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Il laboratorio del dottor Leng: un nuovo thriller di Preston & Child. Recensione di Alessandria today
“Il laboratorio del dottor Leng” è l'ultimo avvincente capitolo della celebre serie thriller di Douglas Preston e Lincoln Child, che verrà pubblicato in Italia il 7 maggio 2024.
Pendergast e l’incubo del passato che non muore mai “Il laboratorio del dottor Leng” è l’ultimo avvincente capitolo della celebre serie thriller di Douglas Preston e Lincoln Child, che verrà pubblicato in Italia il 7 maggio 2024. In questa nuova avventura, l’agente dell’FBI Aloysius Pendergast affronta un viaggio nel tempo per salvare una persona a lui cara e sventare un piano criminale che…
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INOLTRE
Prima di liberare Auschwitz, gli UPA o nazi-ucraini si dedicarono allo sterminio della minoranza polacca in Ucraina: I massacri di polacchi in Volinia e in Galizia orientale furono compiuti nella Polonia occupata dai tedeschi
dall'esercito insurrezionale ucraino con il sostegno di parti della popolazione ucraina.
Il picco dei massacri avvenne nel luglio ed agosto del 1943 e la maggior parte delle vittime furono donne e bambini, indipendente dall'età o dal sesso furono torturate prima di essere uccise; i metodi includevano lo stupro, lo smembramento e il rogo. Le azioni dell'UPA provocarono circa 100.000 morti.
Secondo lo storico Snyder la pulizia etnica fu un tentativo ucraino di impedire alla Polonia del dopoguerra di affermare la propria sovranità sulle aree a maggioranza etnica ucraina. Per gli storici Komański e Siekierka gli omicidi erano direttamente collegati alle politiche della fazione di Stepan Bandera dell'organizzazione dei nazionalisti ucraini (OUN-B) e del suo braccio
militare: l'Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA), il cui obiettivo, come proclamato nella conferenza del OUN-B del '43 era di eliminare tutti i non ucraini dal futuro stato ucraino.
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L'incredibile storia del pastore sardo condannato all'ergastolo per tre omicidi a causa di testimonianze influenzate dai poliziotti. L'avvocato Trogu racconta cosa ha portato all'apertura del processo di revisione e alla sua liberazione
Trentadue anni in carcere da innocente. Il prossimo 19 dicembre, salvo sorprese, gli italiani verranno a conoscenza del più grave errore giudiziario della storia del nostro paese. Protagonista, suo malgrado, è Beniamino Zuncheddu, ex allevatore di Burcei (Cagliari) di 58 anni, di cui 32 trascorsi in carcere a causa di una condanna definitiva all’ergastolo per la cosiddetta “strage del Sinnai”: un triplice omicidio avvenuto l’8 gennaio del 1991, quando sulle montagne di Sinnai furono uccisi tre pastori e una quarta persona rimase gravemente ferita.
Inizialmente le indagini non portarono a nessun risultato. L’unico superstite e testimone oculare, Luigi Pinna, riferì agli inquirenti di non aver potuto riconoscere colui che aveva sparato perché aveva una calza da donna sul volto ed era notte. Un pastore della zona disse invece di aver saputo di minacce da parte di Zuncheddu nei confronti di uno degli allevatori uccisi, ma di non aver mai assistito a queste. Tutto cambiò nel giro di un mese e mezzo. “Il cambio di versione di entrambi i soggetti avvenne a seguito dell’opera di convincimento da parte di un poliziotto”, racconta al Foglio l’avvocato Mauro Trogu, che nel 2016 ha preso in carico la difesa di Zuncheddu portando all’apertura di un processo di revisione. “Nel febbraio del 1991 – racconta – entrambi i soggetti cambiarono improvvisamente versione, dicendo a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro di aver visto in faccia chi aveva minacciato uno degli allevatori uccisi e chi aveva sparato: Beniamino Zuncheddu”. Zuncheddu fu condannato all’ergastolo. Ha trascorso gli ultimi 32 anni nelle carceri sarde di Badu ’e Carros, Buoncammino e Uta.
Il destino del pastore sardo sembrava ormai segnato, fino a quando nel 2019 l’avvocato Trogu, attraverso le sue indagini difensive, è riuscito a convincere l’allora procuratrice generale di Cagliari, Francesca Nanni, ad aprire un processo di revisione per esaminare le nuove prove a sostegno dell’innocenza di Zuncheddu. “Nell’estate del 2019 la dottoressa Nanni giunse alla conclusione che gli omicidi erano collegati a un sequestro di persona che si era consumato in quella zona nello stesso periodo – spiega Trogu –. C’erano delle strane coincidenze spazio-temporali tra i due delitti. Questi elementi, per esempio il fatto che gli autori della strage apparivano essere più di uno, sarebbero risultati molto utili nel processo a carico di Beniamino, ma non vennero mai presi in considerazione”.
Riaperto il caso, la procura autorizzò nuove intercettazioni ambientali nei confronti del superstite Luigi Pinna dalle quali emersero ammissioni e anche parziali pentimenti sull’accusa rivolta oltre trent’anni prima nei confronti di Zuncheddu. L’ammissione definitiva, tuttavia, è giunta lo scorso 14 novembre nell’udienza del processo di revisione. Pinna ha infatti riferito che all’epoca un poliziotto, Mario Uda, gli mostrò una foto di Zuncheddu prima di essere interrogato dal magistrato. “E’ lui il colpevole”, disse il poliziotto a Pinna, indirizzando le indagini. Pinna accusò così proprio Zuncheddu.
Queste testimonianze hanno indotto la corte d’appello di Roma, dove si sta tenendo il processo di revisione, a concedere dieci giorni fa a Zuncheddu la sospensione provvisoria dell’esecuzione della pena. Dopo 32 anni di carcere, il pastore sardo è tornato in libertà, in attesa che il 19 dicembre i giudici mettano definitivamente la parola fine sulla sua incredibile vicenda giudiziaria.
“Dopo la scarcerazione ho trovato Zuncheddu felice come non lo avevo mai visto”, rivela Trogu. “Le dico la verità. Tra luglio e agosto di quest’anno ho avuto molta paura per le sorti di quest’uomo, perché ha avuto un crollo psicologico preoccupante. In quel momento ho interessato la garante dei detenuti della Sardegna, Irene Testa, anche perché far muovere il servizio sanitario in carcere non è mai facile. Ha vissuto dei mesi di grande pesantezza. Con la scarcerazione c’è stato un ribaltamento. Ora quando lo chiamo ride per un nonnulla, è proprio felice”.
Trogu si dice “molto contento di vedere Beniamino così”, ma non si sente un eroe, anzi: “Continuo ad avere il rimorso di non essere riuscito a fargli ottenere la libertà prima. Ho chiesto la scarcerazione dal novembre 2020 e sento che gli sono stati rubati altri tre anni di libertà senza motivo”.
Trogu aspetta comunque fiducioso la sentenza del 19 dicembre. Nell’ordinanza con cui hanno concesso la sospensione provvisoria dell’esecuzione della pena, i giudici hanno infatti scritto che sono ormai “realtà processualmente accertata” sia “il fatto storico dell’avere” il poliziotto “segretamente mostrato a Pinna la fotografia di Zuncheddu”, sia “l’aspetto dell’avere indotto Pinna a sostenere che quello era lo sparatore da lui visto in viso e a tacere che aveva già visto quella fotografia”. Insomma, i presupposti per vedere confermata la caduta delle accuse contro Zuncheddu ci sono tutti.
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Ucciso ad aprile del 2003 con un singolo colpo di pistola al petto...
Ucciso nel luglio del 2004, con un attacco alla sua auto in pieno stile mafioso...
Uccisa a ottobre del 2006 da alcuni sicari...
Con l’omicidio di Alexander Litvinenko, gli omicidi brutali in stile regolamento di conti mafioso diminuiscono, lasciando il posto a metodi più sottili e simili a quelli da film sullo spionaggio...
Uccisi entrambi nel 2009, erano due collaboratori di Anna Politkovskaya...
Prima rapita e poi trovata morta nel luglio 2009 in un bosco...
Trovato morto nel 2013, chiuso nel bagno della sua casa in Regno unito...
Ucciso nel 2015 con quattro colpi di pistola alla schina, a due passi dal Cremlino...
Ucciso a Washington nel novembre 2015 con un colpo alla testa...
Nell’ultimo anno, a seguito dell’invasione dell’Ucraina, gli omicidi misteriosi ai danni di manager collegati alla Russia si sono moltiplicati...
Come Rapoport, anche Ravil Maganov aveva criticato apertamente l’invasione dell’Ucraina e come lui è morto in circostanze misteriose...
Morto anche lui a seguito di una caduta, questa volta dalla finestra di un hotel a Rayagada, in India...
L’ultimo a essere, probabilmente, epurato per aver sfidato Putin è l’ormai ex capo dei mercenari Wagner...
Alexei Navalny è morto il 16 febbraio 2024. Il leader dell’opposizione a Vladimir Putin...
Davvero una serie avvincente. Consiglio. La prima stagione un pò così, ma poi cresce molto...
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Da giurista vi spiego perché la condanna a Mimmo Lucano è oggettivamente abnorme Cosa possiamo capire leggendo il dispositivo della sentenza contro Mimmo Lucano? Come si è giunti ad irrogargli una condanna di 13 anni e 2 mesi (quasi il doppio di quanto chiesto dall'accusa)? Quali gli elementi emersi contro di lui dal dibattimento? Sono questi gli interrogativi che, all'indomani di un verdetto definito da molti sproporzionato e abnorme ed in attesa di leggere le motivazioni, tutti si pongono. Lucano è stato assolto dal reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e dagli altri reati ad esso collegati, ma è stato condannato per alcune ipotesi di falsità in certificazioni e per i reati contro la pubblica amministrazione, la fede pubblica ed il patrimonio (peculato, abuso d'ufficio, truffa e turbativa d'asta), associazione a delinquere. Su questi reati, il collegio non sembra aver tenuto conto delle considerazioni fatte prima dal TAR e poi dal Consiglio di Stato nell'accogliere il ricorso proposto contro la revoca dei finanziamenti pubblici al comune di Riace. Lucano è stato ritenuto promotore di un'associazione per delinquere: un capo anomalo, dato che è emerso dalle stesse dichiarazioni del comandante della GdF che non si sia mai messo in tasca un solo euro e che abbia ostinatamente rifiutato qualsiasi altro ipotetico tornaconto, come diverse candidature politiche. Di più, sia il GIP, che aveva adottato la misura cautelare nei suoi confronti in relazione all'accusa di turbativa d'asta, sia il Riesame, che aveva annullato la misura parlando di "quadro indiziario inconsistente", avevano affermato che le accuse di peculato e di abuso d'ufficio non trovavano alcun riscontro nelle indagini. L'accusa di turbativa d'asta, poi, ha dell'inverosimile: la condotta illecita consiste, secondo i giudici, nell'aver affidato un servizio di raccolta dei rifiuti a due cooperative non iscritte nell'albo provinciale previsto dal Testo Unico, albo che - come è emerso - non esisteva. Che dire, poi, della quantificazione della pena? Il Tribunale ha escluso l'unicità di disegno criminoso (continuazione) tra le due tipologie di reati ed ha sommato le pene inflitte per ciascun gruppo (10 anni e 4 mesi + 2 anni e 6 mesi). Lo ha fatto aumentando la pena base per il peculato (4 anni) quasi fino al triplo, cioè nella misura massima consentita e senza riconoscergli alcuna attenuante, sebbene Lucano sia incensurato, tanto meno quelle generiche che sarebbero state pienamente giustificate dalla comprovata finalità di accoglienza che nessuna prova, nel corso del processo, ha mai smentito. Un trattamento sanzionatorio ancor più abnorme, se soltanto si considera che le attenuanti generiche sono state frequentemente riconosciute per reati efferati, come omicidi e violenze carnali. Il quadro che emerge da questa condanna è quello di un'esasperazione intransigente di una condotta che, tentando di superare i formalismi manichei della burocrazia e la colpevole inerzia di uno Stato latitante, miri a realizzare un sistema di accoglienza e solidarietà che proprio lo Stato dovrebbe garantire. Aldo Luchi
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Il talentuoso Vice Deck si allea con un giovane ma talentuoso Detective Baxter per catturare un serial killer. Deck è famoso per la sua capacità di prestare attenzione alle piccole cose che contano per le indagini, ma la sua riluttanza a seguire le regole lascia Baxter con una scelta difficile. Allo stesso tempo, Deku deve affrontare gli oscuri segreti del suo passato.
In tutti questi passaggi, l'uscita del 29 gennaio di Hancock The Little Things, un fantastico thriller di ritorno al passato con tre spettacoli da non perdere. La Warner Bros continua a negoziare nel tentativo di placare Denzel Washington, Rami Malek e Jared Leto, il trio di vincitori di Oscar che sono rimasti colti di sorpresa dopo aver concluso il film. Lo studio ha bisogno di loro per promuovere il successo della sua prima versione ibrida HBO Max / teatrale. Qui, Hancock spiega perché ci è voluto così tanto tempo per realizzare questo agghiacciante mistero di omicidio, e come sta riconciliando il colpo della WarnerMedia come l'ultima sfida in un viaggio di tre decadi che si è riunito con il miglior cast che avrebbe potuto immaginare. Washington e Malek recitano nei panni di poliziotti eccessivamente ossessionati che danno la caccia a un sospetto in una serie di brutali omicidi seriali, concentrandosi su un sospetto che ama giocare con i suoi inseguitori. Tutto questo accade nel 1990, prima che i progressi tecnologici come il DNA, i computer collegati a Internet e persino i telefoni cellulari cambiassero la natura del lavoro di polizia. DEADLINE: Quanto tempo ci è voluto per portare questo thriller serial killer The Little Things al suo status di primo film della Warner Bros del 2021 che sarà presentato in anteprima su HBO Max non appena uscirà nelle sale americane? JOHN LEE HANCOCK: L'ho scritto prima di Se7en. L'altro giorno mi sono imbattuto in una bozza che diceva che era stata registrata per la prima volta presso la Writers Guild nella primavera del 1993. L'ho scritta subito dopo A Perfect World. DEADLINE: Per te da dirigere? HANCOCK: No. Un mondo perfetto era uscito, con Clint Eastwood. Non stavo ancora dirigendo. Avevo un contratto per tre film alla Warner Bros basato su A Perfect World e uno di questi era un contratto per film ciechi con Steven Spielberg. A quel tempo, Steven era attaccato per un po 'e poi ha sentito che era troppo buio per lui. Aveva appena fatto Schindler's List e voleva fare qualcos'altro. Clint è stato attaccato per un po ', ho discusso molte cose con Warren Beatty, poi Danny DeVito quando dirigeva molto. Ho iniziato a dirigere seriamente con The Rookie intorno al 2002. Mark Johnson era sempre stato il produttore, e veniva da me ogni due anni circa quando qualcuno era interessato. Avrebbe chiesto, vuoi dirigerlo? All'epoca avevo bambini piccoli e non ero sicuro di voler vivere in quel posto buio per due anni. Poi ho avuto conversazioni con due amici, Scott Frank e Brian Helgeland, entrambi grandi fan della sceneggiatura, e mi hanno incoraggiato a dirigerla. Hanno adorato la sceneggiatura. Così sono tornato indietro e l'ho letto. Non sapevo se la Warner Bros sarebbe stata necessariamente interessata a realizzarlo. Ma lo possedevano e non c'era materiale sottostante. Era qualcosa che avevo inventato e, allora, non mi pagavano molto per scriverlo. Quindi non c'erano molti soldi contro. Avevo appena fatto un film per Netflix e ho pensato che se la Warner Bros non vuole farlo, Netflix potrebbe, e la Warner Bros potrebbe lasciarmi andare da lì. Poi, la Warner Bros lo lesse; Courtenay Valenti era l'unico che era ancora in giro da allora a leggerlo prima. Ha detto, prima ancora di considerare di regalarlo a turno, dobbiamo leggerlo tutti. Due settimane dopo, Courtenay tornò e disse: Ho cattive notizie e buone notizie. Tutti hanno adorato la sceneggiatura, ma se non ce la faranno, non sono sicuro che la lasceranno uscire dalle mura. Poi ha avuto una vita propria dopo 30 anni, e la prossima cosa che sai che stavamo facendo. SCADENZA: Cosa significa "una vita propria"? HANCOCK: Beh, nessuno l'ha letto da molto tempo. La prima tappa è stata Denzel. Avevo una relazione perché avevo riscritto su Magnificent Seven e inoltre ero stato in Sud Africa con Denzel, facendo riscritture su Safe House. Abbiamo avuto un rispetto reciproco e abbiamo passato molto tempo in una stanza insieme a parlare di storie. Quando la Warner Bros ha chiesto a Mark Johnson e io: "Chi ti piacerebbe interpretare Joe Deacon?" - ne abbiamo parlato e abbiamo detto: "Denzel sarebbe fantastico." Ha letto la sceneggiatura, ne abbiamo parlato e ha detto: "Facciamolo". Era troppo bello per essere vero. Il passo successivo è stato chi interpreterà Jim Baxter, e Denzel e io abbiamo pensato che Rami Malek sarebbe stata una scelta interessante. Rami ha detto di sì. Ho avuto una piccola relazione con Jared Leto, che era un fan di un film che avevo diretto, The Founder ... DEADLINE: Il dramma in cui Michael Keaton ha interpretato il pioniere d'acciaio di McDonald's Ray Kroc. Il modo in cui quel film fantastico non ha tenuto conto della corsa agli Oscar l'anno in cui è uscito è un enigma, anche se si diceva che Harvey Weinstein non avesse i soldi per spingerlo adeguatamente ... HANCOCK: Quel film è una tragedia separata con Harvey Weinstein. Tutti dicevano, è al verde, è al verde, e hanno continuato a spostarlo e spostarlo, e poi abbiamo scoperto in seguito perché era al verde. Ma Jared era un grande fan e aveva detto: "Sono più interessato a fare la mia musica ora, ma se hai qualcosa ..." Cappello in mano, sono andato da Jared e gli ho detto: "Non è il protagonista, ma un parte importante." L'ha letto e ha detto di sì. La prossima cosa che sai, abbiamo tre vincitori di Academy Award, abbiamo fissato una data di produzione e siamo andati in preparazione.
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Ecco perché l’Amazzonia è un territorio di morte
Nel documento finale del Sinodo si accenna ai drammi e crimini orribili diffusi in Amazzonia, ma dando spiegazioni generiche e imprecise per una realtà che interessa ben 9 Paesi. La terra si sta sì “dissanguando”, ma la colpa non è proprio delle multinazionali, come sostiene la vulgata socialista, bensì dell’azione impunita di gruppi criminali locali (Farc comprese). Che controllano non solo le miniere illegali ma tutta una serie di traffici, spesso sfocianti in bagni di sangue.
di Marinellys Tremamunno (10-11-2019)
Il Sinodo sull’Amazzonia è finito, ma la situazione è tutt’altro che positiva. Paradossalmente, dopo un mese nell’occhio del ciclone, la foresta amazzonica appare ancora oggi come un territorio abbastanza sconosciuto, solcato da tanti miti e leggende urbane che da questa parte dell’oceano rendono difficile la sua comprensione. E, giustamente, il documento finale approvato dai Padri sinodali ha fatto appello per la difesa di questo ���cuore biologico” (paragrafo 2), considerando che contiene una delle biosfere geologicamente più ricche al mondo; tuttavia, è altrettanto importante capire che si tratta anche di un “luogo di dolore e violenza” (paragrafo 10).
Nonostante l’immagine romantica del territorio che il Sinodo ha voluto vendere, il documento finale non ha potuto nascondere il dramma umano lì presente: “malattie derivate dall’inquinamento, traffico di droga, gruppi armati illegali, alcolismo, violenza contro le donne, sfruttamento sessuale, tratta di esseri umani, vendita di organi, turismo sessuale, e assassinii” (paragrafo 10).
Quali sono le cause di questo inferno? “Dietro ci sono gli interessi economici e politici dei settori dominanti, con la complicità di alcuni governanti e alcune autorità indigene”, si legge nel documento finale (paragrafo 10). Una risposta alquanto generica e imprecisa, per una realtà così complessa e grande che comprende nove Paesi sudamericani (6.7 milioni di km²), per cui è bene presentare un elenco dei problemi più gravi che affrontano gli abitanti dell’Amazzonia e le loro cause. Una chiave di lettura obbligata per capire perché l’Amazzonia è un territorio che genera morte.
La quotidianità in Amazzonia è, in gran parte, una cronaca di orrore. L’11 giugno è stato ucciso il sindacalista Carlos Cabral Pereira a Rio María, nel sud dello Stato di Pará (Brasile), dopo che aveva denunciato pubblicamente le minacce contro di lui. È il terzo presidente dell'Unione dei lavoratori rurali di Rio María assassinato. Lo scorso luglio, è stato trovato morto il “cacique” Emyra Waiapi, dopo che i minatori illegali armati avevano invaso un villaggio indigeno nello Stato di Amapá (nord del Brasile). La terra dell’etnia Waiapi, che si trova a circa 200 km dalla Guyana Francese, è ricca di oro, manganese, ferro e rame.
Il Brasile comprende il 70% dell’Amazzonia e non a caso occupa il primo posto nella lista dei Paesi con il più alto numero di omicidi causati da conflitti rurali nel mondo, con una cifra di 1.678 cittadini uccisi tra il 1985 e il 2003 e 57 solo nell’anno 2017. Il rapporto della Commissione pastorale della Terra di Brasile (CPT) mette in evidenza la lotta per la terra amazzonica: il 49% dei 1.489 conflitti registrati nel 2018 nelle campagne del Brasile si è verificato nella regione amazzonica e, delle 960.630 persone coinvolte, il 62% (599.084) sono abitanti dell’Amazzonia.
In questa lotta, i “garimpeiros” emergono come saccheggiatori della foresta alla ricerca dell’oro. L’attività mineraria illegale ha distrutto migliaia di ettari dal Perù, passando attraverso l’Ecuador, la Colombia, il Brasile e arrivando fino al Venezuela. In alcuni territori cercano l’oro manualmente, in altri usano persino macchine industriali, lasciando veri crateri in mezzo al bosco.
Oltre alla devastazione ambientale, c’è anche l’inquinamento per il mercurio e l’arsenico, usati come amalgama per separare l’oro dagli elementi di scarto, che contaminano l’acqua e i frutti della natura, causando gravi danni neurologici e malformazioni ai bambini. Lo ha confermato uno studio realizzato nel 2016 dalla Fondazione Oswaldo Cruz (Fiocruz) e dall'Istituto Socio-Ambientale (ISA): in alcuni villaggi della etnia “Yanomami” il tasso di contaminazione da mercurio raggiunge il 92%.
In Brasile, ci sono almeno 453 miniere illegali, secondo la mappa presentata dalla Rete Amazzonica di Informazione Socio Ambientale Georeferenciada (RAISG). Ma in Venezuela, dove si trova l'85% dell’attività mineraria illegale, la RAISG ha conteggiato almeno 1.781 miniere all’inizio di quest’anno. Da evidenziare che ogni miniera può comportare la devastazione da due fino a dieci ettari e, al tempo stesso, porta con sé violenza, narcotraffico, prostituzione, malattie e tanto degrado sociale.
Tutto ciò sotto la protezione della guerriglia colombiana. Il governatore dello stato “Amazonas”, Liborio Guarulla, membro dell’etnia “Baniva”, lo ha confermato all’agenzia Reuters, sottolineando che le Farc si nascondono in territorio venezuelano, con il beneplacito delle forze armate venezuelane. “Quando gli indigeni si lamentano, vengono immediatamente repressi”, ha affermato Guarulla e ha spiegato che i 20.000 indigeni “Yanomami” che abitano nella foresta venezuelana sono diventati schiavi dei “garimpeiros”.
C’è una vasta rete di crimine organizzato che controlla non solo le miniere illegali, ma anche il taglio illegale del legno, venduto poi all’Europa. Così la foresta primaria viene tagliata e deturpata, aprendo la strada a ulteriori attività di allevamento e di agricoltura estensiva. L’aveva denunciato nel 2015 Greenpeace e lo scorso settembre lo ha confermato il rapporto della Human Rights Watch. “Queste reti criminali hanno la capacità logistica di coordinare tutte le fasi, dall’estrazione del legname su larga scala alla lavorazione e consegna ai mercati nazionali ed esteri”, si legge nel documento di 169 pagine. Secondo l’indagine, i gruppi criminali che operano nel territorio amazzonico sono riusciti a creare un esercito di miliziani che garantiscono impunità e lasciano una lunga scia di sangue che nell’ultima decade ha prodotto almeno 300 morti. Sono i dati ufficiali dei registri della Commissione pastorale della Terra e della Procura generale del Brasile. La realtà potrebbe essere ancora più macabra.
Quindi la colpa non è proprio delle multinazionali, come ha voluto evidenziare la vulgata sinodale: «La terra ha sangue e si sta dissanguando, le multinazionali hanno tagliato le vene alla nostra “Madre Terra”. Vogliamo che il nostro grido indigeno venga ascoltato da tutti», si legge nell’Istrumentum Laboris (paragrafo 17). Quindi è vero, la terra si sta “dissanguando”, ma per l’azione impunita di gruppi criminali locali, che si avvalgono della corruzione, spesso governativa, per controllare il vasto territorio amazzonico.
Così l’Amazzonia naviga tra la vita e la morte, tra la sua esuberante bellezza naturale e i soliti discorsi socialisti contro le multinazionali. Infine, l’Amazzonia è un territorio stigmatizzato dalla disinformazione: “In Europa, pochi sanno che l'Amazzonia è altamente urbanizzata. Che la luce elettrica è arrivata prima a Manaus che a Rio de Janeiro. Che si fabbricano i microchip. Che i bambini sono collegati ai social network. Che l’elemento urbano, le strade, le magliette, le bottiglie di soda, sono presenti in quasi ogni angolo. Il mito dell'esotismo, di quell’angolo di tribù vergini e biodiversità, è solo quello, un mito”, ha affermato in un’intervista il giornalista Bernardo Gutiérrez, autore del libro “Calle Amazonas”.
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Il video del sospetto serial killer che zoppica: "Cinque omicidi sono collegati"
Il video del sospetto serial killer che zoppica: “Cinque omicidi sono collegati”
Secondo le autorità della California ha commesso almeno cinque delitti e un sesto caso è al vaglio. Le immagini sono state… Sei omicidi in sette mesi e il sospetto che si tratti di un serial killer. La comunità di Stockton, in California, è sotto choc. Le preoccupazioni sono aumentate lunedì, quando le autorità hanno confermato il… Read MoreMondoToday
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Dopo 22 anni di carcere da innocente, picchiato e torturato per confessare un omicidio mai commesso, Giuseppe Gulotta chiede un maxirisarcimento all’Arma e allo Stato italiano.
Per la prima volta, nella storia italiana, viene citata l’Arma dei carabinieri per responsabilità penale nella richiesta di un risarcimento di oltre 66 milioni di euro per il danno esistenziale da errore giudiziario subito da Giuseppe Gulotta, vittima di uno degli errori giudiziari più gravi della storia della Repubblica.
L’atto è stato depositato al Tribunale di Firenze dagli avvocati Baldassarre Lauria e Pardo Cellini, che lo hanno assistito sin dal processo di revisione. Vengono citati, tra gli altri, la presidenza del Consiglio, il ministero dell’Interno, il ministero della Difesa e il ministero dell’Economia. Ad aprile del 2016, ricordiamo, la vittima da errore giudiziario, è riuscito ad ottenere sei milioni e mezzo di euro di risarcimento per aver trascorso 22 anni in carcere da innocente.
Per decenni era stato considerato un assassino, dopo che lo hanno costretto a firmare una confessione con le botte, puntandogli una pistola in faccia, torturandolo per una notte intera. Si era autoaccusato: era l’unico modo per farli smettere. Ricordiamo che Giuseppe Gulotta oggi ha 60 anni. Quando ne aveva appena 18, nel 1976, è stato accusato di aver ucciso due giovani carabinieri che dormivano nella caserma Alkmar di Alcamo Marina, in provincia di Trapani. Arrestato, è stato costretto sotto tortura a confessare un reato mai commesso.
Chi fece il suo nome? Dopo quella strage, una Fiat, correndo ad alta velocità, si schianta tra due muri. Interviene una gazzella dei carabinieri nelle vicinanze. L’uomo è armato, si chiama Giuseppe Vesco, ha 22 anni. Gli viene sequestrata una pistola calibro 7,65, stesso calibro di quella che ha fatto fuoco sui carabinieri di Alkamar. Vesco viene arrestato e trasportato in caserma ed ammanettato ad un termosifone. Il ragazzo, sotto ordine del comandante, viene massacrato di botte da altri carabinieri. Il brigadiere Renato Olino sente le urla di Vesco, protesta con il suo comandante, ma non viene ascoltato. Nel pomeriggio Vesco viene denudato, viene fatto sdraiare su delle grandi casse e legato da braccia e gambe. Viene messo un imbuto nella bocca del ragazzo e, tappato il naso, viene costretto ad ingoiare ingenti quantità di acqua e sale. Dalla bocca di Vesco devono uscire fuori necessariamente dei nomi. Non avendo successo con litri di acqua e sale, viene eseguita la successiva atrocità: vengono collegati ai testicoli di Vesco degli elettrodi, collegati ad un generatore di corrente. Dopo un interminabile supplizio di acqua e sale e scariche elettriche, il ragazzo, esausto, pronuncia quattro nominativi: Giovanni Mandalà, i minorenni Gaetano Santangelo e Vincenzo Ferrantelli, compreso il diciottenne Giuseppe Gulotta. Al processo di primo grado, Gulotta, è stato assolto per insufficienza di prove, ma dopo vari gradi di giudizio è stato definitivamente condannato all’ergastolo nel 1990. Con lui furono accusati innocentemente degli omicidi altri quattro ragazzi, nomi citati da Vesco sotto tortura. Due fuggirono in Brasile per scampare al verdetto, uno venne ritrovato impiccato in cella, un altro ancora morì di tumore in carcere, privato delle cure in ospedale perché ritenuto un pericoloso ergastolano.
Dopo 36 anni, di cui 25 trascorsi dietro le sbarre, Gulotta ha ottenuto la revisione del processo grazie alla confessione dell’ex brigadiere Olino. È stato assolto definitivamente nel 2012. Poi, nel 2016 riuscì ad ottenere un primo risarcimento di 6,5 milioni di euro, la cifra più alta che lo Stato italiano abbia mai sborsato per riparare a un errore giudiziario. Ora chiede il risarcimento per il danno esistenziale da errore giudiziario, sì perché tale richiesta rappresenta un caso emblematico dello “sconvolgimento esistenziale” che ha procurato l’intera vicenda. Ci sono due aspetti che sono contenuti nella richiesta: il primo riguarda la responsabilità dello Stato per non aver codificato negli anni il reato di tortura; mentre il secondo è quello che attiene agli atti di tortura avvenuti in una sede istituzionale da personale appartenente all’Arma che ha generato un gravissimo errore giudiziario.
Damiano Aliprandi
da i dubbio
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Trama: 📖 L'agente speciale dell'FBI Rose Blake ha affrontato il Male ed è sopravvissuta. Ma ora è tormentata dai sensi di colpa per il fallimento della sua missione sotto copertura. Non riesce a liberarsi dei ricordi dell'incontro con lo spietato serial killer che ossessiona i suoi incubi: Shane Koenig è un assassino con un'immaginazione terrificante e un'intelligenza fuori dal comune. Ed è sempre un passo avanti a lei. Rose sa bene che è solo questione di tempo prima che torni a uccidere. Finalmente un nuovo caso sembra essere l'occasione ideale per distrarsi: deve indagare su un uomo arso vivo a causa di un congegno tecnologico. Non è il genere di caso che normalmente viene assegnato all'FBI, ma non c'è niente di ordinario in questa morte. Man mano che Rose scava a fondo, si trova immersa in un mondo simile a quello dei videogiochi di suo figlio. Ma quando il tuo avversario è un assassino, si tratta di un gioco molto pericoloso... . . . Recensione: Dopo aver perso il criminale Shane Koenig , grazie a tre nuovi omicidi l'agente speciale dell'FBI Rose Blake ritorna in pista, ma non lo sa ancora che gli omicidi sono tutti collegati tra di loro. E questo mi ha fatta rimanere incollata al libro senza smettere neanche un attimo. Un thriller che fa riflettere di quanto possa essere facile hakerare un telefono, computer, tablet qualsiasi cosa insomma e quante cose possano succedere senza che noi lo sappiamo. Per non parlare dell'intelligenza artificiale e di quanto si sta avvicinando al mondo reale, questo fa veramente paura. 4,5 ⭐ #lultimotestimone #simonscarrow #leefrancis #libribelli #librimaniabookblog #librisulibri #librithrilleritalia #libridaleggere #librichepassione #libriconsigliati #bookblogger #booklife #bookstagramitalia #bookphotography #bookblog #bookobsessed #bookcommunity (at Thriller) https://www.instagram.com/p/CeivUzBMmfI/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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"La notte dell'assassino" di Alessandra Nucida. Da non perdere!
“La notte dell’assassino” di Alessandra Nucida. Da non perdere!
Sinossi: “La notte dell’assassino” è un thriller psicologico, in cui le indagini ufficiali sono sullo sfondo e a cercare il colpevole degli omicidi sono i diversi personaggi che si improvvisano detective. La vicenda inizia venti anni prima: nel prologo, Maria, una donna testimone di un crimine atroce, viene investita da un misterioso pirata della strada. Venti anni dopo nuovi delitti, collegati…
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👉 Domenica 5 Dicembre 2021 #ONLA_Events & #Genesis_Ristopub presentano // #Cena_Con_Delitto \\ IL GRINCH Una storia che ha dell’incredibile. Una serie di omicidi, tutti collegati al mondo del Natale, hanno gelato l’intera opinione pubblica, ma l’ultimo assassinio mina il già facile equilibrio del mondo del Natale. Ne parlano i giornali, le radio, i social network, ma chi può essere il serial killer ? Benvenuti a CHINONSO, benvenuti nella “tana del Grinch”. Dove possiamo trovare l’assassino del Natale se non a casa del Grinch? Metti alla prova le tue doti investigative: fiuta gli indizi, non lasciarti ingannare dai depistaggi, individua il movente, l’arma del delitto, ricostruisci la scena del crimine e ferma l’assassino prima che possa commettere ancora orrendi misfatti! Cena con delitto, il vero protagonista sei tu! MENÙ •Tagliere di salumi e formaggi •Orecchiette salsiccia e cime di rapa •Spezzatino di vitello •Calice di vino PREZZO: 25€ 🍝🍝🍝🍗🍗🍖🍖🍰🍰 👉 PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA 👉 START 20.30 'TILL END 🏘️ Genesis Ristopub 🛣️ via Cardito 42/A / Ariano Irpino 📱 329 3423373 📨 [email protected] 🎬 Art Director: #ONLA_Events #onenightloveaffair #onlaevents #salernocoast #salerno #salernocity #salernolucidartista #salernobynight #movidasalerno #cenacondelitto #cenagourmet #campaniaeventi #cenacondelitto (presso Genesis RistoPub - Pizzeria) https://www.instagram.com/onenightloveaffair/p/CXGTI7GMmcf/?utm_medium=tumblr
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Pensate veramente che vi dicono la verità??
Nella ricorrenza dell’assassinio di Moro – 9 maggio – si ripropongono le iniziative più strampalate, come questa della destra di Fratelli d’Italia il cui presidente del neo nato intergruppo parlamentare, Federico Mollicone lancia la proposta di una ennesima Commissione d’inchiesta per trovare la Verità.
0rbene questa proposta, a nostro avviso, poco c’entra con la ricerca della “verità” sul caso Moro, basta leggere le parole dello stesso Mollicone:
« "indagare su Moro non può che passare dalle indagini sul Lodo Moro, l’accordo per la santuarizzazione del territorio italiano contro gli attentati dei palestinesi">>.
E ancora: « "Il Lodo Moro è la vicenda del dopo guerra italiano e della guerra fredda italiana. Dai documenti americani che si stanno via via desecretando potremo avere forse dei nuovi tasselli di questo mosaico">>.
E’, infatti, evidente che questa iniziativa, non è altro che un buttare il caso Moro nelle fauci di una falsa pubblicistica che esagerando le vicende del Lodo Moro, l’accordo per il transito di armi e palestinesi sul nostro paese in cambio della dispensa di attentati che potevano coinvolgerci, che in realtà è solo un dettaglio della vicenda Moro, ha ben altri fini.
Si ha qui la riproposizione, pura e semplice, della stessa manovra, fallita, che a suo tempo venne intentata per spacciare la strage di Bologna come una strage Palestinese.
E non è un caso che l’iniziativa sia partita da Fratelli d’Italia il fedele partito di Israele a cui più volte ha esternato solidarietà.
Piuttosto che del Lodo Moro, ci si parli dei vantaggi, all’ombra della stessa Cia, e delle protezioni che aveva nel nostro paese il Mossad, il servizio segreto israeliano, ne accenna anche Moro nel suo memoriale, protezioni che gli consentirono di eseguire alcuni omicidi sul nostro territorio, rimasti impuniti.
Sarebbe vergognosa, se non facesse ridere, l’affermazione che “"Il Lodo Moro è la vicenda del dopo guerra italiano e della guerra fredda italiana”, quando sappiamo benissimo che le vere vicende negative e devastanti per la nostra sovranità, sono stati tutti quegli accordi e protocolli, anche segreti, in sede Nato (quelli stessi che per la Francia, De Gaulle nel liquidarli disse esplicitamente che erano un insulto per lo Stato), accordi che di fatto sottoposero i nostri vertici militari sotto comando Nato; per non parlare della Istituzione di Gladio, da subito sconfinata nella costituzione di cellule segrete dipendenti dalla Cia, e azioni non ortodosse, ma dovremmo dire criminali, di cui si sente la puzza fin del caso Moro.
Ma di certo non possiamo pretendere da un partito di destra che punti il dito sulla ingerenza Atlantica e statunitense nel nostro paese.
E così si propone di andare a cercare farfalle sotto l’arco di Tito.
Federico Molicone: "Fare luce sul caso Moro con una Commissione d'inchiesta"
7 Maggio 2021 - 19:46
A 43 anni dall'omicidio di Aldo Moro è nato un intergruppo in Senato per fare luce sulla verità e chiarire definitivamente alcuni punti ancora oscuri
Avatar di Francesca Galici
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Si è tenuta in Senato la conferenza Il caso Moro e la guerra fredda italiana: la verità oltre il segreto, organizzata dall'intergruppo parlamentare La verità oltre il segreto. Un'occasione per discutere di uno dei casi più controversi della cronaca e della politica italiana. Il tentativo è quello di raggiungere una verità conclamata, ponendo i paletti in quanto già appurato nelle indagini effettuate nel corso dei 43 anni trascorsi dal suo omicidio. Il caso Moro, però, è solo uno di quelli attenzionati dal gruppo interparlamentare, che ha intenzione di ampliare il raggio d'azione ai casi sospetti del secondo dopoguerra.
La Commissione d'inchiesta su Aldo Moro
"Bisogna fare luce sui fatti insoluti collegati allo scenario internazionale occorsi nel secondo dopoguerra italiano. Per far luce anche sulla vicenda Moro è necessario costituire una Commissione d’inchiesta monocamerale o bicamerale in base alle indicazioni parlamentari, come abbiamo richiesto. Così da scoprire la verità, e non una verità. Lo dobbiamo alle vittime e ai famigliari", così ha dichiarato Federico Mollicone (Fratelli d'Italia), presidente del gruppo interparlamentare. Il deputato, inoltre, ha evidenziato che "indagare su Moro non può che passare dalle indagini sul Lodo Moro, l’accordo per la santuarizzazione del territorio italiano contro gli attentati dei palestinesi".
"Parte di verità nei documenti americani"
Federico Mollicone fa riferimento ad alcune lettere che scrisse Aldo Moro "a ridosso della sua esecuzione, per far capire agli apparati investigativi e ai colleghi di governo dell'accordo fatto coi palestinesi". In queste missive, l'ex presidente del Consiglio parlò della necessità di "richiamare da Beirut Giovannone", perché "lui poteva essere il tramite operativo". Il deputato di Fratelli d'Italia non ha dubbi: "Il Lodo Moro è la vicenda del dopo guerra italiano e della guerra fredda italiana. Dai documenti americani che si stanno via via desecretando potremo avere forse dei nuovi tasselli di questo mosaico". Mollicone, quindi, ribadisce che "importante è la ricerca della verità a 43 anni dai fatti. Perché tutte queste pagine strappate devono trovare una interpretazione di verità. Con questo spirito abbiamo fondato l'Intergruppo".
"Presidenza del Copasir all'opposizione"
Alla conferenza è intervenuto anche Gianni Marilotti, presidente commissione Archivio del Senato della Repubblica: "Non conosciamo tutti gli atti della commissione Moro 2, data la natura statutaria della commissione d'inchiesta, come i cablogrammi di Giovannone. Il segreto eteronomo è una grave difficoltà. Abbiamo desecretato più di un milione di pagine della Commissione Stragi ma il segreto eteronomo blocca l'accesso a numerose fonti". Il deputato del Partito democratico fa una previsione: "Ci vorranno 170 anni per conoscere l'intera verità. Ho presentato una proposta di legge per risolvere questo problema". Infine, Marilotti ha posto la questione della presidenza del Copasir, che "deve andare a un rappresentante dell'opposizione, è un fatto di democrazia".
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9 feb 2021 10:50
I NARCOS SI SO' PAPPATI L'EUROPA DEL NORD - L'AVRESTE MAI IMMAGINATA UNA FAIDA TRA CARTELLI COLOMBIANI CHE SI SPARTISCONO A COLPI DI KALASHNIKOV IL MERCATO DELLA DROGA A STOCCOLMA O AMSTERDAM? L'EUROPOL LANCIA L'ALLARME: LE GANG CRIMINALI CONTROLLANO SVEZIA E OLANDA, E I TRAFFICANTI ASSOLDANO KILLER SEMPRE PIÙ GIOVANI - TROVATI DEI CONTAINER ADIBITI A CELLE DI TORTURA CON SEDIE DA DENTISTA CON CINGHIE, MANETTE E CATENE PER IMMOBILIZZARE LE VITTIME...
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Andrea Morigi per "Libero quotidiano"
Una Gomorra olandese o svedese non ce la si sarebbe mai immaginata fino a qualche anno fa. Se n'è accorta Europol, che all'inizio di febbraio ha dedicato un breve, ma significativo studio all'utilizzo della violenza nei gruppi del crimine organizzato.
La ritrosia nel rilevare il fenomeno scompare nel luglio scorso, quando a Wouwse Plantage, nella regione del Brabante, al confine fra i Paesi Bassi e il Belgio, durante un'operazione contro un gruppo di narcotrafficanti, le forze dell'ordine si trovano davanti sette container perfettamente insonorizzati e termoisolati, adibiti a celle di tortura.
Al processo, gli avvocati difensori degli imputati sosterranno che l'attrezzatura, sedie da dentista dotate di cinghie, manette e catene per immobilizzare i malcapitati e bisturi per eseguire su di loro interventi senza consenso informato, serviva soltanto per fare scena.
NARCO-STATO
Ricorda i film di Quentin Tarantino, in effetti. Solo che il materiale sequestrato, 24 chili di droga, tre furgoni rubati, due auto e le armi da fuoco, era estraneo alla finzione cinematografica. E il 60% degli olandesi, convinti che il loro Paese sia divenuto ormai un narco-Stato, non sono stati influenzati tanto da Hollywood quanto da quello che accade nei loro quartieri un tempo tranquilli.
Anzi, i mezzi d'informazione locali faticano ad ammettere non tanto l'esistenza del fenomeno, quanto la sua derivazione culturale: i cartelli colombiani che si spartiscono a colpi di kalashnikov il mercato della droga che e la gestione dello spaccio da parte della Mocro Mafia, composta prevalentemente da immigrati marocchini.
Così maledettamente reale è anche il cadavere di una ragazzina di dodici anni, uccisa da una pallottola vagante durante una sparatoria fra gang rivali a Stoccolma, l'11 agosto scorso. Eppure il peso preponderante della componente straniera rimane un argomento tabù anche in Svezia, dove per non essere tacciati di razzismo, si preferisce tacere e subire.
ARMI ED ESPLOSIVI
L'aumento degli atti di violenza è dovuto alla sempre maggiore disponibilità di armi ed esplosivo, ma anche al reclutamento dei giovanissimi, che tentano di salire nella scala gerarchica guadagnandosi la fama a suon di efferatezze. Così, secondo gli esperti, mentre cala l'età degli assassini, scende il costo dei killer su commissione, disposti a tutto, anche a commettere omicidi in pieno giorno, in luoghi affollati.
Individuare i sicari, ammette Europol, non è un'impresa facile per via della trasnazionalità delle organizzazioni, che ricorrono allo stratagemma di affittare mercenari in diversi Paesi del mondo, in grado di spostarsi ovunque per eliminare un nemico senza essere collegati alla sua cerchia di frequentazioni o alla sua etnìa.
Se poi le autorità di polizia non condividono le informazioni fra di loro, i fatti di sangue rischiano di apparire come casi isolati, senza collegamenti con gruppi specifici.
VITTIME DEL TRAFFICO
Fra le vittime, oltre ai membri delle cosche, si contano quindi sempre più estranei al giro della malavita. Non solo i cittadini comuni, colpiti a caso, ma anche tutori dell'ordine, avvocati, testimoni e collaboratori di giustizia, giornalisti, oltre alle persone sfruttate dai trafficanti di esseri umani e ai lavoratori portuali, costretti a chiudere un occhio o costretti addirittura a collaborare e a divenire complici per timore di ritorsioni.
In più, a ostacolare il lavoro degli investigatori, c'è la barriera linguistica. Si sfugge meglio alle intercettazioni se si parla un dialetto incomprensibile ai giudici. E fino a quando non si trova un interprete, si è liberi di agire indisturbati. Sicuri che non si potrà essere presi di mira per la propria origine o nazionalità.
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Bambini abusati sessualmente e torturati fino all'uccisione: è l'inferno scoperto dai carabinieri di Siena Bambini abusati sessualmente e torturati fino all'uccisione, con il progredire delle sevizie legate a pagamenti di somme in criptovalute (Bitcoin) sempre maggiori da parte degli spettatori collegati online su siti del 'dark web': è l'inferno degli orrori che si è spalancato davanti agli occhi dei carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Siena, con il coordinamento della Procura dei Minori di Firenze, impegnati nello sviluppo dell'operazione denominata 'Delirio', avviata nell'ottobre scorso, che finora aveva registrato 25 indagati (19 minorenni e 6 maggiorenni), residenti in 13 province italiane, accusati di diffusione e detenzione di materiale pedo-pornografico ed istigazione a delinquere. A far scoprire l'esistenza di siti criptati dove assistere a sevizie di ogni tipo in diretta, che terminano quasi sempre con la morte del bambino, compiute verosimilmente nel sud est asiatico, sono state le perquisizioni eseguite oggi a carico di due minorenni piemontesi, un ragazzo e una ragazza entrambi 17enni, che ora sono anche loro indagati per istigazione a delinquere e pedo-pornografia nell'ambito dell'operazione 'Delirio'. Le attività investigative ... hanno fatto affiorare ... la parte più oscura e drammatica delle risultanze indiziarie", quella relativa al 'deep web', un contesto internet criptato, "dove circolano immagini di efferata violenza, anche in situazioni 'live', in cui agli utenti che sono riusciti ad accedere a questi ambienti reconditi, viene consentito di interagire in condotte di violenza sessuale e tortura su minori, attuate in diretta da adulti". I 'servizi' offerti hanno costi diversi: per vedere video registrati si paga meno, mentre per assistere 'live', in diretta a sevizie che terminano con la morte del bambino si paga molto di più. Si può interagire a pagamento con gli aguzzini: chiedere ad esempio che venga amputato un braccio oppure versato sul corpo del bambino seviziato olio bollente. "Le richieste 'live' hanno costi molto rilevanti e assicurano guadagni altissimi alle organizzazioni straniere che compiono tali atti disumani", spiegano gli investigatori. ...In particolare il ragazzo raccontava continuamente alla sua amica delle cosiddette 'red room', stanze dell'orrore, spiegano sempre gii investigatori dell'Arma, "in cui gli utenti più attrezzati tecnologicamente riescono ad accedere a pagamento per assistere a violenze sessuali e torture praticate 'in diretta' da soggetti adulti su minori, con possibilità di interagire per gli spettatori, che possono richiedere determinate azioni ai diretti protagonisti delle efferate azioni". Le investigazioni hanno consentito di accertare le modalità di accesso al 'deep web', dove vengono acquisite e poi fatte circolare le immagini 'gore', con esecuzioni, omicidi, smembramenti, atti sessuali compiuti in danno di animali, estrapolazioni di organi, castrazioni, immagini raccapriccianti e pedo-pornografia ai danni di bambini piccolissimi. ... globalist
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