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Risplendere sempre: la forza luminosa della poesia di Vladimir Majakovskij. Recensione di Alessandria today
Una celebrazione dell’energia vitale e dell’infinito ardore poetico.
Una celebrazione dell’energia vitale e dell’infinito ardore poetico. Recensione:Le parole di Vladimir Vladimirovič Majakovskij, “Risplendere sempre, risplendere dappertutto…”, sono un manifesto di vita e poesia che attraversa il tempo con immutata intensità. Il poeta russo, noto per il suo stile vibrante e il suo linguaggio potente, invita il lettore a vivere con passione, senza riserve, fino…
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L’unica strategia che conosco in amore è la verità dei sentimenti dichiarati. L’ho appresa nel tempo, dopo aver pagato il silenzio del cuore con occasioni mancante e ridicoli fraintendimenti. Così,se m’innamoro, arriva il momento in cui mi carico dell’incosciente responsabilità di pronunciare la frase più bella del mondo: “Sono innamorata di te”.
Non è bellissima? Riempie la bocca e l’anima. Fa nascere sorrisi. E, se dedicata a un’anima nobile, funziona anche se il sentimento non è ricambiato. Perché il coraggio dell’amore deve essere riconosciuto. Perché chiunque si deve sentire in qualche modo privilegiato per aver fatto nascere un sentimento così vitale, potente, immenso, poetico.
Dichiarate l’amore non fatelo morire dentro.
Provarlo è una meravigliosa avventura dell’anima. Farlo nascere, in un’altra persona, ci rende tramite di importanti rivoluzioni.
Se c’è rispetto ed empatia, l’amore dichiarato è un’opportunità anche senza quel lieto fine che non sempre è necessario, seppur desiderato. La vera tragedia dell’amore è non amare.
A tutto il resto si può sopravvivere.
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Non ho più scritto nulla su questa pagina. Anni e anni di silenzio e di parole ingoiate, anni di cambiamenti, di risate e lacrime. La vita ha continuato a scorrere ed io con lei. E son diventata un'altra e ho incontrato altri mille volti, visto infiniti tramonti e solcato mari, abbracciato corpi, incrociato occhi. Ma non ho più scritto nulla qui.
Fino ad oggi.
Hosseini aveva ragione quando diceva che non si può scappare dal passato, o almeno non per sempre. E' buffo quando in due occhi castani ritrovi la vita che hai vissuto e tanto a lungo dimenticato. E' buffo come, alle volte, quello che pensavi di aver dimenticato era solo lì, in un cassetto del tuo cuore, pronto a riemergere. E' buffo pensare a come due persone che hanno condiviso una vita, un tempo, possano essere diventate estranee e quanta vita ci sia stata tra loro.
Mi sono resa conto che questa pagina, i miei pensieri, erano dedicati esclusivamente a lui. E tornare indietro nel tempo per dieci minuti, mi ha frantumato e riempito il cuore. Ho sorriso pensando a quante parole ci siamo detti, a quante promesse ci siamo fatti, quante lettere ci siamo scritti e quanti pensieri e canzoni ci siamo dedicati. Ho sospirato pensando a come eravamo giovani e immaturi, incapaci di gestire quello che eravamo, o, quantomeno, a quanto io fossi incapace di gestire quella che sono. Beh, quella parte non è cambiata.
Però è cambiato il resto... non siamo più ragazzini, ognuno ha continuato per la sua strada e fa incredibilmente sorridere come sia diventata la stessa strada. "Vorrei fare il dentista" mi diceva e ridevamo pensando che con me medico, saremmo stati, in qualche modo, colleghi. Non so se ridere o piangere al pensiero che tutti e due, probabilmente, diventeremo avvocati. E come le nostre vite abbiano viaggiato distanti, ma parallele. C'è qualcosa di poetico in questo. Guardandolo mi sono trovata a pensare: chissa chi è, chissà cosa gli piace ora, chissà cosa lo fa ridere o piangere, chissà se qualcuno lo ama o se si ricorda dei momenti passati... Un sacco di chissà, assolutamente inutili per la persona che sono adesso, ma che mi hanno ricordato quanto intensamente ho vissuto le emozioni con lui, senza che arrivassero da nessuna parte, ma ci sono state...e non si cancellano, per quanto si tenti di farlo.
Non avevo mai pensato che a questa persona ho lasciato di me più di quanto abbia mai avuto il coraggio di ammettere. Forse l'ho avuto oggi, questo coraggio; il coraggio di dirmi, dal profondo del cuore che lui per me è stato importante, anche se sembra la storia di un film visto un milione di anni fa.
Vederci così, diversi, cresciuti, mi ha reso fiera di noi, anche se separati. Mi ha fatto sussurrare: "quanta strada abbiamo fatto". E mi ha fatto sperare che quei ragazzi che eravamo, siano ancora vivi da qualche parte dentro di noi. Mi ha fatto sperare che lui sia amato e che realizzi i suoi sogni, che torni a Roma se è quello che vuole ancora e che abbia il cuore pieno di risate e di buon vino, che possa vedere il mondo con gli occhi di chi lo vede per la prima volta, che sia in grado di stupirsi delle piccole cose...ma mi ha fatto anche segretamente desiderare che nessuna, mai, riceva una lettera come quella che ha scritto a me.
E se fossimo quelli che eravamo allora mi guarderebbe e mi direbbe, sospirando sconsolato: “sei proprio un’idiota”. E io ridendo risponderei: “sono proprio un’idiota.”
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Tutti i vincitori di Animaphix 2024: a "Fiore Mio" di Viola Mancini (per Andrea Laszlo de Simone) il premio Bendazzi
La giuria della 10a edizione di Animaphix – Nuovi Linguaggi Contemporanei Film Festival, composta dai registi Theodore Ushev, Isabel Herguera e Wiola Sowa premia i seguenti lavori: MIGLIOR FILM ANIMAPHIX 2024 La voix des Sirènes di Gianluigi Toccafondo (Italia, Francia 2023) «Per la sua capacità di trasmettere bellezza, libertà e coraggio attraverso i più alti esempi di slancio tecnico, poetico,…
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Bonjour à tout le monde. Oggi la storia della più celebre "pretty woman" francese, del XIX secolo. Valtesse Delabigne. Nella storia di Émilie-Louise Delabigne ci sono tutti i passaggi obbligati di una giovanissima ragazza che si dedica alla prostituzione, fino a diventare una cortigiana in grado di influenzare i più potenti uomini dell’epoca e che, grazie alla sua professione, riesce ad accumulare un patrimonio pari a oltre 2 milioni di euro al cambio attuale.
Louise Delabigne (1848-1910) era la figlia naturale di una donna che per mantenere i sei figli si prostituiva per pochi soldi, e di un padre alcolizzato e violento, che le impedì per sempre di nutrire fiducia negli uomini. A 13 anni, già bellissima con i suoi capelli rosso-oro e intensi occhi azzurri, Louise perse la sua innocenza, violentata per strada da un uomo anziano che probabilmente l’aveva notata nel negozio di abbigliamento dove lavorava.
Il destino sembrava aver segnato il suo percorso: divenne una grisette, che nella gerarchia della prostituzione indicava quelle giovani donne che si vendevano per strada, rischiando l’arresto e il taglio dei capelli, se fermate dalla polizia. Intanto Louise lavorava anche in negozio di abbigliamento intimo femminile, frequentato da uomini facoltosi. Lì incontrò un giovane uomo che le prese il cuore e le diede due figlie, ma non trovò il coraggio di sposarla. Dopo quella deludente esperienza amorosa, Louise decise che non si sarebbe mai sposata, preferendo arrivare al traguardo della ricchezza e della notorietà con altri sistemi:
vendersi senza mai darsi veramente, senza eccezioni per nessuno
Intanto era salita di un gradino nella scala sociale delle mondane: era una lorette, che nel gergo della categoria indicava quelle donne che venivano mantenute da pochi clienti selezionati. La sua grande occasione arrivò quando conobbe il compositore Jacques Offenbach, che la elevò a livello delle grandes horizontales, cortigiane i cui favori erano contesi da tutti quegli uomini che potevano permetterselo. Divenne l’amante e musa ispiratrice di molti artisti, come Edouard Manet, Henri Gervex, Gustave Coubert, e altri pittori famosi, tanto che fu soprannominata “l’Union des Peintres”. Nel frattempo aveva cambiato nome, si faceva chiamare Valtesse de La Bigne: Valtesse aveva grosso modo lo stesso suono di “Votre Altesse” (vostra altezza). Con questo pretenzioso nome riuscì a rovinare economicamente diversi personaggi della nobiltà francese ed europea: il principe Lubomirski di Polonia e il principe de Sagan.
Dai suoi amanti pretendeva abiti lussuosi e gioielli preziosi, case, carrozze, viaggi, cene in locali prestigiosi, tanto che non ammise nella sua camera da letto lo scrittore Alexandre Dumas dicendogli: “Caro signore, non è nei tuoi mezzi”.
In un certo senso fu un altro scrittore, Emile Zola, a prendersi una rivincita sulla cortigiana: scrisse il libro Nanà, che ebbe un enorme successo, ispirandosi proprio a lei, la sirena che incantava e poi distruggeva gli uomini che si illudevano di possederla, descritta come amabile ma spietata, un ritratto poco lusinghiero che irritò molto la Valtesse. Valtesse fu abbastanza lungimirante da capire che la sua attività era legata all’età, così si ritirò a vita privata, nella sua lussuosa dimora a Ville-d’Avray, quando aveva poco più di 50 anni. Continuò però a istruire giovani donne sull’arte di intrattenere gli uomini, fino a quando, il 29 luglio del 1910, le scoppiò una vena e morì.
Lei stessa aveva scritto il suo annuncio funebre, che rivela un animo poetico nascosto sotto le vesti da cortigiana: “Bisogna amare un po’ o molto, seguendo la natura, ma velocemente, in un istante, come si ama un canto degli uccelli, che parla alla propria anima e che si dimentica con la sua ultima nota, come uno ama i colori cremisi del sole nel momento in cui scompare sotto l’orizzonte “.
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Milano, le donne al centro della scena: confronto, condivisione, ruolo delle donne
Milano, le donne al centro della scena: confronto, condivisione, ruolo delle donne Confronto, condivisione, ruolo delle donne. Queste poche e nette parole d'ordine hanno segnato il recente corso del Teatro Carcano, affidato dal 2021 alla direzione di tre donne: Lella Costa e Serena Sinigaglia, imprescindibili punti di riferimento della vita culturale della città - alla direzione artistica, e Mariangela Pitturru a completare la triade con il compito di sintetizzare le visioni artistiche e progettuali traducendole all'interno della programmazione. La centralità dell'universo femminile, l'attenzione ai temi più urgenti della contemporaneità e la posizione trasversale e dialettica nelle scelte e nei punti di vista sono i fili conduttori che hanno tessuto le trame delle ultime tre stagioni teatrali. Il Teatro Carcano si sta dunque confermando non solo come un luogo di spettacolo, ma come un catalizzatore di conversazioni significative, un faro per la riflessione critica che illumina voci e storie. Lo dimostra anche l'incredibile affluenza agli spettacoli del lunedì, i Follow the Monday: 25 appuntamenti per pensare e dialogare, una versione tutta targata Carcano dell'antico simposio in cui si avvicendano scrittori, giornalisti, storici, divulgatori e filosofi proponendo riflessioni e idee che possano orientarci in questi nostri tempi bizzarri attraverso lezioni sceniche inusuali. Al fine di amplificare con maggiore intensità queste storie e messaggi importanti, oggi più che mai, desideriamo evidenziare una serie di spettacoli che esplorano le molteplici sfaccettature delle sfide che le donne affrontano e che ragionano su come la società le percepisce. Queste performance non sono semplici rappresentazioni, ma piuttosto inviti profondi a vivere un'esperienza che si configura come uno specchio critico sull'attualità. Dal 31 gennaio al 4 febbraio in programma TOP GIRLS (produzione Fondazione Teatro Due di Parma, regia di Monica Nappo) di Caryl Churchill, la drammaturga inglese nota per le sue commedie storiche e di costume non convenzionali e aliene da ogni forma di didatticismo, Il testo affronta in modo strutturale l'ineludibilità del confronto con il modello maschile nell'esercizio del potere e le sue contraddizioni. Lo scorso anno decidemmo di fare un esperimento con il Teatro di Dioniso: proporre lo spettacolo SVELARSI, con otto attrici in scena che si svelano, anche fisicamente, alla visione di chi le osserva. Fu un atto un po' carbonaro, la drammaturga e regista Silvia Gallerano capì da subito che in sala non sarebbero potute entrare che donne, per non contaminare il rito del comune sentire da cui nasce la catarsi propiziata dal teatro. L'esperimento fu un successo, un momento liberatorio necessario. Quest'anno lo riproponiamo in quattro repliche dall'8 all'11 febbraio in collaborazione con il centro Humanitas per lei dell'ospedale San Pio X che si inserisce nel progetto La salute femminile va in scena, attivando un parallelismo che ci è parso lampante: svelarsi per le donne prelude alla cura. Dai tabù che ammalano l'anima, dalle malattie che aggrediscono i corpi. Silvia Gallerano è la protagonista anche di una performance teatrale che ha vinto il Fringe di Edimburgo e registrato un enorme successo di pubblico e critica in tutto il mondo: LA MERDA di Cristian Ceresoli (12 febbraio), un fenomeno che ha da tempo rotto i confini del teatro e viene accolto quasi fosse un concerto rock. La Merda si manifesta come un poetico stream of consciousness dove si scatena la bulimica e rivoltante confidenza pubblica di una "giovane" donna "brutta" che tenta con ostinazione, resistenza e coraggio di aprirsi un varco nella società delle Cosce e delle Libertà. Il 4 marzo incroceremo lo sguardo di Carlotta Vagnoli, scrittrice e attivista, che sintetizza in un monologo inedito il suo punto di vista sul ruolo delle donne nella società attuale. Dall'8 al 10 marzo in scena STAI ZITTA! (co-prodotto insieme a SCARTI e LaQ-Prod), tratto dall'omonimo testo di Michela Murgia, che affronta con la credibilità data dall'impegno delle attrici/attiviste Antonella Questa, Valentina Melis e Teresa Cinque, le tematiche femministe, invitando a combattere gli stereotipi di genere. Le "frasi che non vogliamo più sentirci dire" contenute nel libro offrono l'occasione di raccontare la società contemporanea attraverso una carrellata di personaggi e di situazioni surreali. E sono molte altre frasi di questo stesso tipo l'oggetto della satira del format ideato e condotto da Serena Dandini e da noi prodotto VIENI AVANTI CRETINA, NEXT! (dal 10 al 12 maggio) dove attrici di collaudata comicità come Martina Dell'Ombra/Federica Cacciola, Annagaia Marchioro, Germana Pasquero e Rita Pelusio celebrano la "cretineria" al femminile, un'esclamazione che può sembrare audace di questi tempi ma perfettamente in linea con la lunga strada in salita dell'emancipazione delle donne. TEATRO CARCANO corso di Porta Romana, 63 - 20122 Milano [email protected] | al link... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Antonio Marras Resort 2018: ribelle, appassionata, bellissima come Rossella O’Hara
Il talento sartoriale di Antonio Marras è una matassa affascinante che custodisce intrecci tutti diversi, tutti però derivati dalla stessa sostanza da cui sgorga l’istinto appassionato: la creatività profonda e inarrestabile, l’urgenza di percorrere vie d’espressione sempre nuove, il desiderio mai stanco di conoscenza che smonta i confini tra le cose, s’immerge nelle arti varie, viaggia nel tempo e nello spazio fin nei segreti delle culture più lontane, per poi fare sempre ritorno nella quiete di casa.
Il suo è il talento sartoriale che manipola la materia per trarne fuori abiti e accessori che, così, diventano veri racconti fatti di stoffa, volteggi dell’immaginario e densa bellezza. Che si sappia, padroneggiare tale dote è innanzitutto questione di grandi dosi di coraggio, fiducia tenace nel potere poetico del bello multiforme, picchi pindarici d’entusiasmo meritato, tracce di sfrontatezza per scontrarsi con i luoghi comuni della moda massificata, farli a brandelli ed uscirne vincenti: e la collezione Resort 2018 è la dimostrazione di una vittoria rinnovata!
Sfrontatezza si diceva, quella garbata però, perché agganciata a valori pregiati che hanno a che fare con la cultura, anche quella più sguaiatamente popolare: il segreto, Antonio Marras lo sa bene, sta nello sguardo rispettoso con cui l’affronti, nel piacere invasivo che provi mescolandola con suggestioni d’altra natura, per assemblarne costruzioni donanti da indossare e poi sorprenderti dell’effetto intrigante che fa.
Insomma, ci vuol una tale sfrontatezza d’intenzioni e intelletto per scegliere di allacciare l’ispirazione della collezione Resort 2018 ad un personaggio infinitamente pop: una donna eterna nelle pagine del romanzo che le ha dato vita, altrettanto eterna nel film che le ha dato un volto, sempre favolosamente attuale nell’immaginario femminile nonostante i suoi ottantun anni letterari.
Come ispirazione da cui dar forma alla collezione Resort 2018 Antonio Marras sceglie, infatti, Miss Rossella O’Hara: proprio lei, quella benestante fanciulla del sud dell’America ottocentesca, la signorina dal carattere spigoloso, civettuolo e a sprazzi spiccatamente egoista, vanesia ed eternamente innamorata dell’amore sbagliato. Ma, anche, quella giovane donna ribelle a qualsiasi regola sociale retrograda, appassionata e pragmatica al punto d’infilarsi a testa alta nelle capriole dell’esistenza, e d’infilarsi una tenda a mo’ d’abito da gran sera quando la guerra aveva cancellato ogni sfarzo. E, per tutto questo, innegabilmente bellissima.
A guardarli bene, dopotutto, Rossella O’Hara e Antonio Marras, ecco che scovi tratti insospettabili in comune tra i due: certo, per far ciò bisogna andar all’essenziale, ripulirsi gli occhi dai tessuti e ricami opulenti e vedere l’uomo, la mente, il cuore appassionato di Antonio Marras per quel che è giù dalla passerella, e al contempo bisogna poggiare su Rossella O’Hara uno sguardo ripulito dal pregiudizio stuzzicato dalla sua frivolezza d’apparenza.
Entrambi hanno le radici nel sud della propria nazione, che li nutre con carattere e sentimenti forti, li anima di contrasti taglienti, li espone al giudizio schietto del pubblico, e poi li riconduce sempre a sé, sempre alla terra in cui sono nati.
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
#antonio marras#made in italy#storie da indossare#webelieveinstyle#fashion writing#moda italiana#cultura italiana
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Giovani e tecnologia: nasce l'Osservatorio sui costumi digitali
Qual è il rapporto tra giovani e tecnologia? Per scoprirlo Unieuro ha ideato l'Osservatorio "Schermi futuri. Generazione Z e social fra legami liquidi e nuove comunità". Dopo il progetto contro il cyberbulllismo #cuoriconnessi condotto con la Polizia di Stato, arriva l’Osservatorio Schermi Futuri, realizzato in collaborazione con Ipsos e con la direzione scientifica del Dott. Paolo Crepet. Il primo progetto di analisi che vuole supportare, anche tramite la ricerca scientifica, la comprensione di tutti quei fenomeni che l’innovazione porta con sé. Vuole fornire una fotografia reale dei fenomeni che spesso, in maniera silenziosa, impattano sulle persone nella loro avventura alla scoperta dell’infinito potenziale che la tecnologia porta con sé. Giovani e tecnologia: la Generazione Z Il primo capitolo di questo percorso è dedicato alla Generazione Z – i cosiddetti zedder, ovvero adolescenti e giovani fino ai 24 anni – con tre obiettivi principali: esplorare i comportamenti dei giovani sui social media, cogliere le loro sensazioni sia all’interno degli ecosistemi social sia come possibili effetti che questi possono provocare sulle loro sfere emotive personali, scoprire l’eventuale correlazione tra la percezione che i ragazzi hanno di se stessi nella vita quotidiana ed il loro modo di usare le piattaforme online. Direttore scientifico di eccezione del progetto Schermi Futuri è il Dott. Paolo Crepet, che ha determinato l’area di ricerca, definito – con il partner tecnico Ipsos – le caratteristiche metodologiche e demografiche dell’indagine e creato un questionario approfondito specifico per intercettare le diverse sfumature del “sentire” che il rapporto con i social genera nei nostri ragazzi. La ricerca è stata condotta su un campione di circa 1.200 ragazzi di età compresa tra i 14 e i 19 anni attivi sui principali social media (Facebook, Instagram, YouTube, TikTok, Twitch e Twitter). I sondaggi sono stati condotti via web e interviste face-to-face online, con domande di profilazione e sui comportamenti online, sulle emozioni provocate dai social e su come ci si auto-percepisce sulle diverse piattaforme. I risultati della ricerca su giovani e tecnologia Dall’analisi condotta sui comportamenti e sulle auto-percezioni che gli zedder hanno di sé sulle piattaforme sono state identificate otto comunità, con denominazioni evocative di altrettanti stati d’animo o sensazioni: - Gli esuberanti spensierati (18% del campione), in prevalenza studenti che vivono i social come una naturale continuazione della reale vita sociale; - Gli audaci per emergere (15% del campione), caratterizzati da coraggio e bisogno di originalità, - I bramosi di ammirazione (20% del campione), più giovani della media (14-16 anni, 55% v/ 50%), che vivono maggiormente al Sud (36% v/28%) e nelle grandi città (64% v/49%) e per i quali l’obiettivo è apparire; - I genuini concreti (15% del campione), più partecipi alle dinamiche della vita quotidiana e familiare, hanno molti amici e si sentono sereni e liberi, non credendo che i social li aiutino a valorizzare pienamente i propri sentimenti; - I pacati riflessivi (18% del campione), abituati a procedere con cautela, che fanno dei social un uso “passivo” e vivono nel mondo reale, dove si esprimono al meglio; - I poetico-passionali (16% del campione) che si definiscono sensibili, a volte timidi e spaventati, e sono in maggioranza ragazze fra i 17 e i 19 anni. Vivono i social come un luogo di continuità con gli affetti della vita reale; - Gli introversi taciturni (14% del campione), persone solitarie e schive che non amano folla e parole, sono più grandi di età - 17-19 anni; - I tenebrosi isolati (5% del campion), ragazzi cupi ed insicuri, anche loro più grandi di età (17-19 anni) e che provano emozioni negative sui social. La ricerca Schermi Futuri è significativa proprio perché coglie una nuova maturità e consapevolezza da parte dei giovani che non considerano i social media un bene o un male a priori, ma un mezzo la cui funzione è neutra e adattabile agli utilizzi concreti di ciascun individuo. Il Libro Bianco di Schermi Futuri L’indagine sul rapporto tra giovani e tecnologia si è poi concentrata sull’analisi delle emozioni generate dall’uso delle piattaforme online, con la volontà di offrire uno strumento inedito di valutazione. I risultati, confluiti nel Libro Bianco Schermi Futuri. Generazione Z e social fra legami liquidi e nuove comunità scritto dal Dott. Crepet, fanno emergere evidenze relative ad importanti aree di attenzione e aspetti di vulnerabilità, riassumibili in quattro macro-aree: - Immagine corporea: molti appartenenti alla Generazione Z hanno un’immagine distorta del proprio corpo a causa del confronto con standard non realistici; - Dipendenza da social: emozioni negative e FOMO (Fear Of Missing Out); - Noia e solitudine: differenze tra vita reale e vita sui social; - Cambiamento nella comunicazione e nelle relazioni: ghosting e cyberbullismo. L’Osservatorio Schermi Futuri guarda già al domani, in un’ottica propositiva e formativa. Grazie alla consulenza di Paolo Crepet, l’indagine si completa con un decalogo dedicato a educatori, genitori e insegnanti. L’intento è quello di fornire uno strumento utile con consigli e buone pratiche da mettere in atto di fronte ai fenomeni che caratterizzano le criticità del rapporto con la tecnologia della Generazione Z. Un modo concreto per supportare tramite la ricerca scientifica la relazione con tutti quei fenomeni che le nuove forme di socialità portano con sé. In copertina foto di StartupStockPhotos da Pixabay Read the full article
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27.02.2023 - h1:14 - Monday
si è appena conclusa questa lunga giornata. è stata un altalenare di emozioni contrastanti, cosi tanto potenti da stordirmi, confondermi, spaesarmi, e convincermi a scaricare di nuovo tumblr. non avevo quest’app sul cellulare dal periodo medie/1/2 superiore, periodo particolare anche quello, magari farò degli accenni più in là. l’ho riscaricata, da subito con l’intento non tanto di pubblicare foto, citazioni, poesie o altrettante cose decisamente più degne di attenzioni e interessanti di ciò che sto facendo ora, ma con l’intenzione di usarlo un po’ come “diario”, raccontare le mie giornate, le mie emozioni, sensazioni, tutto. Giornatina interessante oggi, per nulla in particolare, monotona come tutte le altre, se non per il piccolissimo, ma non troppo, particolare che l’ha completamente svoltata, e no, non in meglio. Il messaggio di L che mio padre ha ACCIDENTALMENTE, sì accidentalmente letto dal pc, per via di una mia sciocca svista. messaggio normale? no! ovvio! dai su! un bellissimo, super poetico, esuberante “amo scopare con te amore” ahhhhhh! ma sembrerebbe essergli sembrato un errore del pc, lo spero tanto sinceramente. giornata altalenante, piena di dubbi, sul mio futuro, su me stessa. cosa ne farò di me? avrò il coraggio di mandare all’aria tutto? ne avrò le palle per una volta? chissà se effettivamente la mia vita futura sarà come la immagino.. chi vivrà vedrà.
sì, ho scritto tutto ciò a istinto, a sensazione, cosi come veniva, senza badare a punteggiatura, grammatica e quant’altro, perché questo è il mio angoletto sicuro, il mio, e di nessun’altro.
grazie anche solo se verrà degnato di un minimo di attenzione.
e.
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Poesia e vita
Poesia e vita La poesia vive in uno spazio frequentato da tutti, quello dell’anima. Per questo la sua realtà è spesso confusa con l’irragionevolezza. Il sogno è il verso del primo e dell’ultimo canto quotidiano ma non per questo è la sostanza del canto bensì il suo anelito a sperare e a ricercare il definito nell’indefinito. Perchè per il poeta nulla è indefinibile. Egli vive la tensione del…
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#al poeta importa solo ciò che da dio sentì dire tramite un suo amico ama e fa ciò che vuoi#alcuni dicono che poeta è intimamente avversario di dio#altri leggono poesia e si avvicinano a dio#anelito poesia a sperare ricercare definito nell indefinito#il poeta non è nè isola nè terra mare cielo#il sogno è il verso del primo e dell ultimo canto quotidiano#la poesia vive un uno spazio frequentato da tutti quello dell anima#la sostanza del canto poetico#la verità poetica si arricchisce della visione tensione di tanti#metafore poeta parabolano il segreto senza svelarlo#per il poeta nulla è indefinibile#Poesia e vita di Francesco Nigri | La poesia vive in uno spazio frequentato da tutti e il poeta vive la tensione del sapere e del sentire#poeta conosce compie solletico del biricco mano soffice setosa dell amante#poeta conosce lo sguardo bambino di chi sa slanciare sè stesso sempre e sa anche piangere sorridere#poeta è il più grande giocatore nell amare#poeta ha solo colpa unica dell autenticità coraggio di osarla vivendo speranza talvolta incomprensibile incompresa dolce mai mielosa tenera#poeta nel suo sporcarsi è tutta la sua pelle di cuore#poeta non accenna ma pennella di parole la musica#poeta non conosce bische nè si avvale di trucchi#poeta sa che verità è non nel colmare spazi ma nello sforzo di trascenderli#poeta vive difficoltà del fare storia della visione#poeta vive tensione del sapere sentire ciò a cui anela#realtà poesia spesso confusa con irragionevolezza#tensione del poeta voler rendere certo ciò in cui è troppo facile non sperare#tutto attraversa umanità del poeta e tutto riempie d anima#visione poeta narra dipinge di profumi che hanno sapore
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“Lentamente muore”: Un’ode alla vita e al coraggio di cambiareMartha Medeiros invita a riflettere sul significato autentico della vita e sulla forza del cambiamento. Recensione di Alessandria today
Il componimento poetico “Lentamente muore” di Martha Medeiros è un’opera che incita a riflettere su come il conformismo, la monotonia e la paura possano lentamente spegnere la vitalità dell’anima.
Un invito a vivere pienamente Il componimento poetico “Lentamente muore” di Martha Medeiros è un’opera che incita a riflettere su come il conformismo, la monotonia e la paura possano lentamente spegnere la vitalità dell’anima. Spesso attribuita erroneamente a Pablo Neruda, questa poesia è un manifesto di coraggio e vitalità, un’ode che celebra la necessità di vivere autenticamente. Analisi del…
#Abitudini#Alessandria today#Amore per la vita#bellezza dell’essere#Cambiamento#Conformismo#consapevolezza#Consapevolezza emotiva#Coraggio#Crescita Personale#Cura di sé#Emozioni#Emozioni Umane#felicità#Forza Interiore#Google News#introspezione#ISPIRAZIONE#italianewsmedia.com#Lentamente muore#Lettura ispiratrice#libertà interiore#Martha Medeiros#Motivazione#narrativa poetica#ode alla vita#Pier Carlo Lava#poesia brasiliana#poesia contemporanea#poesia di vita
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Con chi di tumblr vorresti andare a cena? Senza giri inutili: nome e perché!
Ahahahahaha, cara faccina grigia, mi ha fatto molto ridere il tuo ''senza giri di parole''! Vuol dire che mi leggi da tempo ed hai capito che sono bravo a nascondermi dentro le acrobazie lessicali...
...ed allora ti premio e ti rispondo, ma lo faccio indicandoti ben più di un solo nome (nessuna sorpresa, credo) e chi sa se sarebbero cene vis-a-vis o un enorme e fantastico convivio.
@gattadegliappennini perché mai ho annusato così tanta forza celata dietro una apparente fragilità.
@guidogaeta perché sono certo che il suo acume, la sua intelligenza, la sua ironia e la sua esperienza, unite a qualche bicchiere (di troppo) di vino come si deve, scatenerebbero una tempesta teatrale, a cavallo tra il monologo e la lezione di vita che perdersela sarebbe un peccato.
@molecoledigiorni perché il tessuto poetico di cui spontaneamente si veste non ha rivali.
@myorizuru perché è una bambina di 400 anni: unisce la spontaneità della fanciullezza ad una sensibilità antica, coniuga la voglia di giocare con una analisi feroce delle cose e delle persone.
@ilguardianodelfaro perché è una enorme anima.
@cloverviola che immagino se ne starebbe in disparte tutta la sera, sorridendo sorniona, ma avrebbe poi l'ultima parola, dicendo qualcosa di assoluto, evocativo e stupefacente, così d'improvviso.
@blackmammaaa che, accompagnata da maritesu e figlio e cane porterebbe una ventata di vita vera (anzi verissima) e di sogni irrinunciabili, con la cordialità con cui si porta il vino ad una cena.
@matermorbi e fidanzato, anche solo per vedere come lei tratta lui, anche solo per sentire il suono della sua risata, anche solo perché ci vorrebbe un poco di ironia cazzara ed incazzata. E forse porterebbero il gatto Tost. O il cagnètto Putzi.
@malefica67, affidandole il compito di trovare il tema della serata, e la musica giusta con cui accompagnarla.
@giuliopaolocesare perché di sincerità non ce ne è mai abbastanza, e di intelligenza nemmeno, e neppure di amici e di affini.
@clouddep perché ci vorrebbe qualcuno che ci fotografa e poi ci racconta chi siamo, con garbo, gentilezza e spietato realismo.
@neltempodiuncaffe perché con lei verrebbe il Mondo, a cena, e con il Mondo dovremmo confrontarci, se ne abbiamo la voglia ed il coraggio.
@lanymphedaphne e le sue macchine fotografiche, reali e mentali, ad immortalare i momenti meno notati eppure più essenziali.
@michelecogni, convincendolo magari a cucinarci qualcosa ed a raccontarcelo, nella sua concettualità e nella sua sensualità.
@thymos-00 perché così sarebbero contente tutte le ragazze che a cena verrebbero.
@curiositasmundi perché non so come e non so con cosa, ma sono certo ci sorprenderebbe.
@martinastalla perché porterebbe del vino strepitoso. E perché tifa Sampdoria. E perché non se ne potrebbe fare senza.
@spettriedemoni perché è bello circondarsi di persone che la pensano sostanzialmente come me.
@l-incantatrice perché saprebbe dire, ad ognuno di noi, chi davvero siamo.
@x-yanara-x perché dell’intelligente realismo e del sano pragmatismo non è bene farseli mancare.
E dai, anche se non so chi tu sia, vieni anche tu.
E tutti quelli che per ragioni che sanno loro e con cui io concordo a priori vorrebbero venire.
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In un tempo come il nostro, così pragmatico, spesso così poco poetico e privo di slanci e ideali, forse bisogna avere il coraggio e il desiderio di prendersi tutto il tempo che occorre per..perdersi.
Perdersi… nelle nostre pagine interiori dove troviamo nascosto ciò che veramente ci piace, tra musiche e poesie, in una sequenza di gesti semplici o in un’immagine.
Perdersi..forse solo per ritrovarsi.
Questa vuol essere una dedica a tutti i grandi sognatori.
A tutti gli illusi, a quelli che parlano al vento.
Ai pazzi per amore, ai visionari, a coloro che darebbero la vita per realizzare un sogno.
Ai reietti, ai respinti, agli esclusi. Ai folli veri o presunti.
Agli uomini di cuore, a coloro che si ostinano a credere nel sentimento puro.
A tutti quelli che ancora si commuovono.
Un omaggio ai grandi slanci, alle idee e ai sogni.
A chi non si arrende mai, a chi viene deriso e giudicato.
Ai poeti del quotidiano.
Ai “vincibili” dunque, e anche agli sconfitti che sono pronti a risorgere e a combattere di nuovo.
Agli eroi dimenticati e ai vagabondi.
A chi dopo aver combattuto e perso per i propri ideali, ancora si sente invincibile.
A chi non ha paura di dire quello che pensa
A chi ha fatto il giro del mondo e a chi un giorno lo farà.
A chi non vuol distinguere tra realtà e finzione.
A tutti i cavalieri erranti.
Don Chisciotte
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Tre poesie d'occasione
Il momento poetico domenicale è di necessità dedicato alla Festa della Resurrezione. Molti scorgono il prodigio dell'Incarnazione, il soave mito del Dio che si fa Uomo per la salvezza, nelle comuni esperienze del Messia, nella sua capacità di provare dolore, memoria, felicità. Secondo me è la Resurrezione il suo gesto più profondamente umano, specchio delle nostre tante piccole morti e del coraggio della resilienza. Considero quindi la Pasqua la festa più umana di tutte (seconda forse solo al Natale, che ha per sé la biologia). Fra le molte, mirabili, poesie sulla Pasqua e sulla Settimana Santa, ne ho scelte tre: la prima è di Giovanni Pascoli, con la sfolgorante invenzione del Redentore prossimo alla morte che accoglie nel suo abbraccio il figlio di Barabba.
GESU'
Gesù rivedeva, oltre il Giordano,
campagne sotto il mietitor rimorte,
il suo giorno non molto era lontano.
E stettero le donne in sulle porte
delle case, dicendo: “Ave, Profeta!”
Egli pensava al giorno di sua morte.
Egli si assise, all’ombra d’una mèta
di grano, e disse: “Se non è chi celi
sotterra il seme, non sarà chi mieta”.
Egli parlava di granai ne’ Cieli:
e voi, fanciulli, intorno lui correste
con nelle teste brune aridi steli.
Egli stringeva al seno quelle testebrune;
e Cefa parlò: Se costì siedi,
temo per l’inconsutile tua veste.
Egli abbracciava i suoi piccoli eredi:
Il figlio -Giuda bisbigliò veloce -d’un ladro, o Rabbi, t’è costì tra ’piedi:
“Barabba ha nome il padre suo, che in croce
morirà.”Ma il Profeta, alzando gli occhi
“No”, mormorò con l’ombra nella voce,
e prese il bimbo sopra i suoi ginocchi.
Il secondo componimento è una delle tante tormentate liriche di padre David Maria Turoldo, un esempio di fede poetica che non ha nulla di banale o di angelicato.
E PURE IL TUO FIGLIO
E pure il tuo figlio
il divino tuo figlio, il figlioche ti incarna, l'amato
unico figlio uguale
a nessuno, anche lui
ha gridato,alto sul mondo:
"Perché!"
Era l'urlo degli oceani
l'urlo dell'animale ferito
l'urlo del ventre squarciato
della partoriente
urlo della stessa morte: "Perché".
E tu non puoi rispondere
non puoi...
Condizionata onnipotenza sei!
Pretendere altro è vano.
Infine la mia preferita, di un poeta potente e poco conosciuto, il torinese Carlo Betocchi
LA PASQUA DEI POVERI
Forse per noi, che non abbiam che pane,
forse più bella è la tua Santa Pasqua,
o Gesù nostro, e la tua mite frasca
si spande, oliva, nelle stanze quadre.
Povero il cielo e povere le stanze,
Sabato Santo, il tuo chiaror ci abbaglia,
e il nostro cuore fa una lenta maglia
col cielo, che ne abbraccia le speranze.
Semplice vita, alle nostre domande
tu ci rispondi: Su coraggio, andate!
Noi t’ubbidiamo; e questa povertà
non ha bisogno più d’altre vivande.
Noi siamo tanti quanti alla campagna
sono gli uccelli sulle mosse piante,
cui sembra ancor che le parole sante
giungan col vento e l’acqua che li bagna.
A noi, non visti, nelle grigie stanze,
miriadi in mezzo alla città che fuma,
Sabato Santo, la tua luce illumina
solo le mani, unica festa, stanche:
a noi la pace che verrà, operosa
già dentro il cuore e sulla mano sta,
che ti prepara, o Pasqua, e che non ha
che il solo pane per farti festosa.
#poesia#poetry#Pasqua#settimana santa#giovanni pascoli#carlo betocchi#enrico ciccarelli#david maria turoldo
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L’ospite di questa sera non è soltanto un personaggio famoso che conosce il mondo e gli uomini. Egli rappresenta il mito del coraggio, dell’avventura, dell’esplorazione e del sogno poetico. La ricerca di un ideale che può portare fino al sacrificio estremo. Egli fu spinto nella sua pur con i suoi limiti, dalla convinzione di dimostrare che il limite imposto dalla sua epoca potesse essere valicato. Con la sua tenacia ci permette di immaginare i grandi viaggi oltre la scoperta. La storia parte dal mare per vibrare le corde del sentimento.
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LE POESIE DELLO SCRITTORE FRANCESE
Paul Verlaine, le poesie più belle del poeta maledetto
Paul Verlaine è stato uno dei massimi esponenti della poesia francese del Novecento assieme a Charles Baudelaire e Arthur Rimbaud

MILANO – Paul Verlaine (1844-1896) è riconosciuto come il maestro dei giovani poeti del suo tempo, nonché come uno dei massimi rappresentanti della poesia simbolista francese. La sua breve vita fu estremamente travagliata e drammatica, dalla relazione omosessuale con Arthur Rimbaud (che gli valse la nomea di poeta maledetto), all’incarcerazione, fino alla conversione al cattolicesimo e alla morte di tifo a soli 52 anni. Oggi ricorre l’anniversario della morte del poeta e lo ricordiamo con le sue poesie più belle.
La poesia e la musica
La poesia di Verlaine ebbe un effetto dirompente nel panorama poetico francese del tempo. Sulla scia di Baudelaire, Verlaine sente l’esigenza di rompere gli schemi delle metriche tradizionali, con i loro ritmi regolari e simmetrici, e si dedica alla creazione di versi liberi, irregolari, estremamente musicali. Secondo Verlaine la Parola è un simbolo, incapace di descrivere esaustivamente la realtà, ma capace di evocare immagini potenti dietro a cui risiede il senso profondo delle cose. La sua poetica pone al centro l’esigenza della musicalità, assimilando i componimenti poetici ai testi musicali attraverso il rifiuto dell’eloquenza, della rima e delle strutture metriche tradizionali. La poesia, dunque, necessariamente deve essere vaga, e non limitarsi alla semplice descrizione di eventi ed emozioni, ma trasmettere immagini, alludere, evocare sensazioni, proprio perché il senso profondo delle cose risiede al di là della Parola.
Arte poetica
La musica prima di ogni altra cosa,
E perciò preferisci il verso impari
Più vago e più solubile nell’aria,
Senza nulla in esso che pesi o posi…
È anche necessario che tu non scelga
le tue parole senza qualche errore:
nulla è più caro della canzone grigia
in cui l’Incerto al Preciso si unisce.
Sono dei begli occhi dietro i veli,
è la forte luce tremolante del mezzogiorno,
è, in mezzo al cielo tiepido d’autunno,
l’azzurro brulichio di chiare stelle!
Perché noi vogliamo la Sfumatura ancora,
non il Colore ma soltanto sfumatura!
Oh! la sfumatura solamente accoppia
il sogno al sogno e il flauto al corno.
Fuggi lontano dall’Arguzia assassina,
dallo Spirito crudele e dal Riso impuro,
che fanno piangere gli occhi dell’Azzurro,
e tutto quest’aglio di bassa cucina.
Prendi l’eloquenza e torcile il collo!
E farai bene, in vena d’energia,
a moderare un poco la Rima.
Fin dove andrà, se non la sorvegli?
Oh, chi dirà i torti della Rima?
Quale fanciullo sordo o negro folle
ci ha forgiato questo gioiello da un soldo
che suona vuoto e falso sotto la lima?
Musica e sempre musica ancora!
Sia il tuo verso la cosa che dilegua
che si sente che fugge da un’anima che va
verso altri cieli ad altri amori.
Che il tuo verso sia la buona avventura
Sparsa al vento increspato del mattino
Che porta odori di menta e di timo…
E tutto il resto è letteratura.
Spleen
Le rose erano tutte rosse
e l’edera tutta nera.
Cara, ti muovi appena
e rinascono le mie angosce.
Il cielo era troppo azzurro
troppo tenero, e il mare
troppo verde, e l’aria
troppo dolce. Io sempre temo
– e me lo debbo aspettare!
Qualche vostra fuga atroce.
Dell’agrifoglio sono stanco
dalle foglie laccate,
del lustro bosso e dei campi
sterminati, e poi
di ogni cosa, ahimé!
Fuorché di voi.
.
Viviamo in tempi infami
Viviamo in tempi infami
dove il matrimonio delle anime
deve suggellare l’unione dei cuori;
in quest’ora di orribili tempeste
non è troppo aver coraggio in due
per vivere sotto tali vincitori.
Di fronte a quanto si osa
dovremo innalzarci,
sopra ogni cosa, coppia rapita
nell’estasi austera del giusto,
e proclamare con un gesto augusto
il nostro amore fiero, come una sfida.
Ma che bisogno c’è di dirtelo.
Tu la bontà, tu il sorriso,
non sei tu anche il consiglio,
il buon consiglio leale e fiero,
bambina ridente dal pensiero grave
a cui tutto il mio cuore dice: Grazie!
.
Vola, canzone, rapida
Vola, canzone, rapida
davanti a Lei e dille
che, nel mio cuor fedele,
gioioso ha fatto luce
un raggio, dissipando,
santo lume, le tenebre
dell’amore: paura,
diffidenza e incertezza.
Ed ecco il grande giorno!
Rimasta a lungo muta
e pavida – la senti?
– l’allegria ha cantato
come una viva allodola
nel cielo rischiarato.
Vola, canzone ingenua,
e sia la benvenuta
senza rimpianti
vani colei che infine torna.
.
.
Il clown
Saltimbanco, addio! Buona sera, Pagliaccio! Indietro, Babbeo:
Fate posto, buffoni antiquati, dalla burla impeccabile,
Fate largo! Solenne, altero e discreto,
ecco venire il migliore di tutti, l’agile clown.
Più snello d’Arlecchino e più impavido di Achille
è lui di certo, nella sua bianca armatura di raso:
etereo e chiaro come uno specchio senza argento.
I suoi occhi non vivono nella sua maschera d’argilla.
Brillano azzurri fra il belletto e gli unguenti
mentre, eleganti il busto e il capo si bilanciano
sull’arco paradossale delle gambe.
Poi sorride. Intorno il volgo stupido e sporco
la canaglia puzzolente e santa dei Giambi
applaude al sinistro istrione che l’odia.
.
.
Noi saremo
Noi saremo, a dispetto di stolti e di cattivi
che certo guarderanno male la nostra gioia,
talvolta, fieri e sempre indulgenti, è vero?
Andremo allegri e lenti sulla strada modesta
che la speranza addita, senza badare affatto
che qualcuno ci ignori o ci veda, è vero?
Nell’amore isolati come in un bosco nero,
i nostri cuori insieme, con quieta tenerezza,
saranno due usignoli che cantan nella sera.
Quanto al mondo, che sia con noi dolce o irascibile,
non ha molta importanza. Se vuole, esso può bene
accarezzarci o prenderci di mira a suo bersaglio.
Uniti dal più forte, dal più caro legame,
e inoltre ricoperti di una dura corazza,
sorrideremo a tutti senza paura alcuna.
Noi ci preoccuperemo di quello che il destino
per noi ha stabilito, cammineremo insieme
la mano nella mano, con l’anima infantile
di quelli che si amano in modo puro, vero?
.
..
Le conchiglie
Ogni incrostata conchiglia che sta
In quella grotta in cui ci siamo amati
Ha la sua propria particolarità.
Una dell’anima nostra ha la porpora
Che ha succhiato nel sangue ai nostri cuori
Quando io brucio e tu a quel fuoco ardi;
Un’altra imita te nei tuoi languori
E nei pallori tuoi di quando, stanca,
Ce l’hai con me perché ho gli occhi beffardi.
Questa fa specchio a come in te s’avvolge
La grazia del tuo orecchio, un’altra invece
Alla tenera e corta nuca rosa;
Ma una sola, fra tutte, mi sconvolge.
.
.
Poiché l’alba si accende
Poiché l’alba si accende, ed ecco l’aurora,
poiché, dopo avermi a lungo fuggito, la speranza consente
a ritornare a me che la chiamo e l’imploro,
poiché questa felicità consente ad esser mia,
facciamola finita coi pensieri funesti,
basta con i cattivi sogni, ah! Soprattutto
basta con l’ironia e le labbra strette
e parole in cui uno spirito senz’anima trionfava.
E basta con quei pugni serrati e la collera
per i malvagi e gli sciocchi che s’incontrano;
basta con l’abominevole rancore! Basta
con l’oblìo ricercato in esecrate bevande!
Perché io voglio, ora che un Essere di luce
nella mia notte fonda ha portato il chiarore
di un amore immortale che è anche il primo
per la grazia, il sorriso e la bontà,
io voglio, da voi guidato, begli occhi dalle dolci fiamme,
da voi condotto, o mano nella quale tremerà la mia,
camminare diritto, sia per sentieri di muschio
sia che ciottoli e pietre ingombrino il cammino;
sì, voglio incedere dritto e calmo nella Vita
verso la meta a cui mi spingerà il destino,
senza violenza, né rimorsi, né invidia:
sarà questo il felice dovere in gaie lotte.
E poiché, per cullare le lentezze della via,
canterò arie ingenue, io mi dico
che lei certo mi ascolterà senza fastidio;
e non chiedo, davvero, altro Paradiso.
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