#poesia e tradizione
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pier-carlo-universe · 2 days ago
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"Febbraio" di Vincenzo Cardarelli: il mese ribelle che annuncia la primavera. Recensione di Alessandria today
Un ritratto poetico vivido e dinamico del tempo che cambia.
Un ritratto poetico vivido e dinamico del tempo che cambia. Vincenzo Cardarelli, con la sua poesia “Febbraio”, ci regala un ritratto vivido e dinamico di uno dei mesi più imprevedibili dell’anno. Attraverso immagini potenti e un linguaggio essenziale, il poeta personifica febbraio come un ragazzo irrequieto e dispettoso, che rompe la quiete dell’inverno e annuncia l’arrivo di marzo, il mese del…
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fridagentileschi · 4 months ago
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Io G. G. sono nato e vivo a Milano
Io non mi sento italiano
Ma per fortuna o purtroppo lo sono
Mi scusi Presidente
Non è per colpa mia
Ma questa nostra Patria
Non so che cosa sia
Può darsi che mi sbagli
Che sia una bella idea
Ma temo che diventi
Una brutta poesia
....
Io non mi sento italiano
Ma per fortuna o purtroppo lo sono
....
Questo bel Paese
Pieno di poesia
Ha tante pretese
Ma nel nostro mondo occidentale
È la periferia
Mi scusi Presidente
Ma questo nostro Stato
Che voi rappresentate
Mi sembra un po' sfasciato
E' anche troppo chiaro
Agli occhi della gente
Che tutto è calcolato
E non funziona niente
Sarà che gli italiani
Per lunga tradizione
Son troppo appassionati
Di ogni discussione
Persino in parlamento
C'è un'aria incandescente
Si scannano su tutto
E poi non cambia niente
Io non mi sento italiano
Ma per fortuna o purtroppo lo sono
Mi scusi Presidente
Dovete convenire
Che i limiti che abbiamo
Ce li dobbiamo dire
Ma a parte il disfattismo
Noi siamo quel che siamo
E abbiamo anche un passato
Che non dimentichiamo
Mi scusi Presidente
Ma forse noi italiani
Per gli altri siamo solo
Spaghetti e mandolini
Allora qui mi incazzo
Son fiero e me ne vanto
Gli sbatto sulla faccia
Cos'è il Rinascimento
Io non mi sento italiano
Ma per fortuna o purtroppo lo sono
Questo bel Paese
Forse è poco saggio
Ha le idee confuse
Ma se fossi nato in altri luoghi
Poteva andarmi peggio
...
Giorgio Gaber
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vividiste · 1 year ago
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Oggi è il primo febbraio. In Spagna chiude la caccia e per migliaia di levrieri la vita finisce, miseramente così come era inziata. Le atrocità a cui sono sottoposti per la loro breve vita e infine per la loro morte, sono inaccettabili e tuttavia la cultura spagnola ancora le sostiene. È la tradizione.
In loro onore riportiamo un magnifico e toccante testo di Rafael Narbona, perché sappiate, perché rifiutate, perché combattiate.
Los Galgos Ahorcados - I levrieri impiccati
La Spagna è il paese dei levrieri impiccati.
La Spagna è il paese che non apprezza la tenerezza inconcepibile
di un animale che si intreccia con l'aria, disegnando acrobazie impossibili.
La Spagna è il paese degli alberi con i rami assassini,
dove una corda infame spezza una vita leggera come schiuma.
La Spagna è una terra sterile che seppellisce la poesia nel suo grembo morto.
I levrieri sono poeti in agguato nel vento, levigano gli spigoli in silenzio,
scivolando via come un filo d'acqua dal fondo di un fosso.
I levrieri sono poeti che si stagliano alla luna, componendo sagome senza eguali.
I levrieri accavallano le parole, ci saltano sopra, evitano gli accenti, così arroganti e inflessibili.
L'accento è un signore ridicolo che si infila nelle parole come una spina.
I levrieri turbano la sua routine, gettandola al vento, giocandoci finché si stufano.
Così riceve lezioni di umiltà e accetta la sua dolorosa insignificanza.
Le impronte dei levrieri non lasciano traccia. Sono veloci, alati, quasi eterei.
Non influenzati dalla gravità nè dalla durezza della pietra.
I levrieri accelerano la rotazione della terra, quando la follia si impadronisce di loro.
Lo sguardo riesce a malapena a seguire il loro galoppo vertiginoso,
ma grazie alle loro corse percepiamo la musica celeste.
I levrieri prendono in giro l'ortografia tendendo o piegando le orecchie.
Le orecchie di un levriero possono trasformarsi in una X, Y o LL.
Sforzandosi un poco sono in grado di delineare la Ñ o il numero Phi,
il numero aureo in cui è nascosto Dio,
giocando con una serie infinita che lascia con un palmo di naso gli insegnanti.
Gli insegnanti della scuola non capiscono Dio, nè i levrieri.
Dio è un bambino che utilizza i puntini di sospensione per attraversare i fiumi.
Li genera uno ad uno e salta in avanti. Quelli che avanzano, se li tiene in tasca.
I levrieri non sono mai separati da Dio,
perché sanno bene che hanno bisogno di non perdersi sulla strada,
dove si nasconde l'uomo con il forcone in mano.
Ci è stato detto che Dio è un vecchio con la barba bianca e la pelle rugosa,
ma Dio è un bambino malato
che calma il suo dolore accarezzando la testa ossuta di un levriero.
I levrieri vigilano sul mondo, mentre Dio riposa.
Ogni volta che viene commessa una malvagità, lanciano un grido e Dio si sveglia,
ma Dio non può fare nulla,
perché nessuno presta attenzione ad un bambino
che in punta di piedi non raggiunge lo spioncino della porta.
Gli uomini che impiccano i galgos hanno perso la loro anima molto tempo fa.
In realtà, la loro anima è fuggita inorridita quando ha scoperto le loro mani insanguinate.
Gli uomini che impiccano i levrieri nascondono gli occhi dietro gli occhiali scuri,
perché gli occhi li tradiscono.
Basta guardarli per capire che dietro non c'è nulla.
Gli uomini che impiccano i levrieri sono gli stessi che fucilarono García Lorca.
Non gli è importato sradicare dal nostro suolo un poeta
che dormiva tra camelie bianche e piangeva lacrime d'acqua.
Non gli è importato seppellirlo in una tomba senza nome,
con gli occhi aperti e uno sguardo di orrore sul viso.
Gli uomini che impiccano i levrieri parlano a malapena. Non amano le parole.
A loro non piace giustificare le proprie azioni ed esprimere le proprie emozioni.
Lasciano una scia di dolore e paura.
Ridono dei poeti che passano notti insonni
cercando di trovare un verso alla fine di un sonetto.
Ridono degli sciocchi che vogliono un futuro senza bombe o rovine nere.
Ridono delle promesse fatte ai bambini,
delle rassicurazioni sull'eternità che placa la morte e ci impedisce di cadere nell'oblio.
Ogni volta che muore un levriero, un bambino rimane orfano.
I levrieri prestano la luce dei propri occhi ai bambini malati.
Li accompagnano nelle notti di febbre piene di incubi.
Li svegliano dolcemente, parlandogli all'orecchio del giorno che arriva,
con la sua freschezza e la luce rosata dell'alba.
Gli parlano della primavera e dello sbocciare dei fiori.
Parlano delle mattinate torride d'estate, quando il mare è calmo
e il sole sembra una pietra gialla che non smetterà mai di brillare.
Gli dicono che l'inverno si è nascosto dietro un cespuglio e si è addormentato.
I bambini malati sono i bambini che il giovane Rabì scelse
per mostrare al mondo la bellezza nella sua forma più pura.
Il giovane Rabì si presentò di fronte al potere delle tenebre
con un ragazzo paralizzato ed un levriero affamato,
senza ignorare che la compassione è uno strano fiore.
Un fiore che cresce solo su pendii ripidi e in profonde solitudini,
dove le preghiere fremono di paura al pensiero di risuonare in una cantina vuota.
Certe mattine mi alzo presto ed i cani sono già sulla spianata che chiamano piazza,
con la sua triste chiesa dalla facciata imbiancata a calce, e un albero dal tronco nodoso.
Raggruppati per lunghe catene, tutti sono giovani e non sanno cosa li aspetta.
Non sanno che quel giorno diversi di loro resteranno sul campo,
sopraffatti dalla crudeltà umana.
Potrei avvertirli,
ma gli uomini che preparano la loro morte vanno in giro con fucili da caccia e lunghe corde,
ed i loro occhi sembrano braci ardenti di un odio antico.
Gli occhi dei galgos svolazzano come colorate farfalle.
Blu, marrone, viola, forse un debole bagliore d'oro.
Alcuni sono seduti, altri sdraiati, assopiti. Alcuni sono in piedi, altri scomposti.
Alcuni sono così sottili che sembrano quasi levitare.
Alcuni sembrano d'argilla, altri d'argento, altri sono bianchi come l'alba.
Come l'alba che avanza nella piazza e li fa sembrare in movimento.
Si sentono le catene, le grida, le risa.
Via tutti insieme, aggiogati a un destino ingiusto.
Mi sento come Don Chisciotte alla vista dei galeotti,
condannati a spingere un enorme corazzata con un remo:
"Perché fare schiavi coloro che Dio e la natura hanno creato liberi?"
Mi sono seduto su una panchina di pietra e li ho guardati andarsene.
Un levriero bianco, dall'andatura rassegnata, si voltò e mi guardò con umanità,
con gli occhi stanchi e vagamente speranzosi.
Sapevamo entrambi che le nostre vite sono una scintilla,
un momento di chiarezza in un buio infinito,
ma ci siamo sforzati di pensare che ci saremmo rincontrati sotto un altro cielo,
vagando per una sconfinata pianura,
distanti da quel mattino omicida che si sarebbe preso le vite dei più goffi
e di quelli rimasti indietro.
Ci rincontreremo in una mattina di pienezza e splendore, senza tristezza o negligenza,
una mattinata perfetta, libera da paure e lavoro.
Guarderemo indietro, come due vecchi amici che hanno scoperto la gioia di essere altrove.
I suoi occhi nei miei occhi, i suoi sogni nei miei sogni e i nostri battiti all'unisono nel vento.
RAFAEL NARBONA😪
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Quanta inutile cattiveria 😡
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passaggioalboscoedizioni · 9 months ago
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⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA ⚠️
Francesco Colafemmina
SALVIAMO I CLASSICI
La cultura greca e romana, luce per l’uomo in un’epoca oscura
Nonostante la tendenza a deformare o dimenticare l’eredità del mondo greco e romano, i Classici continuano a vivere ogni volta che vengono letti, ispirano le nostre vite ed elevano le nostre anime. Non più funzionale alla formazione di ubbidienti consumatori e di schiavi delle nuove tecnologie, la cultura classica è trascurata o data in pasto ai deliri della cancel culture.
Per questo, occorre recuperare la lunga tradizione del primato dei Classici, riscoprire i loro valori e continuare a tramandarli, senza smarrire le nostre radici. Perché nella poesia e nella storia, come nella filosofia greca e romana, scopriamo gli antidoti alle nuove tirannidi del presente e gli strumenti autentici per formare uomini e cittadini consapevoli.
Questo saggio – che accompagna il lettore nell’universo dei Classici – offre anche una accurata traduzione dell’A Demonico di Isocrate, scrigno dei valori educativi degli antichi. Soltanto salvando il seme del passato – infatti – possiamo assicurare un futuro solido ai nostri figli, in un’epoca che vive solo al presente. La luce dei riferimenti perenni continua ad illuminare l’umanità in ogni epoca buia, attraverso la saggezza, la virtù e l’anelito di bellezza che riscatta le nostre anime dalla provvisorietà della materia.
INFO & ORDINI:
www.passaggioalbosco.it
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thegianpieromennitipolis · 1 year ago
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SENSI DELL'ARTE - di Gianpiero Menniti
LA VIOLENZA DELLA TRADIZIONE
Non è mai semplice, per il nostro tempo, comprendere l’opera d’arte che risale nei secoli, la sua origine, la sua ragione, la sua finalità. Si dimentica che l’artista solo tra Ottocento e Novecento ha realizzato la propria libertà d’espressione e soprattutto di scelta dell’oggetto rappresentato. E si tralascia anche la sottile distanza che ha sempre connotato il contenuto, frequentemente richiesto e riproposto, dallo stile della composizione: il medesimo “oggetto” muta attraverso pochi cenni delle figure, la scena, lo sfondo, la luce, i colori. Così, l’oblio della memoria consuma anche il vero significato della tradizione: non pedissequa ripetizione dell’immutabile ma sempre il riflesso di un’interpretazione. L’interpretazione configura il tradimento: la stessa etimologia del tardo latino lascia scivolare la “consegna” in un passaggio che altera di per sè la cosa rimessa. Si tratta di un tradimento necessario, pena la fine stessa dell’espressione d’arte. Ma un tradimento che poggia le sue radici su un’interpretazione che precede: ermeneutica di un’ermeneutica. Non importa che sia un testo letterario o un testo pittorico: lo sguardo abbraccia sempre un’immagine. L’origine scompare. Così, al “Parnaso” (1495 - 1497, Louvre, Parigi) di Andrea Mantegna (1431 - 1506) che trasuda esibita regalità, si contrappone il “Festino degli dei” (1514, National Gallery of Art, Washington) di Giovanni Bellini (1429 - 1516) dal quale emerge il riflesso sorprendente di una nascosta “ricreazione” delle figure divine: appartate, finalmente lontane dagli occhi mortali, abbandonano la loro funzione regale, la partecipazione alle vicende umane fino a raccogliersi nella modestia dei gesti. Pochi anni dividono questi due dipinti. Eppure, lo spazio temporale non giustifica l’abisso della dissonanza. Tra i due, il “Parnaso” (1510 - 1511) della Stanza della Segnatura (Musei Vaticani), l’affresco realizzato da Raffello (1483 - 1520) che mostra dei e mortali uniti nella celebrazione della poesia. Ecco l’anello di congiunzione. Ma è di nuovo un tradimento. Ancora la violenza dell’interpretazione. Il trascendimento della tradizione è, infine, il segno di un passaggio d’epoca. Che fa violenza al passato. A similitudine del processo naturale di nascita e di morte. Nulla permane. Niente è mai assoluto. Nella vita come nell’arte.
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musicaintesta · 3 months ago
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Io sono una forza del Passato. 
Solo nella tradizione è il mio amore. 
Vengo dai ruderi, dalle chiese, 
dalle pale d’altare, dai borghi 
abbandonati sugli Appennini o le Prealpi, 
dove sono vissuti i fratelli. 
Giro per la Tuscolana come un pazzo, 
per l’Appia come un cane senza padrone. 
O guardo i crepuscoli, le mattine 
su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo, 
come i primi atti della Dopostoria, 
cui io assisto, per privilegio d’anagrafe, 
dall’orlo estremo di qualche età 
sepolta. Mostruoso è chi è nato 
dalle viscere di una donna morta. 
E io, feto adulto, mi aggiro 
più moderno di ogni moderno 
a cercare fratelli che non sono più.
P. Pasolini,Poesia in forma di rosa, 1964
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chez-mimich · 5 months ago
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LIMONOV
Quando si conversa di un film, tratto da un libro, è inevitabile che qualcuno si interroghi se il film sia meglio o peggio del libro e viceversa. Allora sgombriamo subito il campo dall’equivoco: un film è un film e un libro è un libro, quindi niente paragoni. “Limonov” (il film) di Kirill Serebrennikov, se non è un capolavoro, va molto vicino ad esserlo. Com’è noto (almeno a chi ha letto il libro di Emmanuel Carrère), Eduard (Eddie) Limonov è stato un poeta, un dissidente sovietico, un rivoltoso, un sognatore, un teppista, un leader politico, ma anche un maggiordomo, un metalmeccanico, un senza fissa dimora. A raccontarne la storia (stavo per scrivere la ballata e forse non sbagliavo) è stato Emmanuel Carrère nell’omonimo libro di qualche anno fa (edito in Italia da Adelphi) e ora la stessa storia la riscrive, con grande perizia narrativa cinematografica, Kirill Serebrennikov che riesce nell’impresa di raccontare la profonda anima russa di Limonov e allo stesso tempo riesce a ritagliare, con altrettanto spessore poetico, la figura del rivoltoso, quello che considerava i lavoratori “i cornuti della storia”, quello che sta con “i rossi, i neri, i gay, i portoricani, ossia con chi non ha niente da perdere”. Limonov nel 1974 lascia l’Unione Sovietica e le ristrette vedute di un ambiente intellettuale e dissidente sempre troppo ancorato ai riti, ai temi e alla poesia della tradizione in un ambiente soffocante e privo di grandi stimoli. La sua destinazione è la New York psichedelica e decadente degli anni Settanta, dove conduce una sregolatissima vita, ma sempre innervata della sua poesia, a contatto con fotomodelle e puttane, con una po’ prevedibile, benché adeguatamente distorta, “Walk on the Wilde Side” che fa da colonna sonora. Come si dice in questi casi, Limonov ama essere rotto a tutte le esperienze sia letterarie che sessuali e in questo, occorre dire, assomiglia molto ai bohémien di ogni latitudine e di ogni periodo, ma quel che di nuovo sembra portare il suo personaggio è una non-visione del mondo, sostituita da un lucido delirio guidato da un sano desiderio di sovversione che, parafrasando Leo Trotskj potremmo chiamare “sovversione permanente”. Ma tanto è forte la sete di rivolta, tanto è irresistibile il richiamo della (santa o meno) madre Russia. Tornato nella Mosca della Perestrojka, Limonov, inquieto poeta agit-prop, anarchico e ribelle come sempre, crea un movimento bolscevico-nazionalista più vicino alla cultura punk che a quella patriottica, movimento col quale partecipò fattivamente all’assalto al parlamento di Mosca nel settembre del 1993. Del resto il KGB lo temette sempre, proprio in virtù della sua difficile collocazione all’interno di un profilo di dissidente tradizionalmente inteso. Occorre aggiungere, e non è una questione di poco conto, che il titolo originale del film è “Limonov: the ballad”, titolo che indica molto più efficacemente, che non quello della versione italiana, che Serebrennikov abbia inteso girare un film sul personaggio, più che sulla sua epoca, e che i fatti e le cronache di quegli anni non hanno avuto una specifica rilevanza, poiché in altre epoche Limonov avrebbe trovato altre motivazioni ma sarebbe rimasto un poeta dall’anima tempestosa. Ricordiamo che Serebrennikov, da sempre in contrasto col regime di Putin, è stato costretto ad interrompere la lavorazione del film a causa dell’invasione dell’Ucraina. “Se i tuoi eroi sono Jim Morrison, Lenin, Mishima, Baader, sei già membro del nostro partito…” urla Limonov al suo esercito di disperati, quanti di noi, sono potenzialmente parte del suo partito?
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fashionbooksmilano · 2 years ago
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Venezia porta a porta
Fotografie di Massimo Nordio
Introduzione di Piero Fròsini
Edizione curata da Laura Casalis
Franco Maria Ricci Editore, Milano 1981, 110 pagine, 23,5x25 cm, ISBN88-216-0327.X
euro 35,00
email if you want to buy : [email protected]
Il vasto labirinto d’acque chiamato Venezia racchiude un immenso lascito artistico e culturale, tanto ricco da abbagliare e sopraffare. Per chi la sappia esplorare con amore, la città si rivela un’altra, meno evidente, più segreta, ma davvero unica. Per chi avesse il coraggio di lasciare l’imponente patrimonio delle arti “maggiori” alle comitive organizzate, e volesse cercare il senso e il ricordo di un mondo nelle sue più modeste e quotidiane manifestazioni, potrebbe scoprire per esempio la misteriosa poesia delle maniglie e dei battenti metallici di cui sono ornate le antiche porte. Raccolti in questo volume, questi gioielli nascosti, presentano al lettore una Venezia “minore” ma carica di tradizione, che si dischiude solo agli occhi del visitatore che fa del suo girovagare per la città un’avventura sempre nuova.
22/07/23
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schizografia · 2 years ago
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L’eredità del nostro tempo
La meditazione sulla storia e la tradizione che Hannah Arendt pubblica nel 1954 porta il titolo, certo non casuale, Tra passato e futuro. Si trattava, per la filosofa ebreo-tedesca da un quindicennio rifugiata a New York, di interrogarsi sul vuoto tra passato e futuro che si era prodotto nella cultura dell’Occidente, cioè sulla rottura ormai irrevocabile della continuità di ogni tradizione. È per questo che la prefazione al libro si apre con l’aforisma di René Char Notre héritage n’est précédé d’aucun testament. In questione era, cioè, il problema storico cruciale della ricezione di un’eredità che non è più in alcun modo possibile trasmettere.
Circa venti anni prima, Ernst Bloch in esilio a Zurigo aveva pubblicato col titolo L’eredità del nostro tempo una riflessione sull’eredità che egli cercava di recuperare frugando nei sotterranei e nei depositi nella cultura borghese ormai in disfacimento («l’epoca è in putrefazione e al tempo stesso ha le doglie» è l’insegna che apre la prefazione al libro). È possibile che il problema di un’eredità inaccessibile o praticabile solo per vie scabrose e spiragli seminascosti che i due autori, ciascuno a suo modo, sollevano non sia per nulla obsoleto e ci riguardi, anzi, da vicino – così intimamente che a volte sembriamo dimenticarcene. Anche noi facciamo esperienza di un vuoto e di una rottura fra passato e futuro, anche noi in una cultura in agonia dobbiamo cercare se non una doglia del parto, almeno qualcosa come una parcella di bene sopravvissuta allo sfacelo.
Un’indagine preliminare su questo concetto squisitamente giuridico – l’eredità – che, come spesso avviene nella nostra cultura, si espande al di là dei suoi limiti disciplinari fino a coinvolgere il destino stesso dell’Occidente, non sarà pertanto inutile. Come gli studi di un grande storico del diritto – Yan Thomas – mostrano con chiarezza, la funzione dell’eredità è quella di assicurare la continuatio dominii, cioè la continuità della proprietà dei beni che passano dal morto al vivo. Tutti i dispositivi che il diritto escogita per sopperire al vuoto che rischia di prodursi alla morte del proprietario non hanno altro scopo che garantire senza interruzioni la successione nella proprietà.
Eredità non è forse allora il termine adatto per pensare il problema che tanto Arendt che Bloch avevano in mente. Dal momento che nella tradizione spirituale di un popolo qualcosa come una proprietà non ha semplicemente senso, in questo ambito un’eredità come continuatio dominii non esiste né può in alcun modo interessarci. Accedere al passato, conversare coi morti è anzi possibile solo spezzando la continuità della proprietà ed è nell’intervallo fra passato e futuro che ogni singolo deve necessariamente situarsi. Non siamo eredi di nulla e da nessuna parte abbiamo eredi ed è solo a questo patto che possiamo riallacciare la conversazione col passato e coi morti. Il bene è, infatti, per definizione adespota e inappropriabile e l’ostinato tentativo di accaparrarsi la proprietà della tradizione definisce il potere che rifiutiamo in ogni ambito, nella politica come nella poesia, nella filosofia come nella religione, nelle scuole come nei templi e nei tribunali.
31 luglio 2023
Giorgio Agamben
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sardies · 1 year ago
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Sant Miquel Festival, è la settimana centrale
Alghero. Tradizione, identità, cultura e musica. In Riviera del Corallo si apre una settimana speciale grazie al cartellone del San Miquel Festival che quest’anno si è presentato più ricco e partecipato di sempre: concerti, comedy, artigianato, rassegne di poesia e sport internazionale. Entrano nel vivo ad Alghero i festeggiamenti per il Santo Patrono della città con appuntamenti imperdibili di…
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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"Le ciaramelle" di Giovanni Pascoli: una ninna nanna d'anima e ricordi. Recensione di Alessandria today
Dolcezza, malinconia e mistero nel Natale raccontato da uno dei più grandi poeti italiani.
Dolcezza, malinconia e mistero nel Natale raccontato da uno dei più grandi poeti italiani. Giovanni Pascoli, poeta del cuore e dell’anima, ci trasporta nel suo mondo intriso di simbolismo e intimità con la poesia “Le ciaramelle”. Questo componimento, insieme alla breve e intensa “Ninna nanna di Natale”, rappresenta una celebrazione della semplicità e dell’emozione, un racconto intriso di…
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londranotizie24 · 2 days ago
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Di Roberta Leotti La mostra Breaking Lines, in corso alla Estorick Collection of Modern Italian Art fino all’11 maggio, esplora il legame tra Futurismo e poesia sperimentale, con opere di Marinetti, Depero, Carrà e altri protagonisti dell'avanguardia italiana. La libertà delle parole nella mostra Breaking Lines della Estorick Collection dedicata al Futurismo e alle origini della Poesia Sperimentale Chissà se Filippo Tommaso Marinetti si sarebbe immaginato la portata e il successo riscosso dalla sua "chiamata alle arti" del suo Manifesto Futurista, pubblicato nel 1909 prima dalla Gazzetta dell'Emilia e due settimane dopo dal Figaro. L'abbandono della tradizione per la ricerca di esprimere la velocità e l'energia erano espressione di un Paese che muoveva passi importanti nell'industrializzazione (La fabbrica automobilistica FIAT era stata fondata vent'anni prima) e che in pochi anni l'avrebbe coinvolto nella prima di due guerre mondiali. Aldilà del suo credo politico e convinzioni antifemministe, Marinetti glorificava il nuovo che avanza, la bellezza della velocità e ineggiava l'abbandono di quella che definì nel suo Manifesto "l'Immobilità pensosa" per perseguire: "Il coraggio, l'audacia la ribellione saranno elementi essenziali della nostra poesia". Questo fervore è tangibile nelle riviste e nei libri di vari autori esposti alla come quadri alla Breaking Lines, la prima mostra del 2025 della Estorick Collection of Italian Modern Art di Londra. Il visitatore noterà che l'estasi e il sonno della poesia pre-futurista han lasciato posto a componimenti dinamici e fuori dagli schemi. Come se la guerra, argomento che spesso si insinua nelle tematiche delle opere, sia in primis quella della parola contro la bidimensionalita' della carta stampata. Dalla metrica e la rima si passa a un linguaggio frammentato svincolato dalla grammatica e dalla punteggiatura, si predilige l'onomatopea e la macchina da scriverere diventa di fatto un medium di arte figurativa. Parole in libertà non è solo un proclama, lo è di fatto. Le parole private delle costrizioni linguistiche e metriche diventano, come per l'Onomalingua di Fortunato Depero, un linguaggio universale senza bisogno di traduzione, perchè come dice lo stesso autore è il linguaggio delle forze naturali, degli esseri rumoreggianti creati dagli uomini e degli animali. Nella stessa sala, anche il collage di Carlo Carrà, Avvolgimenti atmosferici – scoppio di un obice, opera che fa parte della collezione permanente della Estorick Collection. Per chi volesse approfondire le arti figurative futuriste, vi consigliamo di estendere la vostra visita anche ai piani superiori della galleria, dove potrete ammirare opere di altri artisti che oltre a Carrà hanno aderito al movimento futurista: Gino Severini, Giacomo Balla, Luigi Russolo, Umberto Boccioni. L’esposizione, che si conclude l’11 maggio, si completa con un omaggio al poeta inglese Dom Sylvester Houédard, definito uno dei maestri della poesia concreta sviluppatasi nel secondo Dopoguerra e la cui attività ha poi influenzato la poesia sperimentale. Le parole sono disposte in forme e colori volti a suggerire immagini e evidenziare il tema della composizione, o forse più semplicente a “sfidare” il pubblico a rompere gli schemi per aprirsi ad un nuovo linguaggio e immagini. Nello stesso spazio espositivo, oltre al monaco e teologo Houédard, si segnalano anche le opere di Bob Cobbing, John Furnival e Hamilton Finlay. Nel programmare la vostra visita al n. 39a Canonbury Square (N1 2AN), oltre al consueto orario di apertura, vi segnaliamo che l’ultimo giovedì del mese la Estorick Collection of Modern Italian Art rimane aperta fino alle 20.00, con accesso gratuito agli studenti full-time dopo le 17.00. Maggiori informazioni su eventi e prenotazioni sul sito della Estorick Collection of Modern Italian Art. ... Continua a leggere su
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hans-brosyan · 4 days ago
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1859
Édouard Manet segue l'insegnamento di Courbet e fa un'opera anti-lirica, che viene rifiutata dal Salon di Parigi. Eugène Delacroix è fra i pochi della giuria a votare a suo favore.
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1861
Manet espone al Salon di Parigi un'opera che incontra il gusto del pubblico, infatuato dal fascino esotico andaluso. Il dipinto è apprezzato anche dalla critica.
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1862
Manet ritorna sul tema andaluso, ma stavolta l'opera non ha successo.
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Baudelaire è uno dei pochi a scriverne con toni entusiastici.
«Tra tutte le bellezze che ovunque si possono vedere
capisco bene, amici, che il desiderio oscilla
ma in Lola de Valence inatteso scintilla
l'incanto di un gioiello nero e rosa»
1862
Édouard Manet non compone, dispone soggetti sorpresi come in un fluxus, per un'arte antiteatrale, antispettacolare, che non racconta, non spiega, non rimanda a nulla che non sia se stessa, così casuale e indifferente.
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1862
Édouard Manet ricorda al pubblico che non è estraneo alla mondanità moderna, di cui rende su una tela la sua percezione, priva di critica e di esaltazione.
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1862
Édouard Manet continua a cogliere la realtà secondo il suo temperamento e non incontra il gusto del pubblico.
Eppure sta dimostrando che realismo e tradizione non sono incompatibili.
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1863
Édouard Manet fa un'arte realista e indipendente ferisce il pubblico benpensante. Viene insultato.
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1864
Édouard Manet resta colpito da un fatto.
Guerra di secessione americana.
19 giugno. La nave nordista USS Kearsage affonda la nave confederata CSS Alabama guerra al largo di Cherbourg, in Francia.
Manet dipinge un soggetto storico (la battaglia), pur mantenendo un atteggiamento freddo e anti-eroico.
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1865
Olympia viene esposta al Salon di Parigi.
Édouard Manet ci fa sentire il muto silenzio di uno sguardo indifferente.
Né prosa, né poesia.
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L'opera provoca scandalo.
Zola sostiene Manet:
«Ha il grave difetto di assomigliare a molte signorine che conoscete. E poi, quella strana mania di dipingere diversamente dagli altri! Se almeno Manet avesse preso in prestito da Cabanel il piumino di cipria e se avesse un po' imbellettato le guance e il seno di Olympia, la ragazza sarebbe stata presentabile. C'è anche un gatto che ha molto divertito il pubblico. È vero che quel gatto è di grande comicità, no?, e che bisogna essere insensato per aver messo un gatto in quel quadro. Un gatto, ve lo immaginate. Un gatto nero, per giunta. È buffissimo... o poveri concittadini miei, ammettete di avere lo spirito facile. Il gatto leggendario di Olympia è un indizio certo dello scopo che Vi proponete recandovi al Salon. Andate a cercarvi dei gatti, ammettetelo, e non avete sprecato la giornata quando trovate un gatto nero che vi allieta»
1866
Édouard Manet fa un'opera audace, che sarà rifiutata dalla giuria del Salon ufficiale.
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Manet ha l'abilità di dipingere opere che pur contenendo in filigrana modelli di maestri del passato, sono asciutte e moderne per la scelta dei soggetti e le soluzioni tecniche.
Ma dopo "L'esecuzione di Massimiliano" del 1867, i modelli dei maestri del passato scompariranno sempre di più.
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siciliatv · 18 days ago
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Il Centro artistico, culturale, editoriale “Renato Guttuso” di Favara, presieduto da Lina Urso Gucciardino,  indìce il Premio di Arte e Cultura Siciliana dedicato al grande poeta siciliano IGNAZIO BUTTITTA, che quest’anno giunge alla XXVI edizione. Il Premio si articola nelle seguenti sezioni: Poesia in lingua siciliana: Possono partecipare poeti residenti nel territorio europeo. Si possono inviare non più di due composizioni. La poesia non potrà superare i settanta versi dattiloscritti. Cuntu – Racconto in lingua siciliana: Il Racconto o Cuntu, il lingua siciliana, dovrà essere inedito e non dovrà assolutamente superare le tre cartelle dattiloscritte. Libri editi di poesia e narrativa: I libri, editi nell’ultimo quinquennio, devono essere in lingua siciliana o italiano e parteciperanno a sezioni differenti. La Narrativa deve avere come argomento e debbono essere attinenti a temi di storia, tradizione e cultura siciliana. Saggi: I libri saggio dovranno avere come argomento temi inerenti la cultura siciliana.   Il Centro “Renato Guttuso” prevede anche una “Sezione Giovani” per gli alunni delle scuole di ogni ordine e grado, che possono partecipare singolarmente o con elaborati di gruppo. Possono partecipare indifferentemente con poesie, prose o quant’altro sempre con le limitazioni e con le stesse modalità delle altre sezioni del Premio. Gli elaborati e i libri devono pervenire al comitato organizzatore tramite l’Istituto scolastico d’appartenenza, che procederà a inviare un massimo di cinque opere dopo una autonoma selezione interna I concorrenti delle varie sezioni del Premio devono inviare i plichi con gli elaborati al CENTRO CULTURALE RENATO GUTTUSO, Via Kennedy, 29 - 92026 Favara (AG), specificando POSTA1. Gli elaborati dovranno pervenire al Comitato organizzatore entro il 15 marzo 2025. È possibile inviare gli elaborati anche tramite posta elettronica all’email [email protected] La Cerimonia di consegna dei premi ai vincitori avverrà presumibilmente il 23 giugno 2025. Non è prevista quota di partecipazione. Ai primi tre vincitori di ogni sezione verrà consegnata una artistica targa. Il regolamento completo e ulteriori chiarimenti possono essere richiesti all’indirizzo email [email protected] Read the full article
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nardonews24 · 1 month ago
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IL GUSTO DELLA MEMORIA: 'LI PURCIDDHRUZZI' TRA DIALETTO E TRADIZIONE
La poesia” Li purciddhruzzi” attraverso il dialetto neretino racconta una delle tradizioni più care della nostra terra: la preparazione dei “purciddhruzzi”. Continue reading IL GUSTO DELLA MEMORIA: ‘LI PURCIDDHRUZZI’ TRA DIALETTO E TRADIZIONE
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daimonclub · 1 month ago
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Ridere del Natale
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Ridere del Natale Ridere del Natale, aforismi cinici, citazioni satiriche, battute divertenti per affrontare la festa del Santo Natale con il giusto spirito ilare ed umoristico. A Natale dobbiamo essere tutti più buoni, non più deficienti! Carl William Brown È Natale da fine ottobre. Le lucette si accendono sempre prima, mentre le persone sono sempre più intermittenti. Io vorrei un dicembre a luci spente e con le persone accese. Charles Bukowski Putrid, o se preferite Putler, in pratica il tranquillo presidente della russia, ha detto che per Natale, dopo tutto questo tragico dolore causato dalla santa guerra contro l'Ukraina, si augurerebbe finalmente la pace e la serenità per tutti. Certo che l'umorismo nero non gli manca proprio per niente. Carl William Brown Natale: provato mezzo per aumentare il giro degli affari nel commercio. Anonimo Gingol bel gingol bel. Dovremmo essere tutti più buoni e invece siamo delle merde. Luciana Littizzetto “L’inferno sono gli altri”, un aforisma che Jean-Paul Sartre formulò all’approssimarsi del Natale. FrandIben Le nazioni ricche ed in pace vendono armi alle nazioni povere ed in guerra; poi a Natale raccolgono dei giocattoli da mandare ai bambini delle famiglie rovinate dai vari conflitti del pianeta. Una mela per la vita, un’arancia per la ricerca, una stella di natale per la solidarietà, un uovo di pasqua per sconfiggere la leucemia, un concerto contro il cancro, una sottoscrizione per la sclerosi e una sfilata per sconfiggere l’Aids, ma per carità non dimenticatevi, almeno un penny per Guy Fawkes. (rivoluzionario inglese, un cattolico pacifista che stava per far saltare in aria il parlamento) Carl William Brown Mamma a Natale faceva il tacchino. Un’imitazione di merda. Mario Zucca
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Aforismi satirici sul Natale Papa: l’unico vice di una società che non vede mai il proprio capo, neanche a Natale. Anonimo Per il Santo Natale l'Europa e la NATO dovrebbero addestrare alcuni milioni di mercenari, di tutti i colori, e mandarli a ristabilire la democrazia in russia. Carl William Brown Un cane guardando un albero di Natale acceso pensa: finalmente hanno messo la luce nel cesso. Romano Bertola Babbo Natale ha avuto una brillante idea: andare a trovare la gente una volta l'anno. Victor Borge Anche quest’anno si ripete la dolce tradizione dello scambio delle mogli sotto l’albero. Romano Bertola Natale. Giorno speciale, consacrato allo scambio di doni, all'ingordigia, all'ubriachezza, al sentimentalismo più melenso, alla noia generale e a domestiche virtù. Ambrose Bierce Avevo letto da qualche parte che la vigilia e il giorno di Natale c'erano più suicidi che in qualunque altro giorno dell'anno. Evidentemente la vacanza non aveva niente a che fare con la Nascita di Cristo. Charles Bukowski Non sei il Babbo Natale dell'anno scorso. Siamo in cassa integrazione a rotazione. Altan «Presto avremo un bambino.» «Scherzi?» «No, avrò proprio un bambino me l’ha detto il dottore... sarà il mio regalo per Natale!» «Ma a me bastava una cravatta!» Woody Allen Antivigilia di Natale. Nell’aria senti qualcosa di diverso. Sotto la neve che fiocca lenta lenta, una vecchiettina avvolta nel suo nero scialletto vende bombe a mano. Romano Bertola
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Aforismi cinici sul Natale Certo, dire che Babbo Natale non esiste non è una bella notizia. Anzi, è una brutta notizia. D'altra parte cosa si dovrebbe dire? Che ci sono le prove scientifiche dell'esistenza di Babbo Natale? E che esistono le testimonianze di milioni di persone che hanno trovato giocattoli sotto il camino o sotto l'albero? Piero Angela Perché l’albero di Natale ha sempre la punta dritta? Perché gli toccano le palle! Anonimo Nella sua poesia “A Natale”, Ungaretti se ne stava in disparte al caldo, stanco e dimenticato, a guardare le capriole di fumo che salivano dal focolare. Pensate un po’ che liriche avrebbe potuto creare se fosse vissuto ai nostri giorni, e avesse intelligentemente sfruttato Facebook per poter guardare tutte le innumerevoli nefandezze di questo mondo! Carl William Brown Il più bel gesto di estraneità e di indifferenza al mondo cristiano, al tempo, alla rivelazione, ai sentimenti, ai riti cristiani: quello di un rabbino orientale che, a Natale (giorno in cui è vietato leggere la Toràh), tagliava la carta igienica per tutto l'anno. (Lo racconta Kafka). Guido Ceronetti Ma vi siete mai chiesti che cosa se ne fa un bambino appena nato della mirra? Anonimo Il tacchino va bene per il Natale, ma il Natale non va bene per il tacchino. Achille Campanile Non è il Natale l'unica occasione in cui ci si ubriaca per amore dei bambini? William John Cameron Natale è un periodo tremendo per chi non è felice. Giovanni B. Cassano A volte penso che l'amore eterno sia il Babbo natale degli adulti: sappiamo tutti che non esiste ma nessuno vuole sentirselo dire. Alessandro Cattelan Il prezzo dei regali di Natale è inaudito. Ricordo un Natale di tanti anni fa quando mio figlio era piccolo. Gli ho comprato un carro armato giocattolo. Costava circa cento dollari, una bella cifra per l’epoca. Era un tipo di carro armato in cui si poteva entrare e che si poteva guidare. Lui invece giocò con la scatola della confezione. Mi ha insegnato una lezione molto importante. L’anno successivo, lui si beccò la scatola e io un whisky da cento dollari. Johnny Carson
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Battute sarcastiche sul Natale Prima del coronavirus a Natale facevo un colpo di tosse per coprire un peto, ora farò un peto per coprire un colpo di tosse. Il Becchino La lode riluttante è la più lusinghiera di tutte. Mike Carey Il cinico è un uomo che all’età di dieci anni ha scoperto che Babbo Natale non esiste, ed è ancora sconvolto. James Gould Cozzens Natale e’ alle porte. Vedrò di scappare dalla finestra. Anonimo E anche questo Natale... se lo semo levato dalle palle! Giovanni Covelli E’ Natale. Sono indeciso se sentire un grande senso di fratellanza o andare a sciare a Cortina. Altan Per il settimo anno di seguito mia suocera è venuta da noi a Natale. Quest’anno abbiamo deciso di cambiare. La faremo entrare. Les Dawson L’adulto non crede a Babbo Natale. Ma lo vota. Pierre Desproges Il Natale non è altro che una stupida festività creata per non lavorare. Ebenezer Scrooge Abbattere l'albero di Natale lo fa sentire ufficiale: è tempo di tornare a essere senza gioia e cinico. Greg Fitzsimmons
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Auguri divertenti per il Natale Quand'ero piccolo, Natale faceva schifo. Credevo in Babbo Natale. Sfortunatamente, ci credevano anche i miei. Non ho mai ricevuto un tubo. Charlie Viracola C’è così tanta crisi in questo periodo, dopo la pandemia infatti, ecco la tragedia della guerra, dovremmo cercare di esportare un po' di democrazia in russia e magari fregargli un po' di gas, altro che essere più buoni, dobbiamo imparare dal Putrido, ed essere più crudeli, per Natale. Carl William Brown Che altro è il Natale se non un giorno di scadenze quando non s’hanno danari; un giorno in cui ci si trova più vecchi di un anno e nemmeno di un’ora più ricchi; un giorno di chiusura di bilancio che ci dà, dopo dodici mesi, la bella soddisfazione di non trovare una sola partita all’attivo? Charles Dickens Per regalo non chiedete a Babbo Natale di portarvi qualcosa. Chiedetegli piuttosto di portarsi via qualcuno. Ellekappa Il Natale è una festa commerciale, come tutta la nostra vita. Per questo si comincia a battere la grancassa un mese prima. E' una sovraeccitazione drogata, pilotata, penosa, fastidiosa e inutile perché c'è poco da eccitare in una società estenuata, sfibrata, che vive in perenne stato di overdose. La felicità è un attimo che non può essere dilatato. E Natale non è più Natale perché adesso è Natale tutto l'anno. Massimo Fini Penso che le persone che oggi fanno film a tema natalizio sentano che le persone sono più ciniche riguardo al Natale. C'è più di un vantaggio. Leonard Maltin A Natale riesco a sentirmi buono solo se nevica. Roberto Gervaso A Natale bisogna essere più buoni. Se ti fregano il posto per la macchina, ricorda che è Natale. Non rigargli la fiancata con la chiave, scrivigli sopra Buone Feste. Anonimo Era così povero che non poteva neanche permettersi di regalare uno yo-yo al suo bambino per Natale. Fece in modo di regalargli uno yo! Martin Kaufman Questo Natale è praticamente eguale a quello dell’anno passato: NaTALE E QUALE. Renato Reggiani
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Battute in Inglese sul Natale La mia famiglia era così povera che ogni Natale mio padre usciva di casa e sparava qualche colpo di pistola. Poi rientrava e a noi bambini diceva che Babbo Natale si era suicidato. Jake La Motta Ai tempi del Coronavirus c’è così tanta crisi che quest’anno nella grotta di Natale spunterà l’insegna “Compro oro, incenso e mirra”. Covid 19 Caro Babbo Natale, io vorrei che quest'anno per Natale tutti diventassero più buoni e io più figa. Luciana Littizzetto Caro Bambino Gesù, in quest’anno pandemico del 2020 ti sei portato via la mia cantante preferita: Juliette Gréco; il mio attore preferito: Sean Connery; il mio calciatore preferito: Diego Maradona; il mio istrione teatrale preferito Gigi Proietti; il mio filosofo preferito Giulio Giorello (si fa per dire ovviamente), ascoltami ora, volevo suggerirti che il mio politico preferito è … (inserite il politico che secondo voi meriterebbe di lasciarci al più presto) e che l’anno non è ancora finito! Ancora tanti auguri e cerca di fare del tuo meglio. Carl William Brown Nessuno ha rispetto per me. A Natale ho regalato al mio bambino una pistola BB. E lui mi ha regalato una maglietta con disegnato sul retro un bersaglio. Rodney Dangerfield Presepe o albero di Natale? Questo è un altro problema. Se sia più nobile all'animo impegolarsi con muffe, laghi a specchio e carte di cielo stellato o prender l'armi contro 'sto mare di triboli e affidarsi semplicemente alle palle. Meglio le palle. Che in questo unico caso danno sicurezza. Luciana Littizzetto Non c'è nessun Babbo Natale, nessun coniglio pasquale, e nessun angelo custode che veglia su di noi. Le cose accadono così, senza un motivo. E niente ha senso. Veronica Mars A Natale in genere ci si incontra con le persone più care. Io che sono uno parsimonioso invece mi incontro con le persone più economiche. Anonimo “Papà papà… cosa mi regali quest’anno a Natale?”. “Uhm… vediamo… cosa ti ho regalato l’anno scorso?”. “Un palloncino”. “Bene, allora questo Natale te lo gonfio”. Mauroemme E’ vero che a Natale tutti diventano più buoni? La risposta la troverete nel vostro albero di Natale: tutte palle! Walter Di Gemma
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Citazioni spiritose sul Natale Natale è stato e sempre sarà pieno di decorazioni. Le luci e le ghirlande che usano per coprire il sordido, la corruzione. Veronica Mars Perché Gesù a Natale è fra la Madonna e San Giuseppe, mentre a Pasqua è tra i due ladroni? Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi! Anonimo Il Natale è una cospirazione per far sentire ai single che sono soli. Armistead Maupin Natale è una festa alla quale non mi sento invitato. Gianni Monduzzi “Mamma, mamma, perché gia’ ad ottobre facciamo l’albero di Natale?”. “Ma come te lo devo dire che hai un cancro!”. Anonimo Condensando ‘ste feste finiscono tutte in “oni”…veglioni, panettoni, torroni, cenoni, doni, capitoni, du’cojoni… Ciaci Kinder Mi fanno molto ridere quei genitori che trattano i figli come deficienti e gli fanno ancora scrivere la letterina a Babbo Natale quando ormai anche i bambini più idioti sanno che è molto più pratico mandare un’e-mail. Flavio Oreglio L’hai fatto per me! Allora grazie. Vorrà dire che metterò il tuo amante sulla lista di Natale, ma solo se riesco a trovare una lettera-bomba. Woody Allen L’anno scorso per Natale mia zia mi ha regalato un paio di ciabatte a forma di cane. Per poterle indossare ho dovuto ammazzare il gatto! Leonardo Manera Il Natale serve a ricordare a quelli che sono soli che sono soli, a quelli che non hanno soldi che non hanno soldi e a quelli che hanno una famiglia del cacchio che hanno una famiglia del cacchio. Progetto Mayhem
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Natale divertente a Teatro San Giuseppe, assieme a Maria, incinta di Gesù, cerca un albergo, ma sono tutti pieni. Per forza non trovi un albergo libero: sei sotto Natale! Paolo Rossi Tutto è relativo in questo mondo. Chiedi un po’ alle oche e ai tacchini la loro opinione sul Natale! Peter Willforth Me sento come l'ovo de Pasqua sotto l'arbero de Natale. Straaano! Er Cipolla Letteratura sintetica. Oggi: tema natalizio. Titolo: "Sono andato con la mia ragazza a vedere un presepe". Svolgimento: Due cuori, una capanna. Andrea Balestrero Tre amici stanno discorrendo tra di loro, uno dice: "Certo che Natale è proprio una bella festa!". Gli altri due in coro: "Sì, hai ragione... è proprio una bella festa". Allora il secondo dice: "Se è per questo anche Pasqua è una bella festa!". Gli altri due amici: "Eh già... pensandoci bene anche Pasqua è una bella festa". Il terzo sta un attimo in silenzio, poi: "Però anche scopare è una bella festa!". "Sì, ma sono meglio Natale e Pasqua!". "E perché?". "perché vengono più di frequente!" La maestra vuol fare un gioco con i suoi allievi: "Allora, ditemi il nome di una cosa rotonda e pelosa". Luigino alza la mano e dice: "La pesca, signora maestra!". "Bravo Luigino!". La Maria alza anch'essa la mano e dice: "Il kiwi". Poi si alza Pierino e dice: "Le palle di Natale!". La maestra lo guarda stupita e dice: "Ma Pierino! Le palle di Natale sono rotonde, ma non hanno dei peli!". E Pierino rivolgendosi al suo compagno di banco: "Dai, Natale, togliti i pantaloni e mostra le palle alla signora maestra!" Due bimbi parlano: "Io per Natale mi faccio regalare un trenino elettrico e tu?". L'altro: "Io una scatola di Tampax". "E che è ?". "Non lo so, ma so che si può giocare a tennis, saltare, nuotare, sciare e fare tante altre cose". Su un tavolo c'è una torta e attorno Babbo Natale, la Befana, un carabiniere intelligente, un carabiniere stupido. Un attimo di buio e la torta scompare: chi l'ha mangiata? Dunque Babbo Natale, la Befana, il carabiniere intelligente non esistono... Il parroco indica il maresciallo durante la predica: "E lei, signor maresciallo... ? un soldato nell'esercito del Signore?". Il maresciallo, sentendosi al centro dell'attenzione, deglutisce e con un po' di ansia risponde: "S... si... signore, lo sono!". "E allora perché la vediamo a messa soltanto a Natale?". "Ci crederebbe se le dicessi che sono nel servizio segreto?" https://www.youtube.com/watch?v=5qu_aj1CjfE Per continuare a sorridere: Barzellette sul Natale Aforismi divertenti sul Natale Dal Natale del 2005 Pensieri e riflessioni sul Natale Storielle divertenti sul Natale Aforismi di C.W. Brown sul Natale Odio il Natale (Umorismo) Un Natale surreale Christmas Jokes Christmas crckers jokes Aforismi per autore Aforismi per argomento Riflessioni e pensieri Saggi e aforismi Read the full article
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