#Seria A Femminile
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pernillecfcw · 8 months ago
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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La vita è una cosa seria di Sabrina Folcia: Una storia di emancipazione e resilienza. Recensione di Alessandria today
Il percorso di una donna intrappolata tra patriarcato, relazioni tossiche e la ricerca di sé.
Il percorso di una donna intrappolata tra patriarcato, relazioni tossiche e la ricerca di sé. Recensione: Una narrazione toccante tra oppressione e rinascita. La vita è una cosa seria, il primo romanzo di Sabrina Folcia, è un’opera intensa che affronta con profondità temi complessi e attuali come il patriarcato, le relazioni tossiche e l’emancipazione femminile. Il libro segue la storia di…
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scritti-di-aliantis · 2 months ago
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È un fiore prezioso. Che custodisci gelosamente. Amministri il tuo patrimonio di attrazione femminile con delicata saggezza. Centellini la tua immagine di donna seria. Frega na sega: ti voglio, ti prendo, ti scopo. Ti vengo dentro, precauzioni o no. E tu non vuoi altro, dalla vita. Altro che fiori e tenere, romantiche carezze.
Aliantis
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raccontidialiantis · 2 months ago
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Erasmus
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Sei il fidanzato di mia figlia. La sposerai e la renderai felice. Certo: l'anno scorso magari avrei dovuto pensare a ciò che sarebbe potuto accadere, tra noi tre. Io quarantacinquenne, tu venticinquenne a un paio di esami dalla laurea e infine Giuliana, mia figlia, ventunenne. Al suo primo anno di università ti ha conosciuto, vi siete immediatamente innamorati, fidanzati e subito ti ha portato a casa. Le brillavano gli occhi, quando ti ha presentato a me. Siccome venivi da un'altra città lontana seicento chilometri e dal mio divorzio noi due viviamo da sole, ci è venuto naturale farti lasciare la stanzetta dove vivevi; così avresti risparmiato i soldi dell'affitto.
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E quindi ti sei stabilito da noi. Poi dopo un po’ è saltato fuori che Giuliana avrebbe dovuto passare un anno in Polonia per l'Erasmus. Lacrime, struggimenti d'animo. Promesse d'amore e fedeltà eterni. “Non ti preoccupare: un anno passa presto. E poi ogni paio di mesi una volta vengo io, un'altra vieni tu e tireremo avanti alla grande: il nostro amore è più potente di tutto ciò che lo ostacola.” Saggia, la mia bambina, no? Non è passata neppure una settimana: al solito, di sera siamo rimasti a vedere la tv dopo cena sul divano e dopo la telefonata serale con la tua ragazza, la mia figlia stupenda, l'unica luce dei miei occhi, hai cominciato spudoratamente a guardarmi fisso, da vero sfacciato.
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E a sussurrare alla mia anima di donna trascurata dall'amore, a secco di complimenti da anni, che ero proprio una donna bella, affascinante, desiderabile. Parole di miele; suono d'angeli, per le mie orecchie. Io mi schernivo e, seria in volto, ti dicevo di smetterla. Ma non desideravo altro che sentirti farmi la corte. Le tue frasi erano un puro succo d'amore, per la mia anima femminile assetata di ammirazione e attenzione maschili. E poi che le mie gambe e il mio culo ancora bello sodo (cafone!) ti stavano facendo impazzire di passione, che il mio profumo e il mio sorriso ti avevano completamente conquistato, che avevi sempre sognato di possedere una femmina calda e intelligente, dolce e coccolona come me.
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Che desideravi succhiare dai miei capezzoli. Io ero viola dall'imbarazzo. Ma dentro di me non vedevo l'ora che mi saltassi addosso. Erano diversi giorni che mi ronzavi attorno, capivo che oggettivamente eri desideroso di mettermi le mani ovunque: mi hai puntata dallo stesso giorno in cui mia figlia è partita. Una donna di quarantacinque anni, che sia stata già sposata, lo sgama subito e lei spesso è, per un uomo che la sappia interessare con intelligenza, una preda facilissima. Checché se ne dica. Tu mi studiavi anche da prima della partenza di Giuliana, l'avevo capito dal primo giorno. Poi quella sera sei passato appunto a tattiche di avvicinamento esplicite. Mi volevi. Mi desideravi.
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Le tue erano tutte manovre a cui ho cercato debolmente di sottrarmi. Ma più mi parlavi, più non volevo altro che te dentro di me. Ti pensavo segretamente anch'io: da mesi. Moltissimo. Avevi capito in qualche modo che mi davo piacere da sola nel letto, sentendovi scopare di notte e immaginandomi sotto di te. Demonio. E quindi alla fine mi sono decisa a cedere: tanto, se deve essere, che sia. T'ho detto solo: “va bene. Ti farò sfogare su di me i tuoi istinti di maschio, però mi devi promettere che non lo dirai mai a Giuliana.” Tu mi hai sorriso e me l'hai giurato. Una madre non vuole certo far soffrire la figlia e così, rassicurata, non ho ragionato più!
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Inoltre, pensavo per giustificarmi, cercando al tempo stesso di tacitare la mia coscienza, la mia tutto sommato forse era soltanto una... prova su strada della tua piena funzionalità di maschio. Così: per accertarmi di quali mani d'uomo avrebbero preso in consegna mia figlia. Non ce l'ho fatta più: ti ho slacciato la cintura, sceso i calzoni e ti ho subito preso in bocca l'uccello. Ero affamata di cazzo. Del tuo cazzo. Quanto m'hai fatto godere, quella sera! Erano anni che non sentivo il piacere così intenso di un membro d'uomo che mi riempie la bocca, che scende inesorabile fino ad arrivarmi in gola. Godevo del cazzo grosso e duro di un giovane che cercava d'esplodere il suo piacere proprio dentro di me!
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Un uomo solido che, imperioso e bello come un Dio greco, stantuffava ovunque dentro al mio corpo, da vero signore: prepotente e mio padrone totale. Dio che sensazione meravigliosa. Mi rivoltavi come un calzino. Facevi ciò che più ti piaceva del mio culo. E io ti lasciavo distruggermi la psiche e tutti i miei valori di mamma e donna di mezz'età irreprensibile. E che dimensioni, il tuo cazzo, poi! Avere per casa un bellissimo stallone che mi desiderasse è stato per me per tutto il tempo in cui è durato un vero afrodisiaco. M'hai ridato la vita. T'ho fatto scopare regolarmente da subito e l'ho preso appunto molto volentieri maggiormente nel culo.
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Ogni mattina, diligente e golosa, ho sempre inghiottito tutto il tuo sperma. Abbiamo dormito spesso insieme la notte intera nel mio letto matrimoniale e nel totale segreto abbiamo fatto dei numeri che nemmeno da giovanissima con mio marito. Sento che anche tu in quest'anno passato in intimità ti sei affezionato molto a me e che forse un pochettino mi ami anche. Per te sono stata un po’ mamma e un po’ puttana. Ma domani sera Giuliana ritornerà. Quando la riavrò a casa sarà la mia gioia e la mia disperazione. Pregherò per poterti avere ancora, in qualche modo. Di nascosto da mia figlia. Ma mi devo dare una calmata. Ci dobbiamo frenare entrambi.
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Cazzo, che dipendenza che sei! Ormai tu costituisci per me una vera droga. Sono una donna in amore e in calore per te. Instupidita completamente. Ma ora approfittiamo ancora di questa notte insieme. Ti prego: amiamoci finché non verrà il giorno tiranno. Dormi con me. Stammi dentro e sopra il più a lungo possibile. Voglio conservare il tuo odore e i tuoi graffi sul mio corpo. E dentro l'anima: sono quelli che sanguinano di più. Ho lubrificato per bene il mio culo per te, se lo vuoi. Ti sto aspettando per accoglierti come meriti, uomo mio segreto. Ti voglio: sborra più volte dentro di me, stanotte, ti prego. Usami come vuoi. Sii il mio maschio padrone ancora un'ultima volta.
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E fammi sentire femmina desiderata, bramata, strapazzata: succhia i miei seni per ore. Scopami forte e dimmi le bugie più dolci. Dimmi che mi ami, che mi vuoi, che sono bellissima, che desideri il mio culo, la mia bocca e la mia fregna più di quanto non desideri la mia bellissima Giuliana. So che non posso certo competere, ma una femmina in calore s'aggrappa a qualsiasi cosa. Io ci crederò, mi illuderò. Voglio che poi al mattino tu mi faccia tornare con i piedi per terra e mi umilii chiamandomi troia, puttana, vecchia succhiacazzi: tra le lacrime ti bacerò, ti succhierò e farò tutto ciò che mi comanderai un'ultima volta, prima di andare in aeroporto, di dividere i nostri corpi e ricomporci. L'ultima notte con te.
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RDA
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gregor-samsung · 1 year ago
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“ La Cia odiava i Kennedy e manovrava per affrancarsi definitivamente dall’amministrazione, ma l’idea che abbia ammazzato Kennedy è stupida. E se Kennedy intendeva smantellare la Cia pezzo per pezzo come aveva promesso di fare avrebbe dovuto iniziare almeno due amministrazioni prima. Adesso era di gran lunga troppo tardi. La Cia odiava anche Hoover e a sua volta Hoover odiava i Kennedy e la gente dava per scontato che Hoover se la facesse con la mafia, ma la verità è che la mafia aveva infiniti dossier su Hoover in versione travestito – agghindato con biancheria intima femminile – e questo ha determinato un’impasse che ha bloccato la situazione per anni. Naturalmente c’è dell’altro. Ma se tu dicessi che è colpa di Bobby se hanno ammazzato suo fratello – che lui adorava – dovrei dirti che non hai tutti i torti. La Cia ha deportato Carlos nella giungla guatemalteca ed è volata via facendogli ciao con la mano. Difficile immaginare cosa avessero in mente. L’hanno lasciato lí – dove aveva un passaporto falso – e per finire il suo avvocato si è fatto vivo e insieme sono stati trasportati di peso nella giungla di El Salvador e abbandonati lí a forgiarsi una nuova vita. In mezzo alla calura, al fango e alle zanzare. In abiti di lana. Se la son fatta a piedi per una trentina di chilometri finché si sono imbattuti in un villaggio. E, Dio sia lodato, un telefono. Di ritorno a New Orleans, Carlos ha convocato una riunione alla Churchill Farms – la sua residenza agreste – e schiumava di rabbia a proposito di Bobby Kennedy. Ha guardato le persone nella stanza – mi pare che fossero in otto – e ha detto: Lo sistemo io, il bastardino. È seguito un silenzio. Tutti sapevano che la riunione era seria. Da bere sul tavolo non c’era niente fuorché acqua. Alla fine qualcuno ha detto: Perché non sistemiamo il bastardone? E questo è quanto. Non sono sicuro di capire. Se ammazzavi Bobby poi avresti dovuto vedertela con un incazzatissimo JFK. Ma se ammazzavi JFK allora suo fratello sarebbe rapidamente passato da procuratore generale degli Stati Uniti ad avvocato disoccupato. Come fai a sapere tutto questo? Giusto. Il punto è che i Kennedy non erano assolutamente in grado di afferrare l’implacabile etica di guerra dei siciliani. I Kennedy erano irlandesi e credevano che si vincesse parlando. Non si erano veramente resi conto che esisteva quest’altra cosa. Ricorrevano ad astrazioni per fare discorsi politici. La gente. La povertà. Non chiedete cosa il vostro paese bla bla bla. Non capivano che in giro c’era ancora gente che credeva davvero in cose come l’onore. Non avevano mai sentito Joe Bonanno esprimersi sull’argomento. È questo che rende il libro di Kennedy cosí improbabile. Benché in tutta onestà c’è da chiedersi se l’abbia mai anche solo letto. Io prendo il pollo grande. “
Cormac McCarthy, Il passeggero, traduzione di Maurizia Balmelli, Einaudi (Collana Supercoralli), 2023; pp. 336-337.
[Edizione originale: The Passenger, Alfred A. Knopf Inc., 2022]
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frankilh · 17 days ago
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Wicked, la mia recensione (ma più I LOVE ARI!)
Prima del 2024 non conoscevo minimamente la storia di wicked, ne tantomeno "il mago di oz" era la mia storia preferita, all'uscita del trailer mi sono incuriosita solo per la presenza di Arianna Grande (che non è tra le mie cantanti preferite) cui ricordo come molti nella sua performace da inizi carriera come Cat in Victorius, uno show che da bambina guardavo ridendo, ora però con le scioccanti rivelazioni sorte sulla produzione di Nickelodeon riguardare quel programma mi fa capire tante di quelle scene :(
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Arianna Grande qui fece il suo debutto interpretando l'iconica Cat dai capelli rossi, un personaggio privo di profondità e tossico dipendente dei bible (non so se l'ho scritto giusto).
quindi potete immaginare quanto sia stata sorpresa di vedere quella Cat svampita dalla recitazione infantile, trionfare sul grande schermo e affermarsi dopo tanti anni come attrice seria e talentuosa. Ma non ci sono parole per descrivere come questo suo cambiamento e affermazione di se mi abbia conquistata, ammetto infatti di averla rivalutata completamente, ha dato tutta se stessa per il ruolo di Glinda, un personaggio femminile potente e gentile come la sua attrice.
lei e Cyntia sono un duo perfetto, hanno affinità e una chimica passionale soprattutto quando cantano insieme. Cynthia è forte, potente, so che era stata proposta lady gaga come ruolo di elphaba agli inizi della produzione ma grazie a dio e dico GRAZIE A DIO Cynthia è scesa dal cielo con la sua scopa per regalarci uno degli assolo di musical più meglio riusciti "Defyind Gravity", il momento più bello di quella canzone che adoro è quando Glinda la saluta per l'ultima volta con i hope your happy, la loro separazione spezza il cuore, fa pensare a come tanti amici si lasciano e prendono sentieri diversi e il mondo colorato diventa grigio perchè si diventa grandi e allora si deve lasciare andare i legami di un tempo, per essere forti in un mondo in cui tante volte ci si sente soli.
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wicked ha un posto speciale nel mio cuore, è un film da considerare (di guardare in inglese ovviamente) perchè oltre alla sua attualità, al suo divertimento e alla sua musica è uno dei pochi film di questo decennio di remake e sequel che racconta qualcosa di nuovo.
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spettriedemoni · 1 year ago
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Arisa
Fa discutere il post di Arisa su Instagram in cui lei nuda dichiara di cercare marito. Certo forse Instagram non è il posto migliore dove cercare una relazione seria, ma quello che mi colpisce è altro.
Da una parte le critiche da parte spesso di donne, dall’altra le critiche di chi la definisce bifobica perché tra le preferenze di possibili candidati mette una postilla in cui dice che cerca uomini cui piaccia l’organo genitale femminile e soprattutto il suo.
Devo dire che quest’ultima critica mi ha lasciato alquanto perplesso.
Detto ciò, le auguro di trovare ciò che cerca.
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ffschweden · 9 days ago
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Klara Andrup säkrar viktig poäng för svensklaget
BPs förra anfallare Klara Andrup säkrade en mycket viktig och sensationell poäng för sitt Napoli. Napoli som är jumbo i den italienska Seria A Femminile spelade i dag borta mot serleledande Juventus som ledde med 1:0 genom Sofia Cantore innan Andrup kvitterade till slutresultatet 1:1 i den 74:e minuten. I svensklaget Napoli spelade Loreta Kullashi, Marija Banusic och Klara Andrup alla från…
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notiziariofinanziario · 19 days ago
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Gli anni Ottanta hanno segnato l’apice del successo di Marisa Laurito, soprattutto al fianco dell’amico Renzo Arbore. Una vita privata lontana dai riflettori Marisa Laurito è conosciuta per la sua carriera artistica, ma anche per la sua vivace personalità. Nonostante la notorietà, è sempre stata discreta riguardo alla sua vita privata, preferendo mantenere una netta separazione tra la sua sfera personale e quella professionale. Molte informazioni le si devono all’uscita nel 2021 dell’autobiografia Una vita scapricciata, dove Laurito si racconta dagli esordi con De Filippo alle nozze durate solo tre mesi con l’ex calciatore Cordova. Marisa Laurito non ha figli e racconta di aver avuto relazioni importanti, pur sottolineando di non aver mai sentito la necessità di conformarsi a modelli tradizionali di vita familiare. Se gli amori di Marisa Laurito non ha dato i risultati attesi dalla protagonista, la convivenza con un ex imprenditore bresciano funziona benissimo dal 2002. “È una persona speciale, solida, piacevole, ma soprattutto seria”, il racconto di Marisa Laurito dell’uomo conosciuto in un bar grazie all’amico Renzo Arbore. “Conobbi Renzo grazie a Luciano De Crescenzo. In quel periodo io ero primadonna al Bagaglino e approdare a Quelli della notte, in una banda di sciamannati, per me fu un tuffo nel buio: era tutto un gioco in cui i primi a divertirsi, prima ancora del pubblico, eravamo noi”, le parole di Laurito. L’amicizia tra Marisa e Renzo dura ancora oggi più forte che mai. Un altro legame importante per Marisa Laurito è quello con la propria città natale, Napoli. Un amore viscerale in grado di influenzare profondamente la sua carriera e il suo stile artistico. Marisa Laurito: l’arte di re-inventarsi L’attrice, cabarettista e conduttrice Marisa Laurito nasce a Napoli il 19 aprile 1951. Si avvicina al mondo della recitazione fin da giovanissima, entrando a far parte della compagnia teatrale di Eduardo De Filippo. Dal suo maestro cerca di carpire ogni più piccolo segreto. Debutta con lui nel 1969 in Le bugie con le gambe lunghe, per poi firmare il primo contratto il giorno del suo 21esimo compleanno, che all’epoca determinava la maggiore età. In seguito entra a far parte del gruppo I Cabarinieri, inaugurando il 15 dicembre 1972 il Teatro cabaret Sancarluccio di Napoli. Nella seconda metà degli anni ’70 prende parte come comparsa a molte trasposizioni televisive delle opere di De Filippo trasmesse dalla Rai. In totale recita in una ventina di film. Il debutto al cinema arriva nel 1976, prima in piccole parti, come in Pari e dispari con Bud Spencer e Terence Hill, poi con ruoli più incisivi, come in I guappi non si toccano del 1979, con Pino Mauro e Richard Harrison, oppure in La pagella del 1980 con Marc Porel. In quest’ultima pellicola Marisa Laurito interpreta la moglie del protagonista Mario Trevi. Negli anni ’80 acquisisce molta popolarità lavorando a fianco di Renzo Abore in Quelli della notte e con Raffaella Carrà nello show di prima serata Buonasera Raffaella, andato in onda tra il 1985 e il 1986. Come conduttrice riscuote un buon successo alla guida di trasmissioni come Marisa la nuit del 1987 e nell’edizione ’88/’89 di Domenica In, diretta da Gianni Boncompagni. In quell’occasione canta la sigla Ma le donne, brano che contribuisce ad aumentare la sua popolarità tra il pubblico. Proprio come cantante partecipa al Festival di Sanremo 1989 con la canzone Il babà è una cosa seria. Le sue esibizioni sul palco dell’Ariston sono ricordate anche per i suoi abiti da sera piuttosto voluminosi e appariscenti. Sono gli anni del maggior successo, culminato con la vittoria del Telegatto nel 1989 come personaggio televisivo femminile dell’anno. Nei primi anni ’90 alterna nuovamente con buon riscontro di pubblico l’attività di attrice e quella di conduttrice. Passata su Canale 5, conduce Paperissima al fianco di Ezio Greggio. Il successivo ritorno in Rai è accompagnato da alcuni programmi non fortunatissimi in quanto ad ascolti, come Caro bebè del 1995 in collaborazione coi Trettré. Nel 1997 torna a recitare, facendo parte del cast della seconda stagione della fiction Dio vede e provvede, con Angela Finocchiaro, Maria Amelia Monti e Nadia Rinaldi. Negli anni 2000 si dedica prevalentemente al teatro, tralasciando l’attività televisiva. Tra il 2006 e il 2009 porta in scena Menopause the Musical, per la regia di Manuela Metri. Tra il 2009 e il 2010 interpreta il ruolo di Consolazione nella commedia Aggiungi un posto a tavola. Nella stagione 2013-2014 torna in tv come una delle conduttrici del programma I fatti vostri di Rai2, nel quale si occupa della rubrica di cucina. Nell’autunno del 2014 è una delle concorrenti di Ballando con le stelle, dove viene eliminata nella prima puntata. Nel 2020 viene scelta come direttrice artistica del Teatro Trianon di Napoli. Nel febbraio del 2023 è protagonista, in sostituzione di Orietta Berti, della seconda edizione del programma Quelle brave ragazze, al fianco di Mara Maionchi e Sandra Milo. L’anno successivo è giudice della terza edizione di Celebrity Chef, programma al quale aveva già partecipato come concorrente nella prima edizione. Dal 2022 prende parte alla fiction Mina Settembre, dove Marisa Laurito interpreta ruolo di Rosa, la zia di Mina. Read the full article
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zibaldone-di-pensieri · 3 months ago
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Una parte di me vorrebbe che la Roma finisse davvero in serie b
Avete cacciato Mou, avete cacciato DDR, avete cacciato Juric, la dirigenza è semplicemente imbarazzante, metterei la firma subito per farvi retrocedere
Però in fondo voglio bene alla Roma, anche se di più al settore femminile, quella sì che è una squadra seria con un allenatore serio e soprattutto delle calciatrici serie e professionali
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mblaengsel · 4 months ago
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su tumblr sono estremamente saffica ma in realtà mi piacciono anche gli uomini. semplicemente ho un’attrazione forte per il corpo femminile, ma romanticamente non so se avrei davvero una relazione con una donna. con gli uomini il contrario, mi attraggono romanticamente (nel senso che mi ci vedo ad avere una relazione, ne ho avuta solo una seria con un uomo e poi altre occasionali) e sessualmente pure ma dopo aver aver fatto i preliminari con una donna da li letteralmente non faccio altro che amare e desiderare di andare a letto con una donna, di baciare il corpo di una donna e cosi via. abito in una città piena di wlw ma non trovo nessuna con cui fare un’esperienza del genere. non ho l’energia da dedicare a una relazione seria pur volendo, ma il desiderio di farlo con una donna è alle stelle quindi vi prego fem di milano fatevi avanti conosciamoci ho bisogno di baciare toccare una donna ancjdjckcm
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rideretremando · 6 months ago
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"TEORIA E PRATICA DELLE PAROLACCE IN LETTERATURA
1. Sgomberiamo subito il campo da un tipo tutto particolare di “parolaccia”: la bestemmia. Isacco Turina, sociologo, ricercatore presso l’Università di Bologna, e anche poeta interessante, si laureò nel 2000, relatore lo stimatissimo Paolo Giglioli, con una tesi intitolata: «Maledire Dio. Studio sulla bestemmia», dotata di un capitolo – il quarto – dedicato agli “aspetti linguistici e letterari”. Se l’argomento vi interessa, cercatela in rete: con un po’ di pazienza si trova, e dentro c’è tutto quello che vi serve.
2. La Treccani così definisce la parolaccia: «Parola sconcia, volgare (anche per insulto), oppure blasfema». In realtà, come sappiamo tutti, i confini tra ciò che è «volgare» e ciò che non lo è sono piuttosto porosi, nonché mutevoli nel tempo. Per di più, esistono almeno tre modi di profferire una parolaccia: seriamente, buffonescamente e affettuosamente. La parolaccia seria è quella veramente sgradevole; la parolaccia buffonesca, alla Rabelais, è tale che più grande e più sconcia e più oscena è, e più fa ridere; la parolaccia affettuosa vive nel regno dell’intimità delle coppie, e anche i più dolci innamorati, come noto, non ne fanno risparmio.
3. In realtà le parole «volgari» sono, nella nostra come in tante altre lingue, più invasive di quanto non si creda. Per esempio: i dizionari etimologici, a proposito della parola «monello», si nascondono dietro ipotesi dalla dubbia credibilità: c’è chi la fa derivare dal latino «monedula», «gazza» (usato come vezzeggiativo, come oggi chi dicesse «passerottino»), chi dallo spagnolo «mòna», «scimmia», chi l’ha interpretato – ma chissà perché – come un diminutivo di «Simone». Quando lo sanno tutti che «monello» deriva dal veneto «m*na», organo genitale femminile: la «monella» era la bambina, in quanto portatrice di una «m*na piccola». Il maschile è venuto dopo. Avete bisogno che vi spieghi da dove vengono i «ca**otti»? O volete credere alla favola che derivino da «capitium», una forma corrotta (e non attestata da nessuna parte: si tratta di un’etimologia ipotetica) di «caput», da cui verrebbe anche lo spagnolo «cabeza»? Ma suvvia. Quanto alla f*ca, davvero pensate che nasca maschile (fico!) e che sia legata alla radice germanica «fagar»? Davvero i linguisti devono essere ciechi…
(No, ho scherzato. Le etimologie riportate dai dizionari sono ovviamente serissime e credibilissime. E tuttavia…).
4. Gli anni Settanta, lo sappiamo, furono gli anni della liberazione: del corpo, e delle parole del corpo. Tempestivissimo come al solito, Alberto Moravia gi�� nel 1971 pubblicò «Io e lui», romanzo nel quale il «lui» in questione era il ca**o dell’«io». Non per nulla questo è uno dei pochissimi romanzi di Moravia che non disponga di una propria voce in Wikipedia. Il decennio della liberazione del corpo si chiuse, nei fatti, nel 1981, con l’ordinanza di sequestro del libro di racconti di Pier Vittorio Tondelli «Altri libertini» «per il suo contenuto luridamente blasfemo ed osceno nella triviale presentazione di un esteso repertorio di bestemmie contro le divinità del cristianesimo, nonché di irriferibili turpiloqui». Il libro di Tondelli fu assolto con formula piena; ma provvide l’autore stesso, in successive edizioni, a «ripulire» il testo dalle bestemmie innanzitutto e da gran parte delle oscenità. Tutto cominciò, forse, il giorno in cui, durante una pubblica lettura, Tondelli provò, leggendo certe pagine, un senso di vergogna, un bisogno di giustificarsi: «Ero un ragazzo…» (questa cosa la cito a memoria: Tondelli la racconta da qualche parte, forse in «Un week-end postmoderno» o in «L’abbandono»). Negli anni Ottanta e Novanta le «parole del corpo» smisero gradualmente di essere goduriose, carnevalesche, rabelaisiane, e cominciarono a diventare grigissimamente politiche.
5. La questione è, come sempre, quella della possibilità di dire. Nelle opere letterarie di genere buffonesco è sempre stato possibile dire di tutto, perché nulla era serio; nelle opere letterarie di genere serio si poteva dire solo ciò che era convenzionalmente ritenuto serio. Nel Settecento, per dire, tutto il corpo in sé, e tutte le sue funzioni, appartenevano al non-serio: abbiamo così caterve di romanzi i cui personaggi camminano, parlano, duellano, fuggono, fanno insomma le solite cose da romanzi, ma praticamente mai mangiano (per tacer dell’andare di corpo e dell’orinare). Il principale ostacolo alla pubblicazione di «Ulisse», di James Joyce, fu la celebre scena del quarto capitolo nella quale Leopold Bloom esce in giardino, si rifugia nel casotto, e caca. A quel tempo, in terra anglosassone, non solo gli autori e gli editori ma anche gli stampatori potevano essere perseguiti per il reato di pubblicazione oscena: e così non si trovava nessuno che stampasse (la prima edizione uscì nella più libertina Francia). Oggi, come direbbe il Dumarsais, si sentono più parolacce in venti minuti di lavori parlamentari che in una giornata di chiacchiere tra adolescenti: e il potere eversivo (se mai ha avuto un potere eversivo) della parolaccia si è annullato. Se volete far soprassaltare il lettore sulla sedia, oggi come oggi, ci vuole ben altro che un vaffanculo. Forse una pagina immacolatissima risulterebbe più eversiva.
(La battuta originale del Dumarsais, celebre grammatico francese del Settecento, è: «Si fanno più figure retoriche in un solo giorno di mercato alle Halles che in molte giornate di assemblee accademiche»).
6. Torna ciclicamente l’eterna questione degli eufemismi. L’eufemismo serve a non dire la parolaccia. Ma è chiaro che, nel momento in cui un eufemismo appare scritto, nella mente del lettore la parolaccia apparirà. Quindi si può dire che tra l’eufemismo e la parolaccia esplicita c’è una sola differenza: l’eufemismo è vile. Il punto è che in pressoché tutti i testi in cui mi sia capitato di incontrare le parolacce, esse venivano messe in bocca ai personaggi. Si tratta quindi di decidere: abbiamo, nel testo tale, un narratore coraggioso che mette in scena un personaggio vile, o abbiamo un narratore vile che non ha il coraggio di far dire una vera parolaccia al personaggio? Alessandro Manzoni, «I promessi sposi», capitolo primo: don Abbondio incontra i bravi:
«“Ma,” interruppe questa volta l’altro compagnone, che non aveva parlato fin allora, “ma il matrimonio non si farà, o…” e qui una buona bestemmia, “o chi lo farà non se ne pentirà, perché non ne avrà tempo, e…” un’altra bestemmia».
Dove si arriva all’ossimoro, ovviamente ironico, della «buona bestemmia». Ai posteri l’ardua sentenza. Tutto diverso è il caso in cui non un personaggio dica le parolacce – intendo: nemmeno un personaggio narrante – ma le dica proprio il narratore. Questa sì sarebbe, pensateci, anche oggi che tutto sommato tutto è permesso, o giù di lì, una cosa veramente scandalosa. O forse addirittura eversiva.
7. Ci sono però, imprevedibilmente, anche eufemismi che non sono tali, ovvero falsi eufemismi: espressioni che sembrano eufemismi ma non lo sono. Uno per tutti, il celeberrimo “Porca paletta!”. Trovo nel blog di Alberto Cassone (tracconto.wordpress.com) questa spiegazione, e la trovo, come si usa dire, troppo bella per non essere vera:
«“Porca paletta!”, locuzione popolare italiana impiegata per esprimere un sentimento di rammarico (similmente all’interiezione “accidenti!”) ha origine da un francesismo. Nicolas Capalette era, infatti, il nome di un generale francese, attivo sul suolo italiano in epoca napoleonica, il quale non ne combinava una giusta, mettendo sempre nei guai i suoi soldati. La sua incompetenza e goffaggine erano proverbiali; tra il popolo italiano si era diffuso, quindi, il modo di dire sarcastico “(C’est) Pour Capalette!”, utilizzato ogni volta che qualcuno faceva una stupidaggine, una gaffe, un errore grossolano – tale errore veniva così “dedicato a Capalette”. In seguito, perdendosi gradualmente la memoria dell’origine di questo modo di dire e anche a causa della sua frequente cattiva pronuncia, si diffuse la forma errata “porca paletta”, per analogia con altre locuzioni interiettive, quale ad esempio “porca miseria”; con l’affermazione di tale forma errata si smarrì anche il carattere sarcastico dell’espressione originaria, così che la nuova locuzione non rappresenta oggi altro che una semplice variante del summenzionato “accidenti!”».
8. La lingua italiana, peraltro, non dispone di parole «pulite», di parole «non -acce» per nominare seriamente certe cose. Non abbiamo nemmeno un verbo «pulito» che esprima direttamente l’azione sessuale: noi italiani «facciamo l’amore», «facciamo sesso», ma «sco*are» o «trom*are»” già sono parole piuttosto -acce (poi, certo, dipende dalle sensibilità). Per nominare la parte del corpo che reca gli occhi e la bocca possiamo dire faccia (registro basso), viso (registro medio) o volto (registro alto), ma per il ca**o e il culo e la f*ca non abbiamo altrettanta fortuna: le parole «p*ne», «vag*na», «vu*va», l’eufemismo «me*bro», eccetera, difficilmente possono essere usate seriamente in una narrazione seria. Dobbiamo sempre scegliere tra il volgare e l’anatomico, una parola per tutti i giorni, una parola da usare civilmente in qualunque situazione, non ce l’abbiamo. Peccato.
9. Ancora peggio degli eufemismi sono i puntini di sospensione, i trattini di troncamento, addirittura gli asterischi. Se si taglia a metà una parolaccia, o un’espressione oscena, o una bestemmia, il lettore comunque capirà: comunque nella sua mente la parolaccia, o l’espressione oscena, o la bestemmia, si formeranno. E così, paradossalmente, l’autore che decida di usare questi mezzucci – l’eufemismo, i punti di sospensione, eccetera – riuscirà nel più temibile dei risultati: senza parlar volgare lui, senza bestemmiare lui, riuscirà a costringere il lettore, anche il più pudico o il più timorato di Dio dei lettori, a parlar volgare e bestemmiare. Per carità: uno che scrive può darsi gli scopi che vuole. Ma questo lanciare il sasso e nascondere il braccio, è uno scopo onorevole? (In questo post, in effetti, ho usato gli asterischi: ma solo per non incorrere nelle ire di Face*ook).
10. Avevo detto che non avrei parlato in particolare della bestemmia. E invece sì, ne parlo. Citando questo passo da Libera nos a Malo, di Luigi Meneghello. Una meraviglia. Dove la bestemmia si trasfigura in lode del Creato (con la C maiuscola).
«Cicana sapeva un numero infinito di bestemmie; altre ne inventava. Una volta scommise di dirne trecentocinquanta tutte diverse una dietro l’altra, e vinse senza impegnarsi a fondo. Lo ascoltavamo incantati; era come una lauda pervasa da un vivo sentimento della natura e da un attento spirito di osservazione.
«Era di pomeriggio, ed eravamo nell’angolo d’ombra dell’ultima casa verso il ponte del Castello. La stramba litania ci faceva sfilare davanti agli occhi animali esotici e piccoli mammiferi nostrani, uccelli, pesci e rettili, la fauna dei letamai intenta ai suoi traffici, e la gaia flora dei marciapiedi, i grandi sputi gialli dei tabaccanti, scarlatti dei tisici. […] Le bestie selvatiche e domestiche, quelle innocue e quelle feroci, i pachidermi e le piccole polde, e fino i microbi e i bacilli che si stenta a vedere a occhio nudo; le bestie dell’aria, dalle poiane altissime agli sciami folti e bassi dei moscerini, le bestie del giorno e della notte, quelle delle acque limpide e dei gorghi scuri.
«Alle cento bestemmie Cicana lasciò il regno animale e passò alle piante, alle erbe, ai licheni, alle muffe; sulle duecento entrò nel mondo bruto della materia inanimata; alle trecento cominciò a toccare la sfera delle arti e dei mestieri, le strutture della società, il gioco delle passioni umane.
«Terminò col microcosmo dell’Uomo, dei suoi visceri attraenti insieme e repulsivi, delle sue mirabili funzioni fisiologiche; e compiuto il numero delle bestemmie pattuite, ne aggiunse alcune altre in supplemento, sciogliendo un inno all’Amore che chiamava però in altro modo: ormai faceva accademia, e fu fermato alle trecento e settantuna.
«Concluse con una bestemmia breve e solenne, raddoppiando il Nome di Dio».
(Giulio Mozzi)
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cinquecolonnemagazine · 10 months ago
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Università italiane e scelte che fanno riflettere
Alcune università italiane, negli ultimi giorni, stanno facendo parlare di loro. Sono balzate agli onori delle cronache non per questioni puramente didattiche ma per scelte destinate a far riflettere. L'Università di Torino e la Scuola Normale di Pisa hanno espresso le loro remore sui progetti di collaborazione con Israele. L'Università di Trento ha deciso di adottare il femminile sovraesteso mentre l'Università per Stranieri di Siena ha sospeso le attività didattiche per la fine del Ramadan. Università italiane: Torino e La Normale di Pisa Il 19 marzo l'Università di Torino ha deciso di non partecipare al ‘Bando Scientifico 2024’ del 21 novembre 2023 in attuazione dell’Accordo di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica Italia-Israele. Il bando è aperto a progetti di ricerca in tre settori (tecnologia del suolo, dell’acqua e ottica di precisione) la cui scadenza è il prossimo 10 aprile. I progetti selezionati saranno finanziati dal governo italiano e da quello israeliano per la realizzazione di tecnologie dual use. Tecnologie, cioè, che possono essere utilizzate sia in campo civile che militare. La decisione presa dal Senato accademico è arrivata dopo una massiccia mobilitazione da parte dei collettivi studenteschi. Una settimana dopo, il 26 marzo, il Senato accademico della Scuola Normale di Pisa ha approvato un documento nel quale ha chiesto il cessate il fuoco a Gaza. Contestualmente l'ateneo ha invitato le istituzioni preposte, vale a dire il ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale e il ministero dell’Università e della Ricerca, a rivedere quei progetti di collaborazione internazionale che prevedono la creazione di prodotti o tecnologie dual use. L'Università di Trento e il femminile sovraesteso La grammatica italiana prevede che si usi il genere maschile plurale anche quando si parla di gruppi misti e il maschile singolare anche quando ci si riferisce a cariche ricoperte da donne. La scorsa settimana l'Università di Trento ha approvato il nuovo regolamento generale di ateneo che presenta una novità in questo senso. Nel documento, infatti, come illustrato nell'Art.1, i termini femminili usati fanno riferimento a tutte le persone, cioè anche agli uomini. Nel 2017, l'ateneo aveva approvato un vademecum per un uso del “linguaggio rispettoso delle differenze” per promuovere un uso non discriminatorio della lingua italiana sia nella vita quotidiana della comunità universitaria, come eventi pubblici, sia nella produzione di testi amministrativi. L'introduzione del femminile sovraesteso risponde a questa esigenza poiché menzionare le persone sia al maschile che al femminile avrebbe prodotto un testo troppo pesante. L'Università italiana per stranieri di Siena Altro gesto in solidarietà con il popolo palestinese è stato promosso dall'Università italiana per stranieri di Siena che ha deciso di sospendere l'attività didattica per il 10 aprile. Quel giorno, per il mondo musulmano, cadrà l'’Id al-fitr’, la festa che si celebra per la fine del Ramadan. Come spiegato dal rettore, Tommaso Montanari, la decisione rappresenta, appunto, un gesto di solidarietà nei confronti dei palestinesi, sottoposti a un "inaudito massacro" e la cui maggioranza è costituita da musulmani. Il professor Montanari ha ribadito che le lezioni saranno sospese anche l'11 ottobre 2024, in occasione del Kippur, a un anno dall'attacco del 7 ottobre. Qualche riflessione Le decisioni delle università di Torino, Pisa e Siena che, come ben sappiamo, hanno sollevato un polverone di polemiche, meritano una seria riflessione. A quanti hanno accusato La Normale di Pisa di essersi schierata contro Israele, di volerla boicottare o di non promuovere il dialogo tra i popoli, il rettore Luigi Ambrosio, ha contrapposto una risposta che dovrebbe fare scuola. In questo momento storico riteniamo doveroso e urgente promuovere una riflessione non solo interna, ispirata dall’Articolo 11 della nostra Costituzione in merito al rischio di cosiddetto “dual use” – civile ma potenzialmente anche militare – di alcune ricerche scientifiche e tecnologiche Dopo mesi in cui la parola pace viene puntualmente soffocata dal diritto alla difesa, le azioni nate in un ambito, come quello universitario, in cui si istruisce e si forma, appaiono come una boccata di aria fresca. In un momento storico in cui piccole scintille rischiano di diventare ogni giorno grandi incendi alimentati da venti di guerra sempre più forti, abbiamo un disperato bisogno di ricordare che il nostro Paese ripudia la guerra come strumento per risolvere le controversie internazionali. Siamo pronti a sostenere un popolo straniero in una guerra ma non ad accettare che possa vivere le sue tradizioni nel nostro Paese. L'opera di "diffusione del plurilinguismo e del multiculturalismo in sintonia con le linee dettate dalle Istituzioni europee e dall’Onu", che è il fondamento delle scelte dell'Università di Siena, ci fa paura. Non ci fa paura, invece, pensare di rivolgerci a un gruppo costituito da uomini e donne utilizzando il femminile plurale. In una scelta simile vediamo davvero la volontà di abbattere dei muri o semplicemente aderiamo a un'altra moda? In copertina foto di Elly da Pixabay Read the full article
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carmenvicinanza · 1 year ago
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Angela Finocchiaro
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Angela Finocchiaro, bravissima ed eclettica attrice italiana che calca il palcoscenico dagli anni Settanta.
Ha recitato in circa sessanta film oltre che in numerosi programmi televisivi, alcuni dei quali hanno fatto la storia della nostra televisione.
Ha vinto due David di Donatello, un Nastro d’argento e quattro Ciak d’oro.
Nata a Milano il 20 novembre 1955, ha lasciato la facoltà di medicina per dedicarsi a tempo pieno al teatro, contribuendo a fondare le compagnie Teatro del Sole, Quelli di Grock e Panna Acida con cui ha mosso i primi passi in scena, spesso scrivendo anche i testi degli spettacoli.
L’incontro con Maurizio Nichetti, regista e attore dalla comicità surreale, ha segnato i suoi esordi cinematografici, nel 1979 è stata nel cast di Ratataplan, e l’anno successivo in Ho fatto splash. In televisione sono stati accanto in Quo vadiz?, programma realizzato con Gabriele Salvatores.
Nel 1981 ha ideato e condotto la trasmissione radiofonica Torno subito.
Accanto ai tanti impegni teatrali, in Italia e all’estero, la sua acuta comicità ha espresso il meglio di sé nello storico programma La TV delle ragazze, condotto da Serena Dandini.
La collaborazione con Stefano Benni l’ha portata nei maggiori teatri italiani con diversi spettacoli come La misteriosa scomparsa della Signorina W, Pinocchia, Benneide, Mai più soli e Bestia che sei.
L’interpretazione di Maria nel film La bestia nel cuore di Cristina Comencini del 2005 le è valsa il Nastro d’argento, il David di Donatello, il Ciak d’oro come migliore attrice non protagonista, il Premio Wella Cinema Donna al Festival del Cinema di Venezia e il premio Queen of Comedy Award.
Col film Mio fratello è figlio unico di Daniele Luchetti, ha vinto un secondo David di Donatello nel 2007, sempre come miglior attrice non protagonista.
Ha partecipato alle commedie di maggiore incasso nel 2010, Benvenuti al sud, con Claudio Bisio e Alessandro Siani (che le è valso la candidatura ai David di Donatello e al Nastro d’argento), e La banda dei Babbi Natale con il trio Aldo, Giovanni e Giacomo (ulteriore candidatura al Nastro d’argento).
Ha vinto due volte il Roma Fiction Festival come migliore attrice protagonista per la Sezione TV Comedy per Due mamme di troppo film e poi serie tv.
Dal 2015 al 2018 è stata in scena con Calendar Girls, tratto dalla omonima commedia cinematografica, un cast tutto al femminile diretto dalla compianta Cristina Pezzoli.
E poi ancora tanto teatro, cinema e televisione.
Nel 2024 è stata nominata direttrice artistica del teatro comunale di Vibo Valentia.
Angela Finocchiaro ha saputo compiere scelte coraggiose e fuori dagli schemi, ha fatto parte del primo gruppo di artiste che hanno prodotto un’antesignana narrazione al femminile, ironica e sagace.
Ha portato in scena il suo corpo per sfatare il tabù dell’invecchiamento e presta la sua immagine e notorietà per diverse cause, tra cui la prevenzione del tumore al seno, malattia che ha vissuto sulla sua pelle e che è riuscita a prendere in tempo.
È una donna e un’artista che sa ridere di sé, del tempo che passa, che diventa seria e acuta quando parla di quanto c’è ancora da fare in termini di reale parità di genere, a livello economico e sociale. Una grande!
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fabioverochef · 2 years ago
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Intervista a Eleonora Pirovano, vicepresidente di IWCA Italia
una piacevole intervista
Cos’è IWCA? Ma Eleonora nella vita fa solo la “vicepresidente” di Women in Coffee Italy oppure ha anche un suo lavoro? Ma questa IWCA, è una “roba seria” o tutta fuffa e non fanno nulla alla fine? E se volessi sostenere il movimento femminile del caffè? cosa posso fare? A queste ed a molte altre domande troverete risposta nella interessante intervista fatta in occasione della tappa di Padova…
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lestreghedifenix · 2 years ago
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🖤🖤🖤 CANDELE NERE
💫 Il significato delle candele nere è una delle più enigmatiche e interrogate nel mondo dell'esoterismo grazie al suo grande potere davanti a malefici e incantesimi.
Le candele nere servono ad assorbire o rimuovere, bandire, invertire maledizioni e incantesimi, decifrare rituali, assorbire o distruggere energie negative, respingere la magia nera.
Le candele color nero ci aiutano a proteggerci da malattie e malvagità, eliminare la confusione, curare discordie, cambiare forma, e rituali di meditazione.
Il significato delle vele nere più importanti è che vengono usate per combattere il male e per fornire protezione, nessun'altra candela è potente come questa.
Purtroppo le candele nere si associano spesso alla magia maligna, ma questo non è vero le candele nere possono essere usate per rituali positivi come quelli che assorbono malattie o per fermare cattive abitudini.
Il colore nero apre i livelli della mente subconscia, viene utilizzato in incantesimi e rituali per provocare uno stato meditativo più profondo o per vietare cose brutte o negative.
💫 La candela nera assorbe tutti i colori e spesso viene utilizzata per assorbire o bandire la negatività.
Queste candele aumentano la forza interiore, la resistenza e l'autocontrollo, e possono essere utilizzate nella meditazione per approfondire l'inconscio.
Hanno un potente potere di guarigione e sostegno nella perdita e nel dolore.
💫 Bruciare una candela nera è una questione seria, si fa solo quando uno vuole neutralizzare le energie negative.
Il colore nero offre protezione contro la malattia, il male e l'energia negativa gettata su di te da forze esterne.
💫 A cosa servono le candele nere?
Sicuramente tu come me ti sei chiesto a cosa serve la candela nera. Il nero è la concentrazione intensa di tutti i colori e assorbe la luce.
A differenza di altri colori, il nero riflette pochissima o nessuna luce allo spettatore.
💫 come usare le candele nere?
Questo può dare la falsa impressione che il nero sia l'assenza di colore, ma in realtà è l'assenza di riflesso di colore.
Se vuoi liberarti della negatività intorno a te, puoi usare la candela nera.
Utilizzato correttamente, il nero può essere uno dei colori più utili e potenti disponibili, tuttavia, se usato male, può causare un disastro.
Usa candele nere per assorbire o rimuovere qualsiasi cosa, per finire qualcosa, per rimuovere o incastrare energie indesiderabili, per rompere una situazione bloccata o stagnante.
💫 Le candele color nero sono governate da Saturno e possono essere potenti in tutte le forme di magia di caccia, per lasciarsi alle spalle vecchie pene e relazioni ridondanti, per riconoscere il dolore e per i rituali di addio.
Il colore nero è una specie di spugna, che aspira tutto il tipo di energia intorno a sé.
La candela nera viene usata sia per assorbire che per respingere le energie, sia positive che negative.
💫 Allora lei è molto utilizzata per assorbire energie negative in luoghi carichi, dove esista l'invidia, per pulire la negatività e aprire i livelli dell'inconscio.
Può anche servire a respingere le energie negative (quando ad esempio riceverai qualcuno a casa che ha un'energia molto pesante) affinché questa energia non resti nell'ambiente.
Si usa nei rituali per respingere la magia nera e le forme mentali negative. Tutta l'energia della candela nera viene da saturno, quindi il giorno migliore per utilizzare il potere di questa candela è sabato.
Il nero, come il marrone, è il colore dell'accettazione, che si tratti di una restrizione o delle debolezze di se stessi o di altri, ed è quindi il colore delle candele del perdono.
💫 Il nero è un altro colore della terra, che contiene sia energia maschile che femminile. I rituali con queste candele si praticano meglio il sabato.
Molte persone considerano il nero un colore negativo o sinistro, tuttavia può anche essere sofisticato, mondano e sorprendente.
💫 candele nere da separare
Non devi usare candele nere se le considerate malvagie o pericolose.
Le candele nere contengono un potere enorme, e possono essere usate nella magia dove si cerca di scoprire un segreto, o si cerca di determinare la verità su qualcosa.
Anche le candele nere possono essere utilizzate ogni volta che si desidera estrarre energie negative, come ad esempio una malattia.
È inappropriato usare candele nere per manipolare il libero arbitrio di altre persone.
L ' unico obiettivo di una preghiera con le candele è quello di cambiare la tua situazione in modo che sia migliore.
Non importa cosa provi contro un'altra persona o quanto siano complicate le tue emozioni.
💫 significato delle candele nere
Quando cerchi di tergiversare i sentimenti di qualcuno, si rivela un karma negativo che ti influenzerà. Dovresti bruciare candele nere e recitare una preghiera contro le tue disgrazie, ma non intrometterti nelle decisioni di qualcuno.
Le candele nere non devono essere usate dai bambini o da persone che sono emotivamente esauste.
Questo è perché il nero contiene energie potenti che devono essere gestite con cura.
💫 Significato delle candele nere quando si brucia.
Quando una candela nera brucia si sta portando via con sé tutte le energie negative e ci aiuterà nel processo di purificazione sia da te che da casa tua, allontanando in questo modo tutte le energie che non sono vantaggiose per te.
#lestreghedifenixtarot #lestreghedifenixwitchtcraft
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