#depressione e arte
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Diario di una Scrittrice di Virginia Woolf. Uno sguardo intimo nella mente di una delle autrici più influenti del XX secolo. Recensione di Alessandria today
Virginia Woolf, figura iconica della letteratura modernista, ci regala con Diario di una Scrittrice un’opera che va oltre il semplice resoconto autobiografico
Virginia Woolf, figura iconica della letteratura modernista, ci regala con Diario di una Scrittrice un’opera che va oltre il semplice resoconto autobiografico. Questo diario offre al lettore un accesso privilegiato ai pensieri, alle emozioni e alle riflessioni di una mente brillante e complessa, rivelando i meccanismi creativi, le insicurezze e le gioie che accompagnano il mestiere dello…
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illsadboy · 5 months ago
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Ci si taglia perché fa meno male il dolore del corpo che quello mentale.
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lunamagicablu · 2 months ago
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Bambina. Ascoltami. Apri il tuo cuore per un momento e ascolta. Non hai bisogno di bandire la tua rabbia o seppellire il tuo dolore e la tua tristezza. Il fatto che tu possa provare rabbia per qualche ingiustizia o iniquità; il fatto che tu abbia la capacità di provare dolore e tristezza significa che la vita ti tocca ancora. Impara a fidarti del fiume di saggezza che scorre sotto il fiume di queste emozioni. Impara a camminare con la tua depressione, la tua ansia, la tua rabbia come insegnante e come amico. Il fatto che tu provi significa che tieni a loro. La cosa a cui devi davvero stare attento è l'indifferenza. Quelli che non provano nulla sono quelli che stanno distruggendo il mondo. ~ doña Río de Gracian art on Pintarest ********************************* Child. Listen to me. Open up your heart for a moment and listen. You don’t need to banish your anger or bury your grief and sadness. The fact that you may feel anger about some injustice or inequity; the fact that you have the capacity to feel grief and sadness means that life still touches you. Learn to trust the wisdom-river flowing beneath the river of these emotions. Learn to walk with your depression, your anxiety, your anger as a teacher and a friend. The fact that you feel means that you care. The thing you really have to watch out for is indifference. The ones who don’t feel anything are the ones who are destroying the world. ~ doña Río de Gracian art on Pintarest 
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precisazioni · 1 year ago
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con cadenza più o meno bimestrale, per ragioni del tutto fortuite mi ritrovo a pensare ai miei compagni di classe e alle persone della mia città natale; si tratta di un pensiero di matrice archeologica, se consideriamo che quasi con ognuno di loro ho interrotto i rapporti da almeno dieci o più anni. di quel posto sento, e neppur tanto, una o due persone: un'intera adolescenza e prima gioventù completamente rigettate allo scopo di provare a voltare pagina; non so bene le ragioni che mi hanno spinto a fare questo: in parte il provare a dare una svolta alla depressione, in parte un naturale svolgimento delle conoscenze che, se grossolanamente gestite, vanno nell'inevitabile dimenticatoio
capita dunque, ogni due mesi circa, che mi ritrovi a cercare persone, conoscenti, compagni di classe su facebook per poi, puntualmente, turbarmi di fronte alle loro vite, o a quello che vogliono manifestare, o ancora a quello che hanno manifestato prima che smettessero di usare quel social. alcuni di loro sono imprenditori spiccatamente normie; nessuno di loro si è scoperto queer. chissà come ci si sente ad avere quella capacità di sentirsi integrati nel mondo: io è quasi una settimana che non metto piede fuori casa, e se oggi lo farò sarà solo per la scusa di un evento di musica. manager, dentisti, medici, ingegneri; tutti eterosessuali e, se i figli non sono ancora arrivati, di certo lo è la foto mentre si baciano col partner sotto la torre eiffel
poi, tutti quegli alternativi che oggi, seppur esteticamente ancora 'alternativi' (che poi, dalle mie, parti, i millennial tali si identificano con: look da pin-up per le ragazze, fanboy di breaking bad per i ragazzi), hanno aderito alla più alta forma conformista possibile: sposarsi e avere figli. ciò che hanno in comune le due categorie, i normie e gli alternativi, è una sorta di orgoglio per quel che sono: che siano dei dirigenti o dei tatuatori con pargoli (e relativa foto con il figlio, per dimostrare che anche i tatuati sono brave persone), è la capacità di sapermi trasmettere, con una serie di foto banali quanto in alta qualità, se non anche in bianco e nero per donare quell'effetto di 'apprezzo i tempi passati' e magari anche una foto con risata genuina per manifestare l'amore per la vita, un orgoglio per la loro identità
ecco, per quanto possa trovare grossolane le loro manifestazioni su internet, per quanto di mio non abbia voglia di sbandierare sui social la vita privata e, per quanto abbia un concetto di privacy che comprende l'idea di non fare sharenting, ho pensato che forse dovrei iniziare ad andare un po' più orgoglioso di quello che sono: d'istinto, infatti, non mi vengono molte ragioni per esserlo. poco dopo l'aver subìto questo confronto con i miei anni trascorsi e la gente mia coetanea, ho deciso di riascoltare brevemente i due brani ambient che farò uscire e di rivedere i lavori grafici, seppur amatoriali, di cui sono soddisfatto
poi è arrivata la gattina, ci siamo coccolati e mi ha reso di buon umore. ho la mia vita e non mi dispiace; è il confronto con quella altrui a darmi un senso di insicurezza. forse dovrei iniziare a etichettarmi, mostrarmi fiero delle etichette: geek di musica nonchè musicista, appassionato di cinema, letteratura e scienza, di arte e di storia, transfemminista, gattaro, in una relazione stabile da più di sei anni, uscito da pensieri suicidi e dipendenze senza aiuto di psicologo e di farmaci, non ho perso la curiosità nel conoscere e mi vesto anche abbastanza bene. dopotutto, sono uno splendido trentatreenne (semicit.) e dovrei smettere di sentirmi inferiore nel vedere i profili social, falsati e per nulla attendibili, di persone che non sento da dieci o quindici anni
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gregor-samsung · 2 years ago
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“ Invece di seguire il programma di austerità del suo predecessore Hoover, il presidente del New Deal, come ha notato Barbara Spinelli su «la Repubblica», «aumentò ancor più le spese federali. Investì enormemente sulla cultura, la scuola, la lotta alla povertà». Purtroppo, aggiunge la Spinelli, «non c’è leader in Europa che possegga, oggi, quella volontà di guardare nelle pieghe del proprio continente e correggersi. Non sapere che la storia è tragica, oggi, è privare di catarsi e l’Italia, e l’Europa». Già: addirittura una «catarsi». Ma è proprio quello che ci vorrebbe. Roosevelt, infatti, non mise solo i disoccupati a scavare buche e a riempirle, come tanto spesso si dice. Tre dei più importanti progetti della Works Progress Administration, i più singolari, innovativi e duraturi, furono quelli compresi nel cosiddetto Progetto Federale numero 1, altrimenti noto come Federal One, che sponsorizzò per la prima volta piani di lavoro per insegnanti, scrittori, artisti, musicisti e attori disoccupati. Il Federal Writers’ Project, il Federal Theatre Project e il Federal Art Project misero al lavoro per qualche anno più di ventimila knowledge workers (come li chiameremmo oggi), tra i quali c’erano Richard Wright, Ralph Ellison, Nelson Algren, Frank Yerby, Saul Bellow, John A. Lomax, Arthur Miller, Orson Welles, Sinclair Lewis, Clifford Odets, Lillian Hellman, Lee Strasberg (il fondatore del mitico Actors Studio) ed Elia Kazan. Non si trattò di elemosina: checché. Oltre a produrre opere d’arte (migliaia di manifesti, disegni, murales, sculture, pitture, incisioni...), gli artisti plastici e figurativi vennero impiegati nella formazione artistica e nella catalogazione dei beni culturali, e crearono e resero vivi anche un centinaio di community art centres e di gallerie in luoghi e regioni in cui l’arte era completamente sconosciuta. In tre anni, nella sola New York, più di dodici milioni (12.000.000!) di persone assistettero agli spettacoli teatrali incentivati dal Federal Theatre Project. Quanto al Writers’ Project, che costò ventisette milioni di dollari in quattro anni, produsse centinaia di libri e opuscoli, registrò storie di vita di migliaia di persone che non avevano voce e le classificò in raccolte etnografiche regionali, ma soprattutto, con le American Guide Series, contribuì a ridare forma all’identità nazionale degli Stati Uniti, che la Grande Depressione aveva profondamente minato, fondandola su ideali più inclusivi, democratici ed egualitari. E scusate se è poco. Tuttavia anche lì, e anche allora, non mancavano i sostenitori dell’idea che la cultura è un lusso e, soprattutto, un lusso di sinistra. Dal maggio del 1938, sotto la guida di due «illuminati statisti» come Martin Dies e J. Parnell Thomas, la Commissione della Camera contro le attività antiamericane non smise di accusare i tre progetti di essere al soldo di Mosca e non si arrese fino a quando non furono fermati. Poi, venne la guerra e molti sogni si infransero. Ma intanto, con quel solido lavoro culturale alle spalle, le fondamenta di una nuova consapevolezza di sé e di una nuova idea di futuro erano comunque gettate. E da lì, dall’idea di fondo della necessità dell’intervento statale per vivificare la cultura e modificare così la specializzazione produttiva di un Paese, partirà, già durante la guerra, un altro liberale illuminato, Vannevar Bush, consigliere di Roosevelt, per elaborare il famoso rapporto Science: the Endless Frontier, che rappresenta un po’ il manifesto della politica culturale e scientifica – e a ben vedere anche economica – che avrebbero seguito gli Stati Uniti nei successivi decenni fino a Barack Obama. “
Bruno Arpaia e Pietro Greco, La cultura si mangia, Guanda (collana Le Fenici Rosse), 2013¹ [Libro elettronico]
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susieporta · 1 year ago
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WATERING
Non fermarti dove non puoi andare avanti
Non fermarti dove non puoi costruire
Dove c’e’ ambiguità, disarmonia, Dove ci sono continue domande
Smetti di annaffiare un terreno arido e sterile: meglio camminare da soli che spendere tutte le energie per tirarti dietro pesi morti
Finirai con l’ammalarti
Non ti rimarrà niente per te
Devi andare avanti, spostarti
Quando cerchi di redimere e salvare qualcuno o anche solo di cambiarlo, stai ancora cercando di salvare i tuoi genitori
La depressione di tua madre
L’anaffettivita’ di tuo padre
Le tristezze e le ferite dei tuoi avi
Prima di andartene definitivamente, devi portare cura dentro queste lacerazioni, lavora su di te
Così non proietterai più fuori questo bisogno di guarire e cambiare l’altro.
Ci sono figli che hanno dovuto fare tutto da soli oltretutto avvezzi ad essere ostacolati dai numerosi problemi della famiglia .
Questo fa si che anche belle relazioni da adulti, tenderanno a portare tutti i pesi, a faticare per due .
Invece e’ profondamente necessario che avvenga questo salto per cui pensi solo a te soprattutto quando l’ altro non manifesta alcuna intenzione di lavorare e di lavorare su di sè.
Quindi curati delle tue radici, ma ricorda che sono dentro non fuori, e poi vola via, perché questo e’ un cammino individuale, solo tu sai quel che ti serve e se trovi qualcuno che lo condivide, bene altrimenti ‘ lascia che i morti seppelliscano i morti.
_ClaudiaCrispolti_
iris shwartz art
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littlepaperengineer · 11 months ago
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Volevo chiedere scusa. A chi ha ricevuto da me delusioni, assenza, ritardi, silenzi. A chi si aspettava da me qualcosa, perché non ho avuto nulla più da offrire.
Anni fa ho sperimentato il dolore ma poi è arrivato di peggio. Ciò che mi ha spaventato sul serio è stata l'apatia, forse un principio di depressione. In quei momenti il dolore l'ho cercato e me lo sono procurato, per sentire qualcosa.
Giornate passate a fissare il nulla, a desiderare il nulla, a credere in nulla. Non è ancora finita, ci sono alti, ci sono bassi.
Alcune volte mi stupisco di quanto non sappia più cosa è l'ansia. Perché non mi importa di nulla, le situazioni di ansia ho finito per evitarle, ho preferito il nulla.
Nulla di importante da fare, nessuno che mi aspetta. L'ho scelto io, lontano da tutti. Attento a quel silenzio prima di una macchina che passa di notte in mezzo al nulla, attento a quel bianco del muro in uno dei pomeriggi che non passa. Mi sento solo, anche quando so che c'è vicino a me qualcuno che mi vuole bene, o che ci sarebbe qualcuno per me, ma io non per l'altro. Ho lasciato che ognuno prendesse le proprie strade, e se qualcuno mi sceglieva, lo tenevo distante.
Nel nulla ho conosciuto chi aveva qualcosa dentro, qualcosa di delicato e lento, che poteva anche non uscire. Che lentemente usciva come dalla tana uno scoiattolo. Oggi il pianoforte di Stefano ha suonato per me. Una melodia delicatissima prima, più vivace poi. L'ho ascoltato, senza fare altro, come quando fisso il vuoto. Era per me. Ed era musica, arte, anima pura. Senza questo vuoto, io non avrei mai saputo gustare questa missica, questa compagnia.
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desempero · 2 years ago
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Pezzi di vita ritrovati per caso dentro una bozza mai inviata.
Le nuvole mi hanno rincorso in questo week end. La pioggia mi ha sfiorato riuscendo a prendermi soltanto oggi, quando il grigio del cielo si è sciolto in una pioggia triste e senza speranza.
Ieri, quando sono tornato a casa, c'era il cielo azzurro e Firenze mi è sembrata casa mia con tutti i suoi cantieri e le ferite inferte da una fiumana di clienti soddisfatti, arrivati qui da ogni distanza, per passeggiare dentro una storia unica, svenduta un tanto al chilo. Con il tempo ho anche imparato a rispettare la spocchia dei miei concittadini, a ridere della prosopopea con cui si ergono a padri della lingua, unici depositari di ogni verità e competenza in fatto di arte, di costume, di bon ton.
Poi li vedi contare i soldi come qualunque bottegaio e capisci che Firenze è un palcoscenico meraviglioso dove mandare in scena il peggio.
E allora guardi con occhi benevoli quello che sulla spalletta aspetta paziente che il sole scenda dietro Ponte Vecchio.
Con qualche filtro adatto la foto sarà magnifica, racconterà ai suoi amici una magia che esiste solo nella memoria.
Ma è di sicuro la città di mia figlia, è casa sua anche se è nata a Bagno a Ripoli perché il nostro Ospedale di riferimento fa parte di quel Comune: Ospedale Santa Maria Annunziata..
Gli ospedali storici sono quasi tutti intitolati ai Santi: Santa Maria Nuova è quello in centro costruito da Folco Portinai alla fine del 1200, poi c'è l'Ospedale San Giovanni di Dio che invece di illustre ha solo il nome, ereditato dal Vecchio Ospedale San Giovanni di Dio in Borgo Ognissanti che risale al 1300, fatto costruire dalla famiglia Vespucci e infine lo Spedale degli Innocenti, primo brefotrofio in Europa.
A Napoli il complesso de "Gli Incurabili" è un magnifico insieme di chiese, dell'ospedale vero e proprio e della farmacia settecentesca.
Santa Maria del Popolo degli Incurabili.
Ora invece li chiamano Azienda Ospedaliera e non so se sia meglio farsi ricoverare in un posto che si chiama "incurabili" o in uno che si chiama "azienda".
Tutto questo discorso sui nomi degli ospedali non nasce dalla mia depressione.
Lavorando con i medici ho tutti i giorni a che fare con i reparti ospedalieri e mi ha sempre incuriosito la toponomastica. 
A Udine per esempio, si chiama Santa Maria della Misericordia e l'indirizzo è Piazza Santa Maria della Misericordia, a Palermo si chiama Cervello..
Torino invece si è mostrata come al solito con il suo vestito antico ed elegante e le sue periferie degradate. La Stazione di Porta Nuova è una delle più belle in Italia e mi sarebbe piaciuto vederla nei primi anni del secolo scorso. Ho fatto solo due passi fino all'hotel dove c'era il convegno.
Ho ascoltato medici che parlavano anche del mio fegato, usando parole spaventose come epatocarcinoma o sigle poco comprensibili, SVR, che sta per guarigione, eradicazione del virus..
Sul treno di ritorno c'era una giovane donna su una carrozzella con un respiratore, che si esprimeva con suoni gutturali​, non articolati. Sclerosi credo, SLA o qualche altra orribile patologia. Rideva, o forse era una paresi facciale ma tutte le donne che aveva intorno le parlavano, l'ascoltavano.. Mi sono sentito un po' stupido nei miei piccoli dolori ma lo so che è una visione inutile della vita, che non è cercando chi sta peggio che non senti male.
Stasera invece sto cercando il ragazzo senza qualità che assaggiava il mondo a bocca e occhi aperti e a volte mi sembra quasi di vederlo.
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Ma per un attimo soltanto.
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carmenvicinanza · 12 days ago
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Alice Neel
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Alice Neel, artista visiva statunitense, è stata tra le più celebri ritrattiste del Novecento e la più amata dal femminismo della seconda ondata. Una carriera che, tra alti e bassi, si è dipanata dagli anni Venti agli anni Ottanta.
Ha vissuto tra Cuba e gli Stati Uniti scegliendo New York come meta d’elezione, ha disegnato e dipinto per tutta la vita stabilendo un nuovo standard per l’uso del colore e la rappresentazione dei soggetti.
Rifiutando di conformarsi ai dettami stilistici e sociali dei tempi, con la sua arte figurativa ha espresso al meglio i suoi ideali sociali e politici.
Più di ogni altra cosa, capiva le persone e amava raccontarne le storie.
Ha ritratto la miseria della comunità ispanica, attivisti e persone comuni per raccontare di coloro che non compaiono nei libri di storia, come la vicina di casa picchiata dal marito, le proteste di piazza e la comunità queer. Anche per questo le prime a riprendere la sua opera e divulgarla sono state le femministe negli Anni Settanta, portandola al Whitney Museum e aprendo la strada al recupero della sua arte.
I suoi dipinti hanno un uso espressionistico di linea e colore, acume psicologico e intensità emotiva. Ha intrapreso una carriera come pittrice figurativa durante un periodo in cui l’astrazione era favorita e non ha iniziato a ottenere elogi critici per il suo lavoro fino agli anni ’60. 
Il suo lavoro contraddice e sfida le tradizionali e oggettificate raffigurazioni di donne nude da parte dei suoi predecessori maschi. Ha ritratto le donne attraverso lo sguardo femminile, illustrandole come consapevoli dell’oggettivazione da parte degli uomini e degli effetti demoralizzanti dello sguardo maschile.
Nata il 28 gennaio 1900, a Merion Square, in Pennsylvania, nella numerosa famiglia di George Washington Neel e Alice Concross Hartley, era cresciuta in un ambiente perbenista di classe medio-bassa in un periodo in cui le aspettative e le opportunità per le donne erano limitate.
Mentre lavorava per aiutare la famiglia, di notte studiava belle arti alla Philadelphia School of Design for Women dove ha vinto diversi premi prima di laurearsi, nel 1925.
La coscienza politica e il conseguente impegno si sono sviluppati a Cuba dove si era trasferita nel 1926, dopo il matrimonio col ricchissimo Carlos Enrique, che aveva conosciuto alla scuola d’arte di Chester Springs. Avvicinatasi agli ambienti comunisti e socialisti, la consapevolezza delle forti ingiustizie sociali divenne la lente attraverso la quale vivere e dipingere.
Stabilitasi a New York durante la Grande Depressione, la nascita della prima figlia e la sua precoce morte, evento sconvolgente e determinante per la sua prospettiva di donna e artista, l’aveva portata a ritrarre come nessuno prima la condizione della maternità, nel duro Futility of Effort.
Isabetta, la sua seconda bambina, nata nel 1928, le aveva invece ispirato Well Baby Clinic, un cupo ritratto di madri e bambini in una clinica per la maternità che ricorda più un manicomio che un asilo nido.
Negli anni Trenta, dopo la separazione dal marito e dalla figlia, ebbe un crollo nervoso e venne ricoverata in una struttura psichiatrica.
Nel 1934, ha dato alle fiamme 350 dei suoi acquerelli, dipinti e disegni. 
Frequentava artisti, intellettuali e leader politici del Partito Comunista, tutti soggetti dei suoi dipinti. In quegli anni viveva a Spanish Harlem e dipingeva i suoi vicini, in particolare donne e bambini. Il suo lavoro glorificava la sovversione e la sessualità, raffigurando scene stravaganti di amanti e nudi, come un acquerello del 1935, Alice Neel e John Rothschild nel bagno, che mostrava la coppia nuda mentre faceva pipì.
Nei suoi nudi ha catturato e nobilitato il punto di vista psicologico e interiore delle sue modelle, ritratti veritieri e onesti, che mettevano in discussione il ruolo tradizionale delle donne che dipingeva in interazioni sociali o in spazi pubblici, cambiando radicalmente il modo in cui l’establishment artistico vedeva le potenzialità del nudo femminile, raffigurando una gamma senza precedenti dell’esperienza femminile. Corpi sfatti, seni cadenti, ventri flaccidi, espressioni di vulnerabilità che infastidivano critica e pubblico. 
Negli anni Quaranta ha realizzato illustrazioni per la pubblicazione comunista Masses & Mainstream e continuato a dipingere ritratti dalla sua casa di periferia. Fu un periodo duro in cui nessuno voleva esporre i suoi lavori e viveva di assistenza sociale per poter sopravvivere.
Nel decennio successivo, la sua amicizia con Mike Gold e la sua ammirazione per il suo lavoro di realismo sociale le fecero guadagnare uno spettacolo al New Playwrights Theatre di ispirazione comunista. Nel 1959 il regista Robert Frank le chiese di apparire accanto a un giovane Allen Ginsberg nel suo film beatnik, Pull My Daisy. L’anno seguente, il suo lavoro fu riprodotto per la prima volta sulla rivista ARTnews.
Nei primi anni Sessanta ha iniziato la serie di nudi in gravidanza con Pregnant Maria in cui ha dipinto una donna ordinaria in modo rivoluzionario, come un’odalisca, sottolineandone la fatica della maternità e la deformazione del corpo. Anche per la radicalità di questo sguardo che non ritraeva le donne come oggetto di desiderio ma come persone a sé stanti, era stata presa a esempio dai movimenti femministi che vi ritrovavano una prospettiva completamente diversa rispetto ai dipinti degli uomini.
Nel 1970 ha dipinto Kate Millett, l’autrice di Sexual Politics, la Bibbia del femminismo della seconda ondata.
La sua immagine è inclusa nell’iconico poster del 1972 Some Living American Women Artists di Mary Beth Edelson.
Verso la metà degli anni Settanta c’è stato finalmente un periodo di rivalutazione del suo operato e, nel 1979, il presidente Jimmy Carter le ha conferito il National Women’s Caucus for Art.
Quando ha compiuto ottanta anni si è ritratta nuda, coi capelli bianchi e le pieghe della pelle. Il quadro, esposto alla Harold Reed Gallery di New York, ha attirato notevole attenzione perché ancora una volta sfidava le norme sociali di ciò che era accettabile da rappresentare nell’arte. Il suo autoritratto è stato uno dei suoi ultimi lavori prima di morire.
Si è spenta il 13 ottobre 1984 a New York, per un cancro al colon.Sulla sua vita e opere di Neel è stato girato il documentario Alice Neel, diretto dal nipote Andrew Neel e presentato allo Slamdance Film Festival del 2007. Numerose sono state le mostre collettive e le retrospettive dedicatele dopo la sua morte.Nel marzo 2021, al Metropolitan Museum of Art è stata inaugurata la sua più importante retrospettiva che abbraccia la sua intera carriera dal titolo Alice Neel: People Come First, contenente più di 100 opere. La mostra è stata poi allestita al Guggenheim di Bilbao.Nel 2024 è stata inaugurata, alla David Zwirner Gallery, Alice Neel: At Home, la prima grande mostra incentrata sulle comunità queer che aveva frequentato e ritratto potentemente grazie a Andy Warhol.La sua cocciutaggine nel restare figurativa mentre diverse correnti artistiche si intervallavano nella sua lunga carriera, l’ha ostracizzata, le ha portato gravi difficoltà economiche e l’isolamento, ma è rimasta fedele al suo principio di umanesimo.
È stata una donna e un’artista fuori dal comune che ha sempre messo a disposizione il suo talento e la sua visione per le categorie più svantaggiate della società, la sua arte è stata politica, rivoluzionaria, non si è mai piegata a tempi e mode, così come le sue idee.
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pier-carlo-universe · 4 months ago
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La Mente Sente: Evento Benefico per la Salute Mentale e la Musicoterapia ad Alessandria. Progetto "Medical Humanities" per sostenere la Giornata Mondiale della Salute Mentale, con workshop, spettacoli e cena solidale
Il 10 ottobre 2024, presso la Ristorazione Sociale di Alessandria, si terrà l'evento benefico "La Mente Sente", organizzato dall'associazione "Tra Cuore e Mente" in collaborazione con l'Azienda Ospedaliera-Universitaria di Alessandria.
Il 10 ottobre 2024, presso la Ristorazione Sociale di Alessandria, si terrà l’evento benefico “La Mente Sente”, organizzato dall’associazione “Tra Cuore e Mente” in collaborazione con l’Azienda Ospedaliera-Universitaria di Alessandria. Questo evento rientra nel programma di celebrazioni per la Giornata Mondiale della Salute Mentale e anticipa il Festival delle Medical Humanities 2024. Il ricavato…
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illsadboy · 6 months ago
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Sono bugie che ti racconti perché non ti torni in mente quanto è opprimente cucirsi in faccia un'altra faccia sorridente… Tutte le persone che amo c'hanno una cosa in comune che le ho deluse sono le buste in mare scambiate per meduse un paradiso riempito con il pattume potevo crogiolarmi nel mio senso di colpa dirti, "Io sono così" per poi mostrarti la porta dopo l'ennesima sbronza, ripenso alla prima volta eri vestita di lacrime che sembravano pioggia…E ogni volta che riapro 'sta cicatrice io ti rivedo piangere e uscire con le valigie con lo sguardo di chi uccide mentre scrive di fretta fino ad arrivare ad odiare ogni superficie che mi rifletta… Ti direi, ti direi, "Sono a pezzi e fa male perché" "Odio che tu abbia visto la parte peggiore di me"
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tempi-dispari · 2 months ago
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Ai Groove Suicidal Tendencies la storia del metal e dell'hardcore
Nella storia della musica alternativa, poche band possono vantare l’impatto rivoluzionario dei Suicidal Tendencies. Nati a Venice, California, nel 1980, i Suicidal hanno segnato un punto di svolta per due generi apparentemente lontani: l’hardcore punk e il thrash metal. Con il loro stile inconfondibile, hanno contribuito a definire una nuova identità sonora che ha ispirato generazioni di musicisti.
Un debutto che ha cambiato tutto
L’album omonimo del 1983, Suicidal Tendencies, è considerato uno dei pilastri dell’hardcore punk. Brani come “Institutionalized” e “I Saw Your Mommy” sono diventati inni di ribellione giovanile, raccontando con crudo realismo il disagio della periferia americana. La loro miscela di velocità punk, liriche sarcastiche e un’attitudine spavalda è stata una ventata d’aria fresca in un panorama dominato da cliché.
“Quella rabbia e quella sincerità hanno fatto scuola”, ha dichiarato Lars Ulrich dei Metallica in un’intervista del 2016. “I Suicidal ci hanno mostrato che si poteva essere estremi senza perdere il senso dell’ironia.”
La svolta crossover
Se l’esordio era profondamente radicato nell’hardcore, con Join the Army (1987) i Suicidal Tendencies iniziarono a esplorare territori più complessi, gettando le basi del crossover thrash. L’album mescola la furia del punk con le strutture più articolate del metal, anticipando un genere che avrebbe preso piede con band come D.R.I., Anthrax e Corrosion of Conformity.
Il vero capolavoro arriva nel 1988 con How Will I Laugh Tomorrow When I Can’t Even Smile Today. Questo disco segna l’ingresso definitivo nel thrash metal, con riff aggressivi, assoli tecnici e testi introspettivi che esplorano temi come depressione e alienazione. Brani come la title track e “Trip at the Brain” sono esempi perfetti della loro evoluzione artistica.
Kerry King degli Slayer, in un’intervista, ha definito l’album “un ponte tra il punk e il metal, un disco che ha cambiato le regole del gioco”.
La stagione funk metal
Negli anni ’90, i Suicidal Tendencies hanno dimostrato ancora una volta la loro capacità di reinventarsi. Con album come Lights… Camera… Revolution! (1990) e The Art of Rebellion (1992), hanno incorporato elementi funk e groove, anticipando l’esplosione del nu-metal e influenzando band come Korn e Deftones.
Il contributo del bassista Robert Trujillo, entrato nella band nel 1989, è stato fondamentale. Il suo stile dinamico e innovativo ha portato i Suicidal a esplorare nuove frontiere sonore, rendendo brani come “You Can’t Bring Me Down” dei classici senza tempo.
Un’eredità indelebile
L’impatto dei Suicidal Tendencies non si limita alla musica. La loro estetica, dai cappellini “flip-up” alle bandane, ha contribuito a creare uno stile unico che ha influenzato sottoculture come lo skate punk e la scena hardcore californiana. La loro presenza sui palchi, energica e magnetica, ha ispirato band in tutto il mondo a osare e a sperimentare.
Come ha sottolineato Mike Muir, carismatico frontman della band, “Non ci siamo mai sentiti parte di un solo genere. Abbiamo sempre fatto ciò che ci sembrava giusto, ed è questo che ci ha permesso di sopravvivere.”
Riconoscimenti e influenze
I Suicidal Tendencies sono stati citati come ispirazione da artisti di ogni genere, dai System of a Down ai Foo Fighters. Dave Grohl, in un’intervista del 2008, li ha definiti “la quintessenza della libertà musicale”, mentre Jonathan Davis dei Korn ha dichiarato che “senza di loro, il nu-metal non sarebbe mai esistito”.
Ad oggi, la band continua a suonare e a pubblicare musica, dimostrando una longevità rara nel panorama alternativo. La loro capacità di adattarsi ai cambiamenti, mantenendo intatta la propria identità, è una testimonianza della loro grandezza.
Con i Suicidal Tendencies, non si parla solo di musica, ma di una filosofia: quella di abbattere le barriere, sia sonore che culturali. Un messaggio che, a oltre quarant’anni dalla loro nascita, risuona ancora potente e attuale.
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keyla0953 · 3 months ago
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Seguire i propri sogni
Quando è che capiamo qual è la cosa giusta nella nostra vita? I nostri genitori sono davvero in grado di capire cosa sia giusto per la nostra vita? Quando andiamo alle superiori sanno che la scelta che ci fanno fare influenzerà per sempre la nostra vita? I consigli che ci danno sono per noi o per rimediare a ciò che loro non hanno potuto realizzare? Io per esperienza ho fatto lo sbaglio di fare ciò che loro volevano, ho studiato economia aziendale perché dicevano che avrei potuto avere un lavoro con più facilità e guadagnare di più, ma questo mi ha portato ad odiare e a non capire quello che studiavo i numeri diventavano macigni nella mia testa, e sono arrivata con fatica in quinta senza però riuscire ad arrivare al esame e non so quante volte sono stata bocciata e ogni volta era una sconfitta e sentirmi in colpa perché li deludevo e sono arrivata a nascondere ai miei genitori di non aver preso il diploma. Ma crescendo e maturando ho svelato questo segreto ai miei genitori spiegando a loro che non era stata la scelta giusta per me, essendo ormai maggiorenne e avendo avuto un periodo di depressione molto forte sono riusciti a capirmi. Nella vita avrei scelto di fare l’artistico perché dipingere, disegnare è sempre stata la mia passione e una via per sfogare tutto quello che avevo dentro, e anche se forse non avrei trovato un lavoro da guadagnare chissà quale somma sarei stata una persona con un diploma e più felice di quello che facevo. Ho dovuto imparare da sola a disegnare e a dipingere senza aver studiato e nel mio piccolo ne sono soddisfatta ma so anche che non è mai troppo tardi per fare quel percorso e appena mi sarà possibile ora al età di 29 anni fare un corso e imparare le tecniche che mi aiuteranno a mi migliorare la mia arte, con questa mia storia voglio far capire ai ragazzi che stanno scegliendo cosa studiare nel loro futuro di non ascoltare nessuno tranne che se stessi e le proprie passioni, non rinunciate a ciò che amate per un lavoro che un giorno non capirete o odierete o ad arrivare come me a non riuscire a studiare perché non vi piace quello che dovete imparare per forza, perché quando ami qualcosa ti viene più facile appassionati alla materia e a quello che studiate… non rinunciate ai vostri sogni per fare un piacere agli altri o perché è la strada più facile… lottate per quello che amate e se non ci sono le possibilità studiate da soli non rinunciate mai anche se è difficile.
-keyla0953
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alessandro55 · 4 months ago
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Diana Vreeland L'imperatrice della moda
un film di Lisa Immordino Vreeland
DVD + Libro Diana Vreeland Le avventure di un occhio inquieto di Luca Scarlini
Feltrinelli, Milano 2013, 80 pagine +DVD, 14,5x21cm, ISBN 9788807740978
euro 16,90
email if you want to buy [email protected]
"Diana Vreeland. L'imperatrice della moda" è la storia di una donna che è stata capace di catturare lo spirito del tempo e fotografare i grandi mutamenti del Novecento, dalla Depressione alla rivoluzione sessuale, sulle pagine di Vogue e poi nelle sale del Metropolitan Museum of Art. Perché la moda e l'arte si fanno così, con l'immaginazione e il coraggio di vedere il futuro.
13/10/24
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cinquecolonnemagazine · 6 months ago
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Raddoppiati Sos per disagio mentale, 1 su 3 da giovani under 30
(Adnkronos) - Boom di richieste di aiuto per problemi di salute mentale tra i giovani. Arriva da ragazzi under 30 il 34% degli Sos lanciati a Soss, servizio di supporto, orientamento e sostegno sociale offerto dalla Fondazione Don Luigi Di Liegro. Registra "in totale più di 50 chiamate al mese, suddivise equamente tra uomini e donne, di cui più di un terzo però sono ragazze e ragazzi che si sono rivolti al servizio a causa di un disagio per presentare una richiesta di aiuto. Raddoppiati Sos per disagio mentale Numeri raddoppiati e in costante crescita rispetto allo stesso periodo del 2023", segnala la fondazione, annunciando che Soss rimarrà attivo anche in agosto. "A chiamare - riferisce Luigina Di Liegro, segretaria dell'ente - sono per lo più familiari e amici, preoccupati per qualcuno, lamentando la mancanza di attività promosse per chi è affetto da una patologia specifica e che spesso si trova a casa da solo, senza un contatto diretto con i centri di salute mentale. L'aumento di richiesta di aiuto da parte degli under 30 deve spingere le istituzioni e chiunque si occupi di salute mentale ad aprire loro un canale privilegiato. Bisogna investire maggiormente in una rete di servizi psicosociale per le famiglie", esorta Di Liegro. Le richieste di aiuto al Soss - riporta la fondazione - provengono da tutto il territorio nazionale, con una forte prevalenza della Capitale e della sua provincia, pari al 70% sul totale. I numeri salgono leggermente nelle aree più periferiche di Roma. Gli utenti chiedono supporto all'accesso dei servizi, denunciano disagio sociale e mentale, episodi di bullismo, anoressia, bulimia e depressione, difficoltà nel rapporto con la famiglia o a scuola. Solo una piccola percentuale è costituita dai senza fissa dimora (0,4%) o da chi chiede informazioni riguardo a problematiche legate a malattie specifiche, come l'Alzheimer.   Interventi di prevenzione Il servizio Soss della Fondazione Di Liegro - si legge in una nota - resterà attivo anche durante l'intero mese di agosto, al fine di garantire il supporto in un periodo dell'anno particolarmente delicato per le persone affette da disagi psichici e per i loro familiari, e può essere contattato da tutta Italia chiamando il numero 3517488351 o attraverso la mail [email protected].  Lo sportello virtuale è solo uno dei servizi offerti della fondazione, in campo anche con laboratori socio-riabilitativi (musica, teatro, fotografia, scrittura creativa, arte) per utenti seguiti dalle strutture pubbliche di Roma, il gruppo di auto-mutuo-aiuto per familiari, il gruppo di auto-mutuo-aiuto di sostegno al lutto, il gruppo multifamiliare. L'ente è attivo inoltre con interventi di prevenzione nelle scuole, convegni e seminari sul tema della salute mentale e uno specifico corso di formazione per volontari e familiari appena iniziato, con la partecipazione di più di 200 iscritti da tutta Italia. La Fondazione Di Liegro è impegnata ogni giorno nel rafforzamento dei servizi di orientamento e sensibilizzazione sulla salute mentale, anche grazie agli strumenti messi a disposizione del bando Comunità solidali 2022 della Regione Lazio - Assessorato Politiche sociali, Welfare, Beni comuni e Asp.  [email protected] (Web Info) Foto di WOKANDAPIX da Pixabay Read the full article
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susieporta · 2 years ago
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[ Il mio lavoro è l'opera di ricostruzione di me stessa e trova origine nella mia infanzia... la memoria e i cinque sensi sono strumenti di cui mi servo. ]
Il mio lavoro riguarda la fragilità del vivere e la difficoltà di amare ed essere amati. Utilizzo un linguaggio simbolico per esprimermi. Bisogna impregnare la materia di sentimenti. Il mio bisogno di utilizzare materiali soffici e stoffe, di far ricorso al cucito e alla bendatura dice la paura della separazione e dell'abbandono. Le emozioni sono proiettate all'esterno, in una forma e in uno spazio. L'inconscio è portato alla coscienza attraverso l'arte. La mia arte è un modo esorcizzare i demoni che la inseguono fin dall'infanzia... una volta terminata la scultura sento che ha eliminato l'ansia che provavo. Gli artisti progrediscono così: non è che migliorino, è solo che ogni volta sono capaci di resistere meglio ai loro propri assalti. L' unica vera arte che ho praticato tutta la vita è stata l'arte di combattere la depressione, la dipendenza emotiva... quello che mi interessa è la conquista della paura. Nascondersi, confrontarsi, esorcizzare, vergognarsi, tremare e alla fine avere paura della paura stessa. Questo è il mio tema. Questo credo è il tema.
Louise Bourgeois, da Distruzione del padre. Ricostruzione del padre. Scritti e interviste 1923-2000 - Traduzione di G. Lucchesini, M. Majnoni
ph Annie Leibovitz
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