#Il Settimo Canone
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“Il Settimo Canone” di Robert Dugoni: un legal thriller avvincente e pieno di colpi di scena. Recensione di Alessandria today
Un mistero da risolvere in cui verità e giustizia si scontrano in modo inaspettato.
Un mistero da risolvere in cui verità e giustizia si scontrano in modo inaspettato. Una trama che tiene col fiato sospeso “Il Settimo Canone” di Robert Dugoni è un legal thriller che cattura il lettore sin dalle prime pagine. Ambientato a San Francisco, il romanzo segue le vicende di Peter Donley, un giovane e brillante avvocato, chiamato a difendere il reverendo Paul, accusato dell’omicidio di…
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A Trieste l'evento teatrale "La notte" di Elie Wisiel.
A Trieste l'evento teatrale "La notte" di Elie Wisiel. Trieste, martedì 19 settembre e, in seconda replica, mercoledì 20 settembre 2023 alle ore 21 nel cortile interno del Monumento Nazionale della Risiera di San Sabba si terrà l’evento teatrale La Notte, prodotto da Archivio Zeta e tratto dal romanzo autobiografico La Nuit di Elie Wiesel, sopravvissuto alla Shoah e premio Nobel per la pace 1986. La speciale iniziativa fa parte del programma culturale 1943-2023. Trame intrecciate di memoria, promosso dal Comune di Trieste - Assessorato alle Politiche della Cultura e del Turismo in occasione degli ottantesimi anniversari che ricorrono quest’anno, dall’Armistizio dell’8 settembre alla partenza del primo convoglio di deportati razziali da Trieste il 7 dicembre. Gli eventi sono realizzati dal Museo della Risiera di San Sabba - Monumento Nazionale con il contributo del Ministero della Cultura. LA NOTTE La Nuit di Elie Wiesel (Éditions de Minuit), traduzione di Daniel Vogelmann (Editrice La Giuntina), drammaturgia e regia di Gianluca Guidotti ed Enrica Sangiovanni con Diana Dardi, Pouria Jashn Tirgan, Giuseppe Losacco, Andrea Maffetti, Enrica Sangiovanni, Giacomo Tamburini con la partecipazione in video di Elie Wiesel, riprese di Gianluca Guidotti, Francesco Lagi, Stefano Tognarelli, montaggio ed editing video di Federica Toci, Andrea Sangiovanni, una produzione Archivio Zeta. Progetto teatrale multimediale ideato da Archivio Zeta, La notte è tratto dal romanzo autobiografico di Elie Wiesel, deportato con la sua famiglia ad Auschwitz, dove morirono la madre e la sorella minore, e poi a Buchenwald insieme al padre, che qui morì poco prima che il campo venisse liberato. Tradotto in oltre trenta lingue, La Nuit è fra le testimonianze più importanti sulla Shoah e, al contempo, una riflessione profonda sull’esistenza di Dio. Elie Wiesel, fondatore dello United States Holocaust Memorial Council e Premio Nobel per la Pace 1986, ha autorizzato per la prima volta l’adattamento teatrale del suo romanzo e ha collaborato al progetto di Archivio Zeta leggendo, nell’inserto video dello spettacolo, alcune delle parti più sconvolgenti. La Notte, dopo numerosi successi in Italia, arriva per la prima volta nella Regione Friuli Venezia Giulia. Ingresso libero. Posti limitati. È consigliata la prenotazione all’indirizzo [email protected]. In caso di maltempo lo spettacolo si terrà nella Sala delle Commemorazioni. Informazioni: www.risierasansabba.it www.archiviozeta.eu [email protected] La notte – Note di regia «Così cerchiamo di prendere un po’ di Silenzio, poche Parole e parliamo». È questo l’incipit, in video, dello spettacolo teatrale di Archivio Zeta. Non proprio uno spettacolo, forse un’ipotesi, per raccontare la materia indicibile de La notte. Gli attori danno voce alle Parole del Silenzio di Elie Wiesel. Come un’orchestra, fanno le prove, tengono gli spartiti in mano, perseguono un canone monodico. Sei attori che agiscono nello spazio tragico bianco, come ombre rievocate dalla memoria, come scintille che illuminano le parole. Sei attori più un testimone depongono in questo processo alla Storia, al buco nero del Novecento. Lo spazio è il foglio manoscritto in yiddish della prima pagina di E il mondo taceva, prima stesura de La notte, tagliata dagli editori, che lo stesso Wiesel ha riscritto per Archivio Zeta: «In principio fu la fede, puerile; e la fiducia, vana; e l’illusione, pericolosa. Credevamo in Dio, avevamo fiducia nell’uomo e vivevamo nell’illusione che, in ciascuno di noi, fosse deposta una scintilla sacra della fiamma della shekhinah, che ciascuno di noi portasse negli occhi e nell’anima un riflesso dell’immagine di Dio. Questa fu la fonte se non la causa di tutte le nostre disgrazie». Elie Wiesel è il settimo braccio della Menorah, il candelabro simbolo della religione ebraica, è il fuoco centrale della performance. Gli attori sono i bracci di questo candelabro immaginario e applicano, insieme a Wiesel, il solfeggio: il silenzio, le parole, il vuoto, il gesto. Elie Wiesel: Elie Wiesel nasce nel 1928 a Sighet, in Transilvania (oggi zona della Romania al confine con l’Ucraina). Ha quindici anni quando, con la sua famiglia, viene deportato dai nazisti ad Auschwitz. Sua madre e la sorella minore muoiono, le due sorelle maggiori si salvano. Elie e suo padre vengono successivamente portati a Buchenwald, dove il padre muore poco prima che il campo venga liberato nell’aprile del 1945. Dopo la guerra studia a Parigi e diviene giornalista. Un’intervista con François Mauriac lo persuade a scrivere delle sue esperienze nei campi di sterminio. Il risultato è La notte, apprezzato in tutto il mondo e tradotto in più di trenta lingue. Nel 1978 il Presidente americano Jimmy Carter lo nomina responsabile della Commissione sull’Olocausto e nel 1980 Wiesel fonda lo United States Holocaust Memorial Council. È, inoltre, fondatore dell’Accademia Universale delle Culture di Parigi. Molte le cause che difende con grande tenacia: ebrei russi, indios Miskito del Nicaragua, desaparecidos argentini, rifugiati cambogiani, curdi, vittime della fame in Africa e dell’apartheid in Sud Africa, vittime della guerra nell’ex Jugoslavia. Dal 1976 è professore di Scienze umane presso la Boston University. Autore di più di quaranta libri, riceve per la sua attività letteraria e a favore dei diritti umani numerosi riconoscimenti, fra cui nel 1986 il Premio Nobel per la Pace. Pochi mesi dopo, insieme alla moglie Marion, fonda la Elie Wiesel Foundation for Humanity. Muore a New York nel 2016. Archivio Zeta: Archivio Zeta è un’associazione fondata nel 1999 da Gianluca Guidotti ed Enrica Sangiovanni, autori e produttori indipendenti di lavoro culturale. Nel 2003 hanno ideato il Progetto Linea Gotica mettendo in scena tragedie di Eschilo, Sofocle, Karl Kraus, Pier Paolo Pasolini al Cimitero Militare Germanico della Futa, il più grande sacrario tedesco in Italia, sull’Appennino tosco-emiliano. Tra le opere messe in scena segnaliamo: I Persiani di Eschilo, Antigone di Sofocle, Orestea di Eschilo (2010-2013): Agamennone, Coefore, Eumenidi. Questo progetto ha ottenuto l’Alto patronato del Presidente della Repubblica ed è stato portato anche in altri luoghi di Memoria: Montesole/Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, Asiago. Archivio Zeta ha inoltre prodotto il Progetto sulla Shoah La Notte di Elie Wiesel (2002), costituito da uno spettacolo teatrale e dal film Viaggio nella Notte a cui ha collaborato il premio Nobel per la Pace Elie Wiesel leggendo alcuni brani della sua testimonianza. Ha ideato e prodotto con la Scuola di Pace di Monte Sole La Zona Grigia da Primo Levi. Per il Centenario della Prima guerra mondiale debutta nel 2014 Gli ultimi giorni dell’umanità di Karl Kraus. Dal 2014 al 2016 ha avuto un’intensa collaborazione con il Volterra Teatro Festival realizzando progetti teatrali e laboratori con la cittadinanza. Nel 2014 vince il Premio Rete Critica. Dal 2014 la sede organizzativa si è spostata a Bologna dove collabora con il Comune di Bologna alla programmazione di spettacoli e rassegne estive all’interno di Bologna Estate e del calendario delle attività culturali e con ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione realizzando progetti residenziali di produzione e di lavoro educativo con le scuole. Nel 2019 ha ideato e diretto il progetto Nidi di ragno per la Regione Emilia Romagna/Memoria del ’900. Dal 2019 al 2021 ha debuttato al Teatro delle Moline di Bologna e successivamente al Cimitero Militare Futa Pass il progetto triennale Topografia Dostoevskji. Nel 2022 debutta la prima parte del progetto triennale dedicato a La montagna incantata di Thomas Mann e nel 2023, nell’ambito di una residenza artistica volta alla rigenerazione di Villa Aldini di Bologna, debutta Baccanti di Euripide.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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L'Eredità di Serpeverde
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by LyrisUniverse
Quando Scorpius Malfoy arriva a Hogwarts sa che le cose non saranno semplici per lui. Figlio di un ex-Mangiamorte e studente della Casa più malvista del tempo, vorrebbe solo evitare di finire nei guai e passare gli anni di scuola in serenità, possibilmente prendendo bei voti. Non sa che il suo futuro gli riserva grandissime sorprese, tra cui anche un'amicizia inaspettata - e forse, qualcosa di più.
Oppure
Tutto ciò che avviene dopo il settimo libro di Harry Potter, la storia della nuova generazione e i loro anni a Hogwarts, per chiunque avesse odiato The Cursed Child.
PS: Questa è una Scorbus, molto lenta, ma lo è. Ci saranno comunque altre coppie che si aggiungeranno nel corso della storia. Spero vi piaccia!
Words: 1805, Chapters: 1/?, Language: Italiano
Fandoms: Harry Potter - J. K. Rowling
Rating: Teen And Up Audiences
Warnings: No Archive Warnings Apply
Categories: M/M
Characters: Scorpius Malfoy, Albus Severus Potter, Rose Weasley, James Sirius Potter, Dominique Weasley, Original Characters, Polly Chapman, Karl Jenkins, Neville Longbottom, Harry Potter, Draco Malfoy, Hermione Granger, Ron Weasley, Astoria Greengrass
Relationships: Scorpius Malfoy/Albus Severus Potter, Harry Potter/Ginny Weasley, Astoria Greengrass/Draco Malfoy, Scorpius Malfoy & Albus Severus Potter, Hermione Granger/Ron Weasley, Teddy Lupin/Victoire Weasley
Additional Tags: Slow Burn, Friendship, Harry Potter Next Generation, Next Generation, Fluff, Fluff and Angst, Post-Canon, Canon Compliant
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Hogwarts' Stories
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by GReina
Haikyuu ad Hogwarts: segue le vicende dei nostri protagonisti per un anno (quinto per Hinata e co; settimo per Daichi e co). Daichi è il papa di tutti i Grifondoro e Suga la mamma dei Corvonero; Kenma nasconde un segreto; Oikawa è paranoico; Tsukishima è irritato (be', non è una sorpresa!); Sakusa vuole liberarsi di Atsumu; Osamu e il suo amore per il cibo sono l'unica certezza. Venite a scoprire il resto!
Words: 3411, Chapters: 2/?, Language: Italiano
Fandoms: Haikyuu!!, Harry Potter - J. K. Rowling
Rating: General Audiences
Warnings: No Archive Warnings Apply
Categories: F/M, M/M
Characters: Hinata Shouyou, Bokuto Koutarou, Kageyama Tobio, Ushijima Wakatoshi, Miya Osamu, Sakusa Kiyoomi, Tanaka Ryuunosuke, Miya Atsumu, Nishinoya Yuu, Shimizu Kiyoko, Yamaguchi Tadashi, Tsukishima Kei, Kuroo Tetsurou, Akaashi Keiji, Kozume Kenma, Sugawara Koushi, Sawamura Daichi, Oikawa Tooru, Iwaizumi Hajime
Relationships: Iwaizumi Hajime/Oikawa Tooru, Tsukishima Kei/Yamaguchi Tadashi, Akaashi Keiji/Bokuto Koutarou, Kozume Kenma/Kuroo Tetsurou, Sawamura Daichi/Sugawara Koushi, Miya Atsumu/Sakusa Kiyoomi
Additional Tags: Minor Hinata Shouyou/Kageyama Tobio, Minor Shimizu Kiyoko/Tanaka Ryuunosuke, Minor Tendou Satori/Ushijima Wakatoshi, Osamu Miya/Food is the best ship, Osamu Miya/Food is canon, Alternate Universe - Hogwarts, Hogwarts, Alternate Universe, Hogwarts Fifth Year, Hogwarts Sixth Year, Hogwarts Seventh Year, Team Dad Sawamura Daichi, Team Parents Sawamura Daichi/Sugawara Koushi, Quidditch, Quidditch is the new Volleyball, Angst with a Happy Ending, Iwaizumi Hajime/Oikawa Tooru Angst, Kenma is an Animagus, Unaware Yamaguchi, Unexpected Kiyoomi Sakusa/Atsumu Miya, Kuroo and Bokuto are two dumbass, Bokuto Koutarou & Kuroo Tetsurou are Bros, POV Third Person, POV Alternating
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Posso dire che non capisco l'entusiasmo generale per Elia? E che se proprio dovessi scegliere preferirei una stagione su Luchino? Secondo me potrebbe essere più interessante.
Concordo anon, nel senso che non sono una fan sfegatata di Elia e tra i due preferisco anch'io una stagione su Luca. Ho adorato il pov di Luchino nell'ultimo episodio della s4, ha confermato un mio head canon su di lui, cioè che lui percepisca che il suo ruolo nel gruppo sia quello di alleggerire i toni, di sdrammatizzare, di far sentire importanti i suoi amici e supportarli come una mascotte, anche a costo di sacrificare i suoi talenti per questo, di mettersi in secondo piano. Luca è quell'amico che fa brillare gli altri e che riequilibra i rapporti di potere del gruppo, e secondo me ne è perfettamente consapevole. Sarebbe bellissimo vederlo protagonista della sua storia. Tra l'altro se fosse il main scopriremmo anche di più Silvia, che è un'altra delle mie preferite, quindi due piccioni con una fava.
Elia l'ho "scoperto" tardi, fino al coming out di Marti mi era abbastanza indifferente, poi l'ho rivalutato molto ma si sa ancora pochissimo di lui, quindi credo che l'entusiasmo nei suoi confronti in molti casi sia dovuto alla crackship con Filippo, alla bellezza di Centorame e al fatto che sia uno dei pochissimissimi personaggi non bloccati dalla NRK per una stagione inedita.
In ogni caso una s5 su di lui vorrebbe dire più Contrabbandieri nelle nostre vite per cui non mi lamento (idem per Luchino) e poi ho imparato a fidarmi di Besse e credo che scriverebbe una storia che ci farebbe innamorare del suo personaggio come è già successo per tutti gli altri main.
In sostanza a me basterebbe che Skamit continuasse per essere al settimo cielo, poi se la Norvegia ci sblocca Nico morirei di felicità ma questo è un altro discorso 😆
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La civica Fondi Vera boccia senz'appello il bilancio di previsione presentato nel consiglio comunale del 30 marzo
Francesco Ciccone Locandina Bilancio Fondi Ovviamente, come da copione, il bilancio di previsione prende gran parte del dibattito consiliare, come è accaduto con dieci ore di Consiglio Comunale, tutte d’un fiato, dalle ore 15 del 30 Marzo alle ore 00.40 del 31 Marzo. Per un Bilancio di Previsione che il Consigliere Comunale Francesco Ciccone della civica Fondi Vera ha definito, durante il suo intervento, “di contenimento e conservazione, non certo di ri-partenza. Un Bilancio di continuità, che pure può rappresentare un punto di forza in tanti ambiti. In questo contesto, però, si sta trasformando in narcisismo”. Fondi Vera ha bocciato, in sede di votazione, il documento ed espresso contrarietà rispetto a tutti gli allegati dello stesso, rilanciando la proposta di un “Bilancio Partecipato”. Ecco l’intervento integrale di Francesco Ciccone nell’ambito della discussione sul settimo punto all’Ordine del Giorno: “Gentili colleghi Consiglieri e cortesi Assessori, egregio Sindaco, pregiatissimo Presidente del Consiglio, il voto al Bilancio di Previsione è senza alcun dubbio tappa fondamentale della gestione di un Ente, e seppure quello di oggi sia il terzo Consiglio Comunale nel giro di appena diciotto giorni, penso sia giusto e doveroso affrontarlo con la massima attenzione e responsabilità. Se necessario anche con un fitto confronto. Lo faccio partendo da un passaggio riportato nel Parere dell’Organo di Revisione sulla proposta di Bilancio di Previsione 2021-2023, che i Revisori hanno presentato lo scorso 16 Marzo. A pagina 16 il Presidente Dott. Mariani, il Dott. Di Gessa ed il Rag. Fiorini dichiarano che “l’Organo di Revisione ritiene che le previsioni per gli anni 2021-2023 siano coerenti con gli strumenti di programmazione di mandato, con il Documento Unico di Programmazione e con gli atti di programmazione di settore, ovvero il Piano Triennale dei Lavori Pubblici, la programmazione dei fabbisogni del personale… e così via”. Beh, basterebbe questo per motivare il NO di Fondi Vera al Bilancio di Previsione. Basterebbe questo perché non più tardi di undici giorni fa con una lunga relazione ho espresso come sia chiaramente distante e distinta la nostra idea di Città rispetto a quella che emerge dalle vostre linee di mandato e da questo atto che, a tutti gli effetti, è il primo Bilancio di Previsione dell’era Maschietto. Ma non è altro che la sintesi perfetta del famoso concetto di continuità di cui spesso avete parlato.E proprio la continuità, che pure può rappresentare un punto di forza in tanti ambiti, in questo contesto sta trasformandosi in narcisismo. Non vorrei che iniziaste a vestire anche i panni della sufficienza, del “va bene così”, dell’ordinario che più ordinario non si può. Sempre col massimo rispetto dei ruoli, delle persone e dell’identità politica di ognuno, già durante la Campagna Elettorale non mancai di sottolineare come questa Città sia stata governata negli ultimi anni da un Sindaco con le sembianze di un amministratore di condominio, attento al far quadrare i conti ma poco coraggioso per imprimere un cambio di marca al territorio, con scelte forti e impopolari se vogliamo, ma che almeno avessero i connotati di scelte, decisioni, prese di posizioni. Al Sindaco attuale auguro allora questo, un cambio di marcia, perché a prescindere dagli schieramenti amiamo tutti alla follia questa terra, la difendiamo, la onoriamo, ognuno a modo suo, e lavoriamo affinché splenda sempre, anche in momenti difficili e delicati come quello che da un anno a questa parte stiamo vivendo. Detto questo voglio esprimere alcune osservazioni sul Bilancio di Previsione oggi arrivato in Consiglio. E lo faccio soffermandomi su alcuni aspetti che reputo di notevole importanza per la vita dei nostri concittadini. Premettendo che lo considero un Bilancio di contenimento e conservazione, ma certo non di ri-partenza. Non si registrano modifiche alle aliquote dei tributi, l’aliquota IRPEF è fissata allo 0,7 per mille, dall’Imposta Municipale Propria prevedete introiti per 6.500.00.00 Euro, dalla TARI vi aspettate circa 8 milioni di Euro. E sulla gestione dei rifiuti, come già detto durante il penultimo Consiglio Comunale, questa Amministrazione farebbe bene a rivedere più di qualcosa. Magari già quando questa assise dovrà riunirsi per il Regolamento che andrà a disciplinare l’applicazione del tributo. Nella speranza che il Piano Economico Finanziario 2021 arrivi in aula senza dover rincorrere l’Azienda appaltatrice. Ma questo Bilancio alleggerisce la pressione fiscale sui Cittadini? NO. È chiaro. Ci si è chiesti se ci sono troppe, e troppo onerose, esternalizzazioni? Alcuni Comuni hanno pensato di costituire Società Multiservizi per la gestione dei servizi comunali, e potremmo pensarci anche noi visto che molti dei questi o quasi tutti oggi risultano affidati all’esterno con notevoli impegni economici. Il Comune come Socio Unico, esplica la sua attività nel settore dei servizi pubblici, ed impegna la Società in programmi di ricerca e sviluppo in modo da poter espletare sempre con migliore qualità i servizi resi alle cittadinanza. Con una “Carta dei Servizi” che definisce i rapporti con i clienti/utenti, i livelli di qualità offerti, i parametri qualitativi garantiti, le modalità di verifica degli stessi da parte dei clienti/utenti nonché le forme di segnalazioni dei disservizi eventualmente riscontrati e le modalità di presentazione dei reclami. Dall’Imposta di Soggiorno preventivate entrate per 200mila Euro, e così anche per il 2022 ed il 2023. E su questo aspetto permettetemi una riflessione. La crisi sociale ed economica non pensate abbia già danneggiato abbastanza il settore turistico? Quali sono stati nel corso degli anni gli interventi di manutenzione, fruizione, recupero dei beni culturali ed ambientali nonché dei servizi pubblici locali foraggiati con gli introiti di questa imposta a carico di coloro che alloggiano nelle strutture ricettive del nostro territorio? Quali sono stati i risultati in termini turistici raggiunti in virtù di questi interventi? Perché non considerare un abbattimento totale dell’Imposta per l’anno in corso? Imposta mai mutata dal 2013 ad oggi, mai aggiornata in base all’andamento socio-economico. Lo ripeterò ogni volta che sarà necessario. Un Osservatorio Economico Cittadino tornerebbe assolutamente utile per ragionare sull’opportunità di questa imposta, sulla sua definizione, sui flussi turistici e quelli auspicabili per la nostra Città. Chissà se riuscirò mai a convincervi… Dal Bilancio di Previsione appuriamo, inoltre, che l’Ente ha previsto l’applicazione del nuovo Canone Patrimoniale, detto anche Canone Unico, e prospetta dallo stesso entrate per 900mila Euro. Ma sul tema sono l’unico ad aver accertato le lamentele degli ambulanti? Sono il solo ad aver cercato un confronto con le associazioni di categoria per comprendere il loro punto di vista? Sulle Partecipazioni del Comune di Fondi voglio chiarire che trovo assai contraddittorio il misero 3,9% di quota percentuale nell’ambito della MOF Società Consortile per Azioni. Soprattutto se lo valutiamo nel quadro complessivo delle partecipate, in cui spicca il 9,43% nel Consorzio per lo Sviluppo Industriale del Sud Pontino, ed il 3,15% di quota all’interno della Acqualatina SpA,. Percentuali che, ci tengo a dirlo, non danno al nostro Ente alcuna opportunità di controllo. E per questo reputo, come sottolineato già in altre occasioni, che la presenza dell’Ente nella Società MOF meriti di essere rafforzata. Passano anche attraverso il Parere dei revisori le mie perplessità, visto che consiglia all’Ente di effettuare un’attenta ricognizione delle cause pendenti e raccomanda di valutare il rischio di soccombenza prima di procedere ai successivi gradi di giudizio. Sono ancora i revisori a chiarire che, seppure sia da considerarsi coerente la previsione di spesa per gli investimenti con il Programma Amministrativo, il DUP, il Piano Triennale dei Lavori Pubblici ed il cronoprogramma dei pagamenti, la realizzazione degli interventi previsti sarà possibile soltanto a condizione che siano concretamente reperiti i finanziamenti necessari. I revisori invitano l’Amministrazione Comunale, e dichiarano di aver inoltrato più di un sollecito, ad effettuare una verifica della reale esigibilità delle entrate in modo tale da eliminare quelle non esigibili e con maggiore anzianità, e chiedono all’Ente di utilizzare gli strumenti messi a disposizione dalla Legge di Bilancio 2020 in merito alla riscossione al fine di conseguire una maggiore riscossione. Parliamo di proventi TARI, recupero dall’evasione sull’IMU, dei ruoli per sanzioni derivanti da violazioni al Codice della Strada, come pure da sanzioni ordinarie derivanti da violazioni al Codice della Strada. Sempre i revisori raccomandano di procedere con la massima sollecitudine al riconoscimento dei debiti fuori bilancio. Il voto sul Bilancio di Previsione 2021-2023 non dovrebbe essere l’occasione per celebrare ed esprimere un giudizio su un documento contabile fatto di aridi numeri confezionato da tecnici e dirigenti, senza connotazioni distinguibili e una marcata caratterizzazione, bensì l’appuntamento di rito per fare il punto sulla situazione politico-amministrativa della nostra Città. Con un’idea precisa della gestione della cosa pubblica, dando un segnale forte, per far emergere la volontà di trovare insieme una via d’uscita rispetto alle varie crisi che stanno affogando il territorio, solo aggravate dal Covid, ma già ampiamente diffuse prima della pandemia. Ovvio che quando parlo di uno sforzo comune mi riferisco ad un atto di maturità espletato nell’interesse dei Fondani tutti, pur nel distinguo dei rispettivi ruoli e delle differenze che ci sono, e sono evidenti, tra noi. Ma questo basilare atto contabile non è altro che un documento preconfezionato e blindato. Ed è evidente come la maggioranza non si sia impegnata a riallacciare i fili da tempo logorati e spezzati con i Cittadini, ma intende testardamente impegnarsi a rappresentarne una minoranza. L’incongruenza a Fondi sta proprio in questo: una maggioranza quasi bulgara in questo Consiglio che però rappresenta una parte minoritaria dei Cittadini di Fondi. Ma non sono qui a sottolineare e cercare responsabilità individuali. Bisogna, invece, pensare in grande, e in modo corale, perché qui è in gioco il futuro prossimo. E se è vero che il Bilancio è lo strumento col quale si governa la Città ed il territorio, ed è solo apparentemente uno strumento contabile, può essere indirizzato su due strade. L’una fatta di aridi numeri, senza un’anima, l’altra che parli di semi piantati per veder alberi nascere e crescere. Prima ancora dell’analisi ragionata sui numeri e sulle somme, che resta sempre importante, viene il ragionamento sull’avvenire. Fondi non compare più da tempo nel panorama politico regionale, non è più da tempo protagonista ma nemmeno attore dello scacchiere regionale, dove vive di “contentini” elargiti di tanto in tanto ma vede alcuni punti di riferimento storici sul nostro territorio sminuiti, sottovalutati, a volte ignorati. Il MOF, l’Ospedale, il Consorzio di Bonifica. In una Città dove edifici e strutture meriterebbero ben altra attenzione come gli uffici del Giudice di Pace, il vecchio Ospedale nel Chiostro di San Domenico, l’ex Clinica Accorinti, l’Impianto della Macchina vecchia di Pantano. Tutto questo benché ci spetti un ruolo di attore protagonista, nello sviluppo di tutto il comprensorio e del Lazio meridionale in particolar modo. Nella Nota Integrativa al Bilancio emerge il ruolo dei portatori di interesse, che andrebbero coinvolti, ascoltati, resi partecipi sostanzialmente, sulla scia dell’esperimento del Bilancio Partecipato di qualche anno fa. Perché Programmazione non faccia rima soltanto con compatibilità economico-finanziaria, e non tenga conto soltanto della possibile evoluzione nella gestione dell’Ente. Per questo, durante tutto il 2021, mi auguro che l’Amministrazione Comunale sappia istituire tavoli di confronto individuando i cosiddetti stakeholder, affinché questo dialogo permetta un salto di qualità. Al fine di aggiungere un altro fattore a Efficienza, Efficacia ed Economicità, ovvero i tre presupposti per garantire la conservazione dell’equilibrio tra entrate e uscite. Un fattore determinante che si chiama Partecipazione. Lo dico da sostenitore di un concetto fondamentale, che vuole la Politica prevalere sull’Economia. Per far sì che l’elemento dell’indirizzo politico e delle sue valutazioni ed indicazioni abbia sempre la meglio sugli aspetti prettamente numerici e spesso lontani dalla realtà delle cose. Sono fermamente convinto che nella macchina amministrativa di un Ente come il Comune di Fondi debba avere un ruolo fondamentale il vertice politico e chi ha il polso della situazione, territorialmente parlando. Se con l’Efficienza testiamo la capacità di spendere secondo il programma adottato, se con l’Efficacia facciamo in modo che le risorse vengano utilizzate in maniera tale da soddisfare le esigenze della collettività, se con l’Economicità verifichiamo che gli obiettivi siano raggiunti spendendo il meno possibile, con la Partecipazione costruiamo un modello unico nel suo genere. Il Cittadino che partecipa assume anche degli impegni, il Cittadino che partecipa viene responsabilizzato. Avrà nei prossimi anni quest’Amministrazione Comunale il desiderio di intraprendere un ulteriore passo verso la Partecipazione? Con un processo partecipativo, come quello che promuove il progetto o i progetti più votati dai Cittadini e dagli operatori economici, culturali e sociali del territorio, compresi quelli non residenti ma che nella nostra Città operano stabilmente. Un’opportunità di ascolto e confronto con la Comunità, poiché permette ai Cittadini di presentare Progetti vicini a necessità poco evidenti e di indirizzare le scelte dell’Ente sugli interventi pubblici da realizzare o sui servizi da implementare o migliorare. Progetti che rispettino vincoli di legge (urbanistici, ambientali, architettonici, ecc.). Elaborati che sia corredati da un numero minimo di sottoscrizioni, documentati da materiale fotografico e video, presentati all’Amministrazione Comunale. Progetti da includere nella programmazione economico-finanziaria del Comune di Fondi. Definendo un importo “dedicato”, ad esempio di 200.000,00 Euro, che possa finanziare iniziative sui lavori pubblici, per la promozione del territorio, il verde pubblico, la valorizzazione e promozione culturale, il supporto alle attività produttive, politiche sociali e di diffusione della pratica sportiva. Lo ritengo un reale strumento per il coinvolgimento dei Cittadini nella formazione delle scelte amministrative. Attraverso il Bilancio Partecipato possiamo costruire un rapporto diretto tra Cittadini e governance locale, possiamo davvero riavvicinare le persone e l’elettorato alla Politica e al Governo del territorio. Costituisce, dunque, un ponte tra la democrazia diretta e quella rappresentativa. Spesso, però, ci viene il dubbio che le vostre azioni siano concretamente volte ad accrescere certe distanze. Voglio aggiungere ancora qualche valutazione più precisa. Quando capiremo che il Mercato Coperto può diventare un centro di aggregazione e socializzazione unico nel suo genere in Provincia di Latina, con attività culturali pomeridiane e serali in grado di contribuire ad un rilancio della struttura ed una copertura delle spese di manutenzione che oggi ci vedono soccombere? Quando rivedremo le tariffe dell’utilizzo dei luoghi di produzione culturale della nostra Città? Con agevolazioni che seguano le iniziative realmente meritevoli di Patrocinio rispetto a manifestazioni commerciali che potrebbero garantire maggiori introiti alle casse comunali. Location che andrebbero finalmente potenziate se davvero vogliamo rispondere concretamente alle sollecitazioni dell’associazionismo culturale cittadino che permette ogni anno a quest’Amministrazione Comunale di fregiarsi per qualità e varietà di offerta. Sapremo sperimentare prima e attivare poi un processo nelle mense scolastiche per giungere all’obiettivo di “mense rifiuti zero”? Contribuendo ad un cambio delle abitudini e riducendo il monouso (posate, bicchieri, tovagliette, piatti e tovaglioli) che ogni giorno viene prodotto. Diminuire il consumo di acqua e bibite in bottiglia, promuovendo l’uso dell’acqua del rubinetto a scuola. Confrontandoci con le numerose realtà sportive cittadine riusciremo a definire un tariffario più equo per l’utilizzo delle strutture? Mi garantite che non accadrà più ad alcune società di dover rinviare, anticipare o addirittura emigrare per le proprie partite casalinghe perché il Palazzetto dello Sport deve ospitare un evento di “Forza Italia”? Vogliamo dire agli uffici che lo Stadio si chiama “Domenico Purificato” e non “Arnale Rosso”? Vogliamo capire che l’attività sportiva, come i servizi sociali e culturali, è l’ingrediente di cui abbiamo maggiormente bisogno per costruire una Città migliore? Ci daremo come obiettivo la realizzazione di una Cittadella dello Sport? NO al Bilancio di Previsione 2021-2023 perché… La Città che viene fuori da questo documento non è una Fondi inclusiva. Perché in questo Bilancio non c’è alcuna differenza tra emergenze e priorità. Non ambisce nemmeno lontanamente a diventare un laboratorio per l’innovazione urbana. Non mette le periferie al centro, ma le isola ancor di più. Non esprime concetti di identità e appartenenza. Non permette alla Città di tornare ad imporsi sulla scena commerciale del sud pontino. Non annovera la bellezza, come fattore trainante di una rigenerazione urbana degli spazi. Non valorizza la tradizione, il folklore, la storia del nostro territorio. Non migliora la qualità della vita e non si pone come obiettivo la creazione di una mobilità sostenibile. Non fa alcun riferimento alla creazione di un Municipio che si trasformi in una Casa di Vetro. Non sviluppa alcuna pratica per migliorare l’offerta occupazionale e dare prospettive ai nostri giovani. Non considera mai la creazione di nuovi parametri di Governo. Non fa nulla per ridisegnare la Città a misura di bambino, tantomeno di anziani e portatori di handicap. Fondi merita di più. Merita sfide affascinanti ed obiettivi ambiziosi, una visione coraggiosa e positiva.” Read the full article
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Il Settimo Canone di Robert Dugoni: un thriller legale imperdibile. Recensione di Alessandria today
Colpevoli o innocenti, il lavoro di un avvocato è cercare la verità a ogni costo
Colpevoli o innocenti, il lavoro di un avvocato è cercare la verità a ogni costo Un thriller ad alta tensione nel cuore di San Francisco Il settimo canone di Robert Dugoni è un avvincente thriller legale che trascina il lettore in un mondo di giustizia, segreti e verità nascoste. Ambientato tra le strade oscure e pericolose del Tenderloin, il quartiere più degradato di San Francisco, il romanzo…
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Aquista qui il nuovo romanzo di Patrizia Barbuiani fresco di stampa: Il canto degli antenati
IL CANTO DEGLI ANTENATI è più che un grande romanzo, è lo stupefacente ampliamento di un grande coro, o per meglio dire di un canone che sale da una tonalità all’altra e si dispiega dall’inizio della vita fino alla morte e viceversa, attraverso la filigrana polifonica delle trasparenti voci di Settimo e i suoi fratelli,…
Aquista qui il nuovo romanzo di Patrizia Barbuiani fresco di stampa: Il canto degli antenati was originally published on MARKUS ZOHNER ARTS COMPANY
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“Solcata ho fronte, occhi incavati intenti, crin fulvo, emunte guance, ardito aspetto”. Ugo Foscolo, o dell’arte dell’autoritratto in versi
È un mondo senza aggettivi, il nostro. Un mondo dai nomi sbiaditi e privo di aggettivi, ché quelli che usiamo altro non sono che etichette, la temeraria attitudine, per dirla con Eliot, a usare parole sempre più raffinate per sentimenti sempre più rozzi.
Forse perciò, in quest’epoca di accuse sommarie giudizi sommari esecuzioni sommarie – sì, forse per questo è così sorprendente ritrovarsi per le mani i sonetti foscoliani, e in particolare mettere a confronto il suo autoritratto nella versione a stampa del 1803 e quella definitiva del 1824.
*
L’autoritratto è una tradizione possibile ma abortita della nostra poesia a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo: ne scrive uno celebre Alfieri, con il sonetto CLXVII, ne scriverà uno Manzoni; prima, dopo e intorno, poco altro di memorabile, oltre a questo foscoliano che colpisce fin da subito per l’esattezza priva di simbolismi. Mentre Alfieri infatti confonde spesso i piani descrittivi e metaforici e usa le stesse similitudini in modo espansivo e non chiarificante, di Foscolo piace proprio l’opposto, l’architettura chiara del sonetto e la precisione chirurgica delle parole.
Quando pubblica la prima versione, Foscolo ha venticinque anni; si trova, cioè, in quello che considera un momento di passaggio tra la giovinezza e l’età matura. E l’autoritratto, scritto nei due anni precedenti, è infatti lo schizzo di un giovane ancora vigoroso e, nonostante le botte prese, pieno di fede nel futuro.
Solcata ho fronte, occhi incavati intenti, Crin fulvo, emunte guance, ardito aspetto, Labbro tumido acceso e tersi denti, Capo chino, bel collo e largo petto;
Giuste membra; vestir semplice eletto; Ratti i passi, i pensier, gli atti, gli accenti; Sobrio, umano, leal, prodigo, schietto; Avverso al mondo, avversi a me gli eventi:
Talor di lingua, e spesso di man prode; Mesto i più giorni e solo, ognor pensoso, Pronto, iracondo, inquïeto, tenace:
Di vizi ricco e di virtù, do lode, Alla ragion, ma corro ove al cor piace: Morte sol mi darà fama e riposo.
Questa è l’immagine in cui Foscolo fissa i suoi venticinque anni. Intanto, dicevamo, l’architettura esatta. Ecco allora nell’ordine la descrizione fisica dei primi cinque versi; ecco il suo scivolare nel campo del carattere attraverso la fotografia dei gesti; ed ecco che dal carattere gestuale si va a quello morale, con l’elenco delle caratteristiche astratte (sobrio, umano, eccetera) e del rapporto io-mondo, che anche da questi caratteri è modellato. Infine, nell’ultima terzina, un riassunto sommario del proprio mondo intimo e il rimando all’aspirazione per una gloria che lo renda immortale.
*
Ma una fotografia, un ritratto, sono istantanei. Che cosa fare quando il tempo e le occorrenze schiacciano e deformano il soggetto, al punto che il vecchio ritratto somiglia troppo a un Dorian Gray che splende all’esterno e conserva all’interno il proprio marciume?
Possenza dell’arte e degli aggettivi – Foscolo ce lo mostra, che fare, e come farlo con pochissimi, lievi ritocchi. Possenza dell’arte e degli aggettivi – e chi dimentica che arte e artigianato hanno lo stesso seme, chi dimentica che al demone dell’ispirazione deve succedere l’oscuro e lungo lavorio appassionato dell’operaio, peste lo colga.
Eccoci allora vent’anni più avanti, AD 1824, ed ecco che Foscolo riprende in mano il sonetto giovanile per renderlo più adatto al sé attuale e al tempo trascorso. Pochissimo è cambiato dell’aspetto, ma un pochissimo che in una manciata di parole cambia tutto l’accento, tutta la prospettiva.
Solcata ho fronte, occhi incavati intenti, Crin fulvo, emunte guance, ardito aspetto:
Fin qui tutto uguale, ma nel terzo verso sparisce il riferimento ai bianchi denti e nella descrizione puramente fisica della prima versione, si insinua un accenno morale, che dice di un uomo le cui labbra esprimono intelligenza, più che passione, e il cui riso è raro e misurato.
Labbro tumido acceso, e tersi denti (1803)
diventa perciò
Labbri tumidi, arguti, al riso lenti (1824).
Del pari, il «largo petto» del quarto verso resta evidentemente largo, ma è ormai anche «irsuto», ed è a questo tratto distintivo che la nuova versione dà voce.
*
Nella seconda quartina, le parole che cambiano sono ancora meno, soltanto due. Eppure, anche qui, potenza dell’arte!, che mutamento descrittivo che questi due soli cambiamenti consentono!
Le «giuste membra» divengono allora «membra esatte», il che sposta l’accento da un canone oggettivo ed esterno a un’accettazione interna. Per quanto mutate possano essere, le membra foscoliane sono «esatte», quelle che la storia e il destino gli hanno consegnato. Ma ancora più interessante è il settimo verso, dove cambia un solo aggettivo, ma dove il cambiamento di questo singolo aggettivo e lo spostamento dell’ordine degli altri mostra una mutata scala di valori. Ecco allora che da
Sobrio, umano, leal, prodigo, schietto; (1803)
il nuovo Foscolo si descrive come
Prodigo, sobrio; umano, ispido, schietto (1824).
Prodigalità e sobrietà vanno in cima e si combattono come due facce di una stessa medaglia; la lealtà è caduta nelle disillusioni politiche e militari e al suo posto c’è la sgradevole caratteristica dell’essere ispido. L’aggettivo umano, infine, si sposta al centro, come ad assumere su di sé tutti gli altri.
*
Ed ecco la vecchiaia che avanza, che nelle due terzine si mostra con chiarezza e con chiarezza evidenzia la distanza tra l’uomo di oggi e il giovane di ieri. Il giovane di ieri era un eroe romantico, ardito, pronto a menare le mani e a battagliare, ma capace di solitudine e di introspettività.
Talor di lingua, e spesso di man prode; Mesto i più giorni e solo, ognor pensoso, Pronto, iracondo, inquïeto, tenace:
L’uomo di oggi vede la propria solitudine mesta salire in posizione dominante, come una virtù divenuta condanna. E vede ardore e speranza sostituite da disillusione e viltà.
Mesto i più giorni e solo; ognor pensoso; Alle speranze incredulo e al timore, Il pudor mi fa vile; e prode l’ira:
Svanita la tenacia e la prontezza, solo l’ira resta, un’ira amara. Così, nell’ultima terzina resta il contrasto tra la ragione e il cuore. Ma se da giovane questo contrasto era un vanto, un “sì certo, lodo la ragione ma faccio vincere il cuore”
Di vizi ricco e di virtù, do lode Alla ragion, ma corro ove al cor piace:
adesso, vent’anni dopo, è una sorta di rimpianto, un vizio non amato e purtroppo inemendabile.
Cauta in me parla ragion, ma il core, Ricco di vizi e di virtù delira –
*
Resta, al di là di tutto, l’attesa di un dono, di una ricompensa, che Foscolo non sa vedere altrove che nella grandezza lasciata dietro di sé, nella fama e nel riposo della morte. Ma anche questa attesa, questa aspettativa, si è fatta più incerta, più incrinata, sfumata dai colpi della vita e dalla coscienza dei propri difetti. Perciò la chiusa che nel 1803 era apodittica e profetica, «morte sol mi darà fama e riposo», nella versione tarda si fa allocuzione alla morte.
Morte, tu mi darai fama e riposo.
La morte non è più un principio impersonale, da trattarsi in terza persona. Diventa un «tu», un’entità sempre più vicina e perciò sempre più reale. E se il tono resta impositivo, il rivolgersi direttamente ad essa ordinando, o forse implorando, fama e riposo dice una volta di più della maturazione interiore di chi scrive. E dice una volta di più – possenza dell’arte – dell’abilità sartoriale con cui Foscolo prende un vecchio vestito inadatto e con pochi rammendi lo rende nuovo: più adeguato a chi è diventato, al mondo che gli è intorno, alla vita che gli resta da vivere e lottare.
Daniele Gigli
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Il proprio ritratto (versione 1824)
Solcata ho fronte, occhi incavati intenti, Crin fulvo, emunte guance, ardito aspetto: Labbri tumidi arguti, al riso lenti, Capo chino, bel collo, irsuto petto;
Membra esatte; vestir semplice eletto; Ratti i passi, i pensier, gli atti, gli accenti: Prodigo, sobrio; umano, ispido, schietto Avverso al mondo, avversi a me gli eventi.
Mesto i più giorni e solo; ognor pensoso; Alle speranze incredulo e al timore, Il pudor mi fa vile; e prode l’ira:
Cauta in me parla la ragion, ma il core. Ricco di vizi e di virtù delira – Morte, tu mi darai fama e riposo.
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by Mercurionos
Anno 749. L'Impero Galattico di Freezer, tirannico dittatore di tutto ciò che esiste. Un periodo oscuro e inenarrato. Cosa successe dopo la scomparsa del pianeta Vegeta? Quali sono le intenzioni di Freezer? Perché Vegeta è ricolmo di odio? Il rinnovato nucleo dell'impero attende tre guerrieri saiyan, gli ultimi della propria specie, predestinati a mostrare il loro valore all'universo. Ma ne vale davvero la pena? Cosa si cela davvero dietro al gelido sorriso dell'Imperatore del Settimo Universo? Direttamente ispirato all'Universo di Dragon Ball, questa storia tenta di riempire il periodo della giovinezza di Vegeta senza andare contro alla concezione canonica dell'opera originale. Dedicato a tutti gli appassionati, fan da tempo o nuovi amanti, dell'incredibile opera di Akira Toriyama.
Words: 6028, Chapters: 3/?, Language: Italiano
Fandoms: Dragon Ball, Dragon Ball Super, Dragon Ball Z, Dragon Ball Minus - Fandom
Rating: Teen And Up Audiences
Warnings: No Archive Warnings Apply
Categories: Gen
Characters: Vegeta (Dragon Ball), Raditz (Dragon Ball), Original Character(s) - Character, Frieza (Dragon Ball), Nappa (Dragon Ball), Cui (Dragon Ball), King Cold (Dragon Ball), Ginyu Force (Dragon Ball), Frieza's Army (Dragon Ball), Banan (Dragon Ball), Napple (Dragon Ball), Tagoma (Dragon Ball), Shisami (Dragon Ball), Sorbet (Dragon Ball), Others (Dragon Ball)
Relationships: Bulma Briefs/Vegeta, Vegeta (Dragon Ball)/Original Female Character(s)
Additional Tags: Adventure, Canon Universe, During Canon, Missing Scene, Missing Moments, Comedy, Comic, Adventure & Romance, Introspection, Plot, Canon Related, Long
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5 Febbraio - "IL SETTIMO CANONE" di Robert Dugoni
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Titolo: Il settimo canone Autore: Robert Dugoni Genere: Thriller Legali Casa Editrice: AmazonCrossing Lunghezza: 392 pagine Prezzo: Ebook €4,99 – Cartaceo €9,99 – Anche in Kindleunlimited Data di pubblicazione: 5 Febbraio 2019
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Sinossi
Colpevoli o innocenti, il suo lavoro è difenderli
Un adolescente che si prostituiva per le strade del Tenderloin, il quartiere malfamato di…
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Palermo, Concertone di fine anno: la Questura dirama notizie e info per la sicurezza dei cittadini
PALERMO: NOTIZIE RIGUARDANTI LA FRUIZIONE IN SICUREZZA DELL’AREA DELLE PIAZZE “RUGGERO SETTIMO” E “CASTELNUOVO” CHE OSPITERANNO IL CONSUETO “CONCERTONE DI FINE ANNO”
In occasione del “Concerto di Fine Anno” che si svolgerà il prossimo 31 dicembre nelle piazze Ruggero Settimo e Castelnuovo, vengono diffuse utili informazioni alla cittadinanza per il sereno e sicuro svolgimento dell’evento.
Per…
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#Concertone di fine anno:#lQuestura di Palermo#notizie e info#palermo#piazza castelnuovo#Piazza Ruggero Settimo#sicurezza dei cittadini
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Nuovo post su http://www.fondazioneterradotranto.it/2017/04/10/abbazia-s-maria-cerrate-lecce-commenda-dellospedale-degli-incurabili-napoli/
Abbazia di S. Maria di Cerrate, commenda dell’ospedale degli Incurabili di Napoli
Facciata dell’abbazia di S. Maria di Cerrate (ph Francesco Guadalupi)
di Marcello Gaballo
Si propone un interessante e poco noto stralcio che fu pubblicato da Eugenio Tortora nel suo volume Nuovi documenti per la storia del Banco di Napoli, edito a Napoli da A. Bellisario & C. e stampato presso la tipografia De Angelis a Portamedina alla Pignasecca, 44, nel 1890.
Tra le più importanti istituzioni della città di Napoli vi furono senz’altro la Casa Santa all’Annunziata e l’ospedale degl’Incurabili, uno dei più importanti d’Europa.
Lo aveva fondato Maria Richenza moglie di Giovanni Lonc (Longo), ministro di Ferdinando il Cattolico, Regio Consigliere e poi Reggente del Consiglio Collaterale, miracolata da una paralisi insorta a seguito di somministrazione di veleno datole da una cameriera. Dopo un pellegrinaggio alla Santa Casa di Loreto, nel giorno di Pentecoste dell’anno 1519, fu guarita, e per ringraziamento fece voto che avrebbe servito gli infermi per il resto della sua vita.
Non ritenendo sufficienti le strutture già presenti in Napoli, nel 1521 decise di fondare, a proprie spese, una casa di cura in contrada sopra Santo Aniello.
Pose la prima pietra il Viceré Raimondo de Cardona, che poi fu anche uno dei Governatori. Per la sua specializzazione, l’Ospedale era riservato esclusivamente a pazienti affetti da patologie all’epoca considerate “incurabili”.
Sant’Alfonso de’ Liguori, durante una visita agl’Incurabili, sulle scale principali fu colto da una visione divina che lo spinse a entrare nella Compagnia di Santa Maria Succurre Miseris che svolgeva il suo ministero nell’Ospedale, assistendo spiritualmente i condannati a morte che venivano poi trasportati, dopo l’esecuzione, agl’Incurabili.
Il pontefice Clemente VII, oltre a numerosi privilegi, donò anche un’Abbadia o Commenda in provincia di Lecce, considerata del valore di circa settantamila ducati.
Nel predetto volume del Tortora, alle pagine 66-67, nel rendicontare i beni della Casa degl’Incurabili nell’anno 1801, viene descritta tale commenda (pag. 77 a 79 — Rubrica XII), titolandola “Dell’Abbadia di S. Maria a Cerrate in Lecce, e de’ suoi poderi, effetti, e rendite”.
L’abbazia, oggi denominata di Santa Maria di Cerrate, fondata alla fine del XII secolo da Tancredi d’Altavilla, conte di Lecce, è posta sulla strada provinciale che collega Squinzano a Casalabate, e rappresenta uno dei più significativi esempi di romanico in Puglia.
Di proprietà della Provincia di Lecce, nel 2012 è stata ceduta con una concessione trentennale al FAI (Fondo Ambiente Italiano), che la gestisce.
Loggiato dell’abbazia di S. Maria di Cerrate (ph Francesco Guadalupi)
Si riporta l’atto, dal quale si desumono importanti informazioni sul bene:
“Possiede la nostra S. Casa un podere rustico, denominato l’Abbadia di S. M. a Cervata, seu Cerrate, alias de Cbaritate; sito nelle pertinenze della Città di Lecce; distante da essa Città da circa miglia 9, verso tramontana; distante dalla Terra di Surbo miglia 5., dalla Terra di Trepuzzi anche miglia 5., e dalla Terra di Squinzano altre miglia 5. Li corpi ed effetti della quale anzidetta Abbadia ritrovansi distintamente descritti e confinati in una platea a parte, formata giuridicamente nell’anno 1692, dal fu Dottor D. Fabrizio de Vecchis, uno de’ Governatori allora di questa Real Santa Casa; il quale, avendo avuta non meno un’ amplissima delegazione per poter esercitare atti giudiziari, concedutali dal fu Spettabile Presidente del S. R. C. D. Felice Lanzina y Ulloa, Delegato e Protettore della medesima S. Casa, che altresi la generalissima potestà trasferitali dall’intera Banca, si portò in quel tenimento, accompagnato da un Procuratore, dal Regio Tavolarlo Giuseppe Parascandolo, e dallo Scrivano della Delegazione Pietro Majone; ove, trattenutosi più mesi, procede giudiziariamente cosi alla misura de’ territori demaniali e proprietà di detta Abbadia, come alla verificazione di tutti li stabili posseduti dalle persone soggette alla medesima; e se ne fabricò un voluminoso processo, che unitamente con detta Platea, data poi alle stampe nel 1693, si conservava nel nostro Archivio fra le altre scritture appartenenti all’Abbadia.
La sudetta Abbadia, anticamente, era un monastero di monaci Basiliani. Ma essendo poi seguita la soppressione de’ Monasteri e Chiese Basiliane, furono i loro beni aggregati alla S. Sede, e fra di essi anche dett’Abbadia, la quale poi fu data in Commenda a’ Signori Cardinali, e l’ultimo Abbate Commendatario della medesima si fu l’Eminentissimo Cardinale Nicolò Caddi, del titolo di S. Teodora; il quale, nell’anno 1531, la rinunciò e rassegnò in mano del Sommo Pontefice Clemente VII.
E perché allora il nostro nascente Ospedale degl’Incurabili, che pochi anni prima erasi fondato, ritrovavasi in una somma scarsezza di entrate, che non poteano stare a mantenere il numero de’ poveri infermi, che giornalmente cresceva, stimarono gli Amministratori e Deputati di quel tempo, che lo governavano, di supplicare Sua Santità a non denegarsi di unire ed incorporare perpetuamente, al detto Ospedale, il sudetto vacante Monastero ed Abbadia di S. M. a Cerrate; affinché si potesse con quelle rendite dare una necessaria sovvenzione a’ poveri Infermi; e più facilmente vi si mantenessero, accrescessero, e continuassero altre simili opere, pie e caritative.
A queste suppliche benignamente annui il generoso Pontefice, con aver conceduto in commenda perpetua, ed accordato a titolo di elemosina all’ospedale il suddetto Monastero ed Abbadia, colle sue ragioni, rendite, frutti, e proventi; mediante una special Bolla, spedita in Roma nel di 18 Giugno 1531. La quale fu avvalorata con Regio Exequatur, mediante previsioni spedite a’ 2. Gennaio 1532, dall’Eminentiss. Cardinal Pompeo Colonna, allora Viceré di Napoli, e dal suo Collateral Consiglio, in vigor delle quali Andrea de Cecchis, come special Procuratore di questa S. Casa, in nome della medesima e suoi Signori Governadori, a’ 18. Gennaro dello stesso anno, prese il corporal possesso di dett’Abbadia, e suoi corpi, ed effetti. E ne fu rogato pubblico atto, per mano di pubblico notajo, che reassunto in pergamene, coll’inserta forma cosi di detta Bolla, come delle sudette provisioni e Regio Exequatur, si conservava in nostro archivio, nel fascio settimo delle istruzioni in pergamena al num. 22.
Le rendite, ed effetti di detta Abbadia, per quel che si ricava dal sudetto Processo e Platea data alle stampe, si dividono in tre specie cioè;
La prima specie si chiama demaniale, possedendola l’Abbadia pro ejus mensa et proprietate, con andare a. suo peso il coltivare i territorj demaniali, e raccoglierne i frutti, e la maggior rendita della medesima si ricava dalle olive.
La seconda specie si chiama decimale, la quale non è per ragion di decima dovuta per peso di anime, e somministrazione de’ Sagramenti; a’ quali pesi non è obbligata l’Abbadia, per essere quella una semplice Commenda, e nudo beneficio ecclesiastico, col solo obbligo di celebrare una messa cotidiana; ma si chiama decima h sol riguardo che essendo anticamente stati quelli territori tutti boscosi, paludosi, e molto lontani dall’Abbadia, gli Abbati pro tempore li concedevano a diversi particolari, affine di farli disboscare e ridurre a coltura; colla riserba del jus rìcci mandi di ogni sorte di frutti, che son tenuti li concessionari soddisfare franco di ogni spesa, precedente stima delli frutti pendenti ed agresti, e con portar detta decima sino alla Casa dell’Abbadia.
Vi è anche un’altra decima, che si chiama erbatica, carnatica, e monta. L’erbatica si è che di tanti animali pecorini, vitellini, e caprini, che nascono, se ne paga la decima. La carnatica delli animali porcini: e la monta tutto il frutto di un giorno che nasce da detti animali per ciascun’anno, ad elezione dell’Abbate, benché li padroni per detto jus di erbatica, carnatica, e monta sogliono transigersi con pagarne un tanto l’anno.
Ha però luogo questo peso di erbatica, carnatica, e monta in quelli territorj ove sono case, e masserie, poiché è una specie di annuo canone, per concessione enfiteutica perpetua, ad quoseamque etiam ejtrancos; a tal segno che quando accade alienazione di qualche stabile, di qualsivoglia valore, pretendono quei naturali pagare un dritto, che chiamano decima pretii. che lo tassano a cinque carlini per qualunque alienazione. Ed essendo ciò sembrato un abuso irragionevole, s’imprese, nel 1602, l’esazione del laudemio, contro i terzi possessori, e se ne ordinarono contro di essi diversi sequestri, come apparisce dal sud. processo. Gli effetti demaniali che sono della prima specie consistono in chiusure piantate di alberi di olive, in territorj, ed in due masserie parte seminatone e parte olivetate, che in tutto sono
di capacità di tom. settecento trentanove 1|4……………………………………… tt. 739 1|4 Gli effetti decimali, che sono della seconda specie, consistono in diversi territorj, posseduti da diversi Cittadini di Lecce, Lequile, Surbo, Trepuzzi, e Squinzano, che in tutto sono della capacità di…………………………………………………..tt.3573 1|2 Unita dunque tutta l’estenzione e capacità de’ territorj demaniali e decimali di detta Abbadia, forma in unum…………………………………………………….. tt. 4312 3|4
E la terza specie di effetti di detta Abbadia consiste in molti piccoli annui canoni, seu censi enfiteutici perpetui, che si pagano in danaro da diversi particolari, sopra varie case di diretto dominio della medesima, site nelle Terre di Surbo e Squinzano, e sopra alcuni territorj siti in Lequile, che in unum ascendono ad ann. doc. 8.33.
La mentovata Abbadia, con detti suoi corpi ed effetti demaniali, decimali, censi, e masserie, da tempo in tempo per lo più si è data in affitto, per l’annuo estaglio metà in danaro e metà in olio; come si praticò nell’anno 1753, essendosi affittata a D. Pompeo Marone di Brindesi, per anni 6, per l’annuo estaglio in danaro di ann, doc. 1201, ed in olio mosto di annue stara 1200 misura di Lecce, trasportate a spese del conduttore nelle posture di Gallipoli; ed alle volte, non essendosi ritrovata ad affittare, si è tenuta in demanio per conto di essa S. Casa, la quale è stata solita mantenervi colà un agente, o sia amministratore per esiggere quelle rendite.
Dalli conti, che in ogni anno si rimettono alla nostra S. Casa da quello Amministratore, si rileva che coacervata la rendita per più anni, tanto in denaro che dal prezzo dell’olio, importa an. doc. 2732.12, alli quali si dà prudenzialmente il capitale alla ragione del 4 per 100, importante…. 68303
Sopra la sudetta annua rendita si paga la decima ed altri pesi fiscali, dovuti alla Regia Corte, ne’ rispettivi tenimenti ove sono accatastati i poderi“.
Per le note storiche, altri approfondimenti e la galleria di immagini rimandiamo all’ottimo lavoro di Brundarte, che qui si ringrazia per le foto concesse:
https://brundarte.wordpress.com/2013/11/29/abbazia-di-santa-maria-di-cerrate-squinzano-le-prima-parte/
[1] http://patrimonio.archiviodistatonapoli.it/asna-web/siasTo-xDams.html?theDb=asnaAutherEnti&resource=0000000542
[2] Origini, vicende storiche e progressi della Real Santa Casa dell’Annunziata. Napoli stamperia Cons. 188-3.
[3] 1552 secondo quanto riportato nel sito dell’Archivio di Stato di Napoli.
[4] https://it.wikipedia.org/wiki/Complesso_degli_Incurabili
[5] http://patrimonio.archiviodistatonapoli.it/asna-web/siasTo-xDams.html?theDb=asnaAutherEnti&resource=0000000542
[6] https://it.wikipedia.org/wiki/Abbazia_di_Santa_Maria_a_Cerrate
#Abbazia di S. Maria di Cerrate#Casa Santa all’Annunziata#Marcello Gaballo#ospedale degl'Incurabili#Monumenti di Terra d’Otranto#Spigolature Salentine
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Il Settimo Canone di Robert Dugoni. Recensione di Alessandria today
Un thriller legale avvincente tra misteri, giustizia e corruzione
Un thriller legale avvincente tra misteri, giustizia e corruzione Sinossi Un brutale omicidio scuote il quartiere del Tenderloin a San Francisco. Un adolescente che si prostituiva viene trovato morto nel centro per giovani senza fissa dimora di Padre Thomas Martin. Accusato ingiustamente e con prove schiaccianti contro di lui, il sacerdote si affida all’avvocato Peter Donley per…
#Alessandria today#Avvincente#Avvocati#corruzione sociale#crimini irrisolti#Diritti civili#giustizia e corruzione#giustizia e etica#Google News#Il Settimo Canone#Indagini#Intrighi Legali#italianewsmedia.com#legal thriller#legge e morale#lettura coinvolgente#libri da leggere#libri Kindle#lotta per la verità#mistero#narrativa americana#narrativa contemporanea#narrativa d&039;autore.#narrativa e suspense#narrativa giuridica#Omicidio#Padre Thomas Martin#personaggi complessi#Peter Donley#Pier Carlo Lava
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“Era passato da poco il mio settimo compleanno quando Sylvia Plath morì, durante uno degli inverni più duri che l’Inghilterra ricordi. Ho cercato di camminare al suo fianco”: Carol Ann Duffy sulla poetessa del secolo
La concatenazione dei poeti. La amo. Che gli accademici facciano i loro studi densi di note, va da sé. Ma quando un poeta entra in dialogo, in sintonia, in concordia dispari con un altro poeta, di altra generazione, accadono squarci. Nel mondo anglofono questo legame oltre il tempo, tra poeti, è norma. Ad esempio. I versi di Rudyard Kipling scelti da Thomas S. Eliot, le poesie di William B. Yeats scelte da Seamus Heaney, la quintessenza di Ted Hughes secondo Simon Armitage. In Italia, tranne rari casi, i poeti si rivolgono ad altre tradizioni, ad altri linguaggi (esempio: il Rilke di Roberto Carifi, il Baudelaire di Giovanni Raboni, la Dickinson di Silvia Bre o di Silvio Raffo o di Nadia Campana). Ma il lignaggio della nostra poesia trarrebbe giovamento da accostamenti virtuosistici. Tipo: le poesie di Manzoni scelte da Milo De Angelis; Clemente Rebora sarchiato e commentato da Giuseppe Conte; la Scapigliatura secondo Valerio Magrelli; Antonia Pozzi secondo Antonella Anedda.
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Ora. Carol Ann Duffy è ‘Poeta laureato’ inglese dal 2009, da dieci anni: è la prima donna ad aver ricevuto l’onore. Le sue poesie, leggo, sono assai lette in UK, tanto che CAD è diventata, dicono, “il più celebre poeta vivente in Gran Bretagna”. In Italia, piuttosto malmessa in cronaca lirica, tale autorità è tradotta poco e male, dai soliti, volenterosi piccoli, grandi editori (Le Lettere, Crocetti, Del Vecchio). Ora. A Carol Ann Duffy dobbiamo uno dei libri più celebri di Sylvia Plath. Lo stampa Faber, l’editore dei poeti, s’intitola, appunto, Sylvia Plath. Poems chosen by Carol Ann Duffy. Uscito per la prima volta nel 2012, baciato da formidabile successo – la Plath, poetessa di platino, è diventata, nonostante lei, icona della poesia ‘al femminile’, nonostante la ‘virilità’ dell’autrice – costantemente ristampato, è pubblico, dal mese scorso, in nuova, scintillante edizione. Mi pare utile, interessante, capitale, perfino, tradurre alcuni brani dall’intro di Carol Ann Duffy. (d.b.)
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Era passato da poco il mio settimo compleanno quando Sylvia Plath morì, l’11 febbraio del 1963, durante uno degli inverni più duri che l’Inghilterra ricordi. La neve, pericolosamente profonda per i bambini, gracchiava nelle nostre orecchie mentre cadevamo di schiena, nel suo gelido abbraccio, per giocare a fare gli angeli; la mattina le finestre della camera da letto erano accecate dal ghiaccio.
Da Londra, la Plath aveva scritto alla madre, negli Stati Uniti: “Sono uscita da Devo in tempo. Sarei rimasta sepolta per sempre sotto questa nevicata da record, senza alcuna via per salvarmi”. Rintanata nell’appartamento di Primrose Hill, nella vecchia casa che fu del suo tanto amato William B. Yeats, con due bambini piccoli, senza telefono, separata dal marito, il poeta Ted Hughes, la Plath cade nella spirale di una letale depressione di cui soffriva fin dall’adolescenza. Aveva trent’anni.
Nonostante abbia pubblicato la sua prima raccolta, The Colossus and Other Poems, nel 1960, e il suo romanzo, The Bell Jar, fosse apparso poco prima della sua morte, l’enorme e duratura fama della Plath è del tutto postuma, annunciata dalla pubblicazione, nel 1965, di Ariel. Ha vissuto come poeta nel modo più assoluto – “sono persa, nella tonaca di tutta questa luce” – e perfino come eroina del movimento femminista negli anni Sessanta e Settanta. Per la prima volta, c’era una voce poetica unica, radicale, concreta, che rivendicava come oggetto poetico qualcosa che non era mai apparso prima nel ‘canone’: l’esperienza di essere donna. La Plath ha scritto di maternità e matrimonio, tradimento, sessualità, istinto suicida, in poesie infiammate – come lampo che solca la brughiera – di amore e di rabbia.
Come tutti i grandi poeti, la Plath è spietata con se stessa pur di cercare la forma perfetta del poema. Aveva una specie di distacco lunare nei riguardi della sua vita, per poterne scrivere. Come ha scritto Seamus Heaney: “Le sue poesie sono piene di euforia, l’euforia di una mente che crea varcando il dolore, superandolo. Queste poesie hanno senza esitazione il diritto di essere ascoltate, sono ciò di cui vogliamo occuparci, non della vita del poeta”.
La Plath viene a noi come un poeta completo, con un immaginario stupefacente, a volte repellente, colmo di una specie di coraggio che le è costato caro:
L’ho fatto ancora. Un anno ogni dieci Lo domino –
Una specie di miracolo ambulante, la mia pelle luminosa come una lampada nazista, il mio piede destro
un fermacarte, la mia faccia senza forma, raffinata biancheria ebraica.
Scuoio il tovagliolo mio nemico. Devo avere paura?
I poeti, infine, celebrano la vita attraverso la poesia. Un poeta intenso come Sylvia Plath ci restituisce la vita in un linguaggio che scintilla – c’è il dolore, certo, ma anche meloni e spinaci, fichi e bambini, campagna, talpe, api, serpenti, tulipani, cucina, amicizie. Un gelido distacco aleggia sulla personalità poetica della Plath – come Yeats, lei cala “un occhio freddo/ sulla vita, sulla morte” – ma c’è anche il gioco, l’appetito sensuale, la delizia di rime inclinate in musica, spavalderia, brio, la gioia tangibile mentre sboccia il genio.
Ho cercato di camminare al fianco di Sylvia Plath. Come se fosse la prima volta. Così, ho provato ancora l’eccitazione quasi fisica di quando l’ho letta da ragazza, questo audace, brillante, coraggioso poeta che ha cambiato il mondo della poesia, per noi.
Carol Ann Duffy
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