi di libertà. “Non per un palmo di lontana frontiera abbiamo gettato la nostra giovinezza, ma per un più alto ideale di libertà e di giustizia". #EmilioLussu #Sardegna #Liberazione #25aprile2020 #barbagia #barbaricina #25aprile #antifascismo (presso Orgosolo) https://www.instagram.com/p/B_ZTnzhKkH7/?igshid=140suznb3dvf4
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dettagliedintorni · 3 years
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Intervallo
Piazza delle Gondole – Pisa Logge di Banchi – Pisa Via Frascani – Pisa Gli ultimi articoli: Cavalli al tondino Anche se il settore è in declino, lo spettacolo rimane assicurato e avvincente. by marco monaco 6 February 2022 Oggi è il compleanno di… Un grandissimo Fantino, Enrico Camici, Pisano di Barbaricina, lo vogliamo ricordare così e vi invitiamo a leggere l’articolo proposto sul sito…
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adelsa-bakery · 4 years
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Culurgiones 🇬🇧 The culurgiones are a stuffed pasta (like ravioli) from Sardinia, also known as angiulotus, that is agnolotti. With this name we mean both the version based on potatoes, pecorino and mint, a typical culinary specialty of the Ogliastra subregion, and others that in the rest of the island adopt different recipes, such as that of Gallura, which aromatizes the product with zest lemon or orange. 🇮🇹 I culurgiones, sono una pasta ripiena (tipo il raviolo) della Sardegna, conosciuti anche come angiulotus, cioè agnolotti. Con questo nome si intende sia la versione a base di patate, pecorino e menta, specialità culinaria tipica della subregione barbaricina dell'Ogliastra, sia altre che nel resto dell'Isola adottano ricette diverse, come quella della Gallura, che aromatizza il prodotto con scorza di limone o arancia . . . . . . #culurgiones #pasta #sardinia #sardegna #italianfood #food #delicious #foodie #foodpic #foodstagram #photooftheday #gourmet #italia #instafood #foods #cooking #foodblogger #yummy #ogliastra #cookingclass #dinner #pastafresca #foodblog #adelsa_boulangerie #tasty #foodstyle #wine #dessert #pastalover #adelsa_bakery (presso Chiswick, United Kingdom) https://www.instagram.com/p/CMpW7w0F6ti/?igshid=awoxrrwoi42h
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soulsafe · 4 years
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@soulsafe4 -SuBoe. -I Bòes, contrapposti ai Merdùles, sono due maschere della tradizione barbaricina tipiche del carnevale di Ottana e tra le più conosciute in tutta la Sardegna. Rappresentano la lotta tra l'istinto animalesco e la ragione umana. I Boes indossano sul volto una maschera (caratza in sardo) che ha le fattezze di un bue (da qui il loro nome). Per realizzare la maschera viene utilizzato prevalentemente pero selvatico e possono esservi diverse decorazioni, tra le quali il più famoso fiore della vita, simbolo di prosperità, di speranza e di buon auspicio. Essi indossano pelli di pecora bianca e hanno un grappolo di campanacci a tracolla (detti anche Su Erru o Su Sonazos). https://www.redbubble.com/people/SoulSafe/explore?asc=u&page=1&sortOrder=recent -I Bòes, opposed to Merdùles, are two masks of the Barbagia tradition typical of the Ottana carnival and among the best known in all of Sardinia. They represent the struggle between the animal instinct and human reason. The Boes wear a mask on their face (caratza in Sardinian) which has the features of an ox (hence their name). To make the mask is mainly used wild pear and there may be different decorations, including the most famous flower of life, a symbol of prosperity, hope and good omen. They wear white sheepskin and have a bunch of cowbells over their shoulders (also called Su Erru or Su Sonazos). #illustration #illustrazione #drawing🎨 #vectordesign #vector #mask #sardegna #sardinia #carnival #livefolk #symbol #artoninstagram #floweroflife #traditions https://www.instagram.com/p/CHLVRL3HQQz/?igshid=1qehqou13zo7t
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giuannemancasardus · 5 years
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Boes maschera Barbaricina di Ottana
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corallorosso · 7 years
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Delitto d'onore! Irene Biolchini aveva quella forza, simile a una peonia nata tra le rocce, era stata generata dal cuore di quella terra ancestrale densa di impenetrabili segreti. Si era ribellata al suo destino e aveva scelto la via del coraggio uccidendo per salvarsi. Fanciulla virtuosa, esile come un giunco, col sogno d'amore nel cuore. La scuola non faceva per lei, fantasticava perdendosi nei pensieri. Preferiva andare nel negozio di stoffe che il padre aveva aperto, dietro il bancone si sentiva una regina, libera di comandare e di disporre del suo destino. Mentre la mamma si preoccupava di dare alla luce i fratellini, Irene si prendeva cura della casa e spesso andava alla fontana per prendere l'acqua. Un incontro l'aveva sconvolta proiettandola nella vita adulta. Domenico Lobina era un uomo sfrontato con l'animo incandescente. Bellissimo, carabiniere, girava rombando con la sua moto. Assegnato al comando di Tertenia, si era sposato con Elvira. La vita da uomo sposato non faceva per lui, aveva lasciato che la moglie sfiorisse di consunzione. L'aveva sepolta senza troppo rammarico e dopo poco aveva ripreso il ritmo della sua vita sfrontata. Irene ne subiva il fascino. Era una passione che si nutriva di sguardi che divoravano l'anima, la ragazza aspettava trepidante la richiesta della sua mano. Quando finalmente Domenico si decise, chiese il consenso formale al padre di lei e i due si fidanzarono ufficialmente. Lui le donò uno spuligadentes e un rosario in argento. Domenico non mancava di premere, perché Irene gli desse "la prova d'amore". Addirittura il futuro sposo le aveva donato una pistola che lei aveva conservato nella cassapanca insieme al corredo di sposa. «Se ti farò soffrire, se non tengo fede alla parola data e ti faccio qualcosa, mi devi uccidere». Irene non era riuscita a respingere quell'amore furioso. Era certa delle nozze e si era infine donata a lui da cui sembrava dovesse dipendere tutta la sua vita. Ben presto il suo ventre ospitó il frutto di quell'amore e quando l'aveva detto a Domenico, lui l'aveva abbracciata forte. Il matrimonio non era più rimandabile. Sembrava ormai tutto stabilito. All'improvviso però Domenico sparisce nel nulla. Una tempesta di dolore investe Irene che invano lo cerca. Spregevolmente disonorata si sente sperduta. Il padre Costantino appresa la notizia, non lascia alla figlia scampo: se Domenico non la sposerà ripresentandosi, lei lo dovrà uccidere o verrà uccisa da uno degli uomini di casa. Un ultimatum feroce che rispettava l'amaro codice d'onore. L'offesa doveva essere vendicata. La promessa di matrimonio infranta, infatti, era uno dei reati che il codice della vendetta barbaricina considerava punibili con il sangue. Irene prende tempo e spera che il suo amato ritorni. La notizia arriva implacabile. Domenico si sta per sposare con un'altra ragazza. Irene cade nello sconforto, ma non ha il tempo di abbattersi. È lei che deve lavare col sangue l'onta, la sola che può ristabilire giustizia. Raccoglie le forze e incomincia a esercitarsi, a sparare col padre e il fratello. Quando incrocia per strada Fortunata, futura moglie di Domenico, sono scintille. Irene, per diventare tiratrice provetta, va a trovare il bandito Samuele Stocchino, la tigre dell'Ogliastra, il fuorilegge, medaglia d'argento nella Grande Guerra che aveva combattuto con Emilio Lussu e si era dato alla macchia a causa di alcune ingiustizie subite. Nel frattempo il matrimonio tra Fortunata e Domenico si celebra e ad Irene non rimane che agire. Pochi giorni dopo, il 29 ottobre 1923, la ragazza attende di avere davanti l'uomo che ama, il padre di suo figlio. Non esita. Spara una, due volte con la pistola che le aveva donato colpendolo a morte. È lei a compiere il delitto d'onore, uno dei rari casi accaduti in Sardegna in cui la donna non è vittima, ma protagonista dell'agire delittuoso. Vendetta è stata fatta. Tutte le donne di Tertenia escono sull'uscio e applaudono al passaggio di quella che è ai loro occhi un'eroina. Irene va in caserma e confessa il delitto, viene portata a Cagliari e rinchiusa a Buoncammino. Tra le mura della prigione darà alla luce Piero, il 22 febbraio 1924. Dopo sette mesi di carcere i giudici la assolvono riconoscendo il delitto d'onore. Una legge che aveva condannato a morte tante donne prima di lei, la scagiona. Irene tornerà alla sua vita, si sposerà e diverrà di nuovo madre. La sua storia tragica di fierezza femminile, recuperata e sottratta allo scorrere del tempo grazie a Simonetta Delussu, docente e studiosa, che ha scavato tra ricordi e testimonianze dell'epoca per preservarla nel libro "Delitto d'onore. Storia di Irene Biolchini"(ed.Parallelo 45). Riassunto da: ladonnasarda.it (Sebben che siamo donne. Storie di rivoluzionarie)
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