#Identità Sconosciuta
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Identità Sconosciuta di Patricia Cornwell: Il nuovo caso di Kay Scarpetta tra segreti, passato e indagini mozzafiato. Recensione di Alessandria today
Patricia Cornwell torna con un thriller avvincente che intreccia scienza, emozioni e misteri
Patricia Cornwell torna con un thriller avvincente che intreccia scienza, emozioni e misteri Con “Identità Sconosciuta”, pubblicato il 26 novembre 2024, Patricia Cornwell riporta in scena l’anatomopatologa Kay Scarpetta, protagonista di un caso intricato che mescola il passato personale della dottoressa con segreti scientifici e inquietanti scoperte. Un thriller che esplora i confini tra scienza…
#Alessandria today#Atmosfera Inquietante#autopsie e segreti#connessioni sovrannaturali#Google News#Identità Sconosciuta#indagini scientifiche#investigazione forense#italianewsmedia.com#Kay Scarpetta#legami familiari#Lettura Intensa#libro novembre 2024#Lucy Scarpetta#luna park abbandonato#misteri scientifici#mistero e suspense#narrativa contemporanea#narrativa poliziesca moderna#nuovo romanzo 2024#omicidi collegati#omicidio bambina#Patricia Cornwell#Patricia Cornwell 2024#Patricia Cornwell biografia#Pier Carlo Lava#Premio Nobel#romanzo emozionante#romanzo misterioso#romanzo poliziesco
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[✎ ITA] Weverse Magazine : Recensione : RM Lo Rende Possibile | 03.07.24⠸
🌟 Weverse Magazine 🗞
RM Lo Rende Possibile
__ Uno sguardo ai diversi MV per Right Place, Wrong Person __
__ di SEO SEONGDEOK | 03. 07. 2024
Twitter | Orig. KOR
RM ha scritto Right Place, Wrong Person prima di iniziare il servizio militare, e poi l'ha rilasciato in corso d'addestramento. Per questo motivo, ovviamente, non è stato possibile vedere sue apparizioni alla TV o a programmi in diretta, men che meno scoprire i suoi pensieri e processi mentali relativi all'album. Invece, nel corso di un mese, è stata pubblicata tutta una serie di video performance e video musicali—sei in totale— L'album tratteggia il tipo di persona che RM �� diventato oggi. Vorace amante della musica, RM ha tratto ispirazione da diversi generi e si è fatto aiutare da molteplici collaboratori al fine di portare alla luce la sua più sincera visione del mondo. Affiancato – in particolare – da San Yawn dei Balming Tiger, la super star dei BTS si è affidata ai propri gusti personali – invece che volgersi a nomi noti della musica – per creare la sua squadra dei sogni, composta da artisti coreani ed internazionali. Il risultato è qualcosa di più unico che raro, anche per quella fetta di idol K-pop che già si occupa in prima persona della propria musica. RM muove un ulteriore passo al di fuori delle aspettative, distanziandosi dal seguire una mera diramazione dei lavori e dello stile dei BTS – per addentrarsi, piuttosto, in un territorio musicale lui poco noto. Quest'album non è un progettino personale qualsiasi, ma un lavoro dalla produzione e le risorse tipiche dei rilasci su scala internazionale. RM ha dunque attinto dalla sua identità coreana – e, più generalmente parlando, asiatica - per esprimere il suo status di outsider agli occhi del mondo occidentale. E tutto questo è stato possibile proprio perché è un artista K-pop, è un membro dei BTS e si tratta di lui, RM. Come sicuramente già menzionato, la libertà espressiva e linguistica di RM non è solo o tanto un punto di forza, quanto una sua caratteristica identitaria.
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Chiaramente i diversi MV preparati per accompagnare l'album non possono che riflettere la personalità del progetto stesso. “Come back to me”, rilasciato come singolo prima dell'uscita dell'album, vede la regia di Lee Sung Jin, già autore della serie Netflix Beef (Lo scontro). L'anno scorso, Lee ha preso parte ad una conferenza che si è tenuta in Corea e ha condiviso come in passato, “Scrivevo preoccupandomi di come poter creare qualcosa che potesse piacere al pubblico americano”. Mentre ora, ha detto “Cerco di esprimere la mia identità, nei miei progetti.” Il cast principale apparso nel MV di “Come back to me” sono tuttə attori/trici coreanə o parte della diaspora coreana. Nonostante l'atmosfera vagamente aliena, le riprese in interno—esperta opera della direttrice artistica Seong-Hie Ryu—sembrano rappresentare un qualche spazio residenziale in Corea. Come si è visto in pellicole quali Parasite e Everything Everywhere All at Once—e, più recentemente, nelle famosissime serie TV The Sympathizer (Il Simpatizzante / HBO) e Shōgun (FX), d'ambientazione rispettivamente vietnamita e giapponese—è ormai assolutamente normale ed accettato seguire e concentrarsi su tali storie senza dover metter mano e trasporre il contesto linguistico e culturale d'origine.
In un'era in cui la musica coreana non è più sconosciuta è dunque forse possibile puntare a qualcosa di più che la semplice ambiguità culturale o un'estetica esotica, quando si tratta di video musicali? Sembrerebbe un quesito ed una possibilità condivisi da moltə dato che, mentre in passato il K-pop non si è quasi mai distanziato dall'iconografia tipicamente coreana – fatta, ad esempio, di uniformi scolastiche -, negli anni più recenti la scena si è sviluppata ed espansa fino ad includere elementi di cultura ed abbigliamento tradizionali — come l'hanbok— ed il folklore coreano. L'approccio adottato da RM, però, non spicca tanto per la sua modernità, quanto per la qualità cinematografica. Il non-detto è sufficiente a suggerire un'ulteriore e più profonda proliferazione di possibilità ancora inesplorate, e la struttura circolare esprime al meglio le tematiche narrate in quest'album, ovvero la dicotomia giusto/sbagliato, la contraddizione in termini del voler essere se stesso nonostante i dubbi identitari, ed il contrasto tra il desiderio di esplorare cose nuove e l'attenersi a ciò che già si conosce.
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Il video musicale di “LOST!” è stato diretto dal regista Aube Perrie. Perrie si è aggiudicato i premi Best New Director e Best Hip Hop/Grime/Rap Video (International) agli UK Music Video Awards 2021 per i MV di “Chemical” di MK e “Thot Shit” di Megan Thee Stallion e, successivamente, è diventato ancor più famoso grazie al contributo dato ai brani “Music For a Sushi Restaurant” e “Satellite” di Harry Styles. I video musicali di Perrie sono noti per il modo in cui sanno spingersi oltre i limiti dell'immaginario in scenari e situazioni ben precisi. Vi troviamo un collage di stili – tra cui, anche la clay animation (plastilina animata) – e set che ricordano miniature o studi televisivi d'epoca, il tutto mixato insieme in un labirinto escheriano di ripetizioni e paradossi temporali.
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I video di “Groin”, “Nuts”, “Domodachi” (feat. Little Simz) e “ㅠㅠ (Credit Roll)” sono usciti in un secondo momento e sono tutti opera della regia di Pennacky. Questo regista è noto e celebrato nella scena indie giapponese come pioniere dello stile rètro anni ’80s/’90s ed è celeberrimo per le sue collaborazioni con vari artistə asiaticə, anche al di fuori della scena giapponese, come il collettivo musicale coreano dei Balming Tiger, la band singaporeana dei Sobs ed il gruppo indonesiano dei Gizpel. Ma dire che opera unicamente entro i limiti della scena indie non è del tutto corretto, vista la sua partecipazione a progetti di artistə giapponesi famosissimi come le ATARASHII GAKKO! ed altrə appartenenti alla scena mainstream occidentale, quali i Phoenix. Lo stile tipico di Pennacky pervade i video diretti per RM. È evidente la predilezione per una certa estetica ed iconografia—la pellicola 16 mm, un approccio semplice e diretto ad effetti particolari ed affascinanti, cui attinge senza nascondere l'evidente sprezzatura—e la tendenza ad enfatizzare il gusto propriamente giapponese che caratterizza i suoi video, qualsiasi sia la nazionalità dell'artista o la scala del progetto cui partecipa – ad esempio la presenza costante di figure quali il personaggio del lavoratore salariato giapponese ed effetti speciali più vicini alla cultura e tradizione nipponica.
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Tra tutte le sue collaborazioni con RM, però, il video che accompagna la penultima traccia dell'album, “ㅠㅠ (Credit Roll)”, è forse il più degno di nota. RM siede di fronte ad una telecamera mentre il filmato viene riprodotto su una vecchia TV squadrata e, nelle sue immediate vicinanze, gente di diversa età ed origini siede a terra, attorno ad un tavolo tradizionale - bapsang, condividendo un pasto a base di pietanze che potrebbero essere coreane, sebbene sia difficile a stabilirsi. Questi personaggi chiacchierano animatamente senza mai voltarsi verso la televisione. Un gruppo di individui non coreani riuniti per consumare un pasto coreano – o anche solo asiatico, mentre RM si esibisce in TV—quale migliore rappresentazione del rispetto che RM si merita, di quanto dovrebbe esser fiero di se stesso, e del mistero che ancora cela ciò che gli riserverà il futuro? “ㅠㅠ (Credit Roll)” non è solamente un'umile traccia conclusiva in cui l'artista ci ringrazia preventivamente per aver ascoltato fino ai titoli di coda. Alcuni artisti si considerano e/o sono consapevoli d'essere piattaforme e mezzi espressivi di per sé. Right Place, Wrong Person presanta tematiche quali il sentirsi un estraneo, l'essere una star globale, l'approccio a percorsi ancora inesplorati e le difficoltà di adattamento—o forse l'inadeguatezza in genere. La vasta gamma di collaboratori di cui si è circondato RM per questo progetto non fa che arricchire la trama di questi brani e video fondamentalmente appartenenti alla sfera idol, espandendone i concetti e contenuti contestuali. E, come già detto, tutto questo è possibile solo perché si tratta di K-pop, si tratta dei BTS e si tratta di RM.
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS ⠸
#Seoul_ItalyBTS#Traduzione#TradITA#ITA#Recensione#BTS#방탄소년단#RM#WeverseMagazine#김남준#RightPlaceWrongPerson#030724#Youtube
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Storia Di Musica #298 - X, Under The Big Black Sun, 1982
Le due voci di oggi, nel percorso mensile di scoperta dei gruppi in cui la voce leader è maschile e femminile, rappresentano il duo più spettacolare, più estremo e più stupefacente (in molti sensi). Furono agli inizi degli anni ’80 la nuova sensazione della musica punk americana (che ricordo aveva caratteristiche molto diverse da quello europeo, musicali si, ma soprattutto ideologiche). La storia parte con John Nommensen Duchac, un musicista statunitense cresciuto nei dintorni di Los Angeles. Nel 1978 in piena stagione punk insieme ad un chitarrista rockabilly che collaborò con Gene Vincent (quello di Be-Bop-A-Lula) e Etta James, Billy Zoom, e un batterista che ama il country e il blues, D.J. Bonebrake, inizia a suonare nei locali alternativi di Los Angeles. Nel 1979 l’incontro con una poetessa beat (definizione sua) Christene Lee Cervenka, che viene convinta a cantare. Lei cambia il nome in Exene Cervenka, John in John Doe, che è il nome usato negli USA per indicare un uomo la cui reale identità è sconosciuta. Scelgono un nome per il loro gruppo del tutto coerente con la loro idea di apparire enigmatici e “qualunquisti”: X. Con questo nome incidono i primi due singoli, Los Angeles e Adult Book, che comparivano in una compilation dal titolo Yes L.A., la risposta sarcastica ad un progetto simile sulla new wave newyorchese, che si intitolava No New York prodotto da Brian Eno. L’incontro decisivo avviene al Whisky Club di Los Angeles dove li vide suonare Ray Manzarek, colonna dei The Doors. Con il suo aiuto firmano un contratto discografico e nel 1980 esce Los Angeles. Album epocale anche per la iconica copertina (una X in fiamme su sfondo nero) la band mostra il suo lato alternativo allo stesso punk: mini storie nichiliste (Your Phone’s Off The Hook, But You’re Not), inni alla malinconia (The Unheard Music, Nausea, costruite anche con il Farfisa in stile Doors di Ray e usate recentemente in documentari e in famose serie TV), la ripresa di Los Angeles e una cover arrabbiata di Soul Kitchen come omaggio al maestro in consolle. Critica e pubblica sono estasiati e gli X iniziano ad essere la prima vera sensazione del punk californiano. Sull’onda di Los Angeles, nel 1981 la band replica con Wild Gift. Stavolta la copertina è a colori accesi, sempre con Manzarek in produzione, il disco è tutto dominato dai duetti acidi di John Doe e Exene, e musicalmente il punk rock si alterna a momenti dove l’amore di Zoom per il rockabilly ha la meglio (In This House That I Call Home), con due dediche speciale alla città degli angeli, mai così decadente come in Universal Corner e Beyond And Back. Anche questo disco è un successo di critica e pubblico. Alla prova del nove del terzo album, arriva l’atteso capolavoro.
Under The Big Black Sun esce per la Elektra (la casa discografica dei Doors, ultimo regalino di Manzarek) nel 1982: in copertina un disegno del famoso Alfred Harris. Under The Big Black Sun è un album che sulla solita base schizzata e veloce del punk innesta altri stili, per un disco seminale per le generazioni successive: la meravigliosa Hungry Wolf e Motel Room In My Bed sono super rock e tutte giocate sui duetti vocali tra Doe e Exene, e dominati, soprattutto la seconda, dalla stupenda chitarra affilata di Zoom e il drumming di Bonebrake. La poesia del duo si districa tra sbavate storie d’amore, finite spesso in adulteri (Riding With Mary) o nella desolazione di una metropoli che è nerissima e maledetta (Because I Do). La sorella della Cervenka, Mary, morì durante le registrazioni, e a lei Exene dedica la toccante Come Back To Me (dove compare addirittura un sax). Zoom giganteggia anche in Real Child Of Hell e nella famosa How I (Learned My Lessons). C’è spazio anche per una “ballata” (The Have Nots) e per una ripresa di un brano blues (passione profonda di Doe, che con i due maschi della band farà due dischi di country blues con il nome The Knitters) Dancing With The Tears In My Eyes, di Dubin e Burke, nel repertorio di Leadbelly. Il momento magico continua con il successivo More Fun In The New World (1983) in cui si vira più verso tematiche sociali e non più solo personali, con due canzoni che diventeranno famose, The New World e una cover di Breathless di Jerry Lee Lewis, usata nella colonna sonora di All'Ultimo Respiro, remake americano del 1983 del classico di Godard Fino All'Ultimo Respiro, con Richard Gere protagonista. Di questi quattro dischi la celeberrima e mai troppo ringraziata etichetta discografica Rhino ha ripubblicato tutti i dischi rimasterizzati, con l’aggiunta di numerose chicche, anche live. John Doe ha affiancato alla carriera musicale anche una da attore, con ruoli anche in film famosi (Il Duro Del Road House, L'Ultima Volta Che Mi Sono Suicidato, Boogie Nights - L'Altra Hollywood tra gli altri) e ha partecipato a due serie TV molto famose qualche anno fa come Roswell e One Tree Hill. Exene Cervenka invece ha pubblicato diversi libri di poesia. Fino al 1985 i due erano anche sposati (poi la Cervenka sposerà Viggo Mortensen, da cui si separerà a sua volta), e non mi sembra un caso che dopo la loro separazione quel mix speciale e imprevedibile di punk e poesia di cui erano capaci sia diminuito. Date un ascolto ai loro lavori, tra l’altro in pieno stile punk durano pochissimo (Los Angeles in versione originale 27 minuti).
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Non so, discorso che parte bene, ma non so se finisce altrettanto bene...mediterò...
Mio caro uomo:
Ti libero dalla storia in cui devi sempre essere il principe, il coraggioso o il soccorritore e, naturalmente, il principe azzurro.
Ti libero dalla storia in cui cerchi, salvi e ami solo una principessa.
Che ne dici, se invece, amassi la strega,
il drago, la contadina, quella che si salva da sola, quella che non vive nel castello, quella che non è la più bella, tranne che per i tuoi occhi?
Ti libero dalla storia in cui devi essere un colore: il blu.
Che modo assurdo di classificarti con un mondo di colori, sapori e opportunità per te. Vesti il colore che vuoi! rosso, giallo, nero, arcobaleno, quello che vuoi!
Ti libero dalla storia in cui sei sempre il più forte, il più coraggioso, il più bello e quello che ovviamente possiede già un castello.
Quello che ha tesori e ricchezze, o almeno qualche eredità.
Anche tu sei stato danneggiato e hai imposto stereotipi di coraggio, possesso e forza!
Ti libero dalla storia in cui non ti è mai permesso di piangere, dove non esistono confusione, caos e sconfitta, dove hai capito che tuo padre non è un re.
E se tu non volessi essere l'eroe?
Forse vuoi essere il cattivo, quello che non può, quello che rinuncia a tutto, quello che si salva e quello che non vuole avere una principessa o una storia di: "Si sono sposati ed erano felici per sempre".
Ti libero dalla storia in cui ci sono sempre mille battaglie, mostri, draghi, oscurità, e con essa lo slogan che tutto deve essere combattuto, che tutto è guerra e competizione.
Quanto deve essere stancante essere un cavaliere in guerra per l'eternità!
Ti libero dalla storia, dall'incantesimo e dall'amore magico e imposto, in modo che tu possa costruire meglio il tuo mondo a modo tuo, come scegli e dalla tua identità.
Ti esonero dalla storia e ti dico:
Abbiamo già imparato a salvarci.
Non siamo tutte fragili principesse, non siamo più addormentate o intrappolate nella nostra storia.
Amiamo l'uomo che ride, gioca, è intelligente, sarcastico, sensibile, a volte pauroso e piagnucoloso.
Abbiamo già lasciato la storia e ti aspettiamo da questa parte, nella vita reale dove puoi essere tu e io posso essere me... senza così tanta storia.
[Autrice sconosciuta]
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Banksy è un artista e writer britannico, considerato uno dei maggiori esponenti della street art, la cui vera identità rimane ancora sconosciuta. Le sue opere sono spesso a sfondo satirico e riguardano argomenti come la politica, la cultura e l'etica.
"FATE L'AMORE...NON FATE LA GUERRA"
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Mio caro uomo:
Ti libero dalla storia in cui devi sempre essere il principe, il coraggioso o il soccorritore e, naturalmente, il principe azzurro.
Ti libero dalla storia in cui cerchi, salvi e ami solo una principessa.
Che ne dici, se invece, amassi la strega,
il drago, la contadina, quella che si salva da sola, quella che non vive nel castello, quella che non è la più bella, tranne che per i tuoi occhi?
Ti libero dalla storia in cui devi essere un colore: il blu.
Che modo assurdo di classificarti con un mondo di colori, sapori e opportunità per te. Vesti il colore che vuoi! rosso, giallo, nero, arcobaleno, quello che vuoi!
Ti libero dalla storia in cui sei sempre il più forte, il più coraggioso, il più bello e quello che ovviamente possiede già un castello.
Quello che ha tesori e ricchezze, o almeno qualche eredità.
Anche tu sei stato danneggiato e hai imposto stereotipi di coraggio, possesso e forza!
Ti libero dalla storia in cui non ti è mai permesso di piangere, dove non esistono confusione, caos e sconfitta, dove hai capito che tuo padre non è un re.
E se tu non volessi essere l'eroe?
Forse vuoi essere il cattivo, quello che non può, quello che rinuncia a tutto, quello che si salva e quello che non vuole avere una principessa o una storia di: "Si sono sposati ed erano felici per sempre".
Ti libero dalla storia in cui ci sono sempre mille battaglie, mostri, draghi, oscurità, e con essa lo slogan che tutto deve essere combattuto, che tutto è guerra e competizione.
Quanto deve essere stancante essere un cavaliere in guerra per l'eternità!
Ti libero dalla storia, dall'incantesimo e dall'amore magico e imposto, in modo che tu possa costruire meglio il tuo mondo a modo tuo, come scegli e dalla tua identità.
Ti esonero dalla storia e ti dico:
Abbiamo già imparato a salvarci.
Non siamo tutte fragili principesse, non siamo più addormentate o intrappolate nella nostra storia.
Amiamo l'uomo che ride, gioca, è intelligente, sarcastico, sensibile, a volte pauroso e piagnucoloso.
Abbiamo già lasciato la storia e ti aspettiamo da questa parte, nella vita reale dove puoi essere tu e io posso essere me... senza così tanta storia.
- Fonte sconosciuta
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Dante e il suo fantastico viaggio 7: Dante e i personaggi dell'Inferno.
Prima parte Seconda parte Terza parte Quarta parte Quinta Parte Sesta parte Chi sono gli ultimi dannati incontrati da Dante prima di arrivare in Purgatorio?
Mosca dei Lamberti è nato a Firenze alla fine del XII secolo e morto a Reggio Emilia nel 1243. È stato un politico e un condottiero. Apparteneva all’importante famiglia ghibellina dei Lamberti, alleati degli Uberti di Farinata ed aveva ottenuto diversi incarichi nel Comune fiorentino. Fu podestà di Viterbo nel 1220, di Todi nel 1227, condottiero durante la guerra contro Siena nel 1229-1235 e podestà di Reggio Emilia nel 1242. A Mosca è dedicato un episodio dell’Inferno, dove il poeta lo trova orribilmente mutilato delle mani, come punizione del suo consiglio “Cosa fatta capo ha”, ovvero quando convinse gli Amidei a uccidere Buondelmonte de’ Buondelmonti, dando via a Firenze alla lotta tra Guelfi e Ghibellini.
Geri del Bello (tra 1280 e il 1300) era un lontano parente di Dante, figlio di Bello e cugino di primo grado di Alighiero II, il padre di Dante. Si trova menzionato in alcuni documenti del 1266 e del 1276. Fu processato nel 1280 in contumacia a Prato per rissa e percosse. Dante racconta che la sua morte non era ancora stata vendicata. Non si hanno fonti documentali di questo assassinio, ma i figli di Dante, nel commento all’opera paterna, indicarono come fosse il responsabile dell’omicidio di Brodaio Sacchetti. Era consuetudine nel medioevo, che un omicidio venisse vendicato privatamente secondo gli usi dell’epoca, anzi la cosa era ampiamente tollerata dai regolamenti comunali. Risale al 1342 un documento di pacificazione tra gli Alighieri e i Sacchetti per volontà del duca d’Atene Gualtieri VI di Brienne. Dante pone questo personaggio tra i seminatori di discordia nella nona bolgia dell’ottavo cerchio. Virgilio invita Dante a desistere dal volerlo incontrare, avendolo visto indicare minacciosamente con il dito il poeta, ancora irato per la mancata vendetta. Dante dimostra di capire le richieste di Geri ritenendole giuste, ma considera comunque la violenza privata come un atto deprecabile.
I Sacchetti sono un'antica famiglia nobile fiorentina conosciuta già dal XII secolo. Dante ricorda un tale Isacco risalente al XI secolo e che dette nome al casato citato nel Paradiso. Accumulò ingenti ricchezze con l'attività bancaria e i commerci, ricoprendo varie cariche nella città di origine. In seguito la famiglia si trasferì a Roma, dove ottenne ulteriore prestigio nobiliare e grandi ricchezze. La famiglia era di parte Guelfa. Di questa famiglia è famoso il novelliere Franco Sacchetti, autore delle “Trecento novelle”. Alcuni componenti di questa famiglia ricoprirono incarichi importanti per la Repubblica Fiorentina come quella di priore e gonfaloniere.
Capocchio nacque a Siena in una data sconosciuta, morì il 15 agosto 1293, condannato a morte per alchimia ed eresia. Dante immagina di incontrare Capocchio nella decima Malabolgia dei fraudolenti, tra i falsari condannati a soffrire di lebbra. Nel poema egli siede accanto a Griffolino d’Arezzo, anche lui un alchimista, che si mostra sarcastico nei confronti della vanità dei senesi. “Fu buona scimia della natura”, ovvero un imitatore, un contraffattore, come una scimmia appunto. Viene citato anche da Meo de’ Tolomei in un sonetto dove si ribadisce la sua fama di falsario.
Di Gianni Schicchi de’ Cavalcanti sappiamo sia morto prima del febbraio 1280. Era un cavaliere di cui non si hanno molte notizie storiche. Posto nella bolgia dei falsari era stato condannato per falsificazione di persona, avendo preso il posto di Buoso Donati il Vecchio. Schicchi era famoso per essere in grado di rubare le identità altrui con una certa facilità, riuscendo ad ingannare anche le autorità. Quando morì Buoso, un ricchissimo vedovo senza figli, Simone Donati, il nipote, chiese a Schicchi di spacciarsi per lo zio. Schicchi fingendosi Buoso in fin di vita, chiamò un notaio per fare testamento a favore di Simone. Per la sua prestazione chiese in cambio solo una giumenta, probabilmente come atto di scherno verso chi aveva ingannato. Grifolino d’Arezzo, muore a Siena nel 1272, viene collocato nell’ottavo cerchio, dei fraudolenti nella decima bolgia dei falsari, in particolare tra i falsari di metalli per il suo peccato di alchimia. È citato in alcuni documenti storici dove risulta iscritto alla società dei Toschi a Bologna nel 1258 e per essere stato giustiziato sul rogo come eretico prima del 1272 probabilmente a Siena.
Simone Donati era il figlio di Forese di Vinciguerra e di Gualdrada, nacque a Firenze probabilmente nel terzo decennio del XIII secolo. La sua famiglia era tra le maggiori della città della fazione Guelfa, costretta all’esilio dopo la sconfitta di Montaperti del1260. A lui e a Bonaccorso Adimari spettò nel 1261 l’incarico di recarsi in Germania dal re fanciullo Corradino di Svevia, per chiedere l’intervento contro lo zio Manfredi responsabile delle disgrazie dei Guelfi toscani. L’ambasciata non sortì alcun esito e l’esilio per i fuorusciti fiorentini rimase in corso fino al 1266, quando con la battaglia di Benevento Carlo d’Angiò pose fine al dominio svevo. Simone partecipò molto probabilmente con un gruppo di esuli Guelfi allo scontro contribuendo alla vittoria. I Donati subirono molti danni dalle rappresaglie ghibelline, ma la situazione ora si rovesciava a loro favore e con il ritorno a Firenze come uno dei principali capi della fazione vincente, le sue sorti mutarono. Nel tentativo di ottenere una pacificazione generale in città attraverso unioni matrimoniali tra giovani di famiglie avverse, venne deciso che sua figlia Ravenna andasse sposa a Neri Cozzo degli Uberti, un figlio di Farinata. Ma il risultato politico fu vano. Mastro Adamo era di origini inglesi, morirà a Firenze nel 1281. Dante lo incontra nella bolgia dei falsari, mentre si lamenta della grande sete che prova a causa dall’idropisia. Questo stato gli deforma il corpo gonfiandogli la pancia a dismisura. Il dannato ricorda quando visse nel Casentino presso Romena, dove i Conti Guidi (Guido, Alessandro e Aghinolfo) lo spinsero a falsificare la moneta fiorentina, togliendo tre dei ventiquattro carati d’oro da ciascuna moneta per sostituirli con metalli di poco valore. Una volta catturato venne accusato come falsario e arso vivo. Guido I apparteneva al ramo dei conti Guidi, prendeva il suo nome dal feudo di Romena, nel Casentino. Ebbe quattro figli: Guido II, il primogenito ed erede, Alessandro, Aghinolfo ed Ildebrandino. Nel primo periodo dell’esilio Dante si era fermato proprio nel Casentino, ospite di questa famiglia.
Napoleone ed Alessandro erano i figli di Alberto di Mangona, dell’ antica famiglia degli Alberti, conti di Vernio e di Mangona, e della contessa Gualdrada. I due erano divisi da un odio feroce per ragioni di interesse economico, prima ancora che per contrapposizione politica (uno era Guelfo l’altro Ghibellino). Nel suo testamento, infatti, il conte Alberto, per motivi che non ci sono noti, lasciò la parte maggiore del suo patrimonio e dei suoi possedimenti ai due figli minori, diseredando Napoleone il maggiore. A nulla giovò un giuramento di pace imposto ai due fratelli dal Cardinal Latino, che morirono in uno scontro fratricida intorno al 1284. Sono ora condannati ad essere imprigionati nel ghiaccio e a stare sempre avvinti abbracciati l’uno all’altro. Alberto Camicione de’ Pazzi (XIII secolo), appartiene alla famiglia dei Pazzi di Valdarno (non quella dei Pazzi di Firenze). Uccise a tradimento Ubertino de’ Pazzi, suo congiunto, per impossessarsi di alcune fortezze che avevano in comune. Per questo peccato Dante lo colloca nel IX cerchio dove si trovano i traditori. Dante scambia alcune battute con Camicione in dialetto toscano. L’uomo che ha perduto entrambe le orecchie per il gelo, si offre di indicare al poeta alcuni personaggi posti in quel girone, che però non possono parlare perché immersi completamente nel ghiaccio, come Mordred, Focaccia e Sassolo Mascheroni. Camicione aspetta che Carlino de’ Pazzi lo scagioni, perché si è macchiato di un peccato più grave del tradimento della patria, ovvero quello di aver tradito i suoi congiunti. Un peccato che per Dante sembra essere peggiore del primo. «E perché non mi metti in più sermoni, sappi ch’i’ fu’ il Camiscion de’ Pazzi; e aspetto Carlin che mi scagioni.»
Bocca degli Abati è stato un nobile fiorentino Ghibellino vissuto nel XIII secolo. Figlio di Schiatta degli Abati, combatté con i Guelfi fiorentini nella Battaglia di Montaperti. Durante l’assalto delle truppe tedesche di Manfredi si trovava nella schiera della cavalleria Guelfa, vicino a Jacopo de’ Pazzi che reggeva lo stendardo guidando la schiera. Quando qualcuno gli mozzò la mano facendogli cadere la bandiera, gettando in confusione e disperdendo le truppe Guelfe. Bocca degli Abati, si inserì poi ignominiosamente tra i Ghibellini vittoriosi che entrarono a Firenze vittoriosi. Dopo la rivincita Guelfa del 1266 venne però condannato all’ esilio. Probabilmente non ci furono prove sufficienti per incolparlo del grave tradimento. Gianni de’ Soldanieri (Firenze XIII secolo), era di famiglia Ghibellina, dopo la sconfitta di Benevento e la morte di Manfredi nel 1266, passò ai Guelfi. Proprio durante le sommosse popolari ai tempi della “reggenza” dei frati Catalano e Loderingo. Dante lo colloca nel nono cerchio dell’Inferno, nell’Antenora, tra i traditori della patria.
Tebaldello Zambrasi, nasce a Faenza tra il 1230 e il 1240 e muore a Forlì nel 1282. Appartenente ad una famiglia Ghibellina, il 13 novembre del 1280 tradì la sua città spalancando di notte le porte ai bolognesi della famiglia dei Geremei, per vendicarsi di un'offesa ricevuta dai Ghibellini Lambertazzi (anch'essi bolognesi), che si erano rifugiati proprio a Faenza dopo essere stati messi al bando dalla propria città. Morì nel 1282 attaccando Forlì nella battaglia dove i Ghibellini capitanati da Guido da Montefeltro riuscirono a battere le truppe francesi inviate dal papa per conquistare una delle ultime enclave ghibelline in Italia. Dante Alighieri lo colloca nel nono cerchio dell'Inferno, nell'Antenora, tra i traditori della patria citandolo come colui che "aprì Faenza quando si dormia".
Tesauro Beccaria è conosciuto anche come Tesauro dei Beccheria o San Tesauro, nasce a Pavia e muore a Firenze il 12 settembre 1258. Ecclesiastico e uomo politico. Era discendente della nobile e importante famiglia pavese dei Beccaria, nacque a Pavia in data imprecisata. Entrò nella comunità dei Vallombrosani, un ramo dell’ordine benedettino, divenendo abate generale. Papa Alessandro IV lo inviò a Firenze come legato pontificio, con l’incarico di cercare un accordo tra le due fazioni in lotta. Dopo la morte di Federico II (1250), la fazione Guelfa aveva preso il sopravvento a Firenze, compiendo una lunga serie di vendette ed epurazioni che erano culminate con l’esilio delle famiglie ghibelline e con la distruzione delle loro case. Nel 1258 Tesauro Beccaria fu arrestato con l’accusa d’aver segretamente trattato con Manfredi per favorire il rientro dei Ghibellini a Firenze. Processato e condannato a morte, il 4 (o il 12) settembre 1258 venne giustiziato, mediante decapitazione, nell’antica Piazza di Sant’Apollinare, attualmente Piazza San Firenze. L’esecuzione causò alla città l’interdetto papale che durò per oltre sette anni. L’uccisione dell’abate provocò anche la condanna da parte della città di Pavia che minacciò di imprigionare i mercanti fiorentini e di confiscarne i beni. I fiorentini risposero, attraverso la penna di Brunetto Latini, che se l’abate fosse resuscitato mille volte, mille volte avrebbe meritato la morte, pur dichiarandosi disposti a trattative di pace. Dante e Virgilio si avviano ora verso il purgatorio…
Riccardo Massaro Pubblicità Per soggiorni a Firenze negli appartamenti San Giuseppe 12 contattare: For stays in Florence in the San Giuseppe 12 apartments contact: Antonino Sutera +393497099832 [email protected] Cin IT048017C2WVJQ6CBW Read the full article
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Book Review: L'amore molesto, Elena Ferrante
My second blossoming book review in Italian is for Elena Ferrante's L'amore molesto (1992). This time I decided to post the translation alongside it, so here's my first bilingual review!
[EN] Ferrante's Troubling Love
“Houses don’t retain ghosts, but they hold the effects of the last gestures of life.”
I had never read anything by Elena Ferrante before. I didn’t want to begin right away with her most famous series, the "Neapolitan Novels"; so, I decided to try instead the first book published by this mysterious writer (whose real identity remains unknown).
Categorized as a psychological thriller and with Naples for its background, L’amore molesto (Troubling Love) approaches the complexity of a daughter’s relationship with her mother after the death of the latter.
This story didn’t capture my attention much. I understand that the confusion of the plot reflects the mourning of the protagonist, but I wasn’t able to empathize much with her, nor to become very engaged in the mystery involving her mother’s death. It seems to try to be noir or crime fiction, but it doesn’t reach the level of excitement incited by this kind of narrative.
The intersection between the present and memories from childhood awakened by certain places is interesting — as she writes, “Childhood is a factory of lies that last in the past tense”; however, it doesn’t seem to me that this is enough to maintain the reader’s attention. The characters are weird, almost bizarre, acting as if they are children. I understand the intention behind all of this, but the execution didn’t really convince me.
[IT] Ferrante's L'amore molesto
"Le case non conservano fantasmi ma trattengono gli effetti degli ultimi gesti di vita."
Non avevo mai letto niente di Elena Ferrante prima. Non volevo cominciare proprio per la serie più famosa, quella di L'amica geniale; dunque, ho deciso di provare invece il primo libro pubblicato da questa misteriosa scrittrice (la cui vera identità rimane sconosciuta).
Classificato come un thriller psicologico e avendo Napoli come sfondo, L'amore molesto approccia la complessità della relazione di una figlia con sua madre dopo la morte di quest'ultima.
Questa storia non è riuscita a catturare molto la mia attenzione. Capisco che la confusione della trama rifletta il lutto della protagonista, però non sono riuscita ad empatizzare molto con lei, nemmeno ad impegnarmi molto al misterio che involve la morte di sua madre. Sembra di provare ad essere un noir o un giallo, ma non raggiunge il livello di eccitazione incitato da questi tipi di narrativa.
L'intersezione tra il presente e le memorie della infanzia risvegliata da qualche luogo è interessante — come scrive lei, "L'infanzia è una fabbrica di menzogne che durano all'imperfetto"; però, non mi pare di essere sufficiente per mantenere l'attenzione del lettore. I personaggi sono strani, quasi bizzarri, agendo come si fossero dei bambini. Capisco l'intenzione dietro tutto questo, però l'esecuzione non mi ha proprio convinta.
#book reviews#elena ferrante#l'amore molesto#troubling love#letteratura italiana#recensione#bookstagram#books and flowers#italian literature
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LE VITTIME DI JACK LO SQUARTATORE: DALLA SPECULAZIONE ALLA REALTÀ
Jack lo squartatore è uno dei più noti e misteriosi assassini seriali della storia, famoso per i suoi brutali omicidi avvenuti nel quartiere di Whitechapel, a Londra, nell’autunno del 1888. La sua identità rimane sconosciuta, nonostante le numerose indagini e le speculazioni che si sono susseguite nel corso degli anni. Le vittime Le vittime canoniche di Jack lo squartatore sono cinque donne,…
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Siria, l'Isis conferma la morte del leader e nomina il suo successore
Un altro leader dello Stato islamico ucciso, un altro “Califfo” alla guida del gruppo. Quella che sembrava un’eccezione è divenuta la regola dell’Isis, che a differenza del passato annuncia la morte di un capo nominandone subito un altro, senza creare ulteriori aloni di mistero. Del resto la vera identità degli ultimi tre leader, compreso quello indicato oggi, è ancora sconosciuta, ammette…
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#aggiornamenti da Italia e Mondo#Mmondo#Mmondo tutte le notizie#mmondo tutte le notizie sempre aggiornate#mondo tutte le notizie
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Catanzaro, Leone d’Oro alla carriera per Gerardo Sacco: un motivo di orgoglio per i calabresi.
Catanzaro, Leone d’Oro alla carriera per Gerardo Sacco: un motivo di orgoglio per i calabresi. “È un grande piacere apprendere che il Maestro orafo Gerardo Sacco sia stato insignito del Leone d’oro alla carriera presso il Senato della Repubblica italiana. Questo prestigioso riconoscimento è motivo di orgoglio per tutti i calabresi, per la Calabria in Italia e nel Mondo. Gerardo Sacco è infatti l’emblema per eccellenza di una terra operosa e virtuosa, che sa distinguersi ed emergere nonostante tutte le difficoltà. Con grande caparbietà e determinazione, partendo dal nulla, con le sue uniche forze, accompagnato unicamente dalla creatività e dalla passione, il Maestro è diventato l’artista che attraverso i suoi gioielli ha saputo meglio rappresentare la Calabria, la sua storia, le peculiarità che caratterizzano ogni territorio delle cinque province. Sacco incarna quella Calabria intraprendente e pulita che ognuno di noi ha l’obbligo morale di veicolare, riscattandoci da beceri luoghi comuni che da tempo ormai non ci appartengono più”. È quanto afferma in una nota il Vicepresidente della Giunta regionale della Calabria, Giusi Princi, in merito al premio Leone d’Oro alla carriera con cui il noto orafo crotonese, Gerardo Sacco, è stato insignito a Roma nella sala Zuccari del Senato. “Conosco da anni Gerardo Sacco – racconta Giusi Princi - e ne ho da sempre apprezzato, oltre alle innegabili capacità artistiche per cui è conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, le sue grandi qualità umane: ha sempre sposato le cause pubbliche in cui è stato coinvolto, dalla più celebre alla più sconosciuta, sostenendo con grande generosità tutti i progetti volti a sostenere il sociale, la meritocrazia, la crescita dei giovani. Ed è rimasto sempre umile. Forse è questa la sua più grande dote. Eppure i suoi gioielli sono stati indossati dalle più importanti star del cinema nazionale ed internazionale, i suoi manufatti artistici hanno insignito personalità celebri a livello mondiale, le sue idee hanno arricchito alte cerimonie di Stato così come eventi internazionali dello spettacolo. Tutto ciò – prosegue il Vicepresidente della Regione – non ha mai scalfito la sua umanità e quel suo tipico stare con i piedi per terra. Ha deciso di investire sulla Calabria e in Calabria, portando sempre alta la sua identità e le sue radici. Le aziende a marchio Sacco hanno sostenuto e sostengono l’economia calabrese, garantendo occupazione e originalità. Pertanto – conclude Princi - all’artista, all’uomo umile, generoso e perbene dico grazie, certa di rappresentare i calabresi tutti, per aver raccontato e rappresentato con fierezza l’immagine più bella della Calabria e della sua gente”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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ISEE precompilato: come farlo e dove andare
L'ISEE precompilato è forse una modalità per ottenere l'Indicatore della Situazione Economica Equivalente ancora troppo sconosciuta. Sapete, infatti, che potete ottenere l'ISEE per questo 2023 senza dover andare a raccogliere le vostre giacenze medie e soprattutto senza dover andare in un CAF ma potendo fare il tutto comodamente da casa? Cos'è l'ISEE precompilato? L'ISEE precompilato è una modalità per richiedere l'Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) che permette di utilizzare i dati già in possesso dell'INPS per compilare in modo automatico gran parte della DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica) necessaria per calcolare l'ISEE. L'ISEE precompilato è disponibile solo per coloro che hanno già presentato la DSU in passato. La DSU precompilata può essere verificata e modificata dal richiedente prima di essere inviata all'INPS per ottenere l'ISEE. In questo modo si può evitare di dover rifare tutto il processo di compilazione della DSU. Come si fa l'ISEE precompilato? Per accedere e richiedere l’ISEE precompilato online occorre andare sul sito web dell’INPS e selezionare acquisizione, dopodichè è necessario effettuare il login con le proprie credenziali. E’ possibile accedere alla dichiarazione ISEE nella modalità precompilata attraverso: - SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) - Carta Nazionale dei servizi (CNS) - Carta d’identità elettronica (CIE) La procedura è composta da due fasi, nella prima di queste, il contribuente, fa partire la richiesta di reperimento dati, inoltrata la richiesta, l’INPS invia la richiesta all’Agenzia delle Entrate, la quale verifica i riscontri dei dati forniti. Successivamente, li invia all’INPS e precompila la dichiarazione. Una volta che la dichiarazione è precompilata, il contribuente viene informato dell’inizio della seconda fase, in cui, esso dovrà confermare o modificare i dati precompilati. Quali sono i vantaggi? Il vantaggio principale nel fare l'ISEE precompilato è sicuramente quello della velocità. Potrete, infatti, avere in pochissimo tempo la vostra attestazione andando ad evitare file enormi sia in banca o alle Poste per quanto riguarda l'ottenimento delle giacenze medie sia soprattutto per quanto riguarda il CAF. Potrete, quindi, dire addio all'infinita ricerca di documenti tra dati reddituali e patrimoniali. Inoltre, in caso di conferma di quanto precompilato dall’Agenzia delle Entrate potrai evitare segnalazioni dalla stessa Agenzia delle Entrate per eventuali omissioni o difformità. Read the full article
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Ruba le brioches al bar, poi il giorno dopo si scusa e paga: il proprietario gli offre un lavoro “Buongiorno, mi scusi, l’altra mattina avevo fame e non avevo soldi. Grazie”. Questo il testo del biglietto che il titolare di una caffetteria di Pistoia si è trovato fuori la porta qualche giorno fa. Insieme al messaggio c'erano anche 10 euro, il corrispettivo in denaro delle dieci brioches che il ‘ladro' aveva rubato il giorno prima. “E’ stata una sorpresa. Il biglietto era ripiegato dentro la cesta. E’ stato il mio socio a trovarlo, quando ha aperto la scatola di plastica dove la mattina il pasticcere mette i vassoi di brioches per il bar. Dentro al biglietto c’erano 10 euro, il costo delle dieci paste. Se sapessimo chi è gli restituiremmo i sodi, ha rubato per fame e avrei fatto anche io la stessa cosa” ha spiegato Maurizio Milani, titolare di Alibabar 2.0. Il vassoio coi dolci è sparito la mattina di ieri, lunedì 11 ottobre, prima dell’orario di apertura della caffetteria. Era stato poggiato dal pasticcere sopra una cesta di plastica su un tavolo di fronte la porta di ingresso. Dentro la cesta, serrata con un lucchetto, due vassoi di paste. Il terzo invece era stato messo sopra. “All’apertura ci siamo un po’ arrabbiati per il furto, poi stamani il bigliettino proprio dentro la cesta di plastica delle brioches. Il messaggio è anonimo, ma noi del bar lanciamo un appello: per te abbiamo ricevuto un’offerta di lavoro come aiuto pasticcere, passa a trovarci al bar”. La notizia ha subito fatto il giro dei social. Ed è scattata la gara di solidarietà. Non solo il proprietario del bar ha annunciato che intende offrire un lavoro a questa persona, la cui identità resta sconosciuta: anche un pasticcere di zona si è offerto per dare un posto all'uomo. Una storia di disperazione, ma anche e soprattutto di dignità, che potrebbe avere un finale a sorpresa. Biagio Chiariello
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Word of honor
Commento con spoiler!!!
SONO TORNATI I COMMENTI SCLERI ALLE SERIE!!!!!
Me:
Non ricordo qual è stato l'ultimo commento che ho scritto, forse Love is sweet, ma ricordo che ho deciso di mollarli perché nell'ultimo periodo li scrivevo controvoglia, erano corti e frettolosi, e quindi scritti male.
E penso di aver capito perché (piccolo esame della mia vita): stare a casa mia mi rende apatica. Perché guarda caso, mentre ero in Austria scrivevo commenti senza problemi, come sono tornata a casa sono andata in letargo, e ora che ho in progetto di partire di nuovo mi è tornata la voglia di buttare giù i miei pensieri e di sfogarmi.
È sempre un po' un rompimento scrivere questi commenti, perché ci vuole tempo e io sono lenta, però ne vale anche la pena per schiarire le idee e dire la propria, e mi piace anche andare a rileggere i miei commenti passati.
Oggi sono qui per commentare il drama cinese Word of honor, serie di cui ho deciso di scrivere il commento già un po' di tempo fa. Perché?
PERCHÉ HO BISOGNO DI SFOGARMI DI PORCONARE.
Infatti più che un commento questo è uno sfogo.
E che sia chiaro: non mi sfogo in senso positivo come facevo con i miei commenti di The Untamed, in cui sentivo il bisogno di metabolizzare le mie emozioni, ma qui con WOH ho la necessità di sfogarmi in senso negativo, nel senso più negativo possibile.
Avviso: questo è un commento ricco di spoiler sia di Word of honor che di The Untamed (serie che io amo), perché fare il paragone tra le due mi è venuto fin dall'inizio inevitabile.
Qui lo dico, lo affermo e non mi vergogno: Word of honor mi ha grandemente delusa, penso che abbia un sacco di problemi e che non meriti assolutamente il voto che detiene su Mydramalist (8.6 al momento).
FATEMI CAUSA.
Non ho intenzione di stare a scrivere la trama del drama perché non ha senso: questo commento è destinato a chi la serie l’ha già vista tutta.
La prima cosa che voglio dire è che dal momento in cui sono venuta a conoscenza di questo drama, in me è nato subito un forte entusiasmo, che andava accrescendosi ogni giorno che passava. Infatti, nell’attesa che Viki lo finisse di subbare, ho passato settimane se non alcuni mesi a deliziarmi qui su Tumblr tra gif e fanart di questa serie (come io sia riuscita a non beccarmi nessuno spoiler importante rimane un miracolo). Ed ero davvero estasiata. Per vari motivi:
1) Questa serie è un fantasy xianxia e wuxia, un genere che a me piace molto.
2) La ship gay tra i due protagonisti.
3) Suddetti protagonisti che sembravano avere una chimica pazzesca dai modi in cui si guardavano.
4) Mi ricordava un sacco The Untamed, per ovvi motivi.
5) Sembrava una serie fatta davvero bene, quasi “epica”. Le scenografie, i costumi, i combattimenti... tutto sembrava promettere bene.
Ora, da un punto di vista estetico e tecnico, non ho granché di cui lamentarmi. La colonna sonora è molto bella (Ask Heaven stupenda), le scenografie sono bellissime e suggestive, gli effetti speciali in confronto a quelli di TU sono oro colato, e la recitazione anche se non è nulla di straordinario è comunque molto buona in alcuni casi. I miei preferiti sono stati Simon Gong come Wen Kexing (sopratutto nei panni del Signore della Valle), e Li Dai Kun come Re degli Scorpioni.
Mi è piaciuta molto la recitazione dei due lead (anche se Zhang Zhe Han l’ho trovato poco coinvolgente), che hanno per davvero una bellissima chimica. Potrei tranquillamente riempire il mio tumblr di gif set su loro due che si guardano, che si sorridono, che scherzano, che combattono insieme... e sembrerebbe una ship meravigliosa (come era sembrata a me nelle settimane precedenti).
Il problema è proprio questo: Word of honor SEMBRA una serie epica, la WenZhuo SEMBRA una bellissima e struggente storia d’amore.
Ma come dice il proverbio: l’apparenza inganna.
Cosa è andato storto?
1) LA MANCANZA DI CONTESTUALIZZAZIONE, SPIEGAZIONI INESISTENTI E CONFUSIONE GENERALE
Molte persone si lamentano dei primi episodi di The Untamed, dicendo che sono lenti e non succede niente. Il che può anche essere vero, ma io quelle prime puntate le ho sempre apprezzate moltissimo perché fungono da introduzione della trama e presentazione dei personaggi. Ad oggi mi rendo davvero conto dell’importanza e della profonda utilità di quegli episodi, in cui ci presentano i vari personaggi e delineano le relazioni tra di essi, ci presentano il mondo in cui è ambientata la serie, e gettano tutte le basi di quello che avviene in seguito, rendendo quindi tutto molto più fruibile e comprensibile.
In Word of honor invece c’è da mettersi le mani nei capelli. Ho perso il conto delle volte in cui mi sono persa nei dialoghi dei personaggi che parlavano di gente a me sconosciuta. Spesso le cose succedono in modo random, senza uno straccio di spiegazione, al che ci si perde i pezzi per strada. Durante la visione ho sentito tanto la mancanza di un “contesto�� che mi aiutasse a capire cosa stava succedendo in scena, di chi si stava parlando, cosa aveva portato un determinato personaggio a dire quella cosa ecc...
Per fare un esempio lampante: come in TU, anche in questo mondo ci sono dei clan principali, ma a differenza di TU dove ogni clan era caratterizzato meravigliosamente e in modo singolare, qui le sette non è nemmeno chiaro quali siano, non hanno caratteristiche precise che le rende uniche e facilmente riconoscibili, e non è nemmeno chiaro dove la gente vive, e comunque le residenze sono tutte molto simili.
Mi ha dato inoltre molto fastidio quando le cose succedevano off screen. Alcuni eventi sono stati solo spiegati o anche semplicemente citati, e non mostrati. Come la morte del capo dei mendicanti, per fare un esempio. Io capisco che la serie avrà avuto un badget limitato, ma di certo non poteva essere più limitato di quello di The Untamed (cane brutto spelacchiato sempre nei nostri cuori @dilebe06), e se quest’ultima è riuscita comunque a dare vita ad una storia capace di travolgerti il cuore, allora poteva farlo anche WOH.
Lasciamo poi perdere tutto il discorso dell’armatura vitrea e dei pezzi moltiplicati da quel genio di Wen Kexing: grazie per avermi complicato la vita.
È stato come rivedere la storyline del Metallo Yin, ma avanzata di livello: un incubo.
2) I PERSONAGGI REAGISCONO IN MANIERA ASSURDA
Più volte mi è partito il WTF nel vedere come reagivano, o meglio, non reagivano i personaggi.
A cominciare da Chengling a cui viene sterminata la famiglia e distrutta la casa nel secondo episodio, e questo ragazzino sembra non rimanerne più di tanto traumatizzato. Non come il massacro al Pontile del Loto e la reazione devastata di Jiang Cheng, Wuxian e Shijie che angoscia levati. In tutta la serie non ho mai percepito il trauma di Chengling o il suo dolore per la perdita della famiglia, è come se la cosa non fosse mai successa.
La figlia del Gran Capo Gao che viene rapita dalla coppia di vecchietti (voglio sapere se qualcuno ha imparato i loro nomi), e nel momento in cui viene liberata si lascia andare ad un assurdo slancio di bontà, di difesa e di perdono.
Durante l’ultima assemblea Wen Kexing afferma di non essere lui il capo dei fantasmi... e tutti gli credono. E quando viene fuori la sua storia e di chi è davvero figlio, gli viene perdonato tutto perché “eh poverino, ha sofferto tanto”. Quindi, giustamente, chiudiamo tutti gli spettri nella Valle Fantasma lasciandoli morire, tranne Wen Kexing e Xiang perché sono il lead e la lead. (Io comunque non ho mai capito cosa facevano di male questi fantasmi, togliendo quelli che hanno appiccato fuoco alla residenza del ragazzino).
E che dire di Zhuo Zishu e di Cao Wei Ning? Loro sono la ciliegina sulla torta. Questi due si innamorano di due spettri, e quando scoprono la loro vera identità non rimangono minimamente sconvolti, arrabbiati o turbati. Wei Ning un pochino si sorprende, ma la cosa finisce lì. E qui mi collego al prossimo punto.
3) UN ANTICLIMAX IMBARAZZANTE
Quando Ye BaiYi riferisce a Zishu la vera identità di Kexing, viene fuori che lui lo aveva già capito e che non gli importa. Quando Wei Ning scopre di Xiang dopo una iniziale sorpresa la cosa si risolve nel giro di un minuto.
Quando Kenxing scopre dei chiodi di Zishu, dopo un primo momento di disperazione (scena della pioggia), continua la sua vita come se nulla fosse. Non è in ansia. Non è angosciato. Non si mette alla disperata ricerca di una cura - come fece Wuxian per Jiang Cheng - per salvare quello che dice essere la sua anima gemella.
E ancora, Wen Kexing ha provocato la morte della famiglia di Chengling (non facciamo i buonisti: può anche non aver dato l’ordine, ma è quello che voleva e ha fatto di tutto per seminare odio e morte di persone innocenti), e quando il ragazzino lo scopre tutta la rabbia, la frustrazione e la delusione che si potevano creare si risolvono in un perdono totale (e comunque manco ne hanno parlato) in virtù di quello che il povero Wen Kexing ha passato.
Ora, perché non siete stati capaci di creare quella che si chiama angst? Perché, dopo aver creato TANTE occasioni che potevano davvero suscitare una buona dose di angoscia nello spettatore, non avete avuto la capacità di svilupparla come si deve e non avete avuto il coraggio di andare fino in fondo, preferendo invece strade più facili, buoniste e superficiali?
Word of honor aveva la possibilità di mettere su un’angst coi fiocchi, ma tutto si è sempre risolto con un NULLA DI FATTO.
4) UNA SUPERFICIALITA’ GENERALE
Lungo il corso della serie, ho sempre avuto la sensazione che ci fosse tanta carne al fuoco, ma che non sia stata cucinata fino in fondo. Word of honor è una bistecca al sangue. È una pasta al dente. Word of honor è la serie delle occasioni perse, dell’angoscia sprecata.
Word of honor si può riassumere perfettamente con il detto “tutto fumo e niente arrosto.”
Le Sette non sono caratterizzate, le evoluzioni dei personaggi sono praticamente inesistenti, fasulle o bipolari, le relazioni potevano essere un pozzo di profondità ma si sono sempre fermati alla superficie.
Un’altra cosa da cui sono rimasta molto delusa sono stati i Fantasmi. All’inizio mi piacevano un sacco, ma anche loro sono stati trascurati e/o dimenticati. A pochi di loro viene concesso il lusso di una storyline, e nessuna di queste ha saputo lasciare il segno. Non parliamo poi degli Scorpioni, che quasi non si sa chi siano.
Word of honor è una serie che pretende, ma che non dimostra di essersi impegnata abbastanza. Quello che ne risulta è una presa in giro.
5) ZHUO ZISHU E WEN KEXING COME I NUOVI “ROMEO E GIULIETTA”
So che rischio il linciaggio, ma io qui voglio davvero stendere un velo pietoso.
Sia se li prendo come personaggi singoli, sia se li prendo come coppia, li devo bocciare in entrambi i casi.
Wen Kexing è un finto villain, che vive nel bipolarismo tra il desiderio di vendetta e la vita idilliaca con Zishu e Chengling, e mentre passa metà del tempo a esprimersi attraverso versi di poesia e frasi filosofiche di cui non ho mai capito il senso, alla fine ottiene entrambe le cose senza aver mai preso una vera posizione.
Zhuo Zishu è un personaggio che di per sé potrei anche salvare, ma di problemi ne ha parecchi dal momento in cui entra in contatto con Kexing. Non si capisce perché accetta la sua presenza o perché da un episodio all’altro comincia a chiamarlo amico e a desiderare di condividere la sua vita con lui. All’inizio non sa nemmeno chi è, però vuole viaggiare il mondo assieme a lui: non è realistico.
La “storia d’amore” comincia in maniera semplicemente assurda, con Wen Kexing che definisce l’altro anima gemella alla bellezza dell’ottavo episodio, quando il livello di costruzione del loro rapporto è ancora minimo. Ma siccome si era intuito che si fossero già conosciuti nel passato, avevo pensato che avessero avuto un incontro precedente importante e degno di nota, per esempio Zishu che gli aveva salvato la vita, qualcosa di serio e profondo.
Circa a metà serie, si sono degnati di spiegarci le avventure passate di Kexing, e viene fuori che i due lead si sono conosciuti quando erano bambini (ho i brividi per l’inventiva), quando i genitori di Kexing hanno trovato rifugio presso il maestro di Zishu.
Ora...
Mi state dicendo che Wen Kexing ha definito Zishu anima gemella perché quando erano bambini hanno giocato insieme qualche giorno con il cane?
Sinceramente mi sento presa in giro.
Un altro grande problema è la loro comunicazione: superficiale e a volte inesistente.
Mi dispiace ma gli sguardi languidi e i giochetti non mi bastano. Ho bisogno di un fuoco che arde, non della fiammella di una candela.
Durante la prima metà della serie, prima di dare un giudizio definitivo, ho voluto essere speranzosa povera illusa. Mi sono detta: “non sono neanche a metà dai, hanno tutto il tempo per costruire un bel rapporto, per migliorare la comunicazione ecc...” E alla fine? Alla fine sviluppano una comunicazione talmente bella che Wen Kexing mette su un piano geniale senza farne parola con Zhuo Zishu, il quale lo crede morto e allora ripiega sul suicidio perché anche se ha Chengling e altri discepoli ritrovati di cui occuparsi e una possibile occasione di guarire, sia mai cercare di vivere una vita più che decente anche se la persona che ami è morta. Ma poi si scopre che quel simpaticone di Wen Kexing è ancora vivo, ma ormai è troppo tardi perché il danno è già stato fatto.
La loro comunicazione è talmente pessima che la cosa ha portato alla morte uno dei due.
Però sono anime gemelle.
Mi dà inoltre tremendamente fastidio il modo in cui la serie vuole passare per romantica con il messaggio: ha senso vivere solo con la tua anima gemella, se lei muore la vita perde di significato (questo vale anche per la coppietta etero finita male).
Questo NON è romantico. NON è bello. NON è sano.
Wen Kexing e Zhuo Zishu vogliono passare per tragicamente romantici: o viviamo tutti e due, o moriamo tutti e due. Ma io le storie d’amore così non le sopporto. Hanno fatto i nuovi Romeo e Giulietta, solo che loro li posso anche comprendere perché erano due tredicenni, mentre questi lead sono due uomini adulti che dovrebbero capire di dover andare avanti con la loro vita anche senza l’altro.
Voglio affrontare un altro discorso riguardante la ship.
Come ho detto prima, uno dei principali motivi per cui ero molto entusiasta nei confronti di questa serie, era per la ship gay.
Io so che è facile partire con l’entusiasmo quando si tratta di una storia BL, e non perché le ship gay siano speciali o più belle di quelle etero, ma perché in un mondo in cui le coppie gay non sono riconosciute come quelle etero e non hanno gli stessi diritti di queste ultime, è molto bello quando le coppie gay vengono rappresentate, quando vengono dati loro uno spazio e una voce.
Per una persona come me, totalmente supportiva della comunità LGBTQI, vedere queste persone rappresentate mi rende molto felice, soprattutto se si tratta di un drama asiatico, soprattutto se si tratta di un drama cinese!
Ma cominciando a vedere la serie, ho iniziato ben presto a scindere il mio entusiasmo personale da quello che stavo effettivamente vedendo. Io posso anche essere contenta che una serie cinese abbia deciso di rappresentare una storia gay, ma questo non significa che la relazione e la serie in sé siano state sviluppate in maniera adeguata, soddisfacente, emozionante ed ammirevole.
Wen Kexing e Zhuo Zishu scherzano, sorridono, si guardano, si prendono per mano, e tutto questo è bellissimo da vedere. Ma il problema è proprio questo: sono belli soltanto da guardare, come se fossero un bel quadretto.
Ma manca la vera angst, manca quella cosa che ti fa stringere il cuore per loro, manca quello struggimento che ti porta a shipparli, a tifare per loro e a desiderare di vederli insieme come se la tua felicità dipendesse da questo.
Non solo manca tutto questo, ma i due a una certa diventano addirittura noiosi, ripetitivi e ridicoli. Tanto che verso il finale non mi importava più nulla di loro, non mi importava se sarebbero riusciti a stare insieme o se Zishu sarebbe morto (tanto lo sapevo che avrebbero trovato una cura per quei chiodi maledetti: Ashes of love intensifritzzz), e addirittura ci sono stati dei momenti in cui ho sperato che morissero.
L’unica cosa buona di questa ship è quel “ai ni” pronunciato sul finale. Ho scoperto grazie a @dilebe06 che questa serie è famosa per aver passato la censura cinese, e ci credo. Oltre vari riferimenti palesemente gay lungo il corso della serie, l’elemento più eclatante è questo ti amo detto da Wen Kexing. Mettendo da parte le mie critiche, io sono felicissima di questo: un uomo che dice ti amo a un altro uomo, e il governo cinese lo ha passato! Cioè, PARLIAMONE.
Ora, voglio un attimo parlare del finale.
Qui lo dico e non lo nego: le serie asiatiche hanno un GROSSO problema con i finali. È qualcosa che ho notato fin dal mio primo amore Meteor Garden. Sono spesso poco chiari, confusionari, frettolosi, aperti, buonisti, paraculi e semplicistici.
Word of honor non fa eccezione:
1) Dopo aver esultato per le Nozze Rosse versione cinese, mi sono cascate le braccia nel vedere come il maestro di Wei Ning abbia agito per puro interesse dell’Armatura Vitrea, e non perché fosse un uomo di princìpi che voleva punire Wen Kexing per le sue malefatte. Sia mai rendere le cose interessanti e sfaccettate, meglio cadere nella banalità e scontatezza dilaganti che hanno pervaso questo drama fino all’ultimo.
2) L’Armeria bramata da tutti per tutto il drama che doveva contenere armi potenti si rivela essere un magazzino pieno di grano che possa sfamare le genti. E la manna che cade dal cielo, no?
3) Che vadano a cagare quei sette minuti A PAGAMENTO che compongono l’episodio 37, solo per vedere un riassunto della ship e i due lead che diventano immortali sulle montagne innevate.
4) Il rituale dei sei metodi di coltivazione che usano i due lead e che funziona, a quanto ho capito, solo con persone innamorate a livello romantico, è una cagata talmente immonda che mi vergogno io per la sceneggiatura.
5) A mio parere Xie'er è il personaggio migliore della serie. Non mi sarebbe dispiaciuto se gli avessero dato più spazio, e assolutamente MERITAVA DI MEGLIO SUL FINALE. Quella valanga di neve che travolge tutti senza degnarli di una decente scena di morte è qualcosa di imbarazzante.
Siccome una cosa buona questa serie l’ha fatta, ovvero mi fatto venire nostalgia e voglia di rivedere The Untamed, prima di concludere vorrei commentare le due serie.
In cosa Word of honor non è riuscita a mantenere il paragone con The Untamed:
1) LA STORIA D’AMORE
Please... Non so nemmeno da dove cominciare. Che nessuno venga a dirmi che la Wenzhuo è la nuova Wangxian perché potrei tirare fuori il bazooka.
La Wangxian era ricca e stracolma di angst, nel senso che si stava proprio male a guardarli. Il tifo che ho fatto per la Wangxian equivale a quello dei tifosi di calcio alla finale dei mondiali. La Wangxian era costruita bene, e oltre a certi momenti più spensierati e divertenti regalati dal personaggio di Wuxian, la relazione aveva un’evoluzione sapientemente e dolorosamente costruita, dove introspezione e realismo si fondevano in una combinazione che sembrava fatta di magia.
Wen Kexing e Zhuo Zishu, la Wangxian non la vedono nemmeno col binocolo.
E dovrebbero solamente imparare dalla Wangxian: laddove Zishu ha scelto il suicidio di fronte alla morte di Kexing, Lan Zhan ha scelto di continuare a vivere una vita che sicuramente sarebbe stata difficile, solitaria e costellata da sensi di colpa (quei tre anni di punizione non me li scordo, bastardi), ma allo stesso tempo una vita degna di essere vissuta: crescere Sizhui e i discepoli e vederli diventare dei giovani uomini capaci, maturi e responsabili, occuparsi del Clan Lan, stare vicino alla sua famiglia, andare in giro per il mondo non solo per cercare un possibile stralcio dell’anima di Wei Ying, ma anche per cacciare i fantasmi e andare “ovunque vi fosse il caos”.
È andato avanti. Anche senza Wuxian. Anche se travolto dai sensi di colpa. Anche se era difficile. Anche se soffriva. E non ha vissuto una vita vuota o insignificante, ma una vita che mi rende soltanto orgogliosa di lui. E quando Wuxian è tornato e Lan Zhan ha avuto la sua seconda occasione, non l’ha sprecata, ha imparato dagli errori del passato, ha agito in modo diverso tenendosi stretto Wuxian, proteggendolo, mostrandogli che stavolta era dalla sua parte, condividendo con lui gioie e pericoli.
Ecco quella che io chiamo una storia d’amore costruita e sviluppata come Dio comanda.
In confronto, la Wenzhuo è soltanto una pallida e brutta copia.
2) LA PROFONDITA’, L’INTROSPEZIONE E L’EVOLUZIONE
Questo non vale solo per la storia d’amore, ma anche per la trama e i personaggi.
Lan Zhan è il mio personaggio preferito di The Untamed, e la costruzione di questo personaggio si mangia a colazione quella di Zishu. Così come Kexing non può fare a meno di impallidire di fronte a Wuxian.
E anche per quanto riguarda le due serie in sé, Word of honor non mi ha lasciato molto a livello di messaggi importanti e riflessioni interessanti. Se penso a The Untamed mi vengono in mente cose come i prigionieri di guerra Wen e tutta l'ipocrisia dei cultori, la Yunmeng Family che ad oggi rimane una delle storyline più toccanti della serie, o i personaggi legati alla Città di Yi.
The Untamed era una serie che parlava di perdono, di famiglia, di denuncia, di ipocrisia, di lealtà, di giustizia.
Word of honor si perde per strada nelle occasioni di cui il drama stesso ha scritto le basi.
3) L’ANGST
Wangxian: frustrazione, rabbia, dolore, tristezza, amarezza, struggimento, rimpianti, dolore.
Wenzhuo: l’angst che vola come fumo al vento...
E non vale soltanto per le ship.
Vogliamo parlare del massacro al Pontile del Loto E TUTTO QUELLO CHE NE E’ CONSEGUITO? Vogliamo parlare della morte di Jin Zixuan e delle sue conseguenze? Vogliamo parlare della Città di Yi? Vogliamo parlare della questione del Nucleo d’oro? Vogliamo parlare della drammatica relazione tra Wuxian e Jiang Cheng? Vogliamo parlare di quei disgraziati degli Wen? Vogliamo parlare dei Tumuli e della Coltivazione Demoniaca?
Io soffro anche soltanto a ripensarci.
Word of honor invece, l’ho finita ieri e me la sono già dimenticata.
4) I PERSONAGGI SECONDARI
A mio parere, gli unici personaggi degni di nota di WOH sono Xie’er e suo padre/amante. Ho trovato il loro rapporto tra il malato e il morboso, e quindi interessante.
Tutti gli altri sono fuffa. A partire da Xiang a cui hanno dato una caratterizzazione semplicemente insopportabile, per passare dal principe Jin che definisce Zishu anima gemella e che seppellisce definitivamente la poca serietà di questa serie, per finire con quel ragazzino senza sostanza e senza sapore che è stato Chengling.
Di contro, alcuni personaggi secondari di The Untamed come la Signora Yu e Xue Yang, hanno saputo in pochi episodi non solo presentare la loro caratterizzazione, ma anche regalare lacrime ed emozioni indimenticabili.
Per non parlare delle nuove generazioni. In Word of honor abbiamo l’insipido Chengling e la figlia di Gao, interessante quanto una foglia in una pozzanghera. The Untamed? PFFFFFFF. Vogliamo parlare di quanto fossero adorabili i discepoli? Il piccolo tsundere traumatizzato che era Jin Ling, il simpatico romanticone Ouyang Zizhen, il vivace peperino Jingyi (my favorite). Anche il semplice Sizhui era riuscito a conquistare i cuori di tutti con il suo candore e il modo di fare genuino e allo stesso tempo maturo.
Ci sarebbero altre cose da paragonare, come la recitazione o i villain, ma non voglio infierire troppo e mi basta citare i punti importanti.
Io non mi aspettavo che Word of honor fosse il nuovo The Untamed, però, sinceramente, mi aspettavo di più. Molto di più.
Ho finito.
Ora, ultima cosa che va al di là di Word of honor. Sono demotivata e delusa. Questa serie mi ha dato una grande batosta, ma è anche vero che è tanto tempo che accuso non tanto una mancanza di voglia di vedere drama, ma più che altro la mancanza di quel brivido, di quell’eccitazione, di quel “non vedo l’ora di vedere la prossima puntata!”
Mi manca Goong. Mi manca Hotel del Luna. Mi manca The Untamed. Mi manca Memories of the Alhambra. Mi manca Live. Mi manca vedere un drama che mi prenda il cuore e lì rimanga per i mesi successivi. Mi manca una storia d’amore come quella di The Legends, che quando ci penso mi tornano ancora i brividi e le lacrime.
Il 2020 è stato l’anno dei grandi drama per me. E non è che quest’anno stia vedendo drama brutti o che mi fanno schifo. Sono belli, carini, romantici, divertenti, commoventi, ma mi manca l’innamorarmi.
#word of honor#the untamed#chinese drama#asian drama#costume drama#c drama#wei wuxian#wei ying#fantasy drama#wen kexing#zhuo zishu#simon gong#zhang zhehan
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Scatole chiuse e aperte
Diversi anni fa, su Faccialibro. Fra i miei contatti v’era costei. A giudicare dalle foto postate, carina assai. E anche simpatica. Sempre a dar retta alle apparenze che, si sa, non di rado sono insidiose. Si spacciava per francese. Forse la era pure. Ma il problema non me lo ponevo. Fatti suoi. Del resto, spesso sui social si mente su questo come su altro. Nelle chat si divertiva a stuzzicarmi. Sulle solite cose: sesso erotismo e compagnia cantante. E io - che coglione sono, ma non proprio cretino - stavo al gioco. Un giorno ha cercato di andare oltre. Tu ci verresti a letto con me e con mio marito? Senza pensarci un secondo, la mia replica. Ah, se mi garantisci che lui è etero, possiamo discuterne. Non solo ha evaso la risposta. Ma ha perfino cambiato domanda. Dopo un po’, abbiamo cessato di essere sodali sul social. Cerchiamo di capirci: questa era una perfetta sconosciuta. Per quanto ne sapevo avrebbe anche potuto essere uno di quegli uomini con identità multipla (su Faccialibro ce n’erano e mica pochi, all’epoca). Senza contare che nemmeno mi aveva detto dove viveva, cosa faceva per (soprav)vivere... No, no. Capirai, io a scatola chiusa prendo solo libri e film. E anche lì le mie brave inculate ogni tanto me le porto a casa. Poche, per fortuna. Ma pur sempre inculate.
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Uno spoiler: Adewale Hassan e Abu Omar Hassan si rivelano essere in realtà fratelli minori di Ahmad al-Sufyan quindi significa che loro sono biologicamente dei Sufyan tuttavia Abu Omar sostituisce temporaneamente Ahmad fino a quando lui non tornerà stabile, Yehudah tuttavia in questo periodo di Abu Omar potrebbe avere degli intralci e non solo da lui ma anche da Saeed Bin Saeed, uno dei tanti falsi Messia ma penultimo.
Passando invece a uno dei 27 figli di Ibrahim di cui la sua identità è per ora sconosciuta,si rivela anche di essere un cugino dei Sufyan dalla parte materna.
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