#anti fascista
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digtwograves138 · 5 months ago
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Fuck the back of this pair is going well. That get dead patch was a bit of time though. From front to back it’s about 50% done.
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kittkattys · 5 months ago
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Não vejo a hora da tal revolução comunista municipal chegar logo em SP e mandarem o Marçal de arrasta em cima de um morro pq não aguento mais meu primo e minha mãe (que moram no PIAUÍ) fazendo campanha pra esse arrombado
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jcplana · 9 months ago
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Imaginen … la cesta de las manzanas. CXLIV.
En los muros del edificio, imágenes de docentes jóvenes. Jóvenes como quienes, recién llegados, observan tales imágenes. Éstos distinguen rostros desconocidos de otros familiares. Pocos los familiares. Ya grises, ya lustrosos.   Las averiguadas fechas de las imágenes promueven su estremecimiento: los docentes de la Excelencia abandonan el ámbito de la esencia o libertad.   Y, súbitamente, el…
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italymystery-swanqueen · 10 months ago
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#VivalItaliaAntifascista
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"Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924. Lo attesero sottocasa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L'onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l'ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all'ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro. Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell'infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania. In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l'omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944. Fosse Ardeatine, Sant'Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati".
Lo spettro del fascismo infesta democrazia italiana
"Queste due concomitanti ricorrenze luttuose - primavera del '24, primavera del '44 - proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica - non soltanto alla fine o occasionalmente - un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia? Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell'ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via. Dopo aver evitato l'argomento in campagna elettorale - continua lo scrittore - la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l'esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola "antifascismo" in occasione del 25 aprile 2023). Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell'anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola - antifascismo - non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana".
#Scurati #censura #Istitutolvce 2.0 #telemeloni #RAI #25aprile_è_ANTIFASCISTA #25aprile #AntonioScurati
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abr · 13 days ago
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Mai Stato nè fascista nè comunista.
La mia personale risposta a: "Lei si dichiara anti-fascista?", domanda autenticamente FASCISTA dal perbenista conformista passivo aggressivo di turno, rimasto in retroguardia nel Novecento.
Non è un tempo verbale passato e la maiuscola non è un refuso.
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tergestin · 19 days ago
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L’idea che le foibe siano state una “reazione” al fascismo ovvero che non siano state una pulizia etnica è un’ipotesi tanto radicata in certi ambienti politici quanto erronea. La verità è che gli invasori jugoslavi si accanirono contro chiunque potesse ostacolare la loro volontà d’annessione della Venezia Giulia, colpendo indistintamente gli italiani, fossero fascisti, anti-fascisti, (persino comunisti), politici impegnati e funzionari o militari ecc. Non è stata una persecuzione su base ideologica od una vendetta per atti di guerra, ma l’esecuzione di un piano di pulizia etnica contro gli italiani.
Molte sono le prove di questo, come la lunga durata della guerra slava agli italiani iniziata già nella metà del secolo XIX e proseguita ininterrottamente sino alla prima guerra mondiale, alla cacciata di moltissimi italiani dalla Dalmazia nel periodo fra le due guerre ed al terrorismo slavo in Venezia Giulia, conclusasi infine con le foibe. Altra prova è il fatto che i fascisti furono soltanto una piccola minoranza fra coloro che vennero assassinati dagli invasori e che molte fra le vittime erano anzi apertamente antifasciste.
Un intellettuale antifascista di Grado, Biagio Marin, rappresentante del Partito Liberale nel C.L.N., affermò quanto segue sul comportamento degli invasori slavi:
«I fascisti più noti non vennero molestati e se arrestati furono rilasciati mentre invece tutti i possibili poli di aggregazione antifascista ma di sentimenti italiani o autonomisti (come a Fiume) furono decapitati in modo così rapido e capillare da escludere ogni possibile casualità»
Il professor Elio Apih, nella sua opera “Trieste. La storia politica e sociale’’, riporta un brano proveniente dal documento FO 371/48953, r. 1085. Si tratta di un documento ufficiale inglese, che fu raccolto dal Servizio Segreto inglese nell’immediato dopoguerra, e poi trasmesso al Ministero degli Esteri. Questo documento fu coperto da segreto di Stato per oltre 40 anni, prima di essere reso pubblico. Fra le altre informazioni, esso recita quanto segue:
«È stato stabilito, al di là ogni dubbio, che durante l’occupazione jugoslava di Trieste e del territorio, molte migliaia di persone sono state gettate nelle foibe locali. A Trieste tutti i membri della Questura, della Pubblica Sicurezza, della Guardia di Finanza, dei Carabinieri, della Guardia Civica e combattenti patrioti del CLN che sono stati presi dagli jugoslavi, sono stati arrestati e gettati nelle foibe.»
Questi massacri di cui furono vittime i membri del CLN triestino, oltre al personale di militari italiani, sono oltretutto confermati da altri documenti ufficiali, questa volta provenienti dall’Archivio di Stato della Slovenia.
Oltre che a Trieste, uccisioni di numerosi militari italiani, Carabinieri e Guardie di Finanza, avvennero anche in altre località invase dagli slavi.
I titini talora colpirono con maggior determinazione gli antifascisti italiani, piuttosto che noti esponenti fascisti, poiché questi slavi intendevano spacciare l’idea del carattere “fascista” di tutti gli italiani, per precise finalità politiche legate alle conferenze di pace: gli antifascisti della Venezia Giulia andavano quindi fisicamente distrutti.
Le avanguardie jugoslave, giunte a Trieste dopo che i tedeschi erano già stato costretti a chiudersi in pochi capisaldi, ed in cui rimasero sino all’arrivo dei neozelandesi, si preoccuparono non di “combattere i nazi-fascisti”, bensì di disarmare i membri del CLN italiano, ed anzi di arrestarne un buon numero. Furono arrestate migliaia di persone dai membri della “Difesa popolare” o “Guardia del popolo”, attraverso liste di proscrizione preparate in precedenza. Altre ancora furono arrestate perché avevano affermato l’italianità di Trieste e della Venezia Giulia, laddove i titini ne sostenevano quella slava (“Trst je nas”, come dicono ancora oggi i nazionalisti sloveni).
Gli arresti compiuti dagli jugoslavi, ed i massacri, colpirono infatti tutti coloro che erano ritenuti potersi opporre in qualche modo alla pretese annessionistiche dei titini, sovente anti-fascisti, essendo i fascisti, se non morti, comunque ormai del tutto privi di potere. Già nel settembre del 1944 la Federazione triestina del Partito Comunista Italiano era stata falcidiata da una purga interna, con l’eliminazione (la “scomparsa”), fra gli altri, di Luigi Frausin e Vincenzo Gigante, che avevano sempre sostenuto la loro totale opposizione alle pretese jugoslave di annessione della regione. Tale purga interna al PCI stesso si inquadra nell’ostilità delle sezioni del PCI della Venezia Giulia all’idea di incorporazione della regione alla Jugoslavia, di cui si è scritto in precedenza, e fu decisa, in modo diretto od indiretto, dal PCJ, al fine di eliminare chi si opponeva ai suoi progetti.
Gli arresti e le uccisioni di membri del CLN di Trieste e del PCI triestino stesso, che si affiancano alla strage di Porzus dei partigiani bianchi della “Osoppo”, dimostrano a sufficienza come i presunti “liberatori” jugoslavi agissero nei confronti degli anti-fascisti stessi, persino quando comunisti, se ritenuti possibili ostacoli alla slavizzazione della Venezia Giulia.
Fra gli infoibati vi fu anche Angelo Adam, che era un ebreo antifascista. Italiano di Fiume, essendo di religione ebraica era stato deportato a Dachau il 2 dicembre 1943. Il suo numero di matricola era il 59001. Alla fine della guerra era ritornato alla città natale, trovandola però occupata dai partigiani di Tito e con la comunità ebraica praticamente scomparsa. Adam aveva tentato di mettersi in contatto con il CLN dell’Alta Italia e con i partigiani locali, senza ottenere nulla. I titini lo sequestrarono assieme alla moglie, Ernesta Stefancich: sparirono per sempre. Quando la figlia Zulema, minorenne, cercò di avere notizie sulla sorte dei genitori, fu fatta sparire anche lei.
Il carattere ideologico e falsificante della teoria di una “liberazione” della Venezia Giulia dai “nazi-fascisti”, mostrando come in realtà gli jugoslavo:
1) fossero invisi alla grande maggioranza della popolazione, inclusa una parte quella slava, e persino ad alcuni comunisti della Venezia Giulia
2) oltre ai notori massacri delle foibe ed alla cacciata di centinaia di migliaia di italiani, i titini si erano dedicati con particolare accanimento ad uccidere gli stessi anti-fascisti italiani del CLN, e persino a praticare purghe contro i comunisti del PCI
L’ostilità dei titini nei confronti degli stessi anti-fascisti locali era parte del loro programma di conquista della regione, volto a presentare all’estero un’immagine artefatta della popolazione italiana, costituita interamente da “fascisti” e quindi immeritevole di considerazione nelle sue richieste.
Successivamente la falsa ipotesi della “ritorsione antifascista” è stata sostenuta e propagandata proprio per negare il carattere evidente di pulizia etnica genocida delle foibe e dell’esodo ed al tempo stesso per tentare di darvi una qualche giustificazione, sebbene di natura ideologica.
In realtà l'obiettivo di cancellare le comunità italiane nell'Adriatico orientale era stato pubblicamente enunciato sin dalla metà del secolo XIX da parte dei nazionalisti slavi.
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ginogirolimoni · 16 days ago
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«Io non sono mai stato fascista. Sono stato anti-antifascista, che è una cosa molto diversa. L'ho detto anche ai giudici: cercate una fotografia, una sola, in cui mi si veda fare il saluto fascista. Non ce ne sono»
(Valerio Fioravanti da Storia Nera di Andrea Colombo).
Mi sembrava strano che i fascisti di oggi si fossero inventati da soli quel termine "anti-antifascista", c'è un precedente nel signor Fioravanti, esponente dei movimento eversivo dei NAR, condannato in via definitiva a 8 ergastoli e a 134 anni e 8 mesi di reclusione (ne ha scontati realmente 26, di cui 5 in libertà vigilata) per vari omicidi e per la partecipazione esecutiva nella strage alla Stazione di Bologna il 2 agosto 1980.
I fasci di oggi, forti del loro potere, vorrebbero riscrivere la storia e allontanare l’ipotesi che a piazzare le bombe a Bologna fossero esponenti della destra vicini all’MSI, nonostante le prove schiaccianti che portano tutte in quella direzione e a condanne che oggi come allora sono difficili da contestare.
Questo perché un’organizzazione che uccide con una potente esplosione 85 persone e ne ferisce gravemente più di 200, che hanno riportato anche gravi mutilazioni, fra cui c’erano vecchi, donne e bambini, che spaventa a morte una città e un Paese intero, non può appellarsi alla lotta politica, all’ideologia, né a qualsiasi altro ideale nobile, ma può solo comparire al Museo di Antropologia Criminale di Torino, magari appesa come un salame a testa in giù.
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liquidjapanesetit · 4 months ago
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Minha migalha de opinião sobre as eleições nos estados unidos é que não existe voto anti fascista nesse país e por isso eu não estarei acompanhando nada sobre o assunto
Sei que como latina a decisão me afeta mas nunca na historia desse lugar existiu e vai existir um politico seja como presidente ou candidato que não se beneficiasse diretamente da minha miséria e da miséria de todos que vivem no sul global
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jcplana · 9 months ago
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Imaginen … la profecía de Planías. CLXIII.
Profeta Planías, año XII. La verdad os hará libros.
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sannsthink · 5 months ago
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A moda ama nazistas?
Não, isso não é um pleonasmo. Chanel é a marca mais vendida do mundo, citada mundialmente por suas criações e comentários ácidos, mas parece existir um esquecimento conveniente sobre sua ligação com o neonazismo e sua atuação como espiã durante a guerra.
Hugo Boss, que projetou os uniformes nazistas; Miuccia Prada, cujas coleções por anos foram inspiradas nos uniformes do exército fascista italiano; John Galliano, ainda aclamado até os dias de hoje ou até mesmo David Bowie, considerado um ícone por muitos. Por que essas questões não são discutidas abertamente? Por que não são explicitadas ou esclarecidas? Ninguém parece querer confrontar esse enorme elefante no meio da sala com uma suástica desenhada nele.
É possível separar essas pessoas de seus designs, mesmo quando suas ideologias claramente inspiraram suas criações? Tansy Hoskins, autor do livro The Anti-Capitalist Book of Fashion, diz que não. E essa é a verdade.
É quase cômico como figuras como Chanel e Miuccia Prada são constantemente lembradas por sua “luta pela emancipação feminina” mas raramente pelo que realmente eram e de onde vinham seus recursos e repertório. De que vale uma emancipação construída sobre um solo sujo, fundado em morte e desigualdade? Seria essa emancipação a real intenção dessas designers ou a maioria estava apenas tentando fazer roupas confortáveis e práticas que lucrassem, decidindo comprar essa narrativa a troco de marketing?
Éric Silverman, antropólogo e autor de A Cultural History of Jewish Dress, disse: “Eu acredito que todas as firmas que tenham lucrado com o mal no passado holocausto, escravidão, a apropriação de terras na África, a falta de direitos femininos, entre outras coisas tem a obrigação moral de dar algo de volta às comunidades que prejudicaram. Um acerto de contas é o começo de um pedido de desculpas.”
Até quando nós, enquanto grupos sociais, enquanto seres humanos, permitiremos sermos tratados dessa forma por marcas? Até quando daremos nosso dinheiro para empresas que lucraram com a morte de nossos povos? Fazer vista grossa é realmente a melhor opção? Deixaremos essas companhias gigantes controlarem o discurso que bem entendem dentro de um sistema que as favorece?
É necessário ter consciência, e, além de tudo, é imprescindível ter moral. Pensemos enquanto coletivo para que possamos avançar enquanto sociedade.
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abr · 1 year ago
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La Nuova Religione, per mentecatti woke e sociali(sti).
Dogma 1 - devi essere anti capitalista. Poco importa che perfino il più potente partito comunista al mondo, quello cinese, abbia rinunciato al dogma da decenni. Nella nostra penisola, non puoi.
Dogma 2 - devi vedere negli Usa il male assoluto. Puoi essere indulgente verso qualsiasi regime totalitario e/o brutale ma il male è sempre e solo gli Usa. Se contesti questo punto sei “un burattino degli americani”.
Dogma 3 - devi credere che il libero mercato é satana. Poco importa che ti insultino via iPhone su un social posseduto da un capitalista nel libero mercato, tu, proprio tu, sei “uno sporco liberista”.
Dogma 4 - devi essere anti Nato. Se cerchi di spiegare che è grazie alla Nato che non parliamo tutti in russo, sei un “servo della Nato”.
Dogma 5 - Devi credere che esistono infiniti generi a seconda di come il tuo interlocutore fluido si svegli la mattina. Se solo poni un paio di domande sei “intollerante e omofobo”.
Dogma 6 - devi credere all’accoglienza di tutti gli immigrati indiscriminatamente. Se poni una questione di esigenza di struttura per favorire l’integrazione, sei “razzista e xenofobo”.
Dogma 7 - devi essere anti sionista e credere fermamente che Israele sia l’incarnazione di ogni male del colonialismo bianco, se sostieni il diritto d’Israele ad esistere sei “sionista di merda” e un “fascista”.
Dogma 8 - devi essere convinto che “patriarcato”, “occidente” e “colonialismo” siano sinonimi, in quanto tutti rappresentazioni del male, anche se - nel 2023 - quelle occidentali siano le società meno patriarcali del pianeta e il sillogismo denoti alcune falle logiche.
L’inadempienza anche solo ad uno dei citati dogmi basta a far sì che la Santa Inquisizione dei detentori dell’unico e imprescindibile pensiero di sinistra ti releghino all’inferno dei fascisti oppure (sempre più geniale) dei “destrorsi senza sapere di esserlo”.
via https://twitter.com/a_libutti/status/1728537518587498652
(che ridere che fanno i destrorsi che sanno di esserlo, inseguenti la Santa Inquisizione sinistra nel CREDERE FERMAMENTE in (quasi) tutto questo (le parti più qualificanti più fisse meno modaiole del momento: capitalishmo, Merica, Zion), ma ricevendo da essa in risposta alla mano tesa, solo spregio e respingimento. Cari boccaloni retrò, siete troppo duriepuri rispetto a loro, intramati a far business con ong e a ricever aiutini sindacali: é richiesto facciate spergiuro , autodafé e vi mobilitiate solo a comando).
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miasma-my-asthma · 5 months ago
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Eu vi tropa de elite pra primeira vez quando eu tava na faculdade la pro começo dos 2020s e por isso nunca cai na moda de adolescente edgy dos anos 2000 e 2010s que achava o filme a coisa mais foda mundo.
Quando eu assisti, eu não gostei, o filme transbordava propaganda fascista eu não sei como diabos o diretor tentou fazer aquilo ser uma critica a polícia do rio, o filme parecia na melhor das hipóteses uma tentativa de justificar a violência policial, e na pior um completo elogio e saudosismo pra violência policial.
Sem mencionar a constante demonização de movimentos sociais do filme além do anti-intelectualismo com a caricatura do meio academico e dos universitarios. Tinha coisa que parece aqueles meme pronto de reaça chamando universitario de drogado e vagabundo, pqp nao sei como tem gente da esquerda que ainda defende essa bosta.
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jgmail · 1 year ago
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Entrevistas inéditas de Julius Evola a Othmar Spann
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Traducción de Juan Gabriel Caro Rivera
Introducción al texto escrita por Maxim Medovarov
Publicamos estas dos entrevistas hechas por el tradicionalista italiano Julius Evola al importante filósofo y estadista austriaco Othmar Spann. Spann fue un pensador muy importante tanto para los emigrados rusos, debido a sus vínculos con eurasiáticos como Trubetskoi y Karsavin, como para el conservadurismo europeo de su tiempo. Fue muy apreciado en la Italia de Mussolini, en la cual Julius Evola era tildado por los periódicos oficiales del gobierno, especialmente en sus secciones culturales, de un “hereje” del fascismo. Por otro lado, las ideas de Spann eran conservadoras, católicas y feudales, siendo incompatibles en muchos puntos con el fascismo. Muchas de ellas fueron aplicadas por el Canciller austriaco Dollfuss para la formación de su “estado de clases”, el cual fue destruido en 1938 por los nazis. Spann sufrió la represión alemana y sobrevivió a las torturas que sufrió en el campo de concentración de Dachau.
La publicación de esta entrevista busca informar sobre los antecedentes históricos y la crítica de fuentes, siendo totalmente ajena a la propagación de ideologías prohibidas en Rusia. Tampoco busca reevaluar los crímenes cometidos por el régimen fascista italiano. El libro de la Filosofía de la Historia (2005, Universidad Estatal de San Petersburgo) de Othmar Spann es un clásico para entender la teoría y la metodología de la historia en nuestro país, además de que hay docenas de libros traducidos de Julius Evola al ruso. La conversación entre estos dos destacados pensadores nos permite contextualizar su importancia en la actual cultura intelectual rusa y ampliar los campos de investigación de la historia, la filosofía, la sociología, el Estado y el derecho en nuestro país. Ambos pensadores depositaron muchas de sus esperanzas en los regímenes políticos de la Italia y la Alemania de su época, pero estas ilusiones terminaron por desvanecerse pocos años después de que esta entrevista fue hecha. Por otro lado, es imposible exigirle a Spann el reconocimiento de la multiparidad, algo que sería sumamente ahistórico. En cualquier caso, el diálogo directo y abierto entre el campeón austriaco del catolicismo político y el neoplatónico italiano defensor del Imperio acerca de temas como las clases y las jerarquías, al igual que el Estado corporativo, es particularmente importante para la reflexión del pensamiento jurídico estatal de nuestros días, especialmente en un momento donde la teología política, la concepción hegeliana del Estado y la revisión del derecho internacional están a la orden del día.
Parte 1: El Régimen Fascista, 14 de junio de 1933
El nombre de Spann quizás ya es conocido por muchos de nuestros lectores. Puede decirse que es una figura destacada en la filosofía política, la sociología y la economía de la naciente nueva cultura alemana. Se caracteriza principalmente por el hecho de que su pensamiento no se agota en el plano empírico y particularista, sino que sus concepciones políticas poseen un sólido fundamento filosófico e incluso metafísico.
Si es considerado como un defensor de un Estado orgánico antiliberal y antidemocrático se debe a que tal ideal no es más que la aplicación y la deducción de una visión general del mundo y la vida que es igualmente orgánica, espiritual y anti-mecanicista. Libros como El verdadero Estado, La doctrina de la sociedad o La ciencia viva y la ciencia muerta son muy leídos en Alemania y Austria, hasta el punto de que no pocas veces son citados por importantes políticos nacional-socialistas o germano-nacionalistas. Spann ha escrito otras obras como La doctrina de las categorías o El proceso creador del Espíritu en los cuales aborda los temas más fundamentales de la especulación tradicionalista. Políticamente, busca superar tanto el individualismo (liberalismo, capitalismo) como el marxismo y cualquier forma de estatolatría niveladora mediante un concepto superior del Estado, diferenciado y jerárquico, fuertemente apoyado sobre la dignidad personal.
Podría clasificarse a Spann como una especie de prefascista, si es que este término puede ser aplicado a un extranjero, ya que, inmediatamente después de la guerra, inició una campaña en contra de las decadentes doctrinas liberales y sociales modernas, al igual que aboga por la creación de un supra-fascismo. Hace poco una revista italiana adoptó la misma línea de pensamiento hablando de una “revolución integral” y los squadristi, como Fanelli, que esperaban la revolución fascista – que él declaró como un fenómeno providencial no solo para Italia, sino para toda Europa – esperaban liquidar los residuos que aún persistían en la mentalidad fascista o antifascista de la vieja cultura y enseñanza académica liberal.
Nos reunimos con Spann en el Hotel Bristol y a continuación relatamos algunos puntos de nuestra cordial conversación en ese lugar.
Queriendo hablar de la reciente polémica entre Gentile y Orestano sobre la relación del Estado hegeliano y el Estado fascista, le preguntamos a Spann que pensaba, desde su punto de vista, de este problema:
“La principal objeción que se puede hacer al Estado hegeliano”, responde Spann, “es su excesivo centralismo. No respeta suficientemente lo que yo llamo el momento de la Ausgliederung, es decir, la diferenciación orgánica de los diversos elementos. En este sentido, la doctrina hegeliana, sobre todo si se toma de forma unilateral y superficial, puede dar lugar a un peligroso punto de inflexión. En Rusia existen quienes consideran que el Estado hegeliano no se contrapone en nada al Estado soviético salvo, naturalmente, en sus aspectos espirituales y supra-económicos que son vistos como superestructuras burguesas anticuadas”.
“Desde un punto de vista filosófico más técnico, pero que no debe pasarse por alto a la hora de precisar el verdadero significado de un Estado orgánico o de un Estado fascista, el lugar en el que, en el sistema general de Hegel, aparece el concepto mismo de Estado es importante, ya que este nace después de los ‘escalones’ anteriores como la ‘familia’ y la ‘sociedad’, que son formas que preceden al denominado ‘espíritu absoluto’. Ahora bien, el principio fundamental del Estado orgánico – y creo que esto también se aplica al Estado fascista – es que éste, como realidad espiritual y ética primera, precede y determina cada una de las formas particulares, prácticas, sociales y culturales en que se realiza y, finalmente, se reasume como su culminación orgánica. Así tenemos relaciones jerárquicas significativamente diferentes a la concepción hegeliana de las mismas y, sobre todo, una idea de su formación desde dentro, casi de un alma que organiza un cuerpo político, más que de una transición ‘dialéctica’”.
Le preguntamos a Spann cómo superar tal concepción del estatismo, dada esta prioridad configuradora atribuida al “espíritu” del Estado con respecto a todo individuo y a toda función social.
“La dificultad es fácil de superar”, responde Spann, “si distinguimos lo que usted llama con razón el espíritu del Estado del Estado como institución real. Me ayudaré de una imagen para hacerme entender y diré que la información que pasa por los sentidos es elegida y organizada por el intelecto para expresarse en diversas palabras y oraciones múltiples con las cuales se expresa y cuyo conjunto será reproducido luego de forma objetiva. Así es como debe pensar el Estado. El individualismo pretende que el significado puede surgir de un conjunto de sonidos incoherentes, es decir, de individuos libres, desprovistos de toda conexión íntima e indiferentes a cualquier principio trascendente. La unidad de una idea debe, por el contrario, preceder a cada uno de estos elementos, si es que no se quiere reducir las palabras del Estado a pura palabrería vacua. Pero esto no significa en absoluto despojar a cada uno de estos elementos de su propia personalidad. Al contrario, sólo en este caso cada uno de ellos puede tener su justo lugar, su función adecuada y libre, su sentido. En definitiva, la idea orgánica recoge la máxima clásica del suum cuique, que es la que más se ajusta a una realidad política diferenciada, personalizada y ordenada, ya que en ella ‘cada uno tiene lo suyo’ en el conjunto del sistema”.
“De este modo”, añade Spann, “[si] tuve la oportunidad de defender el principio corporativo incluso antes de que el fascismo lo afirmara en [Italia], también encuentro peligrosas aquellas tendencias ‘de izquierdas’ que quieren hacer de las corporaciones un preludio de la estatización o de una especie de socialismo de Estado. Para mí, la idea de corporación es un bálsamo curativo tanto en contra del [mito] liberal como del marxismo y debe entenderse en un sentido más bien descentralizador que centralizador. A pesar de estar estructurada jerárquicamente, [cada] corporación debe mantener su propia ‘vida’, correlativa a su propio ‘esprit de corps’ y a su propia tradición íntima como fundamento ético de la colaboración de sus distintos elementos, igual a como funcionaban los antiguos Gremios y Gildas”.
Le preguntamos a Spann si su concepción jerárquico-orgánica se podía aplicar igualmente al plano internacional y qué consecuencias se derivarían de ello:
“En el plano internacional, el pluralismo de las diversas naciones, incapaces de ver más allá de su propio interés inmediato y de su egoísmo”, dice, “es el equivalente exacto del individualismo en el derecho natural, que dentro de una misma nación vacía al Estado de toda su realidad propia y lo reduce todo a un acuerdo contingente entre los individuos según sus propios intereses más que el reconocimiento de un principio ético superior”.
“Desde mi punto de vista, las distintas naciones deberían actuar, en su interior, como las distintas corporaciones, manteniendo cada una su propia vida interior, pero incluidas todas ellas dentro de una realidad superior y única. Se trata de un principio internacional basado en un ideal orgánico que propone el doble principio de la autonomía material y la jerarquía espiritual. En definitiva, frente a la Sociedad de Naciones como institución fundada sobre las ideología democrático-liberal es preferible la organización supranacional basada sobre la idea romana y romano germánica del Reich, del Imperium, compuesta por una autoridad superior, supra-política y espiritual que es mucho más real que las unidades políticas individuales que, sin embargo, deben encontrar entre ellas las verdaderas condiciones para el entendimiento y la solidaridad creadora”.
Teniendo intenciones un tanto diabólicas le preguntamos a nuestro interlocutor cómo él resuelve el problema de la posible unidad universal y espiritual del Imperio con respecto a la Iglesia, que podría terminar desencadenando una antítesis parecida a la lucha medieval entre güelfos y gibelinos. Después le preguntamos por que medios y a través de cuales razas piensa que esta nueva idea del imperio universal podría imponerse en toda Europa.
El profesor Spann nos sonríe y responde: “En cuanto al primer punto, confieso que en principio no tendría objeciones de fondo contra la idea pagano-gibelina que usted defiende. Quiero decir que podría reconocer el derecho superior del emperador ante la Iglesia, de una autoridad a la vez imperial y pontificia, regia y sacerdotal, como la que existió en las antiguas civilizaciones precristianas y que trató de reafirmarse a través de los emperadores del Sacro Imperio Romano Germánico. Pero ¿a qué fe, a qué contenido religioso concreto podría remitirse ahora el hombre occidental, si no es al cristianismo, la única tradición espiritual que le queda?”
“En cuanto al segundo punto, también puedo estar de acuerdo en gran medida con ideas muy queridas por usted como lo el mito de las ‘dos Águilas’. Quiero decir que también pienso que las razas italiana y germánica parecen tener hoy, entre todas las demás, la mayor posibilidad de elevarse al nivel de una idea universal, y de preparar así, en su unión, el preámbulo para una Europa unificada no de forma ‘federalista’ e internacionalista, sino ‘orgánica’ e imperial”.
“Además”, concluye Spann, “la prueba más importante de ello se ha producido en los últimos días. Mussolini, como promotor y ejecutor del Pacto Cuatripartito, demostró que la Italia fascista sabe ver más allá de un horizonte estrecho y tiene un alma dispuesta a acoger esa misión ultra-nacional: el pueblo alemán no dudó en seguirle en su generosa iniciativa ‘europea’”.
Parte 2: El Régimen Fascista, 2 de febrero de 1936
El profesor Othmar Spann, de la Universidad de Viena, de cuyas opiniones sobre la actual situación europea y el problema de la Sociedad de Naciones queremos informar a nuestros seguidores, no necesita de ninguna presentación entre nuestros lectores. Es una de las eminencias intelectuales más importantes en campos como la sociología, la filosofía y la economía política en toda Europa. Su doctrina es un reflejo de su propia visión orgánica de la vida y el Estado que, indudablemente, guarda cierta relación con los valores profesados por el fascismo. Spann tuvo que defender sus ideas en el tormentoso y oscuro período de posguerra en donde nuestros lectores recordaran que defendió sus opiniones antimarxistas, antidemocráticas, orgánico-corporativistas y autoritarias del Estado sin miedo, en un momento donde las revueltas socialistas hacían estragos y los demás corrían perseguidos por una multitud de banderas rojas.
Es por eso que nos pareció interesante plantear al profesor Spann, en el curso de nuestras conversaciones cordiales, algunas preguntas sobre los graves problemas europeos puestos de manifiesto en las guerras italianas:
“Lo que hay que reconocer”, nos dice el profesor Spann, “es la vitalidad, el coraje y la determinación que demuestra la nueva Italia. Mientras que las naciones más ricas y poderosas están impregnadas por la psicosis del pacifismo y oscilan entre ficciones y compromisos de todo tipo, Italia, a pesar de no disponer de las mismas posibilidades, no dudó en salir al campo y demostró ser la primera nación capaz de llevar el problema revisionista del plano teórico al práctico mediante una acción que se propone proseguir hasta el final y de la que asume toda la responsabilidad”.
“Pero aún más importante es el hecho de que la acción italiana puso en cuestión indirectamente el sentido, el alcance y el derecho de existencia de la Sociedad de Naciones. Las dificultades contra las que Ginebra está luchando actualmente, a este respecto, son un signo indudable de un defecto fundamental en la organización corporativa de tal institución que necesita de una reforma profunda”.
¿En qué sentido cree que debe producirse dicha reforma?, le preguntamos. “Para mí no hay duda de que la Sociedad de Naciones tiene una verdadera razón de ser, en la medida en que cumple, en primer lugar, la tarea de ser una organización supraestatal europea”, responde Spann. “Una organización semejante ya existió en la antigüedad bajo los dos grandes símbolos espirituales del Imperio y de la Iglesia. Según la doctrina orgánico-universalista, que yo defiendo, ningún Estado es completamente soberano: sólo puede alcanzar una plenitud de vida si es parte orgánica de una unidad superior mucho más vasta, en la que, naturalmente, su propia naturaleza y su relativa autonomía – como en la imagen que antes describí de las funciones individuales al interior de un organismo superior – no se vean menoscabadas, sino confirmadas. Ahora bien, el intento de unificar Europa a través de la Sociedad de Naciones debe seguir considerándose un fracaso”.
“Existen dos causas muy visibles de ello. En primer lugar, el hecho de que la Sociedad de Naciones no incluya a todos los Estados europeos y sí, en cambio, a otros no europeos, entre los cuales se encuentran algunos de los más exóticos y espurios, resultado de su indiferentismo nivelador”.
“En segundo lugar, los presupuestos democráticos de su estructura. Soy de la opinión”, continúa Spann, “de que la Sociedad de Naciones repite a gran escala el mismo absurdo e inmoralismo que, dentro de un Estado se da con respecto al régimen parlamentario-democrático. Tras la apariencia de igualdad y de ‘mayoría’ democrática quienes realmente mandan son los más ricos y poderosos. Del mismo modo, tras el aparente legalismo igualitario de Ginebra, dominan los intereses de las naciones más ricas y materialmente más fuertes”.
Entonces, ¿en qué dirección debemos actuar?, preguntamos a nuestro interlocutor: “En primer lugar, deberíamos tener el valor de abordar de lleno el problema revisionista, no con vanas discusiones sino con soluciones prácticas, de acuerdo con las necesidades que Italia siempre ha hecho presentes: reconocer que sobre la base de la situación creada por los tratados de paz es imposible organizar Europa a largo plazo. En segundo lugar, el principio de solidaridad europea debe aplicarse esencialmente en la Sociedad de Naciones. Es absurdo hacer valer tanto el voto y el derecho de una gran potencia europea como el de un pueblo exótico o de naciones sin historia ni tradición. Por lo tanto, habría que llegar a una primera diferenciación en virtud de la cual cualquier nación no europea que quisiera permanecer en la Sociedad de Naciones no podría pretender poseer una igualdad incondicional con las primeras. En tercer lugar, es necesario poner fin a la ficción democrática y reconocer que toda verdadera organización necesita de la unidad de gestión, del Führerprinzip. Pero debido al estado actual de las cosas debemos contentarnos con una solución temporal que satisfaga las necesidades fundamentales del equilibrio. Es decir, pienso en un sistema europeo de Estados, que estaría guiado unánimemente por el grupo de las grandes Potencias. Por eso estoy convencido de que la idea del Pacto Cuatripartito de Mussolini constituyó el intento más feliz y constructivo de una reorganización de Europa y de una reforma estructural de la Sociedad de Naciones: por eso hay que lamentar que este intento no haya podido tener, en su tiempo, posibilidad de desarrollo y no haya sido comprendido en todo su significado”.
“Pero es muy posible que, en un futuro muy próximo, debido a la fuerza de los acontecimientos, tal idea sea retomada y colocada en el centro de una nueva fase de actividad de una Sociedad de Naciones que todavía quiere vivir y que está a la altura de las verdaderas tareas que debe resolver.”
Preguntamos al profesor que al principio recordaba con razón el ejemplo de las grandes unidades supranacionales medievales que tales unidades eran posibles sobre la base no tanto de intereses comunes como de un punto de referencia trascendente, de un símbolo absolutamente espiritual. Y también según su doctrina, sólo cuando el espíritu es la fuerza unificadora puede lograrse esa solidaridad orgánica en la que – en antítesis al internacionalismo – se concilian e integran entre sí la multiplicidad y la jerarquía, la autonomía particular y el derecho general. Si, de una forma u otra, este sigue siendo la condición de toda unidad europea, ¿cómo encontrar hoy tal punto de referencia, algo que pueda unificar el sistema europeo de Estados ‘desde arriba’, si no es a través de los intereses temporales más o menos contingentes de un grupo de grandes Potencias?
El profesor Spann sonríe y responde “Quiere usted llevarme a un campo minado. Estoy de acuerdo con las premisas y es inútil ocultar que quien se sitúa en un nivel superior debe ver el futuro de una forma bastante oscura. Pero tal como están hoy las cosas, ya sería un gran paso conseguir establecer, de forma decisiva, una unidad ‘europea’ superior y liquidar definitivamente todo residuo democrático y racionalista. Más allá de esto, pensar en una organización espiritual europea semejante a las antiguas resulta prematuro. Ello únicamente será posible cuando se den otros presupuestos espirituales y, esencialmente, un nuevo clima civilizacional. Todo lo que podemos hacer por ahora es dar a aquellos que viven en cada uno de los diferentes Estados y que luchan por una renovación espiritual de la mente, a pesar de lo difícil de sus circunstancias, logran permanecer unidos por una fuerza invisible que los mantiene firmes en su acción y que, poco a poco, prepararen, quizás en un mañana próximo, a las nuevas generaciones que darán nacimiento a una nueva comunidad cultural y espiritual europea”.
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notasfilosoficas · 5 months ago
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“Los revolucionarios o son estúpidos o deshonestos; no se puede sacrificar la vida de toda una generación por una imaginaria felicidad futura”
Vasili Grossman
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Fue un escritor y periodista soviético judeoruso, nacido en Berdychiv Imperio ruso, en diciembre de 1905. Publicó varias decenas de relatos cortos y algunas novelas largas y, tras el estallido de la Segunda Guerra Mundial se convirtió en corresponsal de guerra para el ejercito rojo.
Nace en el seno de una familia burguesa cultivada de origen judío. Su padre era bundista, es decir, afiliado a un movimiento politico judío de corte socialista, e ingeniero químico de profesión.  Su madre era profesora de francés tras haberse formado en Francia.
A partir de 1927, su pasión por la ciencia decae y en su lugar lo ocupa su interés por la literatura. No obstante, en 1929, obtiene el titulo de ingeniero químico, contrayendo matrimonio en el mismo año.
En 1930, trabaja en una mina, pero tras una hambruna en la region de Ucrania, se instala en Moscú en donde trabaja en una fábrica de lápices. En 1932 se divorcia de su esposa y comienza a sufrir las consecuencias de las primeras purgas estalinistas.
En 1934, abandona definitivamente su empleo de ingeniero para dedicarse de lleno a la escritura, su primer libro titulado “La ciudad de Berdychiv” se publica en 1934, y muestra la vida de una familia judía pobre. Recibe el reconocimiento de Máximo Gorki, escritor y politico ruso, de Issak Bábel, escritor y periodista ruso que más tarde seria detenido, torturado y ejecutado durante la gran purga de Stalin, y de Mijail Bulgákov, escritor, dramaturgo y médico ruso.
En junio de 1941, cuando Alemania invade a la Unión Soviética, Grossman se alista como periodista para el diario “La estrella Roja”, el diario del Ejercito Rojo, y parte hacia el frente en agosto de 1941, en donde es testigo de la falta de preparación del ejército, escapando de la debacle surgida en la batalla de Kiev en dos ocasiones.
En 1942, es enviado a Stalingrado, en donde es testigo de meses terribles en el frente de batalla, y de donde tomaría experiencia y material para sus dos obras maestras tituladas “Por una causa justa” y ”Vida y destino”. 
Cuando el ejército rojo logra recuperarse del asedio aleman, Grossman recibe la orden de dejar Stalingrado y de ser remplazado, por lo que lo considera una tradición. Es enviado a Calmuquia, participando en 1943 en las batallas de Kursk y la batalla de Dniéper 
Durante el otoño de 1943, es reclutado para el comité Judío Anti-Fascista, y en Ucrania progresivamente liberada, Grossman descubre la amplitud de las masacres cometidas contra los judíos. 
En julio de 1944, Grossman es testigo de los campos de concentración de Majdanek y Treblinka, lo que lo convierte en la primera persona en describir los campos de exterminio nazis. Su relato “El infierno de Treblinka”, serviría de testimonio en los juicios de Nuremberg.
Después de la guerra en 1946, el regimen optó por dar un giro en materia de literatura y  en 1948, el comité Judío Anti-fascista es disuelto. El antisemitismo de estado sale a la superficie en 1949, y para Grossman ese suceso supone la demostración del paralelismo entre los regímenes nazi y soviético, que finalmente se tocan en el antisemitismo.
Aunque Grossman nunca llegó a ser arrestado por las autoridades soviéticas, sus dos obras maestras (Vida y destino y Todo Fluye) fueron censuradas durante el periodo de Nikita Jrushchov  como antisoviéticas. La KGB registró su departamento después de que completase “Vida y destino” en busca de manuscritos, notas, e incluso las cintas de máquinas de escribir. Cuando Grossman falleció, en 1964, “Vida y destino” permanecía inédita. 
“Vida y Destino” fue publicada en 1980 en Suiza, gracias a una pequeña red de disidentes soviéticos, pasando de contrabando microfilms con la obra fotografiada secretamente por el físico Andréi Sajárov, y finalmente, publicada oficialmente en la Unión Soviética en 1988 gracias a la política de Glasnost iniciada por Mijaíl Gorbachov. Es considerada como una de las cumbres literarias del siglo XX. “Todo Fluye”, fue también publicada en la Unión Soviética en 1989.
Fuente Wikipedia.
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blogitalianissimo · 1 year ago
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Non sono l'anonimo di prima. Non voglio fare polemica. Pirandello aderì al fascismo più per convinzione o per necessità? (non è una scusante, è una constatazione, mi sembra di ricordare che aderirono al fascismo la maggior parte dei docenti universitari ). Ciò che scrive è tutto da buttare? (Secondo me no, però mi interessa la sua opinione) Voglio dire, da quel poco che ho letto mi sembra che dalle sue opere emerga una visione nichilista e assurda della realtà più che una visione ideologica "in linea" con gli ideali fasciste di ieri e ahimè di oggi (dio, patria, famiglia, identità, ecc. ecc). Ora che glielo scrivo mi viene il dubbio che il nichilismo sia fascista (non lo so, non credo, non tutto almeno! i no vax sì, cioè sì loro sono fascisti, ignoranti ma non nichilisti, non credo) cazzo, mi sono perso. Scusi il disturbo, buona serata. Grazie. Complimenti per il blog, è molto bello a partire dall'aggettivo "italianissimo" che m ricorda il cioccolato novi che adesso che è stato comprato da una multinazionale svizzera o francese è diventato ancora più italiano di prima. ecc ecc. Grazie, buonasera.
Faccio due premesse, la prima è che rispondevo ad un anon (che ha visto i tag di altri utenti al mio post) e quindi ho presupposto che il problema principale con la figura di Pirandello fosse l'adesione al fascismo, la seconda è che ho ricordi "scolastici" dello scrittore, nulla di più nulla di meno, quindi chiedo scusa se dirò boiate o inesattezze (e siete liberi di commentare). Comunque facendo una ricerca veloce su internet pare ci siano varie tesi a riguardo la sua adesione al fascismo, c'è chi dice che fosse sfiduciato dalla classe politica del tempo, chi invece pensa che il fascismo gli ricordasse gli ideali del risorgimento (di cui era ammiratore), quindi oserei dire che fosse più per convinzione che per necessità...? Sostanzialmente lui è un personaggio che in genere si collega poco al fascismo perché è morto nel 36 e non ha visto gli anni più bui del ventennio, e perché pare che nelle sue opere non sia presente l'ideale fascista (ora non so se dirti se in tutte o no), perché appunto come dici era conosciuto più per il nichilismo, ma dalle sue opere sembrava anche anarchico, anti-sistema, e queste cose qua facevano storcere il naso ai fascisti (ed è stato anche censurato dal regime se non erro).
Quindi da ignorante direi che no, non è tutto da buttare se l'ideale fascista non compare nella stragrande maggioranza dei suoi scritti, però preferisco non esprimere un'opinione più approfondita perché davvero, ammetto la mia ignoranza a riguardo e ho paura di dire stupidaggini.
Grazie per i complimenti <3, buona serata anche a te! (e per favore non darmi del lei, mi sento vecchia)
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abatcow · 10 months ago
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En defensa de la educación pública, gratuita y anti fascista.
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