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#Giovanni Ricordi
uwmspeccoll · 2 years
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The Adoration of the Mystic Lamb
It has been called the first masterpiece of the Renaissance, the forefather of artistic realism, and the first major oil painting (though that last claim is dubious, since oil paints were in use in Asia as early as the 7th century). In the last five centuries, it has been involved in seven separate thefts and is possibly the most stolen work in art history (the bottom left panel has never been recovered, a reproduction now stands in its place). It’s Jan van Eyck’s Adoration of the Mystic Lamb A.K.A. The Ghent Altarpiece. Rather, it’s the comprehensive treatment of The Adoration of the Mystic Lamb printed and published in 1964 by Arti Grafiche Ricordi of Milan, under the auspices of the Belgian National Commission for UNESCO.
The text is by Valentin Denis, a Belgian professor of Archeology and Art History, and translated into English from the French by Michael Langley. Arti Grafiche Ricordi had also published the original French edition in 1963, as well as an Italian translation the same year. A Dutch-language edition was published in 1964 in Amsterdam by Bonaventura, an imprint of Elsevier (both names an homage to the lauded Dutch House of Elzevir). Despite the change in publisher, the Dutch edition maintains the same design that is consistent across all three of the Ricordi editions. The plates are printed in full-color letterpress halftone on wood veneer laminated to carboard. The first plate is a fold-out triptych, allowing readers to view the entire altarpiece, both open and closed. The following 24 plates focus on the panels, showing individual panels in their entirely and also honing in on details, such as the extreme close up of the background flora and architecture on the upper left corner of the central panel (eighth image above). 
Arti Grafiche Ricordi was the graphic design arm of Casa Ricordi, founded in 1808 by the violinist Giovanni Ricordi and predominantly known as a publisher of classical music and opera. The publishing house came to prominence by developing privileged relationships with major 19th-century Italian composers like Rossini, Verdi, and later, Puccini. The firm maintained full family control, with four generations of Ricordi’s at the helm, for over a century, and remains a major name in classical music publishing (now as a subsidiary of Universal Music Group). But Arti Grafiche Ricordi has its own influential past in Italian graphic design. Giulio, the third Ricordi to lead the firm, first bolstered the Officine Grafiche, hiring as the creative director the German Adolfo Hohenstein in 1888. Hohenstein and Officine Grafiche would go on to train the bulk of the first generation of great Italian poster designers. 
Find more Decorative Sunday posts here. 
-Olivia Hickner, Special Collections Graduate Intern
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Rivedere la scena dell'addio/arrivederci di Tonio Cartonio dalla Melevisione con l'attore che la guarda insieme al pubblico è stato davvero commuovente... la promessa l'ha mantenuta ci siamo ritrovati a Città Laggiù!
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Ascoltare dal vivo le due frasi di apertura e chiusura delle puntate di Art Attack anche è stato commuovente:
«Questo è Art Attack! Bentornati ad Art Attack l'unico vero programma che vi dimostra che non bisogna essere dei grandi artisti per fare dell'arte e allora all'attacco!»
«Purtroppo per oggi gli attacchi d'arte terminano qui ma io vi aspetto come sempre nella prossima con tanti altri attacchi d'arte ancora tutti da scoprire qui con Giovanni, qui ad Art Attack ciao!»
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Ancona comics & games 🥹
Danilo Bertazzi - Tonio Cartonio della Melevisione 🍎🍃🦉
Giovanni Muciaccia - Art Attack ✂️📄🖌️📏✏️
Avevo il cuore a mille e a parole mie confuse e intrecciate per l'emozione li ho ringraziati per la meravigliosa infanzia che mi hanno regalato.
A Danilo ho detto anche quante volte sarei voluta entrare dentro al televisore per raggiungere il Fantabosco e che la fantasia trasmessa da piccola attraverso questo programma me la porterò per sempre dietro e a quel punto non so con quale coraggio gli ho detto tant'è che sto scrivendo un racconto fantasy, lui ha alzato lo sguardo dall'autografo meraviglioso che mi stava scrivendo (melebacio) e mi ha guardata dritta negli occhi sorpreso, non ha fatto domande ulteriori ma in quello sguardo c'era la soddisfazione di aver creato un input anni e anni fa per un qualcosa che sta prendendo forma nel presente, l'ho abbracciato e mi ha salutata augurandomi il meglio nella vita e io ero a dir poco al settimo cielo, sentivo come un calore che si espandeva nel cuore, come un caminetto acceso che riscalda e trasmette aria di casa, di luogo sicuro, è stato un momento stupendo che si stava sommando ad altri piccoli istanti di felicità della giornata: dal giro in camion con papà alle risate con lo zio, alle coccole fatte al cane di un operaio di papà, alla chiacchierata in fila per il meet&greet con alcuni ragazzi, alla sensazione di far parte di qualcosa di grande come un comics in cui i ragazzi sono tutti nerd e eterni bambini come me, alla chiacchierata in macchina con mio cugino e la chat con la mia amica, erano tutte piccole cose che insieme mi hanno scaldato il cuore per tutto il giorno 💓
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viendiletto · 8 months
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Nino Benvenuti: «Senza ricordi non c’è futuro»
Campione olimpico nel 1960, campione mondiale dei Pesi superwelter tra il 1965 e il 1966 e dei pesi medi dal 1967 al 1970, Giovanni (Nino) Benvenuti è stato uno dei migliori pugili italiani di tutti i tempi e il suo nome troneggia tra i grandi del pugilato internazionale. È entrato nell’immaginario collettivo in una notte di aprile nel 1967 quando 18 milioni di italiani seguirono la diretta del suo incontro con Emile Griffith al Madison Square Garden di New York. Di quel match che gli portò il titolo di campione mondiale dei pesi medi, ma anche dell’infanzia a Isola, dei primi passi nella boxe, del significato dell’essere pugili, del rapporto con gli avversari sul ring e di tanto altro Nino Benvenuti – insignito nel 2018 dalla Can comunale del premio Isola d’Istria –, parla in un’intervista esclusiva di Massimo Cutò pubblicata di recente sulla Voce di New York, che riproponiamo.
[...]
Chi è un pugile?
“Uno che cerca sé stesso sul ring. Uno che vuole superare i propri limiti come faceva Maiorca in fondo al mare o Messner in cima alla montagna. La sfida è quella: fai a pugni con un altro da te e guardi in fondo alla tua anima”.
Lei cosa ci ha visto?
“La mia terra d’origine, una verità che molti continuano a negare. La storia di un bambino nato nel 1938 a Isola d’Istria e costretto all’esilio con la famiglia. Addio alla casa, la vigna, l’adolescenza: tutto spazzato via con violenza, fra la rabbia muta e la disperazione di un popolo. Gente deportata, gettata viva nelle foibe, fucilata, lasciata marcire nei campi di concentramento jugoslavi”.
Una memoria sempre viva?
“Ho cercato di non smarrirla, per quanto doloroso fosse. Riaffiora in certe sere. Ti ritrovi solo e sale una paura irrazionale”.
Riesce a spiegare questo sentimento?
“Il passato non passa, resta lì nella testa e nel cuore. A volte mi sembra che stiano arrivando: Nino scappa, sono quelli dell’Ozna, la polizia politica di Tito viene a prenderti. Un incubo che mi tengo stretto perché senza ricordi non c’è futuro”.
Che cosa accadde in quei giorni?
“Isola d’Istria odora di acqua salata. È il sole sulla pelle. La nostra era una famiglia benestante, avevamo terra e barche, il vino e il pesce. Vivevamo in una palazzina di fronte al mare: papà Fernando, mamma Dora, i nonni, io, i tre fratelli e mia sorella. Siamo stati costretti a scappare da quel paradiso”.
Come andò?
“Mio fratello Eliano fu rapito e imprigionato dai poliziotti titini, colpevole di essere italiano. È tornato sette mesi dopo, un’ombra smagrita, restò in silenzio per giorni. Mia madre si ammalò per l’angoscia. È morta nel ‘56 di crepacuore: aveva 46 anni. Attorno si respirava il terrore delle persecuzioni. Un giorno vidi dalla finestra della cameretta un uomo in divisa sparare alla nostra cagnetta, così, per puro divertimento”.
Finché fuggiste?
“Riparammo a Trieste dove c’era la pescheria dei nonni. Fu uno strappo lacerante, fisico. Così la mia è diventata in un attimo l’Isola che non c’è. Non potevamo più vivere lì dove eravamo nati”.
[...]
Quant’è difficile invecchiare?
“Dentro mi sento trent’anni, non ho paura della morte. Sono allenato. Sul ring risolvevo i problemi con il mio sinistro, la vita è stata più complicata però ho poco da rimproverarmi. E ho ancora un desiderio”.
Quale?
“Vorrei che un giorno, quando sarà, le mie ceneri fossero sparse da soscojo. È lo scoglio di Isola d’Istria dove ho imparato a nuotare da bambino”.
Intervista di Massimo Cutò a Nino Benvenuti per La Voce di New York, 23 luglio 2022
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parolerandagie · 3 months
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i cccp salgono sul palco e mi chiedo se sono ancora fedeli alla linea quella linea a cui mi piacque pensare d’esser fedele anche io ma che non seppi davvero mai tracciare o spiegare o spiegarmi e forse come tanti convenuti come me a questa gigantesca festa di classe operaia di chi era vivo negli anni ottanta non mi frega poi troppo della risposta perché giovanni lindo ferretti di adesso fa di tutto per interpretare al meglio il giovanni lindo ferretti di allora ed in fondo è questo quello che volevo quello che volevamo e queste le aspettative che abbiamo prodotto e questo che vogliamo consumare in attesa di crepare e certo non che il magone non sia presente e che sia dovuto al pensare invece alle aspettative che avevamo in quegli anni distanti di mondo da cambiare e di mondo poi in cambiamento quando crollò il muro ed una linea almeno ed intendo quella che separava l’est dall’ovest venne cancellata e dicevo il mondo in cambiamento ed adesso che innegabilmente è cambiato ma non come avremmo voluto cambiarlo noi e lo vediamo cambiato e ce lo diciamo come sei cambiato quando incontriamo qualcuno di quei vecchi amici e lui lo dice a noi ed allora se non altro consapevoli che è un carnevale una festa in maschera una interpretazione alziamo i pugni chiusi al cielo quando compare una bandiera del pci e balliamo e non studiamo non lavoriamo non guardiamo la tv non andiamo al cinema non facciamo sport e chiediamo di essere curati e ammettiamo la paranoia emiliana mentre invitiamo yuri a sparare e se ne vanno due ore e con loro tanto lo strato di polvere che avevamo su certi ricordi quanto l’illusione d’aver contato qualcosa di aver fatto qualcosa ed invece forte sale un gusto amaro di chi ha fallito come uomo e come generazione e del fatto che non ne frega nulla a nessuno noi compresi però tu amami ancora e fallo dolcemente un giorno un mese un’ora che la vita la mia non è ancora finita e ci sarà forse tempo per dare un senso a tutto quanto o se non altro a farsene una ragione che il senso manchi come qui manca la punteggiatura
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madamelareinette · 1 month
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Online sources for free on Cristina di Belgioioso
Memoirs
Jules Cloquet. Souvenirs sur la vie privée du général Lafayette (translation in English)
Comte d'Alton-Shée. Mes mémoires (1826-1848)
Journal du Comte Rodolphe Apponyi
Charles Monselet. Statues et Statuettes contemporaines
Les salons de Paris et la societé parisienne sous Louis-Philippe Ier
Katherine O'Meara. Un salon à Paris: Madame Mohl et ses intimes
Giovanni Visconti Venosta. Ricordi di gioventù: Cose vedute o sapute 1847-1860
Letters
Franz Liszt et la Princesse de Belgiojoso: Lettres
Nouvelle Revue Des Deux Mondes 1925-09-01: Vol 29 - Nouvelle Revue Des Deux Mondes 1925-09-15: Vol 29 - Nouvelle Revue Des Deux Mondes 1925-10-01: Vol 29 - Nouvelle Revue Des Deux Mondes 1925-10-15: Vol 29 [Cristina di Belgioioso's letters to Augustin Thierry]
Silvia Tatti. La scrittura epistolare di Cristina di Belgiojoso e le lettere inedite a Jules Mohl (1835-1868) in «Franco-italica»
Léon Séché (edited by). Alfred de Musset: Documents inédits
Léon Séché (edited by). Alfred de Musset: Correspondance
Caroline Jaubert. Souvenirs. Lettres et correspondances: Berryer (1847-1848), Alfred de Musset, Pierre Lanfrey, Henri Heine
Honoré de Balzac. Correspondance
Her Writings
MEMOIRS
Ricordi nell'esilio [translation in Italian + text in the original French]
Asie Mineure et Syrie: Souvenirs de voyages (translation in English)
ESSAYS
Essai sur la formation du dogme catholique
Histoire de la maison de Savoie
Studi intorno alla storia della Lombardia
Osservazioni sullo stato attuale dell'Italia e sul suo avvenire
FICTION
Scènes de la vie turque [her three novellas] ( Emina [translation in Italian] Un contadino turco [translation in Italian] )
Biographies
Beth Archer Brombert. Cristina: Portraits of a Princess
Charles Nelson Gattey. A bird of curious plumage: The life of Princess Cristina di Belgiojoso, 1808-1871
Henry Remsen Whitehouse. A Revolutionary Princess: Cristina Belgiojoso-Trivulzio
Other
Raffaello Barbiera. Passioni del risorgimento; nuove pagine sulla Principessa Belgiojoso e il suo tempo con documenti inediti e illustrazioni
Angelo Pagliardini. Mappe interculturali della letteratura italiana nel Risorgimento
D.W. Davenport Adams. Celebrated women travellers of the nineteenth century
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garadinervi · 2 years
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Vincenzo Agnetti, Ritratto di abitante – Abitato dalle strade e dai ricordi, 1971 [© Archivio Vincenzo Agnetti, Milano. Photo: OKNOstudio]. From: Solo – Vincenzo Agnetti, Curated by Giovanni Iovane, Museo Novecento, Firenze, April 12 – July 4, 2019
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dedoholistic · 11 months
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Il Salotto Virtuale di Maria Teresa De Donato su Mobmagazine presenta:
“Panico ben temperato” di Giovanni Tommasini ǀ Recensione di Maria Teresa De Donato
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mercantedispezie · 2 years
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Livia, sono gli occhi tuoi pieni che mi hanno folgorato un pomeriggio andato al cimitero del Verano. Si passeggiava, io scelsi quel luogo singolare per chiederti in sposa – ti ricordi? Sì, lo so, ti ricordi. Gli occhi tuoi pieni e puliti e incantati non sapevano, non sanno e non sapranno, non hanno idea. Non hanno idea delle malefatte che il potere deve commettere per assicurare il benessere e lo sviluppo del Paese. Per troppi anni il potere sono stato io. La mostruosa, inconfessabile contraddizione: perpetuare il male per garantire il bene. La contraddizione mostruosa che fa di me un uomo cinico e indecifrabile anche per te, gli occhi tuoi pieni e puliti e incantati non sanno la responsabilità. La responsabilità diretta o indiretta per tutte le stragi avvenute in Italia dal 1969 al 1984, e che hanno avuto per la precisione 236 morti e 817 feriti. A tutti i familiari delle vittime io dico: sì, confesso. Confesso: è stata anche per mia colpa, per mia colpa, per mia grandissima colpa. Questo dico anche se non serve. Lo stragismo per destabilizzare il Paese, provocare terrore, per isolare le parti politiche estreme e rafforzare i partiti di Centro come la Democrazia Cristiana l’hanno definita “Strategia della Tensione” – sarebbe più corretto dire “Strategia della Sopravvivenza”. Roberto, Michele, Giorgio, Carlo Alberto, Giovanni, Mino, il caro Aldo, per vocazione o per necessità ma tutti irriducibili amanti della verità. Tutte bombe pronte ad esplodere che sono state disinnescate col silenzio finale. Tutti a pensare che la verità sia una cosa giusta, e invece è la fine del mondo, e noi non possiamo consentire la fine del mondo in nome di una cosa giusta. Abbiamo un mandato, noi. Un mandato divino. Bisogna amare così tanto Dio per capire quanto sia necessario il male per avere il bene. Questo Dio lo sa, e lo so anch’io.
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Per tutte le piogge! in tour • Foggia e San Giovanni Rotondo
Qualche parola di ringraziamento, qualche foto e tanti bei ricordi di queste memorabili giornate a Foggia e San Giovanni Rotondo, all'insegna della lettura e delle attività con i più piccoli...
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Negli angoli più bui della Sardegna esiste una razza di streghe vampiro note per la loro insaziabile sete di sangue dei neonati. Si dice che queste creature, temute e insultate da tutti coloro che conoscono la loro esistenza, siano le discendenti di una linea di sangue maledetta, condannata a bramare eternamente l'essenza vitale della giovinezza e dell'innocenza.
Secondo la leggenda, queste streghe vampiro chiamate "Cogas" sono in grado di trasformarsi in qualsiasi forma desiderino, usando i loro poteri per infiltrarsi nella società umana e depredare famiglie ignare. Si dice che siano particolarmente attratti dall'energia dei neonati e faranno di tutto per soddisfare le loro voglie...
Questi sono gli appunti su alcuni dei racconti che ho raccolto sulla presenza di streghe vampiro conosciute come "Cogas" nella zona di Villacidro. 
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Interviste
Molti abitanti del luogo credono che queste figure misteriose esistano davvero e che vadano temute e rispettate. ecco 2 interviste raccolte a Villacidro.Inrevista 1.-  Cogas
Il signor Giovanni ha occhi scuri e profondi, come se la memoria dell'avvistamento che stava per raccontare fosse ancora viva nella sua mente. Era seduto con la schiena dritta e le mani appoggiate sulle ginocchia, e il suo sguardo si perdeva nel vuoto mentre cominciava a parlare.
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"Era una sera d'estate, ed ero solo un bambino allora. Stavo giocando fuori con i miei amici, quando improvvisamente ho sentito una voce stridula e famelica che veniva dalla foresta. Siamo corsi a nasconderci dietro un albero, e lì abbiamo visto... Qualcosa di indescrivibile. Era alta e magra, con la pelle scura e grinzosa come quella di una vecchia noce, e i suoi capelli erano neri e arruffati come le ali di un corvo. Indossava un lungo vestito nero, e i suoi occhi erano freddi e inespressivi come quelli di un serpente. Emanava un tanfo di putrido e di morte.Siamo rimasti immobili, paralizzati dalla paura. Poi, con una risata malefica, quella creatura scomparve nel buio. Da allora, non ho mai dimenticato quell'avvistamento. Ho imparato che ci sono cose al di là della comprensione umana, e che è meglio non provocarle."
Il signor Giovanni scosse la testa, come per scacciare i ricordi. Poi guardò verso di me con uno sguardo severo e disse "Non posso essere certo di aver visto una strega, ma so che qualcosa di malvagio e potente si nasconde nei boschi vicini al paese. E ti consiglio di non andare là a cercare risposte."
Intervista 2 - Cogas
La signora Franca si sedette di fronte a me, con un'espressione seria e rispettosa. È un donna di 70 anni coni capelli grigi e un viso rassicurante. Cominciò a parlare con voce calma e pacata, come se stesse raccontando un vecchio e familiare ricordo.
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"Mio nonno Mario mi raccontò spesso dell'avvistamento che fece da giovane, di una creatura che lui chiamava 'Coga'. Era una notte d'inverno, e lui stava tornando a casa da una lunga giornata di lavoro nei campi. Mentre attraversava la foresta, sentì un grido lontano e poi una risata malefica. Nonno Mario si avvicinò lentamente per vedere da dove venisse quel suono, e lì vide qualcosa di orribile. Era una donna, o almeno così sembrava, ma aveva la pelle nera come la pece e i capelli bianchi come la neve. Gli occhi erano rossi e assetati di sangue, e la sua bocca era piena di lunghi denti affilati. Mio nonno capì subito che non era un essere umano, ma qualcosa di malvagio e antico. La creatura, la Coga, si avvicinò a lui con un sorriso maligno e mio nonno si sentì paralizzato dalla paura. Ma poi, nonno ricordò una vecchia "preghiera" un "Brebus" che gli aveva insegnato sua nonna e si mise a recitarlo. La Coga si fermò, come se fosse colpita dalle parole dell'incantesimo e poi si allontanò velocemente nella notte. Nonno non vide mai più quella creatura, ma non dimenticò mai quell'avvistamento. Ha sempre detto che quella notte gli aveva mostrato che nel mondo ci sono cose che non possono essere spiegate dalla ragione umana, e che esistono forze malvagie al di fuori della comprensione dell'uomo."
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chez-mimich · 2 years
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MILANO DA ROMANTICA A SCAPIGLIATA (parte I)
Finalmente, dopo vari tentativi, il Castello di Novara centra in pieno una mostra, o per meglio dire, esprime già nel titolo, ciò che poi offre realmente allo spettatore, cosa che non era accaduta,lo scorso anno, con “Il Mito di Venezia”. Questa colta con “Milano da Romantica a Scapigliata” curata da Elisabetta Chiodini, ci siamo in pieno per la qualità delle opere esposte, ma soprattutto perché, nel percorso espositivo, si coglie appieno quella temperie artistica che si sviluppa a partire dal Romanticismo e che culminerà, proprio in ambito milanese, nel movimento artistico e letterario della Scapigliatura. Dopo il quasi doveroso omaggio a Francesco Hayez in apertura con “Imelda De’ Lambertazzi” che, se anche suscitò la scettica ironia di Gramsci, resta pur sempre un gran bel quadro, forse uno dei più intensi di Hayez, eccoci quindi immersi nella Milano prima sotto la dominazione austriaca e poi durante la guerra d’Indipendenza con le opere ragguardevoli (anche per la documentaristica storica) di Giuseppe Canella e Carlo Bossoli. Mi piace ricordare del Canella un vivace scorcio di Piazza Santo Stefano a Milano (cara ai ricordi di molti studenti della Statale, me compreso), fremente di vitalità e di commerci. Sempre del Canella la magnifica prospettiva della “Corsia dei Servi” (l’attuale Corso Vittorio Emanuele) qui pulsante di vita, in una radiosa giornata di sole. Così come di grande valore documentario, oltre che di ottima fattura pittorica, è il cosiddetto “Tumbum de San Marc”, piccolo salto delle acque del Naviglio, proprio in corrispondenza della attuale Via San Marco. E se grande meraviglia desta Piazza Vetra di Giuseppe Elena, non da meno sono gli scorci di Angelo Inganni e la varia umanità di cui sono popolati, forse un po’ troppo pittoreschi per i nostri smaliziati gusti, ma sempre molto godibili. Di grande fattura prospettica e architettonica è l’interno della chiesa di Santa Maria presso San Celso di Luigi Bisi e, per continuare in questo affascinante gioco della ricostruzione di ciò che non c’è più, ecco lo strabiliante aspetto (rispetto ai giorni nostri), di un Piazzale Loreto, quasi agreste, descritto da Giovanni Migliara (continua)
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thebeautycove · 2 years
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EIGHT & BOB  - AGNETA - Collezione LES EXTRAITS - Extrait de Parfum - Novità 2022 - … and may you have fair winds and following seas. Find a peaceful horizon. Point the compass toward beauty, which is guide and inexhaustible light of thoughts. This new amazing journey plows the promising trail of this scent. ••••• Come si raccontano le emozioni? Semplicemente vivendole. Io le annuso, istintivamente, con quel sesto senso che mi riconosco, le scovo come pepite sommerse nei giacimenti dei miei desideri, le vivo tra pensiero e immaginazione come immersa in una pioggia di stelle cadenti, le attendo evaporare come stille di rugiada dell’aurora su petali appena dischiusi. So che il viaggio non finirà mai, che miliardi di nuove destinazioni attendono di essere aggiunte alla mappa di questi avidi sensi. E che sarà un gran bel navigare, buon vento e mari calmi a chi salpa, che sia il soffio della speranza, del garbo, del rispetto a gonfiare le vele e aromi squisiti a vegliare sul tragitto. Quanta luce calda e confortante diffonde questa nuova fragranza di Eight & Bob, Agneta, creazione della collezione esclusiva Les Extraits, omaggio all’unicità, alla purezza di materie prime selezionate per essere interpretate in liquidi autenticamente sublimi. È la raffinata eleganza dell’oud, i contrasti aromatici di questa preziosa resina ad imperare nella composizione, splendida l’armonia odorosa percepibile nelle sfumature esperidate speziate impattanti e magnetiche in apertura, bergamotto, pepe, noce moscata con accenti overdosati di cardamomo. C’è l’attitudine al ricordo, intravedi la magia nella morbida evoluzione, i sentori del caffè tostato, un tocco d’ambra nostalgico, il calore misterioso e suadente dell’oud, la velatura impalpabile d’incenso, quanta sensuale bellezza emanano questi accordi. Poi ti ritrovi ad occhi chiusi, come in balia di dolci onde, seduta sul teak di prua, sguardo all’orizzonte, e lo senti infinito il mare, il vento umido flirta coi legni vissuti, sandalo, muschio, ambergris realizzano il desiderio, portano in dono equilibrio e serenità in magnifica connessione con gli elementi.
Prezioso il cofanetto in cui è racchiuso il flacone gioiello in vetro con cap a finitura marmorizzata. Extrait de Parfum 50 ml. In selezionati punti vendita. ©thebeautycove   @igbeautycove
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Brevi cenni su Agneta   Nel nome della fragranza il tributo allo storico scafo a vela di Gianni Agnelli e al suo impareggiabile stile. Agneta, fu varata nel 1951 con armo velico Yawl Bermudiano, alberi in spruce e coperta in teak, è una delle più belle barche a vela realizzate con lo scafo color mogano e le vele in tonalità terracotta. Giovanni Agnelli ne è stato l'armatore per venticinque anni, la sua prima imbarcazione a vela, tanto amata e carica di ricordi, quella che più ha rappresentato la sua immagine e il suo stile. Splendido yawl di 25 metri, ha accompagnato l’Avvocato nelle crociere più lussuose nel Mediterraneo, suscitando curiosità e riempiendo di gossip le riviste negli anni del boom economico. Le sue caratteristiche salienti restano indiscutibilmente lo slanciato scafo interamente “coppalato” con il legno in bella vista e soprattutto le sue grandi vele scure. Uno spettacolo imponente che per anni ha solcato il mare con classe ed eleganza tra Capri, la Costa Azzurra e Porto Rotondo.
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thelongestway · 2 years
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So the Caravaggio reblog reminded me about Benvenuto Cellini, another dude with a highly volatile biography. My favorite part about his bio, though, are his two occult encounters, which he wrote down in his autobiography. Here's the first one, quoted off a random internet webpage, tho, 'cause I don't have my copy (but it looks about as I remember it): "When I was about five years old [c. 1505] my father happened to be in a basement-chamber of our house [in Florence], where they had been working, and where a good fire of oak-logs was still burning; he had an instrument in his hand and was playing and singing alone before the fire. The weather was very cold. Happening to look into the fire he spied in the middle of those most burning flames a little creature like a lizard, that was sporting in the core of intensest coals. Becoming instantly aware of what the thing was, he had my sister and me called, and pointing it out to us children, gave me a great box on the ears which caused me to howl and weep with all my might. Then he pacified me good-humouredly and spoke as follows. ‘My dear little boy, I am not striking you for any wrong that you have done, but only to make you remember that that lizard which you see in the fire is a salamander, a creature which has never been seen by anyone of whom we have credible information.’ So saying he kissed me and gave me some pieces of money." Original: "Innella età di cinque anni in circa, essendo mio padre in una nostra celletta, innella quale si era fatto bucato ed era rimasto un buon fuoco di querciuoli, Giovanni con una viola in braccio sonava e cantava soletto intorno a quel fuoco. Era molto freddo: guardando innel fuoco, accaso vidde in mezzo a quelle piú ardente fiamme uno animaletto come una lucertola, il quale si gioiva in quelle piú vigorose fiamme. Subito avedutosi di quel che gli era, fece chiamare la mia sorella e me, e mostratolo a noi bambini, a me diede una gran ceffata, per la quali io molto dirottamente mi missi a piagnere. Lui piacevolmente rachetatomi, mi disse cosí: – Figliolin mio caro, io non ti do per male che tu abbia fatto, ma solo perché tu ti ricordi che quella lucertola che tu vedi innel fuoco, si è una salamandra, quali non s’è veduta mai piú per altri, di chi ci sia notizia vera – e cosí mi baciò e mi dette certi quattrini." (Source: http://www.strangehistory.net/2012/05/26/cellini-and-the-salamander/ Also apparently hitting people to make them remember was a thing? Note down for looking later.)
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fashionbooksmilano · 2 years
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Giovanni Gastel   Cose Viste
a cura di  Francesco Porzio
SilvanaEditoriale, Cinisello Balsamo 2011, 84 pagine, 28 ill.a colori,  Cartonato con plancia, 23 x 28 cm, ISBN  9788836621620
euro 40,00
email if you want to buy :[email protected]
Mostra Studio Giangaleazzo Visconti, Milano 15 settembre 22 dicembre 2011
Un grande fotografo di moda rivolge l’obiettivo sulle cose che ha visto intorno a sé e ne ricava un’immagine silenziosa, memorabile.Il volume accompagna una mostra personale di Giovanni Gastel (1955), uno dei maggiori fotografi italiani, che presenta 24 nuovi lavori riuniti in una serie intitolata Cose viste.
Già noto a livello internazionale come fotografo di moda, Giovanni Gastel da alcuni anni accosta al lavoro professionale una ricerca più intima e profonda, dove il glamour svanisce per lasciare posto a immagini silenziose di paesaggi, interni e oggetti quotidiani. La serie di fotografie rappresenta una sorta di diario di viaggio dell’artista carico di ricordi immateriali e smorzati.
Giovanni Gastel: Nato a Milano nel 1955, collabora da trent'anni con le principali riviste di moda ed é uno dei grandi protagonisti della comunicazione pubblicitaria. Cultore della sperimentazione, lavora prevalentemente in Polaroid di grande formato e con il banco ottico 20x25. Erede dello stile aristocratico e sofisticato, riflette nel suo stile cultura, eleganza e charme.
27/12/22
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micro961 · 2 years
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Magazzino San Salvario, l’esordio della nuova band rock cantautorale
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Fuori l’omonimo Album di 10 brani con ospiti e featuring dalla scena musicale torinese, tra ricordi indelebili, pezzi di vita e nuove influenze
I Magazzino San Salvario si proclamano esponenti del cosiddetto “Rock Cantautorale”, un mix di rock graffiante e testi che si inseriscono nel solco della migliore tradizione della musica d’autore italiana. L’idea di fondo è quella di riportare al centro  l’idea di canzone nella sua essenzialità, togliendo tutto ciò che è superfluo con il preciso intento di emozionare nella maniera più diretta possibile. Un ritorno alle origini della musica dal vivo, tecnicamente ineccepibile, senza fronzoli, ma dritta al cuore degli ascoltatori.
L’album si compone di dieci tracce per 40 minuti intensi, firmati da Stefano Caire, cantante e bassista del gruppo, e sono stati arrangiati dai Magazzino San Salvario insieme al produttore Pietro Giay. Il disco è impreziosito dai featuring di alcuni artisti di spicco della scena musicale cittadina e nazionale, quali Federico Sirianni e Renato Tammi, e dai cori di Roberta Bacciolo, Elena Bacciolo e Robertina Magnetti.
ALBUM TRACK BY TRACK
I Magazzino San Salvario sono composti da Stefano Caire (basso e voce), Giovanni Caire (chitarre), Dario Scotti (tastiere e voce) e Massimo Tiso (batteria). In particolare Stefano Caire nel corso degli anni ‘90 e primi Duemila è stato un protagonista attivo della scena musicale torinese, militando in formazioni come Mau Mau, Loschi Dezi e Karamamma, collaborando e dividendo il palco con molti dei principali artisti della scena cittadina e nazionale (dai Subsonica agli Elio e le Storie Tese, tanto per citarne alcuni). Inoltre è autore di saggi musicali e voci di storia della musica per alcune delle più prestigiose enciclopedie italiane. Prima ancora che il nome del gruppo, Magazzino San Salvario è soprattutto un luogo fisico e reale, situato nel cuore dell’omonimo quartiere torinese, dove quattro amici di vecchia data, a partire dal gennaio 2020, hanno ridato forma e sostanza alla loro voglia di suonare e fare musica. Il progetto è cresciuto poi in clandestinità, durante il periodo del lock down, con la produzione di un ampio repertorio di musica inedita ed originale.
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dedoholistic · 11 months
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Panico ben temperato di Giovanni Tommasini
Recensione di Maria Teresa De Donato
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