#Mi sento in bilico
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pier-carlo-universe · 9 days ago
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“Mi sento in bilico” di Mirella Ester Pennone Masi: Una Poesia Intensa tra Ricordi e Speranza. Recensione di Alessandria today
Un Viaggio Poetico tra Emozioni Contrastanti e la Ricerca di Equilibrio.
Un Viaggio Poetico tra Emozioni Contrastanti e la Ricerca di Equilibrio. Biografia dell’autrice.Mirella Ester Pennone Masi è una poetessa di rara sensibilità, capace di trasformare in versi emozioni profonde e complesse. Nata e cresciuta con una forte passione per la scrittura, Mirella Ester ha dedicato la sua vita a esplorare le sfumature dell’animo umano attraverso le parole. Le sue opere,…
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i-am-a-polpetta · 10 days ago
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se il mio orologio fosse un pochettino Più smart vorrei avesse modo di calcolare oltre alle calorie, ai passi, ai battiti, anche il mio livello di tristezza. credo che in questi giorni rasenterebbe l'apice della depressione, portandomi a piangere al telefono mentre lavoro, al supermercato in fila per pagare, in cucina mentre sto preparando un dolce, non so forse cacao amaro e lacrime è la nuova combinazione gourmet che mancava nella pasticceria italiana. alle 19.37 ho guardato l'orario mentre seduta continuavo a piangere e mi sono detta che avrei voluto tracannare tutti i farmaci che ho nella valigetta per non voler arrivare nemmeno a domani. mi ritrovo su quel pavimento, lo stesso di qualche anno fa a riflettere a tutte le cose che sono successe in questi giorni. sono devastata in ogni modo e maniera possibile. devastata come quella serie tv, non mi devastano però le domande ma le affermazioni, gli avvenimenti, le pastiglie di una terapia nuova che non riesco a reggere. dormo 4 o 5 ore per notte e mi hanno detto che sono troppe poche. ma voi vi siete mai sentiti come una discarica in mezzo al mare? perché così mi sento: in bilico costante tra l'essere e il percepire, non distinguere le gioia e la felicità da allucinazioni e paranoia. mi si chiudono gli occhi mentre il cuore rallenta, ho ricorso a vecchi metodi per non soffrire troppo. ma ce l'avete presente quel film che dice che il dolore esige di essere vissuto? io sono fatta di dolore, frammenti di ciò che rimane di un'esistenza finta, superficiale, orientata a scannarmi, prosciugarmi la testa di buoni pensieri per morire lentamente sotto i colpi di una frusta che doveva punirmi per non aver vissuto quel dolore intensamente come avrei dovuto. incatenata da me stessa e costretta ad ascoltare voci che non esistono, vedere cose che non ci sono, silenzi che parlano e vite parallele che vanno peggio di quella originale. mi si chiudono gli occhi, non per sempre, però spero abbastanza da passare l'inverno e immaginare che la mia discarica fatta di immondizia, lavatrici spaccate nemmeno Più buone per lavaggi del cervello, stracci di cuore e pezzi rotti di emozioni si riempia di fiori. ti ho amato con tutta me stessa come mai nella mia vita, spero tu abbia la pazienza di aspettare e starmi vicina mentre questo ammasso di detriti, brandelli di vita spezzata, polmoni triturati dall'asma troppo tagliente degli attacchi di panico e questo cuore guasto possano un giorno ricominciare a muoversi in sintonia per farmi tornare a respirare.
ti prego resta e abbi pazienza.
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Tutti che mi chiedono ossessivamente cosa voglio fare, come occupo il mio tempo, cosa desidero
Ecco io in realtà non lo so cosa voglio fare, mi sento completamente incapace di decidere quale sia la mia strada, ho il terrore di sbagliare, di non essere in grado di fare cose che si danno per scontato che tutti sappiano fare come dare il resto, portare un piatto appena uscito dalla cucina di un ristorante, saper interloquire con il cliente... E se poi sbaglio? Mamma mi risponde «Buttati, tanto cos'hai da perdere?» Ma il mondo del lavoro prevede responsabilità e conseguenze, o almeno così ho studiato e questo mi spaventa, pertanto appena sento mia mamma parlare di concorsi e quindi di eventuali posti in ambienti dove la responsabilità del proprio operato è un masso in bilico sopra la propria testa per tutto il tempo pronto a crollarti addosso al primo errore, beh storcio il naso.
Poi mi vedo messa in continuazione in paragone con altri, banalmente «Hai visto come è brava quella commessa nel suo lavoro, ecco così bisogna essere, svelti!» oppure «Hai sentito sta facendo la magistrale, studia lingue, si è laureata con il massimo dei voti, ha preso 30 e lode a quell'esame» Istintivamente rispondo con: «Cosa vorresti dire scusa?» Cioè mi sento in continuazione con il dito puntato contro, tutti in attesa di vedere quale sarà il mio passo, tutti in attesa di dire la propria su qualsiasi passo farò, nessuno che consideri come un primo passo il fatto che sto realmente scrivendo un libro, che ho sogni piccoli ma per me giganteschi legati a quel libro, che in quel libro ci sto mettendo tutta me stessa in tutti i sensi perché in quel libro è raccontata la versione di me che sogno e immagino da quando ero bambina, ma c'è anche la me di ora che non sa davvero cosa vuole, che non sa decidere e che prende decisioni sempre o spinta da ciò che la famiglia pensa sia giusto per lei o che comunque trovano il sostegno nella famiglia, un "va bene te lo concedo", quindi niente che li possa deludere, niente che possa essere effettivamente ciò che vuole ma ritenuto dalla famiglia un non-lavoro o un lavoro non serio, non importante, non dignitoso, non ai loro standard.
Nessuno che si renda davvero conto di quanto tutto questo sentirmi bloccata mi faccia male, ai loro occhi sono solo una scansafatiche che sta rimandando sempre più in là quella decisione che sia iniziare la scuola guida, che sia iniziare un lavoro e dopo che aspetteranno che mi accaso con un ragazzo, che metto su famiglia e che altro?! Ma scusate è la mia vita o è solamente un copione già scritto da dover seguire alla lettera e nei tempi stabiliti dalla società, dalla famiglia, dal pensiero degli altri?! «Se resti in casa come le incontri le persone? Mica ti vengono a bussare alla porta!» Eppure quando esco di casa non mi pare ci sia la fila di gente che mi voglia conoscere eh anzi mi ignorano tutti nonostante io sia quella che sorride agli sconosciuti per regalare un piccolo raggio di gioia nelle loro giornate, in tutta risposta mi ritrovo sguardi infastiditi e perfino disgustati... Sono io sbagliata per questa società e questa epoca in cui se si è buoni e gentili si viene solo sfruttati, ghostati, insomma te la prendi nel culo sempre. Io quella che sorride fuori ed è un fiume di lacrime dentro che spesso fuoriescono ma chissà come mai quasi sempre di nascosto nel buio della mia cameretta, lontano dallo sguardo di tutti, tanto chi conosce o ormai conosceva davvero i miei crolli li considerava appunto crolli, semplicemente un momento continuo in cui bum essere fragili, piagnucoloni, fare i capricci e cercare attenzioni, abbracci e affetto... Eppure io non recito, quelle lacrime che scendono lungo le mie guance solo io so davvero quanto bruciano e quante ne reprimo. Solo io conosco quella sensazione che non mi abbandona mai e che al massimo resta nello sfondo qualche volta di quel vuoto nel petto, conosco il punto preciso in cui sento quel vuoto è proprio al centro del petto, è una voragine interiore circondata da tutte quelle ferite interiori mai davvero totalmente cicatrizzate: delusioni, bugie, doppiogiochisti, approfittatori, paure, quella parolina che urla dentro senza sosta "non abbastanza", mancanze, promesse infrante, "per sempre" diventati addii, rimpianti e rimorsi. In una parola dolore. Un vuoto circondato da dolore, eppure sorrido, eppure regalo affetto a destra e a manca, eppure ingenuamente continuo a mantenere viva una speranza, eppure cerco di vedere sempre il buono in ogni cosa, eppure eppure sono viva e respiro la vita, tocco la vita, sento la vita attraverso la musica, guardo la vita attraverso un cielo dipinto di azzurro o nelle stelle che brillano e mi ricordano che non sono sola anche se mi ci sento tanto, anche se proprio quelle stelle mi ricordano persone che sono diventate mancanze. Guardo la vita nella natura anche nella frenesia della città e di una società in cui tutto è scandito, in cui sembra proprio di seguire un copione e giammai fermarsi per beh banalmente vivere per davvero.
Quindi ritornando alle domande iniziali manca da rispondere all'ultima: cosa desidero? Io in realtà l'unica cosa che desidero è riuscire a sentire di meno questo vuoto interiore invece che ritrovarmi ad alimentarlo in continuazione, non voglio diventare il mio demone interiore ma non voglio lottare tutto il tempo, io desidero vivere per davvero e non limitarmi a sopravvivere... Ma ahimè non esistono manuali o istruzioni su come si vive, come affrontare la vita senza distruggersi.
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thebestofyourgirls · 8 months ago
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sono in bilico ogni volta con te, un passo in avanti mi innamoro, uno indietro ti perdo. è quello che odio quando te ne vai e amo quando torni. perché ti sento vicino, tabacco e maria, ti pregherei di non andartene da me, dal mio corpo.
potresti essere sopra di me, il sentimento a volte ti distrugge, cerchi fuggire. è la passione quella che sento, tanta voglia di divertimi, ballare con te e vederti sorridere in quel modo perfetto come lo fai.
-hsox
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entropiceye · 6 months ago
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Forse dovrei iniziare a fare i conti con la consapevolezza che avrò bisogno di una terapia per sempre. Non mi importa nemmeno di sapere, sapere se le cose sarebbero potute andare diversamente. Magari se fossi stata diagnosticata in tempo i miei disturbi non si sarebbero cronicizzati? In fondo chi può dirlo... Tormentarsi con scenari alternativi non ha senso, non mi restituirà niente.
Mi sento a pezzi. Vorrei solo che la versione migliore di me, quella felice e di compagnia, fosse quella che prevale. Invece ormai emerge sempre meno. Cerco di riprodurla con le poche energie rimaste, perché ho paura di perdere anche le poche persone che sono riuscita ad includere nel mio cerchio, ma ci sono giorni in cui mi sembra comunque tutto inutile. Oggi mi sono abbuffata piangendo. Fa così male. Quando sto così vorrei solo stare da sola, mi vergogno troppo. Vorrei solo sparire e non sentire niente. Sono così arrabbiata e delusa da me stessa...
A volte mi sento come un equilibrista anomalo, in bilico su un filo sospeso, che ad ogni passo traballante, in fondo al cuore spera di venire inghiottito dal vuoto sottostante. Ci sono momenti in cui il desiderio di morte diventa opprimente e pensieri subdoli si insinuano in profondità nel substrato della mia mente.
Ho paura del dolore che potrei arrecare a chi mi vuole bene. Purtroppo è come trovarsi davanti ad una strada senza uscita: stare con loro e renderli perennemente preoccupati, infelici e infine stanchi del mio continuo malessere? Oppure semplicemente allontanarmi per prima? Sarebbe un gesto egoista per non dover fare i conti con la responsabilità di aver lasciato morire i rapporti per me importanti? O sarebbe un gesto altruista quello di non dover costringere qualcuno a convivere con una persona imprevedibile ed autodistruttiva?
Penso al fatto che gli psicologi e gli psichiatri con i quali mi sono interfacciata di recente, mi hanno restituito dei feedback in linea col dolore che sento dentro. Hanno dato valore alla mia sofferenza. Poi però penso ai feedback avuti da chi mi ha intorno e non posso far a meno di sentirmi confusa.
Da un lato mi sento dire che dovrei ricominciare la cura farmacologica, che dovrei rivolgermi al CSM o recarmi addirittura in PS se dovessi ripiombare in quel limbo di angoscia. Dall'altro mi sento dire che sto esagerando. Il dubbio si insinua.
Chi è allora D.? Una persona che ha bisogno di aiuto? O una persona che ha semplicemente bisogno di darsi una mossa perché in fondo non sta poi così male?
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promisemeabrandnewday · 4 months ago
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Ho chiuso un rapporto con una persona che mi ha fatto soffrire. Mi sento strana ma felice perché questa persona è stata un capitolo della mia vita che ora si è, finalmente, concluso. A L non fregava più nulla di me o della pseudo amicizia, e a me non cambiava nemmeno più la vita. Ho chiuso un capitolo che ci sono state gioie e verso la fine dolore davvero tanto dolore. Ho scoperto cose che mi danno il volta stomaco e che pensare di essere stata vicina a questa persona, brividi
Ho finito un capitolo, ho chiudo un libro della mia vita e ora si rincomincia tutto da capo. Nuova me, nuova vita e tutto quello che ne concerne.
Vero è stato strano, tremavo e mi batteva forte il cuore ma penso che non fosse perché non volevo chiudere anche perché ho solo anticipato la chiusura ma per essermi tolta una persona negativa e tossica. Come se fossi rimasta in bilico su una fune a altezze veramente alte. Ma ora posso dire che sono davvero ma davvero felice della scelta che ho fatto.
Si incazzerà? Non me ne frega un cavolo. Non me ne frega. Faccia quel che vuole. Io ora sono libera
Niente più attese, niente più messaggi. Niente di niente. Non provo nemmeno i classici vuoti che si creano quando si chiude un qualsiasi tipo di rapporto. Mi sento in pace con me stessa. Mi sento libera e felice ma sento anche tanta fame ahah
Quanto sono felice
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amati--sempre · 5 months ago
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Mi sento sempre in bilico
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oceanodicaos · 7 months ago
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in bilico in un bilocale senza ossigeno
non vorrei stare qui però
da un po' io non mi sento libero
anche stasera devo avere a che fare con me
e fare i conti con domande che non vorrei mai pormi
e le risate non colorano più il grigio dei giorni
e c'è un silenzio che punteggia col vuoto tutti i discorsi
adesso che cammino solo
non so nemmeno quante miglia ho messo
tra chi sono e ciò che ero
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asitrita · 8 months ago
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This is why Måneskin is definitely my go-to band when I'm in a Law x Cora mood. The entire lyrics of these songs are perfect for bit-insane-but-deeply-in-love Law x Rosi, but these verses are just pure perfection.
"Give me a command, and I'll do what you ask 'Cause my favorite music's your "Uh, uh" Give me a command, and I'll do what you ask 'Cause I love when you sing out loud
Oh, mamma-mamma mia, spit your love on me I'm on my knees, and I can't wait to drink your rain I'll keep it secret if you let me get a taste Tell me your limit, and we'll cross the line again Oh, mamma-mamma mia"
Mammamia - Måneskin
"Ed anche quando starò male e sarò troppo stanco Come fuoco avanzerò per prender tutto quanto Ciò che spetta è d'esser pronto ad affrontare il branco Non voglio tornare indietro, adesso parto Allora baby, baby, baby, asciuga il pianto Bevi, bevi, bevi, bevi dal mio piatto Sì, tu puoi cadere in piedi anche dall'alto Sì, tu puoi cadere in piedi anche dall'alto E amore accanto a te, baby, accanto a te Io morirò da re, eh-yeah Amore accanto a te, baby, accanto a te Io morirò da re, eh-yeah"
Morirò da re (I'll die like a king) - Måneskin
"I wanna be your slave, I wanna be your master I wanna make your heartbeat run like rollercoasters I wanna be a good boy, I wanna be a gangster 'Cause you can be the beauty and I could be the monster
...
'Cause I'm the devil who's searching for redemption And I'm a lawyer who's searching for redemption And I'm a killer who's searching for redemption A motherfucking monster who's searching for redemption"
I wanna be your slave - Måneskin
"So tell me what you want, I'll give you what you want, baby Tell me what you want, I'll give you what you want, baby Tell me what you want, I'll give you what you want, baby Tell me what you want, I'll give you what you want
Because baby, for your love, I'll do whatever you want For your love, I'll do whatever you want I'll do whatever you want, for your love"
For your love - Måneskin
"Per imparare a perdonare tutte le mie colpe Perché anche gli angeli, a volte, han paura della morte Che mi è rimasto un foglio in mano e mezza sigaretta Corriamo via da chi c'ha troppa sete di vendetta Da questa Terra ferma perché ormai la sento stretta Ieri ero quiete perché oggi sarò la tempesta
Prima di te ero solo un pazzo, ora lascia che ti racconti Avevo una giacca sgualcita e portavo tagli sui polsi Oggi mi sento benedetto e non trovo niente da aggiungere Questa città si affaccerà quando ci vedrà giungere Ero in bilico tra l'essere vittima, essere giudice Era un brivido che porta la luce dentro le tenebre E ti libera da queste catene splendenti, lucide Ed il dubbio o no, se fossero morti oppure rinascite
Quindi Marlena torna a casa, che il freddo qua si fa sentire Quindi Marlena torna a casa, che non voglio più aspettare Quindi Marlena torna a casa, che il freddo qua si fa sentire Quindi Marlena torna a casa, che non voglio più sparire"
Torna a casa (Come back home) - Måneskin
"Counting the hours, counting the seconds 'Till I can feel your bones There is a diamond on your pillow When you're coming home
Alone, I've been waiting So long, it's true
Dance in your shoes, read your diary to Get inside of you, you, you Forever and ever and ever Cried on your nudes, wearing your perfume Now I taste like you, you, you Forever and ever and ever"
Read your diary - Måneskin
"We're gonna get sky-high and create a new world Where somebody might die, but nobody gets hurt And if it sounds good for you, baby, just say the word You will li-i-i-i-i-ike it (ah)
...
It's 5 AM We feel so good, it's almost frightening Let's try again I don't deserve you, you're a diamond
Meet me there where it never closes Meet me there where it's never hopeless All is fair in love, oh-oh-oh Honey, are you coming? Meet me there where it never closes Meet me there, I'll give you your roses All is fair in love, oh-oh-oh Honey, are you coming?"
Honey - Måneskin
"Crazy in love, daisy in bloom Black hearts for pupils, I'm pacing the room And I cover myself in tattoos of us And dream of the day we embrace and combust
All this love, I'm so choked up I can feel you in my blood All this lust for just one touch I'm so scared to give you up"
Valantine - Måneskin
"Bare your soul 'til it's naked Bite my lip 'til you break it Steal my heart, get it wasted Don't do it slow
If you're gonna set fire to the night Baby, let me be the lighter If you're already high and you wanna fly I'll be the hit that takes you higher If you wanna love when you touch the sky You can be my midnight rider If there's nowhere to go when you wanna go wild I wanna be the driver"
The Driver - Måneskin
"In my civilization, you're the king and the queen I'm praying at your altar, if you know what I mean ... So tell me what you've been missing I'll do anything to get you ticking And you might be the answer to the sinner in me ... Do you wanna, do you wanna own my mind, own my mind? Do you wanna, do you wanna all the time, all the time? Do you wanna know what the good, good, bad things all feel like? Yeah, do you wanna, do you wanna own my mind, own my mind?"
Own my mind - Måneskin
But seriously, you should listen to the entire songs, the entire lyrics fit twisted-bit-insane love LawxCora like a glove. Valantine, Read your diary and Own my mind are my particular favourites for these two, but whenever I listen to any fo these songs I can't help but think of them. Some Måneskin songs are also perfect for Doffy (Gossip), or Doffy & Law (La paura del buio and Gasoline). Special mentions to Coraline, which ending ("Non ha conosciuto l'amore / Ma un padre che di padre ha niente / Le han detto in città c'è un castello / Con mura talmente potenti / Che se ci vai a vivere dentro / Non potrà colpirti più niente") reminds me so much of child!Doffy wish to go back to Mary Geoise, but in general can also fit Law scape from Doffy's influence, and in general, from his own inner demons; and The Lonliest, which fits the three of them, Law, Doffy and Rosi, in relation to the first night after Doffy killed his brother. Also, from Rosi's perspective, the song Inside of You, In Spite of You by Thoushaltnot is just perfect, it reflects so well how Cora shaped Law mindset.
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i-am-a-polpetta · 2 months ago
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la mia testa in questo momento è un esplosione atomica di stati d'animo ed emozioni che contrastano tra loro e non so a quale di queste dare ascolto. in palestra metto la musica nelle cuffiette, non la ascolto. come ci siamo arrivati alle cinque del pomeriggio? che fine ha fatto la mia vita nelle ultime cinque ore? ho la tachicardia e non riesco a focalizzarmi su un unico pensiero. ho fatto merenda? cosa preparo per cena? non mi ricordo più se ho fatto pipì. non lo so. io non lo so. ruoto gli occhi alla ricerca di qualcosa di stabile nella stanza. non sono abbastanza intelligente per controllare la mia mente. vorrei evadere. la kla pazza sarebbe già evasa, nel suo universo parallelo, con una vita parallela che è diecimila volte peggio di quella originale ma preferisco perché così posso pensare solo al nero, al buio, alle negatività, al silenzio, alla solitudine, al male, alle emozioni che ti fanno stare una merda. regina di un mondo in cui il dolore regna sovrano. queste medicine non mi ci fanno nascondere più da molto tempo che quasi mi manca perché era il mio meccanismo di difesa contro un mondo che precipitava dalle mani, che si sgretolava come pezzi di fango secco. adesso come faccio? la mia testa va a duemila all'ora e non riesco a sentire bene quello che succede, sono stanca. ho messo la musica ma tanto non la ascolto. mi distraggo, se chiudo gli occhi e mi addormento mi sveglio sudata da un sogno lungimirante in cui muoio annegata. se tocco gli oggetti sono reali. sono incastrata in una realtà di mezzo che non è quella reale degli esseri umani ma non è nemmeno il mio mondo di conforto in cui tutto è buio. non riesco a percepire niente se non casino e sto cazzo di cuore che batte piano, veloce, pianissimo, veloce, velocissimo, si ferma. sono bloccata nell'etere cercando di non crollare perché delle persone hanno bisogno di me. mi da fastidio tutto. anche la minima cosa fuori dai miei schemi mentali. non ci sto capendo più niente. eppure va tutto bene perché oggi marika mi ha detto che sta andando tutto bene. io però non sto funzionando, mi sento incatenata, in bilico tra queste percezioni che mi fanno perdere la direzione. "che c'è che non va?" mi chiedono.
"non lo so, sono solo stanca"
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malikmaluk · 8 months ago
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Presi una cotta, per te, quasi parevi la fine del mondo
Se ci ripenso, è perchè, stavo vivendo la fine del mondo
Non me lo metto il giacchetto
Non mi interessa il freddo
Avessi goduto il momento
Non mi fumavo mezz'etto
Presi una cotta, per te, quasi parevi la fine del mondo
Se ci ripenso, è perchè, stavo vivendo la fine del mondo
Non me lo metto il giacchetto
Non mi interessa il freddo
Avessi goduto il momento
Non mi fumavo mezz'etto mai
Arriva la botta, e poi la risposta
Fai le domande, e non ho le risposte
Non faccio le storie perchè la gente se poi te la pinzano te le repostano
Forse ho capito che devo accettare, non sarò felice mai più
Perché se vinco io ritorno a casa
Però mio fratello non ritorna più
Bevo e ribevo, ribevo, ridevo, sopra quei pensieri che non vanno giù
Che faccia da scemo, da scemo, da scemo, che se ti accoltello poi non ridi più
Io parlo coi deboli
Sono amico dei babbi e degli ultimi
Non ci vengo al tuo party di ultravip
Se vuoi farlo puoi farlo, dai buttati
Impuntati
Presi una cotta, per te, quasi parevi la fine del mondo
Se ci ripenso, è perchè, stavo vivendo la fine del mondo
Non me lo metto il giacchetto
Non mi interessa il freddo
Avessi goduto il momento
Non mi fumavo mezz'etto mai
La vita, la vita cos'è?
È una favola triste
La vita, la vita cos'è?
È una favola
Tristissimo
Ignora il fatto che poi muori, ma
Carissima
Vieni con me posso offrirti del carisma
Una cena un po' mediocre ma dirai che era buonissima
Chiedi pure all'Altissimo
Ho avuto solo un attimo di pessimismo
Ci sono domande che non concepisco
Fuggirei ad antartide ma non ho il visto
E non ho visto mai nessuno, quella sera ero ubriaco
Mi conosce, sa che ho il vizio
Mi hai detto sei viscido
Non mi sento per niente uno schifidol
Però ammetto mi sento uno schifo
Quando scivolo
Fumo, passerà il brutto periodo
Sono vent'anni che mi sento in bilico
Forse non è solo un brutto periodo
Quando ti amo mi sento ridicolo
Non voglio morire di freddo in un vicolo
Avverto un brivido
Forse ho sbagliato la scelta nel bivio
Io per provarci ti ho dato fastidio
Forse hai pensato che sono un maniaco
Forse ho bisogno solo di litio
Forse nel mio
Fossi rimasto solo nel mio
Non avrei saputo sta serie di cose che mi fanno voglia di stare nel mio
Milano è bella da Dio
Ma forse per me è quasi meglio morire di freddo e di fame in un vicolo
Presi una cotta, per te, quasi parevi la fine del mondo
Se ci ripenso, è perchè, stavo vivendo la fine del mondo
Non me lo metto il giacchetto
Non mi interessa il freddo
Avessi goduto il momento
Non mi fumavo mezz'etto
Presi una cotta, per te, quasi parevi la fine del mondo
Se ci ripenso, è perchè, stavo vivendo la fine del mondo
Non me lo metto il giacchetto
Non mi interessa il freddo
Avessi goduto il momento
Non mi fumavo mezz'etto mai
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ariessdiary · 9 months ago
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Alla luce del sole quel pensiero non interromperebbe mai la mia quiete a meno che io non ne cerchi la sensazione violenta a cui mi aggrappo per ridare vita alla mia tristezza. Non so perché lo faccio a volte, certe volte è inconscio ma altre me lo cerco volontariamente, l’unica risposta che mi sono data è che l’ho interiorizzato talmente tanto che certe volte mi piace tornare lì perché mi sento nella mia bolla. È quel pensiero che mi viene quando sono in bilico tra mollare e scegliere di alzarmi, da una parte mi lascerei andare allo sbando abbracciando tutti i dolori e dando loro colpa della mia sofferenza quasi con piacere. D’altro canto esiste in me una parte di cui sono profondamente grata, che non so per quale motivo, ma ogni volta mi trova un perché di vita.
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ricorditempestosi · 2 years ago
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a volte mi sento fragile, perennemente in bilico e ancora tutto intero, ma è come se fossi già in frantumi
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namelessalessandra · 2 years ago
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First Meeting
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Charles Leclerc x Reader
Sintesi: Durante una festa a Montecarlo, tua cugina ti presenta degli amici
Warnings: uso di alcohol, eccesso di velocità, Charles e Pierre
Allungo la mano fino al vassoio tenuto in bilico da un cameriere e afferro il primo drink che mi capita a tiro, se ho intenzione di sopravvivere a questa serata sicuramente non lo farò da sobria. Mi muovo per la folla guardandomi intorno alla ricerca di mia cugina che mi ha praticamente pregata di seguirla a questa festa di ricconi presuntuosi di Montecarlo, mi sento totalmente fuori luogo mentre sorseggio dal mio bicchiere con una finta aria sicura. Il vestito lungo, nero e aderente, di seta che ho deciso di indossare non mi aiuta a respirare meglio dato che il corsetto mi stringe la vita, e poi fa un caldo da morire.
-Oh, grazie al cielo ti ho trovata. Quando possiamo andare via?- domando avvicinandomi a lei, qualche ragazzo figlio di papà mi sbatte contro un braccio facendomi quasi rovesciare il drink e vorrei gridargli contro ma non conosco mezza parola di francese quindi mi contengo. Quando ho deciso di prendere l'aereo dall'Italia per arrivare a Montecarlo da mia cugina senza conoscere neanche una frase per presentarmi non mi sono preoccupata più di tanto. E non sarebbe stato un problema se avessi deciso di restare per un paio di giorni o una settimana, ma i tre mesi estivi si sono dimostrati un periodo molto lungo in un paese dove chiunque ti parli sembra che ti dia dello stupido in ogni situazione.
Mia cugina ride quando mi vede alzare gli occhi al cielo e mi circonda le spalle con un braccio
-vieni con me, ti presento dei miei amici. Sono arrivati questa mattina e staranno per qualche giorno- mi avvisa guidandomi verso il punto da cui l'ho vista apparire, come un angelo venuto a salvarmi.
-Ti ricordo che non so parlare francese, come pretendi che io comunichi coi tuoi amici se non so neanche presentarmi?- domando alzando un sopracciglio, la mia perfetta cugina accenna una risata che mi procura solo più confusione
-Eccoli! Ragazzi!- esclama alzando il braccio e muovendosi come una posseduta, seguo la direzione del suo sguardo con il viso totalmente in fiamme dall'imbarazzo dato che alcune persone intorno a noi si sono girate a guardarci, ma quando vedo i due ragazzi a cui si riferisce mia cugina il resto dei figli di papà intorno a noi scompaiono. Sento mia cugina dirmi "vieni con me" prima di tirarmi più velocemente e raggiungiamo i due.
-(Y/N), lui è Pierre- dice mia cugina indicando il primo dei due, ha gli occhi azzurri e le labbra carnose tirate in un sorriso malizioso circondato da una leggera barba incolta. Mi porge una mano che stringo velocemente
-piacere di conoscerti, (Y/N), tua cugina ci ha parlato molto di te, finalmente ti conosciamo- mi dice in un italiano perfetto, io boccheggio totalmente presa alla sprovvista.
-Lui, invece, è Charles- riprende mia cugina indicando l'altro ragazzo. I suoi occhi sono sempre chiari, ma di una sfumatura diversa da quella di Pierre, anche se a causa del sole che tramonta non riesco ad identificarla per bene. Le sue labbra sono meno carnose ma il suo sorriso è circondato da un paio di fossette molto tenere. Mi prende la mano e ne bacia il dorso senza mai staccare gli occhi dai miei, che ancora senza parole, mi limito ad arrossire come una stupida
-ci aveva detto che fossi bella, ma non così tanto- mi dice dopo aver lasciato andare la mia mano, mia cugina sbuffa una risata
-il solito casanova, Leclerc- la sento borbottare divertita, con la coda dell'occhio vedo Pierre circondarle i fianchi con un braccio prima di portarla verso la pista dove dei ragazzi hanno iniziato a ballare. Resto sola con Charles, che mi porge di nuovo la mano
-ti va di ballare? Queste feste non sono il massimo del divertimento, ma c'è alcol e cibo a volontà e ballare è una buona scusa per conoscerti- commenta facendomi ridere, accetto la sua proposta e in pochi attimi ci ritroviamo accanto a Pierre e mia cugina, a muoverci a tempo di un lento non particolarmente allettante. Totalmente l'opposto del ragazzo che mi stringe a sé, riesco a sentire i muscoli delle sue braccia toniche contro il busto e il suo profumo mi entra nelle narici e non so se è per l'alcol bevuto o per altri motivi, ma è così bello da farmi girare la testa.
-Allora, (Y/N), tua cugina ci ha detto che stai passando l'estate con lei, ma non sei di qui. Da dove vieni?- domanda Charles mentre ci muoviamo a tempo. A malincuore mi distraggo dal suo profumo buonissimo per cercare di dare una risposta sensata.
-Sono italiana. Mia madre e sua madre sono sorelle, entrambe italiane, poi però zia ha conosciuto un monegasco e si è trasferita mentre mia mamma è rimasta in Italia- rispondo scrollando le spalle. I nostri occhi si incontrano e il fiato mi si spezza. Sono io, o è il ragazzo più bello che abbia mai visto?
-E tu come fai a sapere così bene l'italiano?- domando di rimando, Charles alza le sopracciglia quasi sorpreso, ma dura un solo attimo perché poi torna a sorridermi
-lavoro con degli italiani e ho dovuto imparare per forza di cose- mi spiega e proprio quando sto per chiedergli che lavoro fa, la canzone finisce e mia cugina mi prende il polso esclamando qualcosa a proposito di stuzzichini. Il mio sguardo resta per un po' incatenato a quello di Charles mentre mi lascio trascinare verso il buffet, mi giro solo quando lo vedo venire verso di noi insieme a Pierre.
-Allora, cosa ne pensi?- chiede mia cugina prendendo una tartina ai gamberetti, io ne prendo una al salmone scrollando le spalle divertita
-i gamberetti non sono proprio il mio genere, sai che preferisco il salmone- scherzo facendole alzare gli occhi al cielo. Mi dà un leggero schiaffo sul braccio prima di sussurrare
-intendevo di Charles. Che ne pensi di Charles- specifica anche se sa che avevo capito. Vengo salvata in tempo dall'arrivo proprio del soggetto del discorso e del suo amico. Mia cugina porge una tartina a Pierre che afferra due flute di champagne. Charles ne porge una anche a me che accetto con piacere. Lo vedo prendere anche lui una tartina.
-Quindi è così che festeggiate voi?- domando ai tre, che mi guardano confusi. Io scrollo le spalle senza trattenere la mia espressione delusa -da voi così dediti al lusso mi aspettavo feste più divertenti. Insomma, ve ne andate in giro a bordo di Ferrari e Porche, fate il bagno ascoltando musica sui vostri enormi yacht e poi fate feste così noiose?- aggiungo, mia cugina ride divertita. Spesso ci prendiamo in giro sulle differenze di cultura che ci sono tra i nostri paesi.
-Dicci, allora, come festeggi tu, piccola ingrata italiana?- domanda Pierre senza trattenere un sorriso divertito, mia cugina mi guarda sgranando gli occhi e mi prega di non farlo scuotendo il capo. Io porgo la mano al biondo
-forza, dammele- dico divertita, al suo sguardo confuso riprendo: -le chiavi della tua Porche, o Ferrari o quello che è- faccio attenzione a muovere anche le dita della mano per evidenziare la mia attesa. Pierre lancia un'occhiata a mia cugina come a chiedere conferma di cosa stia accadendo. Lei sospira
-(Y/N), ti prego, non farlo. Non sai in cosa ti stai cacciando- il tono che usa è imbarazzato, io alzo le sopracciglia verso il biondo al suo fianco che ancora tentenna
-sai cosa? Ecco le chiavi della mia, vediamo di cosa sei capace- interviene Charles porgendomi le sue chiavi. Sorrido verso di lui, soddisfatta e lo ringrazio prima di muovermi verso il parcheggio seguita da loro. Premo il tasto alla ricerca dell'auto giusta. Una Ferrari grigio scuro opaca con una striscia rossa e una bianca sul cofano. Solitamente non sono brava a riconoscere le auto, ma lo stemma in bella vista mi ha dato l'indizio. Salgo dal lato del guidatore e mi giro verso il proprietario dopo aver messo la cintura di sicurezza.
-Allora, sali o no?- domando sorridendogli, mi sento piena di adrenalina e mia cugina lo capisce perché spinge Pierre verso l'auto accanto
-muoviti saliamo in macchina prima di perderla del tutto- gli dice a voce bassa. Charles prende posto al mio fianco e mette la cintura mentre io faccio accendere l'auto. Mi giro verso il guidatore accanto facendo attenzione a far rombare il motore.
-Il punto di incontro è la pizzeria sul lungomare. Credi di potermi battere?- domando non trattenendo il mio divertimento. Pierre assume uno sguardo come per dire "ma fai sul serio?" prima di partire entrambi. La distanza dalla terrazza della festa alla pizzeria non sarà più di dieci minuti, la macchina decappottabile di Charles fa svolazzare i miei capelli nel vento che si crea con la mia velocità e non riesco a non gridare dall'eccitazione. Pierre al nostro fianco sembra divertito tanto quanto me mentre ci sfidiamo a chi è più veloce. Charles al mio fianco ride incredulo mentre premo di più sull'acceleratore e porto una mano fuori dal finestrino per sentire l'aria scorrere. Pierre mi supera per un minuto, quando stiamo per arrivare, e lo lascio fare tranquilla. Charles mi intima a superarlo e gli lancio un'occhiata. Sorrido maliziosa e quando vedo il cartello della pizzeria premo di nuovo sull'acceleratore superando il suo amico per poi fermarmi proprio davanti all'entrata. Pierre ci affianca dopo un secondo e vedo mia cugina togliersi la cintura di sicurezza e venirmi incontro a grandi falcate.
-Prima di gridarmi contro, come la vuoi la pizza?- domando infilando la mano nella scollatura del mio vestito. Il lato positivo dell'indossare il reggiseno è che non sono costretta a portare la borsa perché posso infilare i soldi al suo interno. Mia cugina alza gli occhi al cielo prima di scrollare le spalle.
-Bene, faccio io. Ragazzi voi avete preferenze?- domando girandomi verso i due amici che mi osservano ancora sconvolti ma divertiti. Entrambi scuotono la testa e così entro nella pizzeria. Nel giro di qualche minuto salgo di nuovo in auto, e passo a Charles i cartoni e le birre.
-Hey Pierre, credi di poter tenere il mio passo? Stiamo per raggiungere la spiaggia libera alla fine del lungomare- alzo la voce per parlare al biondo che fa rombare l'auto in risposta. Così partiamo di nuovo, sfidandoci nei tre minuti di distanza che ci servono per raggiungere il punto designato. Ci fermiamo esattamente nello stesso momento, fortuna che non ci sono auto in giro perché c'è una festa in centro, così riusciamo a parcheggiare con calma e scendiamo dalle macchine.
-Dove hai imparato a guidare, piccola italiana?- domanda Pierre divertito, io scoppio a ridere scrollando le spalle
-se te lo dicessi dove sarebbe il divertimento?- domando prima di togliermi i tacchi perché abbiamo raggiunto la spiaggia. Mia cugina intreccia il suo braccio col mio lasciando che i due vadano d'avanti. Sta per arrivare la ramanzina.
-Adoro il tuo ego smisurato, cugina, e sembra proprio che ti abbia portato fortuna. Davvero non hai capito chi sono quei due?- domanda sgridandomi a voce bassa per non farci sentire, io scuoto il viso prima di guardarla curiosa.
-I tipici figli di papà che mi presentavi anche qualche anno fa quando venivo a trovarti?- domando incerta. Lei sospira alzando gli occhi al cielo, si colpisce la fronte con il palmo della mano.
-Charles Leclerc e Pierre Gasly sono due piloti della Formula 1- esclama sempre a voce bassa e il mio cuore perde un battito. Sgrano gli occhi boccheggiando come un pesce e lei annuisce. Scoppiamo entrambe a ridere perché questa è esattamente una delle cose che entrambe ci aspetteremmo da me, e raggiungiamo i due. Passiamo il resto della serata a mangiare la pizza e bere le nostre birre, parlando del più e del meno, fino a quando Pierre propone di buttarci a mare. Lui e mia cugina si sfilano subito i vestiti e vanno in acqua, lasciamo me e Charles da soli. Mi ricordo della notizia che mia cugina mi ha dato prima di sederci a mangiare e decido di dire qualcosa.
-Non lo avrei mai sfidato se avessi saputo che correte in macchina per lavoro. Non volevo sembrare una buffona o altro, credevo solo che foste i tipici figli di papà che mia cugina mi presentava da piccole- dico a voce bassa, imbarazzata. Charles, che si è appena tolto giacca e camicia, si gira a guardarmi. Il suo busto tonico mi distrae per un attimo mentre lo vedo avvicinarmisi.
-Non credo che l'ego di Pierre sia stato scalfito minimamente, anzi credo che si sia divertito- risponde per rassicurarmi, così io annuisco e gli do le spalle spostando i capelli dalla schiena fino alla spalla
-potresti slacciarmi il vestito?- domando e non devo ripetermi due volte perché un secondo dopo le sue dita mi sfiorano la schiena. Mia cugina grida, poi si sente rumore di acqua e la risata di Pierre.
-Hey voi due piccioncini, vi muovete? L'acqua è bellissima- grida verso di noi proprio lui mentre mia cugina riemerge e gli si getta sulle spalle. Mi giro verso Charles ringraziandolo
-ora sbrighiamoci, o Pierre ci viene a prendere per i capelli- scherza il castano facendomi ridere. Mi sfilo il vestito e lui i pantaloni e corriamo verso l'acqua, dove ci scontriamo in una guerra di schizzi tutti contro tutti.
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johnlocksaddict · 2 years ago
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Flusso di emozioni.
Sin dalla tenera età di sei anni ho considerato la lettura uno dei miei passatempi preferiti oltre che una parte integrante del mio essere: amavo divorare libri senza soluzione di continuità. Oggi ho capito che più che una passione per la lettura, la mia era (e tuttora è) l’incessante ricerca di qualcosa che potesse riempire un vuoto. Insomma, sono arrivata alla conclusione che non sono capace di colmare le mie mancanze autonomamente, non sono capace di trovare esternamente qualcosa che mi renda meno angosciata. 
Quindi il mio approccio con le parole di altri ha un fine binario.
In prima battuta quello di ricercare pezzi di me nelle espressioni degli altri: la soddisfazione che provo nel rileggermi in citazioni di altri è impagabile. La passione per la lettura era un’incessante possibilità di interfacciarmi con persone, cose, situazioni, fatti che mi erano assimilabili. Ciò non significa che al termine di questa ricerca io mi senta appagata, eppure per qualche secondo sento un’effimera e ritrovata leggerezza. 
La seconda ragione è senza dubbio che l’essere umano, innatamente, riesce ad alleggerire il peso dei propri dolori quando vede che questi sono condivisi da altri. Insomma, un po’ come se tirassi un sospiro di sollievo al pensiero di non essere l’unica destinataria di quella tipologia di sofferenza. Cercare nelle parole degli altri l’espressione di un malessere in atto, riesce verosimilmente a renderci meno soli e più consci della probabile evoluzione di questa malinconia.
Non sono una persona particolarmente tollerante da tanti punti di vista. Quando soffro, lo sono ancora meno. Ho la necessità di cercare instancabilmente una via alternativa, una scorciatoia fugace allo stato d’animo che mi sta avvolgendo. 
Questo comporta non solo un maggiore dispendio di energie, ma anche e soprattutto un aggravio delle mie patie dato dall’infruttifera ricerca di un’uscita di emergenza. Sono perfettamente consapevole di quanto sia importante affrontare il proprio dolore e attraversarlo per potersene liberare. Eppure la mia più grande caratteristica è proprio quella di vivere in bilico tra una perfetta consapevolezza del ‘giusto’ (se così lo vogliamo considerare) e la mia voglia spropositata di perseguire l’esatto opposto.
Mia madre mi dice che sono masochista, che mi sento completa solo nel momento in cui soffro. Ed è per questa ragione che sono una maestra dell’auto sabotaggio. 
E forse, dopo anni di terapia discontinua, queste sono state le parole che più mi hanno fatto male. La realizzazione di andare alla continua ricerca dell’INfelicità è una condanna che non so se sono capace di sostenere. 
Questo mi fa ragionare su quanto sia importante la figura genitoriale nei primi (almeno) sedici anni di vita del figlio. I traumi che, consciamente o meno, si vivono fino all’adolescenza inoltrata creano dei danni irreparabili. O almeno così è stato con me. 
Forse per questo l’idea di un figlio mi fa così tanta paura, per lo stesso motivo per cui ho paura delle relazioni: non condannerei mai un altro essere umano a ciò che ho vissuto. Non vorrei mai che fosse così intelligente da cercare nella terapia e nell’introspezione i motivi della sua instabilità emotiva, della sua insoddisfazione nei confronti di se stesso e del mondo, del suo costante senso di inadeguatezza. Finirebbe per odiarmi, per maledire il giorno in cui i suoi genitori, che si sono poi rivelati incompatibili, hanno deciso di farlo nascere decretando la sua sentenza in modo inequivocabile.
Non so se sia possibile curare queste ferite, o almeno imparare a conviverci allentando il ruolo che ricoprono nella mia quotidianità e nei miei rapporti interpersonali. Ma non sono neanche nella condizione di cercare aiuto, di riprendere la terapia. Sempre per lo stesso bisogno di auto sabotaggio. Alla vista di un possibile spiraglio di luce mi ritraggo spaventata per paura che il dolore che mi caratterizza possa abbandonarmi. 
La mia fobia dell’abbandono forse si è aggrappata all’unica costante nella vita di ogni uomo: la sofferenza. E’ come se fosse una certezza incrollabile a cui non sono pronta a rinunciare. Tutti passano, tutto ha una fine ma il dolore no. 
Questo meccanismo così tanto malato e distruttivo governa la mia esistenza.
Provo inutilmente a creare dei diversivi per convincermi che alla fine non sia questo il mio destino, che sono capace di crearmi dei momenti felici come chiunque altro. E in fondo in fondo ci riesco, ma il tempo che posso dedicare a tale serenità d’animo è severamente centellinato. Sento la mia ‘pancia’ (come dice la mia dottoressa) che dopo un periodo di tempo ben definito mi richiama alla base, mi ricorda che quella non sono io.
Non so bene come definire questo mio flusso di coscienza. Probabilmente non c’è bisogno che sia definito proprio perchè è un flusso. Quello che so è che ho sempre ritenuto che le più grandi opere letterarie siano sempre state frutto di un senso di incompletezza. 
Nei momenti gioiosi l’unico obiettivo è quello di viverli a pieno, di provare a tenerli impressi con la vana idea che possano essere d’aiuto nello sconforto. E’ in questi ultimi che nasce la poesia.
La letteratura, quindi, a mio parere è frutto del tormento. Quando sono particolarmente angosciata sento questa necessità di esprimermi (non che abbia la presunzione che questa possa essere letteratura).
Magari per la ragione di cui parlavo all’inizio di questa mia storia. Siamo animali sociali, e anche se non per forza dal vivo, ricerchiamo quel senso di condivisione, di appartenenza ad una categoria che ci possa rappresentare. Che poi è lo stesso criterio di selezione della musica che ascolto. Non ho un genere che vada per la maggiore nelle mie preferenze, eppure se la canzone non ha qualcosa che parli di me, non riesce a rapirmi.
Il marasma di elementi che ho voluto concentrare in queste righe mi porta ad affrontare la principale motivazione per cui, ad oggi, verso in questo stato di perenne insoddisfazione. 
Dopo i suddetti anni di incostante terapia, sono arrivata alla realizzazione che nonostante io voglia una relazione con tutte le mie forze, inconsciamente ne sono spaventata. Quindi sono capace di attrarre solo persone emotivamente indisponibili.
Non c’è niente di più coerente con il mio masochismo che questa ennesima sfaccettatura del mio carattere. E’ proprio grazie alla mia fame di infelicità che non sarò capace di amare qualcuno che possa ricambiare, che possa darmi cosa sto apparentemente cercando. Insomma, l’unica caratteristica positiva che sicuramente posso riconoscermi è quella della coerenza di pensiero e azioni.
Sono attratta da persone che non possono o non vogliono impegnarsi, e l’affetto nei loro confronti è così tanto coinvolgente da essere perfettamente proporzionale al dolore che provo nel momento della realizzazione della loro indisponibilità. C’è sempre un momento ‘x’ in cui la realtà mi cade addosso, sorda alle mie grida di aiuto e alla mia parziale incredulità. 
C’è sempre il momento in cui tutti i tasselli del puzzle combaciano per dare vita ad una scena già vissuta, già affrontata, già familiare. Non c’è scampo a questa situazione. Anche le persone che a primo impatto sembrano discostarsi da questo prototipo, in realtà mascheratamente ricadono nella stessa categoria.
Anche qui vivo nella dicotomia tra la ricerca di un partner (su cui ripongo false speranze al pensiero che possa riempire il vuoto che mi trascino dietro) e l’infelice realizzazione che è solo stando da sola che posso essere parzialmente serena.
Forse è giusto perseguire il minore dei mali che, calato nella situazione, è la solitudine.
Alla fine di questo monologo posso riassumere in pochi punti, cercando un fil rouge che non sono certa di aver chiaramente offerto a causa dei miei voli pindarici:
- mi piacciono particolarmente le citazioni, ne vado alla ricerca costante per sentirmi meno sola, per ritrovarmi anche se per pochi fuggevoli secondi
- ho bisogno di essere infelice per stare bene
- la mia paura dell’abbandono si è ancorata saldamente alla mia infelicità 
- di conseguenza, finchè non sarò capace di superare questa impasse, non troverò una persona con cui poter condividere un percorso sano e maturo dato che andrebbe a minare l’unica certezza che conosco. 
- devo capire che forse è il momento di vivere la mia vita da persona giovane e libera. Non è ancora il momento di un vincolo.
Mi hanno detto che forse il motivo per cui sto così è perchè ‘sono troppo filosofa’, perchè nei miei pensieri c’è un turbinio di idee e ragionamenti che si susseguono. 
Forse è così: certamente chi non è abituato a ragionare o a studiarsi vive un’esistenza più leggera. Ma a mio parere anche più effimera, più superficiale.
Nell’apparente negatività che un probabile lettore potrà riscontrare in queste parole (che io ritengo più amara consapevolezza), voglio dare un piccolo spiraglio di speranza.
So che tutto nella vita accade per una ragione, tutte le persone che incontriamo devono lasciare un segno nel bene o nel male, tutte le gioie e i dolori che siamo destinati ad affrontare nel nostro percorso sono una tappa che non possiamo bypassare. Prima o poi capiremo il motivo della nostra sofferenza e allora non sarà stato vano.
Se per l’ennesima volta c’è stata la necessità di sottoporsi a tutto questo marasma di emozioni negative, ne capirò in futuro il perché.
L’unico augurio che posso farmi è che, nel mezzo di queste ‘sfide’ che mi attendono, sia sempre capace di non perdere di vista la mia realizzazione lavorativa e personale, la mia voglia di viaggiare il mondo e scoprire altre culture.
Perchè anche viaggiare è un modo per cercare se stessi.
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mezzo8018 · 2 months ago
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Sono stanco. Ogni giorno sembra un peso insostenibile e la mia mente sta crollando sotto il peso di pensieri e sensazioni che non riesco più a controllare. È come se il mio corpo fosse solo un involucro vuoto, una parte di me che sta lentamente perdersi in un abisso senza fine.
A volte mi chiedo se ci sia una via d’uscita, o se questa sofferenza sarà sempre parte di me. Ogni giorno mi sveglio con la stessa sensazione di stanchezza, come se il mio spirito fosse stanco di lottare. La mente mi inganna, oscillando tra momenti di lucidità e attimi di totale disorientamento. Non so più se sono io o se sono diventato una persona che non riconosco più.
Il mio corpo sembra rispecchiare tutto ciò che sta accadendo dentro di me: un malessere continuo, che cresce, si radica e non mi lascia mai. Mi sento come se stessi camminando su un filo, sempre in bilico, senza sapere se cadere sarà un sollievo o un ulteriore dolore.
A volte mi sembra che non ci sia spazio per respirare, che ogni respiro sia un peso da sopportare. Non so più quanto possa andare avanti così, ma una cosa è certa: ho bisogno di un aiuto che non riesco a trovare dentro di me.
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