#LA IRONIA POETICA
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PLANETA LITERARIO: Micropoemas con chispa «La ironía poética de Senén González Vélez» II
LITERARY PLANET: «Micropoems with spark: «The poetic irony of Senén González Vélez» II Desde las páginas de los periódicos hasta las líneas de un poema, Senén ha demostrado ser un maestro de la palabra. Con su característico estilo incisivo y su aguda observación de la realidad, nos ofrece una mirada poética a un mundo que conoce a la perfección. Sin duda con estos micropoemas nos invita a…
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La Giostra di Silvia De Angelis: Un’Analisi Intensa sul Valore della Resilienza. Recensione di Alessandria today
La metafora della vita come una giostra in movimento tra sfide, alti e bassi, e la forza interiore necessaria per affrontare il viaggio.
La metafora della vita come una giostra in movimento tra sfide, alti e bassi, e la forza interiore necessaria per affrontare il viaggio. La Giostra di Silvia De Angelis è una riflessione profonda e poetica sulla vita, paragonata a una giostra che non smette mai di girare, portandoci attraverso momenti di felicità e periodi di difficoltà. L’autrice esplora il concetto di resilienza e ci invita a…
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Folon Firenze
Skira, Milano 2005, 270 pagine, 24x30cm, ISBN 9788876243745
a cura di Marilena Pasquali
euro 39,00
email if you want to buy [email protected]
Il catalogo dell’esposizione dedicata all’artista belga presenta circa duecentocinquanta opere comprendenti celebri acquerelli, sculture e serigrafie.
Pubblicata in occasione della più importante mostra antologica mai realizzata in Italia, dedicata all’artista belga Jean-Michel Folon, una completa e aggiornata monografia su questo indiscusso protagonista della scena internazionale dalla straordinaria intensità espressiva e poetica.
Curato da Marilena Pasquali, il volume (catalogo dell’esposizione fiorentina realizzata a quindici anni dalla prima mostra pittorica di Folon al Museo Marino Marini) presenta circa duecentocinquanta opere comprendenti i celebri acquerelli, piccoli objets ricchi di fantasia e di ironia, e, soprattutto, le sculture – monumentali o di dimensioni più ridotte – che costituiscono una vera e propria rivelazione. L’artista noto in tutto il mondo per i suoi acquerelli e per la sua attività grafica, a partire dagli anni Novanta (dalla mostra al Metropolitan di New York, tappa significativa del suo percorso artistico) si è dedicato alla scultura con esiti di altissimo livello pienamente riconosciuti dalla critica e dal pubblico internazionale. A differenza del senso di equilibrio e della luce che emanano dalla sua produzione pittorica, nella scultura emerge il lato oscuro dell’artista, la leggerezza lascia il posto all’inquietudine, l’armonia si tinge dei colori del timore per l’esistenza. In questa trasformazione vengono alla superficie le sue radici nordiche. Ma nelle sculture, tuttavia, rimane quella tensione di Folon alla luce, all’aria, allo spazio. Come egli stesso osserva:” Toutes mes sculptures régardent le ciel, c’est une façon de mettre le ciel dans la sculpture”. La monografia propone un percorso evocativo e tematico in cui trovano spazio i soggetti preferiti da Folon – il Volo, la Mano, il Viaggio, lo Sguardo, la Testa, il Totem, gli Uccelli – illustrati attraverso acquerelli, sculture, objects, serigrafie e affiches. Folon Firenze – titolo che richiama il rapporto di Folon con Firenze e la Toscana, rapporto di elezione iniziato molto tempo fa, già negli anni Cinquanta quando l’artista appena ventenne girava per la regione in autostop – comprende i testi di Federico Fellini, Jean-Michel Folon, Marilena Pasquali, Ray Bradbury, Emilio Tadini, il catalogo degli acquerelli e delle sculture, la biografia dell’artista (a cura di Federica Filippi Gabardi) e i riferimenti bibliografici.
Firenze, Forte di Belvedere e Sala d’Arme di Palazzo Vecchio 13 maggio – 18 settembre 2005
30/04/24
#Folon#mostra Firenze 2005#250 opere#artist books#acquerelli#il Volo#la Mano#il Viaggio#lo Sguardo#la testa#il Totem#gli Uccelli#artnexhibition catalogue#fashionbooksmilano
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My Lady Jane: Quando la Storia si Trasforma in Magia e Risate
Lady Jane Grey: La Regina dei Nove Giorni... o dei Nove Episodi?
Lady Jane Grey è conosciuta nei libri di storia come la "Regina dei Nove Giorni". Una figura tragica che fu usata come pedina politica e che trovò una fine prematura. Tuttavia, la serie televisiva My Lady Jane prende questa narrativa e la stravolge completamente.
La serie offre a Jane un destino radicalmente diverso. In questa versione della storia. La protagonista, infatti, non è una vittima passiva degli eventi, ma una giovane donna intelligente e determinata. In questo mondo fantastico è in grado di cambiare il suo destino con l'aiuto di una buona dose di magia.
Tudorland: Benvenuti nel Regno di Maghi e Metamorfosi
L'ambientazione della serie rimane l'Inghilterra Tudor, ma è arricchita da elementi fantastici che rendono il mondo di My Lady Jane unico nel suo genere.
Tanto per dirne uno: il regno è popolato da persone che possono trasformarsi in animali (what?!). Inoltre, le già intricate dinamiche politiche sono complicate ulteriormente da questi elementi soprannaturali.
Questi cambiamenti non solo aggiungono un tocco di magia alla narrazione, ma permettono anche ai personaggi di esplorare le loro identità in modi nuovi e inaspettati.
Risate Reali: Quando la Storia si Prende una Pausa
Uno degli aspetti più affascinanti di My Lady Jane è la sua capacità di trattare temi seri con un tocco di leggerezza e ironia. La serie non si prende mai troppo sul serio. Questo approccio rende la visione estremamente piacevole.
I dialoghi sono frizzanti e pieni di battute argute, e le situazioni assurde in cui si trovano i personaggi sono gestite con una comicità brillante. Questo stile distintivo è uno dei motivi principali per cui My Lady Jane si distingue tra i numerosi adattamenti storici.
Non ha niente a che vedere con le serie televisive Starz come The White Princess, The White Queen o Becoming Elizabeth.
La protagonista non è più la storia. Al centro brilla la fantasia e la libertà di cambiare il destino storico di un personaggio drammatico come quello di Jane Grey.
Un Cast da Fiaba: Principesse e Principi (e Animali) Incantati
Il successo di My Lady Jane non sarebbe stato possibile senza un cast eccezionale. La giovane attrice protagonista porta sullo schermo una Jane Grey piena di vita e spirito. Gli altri membri del cast offrono interpretazioni altrettanto memorabili.
Ogni personaggio, dai principali ai secondari, è caratterizzato da una profondità e complessità che rendono la storia ancora più coinvolgente.
L'eroina : Jane è una ragazza che vuole ampliare le proprie conoscenze. È intelligente e curiosa. Nonostante la costrizione al matrimonio da parte di sua madre, Jane non perde lo spirito. Per l'intera serie la ragazza dimostra di essere però anche leale. Essa è pronta a rischiare la sua vita per gli amici e per le sue convinzioni.
Il bello e dannato : Guildford viene introdotto come un ragazza senza un vero scopo. In un bar recita versi "poetici" e beve come se non ci fosse un domani. Tuttavia il suo personaggio diventa uno dei più particolari e complessi. Il suo passato continua a tormentarlo e il pubblico finirà per tifare per lui.
Il re malato: Edward non è solo un bambino malaticcio. In questa versione, in cui il monarca inglese è un ragazzo di colore interessato agli uomini (altro che licenza poetica), Edward prende in mano il suo destino.
Dal Libro allo Schermo: Una Magia Diversa, ma Sempre Incantata
Pur rimanendo fedele allo spirito dei libri, la serie televisiva My Lady Jane introduce diverse modifiche rispetto ai romanzi. Alcune sottotrame sono state semplificate o eliminate. Inoltre, nuovi personaggi sono stati aggiunti per arricchire la narrazione.
Questi cambiamenti non fanno che migliorare l'adattamento, rendendolo più adatto al formato televisivo e mantenendo l'attenzione del pubblico. Inoltre, l'elemento visivo della trasformazione degli esseri umani in animali è reso con effetti speciali che aggiungono un ulteriore livello di fascino alla serie.
Conclusione
My Lady Jane è un esempio brillante di come un adattamento televisivo possa prendere una storia conosciuta e trasformarla in qualcosa di completamente nuovo e affascinante. Con la sua combinazione di storia, ironia e magia, la serie offre un'esperienza di visione unica che riesce a intrattenere e sorprendere ad ogni episodio. Se siete alla ricerca di una serie che sappia mescolare abilmente passato e fantasia, My Lady Jane è sicuramente una scelta imperdibile.
Ho trovato questa serie brillante, ma ancora di più la capacità dei creatori di spingere l'hyper per uno show anche relativamente semplice. La storia non è un racconto epico e complesso. Tuttavia cattura il pubblico con colpi di scena e un focus intelligente su certe tematiche rilevanti.
Ovviamente tanto fa anche la chimica tra i due protagonisti, cosa che non fa male ad una storia semplice e senza troppi personaggi.
Ho visto le nove puntate tutte d'un fiato in soli tre giorni. La storia è organizzata bene affinché il pubblico sia spinto a guardare lo show in poco tempo.
Se amate le serie come me, non perdetevi gli altri articoli.
Stay Tuned, la vostra EasyTears.
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Fidanza Jazz Combo - Do Si La Sol Fa Sofà
Da venerdì 29 novembre è disponibile in formato fisico e in tutti i digital stores ‘Do Si La Sol Fa Sofà’, il nuovo album di inediti del Fidanza Jazz Combo. Anticipato nelle radio con il singolo ‘La Tazzina di Caffè’, canzone lenta e sensuale con un sottile gioco di ambiguità poetica, esce oggi il nuovo album composto da 11 brani originali, uniti da una creativa ironia vintage e dal sapore antico…
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Gli anni novanta: un decennio di esplorazione letteraria in Italia
Gli anni Novanta rappresentano soprattutto un decennio di grande fermento nella letteratura italiana. In questo periodo, emersero nuove voci e si consolidarono quelle già affermate, dando vita a un panorama letterario ricco e variegato. I romanzi di questo periodo riflettono i profondi cambiamenti sociali, politici e culturali che l'Italia stava vivendo, offrendo al lettore uno spaccato autentico della società italiana di quel tempo. Anni novanta: i grandi romanzi italiani "Sostiene Pereira" (1994) di Antonio Tabucchi: Un thriller storico ambientato nel Portogallo fascista di Salazar. Pereira, un mite archivista, si ritrova invischiato in un intrigo politico che lo porterà a confrontarsi con la brutalità del regime e con la propria coscienza. "Oceano mare" (1993) di Alessandro Baricco: Un romanzo breve che narra la storia di un violinista e del suo violino Stradivari. Attraverso una scrittura evocativa e poetica, Baricco esplora il rapporto tra l'uomo e l'arte, la bellezza e la morte. "Io non ho paura" (1999) di Niccolò Ammaniti: Un romanzo di formazione che narra la storia di due amici dodicenni alle prese con un mistero inquietante. Ammaniti, con il suo stile narrativo coinvolgente e ricco di suspense, dipinge un ritratto vivido e commovente dell'infanzia. "Tutti giù per terra" (1990) di Giuseppe Culicchia: Un romanzo generazionale che racconta le vicende di un gruppo di giovani precari nella Roma degli anni Ottanta. Culicchia, con ironia e disillusione, descrive la disoccupazione, la mancanza di prospettive e il malessere di una generazione. I grandi classici della letteratura italiane "recente" Oltre a questi titoli, gli anni Novanta hanno visto la pubblicazione di numerosi altri romanzi di grande valore, tra cui "Il male oscuro" di Giuseppe Bufalino, "Le parole di Giovanni" di Andrea De Carlo e "Un amore" di Margherite Duras. La letteratura italiana degli anni Novanta si caratterizza soprattutto per la sua ricchezza di temi, stili e voci. Gli scrittori di questo periodo hanno saputo raccontare le trasformazioni della società italiana con sguardo acuto e sensibile, offrendo al lettore opere che continuano ad appassionare e commuovere a distanza di anni. Gli anni Novanta rappresentano anche un decennio di grande importanza per la letteratura italiana. In questo periodo, sono nati romanzi che hanno segnato la storia letteraria del nostro Paese e che continuano ad essere letti e apprezzati da lettori di tutto il mondo. Foto di Tom da Pixabay Read the full article
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Salone internazionale dell’Umorismo 2023 a Bordighera
Dal 22 al 25 giugno torna a Bordighera il Salone dell’Umorismo, che prevede il 22 giugno l’inaugurazione alla presenza delle autorità, dal 22 al 24 le giornate del Salone e il 25 sera la premiazione. Il poster di questa edizione è una tavola di Quino dedicata al mare inteso come un mezzo di comunicazione dove la sottile ironia del naufrago che non ha più posto per inviare il suo messaggio in bottiglia sottolinea solitudine e perplessità. Proseguendo l’iniziativa del 2022 con Peynet, la sezione Omaggio ad un Autore sarà dedicata Joaquín Salvador Lavado Tejón, in arte Quino, creatore della celebre Mafalda e la mostra permetterà di ammirare varie fasi dell’opera del grande maestro. Quest’anno torna la tradizione dei premi al miglior disegno a tema, Palma d’Oro, Dattero d’Oro e Dattero d’Argento. A diverse personalità andranno la Rama di Palma d’Oro e altri premi nella tradizione del Salone sul mare. inteso nella sua accezione più ampia: fonte di ispirazione poetica, di viaggi, di scoperte geografiche, di globalizzazioni, di drammi, di svago. Al concorso si sono iscritti ca. 400 disegnatori da 71 paesi, i disegni ricevuti quasi 800 e, di questi, 180 saranno esposti in mostra e tra questi 3 verranno premiati con la Palma d’Oro e il Dattero e 10 riceveranno la Menzione d’Onore, con opere di grande qualità dove l’aspetto ambientale risulta essere preminente attenzione della maggior parte degli umoristi di tutti i paesi. Le opere sono state scelte da personalità del mondo dell’umorismo internazionale di elevato standing, parte di una tradizione consolidata del Salone. Sul Lungomare Argentina ci sarà Massimo Marchiori, alias Stari Ribar, artista che ha come obiettivo quello di “pescare” la plastica dai mari e di ripulire le spiagge dove, grazie ad un’attenta e accurata scelta, all’accostamento di diversi pezzi, texture e tonalità di colori, comunica tutta la sua creatività, trasformando il suo saper fare in amore per il mare e la natura. Massimo in un laboratorio pubblico, intitolato Tappo dopo Tappo, Stari mostrerà come trasformare con fantasia e senso dell’umorismo materiali di recupero in opere d’arte. La Serata di premiazione si svolgerà nello storico Cinema Olimpia di stile Liberty, recentemente rinnovato, con l’assegnazione della Palma d’Oro, del Dattero d’Oro e del Dattero d’Argento agli umoristi per il concorso disegno a tema fisso MARE; Rama di Palma d’Oro alla carriera a Francesco Salvi, grande interprete della comicità della scuola milanese, che attraversa non solo stili diversi ma anche mezzi espressivi differenti, dal cinema alla musica, al teatro, alla letteratura e, per quest’ultima, è stato premiato a Bordighera con la Palma d’Oro per Storia della Cultura Mondiale. Read the full article
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Giulio Cesare - Rolling Stones
L’esordio discografico del poeta e visual artist Giulio Marchetti
Un pop elettronico dal sapore retro che, nel videoclip, ha come protagonista Anastasia Kuzmina di Ballando con le stelle
“Rolling Stones” è un brano con tutte le velleità del primo singolo, già a partire dal titolo rock e graffiante, ma ancor prima dal nome del nuovo progetto musicale che cita un personaggio storico imponente come Giulio Cesare. «È un’affermazione di identità e di intenti, in un certo senso» Giulio Cesare.
Dopo aver incontrato, da poeta, Riccardo Sinigallia (sua la nota del libro Specchi ciechi) ed aver collaborato, come visual artist, anche con Achille Lauro (Sanremo ed Eurovision 2022), nasce il primo tiratissimo singolo “Rolling Stones”, prodotto da Leo Pari, uno dei massimi esponenti della scena indie in Italia.
Per quanto concerne l’aspetto sonoro, si tratta di un pop elettronico dalle vibes retro, un sapore anni ‘80, con un testo ricercato e personale che deriva, quasi per osmosi, dall’esperienza poetica ultradecennale di Giulio Cesare, autore di sette raccolte pubblicate.
«È stato proprio conversando con Leo Pari, un giorno in studio di registrazione, che uscì una definizione “quasi dance” per questo singolo. Si voleva cioè intendere che “Rolling Stones” fosse anche un pezzo ballabile. A quel punto non restava che ingaggiare la migliore ballerina su piazza. La protagonista del videoclip, infatti, arriva direttamente dalla prima serata di Rai 1; è Anastasia Kuzmina di Ballando con le stelle, storico programma del sabato sera» Giulio Cesare.
Etichetta: Matilde Dischi - MAIONESE project Radio date: 7 aprile 2023
Giulio Marchetti è nato a Roma nel 1982. Ha esordito in poesia con “Il sogno della vita” (Novi Ligure, 2008), finalista al “Premio Carver” e segnalato con menzione speciale della giuria al Premio “Laurentum”. Nel 2010 ha pubblicato, con prefazione di Paolo Ruffilli, “Energia del vuoto” (puntoacapo), seguita nel 2012 da “La notte oscura” (ibidem). Con “Cieli immensi”, tratta da quella raccolta, ha vinto il Premio “Laurentum” 2011, sezione sms. “La notte oscura” ha ottenuto il 3° posto al Premio Nazionale di Arti Letterarie “Città di Torino” e al Premio Internazionale “Tulliola” ed è stato finalista al Premio “Città di Sassari”. Nel 2014 ha riunito le precedenti pubblicazioni e la sezione inedita Disastri nella raccolta Apologia del sublime (puntoacapo), segnalata al Premio “Città di Sassari”. Nel 2015 ha pubblicato “Ghiaccio nero” (Ladolfi), premiato con menzione speciale di merito e medaglia d’onore al Premio Internazionale di poesia “Don Luigi Di Liegro”. Con la poesia “A metà”, è stato inoltre selezionato per “Il fiore della poesia italiana” (tomo II – i contemporanei), un grande progetto antologico che raccoglie il meglio della poesia italiana (puntoacapo, 2016). Nel 2020 ha pubblicato “Specchi ciechi” (puntoacapo), 1° posto al Premio “Città di Sassari” ed al Premio “Nabokov”, 3° posto al Premio “Tra Secchia e Panaro” e segnalato ai premi “Di Liegro”, “Lorenzo Montano” e Arti Letterarie “Città di Torino”. Nel 2023 è prevista inoltre la pubblicazione della settima raccolta di poesie, “Varco cielo” (puntoacapo). Tra i suoi prefatori, figurano: Maria Grazia Calandrone e Dante Maffia. Della sua poesia si è occupato, altresì, il Prof. Gabriele La Porta, storico conduttore e direttore Rai.
Per quanto concerne l’arte visuale, la sua variegata produzione rivela un’ispirazione comune che, sospesa tra ironia e critica, denuncia le contraddizioni e i paradossi del nostro tempo. Ha fondato il “Gruppo Mira”, selezionato per la mostra “Paesaggi inimmaginabili. Cartoline dal nostro pianeta” promossa da BienNolo e ArtCityLab. Il 23 dicembre 2020 è uscita su la Repubblica la sua opera “Dramazon”, di cui l’autore ha avuto modo di parlare all’interno di un’intervista rilasciata alla redazione del noto quotidiano, proprio nello stesso giorno. Le sue opere sono state pubblicate dalle maggiori riviste di settore tra cui Artribune ed Exibart. Tra le collaborazioni artistiche, si segnala la partnership con il cantante e performer Achille Lauro (Sanremo ed Eurovision 2022). Nell’autunno 2022 lancia la sua prima mostra nel Metaverso TIME e partecipa alla mostra collettiva Retina (galleria InQuadro), in occasione della RAW Art Night promossa dalla Rome Art Week. Il felice incontro con il critico Gianluca Marziani, curatore in Italia di Banksy (tra i maggiori artisti viventi), mette in cantiere ulteriori autorevoli iniziative, tra cui Logos Infinito (progetto di arte diffusa sulla parola – nuovo spazio d’arte contemporanea Recanati) e la mostra personale “Giulio Marchetti. Arcipelago esistenziale”, a cui peraltro collabora anche Davide Gavioli, già Social Media Manager per Arte Fiera.
Per il 7 aprile 2023, con il singolo Rolling Stones, è previsto il lancio del suo nuovo progetto musicale Giulio Cesare, il risultato della sua consapevolezza artistica pluriennale e multidisciplinare, nonché il frutto di lunghe amicizie con cantautori e produttori speciali, tra cui Riccardo Sinigallia e Leo Pari. SOCIAL
WWW: https://www.giuliomarchettiart.it/ Instagram: @giuliomarchetti_artist
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Si tratta di un romanzo storico e autobiografico (anche se in realtà alcuni non sono d’accordo con la prima definizione), ambientato in Sicilia durante il periodo in cui vi è il passaggio dal regime borbonico al futuro Regno d'Italia, con lo sbarco dei Mille come evento cruciale.
Il protagonista è don Fabrizio Corbera, principe della dinastia dei Salina (sullo stemma di famiglia vi è un gattopardo, da qui il titolo dell'opera), una sorta di pater familias.
L'intero romanzo ruota attorno al tema del cambiamento sociale epocale, in particolare don Fabrizio assiste alla decadenza della classe nobiliare con la conseguente ascesa della nuova borghesia.
Il principe attende la fine del ‘suo mondo’ con un certo disincanto, in contrasto con l’ambizioso nipote Tancredi (secondo protagonista), colui che pronuncia la celebre espressione se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi: i tempi cambiano e ciò è indispensabile, ma si arriva ad accettare il cambiamento solo perché si spera di poter mantenere i propri poteri / privilegi (in questo caso nobiliari) e dunque non cambiare nella sostanza.
Ciò che mi ha sempre colpito della narrazione? L’intravedere quel senso di nostalgia / malinconia, accompagnato da una certa ironia e da un pessimismo che ricorda quello leopardiano. Le ispirazioni letterarie sono ben visibili, nonostante ciò c’è quel tocco personale che lo rende un’opera unica nel suo genere.
La figura di don Fabrizio è affascinante, specialmente nel suo essere il tipico protagonista dall’animo travagliato dei romanzi novecenteschi (la coscienza al centro della produzione prosastica e poetica del secolo passato).
Consigliatissimo anche il film di Luchino Visconti degli anni ’60!
Piccole curiosità
Lo stesso Giuseppe Tomasi di Lampedusa possedeva alcuni titoli nobiliari (l'autobiografismo a cui mi riferivo all'inizio), inoltre si è ispirato a un suo bisnonno per la figura del principe.
Il romanzo è stato ultimato poco prima della sua morte e pubblicato postumo. Molto triste, specialmente perché si tratta del suo magnum opus.
'The Leopard' / 'Il Gattopardo' is such a difficult book to adapt, and there is already a movie that is great.
But the new Netflix production looks promising, now I have high expectations!
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Voi ridete e scherzate...
La scena di Salvini in Polonia è divertente, però mettetevi nei panni di quelli che lavorano per lui nella sua struttura web chiamata "La Bestia". Pensate a questi poveracci che dopo aver visto quel video diventato virale si guardano in faccia l'un l'altro è si dicono: «E adesso? Che cazzo facciamo?»
Son problemi.
#cazzeggio#libero cazzeggio#la situazione politica#vedi che succede a fare lo sciacallo?#poetica giustizia#o tragica ironia#ma come si fa#però se l'è cercata
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PLANETA LITERARIO: "Micropoemas con chispa: "La ironía poética de Senén González Vélez, Poemas de amor, humor y reflexión".
LITERARY PLANET: “Micropoems with spark: “The poetic irony of Senén González Vélez, Poems of love, humor and reflection.” “Senén González Vélez, es un nombre que evoca la pluma ágil del editorialista y la sensibilidad del poeta, y nos sorprende una vez más con su faceta más íntima: la de creador de micropoemas. Aquí, el reconocido escritor colombiano y colaborador de La Agencia Mundial de Prensa…
#AÑORANZAS#COLECCIÓN DE ORO#COLOMBIA#Cristina Barcelona Columnista#EL ESPEJO DE LOS RECUERDOS#FRUTO MÍSTICO DE MI POESIA#HACE ALGUNOS AÑOS#LA IRONIA POETICA#LA LITERATURA COLOMBIANA SE ENRIQUECE#LA PRÓSTATA#LITERARY PLANET#lomasleido#lomasvisto#MICROPOEMAS CON CHISPA#MUNDO#PLANETA LITERARIO#POEMAS DE AMOR#POEMAS DE HUMOR#POEMAS DE REFLEXIÓN#SENEN GONZALEZ VELEZ#SENEN GONZALEZ VELEZ MEJOR EDITORIALISTA DE LA DECADA
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"Mani pulite" di José Saramago: una riflessione poetica sulla moralità e il progresso. Recensione di Alessandria today
La denuncia di un progresso ambiguo, tra innovazione e distruzione La poesia “Mani pulite” di José Saramago, Premio Nobel per la Letteratura, affronta con sferzante ironia e profondità filosofica il tema del progresso tecnologico e del suo impatto sull’etica umana. In pochi, incisivi versi, Saramago evidenzia il paradosso di una società che, pur avendo sviluppato strumenti sofisticati per…
#Alessandria today#analisi poesia Saramago#critica sociale in poesia#critica tecnologica#disumanizzazione nella poesia#etica e tecnologia#etica umana#Google News#grande poesia mondiale#grandi poeti moderni#innovazione e distruzione#introspezione sociale#introspezione umana#italianewsmedia.com#José Saramago#José Saramago opere#Letteratura Portoghese#Mani pulite poesia#paradossi del progresso#Pier Carlo Lava#poesia contemporanea#poesia contro la violenza#poesia di denuncia#poesia e violenza#poesia esistenziale#poesia filosofica#poesia portoghese#poesia simbolica#poesia sul potere#poesia sul progresso
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youtube
Certo, nel mondo del rock ce ne sono tanti di giganti ma io the smiths li metto certamente in quell'olimpo dove stanno i grandi.. C'e' poetica nelle loro canzoni, c'e' capacita' di raccontare, c'e' il fascino di certi libri o certi film che si sono amati. Basterebbe gia' l'impulso vocale di Morrissey e i cristalli ruggenti dell'inestimabile chitarra Johnny Marr per fare entrare questa band nella leggenda. Quanta ironia agrodolce, quante allusioni, quanta malinconia e riflessione sulla solitudine. Una musica che invita ad andare fuori la notte, verso le luci, pur di non tornare a casa, ad una casa che non c'e'. Una band che riesce a farti sentire quanto brucia Giovanna d'arco sul rogo mentre le fiamme lambiscono il suo "naso romano". Grandiosi.
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This Is Going To Hurt - Medical Drama (2022)
Quando la Vita in Ospedale è una Tragicommedia.
Se sei un amante delle serie TV come me, saprai che la combinazione di dramma e commedia è una miscela perfetta. "This Is Going to Hurt" riesce a catturare proprio questa magia, portandoci dietro le quinte di un ospedale pubblico con un'ironia graffiante e un realismo crudo che non lascia spazio a mezze misure.
Dalla mente di Adam Kay, (protagonista e autore del libro da cui è tratto lo show), ogni episodio ci trascina tra i corridoi di un normalissimo ospedale, dove lavorano persone tutt'altro che ordinarie.
Benvenuti nel Caos della Ginecologi
La serie ci introduce immediatamente nel reparto di ginecologia, dove ogni giorno è una nuova sfida e niente è mai prevedibile.
Adam Kay, il nostro protagonista (interpretato da un brillante Ben Whishaw), ci guida attraverso un mondo fatto di urgenze mediche, decisioni difficili e momenti di esilarante assurdità. E non è solo una questione di partorire bambini, ma di gestire l'inimmaginabile con un sorriso (o almeno provarci).
Non è il mondo di Grey’s Anatomy, non ci sono mille specializzandi pronti a battersi per avere il prossimo caso. Qui sembra esserci solo Adam.
La Realtà Dietro il Camice
Se pensi che lavorare in un ospedale sia tutto camici bianchi e stetoscopi, ripensaci. "This Is Going to Hurt" ci mostra la dura verità: turni infiniti, pressione costante e l'inevitabile sensazione di dover fare sempre di più con sempre meno. Adam non è solo un medico, ma un funambolo che cerca di bilanciare vita personale e professionale su un filo sottilissimo.
Nessun filtro rosa e nessuna licenza poetica: semplicemente la realtà di un ospedale pubblico inglese.
Specializzandi: Tra Fuoco e Fiamme
Ah, i poveri specializzandi. La serie non risparmia nessuno, tantomeno i medici in formazione che si trovano gettati nel fuoco del reparto di ginecologia. Ogni errore, ogni esitazione può avere conseguenze devastanti, ma la serie ci ricorda anche che l'umanità e l'empatia sono fondamentali tanto quanto la competenza.
Shruti, la co-protagonista (interpretata dalla intensa Ambika Mod) è l’unica a dare il cambio ad Adam. La giovane specializzanda cerca di giostrarsi tra i suoi studi, il carattere tagliente del suo responsabile e le difficoltà del suo nuovo lavoro.
Infermiere: Gli Eroi Silenziosi
Non possiamo dimenticare le infermiere, i veri pilastri del reparto. Con un mix di professionalità e calore umano, affrontano situazioni impossibili con una resistenza incredibile. La loro interazione con i medici e i pazienti aggiunge un ulteriore strato di profondità alla narrazione, rendendo la serie ancora più coinvolgente.
Ironia e Dramma: Un Equilibrio Perfetto
Il vero colpo di genio di "This Is Going to Hurt" è l'equilibrio tra momenti di puro dramma e lampi di ironia tagliente. Le battute sarcastiche di Adam, i momenti di imbarazzo e le situazioni assurde strappano sorrisi anche nei momenti più bui. È questo mix che rende la serie così avvincente: riesce a farci ridere e riflettere allo stesso tempo.
Il Coraggio di Mostrare Tutto
"This Is Going to Hurt" non ha paura di mostrare la cruda realtà della vita in ospedale. Le difficoltà, le ingiustizie e i sacrifici sono tutti lì, in bella vista. Ma è proprio questa onestà che la rende una visione imprescindibile. La serie ci ricorda che dietro ogni camice c'è una persona con le sue vulnerabilità e i suoi sogni.
Conclusione: Un Viaggio Indimenticabile
Se non hai ancora visto "This Is Going to Hurt", preparati per un viaggio indimenticabile. Questa miniserie è un tuffo nel cuore della medicina pubblica, visto attraverso gli occhi di chi ci lavora ogni giorno. Con il suo mix perfetto di ironia e dramma, ti farà ridere, piangere e riflettere. E, soprattutto, ti farà apprezzare ancora di più il lavoro incredibile di medici, specializzandi e infermiere.
L'intensità delle vicende mostrate mi hanno colpita talmente in profondità che ogni puntata sembrava un documentario o un servizio del telegiornale. L'equilibrio tra sarcasmo e verità taglienti rendono questa serie televisiva una perla. I due attori protagonisti, inoltre, riescono ad ipnotizzare gli spettatori. Non vi sorprenderà sapere che ho pianto la metà delle puntate.
Quindi non perdere tempo. Accendi la TV, mettiti comodo e preparati a entrare nel caotico e affascinante mondo di "This Is Going to Hurt". Non te ne pentirai!
Per altri articoli sulle ultime serie TV che mi hanno fatto emozionare, clicca qui!
Stay Tuned! EasyTears
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Questo uomo no, #112 - In che senso?
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Prendiamo, tanto per cominciare, tre definizioni dal sito di Treccani:
Umorismo: la facoltà, la capacità e il fatto stesso di percepire, esprimere e rappresentare gli aspetti più curiosi, incongruenti e comunque divertenti della realtà che possono suscitare il riso e il sorriso.
Ironìa: 1. In origine, finzione (e insieme anche interrogazione); 2. Nell’uso com., la dissimulazione del proprio pensiero (e la corrispondente figura retorica).
Satira: composizione poetica che rivela e colpisce con lo scherno o con il ridicolo concezioni, passioni, modi di vita e atteggiamenti comuni a tutta l’umanità, o caratteristici di una categoria di persone o anche di un solo individuo, che contrastano o discordano dalla morale comune (e sono perciò considerati vizi o difetti) o dall’ideale etico dello scrittore.
Come si vede chiaramente anche da questa piccola indagine, umorismo ironia e satira non hanno un immediato legame con nessun potere censorio; è invece la storia delle differenti situazioni politiche ad aver reso, in alcune circostanze, umorismo ironia e satira qualcosa di ostacolato da un potere politico. Queste sono state - e probabilmente ancora saranno - le uniche occasioni nella quali il rapporto con la lingua e con la libertà d’espressione sarà rigidamente regolato da un’autorità politica con intenti censori; il resto sono chiacchiere inutili, perché se un gruppo organizzato, un’associazione o semplicemente parte dell’opinione pubblica esprime dissenso per una espressione del pensiero, non lo sta censurando - perché la censura la attua chi ha il potere, non chi esprime la propria opinione. Se non ti va di sostenere un dibattito pubblico con altre soggettività su un argomento che non ti va di affrontare, il tuo problema è l’ignoranza e la gestione dei diritti altrui e della loro espressione, e non la censura.
La definizione sensata di politically correct l’ho già data in questo articolo, e non annoierò ripetendola. Invece esaminerò nel dettaglio alcune frasi recentemente espresse da Carlo Verdone, chiarendo che non è affatto interessante cosa lui pensi, bensì il suo esempio - il suo essere uomo famoso, settantenne, campione di una diffusa opinione riguardo una versione completamente fraintesa del cosiddetto politically correct. Le sue frasi sono raccolte qui, ma sono state riprese in molti altri luoghi, è facile ritrovarle e verificarle.
“a forza di seguire questo politicamente corretto uno se sente sempre incatenato in qualche modo“: già questa frase basta a far capire che non si è capito niente del “politicamente corretto”. Se ti senti incatenato perché non puoi offendere un gruppo di persone che non nomini o non descrivi correttamente quando fai umorismo o ironia o satira, il problema è che ti stai inventando che quel gruppo ti ha messo le catene. Come ha già spiegato per esempio Lenny Bruce tanti anni fa - e non posso ammettere che Carlo Verdone non conosca il lavoro di Lenny Bruce - il problema sei tu che non sai adoperare tutte le risorse del linguaggio, sei tu che non sai fare umorismo o ironia o satira, perché tanti e tante fanno umorismo o ironia o satira sugli stupri, sui femminicidi, sulle disabilità, e nessuno e nessuna si offende, anzi ridono di gusto, perché al contrario altri loro “colleghi”, lo sanno fare.
“se continuiamo così...noi avremo dei grossi problemi di sceneggiatura“: “noi” chi? Da quando Verdone - o altri, ovviamente - è stato autorizzato a parlare a nome di tutti gli sceneggiatori, di tutte le sceneggiatrici? E, di nuovo: il problema è che tutta la tua esperienza, tutte le tue capacità non ti bastano più per non offendere qualcuno o qualcuna attraverso le parole o le immagini? Forse basterebbe ascoltare questo qualcuno, questa qualcuna, e imparare - anche dopo tanta esperienza, anche se hai già tante capacità - a esprimerti come richiesto da soggettività che non avevano parola, che non avevano spazio. Non è poi tanto difficile: molti e molte lo stanno già facendo, anche se non sono famosi uomini di spettacolo come te.
“faremo meno ridere, avremo meno battute“: ancora, “noi” chi? Forse non ti va di ammettere che tu non riesci più a far ridere, perché gli strumenti della lingua e dell’espressione che hai usato finora non vanno più bene. Ed è normale: il mondo cambia, la società è sempre più complessa, umorismo, ironia, satira cambiano. Altrimenti diventano linguaggi vuoti, sintomi di inadeguatezza, volgarità gratuite o semplicemente linguaggi che non significano più niente. E non è certo colpa di chi cerca di non farsi insultare o di non subire forme di violenza.
“tanti miei colleghi cominciano ad averne le palle piene de ‘sto politicamente corretto“: ecco, “le palle piene” è proprio la metafora che spiega bene l’impotenza di un uomo che scopre di non saper più fare il proprio lavoro (in questo caso, far ridere) con i mezzi che ha usato finora. Quindi, invece di studiare, comprendere, ascoltare, fa sapere che ne ha “le palle piene”, il simbolo della sua forza, del suo potere. Grazie, davvero illuminante.
“sta diventando un po’ una patologia“: uh, ma pensa, io credevo che le patologie sociali fossero quelle che causavano vittime, sopravvissute, reati, problemi psicologici. Invece sono quelle che costringono famosi settantenni a darsi una regolata. “Mo’ me lo segno”, disse una volta un altro comico.
All’inizio della sua chiacchiera Verdone ha tenuto a precisare che le parole seguenti sarebbero state solo la sua opinione. Quello di cui sembra non rendersi conto è che l’opinione di un famosissimo attore e regista con quasi 50 anni di carriera e presenza in tv e cinema, celebrato da sempre come uno dei migliori esponenti della comicità e della satira di costume nazionali, non è esattamente un’opinione: è la parola di un uomo con un immenso seguito e un enorme potere di condizionare quel seguito.
Tanto per chiarire quale sarebbe la cosa di cui parlare, invece di sventolare censure che non esistono, ecco un esempio - l’autore, come prima, non è importante - della stessa ignoranza espressa da un altro uomo provvisto di potere per agire sulla cultura su un personaggio di finzione:
“James Bond sarà Donna e nera. Anna Bolena l'hanno fatta mulatta (era bionda con gli occhi azzurri). Le sinistre stanno demolendo ogni presupposto culturale della nostra civiltà“.
Chiacchiere che si fermano alla superficie populista e destrorsa dei fenomeni, perché nella realtà il personaggio cinematografico di James Bond era lontano e diverso da quello letterario già ai tempi di Sean Connery; ma figuriamoci se qualcuno nel 2020 si va a rileggere Ian Fleming per fare una sensata critica a un mondo - reale, letterario e simbolico - completamente diverso. Quello che scoccia non è mica, tanto per fare un esempio, una delle più antiche mistificazioni simboliche a uso di un pubblico da conquistare: Gesù Cristo è ritratto ovunque bianco biondo e con gli occhi azzurri pur essendo un palestinese di venti secoli fa - forse questo è stato un “presupposto culturale della nostra civiltà”. No, no, il problema è James Bond nero e donna, cioè un’altro modo sbagliato di intendere il politicamente corretto. Complimenti.
Eccoci quindi costretti ad assistere all’ennesima versione dei soliti problemi causati da uomini vecchi (non anagraficamente, ma di pensiero) e potenti: - perché un uomo famoso di 70 anni che non si è mai occupato di certi argomenti pretende di sapere delle cose e sulla base di quello che pensa di sapere spara giudizi a vanvera? Perché è un rappresentante, da quasi mezzo secolo, di una cultura maschile (non biologicamente, ma socialmente) che non si aggiorna né s’interessa con partecipazione ai problemi di genere. Che sono nuovi, non sono quelli del femminismo di cui tutti in Italia sembrano sapere qualche cosa perché “c’erano”; e se non ti aggiorni perché pensi di saperne abbastanza e di aver fatto abbastanza, quello è il momento in cui diventi un ignorante. - Perché nessuno e nessuna delle persone che ha intorno lo prende in privato e gli dice “ma che stai a dì”? Perché un uomo famoso di 70 anni è molto difficile che abbia intorno delle persone preparate o quantomeno interessate all’argomento che sono in grado di parargli a quattrocchi e farlo sentire l’ignorante che è; essendo un “pezzo grosso” del suo ambiente, è molto più facile che intorno abbia solo gente che sta ben attenta a non contraddirlo mai. - Perché nessuno o nessuna dei giornalisti o giornaliste presenti, quando un personaggio famoso con un grande seguito dice quelle stupidaggini, glielo fa notare? No, su, davvero, ancora vi fate questa domanda?
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KEITH JARRETT, “BUDAPEST CONCERT”
Keith Jarrett: piano.
Qualche giorno fa ho ricevuto un messaggio da James Cook, esploratore e navigatore, che sulla plancia di “Off Topic Magazine”, tiene sempre fermo lo sguardo all’orizzonte. Il messaggio era laconico: “Te la senti?” Io ho risposto un po’ incoscientemente di sì, anche se sapevo che il veliero che James aveva scrutato all’orizzonte era davvero un pezzo da novanta. Ma ho considerato fosse un dovere morale, se non proprio un “imperativo categorico”, scrivere qualcosa dell’Ammiraglio Jarrett Keith da Allentown (Pennsylvania). E allora cimentiamoci nella difficile impresa di raccontare il non-raccontabile, di descrivere l’indescrivibile. “Il Budapest Concert”, registrato nel 2016 per l'etichetta ECM, nella “Béla Bartók National Concert Hall” di Budapest, è una sorta di ritorno a casa (ricordiamo che la famiglia Jarrett è di lontane origini ungheresi), ma soprattutto una “suite” di una metamorfosi globalizzante dove jazz, musica colta, folk, blues e classica confluiscono in qualcosa che è molto di più, delle più o meno consuete ibridazioni e/o contaminazioni, qui siamo molto oltre. Il “Budapest Concert” è composto da quattordici parti rigorosamente numerate in cifre romane, tra le quali tre pezzi che si intitolano “It’s a Lonesome Old Town”, struggente e malinconica e “Answer me”, quasi una precisazione introspettiva, una domanda e una risposta sul senso della musica che il grande compositore pone e dà a stesso. Con Jarrett ci si toglie subito dall’impaccio del dover commentare i titoli cercando di arrampicarsi sugli specchi; i suoi titoli non sono i commenti della musica, né la sua musica è il tentativo di definire i titoli, non è quindi necessario cercare di uscire dal solito impasse semantico e linguistico. Quando la musica è un blues, Jarrett la intitola “Part XII Blues”, senza necessità di ricami lessicali o semantici. Le dodici parti, più due del concerto, sono in realtà un tutt'uno di rara perfezione e l'insieme è certamente di più, molto di più, della somma delle parti. Potremmo nominare tutte le parti, in un ludico tentativo di ricomporre questo magnifico e magico puzzle: I solenne e scomposta, II rarefatta e impressionista, III dinamica e profonda, IV nostalgica ed evocativa, V sfuggente ed elegiaca, VI ritmata e sequenziale, VII strutturata e completa, VIII polifonica e mistica, IX libera e puntillista, X enigmatica e affermativa, XI meditativa e poetica, XII blues, XIII solitaria e solipsistica, XIV meditativa e dubitativa. E adesso che il gioco lo abbiamo fatto, conviene prendere il puzzle e gettarlo per aria, poiché solo ascolto è sufficiente a vanificare ogni tentativo di descrizione. Lui è il Jarrett di sempre, tutt'uno con il pianoforte, sempre pronto ad interloquire con esso anche con la voce o lo schioccare delle dita, un rapporto tremendamente intellettuale e pure così naturalmente fisico, un suono che sembra la voce dello strumento e Jarrett che sembra il suono del piano stesso. E allora smettete di leggere, procuratevi il disco e seguite il mio consiglio: "Da ascoltarsi nel più assoluto silenzio per delle immobilità seriose", come disse con ironia ed acutezza Erik Satie di una sua celeberrima composizione.
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