#Londra letteraria
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Diario di una Scrittrice di Virginia Woolf. Uno sguardo intimo nella mente di una delle autrici più influenti del XX secolo. Recensione di Alessandria today
Virginia Woolf, figura iconica della letteratura modernista, ci regala con Diario di una Scrittrice un’opera che va oltre il semplice resoconto autobiografico
Virginia Woolf, figura iconica della letteratura modernista, ci regala con Diario di una Scrittrice un’opera che va oltre il semplice resoconto autobiografico. Questo diario offre al lettore un accesso privilegiato ai pensieri, alle emozioni e alle riflessioni di una mente brillante e complessa, rivelando i meccanismi creativi, le insicurezze e le gioie che accompagnano il mestiere dello…
#Alessandria today#Autobiografia#autori britannici#autori classici#Bloomsbury Group#Bloomsbury Group riflessioni#capolavori letterari#depressione e arte#Diario di una Scrittrice#diario letterario#diario personale#femminismo#Gita al Faro#Google News#Hogarth Press#Hogarth Press libri#introspezione#introspezione letteraria#ispirazione per scrittori#italianewsmedia.com#letteratura britannica.#Letteratura del Novecento#letteratura femminile#letture obbligatorie#libri consigliati#libri di Virginia Woolf#Londra letteraria#modernismo letterario#Mrs. Dalloway#narrativa ispiratrice
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Maryse Condé
Maryse Condé è stata la scrittrice, giornalista, accademica e drammaturga che ha, più volte, sfiorato il Premio Nobel per la letteratura.
In compenso, nel 2018, anno in cui l’accademia ne aveva sospeso l’assegnazione, è stata insignita del New Academy Prize in Literature, che è ritenuto il Nobel Alternativo.
I suoi libri parlano di radici, schiavitù, rapporti tra i sessi e delle molteplici identità nere.
Ha insegnato a Berkeley e Harvard e fondato e diretto il primo Centro di studi francofoni alla Columbia University.
Ha pubblicato circa venti romanzi, in italiano sono stati tradotti, tra gli altri, Le muraglie di terra, La terra in briciole, La traversata della mangrovia, Io, Tituba strega nera di Salem, Vita perfida (vincitore nel 1988 del Premio Anaïs Nin dell’Académie Française) e l’autobiografia La vita senza fard.
Ha scritto racconti e recensioni per riviste letterarie e tenuto rubriche per la BBC e Radio France Internationale.
Nata col nome di Maryse Liliane Appoline Boucolon, l’11 febbraio 1934 a Pointe-à-Pitre, in Guadalupa, era la più giovane di otto fratelli e sorelle di una famiglia borghese. Suo padre aveva contribuito. a fondare la banca delle Antille e sua madre era stata una delle prime insegnanti nere della sua generazione.
Ha vissuto un’infanzia privilegiata lontana dal concetto di identità e colonialismo, in casa si parlava francese e non creolo e si aveva accesso a libri e cultura.
Solo quando si è trasferita a Parigi, a diciannove anni, per terminare gli studi, ha realizzato che il colore della sua pelle era una discriminante.
“Capivo di non essere né francese né europea. Che appartenevo a un altro mondo e che dovevo imparare a strappare le bugie e a scoprire la verità sulla mia società e su me stessa“, ha ricordato nel documentario Una voce singolare a lei dedicato nel 2011.
È stato in Francia che ha conosciuto la negritudine, il vero significato del colonialismo e iniziato ad approfondire, con diversi articoli, la sua condizione di donna creola muovendo i suoi primi passi nell’ambiente dell’attivismo culturale internazionale.
Dopo aver avuto un figlio con un giornalista e attivista haitiano ammazzato per essersi opposto al regime, ha sposato l’attore Mamadou Condé da cui ha preso il cognome e con cui ha vissuto in Africa.
Dopo diversi anni passati a insegnare in Costa d’Avorio, Guinea e Ghana, da cui è stata espulsa accusata di essere una spia dopo il colpo di stato, si è trasferita a Londra dove ha lavorato per la BBC come esperta di cultura africana.
In Senegal ha lavorato come traduttrice per l’Istituto di Sviluppo Economico e Pianificazione, per il Ministero della Cooperazione Francese e insegnato in un liceo di Kaolack, città in cui ha incontrato quello che sarebbe diventato il suo secondo marito, Richard Philcox.
Grazie al suo lavoro di critica letteraria presso Présence africaine, rivista e casa editrice panafricana, ha avuto modo di incontrare diversi esponenti del mondo culturale che l’hanno spinta a tornare all’università, alla Sorbonne, dove si è laureata in letteratura e studi comparati nel 1976, anno in cui ha pubblicato il libro Hérémakhonon e tenuto una conferenza sulla letteratura femminile in Guadalupa e Martinica.
Per Radio France Internationale ha condotto un programma in cui approfondiva e faceva conoscere i grandi rappresentanti della cultura rivoluzionaria nera.
In seguito al successo di Ségou, nel 1985, libro che ha venduto milioni di copie e l’ha resa nota a livello internazionale, si è divisa tra l’insegnamento negli Stati Uniti e il soggiorno a Guadalupa, alla ricerca delle sue origini.
Il ritorno al paese natale è stato una costante di gran parte della sua opera successiva in cui ha eviscerato il senso identitario della creolità antillese.
Tornata in Francia, è stata presidente del Comitato per la memoria della schiavitù, organismo che ha fortemente voluto creato, per appoggiare la piena applicazione della Legge Taubira che nel 2001 ha riconosciuto la Tratta atlantica degli schiavi africani come crimine contro l’umanità.
Nel 2020, è stata insignita della Legion d’Onore.
Negli ultimi anni della sua vita ha vissuto in un piccolo villaggio provenzale nel sud della Francia, dove si è spenta a novant’anni, il 2 aprile 2024, lasciandoci l’esempio di come si possa raccontare la storia da un’altra prospettiva.
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In un comunicato, La Fabrique assicura che il suo collaboratore, responsabile dei diritti esteri, si è recato alla Fiera del libro nella capitale del Regno Unito ed è stato posto in custodia dalla polizia per essersi rifiutato di fornire alla polizia i suoi codici di accesso al suo telefono. e il suo computer portatile.
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“Per giustificare questa decisione, la polizia ha sostenuto che Ernest avrebbe partecipato a manifestazioni in Francia. Una dichiarazione del genere da parte di un ufficiale di polizia britannico è del tutto folle e sembra indicare chiaramente una complicità con le autorità francesi”, ha denunciato l’editore.
La Fabrique è un editore indipendente impegnato a sinistra, che pubblica in Francia saggi di collettivi, dell’attivista americana Angela Davis o dei filosofi francesi Jacques Rancière o Frédéric Lordon.
Il sindacato dei giornalisti britannici NUJ ha denunciato un arresto “estremamente preoccupante”.
Manifestazioni di protesta erano previste per martedì sera davanti all’ambasciata britannica a Parigi e all’Istituto francese di Londra.
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Di Annalisa Valente Dante e Pinocchio hand by hand e poi Fenoglio: è stata davvero ricca di stimoli la Settimana della Lingua Italiana della Dante Society Liverpool. Settimana della Lingua Italiana, a Liverpool Dante e Pinocchio vanno a braccetto In questo 2024 oramai alle battute finali la Settimana della Lingua Italiana in UK è stata celebrata in diversi modi: da chi ha portato i propri allievi in Italia a imparare la lingua sul posto (e di cui vi abbiamo anche raccontato qui) a chi ha organizzato programmi culturali ad hoc per non dimenticare e non far dimenticare il valore delle tradizioni italiane. Tra i principali protagonisti di queste occasioni di celebrazione "made in Italy" non possono certo mancare le Dante Society dislocate sul territorio britannico. Tra queste, la Società Dante Alighieri Liverpool che a metà Ottobre ha organizzato (e cofinanziato) the Week of the Italian Language in the World in Liverpool, con un calendario di appuntamenti settimanali in partnership con l’Associazione Centro Studi di Letteratura, Storia, Arte e Cultura Beppe Fenoglio e con la Scuola di italiano MammaMia diretta da Stefania Pisano. La Settimana della Lingua Italiana nel Mondo di Liverpool è un evento annuale (quest'anno giunto alla 24a edizione) con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri italiano che coinvolge una rete globale di istituzioni culturali, dipartimenti linguistici, scuole e associazioni italiane. Al centro dell'evento, l'Italiano e il libro Il Dipartimento di Lingue, Culture e Cinema (LCF) dell'Università di Liverpool ospita tradizionalmente la Settimana Italiana con una serie di eventi culturali, spettacoli, concerti e proiezioni. Il tema di questa edizione è stato “L’Italiano e il Libro”. Primo appuntamento, una serata musicale dedicata ai cantautori italiani con la band locale "Paparazzi and Friends" presso Mossley Hill Athletic Club in Mossley Hill Road. Dopodiché è stata la volta di Pinocchio and Dante: Children and Teen workshops and exhibitions presso Mossley Hill Hilltop Centre (Mossley Hill Church) in Rose Lane. Un pomeriggio interamente dedicato a due figure iconiche nella storia sociale e culturale italiana, tradizionalmente letteraria. Sia per i più piccoli o per chi ancora ricorda i valori e il senso della vita della giovane età, sia per chi coltiva il desiderio di conoscere meglio o di riscoprire una figura imponente dal punto di vista storico come quella di Dante Alighieri (al quale, naturalmente, tutte le Dante Societies sparse nel mondo si ispirano). Pinocchio e Dante: due icone italiane Un connubio, anzitutto letterario dunque, che è proseguito con la serata "Italian Icons: Dante and Pinocchio hand in hand", a cura del professor Stefano Jossa, Honorary Research Fellow presso la Royal Holloway University di Londra e docente di Letteratura italiana presso l'Università di Palermo. Un appuntamento, sia online che in presenza presso Language Lounge, University of Liverpool, in Abercromby Square, che ha puntato ad analizzare i due simboli più iconici dell'Italia e dell'italianità, Dante e Pinocchio, rappresentanti di una stessa nazione, sia culturalmente che politicamente. Nonostante le loro differenze nella storia e nella letteratura (reale / immaginario; umano / di legno; medievale / moderno), sono diventati indicatori dell’identità e del carattere italiano. La settimana celebrativa è poi proseguita con la serata “Tradurre la narrativa italiana per il mercato anglofono: reti transnazionali, alleanze imprenditoriali, archivi (anni '50-'80)”, anche questo un appuntamento importante, a cura della professoressa Daniela La Penna, docente di Modern Italian Culture & Translation all’Università di Reading (UK) dove co-dirige anche il Centre for Book Cultures and Publishing. Un incontro (anche questo online e in presenza presso Language Lounge, University of Liverpool, in Abercromby Square), in cui la professoressa ha trattato delle dinamiche culturali, economiche e sociali che circondano la traduzione inglese di titoli italiani nel mercato librario anglo-americano dopo la Seconda Guerra Mondiale. In esame una serie di casi studio, emersi dagli Archives of British Publishers and Printing conservati presso l'Università di Reading e relativi a Jonathan Cape e Chatto & Windus. E per concludere, il reading of Beppe Fenoglio La settimana celebrativa della lingua italiana si è conclusa con “Lettura fenogliana: a reading of Beppe Fenoglio’s (The Twenty-three Days of the City of Alba)” in collaborazione con il Centro Studi ‘Beppe Fenoglio’, di Alba (in provincia di Cuneo) per celebrare l’80° anniversario della Liberazione di Alba (10 Ottobre-2 Novembre 1944). Con gli attori Andrea Castellini e Luca Occelli. Anche questo appuntamento si è svolto online e in presenza presso Language Lounge, University of Liverpool, in Abercromby Square. “L’Italiano e il Libro” quindi si è dimostrato un topic quanto mai ricco di sfaccettature e contenuti, adatto per tutte le età e tutti i livelli sociali e culturali. E l’occasione della Settimana della Lingua Italiana nel mondo organizzata a Liverpool ne è stata la dimostrazione. Una ventata d’aria fresca e di ricordi del cuore, di tradizioni e di storia che fanno parte del proprio Dna. Quale altro modo, bello e gratificante, per concludere un anno così lungo e impegnativo? ... Continua a leggere su
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Geek Girl: la rivincita degli sfigati in un serie teen semplice e apprezzabile
Vive nascosto in Geek Girl un ricordo che sa di inizio anni Duemila. È un recupero silente di un tempo in cui serie come Diario di una nerd Superstar, o La vita segreta di una teenager americana, impazzavano sul piccolo schermo. Primi approcci seriali per un universo adolescenziale che dava maggior spazio ai nerd, agli studenti diligenti, a chi tentava, insomma, di condurre una vita mai sopra le righe e per questo poco popolare. Queste serie diventarono comfort zone televisive per adolescenti spesso non capiti, presi di mira e/o continuamente destinati a fare la scelta sbagliata, a dire la cosa sbagliata, solo per piacere e piacersi. Era un canovaccio di esistenze edulcorate, lontane da altri microcosmi giovanili come quelli immortalati da Skins, o più recentemente da 13 reasons why, che Geek Girl adesso recupera tentando di attualizzare sotto altre vesti.
Emily Carey e Zac Looker nella serie Netflix
Tratti dall'omonima saga letteraria di Holly Smale, i dieci episodi di Geek Girl disponibili su Netflix vivono sulle ceneri lasciate da un'altra opera elevata a cult come Il diavolo veste Prada. La ragazzina intelligente, con i capelli rossi (non causale, visto il pregiudizio superstizioso che ancora vige attorno a tale colore) abbagliata dalle luci della ribalta e dalle passerelle dell'alta moda, si mescola con un rimasuglio mnemonico di una serialità anni Duemila ormai superata. Un viaggio non più dell'eroe, ma della nerd trasformatasi in modella, che vive di speranza e rivalsa personale, fomentata da troppo ottimismo e positività, tanto da risultare quasi poco realistica, e più simile a un mero sogno.
Geek Girl: la trama
Harriet (Emily Carey) è una giovane molto intelligente, dai capelli rossi e un po' nerd, che viene scoperta per caso alla Fashion Week di Londra. Da quel momento la sua vita cambia radicalmente, specialmente dopo l'incontro con Nick (Liam Woodrum), un modello affascinante e intelligente che la costringe a rivedere la sua esistenza. Nonostante continui ad essere la stessa ragazza simpatica, impacciata e intelligente di sempre, questi cambiamenti influenzano profondamente la sua vita e quella di chi le sta intorno.
Il ritmo della regia
Emily Carey è Harriet
È una regia, quella di Geek Girl, incapace di stare ferma. Dinamica e ritmata, si affida a riprese angolate, a dolly-zoom e grandangoli per enfatizzare lo scarto emotivo tra la protagonista e il resto del mondo. Un ambiente, quello che circonda Harriet, colorato, sempre perfettamente illuminato, che va ad adombrarsi proprio quando la luce deve essere sparata, i faretti accesi, i flash dei fotografi azionati. Per la giovane il mondo della moda non è un'ambizione, e nemmeno un obiettivo: è un palliativo al dolore. Ma una volta entrati nel vortice, la dipendenza alla dopamina che quel mondo rilascia diventa pericolosa. E così, per chi è rimasto sempre al margine, ritrovarsi al centro non diventa più portatore di timore ma generatore casuale di segreti, sotterfugi, menzogne. Una continua performance incapace di stabilire cosa sia vero e cosa sia falso, proprio come quella di Amleto; proprio come quella di attori sul teatro della vita.
La conquista degli emarginati
Quando la goffaggine diventa moda
In dieci episodi la narrazione scorre veloce e senza intoppi, e forse è proprio la sua scorrevolezza fin troppo sinuosa e priva di ostacoli che lascia un sapore di estrema dolcezza. Gli attacchi di ansia, gli scontri familiari e quelli di un'amicizia lunga una vita pronta a distruggersi per la detonazione di una menzogna, non bastano a limare quell'estrema edulcorazione di una rivincita della nerd in top model. La naturalezza con cui Emily Carey ( in molti la ricorderanno come interprete di Alicent da ragazza in House of the Dragon) restituisce la sua Harriet non ha nulla di fazioso o forzato: le sue sfumature sono quelle di un'adolescente che tenta di rivoluzionare la propria esistenza, pur rimanendo fedele a se stessa.
Un pulsante di accensione limpido e riconoscibile, quello della performance della Carey, capace di azionare un processo affettivo e di immedesimazione spettatoriale senza intoppi. Ed è allora per il target di riferimento che, per quanto semplice e a tratti prevedibile, l'intreccio scivola con facilità. Lo spettatore medio a cui si rivolge Geek Girl punta ai giovani ancora indecisi e insicuri su quale sia il loro posto nel mondo: con semplicità, la serie intende regalare loro dieci momenti di puro conforto, entro i quali ritrovare sprazzi di se stessi, di quell'insicurezza tipicamente adolescenziale, e di quella forza intrinseca nell'affrontare i dubbi e gli ostacoli della vita.
Sfilare tra applausi, ma senza ovazioni
Un momento di Geek Girl
Senza tante elucubrazioni mentali, e sostenuto da un racconto diretto, facilmente leggibile e comprensibile, Geek Girl raccoglie in eredità il campionario di opere precedenti e similari, per cucire un abito fresco, nuovo, sebbene poco originale. Nessuno sguardo impressionato, o reazione sconvolgente: il corpo televisivo che sfila in passerella non ha nulla di inedito, ma riesce comunque a farsi apprezzare e seguire con lo sguardo. Non osa, non rischia o azzarda la serie tv di Netflix: punta sul semplice, su elementi vincenti perché già facilmente riconoscibili e apprezzati, imbastendo un campionario di abiti che piacciono, senza per questo conquistare. Incrociando e amalgamando cartamodelli di opere già collaudate e applaudite, Geek Girl sfodera gli ingredienti giusti, ma la sua è una sfilata già vista, per quanto ben organizzata. Una messinscena che attende la caduta, l'imprevisto per far alzare in piedi il proprio pubblico, e così sconvolgerlo. Ma senza tutto questo, rimane una serie ben fatta, sufficientemente riuscita, da applaudire a fine episodio, ma senza ovazioni e urla di approvazione.
Conclusioni
In conclusione Geek Girl disponibile su Netflix vive su un'estrema semplicità di racconto e su un'eccessivo senso di ottimismo, così da catturare facilmente il target spettatoriale di riferimento. Sono giovani che, come la protagonista Harriet, vivono con il senso dell'odio, dell'emarginazione, solo perché obbedienti, solo perché intelligenti. Grazie a una regia dinamica i dieci episodi scorrono senza intoppi, sebbene l'abito cucito non sia così folgorante, o sorprendente.
👍🏻
La performance di Emily Carey
La regia fatta di riprese dinamiche, con tanto di dolly-zoom
Il significato profondo e il desiderio di portare sul piccolo schermo la portata di un attacco di panico.
👎🏻
L'eccessiva edulcorazione di momenti che avevano bisogno di rimanere cupi e psicologicamente toccanti.
Una fotografia che si incupisce a tratti, per poi soccombere a una luce accecante anche quando non è necessaria.
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Diplomatic Post: London (Edizione Integrale)
Introduzione. Diplomatic Post: London è il mio tentativo di scavare, tramite il ricorso al genere letterario del racconto e agli espedienti di fiction ed alternate history, nella profondità di politica e religione, di potere temporale e potere spirituale, per andare alla ricerca di ciò che sta veramente e realmente alla loro base: il governo dei governi e la religione delle religioni – ovvero, quel livello superiore e pressoché sconosciuto ai più in cui trono ed altare, potere temporale e potere spirituale si fondono in un unicum che costituisce tanto il gradino più alto della catena di comando in ambito politico da un lato, quanto la sapienza gnostico-esoterica madre di tutte le religioni dall’altro. In questo mio racconto in cui il ricorso a fiction ed alternate history rappresenta l’indispensabile contromisura di stampo precauzionale per poter liberamente esprimere l’indicibile ed impunemente rivelare la cifra dell’oscuro e dell’occulto che avvolge in egual misura politica e religione, senza temere censure o peggio, Londra, Parigi e Roma rappresentano gli scenari fisici e reali, il centro di gravità tripartito da cui tale trama si dipana per riversarsi senza soluzione di continuità nel mondo intero sino alle sue più estreme periferie – con Londra (ovvero, più ampiamente, il Regno Unito) a detenere il primato in siffatta trama in quanto, per ovvie ed innegabili ragioni storiche, scaturigine di tutto ciò – ed in ciò e perciò esatto, preciso e millimetrico contraltare della Roma dei Papi caput christianitatis; ed i personaggi-chiave di Diplomatic Post: London di cui mi accingo ora ad elencare nominativi e funzioni svolte in questo grande gioco cosmico sono, sì, inventati – ma lo sono sino ad un certo punto e solo nella misura in cui il ricorso a fiction ed alternate history mi ha consentito di render possibile ciò che altrimenti mi sarebbe stato di fatto precluso – ovvero, squarciare il velo di Maya che da secoli avvolge politica e religione, potere temporale e potere spirituale: allora, più che di personaggi fisici, dovremmo correttamente parlare di incarnazioni di meccaniche sociali e dinamiche storiche che stanno alla radice del progredire dell’umanità tanto quanto le profonde correnti oceaniche lo sono dell’ondeggiare del mare in superficie. Ne emerge così un potente affresco da me realizzato con magistrali pennellate la cui vividezza di analisi balza all’occhio anche del lettore meno esperto in tali dinamiche: ma si tratta, per ora, di un affresco parziale, di una trama in fieri, di un work in progress il cui capitolo finale è ben lungi dal vedere la luce. Questi primi sette episodi sono infatti l’ultima – non in senso cronologico ma materiale (the last one and not the latest one) – mia fatica letteraria espressa ricorrendo all’italico idioma. Il seguito di Diplomatic Post: London avverrà ricorrendo alla lingua inglese non appena avrò approntato, a tempo debito, la relativa traduzione di questi primi sette, introduttivi ma magistrali, episodi. Per inciso voglio ricordare che un’abbondante, anche se del tutto non esaustiva, campionatura di miei scritti in italico idioma coprenti l’arco temporale che spazia dal 2013 al 2022 può essere trovata nell’archivio online da me ad hoc creato – ovvero, il mio blog-archive Radical Chic – Stefano Rossi’s Archive ( stefanorossiarchive.blogspot.com ). Più sotto il link per la lettura integrale della mia strepitosa quanto magistrale novella.
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Gilbert Keith Chesterton, filosofo e ideatore di Padre Brown
Uno dei protagonisti della storia letteraria del Novecento inglese e non solo… Gilbert Keith Chesterton nacque a Londra il 29 maggio 1874, primogenito di una famiglia di confessione anglicana, il padre Edward era un agente immobiliare che lavorava in società con il fratello mentre la madre Marie-Louise Grosjean, era figlia di un predicatore laico calvinista svizzero e di una donna…
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“We are all born to love;
it is the principle of existence and its only end.”
(Benjamin Disraeli)
Benjamin Disraeli, 1st Earl of Beaconsfield (London, 21 December 1804 – London, 19 April 1881), was a British politician and writer.
Before and during his political career, Disraeli was well known as a renowned social and literary figure, although his short stories are not generally recognized as a great work of the Victorian period.
He mainly wrote novels, of which Sybil and Vivian Grey, which are still the best known today.
“Tutti nasciamo per amare; è il principio dell'esistenza e il suo unico fine.”
(Benjamin Disraeli)
Benjamin Disraeli, I conte di Beaconsfield (Londra, 21 dicembre 1804 – Londra, 19 aprile 1881), è stato un politico e scrittore britannico.
Prima e durante la sua carriera politica, Disraeli era ben conosciuto per essere una figura sociale e letteraria di fama, anche se generalmente le sue novelle non sono riconosciute come una grande opera del periodo vittoriano.
Egli scrisse prevalentemente romanzi dei quali Sybil e Vivian Grey, che sono ancora oggi i più conosciuti.
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ONE NIGHT IN FLORENCE. Mostra personale di Qian Wu a cura di Daniela Pronestì a Firenze.
ONE NIGHT IN FLORENCE. Mostra personale di Qian Wu a cura di Daniela Pronestì a Firenze. Verrà inaugurata alla Galleria Art Art di Firenze sabato 13 gennaio 2024 One night in Florence, la mostra personale di Qian Wu, a cura di Daniela Pronestì. Qian Wu ha vinto nel 2023 il Fiorino d’oro del XL Premio Firenze. Attraverso il titolo che introduce la mostra, il giovane pittore Qian Wu, per la prima volta ospite in Firenze, propone un’immersione nella rilettura dei versi del grande poeta cinese Xu Zhimo, che nel giugno del 1925, dalle pendici dei monti Appennini affacciati sulla valle di Firenze, scriveva di getto la lirica omonima, dando voce a una giovane donna il cui amante l’avrebbe lasciata prima dell'alba. Accostarsi alla pittura dell’artista Qian Wu, scrive Claudio Rocca, autore del testo critico, può assumere il valore di un’esperienza letteraria: una poesia visiva che si apre a quegli occhi che sanno ritrovare l’innocenza, parafrasando la lirica di Xu Zhimo. La mostra suggerisce un viaggio immersivo e puramente astratto, in richiami di apertura, energia, vitalità. Utilizzando un mix di olio e resine acriliche verdi e bianche su tela, stesure piatte ed effetti vibranti del frottage il giovane artista cinese sceglie grandi/medi formati, nel rigore di una palette seriale, che rispetto alle opere precedenti – in dominante nera, poi in blu elettrico -, liberano ora la nuova dominante verde. Dal cielo cosmico alla vibrazione di felci e conifere: non tanto attraverso un verde evocativo di quiete, piuttosto un verde squillante, nel quale si aprono ad incastro travi bianche che fendono lo spazio della tela, costruiscono griglie articolate, come brecce di luce che filtrano fra cime arboree. Nelle opere di Wu la superficie pittorica è attraversata da bianche linee di forza che creano uno spazio dilatato, utilizzando textures lavorate con variazioni appena percettibili di spessore. L’attrazione per la grande dimensione si esprime in composizioni nelle quali è contraddetto l’ordine gerarchico tradizionale, per cui esiste un centro, una base, una sommità. Ogni angolo della tela è importante quanto ciò che risiede al centro, tanto che l’occhio dello spettatore è spinto a percorrere l’opera senza focalizzare l’attenzione su alcuna delle sue parti. Il dipinto risulta un vero e proprio ambiente nel quale immergersi. Qian Wu Classe 1991, ha al suo attivo numerose mostre personali e collettive. Tra le più recenti mostre personali, ricordiamo 2023 “Black and Blue”, 3812 Gallery, Londra, 2023 “Blue|Qian Wu Solo Exhibition”, Cultural Association MoCA (Modern and Contemporary Art)/Madeinartgallery, Venezia/Milano, Italia, 2022 “Cloud and Water—The Solo Exhibition of Qian Wu's Art on Paper”, Banlam Grand Theater – Xiamen, 2022 “Blues - Qian Wu Solo Exhibition”, Powerlong Art Center, Nanchino/Taizhou/Xiamen, 2021 “A Ten-Year Dream—The Solo Exhibition of Qian Wu's Ink Series”, Guan Shanyue Art Museum/Dayun Antiques & Gallery, Shenzhen/Dalian, 2021 “Junk Wood Carving—Qian Wu Sculpture Exhibition”, The MixC, Xiamen, 2021 “Qian Wu Art Exhibition”, Banlam Grand Theater, Xiamen, 2020 “The Realm of Ink and Wash—Qian Wu Solo Exhibition”, Powerlong Art Center, Shangai/Hangzhou. Coordinate mostra: Titolo: One night in Florence. Mostra personale di Qian Wu a cura di Daniela Pronestì. Testo critico di Claudio Rocca Sede: Galleria Art Art Via Ghibellina 105-107-111r, Firenze Opening: sabato 13 gennaio 2024 ore 18.00 Date: 13 gennaio-8 febbraio 2024... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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[Londra][Henry James]
Henry James nacque a New York e, dopo un breve periodo a Parigi, nel 1876 si trasferì in Inghilterra, dove resterà fino alta morte. Tra il 1872 e il 1890 si dedica alta scrittura di Ore inglesi, una raccolta che rappresenta un capitolo fondamentale della sua produzione letteraria nonché della letteratura di viaggio che dall’Ottocento ha contribuito a creare miti europei e a proporre idee di un…
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#2023#Cristina Galimberti#English Hours#Henry James#Ibis Edizioni#Ilaria Stoppa#LGBT#LGBTQ#London#Londra#Martina Ricciardi#nonfiction#Ore inglesi#UK
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Virginia Woolf
Non c’è cancello, nessuna serratura, nessun bullone che potete regolare sulla libertà della mia mente.
Virginia Woolf è stata una delle scrittrici più importanti del XX secolo. I suoi lavori sono stati tradotti in oltre cinquanta lingue.
Eliminando la forma comune di dialogo diretto e la struttura tradizionale della trama, ha portato l’attenzione del romanzo al monologo interiore. Il tempo non viene concepito con una cronologia precisa, ma attraverso pensieri e ricordi suscitati dall’ambiente circostante.
Ha rappresentato lo scorrere del tempo in dodici ore La signora Dalloway del 1925, in pochi giorni Tra un atto e l’altro (uscito postumo nel 1941), in diversi anni Gita al faro (1927) o addirittura in tre secoli con Orlando del 1928.
Pioniera della narrazione attraverso il flusso di coscienza, la forma letteraria e stilistica era alterata dall’identità della figura, in uno scambio continuo e un’attenta corrispondenza tra l’esigenza psicologica e quella linguistica.
Il suo saggio Una stanza tutta per sé, del 1929, decostruisce il linguaggio patriarcale in ambito letterario e sociale e ha ispirato il movimento femminista degli anni Sessanta e Settanta.
Nacque col nome di Adeline Virginia Stephen a Londra il 25 gennaio 1882 in una famiglia benestante, era figlia di Sir Leslie Stephen e Julia Jackson, entrambi precedentemente vedovi e con prole.
Allevata in un’atmosfera colta che ospitava spesso personaggi del mondo della cultura, manifestò presto la sua inclinazione letteraria, era una ragazzina quando, col fratello Toby diede vita a un giornale domestico, Hyde Park Gate News, una sorta di diario familiare in cui scrivevano storie inventate.
Fino al 1895, anno in cui sua madre morì, la famiglia passava l’estate in Cornovaglia, il luogo dei suoi ricordi più felici che influenzarono, successivamente, alcuni dei suoi scritti di maggior successo come La Stanza di Jacob, Al faro e Le Onde.
La sua fu una tipica infanzia vittoriana, fatta di lezioni casalinghe, rispetto delle convenzioni, benessere e la sensazione costante che tutta la vita della casa e della numerosa famiglia ruotasse intorno alla madre, bella e distante. La morte precoce della donna, quando la scrittrice aveva tredici anni, le procurò un lungo periodo di depressione che rivelò i primi segni del disagio mentale che ha caratterizzato tutta la sua esistenza.
Dal 1897 al 1901, ha studiato storia e lettere classiche al King’s College. L’anno in cui fu ammessa agli studi universitari, morì anche la sorellastra, Stella. Questi eventi portarono al suo primo serio crollo nervoso.
Nel racconto autobiografico Momenti di essere e altri racconti ha raccontato che lei e la sorella Vanessa Bell avevano subito abusi sessuali da parte dei fratellastri George e Gerald Duckworth. Questo ha sicuramente influito sui frequenti esaurimenti nervosi, il disturbo bipolare e la psicosi che la portarono a diversi tentativi di suicidio.
Dopo la morte del padre, nel 1904, con cui aveva un rapporto conflittuale di amore e odio, lasciò, insieme al fratello Toby e alla sorella Vanessa la residenza di Hyde Park. La loro casa diventò il centro del famoso Bloomsbury Group, destinato a dominare per oltre un trentennio la cultura e la letteratura inglesi. Ogni giovedì sera vi si incontravano importanti intellettuali per discutere di politica, lettere e arte. Si parlava di arte, letteratura, sesso e al centro dei dibattiti finivano le definizioni di concetti come la bellezza, la verità e il bene. Spesso si metteva in discussione la morale corrente, in quanto il gruppo non tollerava la monarchia e, soprattutto, combatteva ogni discriminazione sull’orientamento sessuale e ogni distinzione tra uomo e donna.
Alimentata da quel clima di fervore intellettuale, dava ripetizioni serali alle operaie in periferia, si era avvicinata al movimento delle donne e scriveva le prime critiche letterarie per diversi giornali.
Nel 1912 sposò Leonard Woolf, teorico della politica. Tre anni dopo, ha pubblicato il suo primo romanzo La Crociera. Intanto il suo mal de vivre non la abbandonava, così come il desiderio di togliersi la vita.
Nel 1917 fondò, assieme al marito, la Hogarth Press piccola casa editrice che ha pubblicato gli scritti di Katherine Mansfield, Italo Svevo, Thomas Stearns Eliot e James Joyce.
Nel 1925 ha pubblicato Mrs Dalloway, in cui abbandona la struttura del romanzo tradizionale in favore della tecnica del flusso di coscienza e del monologo interiore.
Attiva nei movimenti femminili per il suffragio universale, si è sempre occupata del ruolo della donna nella società. Tema che si trova nel libro che ha tratteggiato la storia del femminismo moderno Una stanza tutta per sé, del 1929 e Le tre ghinee che approfondisce la figura dominante dell’uomo nella storia contemporanea.
All’amata scrittrice Vita Sackville-West ha dedicato il romanzo Orlando, del 1928, ambientato nell’epoca elisabettiana, che seguendo la vita del protagonista, che reca sia tratti femminili che maschili, si dipana in un arco temporale che va dal XVI al XX secolo. Nelle recensioni dell’epoca l’opera brillava soprattutto per l’uso innovativo dell’elemento temporale, oggi brilla nel suo essere il primo manifesto della fluidità di genere. Una critica alle etichette e alle limitazioni stabilite dai pregiudizi che promuove l’idea che l’identità di genere non debba essere determinata dal sesso biologico, eleggendo la realtà androgina allo stato più naturale delle cose. Attraverso questa opera ha sottolineato come ciò che rende un uomo tale agli occhi della società sia il potere che possiede dalla nascita, mentre una donna è caratterizzata solo dalla mancanza di quel potere, economico, culturale e fisico.
Nell’estate del 1940 ha pubblicato l’ultima opera Tra un atto e l’altro.
Mentre i disturbi mentali continuavano a tormentarla, era sempre più sopraffatta da crisi di ansia e insicurezza.
La Seconda Guerra Mondiale peggiorò le sue paure, vedeva la disintegrazione del mondo che la circondava e cominciava a sentire voci nella sua testa. Temendo di impazzire, decise di togliersi la vita. Si riempì le tasche di sassi e si lasciò annegare nel fiume Ouse, il 28 marzo 1941, aveva 59 anni.
Virginia Woolf, come James Joyce e altri suoi contemporanei, ha adottato le nuove tecniche narrative dei primi decenni del XX secolo.
Rifiutando le tecniche narrative convenzionali, era più interessata al tempo psicologico, alla vita della mente dei personaggi, dove passato, presente e futuro si sovrappongono in un flusso continuo reso attraverso flashback, associazioni di idee, impressioni ed emozioni temporanee.
Ha esplorato temi tipici del romanzo modernista come l’ansia, la crisi, le difficoltà di comunicazione e temi che la toccavano profondamente come la solitudine, la distinzione tra sogno e realtà, la malattia mentale e i pregiudizi nei confronti delle donne che impedivano loro di esprimere la propria identità.
È stata la scrittrice che ha inaugurato una nuova epoca, cambiato la narrazione e trattato, per prima e così a fondo, temi inerenti alla condizione femminile. Ha ispirato un modo differente di scrivere. Conosciuto e vissuto profondamente lo slancio e la caduta che ha riportato con intelligenza e verità, mettendosi completamente a nudo. Il suo fascino e personalità travalicano lo spazio temporale, incantando ancora chi la incontra nella lettura.
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I miei dieci romance preferiti
Me l’avete chiesta ed eccola qui, la classifica dei miei 10 romance storici preferiti di sempre:
1. Un'estate da ricordare, di Mary Balogh
Titolo originale: A summer to remember
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Trama: Kit, conte di Ravensberg, non è certo quello che la buona società londinese di inizio Ottocento definirebbe un gentiluomo: dopo aver abbandonato la carriera militare si è trasferito nella capitale e passa le giornate dedicandosi alla sua attività preferita, scandalizzare i benpensanti. Dal canto suo Lauren, dopo essere stata abbandonata sull'altare, è decisa a non commettere mai più l'ingenuità di donare il proprio cuore a un uomo. I due desiderano più di tutto evitare un matrimonio, ma un fidanzamento può far comodo a entrambi: Kit non dovrà subire le candidate proposte dalla sua famiglia, in particolare Freya Bedwyn, e Lauren potrà agire in piena libertà. Nessuno dei due ha però fatto i conti con un ospite inatteso: l'amore vero. La mia opinione: Uno dei romanzi che più amo e che consiglio veramente a tutti. Stupendo, non ci sono altre parole per descriverlo. Personaggi profondi, dettagliati e costruiti in modo magistrale, reali come noi, feriti come noi. Non potrete non amarlo.
2. E infine la baciò, di Laura Leea Guhrke
Titolo originale: And then he kissed her
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Trama: Inghilterra. Fine 1800. Emmaline è la segretaria di un famoso editore. Seria, pacata e controllata, vive secondo le ferree regole dell'etichetta. Il suo datoro di lavoro, invece, scandalosamente divorziato se ne infischia delle regole della società. Emma si accorge che la sua vita non è quella che vorrebbe solo dopo l'ennesimo rifiuto a far pubblicare il suo libro, proprio il giorno del suo compleanno. Ormai trentenne ha passato la giovinezza sprecandola, così decide di dare una svolta alla sua vita. Si licenzia, trova un nuvo editore e pubblica il suo libro. Il suo ex datore di lavoro però non intende lasciarla andare, senza di lei il suo ufficio sembra crollare. Quello che non si aspetta però è di essere attratto dalla nuova Emma. Per la prima volta la vede veramente…
La mia opinione: Questo è sicuramente il mio preferito fra i quattro libri che nomino in questo post. Scritto in uno stile meraviglioso. I due protagonisti non sono preda di equivoci o spinti l'uno verso l'altro da elementi esterno o da altri personaggi, è semplicemente un lavoro interiore che li avvicina. Emma per la prima volta agisce impulsivamente e da quel momento cambia agli occhi del suo ex datore datore di lavoro Lord Marlowe. Egli crede, dopo un divorzio disastroso e doloroso, di essere immune all'amore e nemmeno riconosce ciò che prova per Emma, sa solo che deve aiutarla a liberarsi dalla prigione di regole che la soffoca. Un libro stupendo, romantico, ma con una vena di tristezza e gioia che ammalia il lettore. Da leggere assolutamente.
3. Incontrarsi e poi…, di Mary Jo Putney
Titolo originale: The Rake and the Reformer or The rake
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Trama: Alys è una nobile dama che dopo una delusione d'amore è fuggita daklla sua famiglia e dalla società per rifugiarsi in campagna e diventare, sotto mentite spoglie, amministratore di una proprietà terriera per conto di un nobile, un lavoro di solito maschile. Reginald invece è un nobile libertino, che ha passato la vita immergendosi in ogni vizio, fino a cadere vittima dell'alcolismo, e solo ora rendendosi conto delle bassezze cui è arrivato ha deciso di redimersi, assumendosi le sue responsabilità e partendo appunto con l'amministrare le terra che il cugino gli ha donato. Le stesse terre che fino ad ora erano dominio di Alys.E fu così che i due si incontrarono. Due caratteri forti ma feriti due persone veramente diverse ma anche complementari. Lei ha un gatto odioso e dominante, lui un cane pastore pauroso e fifone, eppure i due vanno d'accordo, come i loro padroni almeno finchè la vera identità di Alys non viene fuori e Reginald che per tutta la vita non ha mai fatto la cosa giusta, decide di farla stupidamente nel momento più sbagliato lasciandola andare via.
La mia opinione: bellissimo, uno dei miei romance preferiti in assoluto, con personaggi super affascinanti pieni di difetti reali e difficili al punto giusto. Imperdibile. Ottimo uso degli animali all'interno di un romanzo senza umanizzarli. Sublime.
4. Il lord della seduzione, di Loretta Chase
Titolo originale: Lord Of Scoundrels
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Trama: Jessica Trent prima ha tentato e quindi ha avvinto Sebastian Ballister, marchese di Dain, in un bacio appassionato. E ora spetta a lui salvarle la reputazione. Mai Jessica avrebbe immaginato di desiderare quell’uomo arrogante e immorale. I suoi intenti erano ben altri. Eppure il fuoco dello scandalo è nulla al confronto dell’ardore della loro passione...
La mia opinione:
Sebastian è un marchese irresistibile in quanto non è bello, non ha delle belle maniere a volte risulta rude o rozzo, e lui stesso è più che consapevole di tutte le sue mancanze. Siccome la gente pensa già il peggio di lui, ha deciso di non deluderli e di comportarsi il peggio possibile, ma in realtà dentro è un cucciolone, ha solo bisogno di amore e di qualcuno che veda oltre le apparenze e per fortuna lo trova in Jessica.
5. Vento dell’est, di M. M. Kaye
Titolo originale: Trade wind
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Trama: Un romanzo ricco di emozioni, magia e passione sullo sfondo pittoresco e suggestivo di Zanzibar, l'isola dei chiodi di garofano e, nell'800,dominio inglese e massimo centro commerciale d'oriente, oltre che principale centro di commercio degli schiavi. I due protagonisti della storia sono Hero, una donna inglese piena di opinioni sempre pronta a moralizzare, e un pirata inglese, che adotta i costumi arabi e rinnega le sue radici. Hero ha sempre saputo che il suo destino l'aspettava su quell'isola, fin da quando da bambina una vecchia le aveva pronosticato un nfuturo misterioso e pieno di avventura. Le parole della vecchia si erano impresse a fuoco nella sua mente: “Farai vela intorno al mondo per trovare il lavoro che ti è stato destinato e colui che ti aiuterà a compierlo…contribuirai a far morire anime in quantità e molte di più a vivere, riceverai parole dure per questo e nessuno ringraziamento per quello. Metterai le mani su una smisurata fortuna in oro e non ne riceverai nessun bene. E per tutta la vita farai ciò che deve fare, ti farai il letto con le tue mani…e vi giacerai.” Ma mai si sarebbe immaginata che colui che l'avrebbe aiutata sarebbe stato un pirata e mercante di schiavi, il peggiore individuo mai nato, per lei che detesta tutto ciò che contribuisca allo schiavismo. Hero non sa che le cose che ignora sono tante, troppe….che le apparenze ingannano, e che il suo credersi superiore la porterà a commettere terribili errori a cui poi cercherà di rimediare. Così come Frost, pirata, uomo senza radici e fiero di esserlo, non sa che quella ragazza cambierà per sempre la sua vita. Ognuno deve sempe pagare per le proprie azioni, così quando deciderà di diventare Pigmalione e risvegliare Galatea….dovrà pagarne le conseguenze poichè colui che risveglia una statua alla vita poi si rende conto di non potere vivere senza di lei….
La mia opinione: Imperdibile.
6. Courting miss Hattie di Pamela Morsi
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Trama: 1800. America. Hattie ha ormai più di trenta anni, e non ha mai avuto un corteggiatore. Non è bella ma ha della terra sua e finalmente uno spasimante si fa avanti. Non è bello, è vedovo e non è simpatico, ma è sempre meglio che rimanere zitella. Hattie accetta il corteggiamento e pensa proprio di sposarlo…..ma non sa che qualcuno è molto geloso delle sue attenzioni.
La mia opinione: Un bellissimo libro. I due protagonisti, amici da anni, solo grazie ad un terzo incomodo scoprono di amarsi. Lei è bruttina, lui è bello e più giovane di lei, ma innamoratto cotto di lei. Tra scazzottate, raccolti, lavoro duro, equivoci e risate, il libro scorre via che è un piacere.Courting Miss Hettie Pamela Morsi
7. Scandalo, di Amanda Quick
Titolo originale: Scandal
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Trama: Da che la sua reputazione è stata irrimediabilmente compromessa da una sconsideratezza giovanile — “il disgraziato incidente” per dirla come la gente del luogo — l’incantevole Emily Faringdon si è rassegnata a trascorrere nubile il resto dei suoi giorni. Ne d’altronde, a cinque anni dal “fattaccio”, si può dire che la cosa la rattristi più di tanto. L’ottocentesca campagna inglese può offrire, infatti, molteplici interessi: ci sono la grande tenuta di famiglia da amministrare, le rendite del padre e dei fratelli da gestire, come pure le finanze delle vecchie signore del paese; per non parlare della grande passione letteraria che la spinge a comporre versi. Un esistenza piena e appagante, nonostante tutto…Finchè Emily non si ritrova coinvolta in una fitta corrispondenza, scoprendosi perdutamente innamorata. Sensibile, colto, intelligente, il prezioso amico di penna sembra incarnare tutto ciò che la giovane ha sempre desiderato in un uomo. Ma Simon Augustus Traherne, il misterioso conte di Blade, non è affatto come sembra… Mosso da oscure passioni e da un tragico segreto profondamente inciso nell’anima, Blade riesce a incantare e soggiogare tutta Londra… Tutta tranne Emily.Perchè Emily, benchè ammaliata dal seducente fascino di Simon, conosce la vera ragione delle profferte amorose dell’uomo. E sa anche di dovere ad ogni costo conquistare il suo gelido cuore prima che i vendicativi demoni del passato distruggano l’unico grande amore in cui lei abbia mai creduto.
La mia opinione: Scegliere tra tutti i libri di Amanda Quick che io adoro è sempre difficile, questo è tra i più divertenti per me, ma mi piace moltissimo anche Batticuore. Di Scandalo preferisco le scene d’amore e di Batticuore la trama, e visto che qui si parla di romance alla fine ho scelto Scandalo.
8. The Brides of Praire gold di Maggie Osborne
Trama: Cody Snow non sa cosa l’abbia spinto ad accettare l’incarico di guidare una carovana di dodici spose per corrispondenza dal Missouri fino a Clampet Falls, Oregon, ma già prima di partire si è pentito di averlo fatto. Non solo dovrà sorbirsi le loro innumerevoli lamentele e proteggerle dai pericoli del viaggio, ma dovrà anche combattere contro l’attrazione che prova verso una di loro, Perrin Waverly, poiché lei è promessa ad un altro, e lui ha giurato a se stesso dopo la morte della moglie, che non si sarebbe mai più sposato.
La mia opinione: Il mio libro preferito di questa autrice al momento. Un romanzo corale, uno sguardo su un momento storico ben preciso e su due tipi di viaggi tipici del periodo: la corsa verso ovest in carovana, e i viaggi delle mogli per corrispondenza, che causarono infiniti dolori, ma anche molte gioie.
9. Il segreto di Miranda, di Julia Quinn
Titolo originale: The secret diaries of Miranda Cheever
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Trama: Londra, epoca vittoriana. Miranda Cheever si è innamorata del fratello maggiore della sua migliore amica a nove anni e non ha mai smesso di amarlo. Lui non l’ha mai notata, e un matrimonio sbagliato lo ha reso freddo e cinico. Eppure solo ora si accorge di lei
La mia opinione: romanzo veramente dolcissimo e struggente, che con il suo amore non corrisposto mi spezza il cuore ogni volta e poi lo ricostruisce con il lieto fine, fortunatamente. Quando rileggo questo libro di solito dopo rileggo anche il suo seguito intitolato Quella volta a Londra che vede protagonista la migliore amica di Miranda, e che è molto meno struggende, ma molto carino e ironico.
10. Mio Duca, di Julie Ann Long
Titolo originale: What I Did For a Duke
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Trama: Per anni Alexander Moncrieffe, duca di Falconbridge, ha suscitato paura e al contempo fascino, ma di tutto ciò che si mormora una cosa è certa: solo un pazzo oserebbe mettersi contro di lui. E quando Ian Eversea ignora questa cautela, Moncrieffe sa come vendicarsi: sedurre l’innocente sorella Genevieve per poi abbandonarla, rovinandole così la vita per sempre. Tuttavia la giovane lo sorprende per la passione e il temperamento, anche sapendo che Moncrieffe nasconde un passato oscuro. Così come sa che cedere al desiderio che lui ha risvegliato significa giocare col fuoco. Ma quando a comandare è il cuore…
La mia opinione: Non è un caso se l’ho messo in cima alla lista. Il Duca di Falconbridge forse non sarà il Duca più affascinante di tutti, ma il modo in cui scopre cosa significhi essere innamorati nonostante si creda troppo esperto e troppo maturo e troppo cinico è veramente dolcissimo e realistico. Questo è uno di quei romanzi in cui già solo un bacio tra i due protagonisti è in grado di trasmetterti più emozioni di latri 10 romanzi messi insieme.
Ed ora ecco anche La mia top dieci delle autrici di romance storici.
Come autrici romance Top three per me sono: Mary Balogh, Amanda Quick e poi se la giocano tipo parimerito Gurhke e Julia Quinn perchè conto la quantità dei loro romanzi che mi è piaciuta. Di loro ho letto e mi sono piaciuti veramente tanti ma tanti romanzi. Mary jo è più altalenante. Pamela Morsi la adoro, ma oggettivamente non è all'altezza stlisticamente parlando di altre autrici perciò nemmeno lei è top tre. E M. M. Kaye non è presente in classifica perchè non la ritengo una autrice romance, ma una autrice a 360 gradi.
1. Mary Balogh
2. Amanda Quick
3. Julia Quinn
4. Laura Lee Guhrke
5. Mary Jo Putney
6. Loretta Chase
7. Pamela Morsi
8.Maggie Osborne
9.Lisa Klypas
10.Patricia Cabot /Connie Brockway a parimerito
#Mary Balogh#loretta chase#Patricia Cabot#Lisa Kleypas#Mary Jo Putney#laura lee Guhrke#pamela morsi#Julia Quinn#Amanda Quick#Julie Anne Long#m. m. kaye#Maggie Osborne
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Cosa siamo nel buio, un successo le presentazioni di Tobia Rossi in tutta Italia
Di Annalisa Valente Tobia Rossi ha trasposto nel racconto Cosa siamo nel buio la sceneggiarura di Hide and Seek, che ha debuttato a marzo al Park Theatre di Londra. Cosa siamo nel buio, un successo le presentazioni di Tobia Rossi in tutta Italia Continua il successo di Cosa Siamo Nel Buio (Mondadori Editore). L’opera letteraria di Tobia Rossi, drammaturgo, sceneggiatore e story editor, segue la messa in opera della piece teatrale Hide and Seek (sempre a firma di Rossi), che nello scorso mese di Marzo è stata rappresentata al Park Theatre di Londra per la Zava Productions, riscuotendo un buon successo di pubblico. Questa stessa piece ha preso vita dalla drammaturgia, sempre di Rossi, Nascondino, che a sua volta ha ispirato questo romanzo, dopo aver vinto il Mario Fratti Award 2019 ed essere andato in scena in Italia, a Londra e New York. Cosa Siamo Nel Buio narra di Gio, che va in seconda liceo, ed è convinto che nessuno lo ami, sia in famiglia che tra i compagni di scuola. E ne è talmente convinto che decide di sparire lasciando come unico indizio una serie di video sul suo profilo TikTok. Va a nascondersi in una remota grotta nel bosco, forse per non essere trovato o forse perché qualcuno finalmente si accorga di lui. Così quando Mirko – il compagno di scuola che Gio osserva da mesi - scopre per caso il suo nascondiglio, le cose cambiano. Mirko diventa un complice, torna a trovarlo nella grotta per raccontargli cosa sta succedendo fuori: le ricerche della polizia, i servizi in TV, le visualizzazioni del suo profilo TikTok che crescono ogni giorno. Finché il legame tra i due si stringe, rivelando davvero ciò che Gio e Mirko sono nel buio: due anime spezzate in cerca di uno spiraglio di luce. Adesso quindi tocca al libro continuare a far parlare di sé e in Italia, già da fine Maggio, sta riscuotendo un buon successo di pubblico anche grazie al programma di presentazioni dal vivo in località e situazioni interessanti. Prima a Milano, presso la Libreria Noi (https://www.noilibreria.it) un luogo creato con l’obiettivo di costruire una comunità di lettori non solo attraverso la vendita di libri ma con eventi, incontri, laboratori. “Il luogo perfetto per presentare questa storia” lo ha definito lo stesso Tobia. Alla presentazione milanese ha partecipato Gianluca Nativo, giovane autore con già due romanzi all’attivo, entrambi editi da Mondadori. “Ci siamo conosciuti a scuola (è anche un insegnante) – ci ha detto Tobia - abbiamo scoperto un interesse in comune per una certa letteratura per ragazzi, oltre che per la scrittura, e lui con grande generosità mi ha accompagnato in alcuni eventi di presentazione del mio romanzo, facendomi da relatore.” Altri appuntamenti hanno fornito l’occasione per incontrare dal vivo Tobia Rossi e il suo libro: la Pride Week di Alessandria a fine Maggio e la kermesse Mare di Libri a Rimini a metà Giugno. E altri ancora ce ne saranno: di nuovo a Milano (al teatro Franco Parenti il 4 ottobre), in Valtellina, nel Monferrato e in Sardegna. “Io spero tanto che il libro possa anche approdare all'estero – ci confida Tobia - credo che le tematiche che tratta siano universali e quello che accade nel piccolo paese di Mirko e Gio, un paese identificato nel nord dell'Italia, possa accadere tranquillamente ‘alla periferia di qualsiasi impero’. E poi il pubblico britannico, ad esempio, ha già conosciuto e apprezzato la storia attraverso lo spettacolo Hidend Seek, che è stato da poco in scena al Park Theatre, ottenendo un buon consenso di pubblico e critica”. Nel frattempo, chi ha visto a Londra Hide and Seek (o se l’è persa e vuole recuperare) quindi vuole leggere il libro, può acquistarlo on line, o sul sito di Mondadori https://www.ragazzimondadori.it/libri/cosa-siamo-nel-buio-tobia-rossi-9788804781783/ o alla pagina Cosa siamo nel uno su Amazon. Anche perché, come ha spiegato l’autore “questo romanzo amplia il racconto del testo teatrale, crea tutta una serie di percorsi, di personaggi secondari. Dice tutto quello che nel testo teatrale non viene detto, per una questione di sintesi. E’ come se fosse una versione ampliata di quella storia e del suo mondo”. Se avete amato Hide and Seek, non potrete non amare anche Cosa Siamo Nel Buio. ... Continua a leggere su
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Oggi vi presento la biografia di una donna eccezionale raccontata dagli occhi del marito, William Godwin, filosofo britannico precursore dell'anarchismo.
Nata a Londra nel 1759, Mary Wollstonecraft è stata un'intellettuale radicale e anticonformista, considerata una figura fondamentale nel processo storico di emancipazione della donna. Questo commosso ricordo è stato scritto da suo marito, William Godwin, e pubblicato nel gennaio del 1798, subito dopo la prematura scomparsa della scrittrice. Ispirato alle “Confessioni” di Jean-Jacques Rousseau, il libro risultò troppo esplicito per i rigidi canoni morali del tempo; Goodwin, infatti, non volle tacere gli aspetti più confidenziali della vita della moglie, che prevedibilmente la società britannica della fine del XVIII secolo giudicava disdicevoli, come ad esempio la sua libera amicizia con una donna, il figlio illegittimo, i tentativi di suicidio e la penosa agonia. Il libro fu molto criticato e solo di recente ha trovato il giusto riconoscimento di inestimabile testimonianza storica e letteraria su una personalità unica. Uno dei suoi saggi più famosi è “Rivendicazione dei diritti delle donne” che ho in mente di comprare a breve, chiaramente seguirà una recensione.
Ah, per la cronaca, William Godwin e Mary Wollstonecraft sono nientepopodimenochè i genitori di Mary Wollstonecraft Godwin, nota anche come Mary Shelley ❤ https://www.instagram.com/p/B_7dAJEgiOg/?igshid=1o0g9q1cxq9v7
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Il cielo sopra il porto era del colore di uno schermo televisivo sintonizzato su un canale morto. Con questa frase divenuta storia della letteratura inizia Neuromante, romanzo del 1984 considerato ancora oggi il manifesto della cultura cyberpunk. L’autore era un giovane scrittore che in breve divenne il simbolo di questa corrente della fantascienza letteraria: William Gibson. La nascita di Neuromante è parte di una vita incredibile, iniziata il 17 marzo 1948 e che ha portato Gibson a confrontarsi in modo diretto con l’anima profonda degli States della seconda metà del ‘900.
Parlare della narrativa di William Gibson non significa disquisire solamente di cyberpunk. Pur essendo quest’ultimo una parte centrale nella sua carriera autoriale, si tratta di una tappa della vita del romanziere americano, che è arrivato alla definizione di questo genere grazie al suo vissuto personale. Può sembrare un’affermazione scontata, ma quando parliamo di cybperunk dobbiamo andare oltre la pura estetica per analizzare i tratti essenziali di questa sci-fi sociale, che sono presenti nelle opere di Gibson in modo evidente proprio grazie alle esperienze formative dello scrittore.
I primi anni di William Gibson
Nato a Conway, nella Carolina del Sud, William Gibson apparteneva a una famiglia della media borghesia, che viveva tra Conway e Wytheville, in Virginia, città natale dei genitori. Per via del lavoro del padre, Gibson ebbe un’infanzia movimentata, che trovò una prima stabilità quando in seguito alla morte accidentale del capofamiglia i Gibson si trasferirono definitivamente a Wytheville. Nei ricordi di Gibson, questa cittadina è uno spaccato dell’America del periodo:
“Un luogo in cui la modernità era arrivata in qualche modo, ma era ancora profondamente malvista”
In questo luogo, Gibson trova la propria evasione nella lettura di opere di fantascienza. Di carattere schivo e poco socievole, il futuro scrittore vede in queste avventure future una propria via di fuga, maturando la decisione di volere diventare scrittore. Gli studi, però, non sono particolarmente buoni, considerato che la maggior del tempo Gibson lo passa tra l’ascolto di musica e la lettura, avvicinandosi anche ai grandi maestri della Beat Generation, come Ginsberg, Kerouac e Burroughs.
Queste lettura sono una via di fuga per un ambiente che lo stesso Gibson definì chiuso e problematico, in cui non riusciva pienamente a integrarsi, lottando spesso con la madre, poco soddisfatta dai suoi risultati scolastici. Una situazione che si protrasse sino alla morte della madre di Gibson avvenuta nel 1966, in seguito alla quale abbandonò definitivamente gli studi e decise di girare il mondo, avvicinandosi sempre di più agli ambienti della controcultura, vagando per l’America e arrivando anche in Europa. Ma come ogni giovane americano del periodo dovette affrontare un momento di svolta: la chiamata alle armi per la Guerra del Vietnam.
L’età adulta e la scoperta del mondo
Durante il colloquio con i reclutatori, William Gibson cercò di evitare di prestare servizio sostenendo che il suo unisco scopo nella vita fosse quello di provare qualunque sostanza di alterazione mentale esistente. Senza attendere il risultato del colloquio, Gibson prese un pullman per il Canada, in modo da sfuggire alla leva obbligatoria. Alla base della sua decisione non c’erano motivi di natura morale, ma la voglia, come disse lui stesso nel documentario biografico No Map for These Territories, di provare l’esperienza delle comuni hippie e di consumare erba.
“Quando iniziai a scrivere, mi vantai di avere evitato la leva quando non avrei dovuto. Fuggì in Canada con la vaga idea di sottrarmi alla leva, ma non era stato arruolato quindi non ricevetti mai la chiamata. Non so cosa avrei fatto se mi avessero chiamato, non ero totalmente in me all’epoca, ma se mi avessero arruolato, probabilmente avrei pianto e sarei partito. Anche se ovviamente non mi sarebbe piaciuto”
La sua esperienza canadese, comunque, fu traumatica. Gibson entrò in contatto con la comunità dei fuggiaschi americani, riscontrando una dilagante depressione, consumo di droghe e un alto tasso di suicidi. Nuovamente insoddisfatto, William Gibson si mise in viaggio con un’amica, Deborah Jean Thompson, con cui girò l’Europa, prima di tornare a Vancouver nel 1972 e mettere su famiglia con la Thompson.
Con l’arrivo del primo figlio, a badare alle spese fu la Thompson grazie a uno stipendio da insegnante, mentre Gibson cercava di contribuire con piccoli lavoretti, alternandoli allo studio presso la University of British Columbia, laureandosi in Letteratura Inglese. In questo periodo ricomparve la sua vecchia passione:
“Nel 1977, affrontando per la prima volta la paternità e una totale assenza di entusiasmo per qualunque cosa fosse ‘carriera’, mi ritrovai a rispolverare la mia vecchia passione per la fantascienza. Allo stesso tempo, arrivavano da New York e Londra delle nuove sonorità. Il Punk per me fu come l’esplosione di un proiettile a lento rilascio sepolto in profondità nel fianco della società da almeno un decennio, e lo presi come un segno. Così inizia a scrivere”
Il cyberpunk si stava iniziando a manifestare.
Sprawl, zaibatsu e iperconnessione
I primi lavori di Gibson erano ambientati in un futuro prossimo, i cui elementi principali erano la cibernetica e il cyberspazio. Ad animare le idee di Gibson era la coscienza maturata con la lettura dei grandi nomi della Beat Generation, cui si unì la percezione della vita economica e sociale americana. Come disse Bruce Sterling, altro nome celebre del cyberpunk, con Neuromente Gibson aveva compiuto un passo fondamentale nel definire l’anima del genere:
“Il suo stupefacente primo romanzo, Neuromante, che ha vinto tutti i premi del settore nel 1985 ha dimostrato la sua impareggiabile capacità di localizzare con precisione i punti nevralgici della società. L’effetto è stato quello di una scossa elettrica, che ha contribuito a svegliare la science fiction dal suo letargo dogmatico. Uscita dall’ibernazione, sta sbucando dalla sua caverna nella viva luce solare del moderno spirito dei tempi”
Il mondo futuro di Gibson comprendeva uno strapotere economico stratificato, in cui la tecnologia era divenuta un elemento di ulteriore divisione per la popolazione. Un fondamento della dialettica di Gibson, che lo stesso autore identificò in un principio:
“Il futuro è già arrivato. Solamente non è ancora stato uniformemente distribuito”
L’estetica cyberpunk definita da WilliamGibson e dai suoi sodali californiani, come Sterling, nasceva proprio da questo elemento. Figli della controcultura, gli autori cyberpunk dipinsero un mondo in cui le debolezze del presente darebbero divenute le basi di un futuro cinico e iniquo fatto di neon, zaibatsu e iperconnessione. Una definizione del domani che non era presente solamente in Neuromante, ma era comparsa già nei primi lavori di Gibson e rimase fedele a se stessa anche in altre opere, da Mona Lisa Cyberpunk a La notta che bruciammo Chrome.
Attorno a questo ritratto del futuro, si sedettero anche altri autori che seguendo il sentiero tracciato da Gibson diedero vita a un movimento letterario visto come una rivoluzione della sci-fi non solo letteraria, ma anche cinematografica. Basandosi sugli scritti di Gibson modellò un nuovo immaginario visivo, come accaduto con Blade Runner.
Si discute spesso su chi sia il vero padre del cyberpunk, a chi si possa attribuire la paternità di questa profonda spaccatura in seno alla fantascienza tradizionale, e sebbene Gibson non sia l’inventore del termine, coniato nel 1983 da Bruce Bethke, è universalmente riconosciuta la sua fondamentale opera di definizione dei canoni del genere, come ricorda Sterling:
“Con Gibson sentiamo parlare un decennio che ha finalmente trovato la sua voce. Non è un rivoluzionario che batte i pugni sul tavolo, ma un rinnovatore dotato di spirito pratico. Sta aprendo i corridoi stagnanti della letteratura fantascientifica per farvi entrare l’aria fresca delle nuove conoscenze: la cultura degli anni ‘80, one la sua bizzarra e crescente integrazione di moda e tecnologia”
Nelle parole di Sterling si evidenza il dono di sintesi della prosa di Gibson, che trova un perfetto equilibrio tra l’immaginario e il possibile, anticipando alcune delle dinamiche socio-evolutive attuali, identificandole con quarant’anni di anticipo, grazie a un acuto senso del proprio tempo e osservando con occhio attento i fenomeni suoi contemporanei.
L’evoluzione del cyberpunk di Gibson
Una caratteristica che lo ha portato anche a evolvere il proprio concetto di cyberpunk. Il futuro ritratto nella Trilogia dello Sprawl non è rimasto un’entità monolitica, ma è mutato all’interno della narrativa di William Gibson, che nella Trilogia del Ponte e nel Ciclo di Bigend si emancipa da una visione iper-violenza e asservita alle dipendenza per assumere un tono più umanistico, perdendo anche il tratto tipico di iper-connettività in favore di un accesso alla rete più vicino a quello odierno.
La valenza narrativa di William Gibson non rimase vincolata solo all’ambito letterario. Se uno dei suoi primi racconti, Johnny Mnemonic (1981), divenne la miglior rappresentazione del cyberpunk cinematografico nel film omonimo, non meno ambita era la verve narrativa del romanziere americano, considerato un innovatore. Al punto che anche una saga cinematografica del calibro di Alienaveva visto in lui un possibile rinnovatore, ma fu lo stesso Gibson a riconoscere un limite in questa potenziale collaborazione:
“Ho letto in seguito che i produttori mi avevano scelto non tanto con l’intento di ottenere da me una sceneggiatura efficace, quanto di ricavare dal mio lavoro una certa suggestione cyberpunk che potesse poi essere integrata nelle vera sceneggiatura scritta da qualcun altro.”
Un riconoscimento, se vogliamo, alla capacità analitica e di convergenza narrativa dello scrittore americano. William Gibson oggi si trova a vivere parzialmente in quel mondo da lui immaginato quarant’anni fa, che non ha smesso di osservare con sguardo attento:
“Io per primo ero sempre a dir poco perplesso per l’assenza negli anni Novanta di scenari men che meno ottimistici sullo sviluppo della rete. La parola ‘disruption’ era sulla bocca di tutti, la distruzione del mondo come lo conoscevamo era una prospettiva di cui tutti sembravano ben lieti. C’era una cera compiaciuta fiducia che questo cambiamento fosse una cosa buona di per sé. Mi colpiva – e mi lasciava ancora più perplesso – anche notare come le persone che più sostenevano queste opinioni fossero anche fan dei miei romanzi. Eppure, io ho sempre fatto di tutto per descrivere i risultati complessi e problematici di quelle tecnologie che hanno finito per assomigliare a internet”
Potete avventurarvi nel cyberpunk leggendo Cyberpunk: Antologia Assoluta, antologia che contiene anche Neuromante.
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George Orwell, tra allegoria e distropia
Lo scrittore che diede una svolta alla fantascienza del Novecento… George Orwell nacque in India il 25 giugno 1903 con il nome di Eric Arthur Blair, a Motihari, nel Bengala, da una famiglia di origine scozzese. Il padre, angloindiano, era funzionario dell'Indian Civil Service, l'amministrazione britannica in India e faceva patrte di a quella borghesia dei sahib che lo scrittore stesso definì ironicamente come una "nobiltà senza terra", per le pretese di raffinatezza e decoro che contrastavano con gli scarsi mezzi finanziari. Tornato in patria nel 1907 con la madre e le due sorelle, lo scrittore visse nel Sussex, dove si iscrisse alla Saint Cyprian School, ma ne uscì con un opprimente complesso d'inferiorità, dovuto alle sofferenze ed alle umiliazioni che era stato costretto a subire per tutti i sei anni di studio, come racconterà nel saggio autobiografico Such, Such were the Joys del 1947. Rivelatosi uno studente precoce e brillante, Orwell vinse una Borsa di Studio per la famosa Public School di Eton, che frequentò per quattro anni, e dove ha per insegnante Aldous Huxley, narratore che, con le sue Utopie alla rovescia, ebbe una grande influenza sul futuro scrittore. George non proseguì gli studi ad Oxford o Cambridge ma, spinto da un profondo impulso all'azione, e probabilmente anche dalla decisione di seguire le orme paterne, si arruolò nel 1922 nella Indian Imperial Police, prestando servizio per cinque anni in Birmania poi, diviso tra il disgusto per l'arroganza imperialista e la funzione repressiva che il suo ruolo gli imponeva, si dimise nel 1928. Rientrato in Europa, il desiderio di conoscere le condizioni di vita delle classi subalterne lo spinse a umili mestieri nei quartieri più poveri di Parigi e di Londra, dove sopravvisse grazie alla carità dell'Esercito della Salvezza e sobbarcandosi lavori umili e miseri, come disse nel romanzo-resoconto Miseria a Parigi e Londra. Tornato in Inghilterra Orwell alternò all'attività di romanziere quella di insegnante in scuole private, di commesso di libreria e di recensore di romanzi per il New English Weekly e, scoppiata la Guerra Civile Spagnola, vi prese combattendo tre le file del Partito Obrero de Unificacción Marxista. L'esperienza spagnola e la disillusione procuratagli dai dissensi interni della Sinistra lo spinsero a pubblicare un diario-reportage ricco di pagine drammatiche e polemiche, Omaggio alla Catalogna, nel 1938, acclamato come il suo lavoro migliore. Durante la Seconda Guerra Mondiale curò per la BBC una serie di trasmissioni propagandistiche dirette all'India, quindi divenne direttore del settimanale di Sinistra "The Tribune" ed infine corrispondente di guerra dalla Francia, Germania e Austria, per conto dell'Observer. Nel 1945 pubblico il primo dei suoi due romanzi utopici La fattoria degli animali che, coniugando il romanzo con la favola animale e la lezione satirica, è un unicum della narrativa orwelliana e nel 1948 esce 1984, utopia che prefigura un mondo dominato da due superstati in guerra tra loro, scientificamente organizzati all'interno in modo da controllare ogni pensiero ed azione dei propri sudditi. Orwell scrisse anche molta saggistica, che spaziò dalla critica letteraria ad argomenti sociologici, sino al pericolo dell'invasione della Letteratura da parte della Politica fino alla scomparsa, avvenuta il 21 gennaio 1950 in un ospedale di Londra. Read the full article
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