#Inno alla Vita
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"Amore e Morte" di Giacomo Leopardi: Un Inno all'Infinita Fragilità dell'Essere Umano. Recensione di Alessandria today
Un'analisi profonda sul binomio universale tra l’amore e la morte, tra il desiderio di vita e l’inevitabile fine
Un’analisi profonda sul binomio universale tra l’amore e la morte, tra il desiderio di vita e l’inevitabile fine. Amore e Morte è una dellepoesie più emblematiche di Giacomo Leopardi, dove emerge la sua concezione tragica e profonda dell’esistenza. Attraverso una magistrale combinazione di immagini poetiche e metafore potenti, Leopardi ci conduce in un viaggio intimo e cupo, dove l’amore e la…
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ho guardato il documentario di Ryuichi Sakamoto(scomparso qualche giorno fa) e mi ha lasciato sensazioni bellissime, ispirazione e delicatezza, un inno alla vita. promemoria: guardare documentari più spesso
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La poesia di Promessa di Matrimonio di Francesco Nigri ad Hebe Munoz
La poesia di Promessa di Matrimonio di Francesco Nigri ad Hebe Munoz Perchè tu sei il miracolo del sempre .. Sono rinato così tante volteche conosco la paura ultimaquella dell’acqua sorgivache teme il fontarsil’affievolirsi del ricciolo all’arialo scorrersi dell’ultimosarò fresca d’artesia ancorasarò limpida del pelo libero delle goccesarò gustosa ancora del puroo tutto finirà così d’un salto…
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In un mondo dove le anime sembrano fluttuare senza ancore, come foglie portate dal vento capriccioso, mi ritrovo a vagare tra le ombre dei miei desideri e delle mie paure. Oh, quanto anelo una compagna le cui virtù risplendano come gemme rare, e il cui cuore sia un giardino segreto, accessibile solo a chi possiede la chiave dell'amore vero e incondizionato.
Non cerco una figura effimera, una creatura che si disperda nel caotico turbinio delle notti moderne, dove la passione è spesso scambiata per mero capriccio, e la fedeltà è un concetto relegato ai sognatori. No, il mio spirito brama qualcosa di più sublime, un connubio sacro tra due anime che si riconoscono e si scelgono nella vastità dell'universo.
Immagino una donna il cui sguardo sia un riflesso delle stelle, e il cui sorriso possieda la dolcezza del miele. Una compagna la cui grazia non sia macchiata da incontri fugaci, ma che invece custodisca nel suo petto un amore puro e inalterabile. Nei suoi occhi vorrei scorgere la promessa di un domani in cui le nostre vite si intrecciano con la forza delle radici secolari, resistenti a ogni intemperie.
In lei, cerco la delicatezza di un fiore di campo, la cui bellezza risiede nella sua semplicità e autenticità. Il suo cuore, spero, sia un santuario di fedeltà, dove ogni battito è per me un canto di devozione eterna. Voglio che ogni suo gesto, ogni suo respiro, sia un inno alla nostra unione, un testamento della sua scelta irrevocabile di camminare al mio fianco, nonostante le tempeste che la vita possa scatenare.
Desidero una musa la cui purezza d'animo sia un faro nel buio, una compagna che non si lasci corrompere dalle lusinghe effimere del mondo. La sua integrità deve essere un monolito inamovibile, e il suo amore, una fiamma che arde con intensità inestinguibile.
Oh, quanto sarebbe dolce perdurare al suo fianco, immersi in una sinfonia di emozioni, dove ogni nota è un palpito del nostro amore sincero. Insieme, costruiremmo un universo parallelo, una realtà dove il tradimento è un concetto sconosciuto, e la lealtà è il nostro vessillo.
Così, in questa ricerca di un amore così puro e prezioso, mi lascio guidare dal cuore, sperando che un giorno le nostre anime si incontrino e si riconoscano, dando vita a una storia che sfida il tempo e le convenzioni, un racconto scritto con l'inchiostro dell'eternità.
#citazioni#compagnia#distanza#frasi famose#frasi pensieri#mancanza#nuove amicizie#pagine di libri#sentimenti#tristezza
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“Manzoni non l’aveva vista, la peste, ma aveva studiato documenti su documenti.
E allora descrive la follia, la psicosi, le teorie assurde sulla sua origine, sui rimedi. Descrive la scena di uno straniero (un “turista”) a Milano che tocca un muro del duomo e viene linciato dalla folla perché accusato di spargere il morbo.
Ma c’è una cosa che Manzoni descrive bene, soprattutto, e che riprende da Boccaccio: il momento di prova, di discrimine, tra umanità e inumanità.
Boccaccio sì che l’aveva vista, la peste.
Aveva visto amici, persone amate, parenti, anche suo padre, morire. E Boccaccio ci spiega che l’effetto più terribile della peste era la distruzione del vivere civile. Perché il vicino iniziava a odiare il vicino, il fratello iniziava a odiare il fratello, e persino i figli abbandonavano i genitori. La peste metteva gli uomini l’uno contro l’altro. Lui rispondeva col Decameron, il più grande inno alla vita e alla buona civiltà. Manzoni rispondeva con la fede e la comprensione, che non evitano i guai ma, diceva, insegnavano come affrontarli. In generale, entrambi rispondevano in modo simile: invitando a essere uomini, a restare umani, quando il mondo impazzisce.”
(Errico Buonanno - Penso quindi sono)
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“contraflow driving without control” photo by Fabrizio Pece (tumblr | 500px | instagram) Erano circa le undici di una mattina come molte altre. Con la testardaggine di chi è convinto di sfidare il destino potendolo battere, Raymon pedalava senza mani, nel senso opposto a quello di marcia, mentre il suo volto esprimeva una smodata sicurezza.
Ogni pedalata era un atto di puro coraggio, un inno alla vulnerabilità di chi decide di andare alla deriva senza mappe.
Le automobili che lo sfioravano suonavano il clacson, ma lui continuava la sua sciocca cavalcata, come se la sua visione distorta del mondo lo proteggesse da ogni pericolo.
Si infilò in un vicolo all'ombra, dove la luce stessa pareva troppo timida per seguirlo.
Chissà se in quel momento, mentre il suono di una sirena di un'ambulanza si faceva sempre più vicino, Raymon capì l'assurdità delle sue scelte. La vita, come una strada al crepuscolo, non fa sconti a chi trascura il buon senso per inseguire una libertà priva di significato.
La città, con le sue strade illuminate come palcoscenici e gli angoli in ombra a fare da sipario all'ordinarietà, assisteva impotente alla tragedia di un uomo. Convinto di attraversare indenne l'oscurità, finì per smarrirsi per sempre nella sua stessa incoscienza.
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A proposito del post precedente sul CANCELLARE LE MEMORIE PER CANCELLARE I POPOLI.
(Pochi forse sanno che il coso del Mameli è ufficialmente l'inno italiano dal dicembre 2017. Quindi altro che mattarelle, per cambiare il testo mi sa si deve cambiare la Costituz chiubbella do'monno).
Cmq., cambiare "Siam pronti alla Morte" con "Siam pronti alla Vita": a parte chevorrdì?, mica sarà un subdolo attacco alla legge 194 sull'abborto, neh?
E ri-cmq., come la vogliamo mettere con tutto il resto del testo di un inno comunque abbastanza cheap zum-zum, adatto alle nazionali sportive? Chiediamo a Mahmoud Fedez o Eloise di metterci mano?
Già il titolo: Il Canto degli Italiani - divenga ad es. "Il Canto Accogliente ed Inclusivo". Quanto al testo:
«Fratelli Inclusivi, l'Accoglienza s'è desta, dallo scafo dell'Ong s'è mossa la festa.
Dov'è il postofisso?! Le porga il redditodicittadinanza, ché schiava di Magistratura Democratica Prodi e Draghi con Napolitano la abusò, yeah.»
(prima strofa lirica a mo' Bocelli, seconda trappata).
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Storia Di Musica #333 - Elvis Costello & The Attractions, Get Happy!!, 1980
Quando, in una sera del 1976, gli venne l’idea di presentarsi con un nome d’arte omaggio alla sua nonna, pensava forse che sebbene volenteroso, il suo vero, Declan Patrick Aloysious McManus, sarebbe stato preso per uno scherzo. Quella sera si presenta come D.P. Costello, che cambierà nel definito Elvis Costello, come omaggio al Re del Rock’n’Roll. Occhialoni alla Buddy Holly, look che esibiva orgogliosamente il suo essere fuori moda, a metà degli anni ’70 Costello è un giovane arrabbiato che ha le carte in regole per dire la sua, in modo interessante, oltre il nichilismo furbetto del punk. Quando Nick Lowe, suo amico e collaboratore, gli trova un ingaggio per la Stiff Records, lui non essendo in totale fiducia decise di non abbandonare il proprio posto da operaio nella ditta di cosmetici Elizabeth Arden (a cui dedicherà una stupenda canzone, I’m Not Angry). In effetti non erano tempi da cantautori, ma bastano i primi guizzi di My Aim Is True (1977) per sgombrare il campo: l’offensiva antifascista di Less Than Zero unite a doti melodiche di alto livello (la mitica Alison, suo pezzo culto) presentano al pubblico un nuovo modo di raccontare musicalmente i tempi. La seconda prova è ancora meglio: This Year’s Model (1978) lo vede insieme ai The Attractions, il gruppo di Stevie Nieve (alle tastiere) e Bruce Thomas (basso) e Pete Thomas (batteria, i due non erano parenti), e in un disco multiforme, dai testi lunghissimi, sciorina la sua bravura in canzoni stupende come I Dont’ Want To Go To Chelsea, Pump It Up (altro inno di quegli anni), Little Triggers e Night Rally. È richiestissimo e parte per Tour in Europa e Stati Uniti. Nelle pause delle date, scrive sull’onda dell’entusiasmo altre canzoni, che compongono il terzo disco in tre anni, Armed Forces (1979): segnato dallo stress e dai primi, evidenti eccessi di vita, è un disco ansiogeno e un po’ frettoloso, che alle belle e ormai garantite belle canzoni aggiunge riempitivi. Sarebbe tutto normale, ma le cose stanno prendendo una brutta piega: le dipendenze da alcool e droga lo rendono nervoso e aggressivo e durante il tour americano, a Columbus, in Ohio, si incontrò con Stephen Stills nel bar dell’Holyday Inn. Qui in preda a deliri alcolici sbiascica pesantissimi insulti razzisti a James Brown e Ray Charles, litiga fino alle mani con la cantante Bonnie Bramlett (che era diventata famosa nel duo con il marito Delaney & Bonnie) e vede in un attimo disintegrarsi la sua reputazione negli Stati Uniti. Ci furono ulteriori polemiche poiché la vicenda fu quasi semi oscurata dai giornali britannici. Le successive scuse in una goffa conferenza stampa non servirono a nulla. Torna in patria e nel 1979 produce il primo, storico, album degli Specials, fa l’attore in Americathon (semisconosciuto film di Neil Israel, dove Costello si esibisce cantando Crawling In the USA). Durante la produzione del disco degli Specials, scrive e suona da solo tutti gli strumenti per del nuovo materiale nei piccoli studi di registrazione Archipelago (scritto così) di Pimlico, nei sobborghi londinesi. Costello ha la necessità di dare un taglio al suono precedente e per il nuovo si ispira alla musica afroamericana degli anni ’60, allo ska, e ha tantissime cose da dire.
Get Happy!! (che esce nel 1980) prende il titolo dalla canzone omonima composta da Harold Arlen, con i testi scritti da Ted Koehler, negli anni ’30 del ‘900, che riprendeva un testo di tipo evangelico. Fu portata al successo da Judy Garland e negli anni è divenuto uno standard per centinaia di artisti. Registrato tra Londra e i Paesi Bassi, a Hilversum, prodotto da Nick Lowe e Roger Béchirian, è un disco-mondo dove Costello mette 20 brani, molti dei quali brevissimi, meno di 2 minuti. È una prova di amore per quella musica, e anche di liberazione in un certo senso (nonostante anche durante le sessioni perdureranno i problemi con alcool e droghe). Ci sono due cover: I Can't Stand Up For Falling Down di Sam & Dave e I Stand Accused dei Merseybeats come omaggio al mai abbandonato amore per il suono di Liverpool. Per il resto, l’enormità (per l’epoca dove esistevano solo i vinili) dei 18 pezzi rimanenti passano dagli omaggi fin troppo sfacciati (Temptation è in pratica la Time Is Tight di Booker T & The MG’s con un testo diverso),a canzoni stupende come Love Me Tender (che apriva il disco), Possession, King Horse fino ai capolavori come New Amsterdam elegia sulla selvaggia New York, High Fidelity, doloroso e drammatico affresco sulle delusioni dell’amore e Riot Act, canzone scritta sui fatti di Columbus. L’omaggio alla musica r’n’b è evidente nella copertina: dalla grafica e dai colori cari alla Stax di Memphis, vedeva tre foto identiche di Costello sfalsate in colori acidi, e aveva una particolarità: l’effetto vissuto del cerchio bianco proprio al centro, a imitare il consumo dell’uso eccessivo. Tra l’altro le prime edizioni avevano la scaletta scritta al contrario, con Riot Act primo brano e Love Me Tender ultima, e valgono di più nel mercato dei collezionisti.
Il disco all’epoca fu accolto con grande favore dalla critica e dal pubblico: numero 2 in Gran Bretagna e un sorprendente numero 11 negli Stati Uniti. Negli anni il disco ha guadagnato ancora più favori, sottolineando la scelta niente affatto facile di Costello di distaccarsi sempre con intelligenza dai generi imperanti per la ricerca di una via personale alla sua necessità di musica. Scriverà un altro disco capolavoro, Imperial Bedroom (1982) che è una grande prova di pop d’autore, che aprirà le porte ad una nuova trasformazione verso un colto, raffinato, ma un po’ meno eccitante, modello di voce-pianoforte che diventerà il modulo classico della maturità costelliana. Ne ha fatta di strada in decenni quel tipo con gli occhialoni che prese in prestito dalla nonna il suo nome d’arte per la celebrità.
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Guarda "Toby Keith - Don't Let the Old Man In" su YouTube
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"Don't Let the Old Man In":
Una Lezione di Vita da Toby Keith e Clint Eastwood
Hai mai sentito parlare di una canzone che nn solo ispira, ma che nasce da un incontro tra due leggende viventi?
Ecco la straordinaria storia di **"Don't Let the Old Man In"**, una canzone che ha conquistato i cuori di molti e ci insegna una preziosa lezione di vita. L'Ispirazione Dietro la Canzone
Toby Keith, il famoso cantautore country, ha scritto questa canzone dopo una conversazione illuminante con Clint Eastwood. Durante le riprese del film "The Mule", Eastwood ha confidato a Keith il segreto della sua vitalità: nn permettere mai che il vecchio prenda il sopravvento. Questo semplice ma potente messaggio ha ispirato Toby a comporre una delle sue canzoni più toccanti e significative.
Collegamento con "The Mule"
"Don't Let the Old Man In" è diventata il tema principale del film "The Mule" del 2018, diretto e interpretato da Clint Eastwood. La canzone cattura perfettamente lo spirito del film, che racconta la storia di un uomo anziano che trova una nuova vita come corriere della droga. La determinazione e la resilienza del personaggio di Eastwood risuonano profondamente con le parole della canzone.
Curiosità Affascinanti
1. **Scrittura Lampo**: Toby Keith ha scritto la canzone in soli pochi giorni dopo aver parlato con Eastwood, dimostrando quanto forte fosse l'ispirazione.
2. **Età di Eastwood**: Clint Eastwood aveva 88 anni quando ha diretto e interpretato "The Mule", incarnando perfettamente il messaggio di nn lasciare che l'età definisca le proprie capacità.
3. **Collaborazione Inusuale**: Questa canzone segna una rara collaborazione tra il mondo della musica country e Hollywood, creando un ponte tra due forme d'arte potenti.
4. **Impatto Duraturo**: La canzone è stata accolta calorosamente dai fan di Keith e dagli spettatori del film, diventando un inno per chiunque voglia vivere la vita appieno, indipendentemente dall'età.
Un Invito alla Riflessone** ✨
La canzone "Don't Let the Old Man In" ci ricorda che l'età è solo un numero e che lo spirito giovane può rimanere vivo dentro di noi, se lo permettiamo. Nn importa quanti anni abbiamo, possiamo sempre trovare nuovi modi per vivere con passione e scoprire nuove avventure.
Ascolta la canzone, guarda il film e lasciati ispirare da questa incredibile storia di determinazione e vitalità. Nn lasciare che il vecchio entri, vivi la tua vita al massimo!
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Assolutamente la numero 9
Ciao! 😊 Grazie per aver scelto questa domanda! ✨
9. Qual è la tua canzone preferita in questo momento?
In questo periodo riecheggia nella mente e nel cuore "L'isola che c'è" dei Dimartino, perché lo reputo un inno alla vita: contrapponendosi al mondo inesistente, fantasioso e utopistico scritto da Barrie, infatti, i Dimartino sottolineano che la felicità la si può trovare qui e ora, su questo pianeta, nella realtà quotidiana, nelle piccole cose. Non c'è bisogno di immaginare un luogo altro, di fuggire chissà dove, di perdere tempo ed energie inseguendo chimere e vivendo per un domani che sembra essere sempre migliore del presente, perché la bellezza è già qui, nei colori di un giorno limpido, nei ragazzini che giocano per le vie del paese, nei genitori che aspettano i loro figli, nei giovani che sperano di trovare l'amore.
Insomma, la felicità risiede in chi si concede ancora il privilegio di sperare e sognare.
Solo così si scopre che l'isola c'è, solo così si può dire: "Sembrava davvero impossibile, invece era così facile". 💙
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Questa immagine mostra un fenomeno che può sembrare quasi magico: un’infiorescenza che assomiglia a piccoli volti con espressioni stupite e occhioni grandi, come minuscoli “spiriti della natura” che sbocciano tra le foglie. Anche se il loro aspetto ricorda piccole creature animate, in realtà potrebbe trattarsi di una specie vegetale o una curiosa illusione creata dalla natura stessa, che spesso gioca con le forme e i colori per stupire l’occhio umano.
“Gli Spiriti del Bosco - Piccoli Fiori di Meraviglia”
🌿✨ La natura è davvero meravigliosa! Chi non è mai rimasto affascinato dai misteri che nasconde il mondo naturale? A volte, in un angolo remoto di una foresta, tra le felci ombrose e i raggi di sole che filtrano tra gli alberi, capita di imbattersi in visioni che sembrano provenire da una favola. È il caso di questi piccoli “spiriti” vegetali, con le loro sembianze curiose e i dettagli quasi umani, come se fossero i guardiani silenziosi dei segreti della natura.
Un Fiore che Diventa un Racconto
Questi piccoli fiori, con le loro “espressioni” singolari, sembrano usciti da un racconto incantato. Le loro forme sembrano plasmate dalle mani di un artista invisibile, con dettagli che ricordano occhi e bocche spalancate in un’espressione di pura meraviglia. Ci si potrebbe chiedere: è solo una coincidenza o la natura ha voluto lasciarci un messaggio? Di certo, osservare da vicino queste forme viventi ci riporta a una dimensione in cui ogni pianta e ogni fiore custodiscono un mistero da scoprire.
Curiosità Botaniche: Natura e Fantasia
Anche se questi “spiriti” del bosco potrebbero non essere creature magiche nel vero senso della parola, il loro aspetto ci spinge a riflettere sul potere della natura di creare forme che risvegliano la nostra immaginazione. Molte piante sviluppano forme insolite, sia per adattamento che per attrarre specifici insetti impollinatori. Ma ci sono anche quelle che, per una fortunata coincidenza, assumono sembianze che risvegliano la fantasia umana, come queste piccole “creature” che sembrano vive e animate.
Un Inno alla Biodiversità
Questi fiori speciali ci ricordano quanto sia importante preservare gli ecosistemi naturali e la biodiversità. Ogni specie vegetale, per quanto piccola e sconosciuta, può nascondere un mondo di meraviglie. Lasciare intatti i luoghi selvaggi, dove queste meraviglie possono prosperare, significa garantire che le generazioni future possano continuare a stupirsi davanti alla bellezza infinita del regno vegetale.
La Magia del Bosco nei Nostri Giardini
Per chi desidera portare un po’ di questa magia nei propri spazi verdi, potrebbe pensare a creare un angolo del giardino ispirato al sottobosco, con piante e fiori dall’aspetto curioso. La scelta di specie che evocano forme e colori insoliti può trasformare il giardino in un luogo incantato, dove la fantasia prende vita ogni volta che si osserva una nuova fioritura.
🌸🌳 Conclusione: La natura è una vera e propria artista, capace di combinare forme e colori in modi che toccano il cuore e l’immaginazione. Osservare queste meraviglie ci invita a rispettare e proteggere il nostro pianeta, così da preservare intatta la magia di cui è capace. Non c’è bisogno di cercare molto lontano: la bellezza è lì, nei fiori che sbocciano, nei colori che esplodono in ogni stagione, e nei piccoli “spiriti” del bosco che sembrano far capolino dai fiori.
Il testo è Scritto per te da A.C con supporto AI 🌱la foto è della pagina National Geographic
Fonte fb "il piacere della scoperta"
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Prima di Essere Principi, scritta da Niccolò Agliardi in dialogo con Roberto Vecchioni. Un dialogo tra generazioni che esplora i sogni e le paure dell'esistenza. Recensione di Alessandria today
Un dialogo tra generazioni che esplora i sogni e le paure dell'esistenza
Un dialogo tra generazioni che esplora i sogni e le paure dell’esistenza Prima di Essere Principi è un’opera profonda e toccante scritta da Niccolò Agliardi in dialogo con Roberto Vecchioni, pubblicata il 22 ottobre 2024. Il libro offre una conversazione intima e sincera tra tre uomini di diverse generazioni che, seduti attorno a un tavolo, esplorano le complessità della vita, dei sogni e delle…
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Primavera di libri
Torniamo a suggerirvi nuove letture e film “raccomandati” dai vostri bibliotecari di fiducia.
Un autentico caso letterario l’inedito di Gabriel García Márquez Ci vediamo in agosto, che, come narra la leggenda a proposito dell’Eneide di Virgilio, l’autore avrebbe voluto distruggere: “un omaggio alla femminilità, una storia di libertà e di desiderio che non si sopisce con l’età e nemmeno con l’amore coniugale”. I figli hanno consentito la pubblicazione di questo breve romanzo, che esce in contemporanea in tutti i paesi e ci delizia come una sorpresa inaspettata, nonostante la volontà del suo artefice, forse troppo esigente con sé stesso.
Tutt’altro che deprimente, Piccoli suicidi tra amici di Arto Paasilinna è ormai diventato un classico. Scritto con stile quasi cronachistico, la sua apparente freddezza (che peraltro ben si addice alle gelide lande della Finlandia da cui provengono i personaggi del libro) non fa che accrescere l’ironia, magari un po’ macabra, di cui è pervaso. “… ogni giorno è per ciascuno sempre il primo della vita che gli resta da vivere, anche se siamo troppo occupati per rendercene conto” è la sintesi filosofica di un romanzo divertente, originale, che si risolve in un inno non banale alla vita, alla solidarietà, all’amicizia. Un vero toccasana “per tempi agitati”, citando Mauro Bonazzi, come sono quelli in cui ci troviamo a vivere. Dalla postfazione di Diego Marani: “Una delle cose più belle dei romanzi di Paasilinna è che dopo il tumulto, il fragore e le spericolate rincorse tutto si risolve delicatamente, come una risata di cui resta solo il gioioso ricordo, nell’acqua increspata d’un lago, nel vento della sera, nell’odore di foraggio appena tagliato. … In questo libro la grande beffata è la morte”.
Ambientato a Bologna durante le festività natalizie tra la fine del 1953 e l’inizio del ’54, Intrigo italiano di Carlo Lucarelli ci ripropone la compagnia del commissario De Luca, sempre ombroso, inappetente e drogato di caffeina. Lo accompagna un giovane poliziotto che lo introduce negli ambienti musicali degli amanti del jazz, di cui era appassionato un noto professore morto in circostanze non chiare. Ma il mistero si infittisce quando anche la vedova viene trovata uccisa e De Luca stesso è controllato dai Servizi Segreti. Non siamo più in tempo di guerra mondiale, ma di guerra fredda e anche i migliori si devono aggiornare. Un giallo di classe, con una ricostruzione storica sempre molto accurata. È del 2022 il ritorno del commissario Marino, segretamente ma attivamente antifascista, in Bell’abissina, dopo l’esordio del 1993 con Indagine non autorizzata, quando era ancora soltanto ispettore. Si tratta di un cold case soltanto apparente, perché la serie di delitti, legati da somiglianze via via sempre più chiare, si protrae dal passato al presente pericolosamente minacciato dall’imminente scontro bellico. Marino ha un temperamento diverso da quello di De Luca e si getta anima e corpo in questa indagine che coinvolge corrotti fiancheggiatori del regime. Un incontro, come dice l’autore stesso nei Ringraziamenti, tra la storia, con la s minuscola, frutto di fantasia, e la Storia, quella del secondo conflitto mondiale che Lucarelli conosce molto bene e che ha trattato anche in diverse trasmissioni televisive.
Irresistibile la doppietta di Simenon che vi proponiamo. Gli altri, inedito in Italia fino alla pubblicazione di Adelphi del 2023, è scritto in forma di diario-confessione e ci guida con il suo ritmo irresistibile tra i meandri di un suggestivo castello francese, che racchiude, ça va sans dire, una morte misteriosa, una giovane e affascinante castellana, nonché un burbero e attempato maggiordomo, sospettosamente depositario di ogni segreto… Come sempre, con pochi abili tratti l’autore descrive una serie di personaggi che non potrebbero essere fra loro più diversi, anche se appartenenti alla stessa famiglia: la sua penna riesce a far sembrare del tutto naturali e accettabili legami apparentemente inconciliabili e al limite della moralità. Il finale è riservato all’apertura del testamento: a chi andrà la cospicua eredità del vecchio Antoine Huet? Ma soprattutto: in che modo la ricchezza influirà sulla vita e le abitudini dei protagonisti? A voi il piacere di scoprirlo. Il romanzo La prigione inizia ex abrupto con un misterioso omicidio, su cui la polizia indaga. Ma duplice è la ricerca intrapresa dall’autore: da una parte il movente del delitto, dall’altra la psicologia del protagonista, costretto a scavare nella sua vita per scoprire su sé stesso e sulle persone che gli erano più intimamente vicine segreti che ignorava o che, più probabilmente, cercava di rimuovere per superficialità, paura o inadeguatezza. Così la prigione diventa una metafora per descrivere una vita fasulla che implode in un solo istante di un giorno d’autunno. Al di là del caso limite rappresentato dal fatto di sangue e delle inevitabili differenze di carattere, è talmente accurata l’analisi psicologica che ogni lettore potrebbe ritrovare qualcosa di sé nell’indole del protagonista e comprendere i suoi atti apparentemente privi di logica. Simenon, come sempre, con ritmo inesorabile e accanito vaglio introspettivo ci conduce all’unica soluzione possibile.
Furio Scarpelli e Agenore Incrocci hanno firmato, sotto la nota sigla di Age&Scarpelli, “le più memorabili sceneggiature dell’epoca d’oro del cinema italiano”, da Totò le Mokò di Bragaglia, a La banda degli onesti di Mastrocinque, C’eravamo tanto amati di Scola, I soliti ignoti, L’armata Brancaleone e La Grande guerra di Monicelli, per citarne solo una minima parte. Tra gli inediti di Scarpelli che Sellerio sta ripubblicando (è del 2019 Amori nel fragore della metropoli) vi consigliamo Si ricorda di me, signor tenente?, romanzo che introduce i protagonisti alternando, con la tecnica del flash back, la narrazione contemporanea al memoriale di guerra. Lo scavo nel complesso passato del personaggio principale porterà alla luce gravi traumi, profondi e rimossi sensi di colpa. Ma chi è lo sgangherato seccatore che apostrofa con la domanda del titolo il vecchio Giulio, tranquillo pensionato che passeggia per le vie della Milano del 1999? Un truffatore, un commilitone o un rigurgito della sua coscienza addormentata? Si legge piacevolmente tutto d’un fiato.
Per una lettura diversa dal solito vi proponiamo Nightmare Alley, La fiera delle illusioni di William Lindsay Gresham, “una tipica storia noir”, da cui sono stati tratti ben due film: un classico con il fascinoso Tyrone Power in una veste per lui inedita e il recentissimo remake di Guillermo Del Toro con Bradley Cooper, Cate Blanchett, Willem Dafoe. Diviso in due parti (con un finale ad anello): da un lato il fantastico, bizzarro, grottesco mondo del circo, con i suoi misteri e le sue crudeltà; dall’altra quello dell’alta borghesia, non meno pericoloso. In sintesi, il libro e i due film sono “Tre facce della stessa storia che presentano tutte letture degne di essere lette e viste per una storia che potrebbe benissimo svolgersi anche al giorno d’oggi. I prestigiatori, che siano o meno appassionati di mentalismo/spiritismo, vi troveranno molti spunti interessanti.”
Un prezioso suggerimento dal passato: se vi fosse sfuggito, potete rimediare cogliendo dai nostri scaffali Il peso falso di Joseph Roth. Un autentico gioiello che mischia allo stile formulare dei poemi omerici, un’autentica passione d’amore e una finissima riflessione sull’essere umano, dominato dai suoi difetti, quasi deterministicamente volto verso il male, incapace di sfuggire alla tentazione del peccato, anche quando è mosso dalle migliori intenzioni. I temi sono quelli consueti della poetica di Roth, e spesso tornano anche gli stessi personaggi, che inevitabilmente cadono nella colpa: il tutto senza pessimismo né amarezza, anzi forse con una leggera sfumatura di fatalistica ironia.
Come una diabolica matrioska le vicende biografiche dell’autore, Herbert Clyde Lewis, giornalista e scrittore americano, nato a New York da ebrei russi emigrati, si ripercuotono sul protagonista del romanzo per poi accanirsi inspiegabilmente sulle vicissitudini editoriali dell’opera che vi vogliamo consigliare, Gentiluomo in mare. Sì, perché come l’autore ebbe una vita difficile, nonostante gli incessanti sforzi profusi per affermarsi e l’indubbio talento, così il protagonista di questo delizioso romanzo breve è vittima di “una sorte bizzarra e cattiva”, per citare la splendida canzone di Lauzi-Conte, e infine la novella fu ingiustamente ignorata alla sua prima pubblicazione nel 1937 per essere poi “ripescata” (è proprio il caso di dirlo) dall’abisso dei libri dimenticati per la prima volta in Argentina nel 2010: da quel momento il successo, più che meritato anche se postumo, divenne planetario. Davvero “una perlita”, come fu definito nella recensione argentina.
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I poeti Hebe Munoz e Francesco Nigri sposi
I poeti Hebe Munoz e Francesco Nigri sposi È stato celebrato il 22 aprile 2023 il matrimonio tra la poetessa italovenezuelana Hebe Munoz ed il poeta italiano Francesco Nigri. L’evento si è svolto presso la bellissima Sala del Ridotto del Teatro Magnani di Fidenza ed è stato celebrato dalla Prof.ssa Maria Pia Bariggi, Assessore alla Cultura del Comune di Fidenza. Il Maestro Luca Pollastri ha…
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È una Domenica Speciale quella odierna e lo si intuisce dall’atmosfera che si respira non appena ho aperto gli occhi per lasciarmi cullare dal suono gioioso delle campane, che da poco avevano preso il via per annunciare la Celebrazione della Rinascita, seguito dal cantico dolce degli uccellini sparsi tra gli alberi per unirsi a questo melodioso Inno alla Vita. La stessa Magia che è continuata dopo mentre facevo colazione, sentendomi più beata e viva che mai
È la domenica di Pasqua!
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Scorrendo tra i post patinati e luccicanti dei social, mi sono imbattuta in una di quelle frasi che si attaccano alla mente come una melodia ossessionante: 'Tu prima di tutto!'. All'inizio sembrava un inno all'autostima, un invito a prendersi cura di sé. Poi, sul finale, ho iniziato a percepire un retrogusto amaro. Perché quel 'prima di tutto' non è un invito all'introspezione, alla scoperta di sé, ma piuttosto un imperativo categorico a mettersi al centro della scena, a brillare più di tutti gli altri.
'Affinché gli altri non abbiano altra scelta che prendere parte alla tua felicità o guardarti splendere'. Ecco la formula magica che ci propongono. Un'idea di felicità egoistica, che si nutre dell'ammirazione altrui come una pianta carnivora. Ma la felicità, quella vera, non è un gioiello da esibire, è un giardino segreto che condividiamo con chi amiamo.
Questo 'io' che ci viene proposto è un castello di sabbia, che ha bisogno di continue tempeste di applausi per non sgretolarsi. Un castello che, per sentirsi importante, deve necessariamente oscurare gli altri. È come un bambino che piange più forte degli altri per attirare l'attenzione, senza rendersi conto che le sue urla finiscono per annegare la sua voce.
Ma l'amore per sé stessi non è egoismo, è consapevolezza. È come coltivare un bonsai, un piccolo albero che, con cura e attenzione, diventa un capolavoro di natura, portando serenità e bellezza a chi lo ammira.
Pensa a una casa: per invitare qualcuno a casa tua, devi prima averla costruita, arredata, averne cura. Non puoi certo invitarlo a vivere in un cantiere. Allo stesso modo, per offrire qualcosa agli altri, devi prima averlo sperimentato tu stesso. Come potresti consigliare un libro che non hai letto? Come potresti parlare di amore se non lo hai mai sentito sulla tua pelle?
L'amore per sé stessi e l'amore per gli altri sono profondamente interconnessi. Crescere nell'amore verso sé stessi ci permette di amare gli altri in modo più autentico e completo, e viceversa. Questa interconnessione è fondamentale per una vita appagante e significativa.
Quindi, la prossima volta che sentirai qualcuno ripetere 'tu prima di tutto', ricordati che la vera felicità non si trova isolandosi dal mondo, ma connettendosi con gli altri. E che l'amore, per essere autentico, deve essere condiviso.
Con questo non sto dicendo che dobbiamo imporre i nostri valori agli altri, ma che i nostri valori sono come una lente attraverso la quale percepiamo il mondo. È come indossare un paio di occhiali colorati: tutto ciò che vediamo sarà tinto di quella particolare sfumatura. Aver chiari i nostri desideri e le nostre necessità, ci permette di capire chi siamo davvero e di scegliere, consapevolmente, le persone con cui vogliamo condividere la nostra vita. Non è una questione di essere migliori o peggiori, ma di essere compatibili.
Purtroppo, spesso cerchiamo l'approvazione di chiunque incontriamo sul nostro cammino, senza renderci conto che questo ci rende dipendenti e insicuri. È come chiedere a un gruppo di estranei di dipingere il nostro ritratto. Ma la nostra identità non può essere definita dagli altri. Creare relazioni stabili e sincere significa prima di tutto conoscersi profondamente.
L'amore per sé stessi e l'amore per il prossimo non sono due binari paralleli, ma due radici dello stesso albero. Quando ci prendiamo cura di noi stessi, stiamo automaticamente costruendo le fondamenta per amare gli altri. È un errore pensare di poter amare gli altri se prima non abbiamo imparato ad amarci. È come voler costruire una casa senza avere i mattoni. E più a lungo continueremo a praticare un amore per sé stessi egoistico e narcisistico, più sarà difficile cambiare rotta. Questo atteggiamento è pericoloso perché rischia di consolidare abitudini negative che saranno difficili da sradicare, non solo in noi ma in chiunque ci circonda.
L'amore per sé stessi è sia la soglia d'ingresso in noi che l’uscita per incontrare il mondo. Siamo pronti ad attraversarla con la nostra vera essenza?
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