#E cose italiane in generale
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vannacci ha fallito. si stappa porco dio
#lasciatemi vivere in un mondo dove la meloni non esiste per un attimo#e fatemi pensare che il GENERALE FASSISTA SI DEVE CUCCIARE IL CAZZO DA SOLO#purtroppo vorrei dire di aver votato rifondazione ma non c’era questa volta#farò di tutto x cambiare le cose#italian stuff#elezioni
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🎙️Dal briefing di Maria Zakharova, Rappresentante Ufficiale del Ministero degli Esteri della Federazione Russa (16 ottobre 2024)
In merito al rifiuto dell'Italia di rilasciare i visti alla delegazione russa al 75° Congresso Astronautico Internazionale
In questi giorni l'Italia ha preso una decisione che non può essere considerata tra le sue migliori.
Dal 14 al 18 ottobre 2024 si svolge a Milano il 75° Congresso Astronautico Internazionale. Si tratta di una delle piattaforme più autorevoli al mondo per lo scambio di opinioni e la discussione sulle prospettive di sviluppo dell'industria spaziale. L'evento, organizzato dalla Federazione Astronautica Internazionale, riunisce ogni anno oltre 5.000 partecipanti: leader di agenzie spaziali, cosmonauti, scienziati ed esperti provenienti da diversi Paesi. L’Agenzia statale per le Attività Spaziali “Roscosmos” e alcuni enti dell'industria spaziale e missilistica russa sono membri permanenti della Federazione dal 1993 e ogni anno versano le quote associative al suo bilancio. Rappresentanti della Russia sono stati ripetutamente eletti negli organi direttivi della Federazione.
❗️Quest'anno, una prestigiosa delegazione russa, guidata da Yurij Borisov, Direttore Generale di Roscosmos, aveva previsto di partecipare al Congresso di Milano. La delegazione è stata invitata ufficialmente dal Presidente della Federazione Astronautica Internazionale (che, tra l'altro, è cittadino statunitense, ma questo non gli ha impedito di agire nel quadro delle norme e delle regole approvate nella sua Federazione) nonché dal Presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana. Nonostante questo, nonostante l’appartenenza a pieno titolo della Russia alla Federazione, nonostante l'assenza di debiti finanziari e di altro tipo, nonostante siano state espletate le formalità necessarie, tra cui il pagamento delle quote di partecipazione, delle spese di volo e di soggiorno, secondo voi cosa è successo? Il governo italiano ha negato il visto ai delegati russi.
So bene che l'Italia è una grande potenza spaziale, in grado, probabilmente, di supplire all'assenza della delegazione russa. Anche se molti non ne sono convinti. Ma pensateci: se al nostro Paese, che ha dato un contributo inestimabile all'esplorazione dello spazio e lo ha proclamato zona franca da contrapposizioni e competizione senza scrupoli, ma ambito di esplorazione pacifica, non viene permesso dall’Italia di partecipare a conferenze ed eventi dedicati allo spazio, chi viene derubato dal governo del paese ospitante? Chi viene penalizzato? […]
❗️Siamo indignati per l'ennesima mossa ostile delle autorità italiane. Inoltre, è vergognoso che Roma si occupi di queste cose. Ancora una volta l'Italia ha totalmente disatteso gli obblighi di un Paese ospitante un grande evento internazionale. Consideriamo la decisione di rifiutare il visto d'ingresso alla delegazione russa illegittima e ingiustificata. La riteniamo un’altra manifestazione della linea russofoba dell'attuale leadership italiana. La decisione di Roma è assolutamente in contrasto con gli scopi e gli obiettivi della Federazione, mina le basi della cooperazione internazionale nell'esplorazione e nello sviluppo pacifico dello spazio e infligge un altro colpo alle relazioni russo-italiane che, a causa delle azioni della leadership italiana, stanno vivendo la crisi più profonda dalla fine della Seconda guerra mondiale.
🔗Leggere il testo integrale
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Discorso di fine anno di Z-D-P
Italiane, italiani, straniere, stranieri e altre persone non ben definite, anche quest'anno il discorso del presidente ce lo siamo tolti dalle balle. Sarà servito a qualcosa? Sicuramente no. Cambierà qualcosa? Assolutamente no. Come sarà il 2025? Molto probabilmente peggiore del 2024.
Il mio 2024 è stato una merda sotto tutti i punti di vista, mi auspico un 2025 un po' più tranquillo, ma anche per ciò che non riguarda direttamente me, perché onestamente il 2024 non è stato un granché dal punto di vista delle mie varie passioni, come la musica, film, serie, anime, giochi, sport vari e altra roba, poi mettiamoci in mezzo guerra di qua e di là, gente stupida che fa cose stupide, gente che se n'è andata troppo presto, gente che purtroppo ancora non si leva dalle scatole, etc.
Comunque, dal punto di vista personale spero nel 2025 di trovare qualche gioia, un livello minimo di fortuna che al momento sta sotto 0, riuscire a progredire dal punto di vista di studio, carriera, lavoro, amore(esiste?👀),hobby vari, fare nuove esperienze di qualsiasi tipo, magari andare anche all'estero, stare finalmente bene fisicamente, dimagrire, mettere su massa muscolare e ovviamente che tutti i miei cari stiano sempre bene e siano felici.
Dal punto di vista generale, spero che la gente capisca una volta e per tutte che siamo tutti esseri umani cittadini del mondo, tutti uguali e che dovremmo iniziare il prima possibile a considerarci come una unica grande comunità mondiale nell'universo, molto prima che italiani, francesi, tedeschi, inglesi, americani etc.
Vorrei che la gente migliorasse le loro skill per quanto riguarda organizzazione, puntualità, impegno, empatia.
Vorrei che la gente ricca e famosa capisse quanto è fortunata e quanto non lo sono i comuni mortali e si sforzassero un po' di più per quest'ultimi.
Chiudo infine con un messaggio speciale rivolto a te che stai leggendo: non sottovalutare mai nulla nella vita, che riguardi te o gli altri, stai vicino a chi sembra avere qualcosa che non va, pensa prima di sparare frasi e sentenze e offese gratuite, mettiti nei panni degli altri il più possibile, grazie.
Buon anno a tutti.
#Discorso di fine anno#Messaggio#Zdp#zibaldone di pensieri#Italia#buon anno#Ultimo giorno dell'anno#2024#2025#Passioni#Passione#Guerra#Guerre#Pace#Gioia#Gioie#Fortuna#Studio#Lavoro#Carriera#Amore#Esperienza#Esperienze#Vita#Benessere#Felicità#Empatia#Rispetto#Pensieri#Compagnia
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Ma da dove viene la rima dell'orco?
"Ucci, ucci,
Sento odor di cristianucci!"
Potrebbe sembrare scontato chiederselo, abbiamo sentito tutti questi versetti mostruosi dalla bocca dell'orco di Pollicino o del gigante di Jack e il fagiolo magico. Ma a pensarci bene non possono venire da queste fiabe: l'orco non ha alcuna rima nel testo originale dei Racconti di Mamma Oca, di Charles Perrault, e nelle versioni inglesi, il gigante di Jack dice una filastrocca del tutto diversa da quella italiana: "Fee-fi-fo-fum/ I smell the bones of an englishman!". Già le parole iniziali non corrispondono per nulla nei suoni, ma piuttosto che alla fede ci si riferisce alla nazionalità (se volete saperne di più riguardo alla storia di quella filastrocca, potete leggervi questo post di @adarkrainbow). Tralaltro, l'uso di "cristiano" come sinonimo di "umano" è tipico di modi di dire ed espressioni italiane, quindi se anche fosse stato un adattamento dall'inglese, il traduttore dovrà aver saputo il fatto suo sul linguaggio fiabesco italiano.
E quindi? Da dov'è che sono spuntati fuori questi versetti? Io un'idea ce l'avrei, ma non so bene come siano arrivati alle altre fiabe, come abbiano raggiunto questa fama.
Fatto sta, che nel 1885 il famoso studioso di fiabe siciliano Giuseppe Pitrè pubblica la raccolta novelle popolari toscane, tra le quali spicca per noi la n. XXIV, Il diavolo fra i frati, raccontata da Rosina Casini a Fabbriche. Per chi conoscesse le fiabe dei Grimm, questa è una versione del Diavolo dai tre capelli d'oro: un re si ammala, il suo servo fedele va alla ricerca della cura, una penna di una bestia favolosa, e sul suo cammino incontra tanti disgraziati che gli chiedono penne e consigli; questi li riesce a prendere la moglie della bestia, che, nascosto il servo dalla fame del marito, gli strappa le penne per "svegliarlo e chiederli cosa significhino i suoi sogni". Ora, la bestia, entrata a casa grida:
"Mucci mucci, /Oh che puzzo di cristianucci!/ O ce n’è, o ce n’è stati,/ O ce n’è de’ rimpiattati."
ed eccola qua, la rima orchesca! Perché anche se in altre fiabe la "bestia piumata" è qualcosa come un grifone, in questa storia ha proprio il comportamento da orco. Lo pensava anche Calvino quando inserì la novella tra le sue Fiabe Italiane cambiò il titolo in L'orco con le penne, mantenendo sempre la filastrocca:
"Mucci mucci, / Qui c'è puzza di cristianucci / O ce n'è, o ce n'è stati / O ce n'è di rimpiattati."
Anche se non tutti la conoscono, la sua raccolta ebbe una grande influenza nella conoscenza degli italiani del loro patrimonio fiabesco. La Prezzemolina di Imbriani è abbastanza conosciuta, e dalla stessa raccolta è anche tratta la fiaba che ispirò la miniserie televisiva Fantaghirò. Probabilmente è da questa raccolta di Calvino che la filastrocca è entrata nell'immaginario fiabesco generale degli orchi.
In realtà ci sono anche altri aspetti che il Pollicino che conosciamo noi possa esser stato influenzato da Calvino. Una delle prime traduzioni di Perrault, da parte di Collodi, rende il nome Petit-Poucet come Puccettino. Mentre le fiabe italiane hanno sia un Pulcino (nell'omonima fiaba pugliese, uguale per trama a quella francese) e un Pollicino (citato solo come sposo nelle rime di Gallo Cristallo).
Però per accertarsi di queste cose bisognerebbe controllarne altre edizioni di queste fiabe. Se qualcuno riesce a scovarne, ce lo faccia pure sapere!
Provo a metter 'sta roba anche in inglese, magari interessa a qualcuno:
You know that rhyme the giants in english fairy tales say? "Fee-fi-fo-fum/I smell the bones of an englishman!" Well, we have a similar one in italy: "Ucci, ucci/ sento odor di cristianucci!" "Ucci, ucci/ I smell little christians" (for the longest time "cristiano" was used as a synonym to human. It still is by some people). It gets mostly used in Perrault's Little Thumbling by the ogre or in Jack and the beanstalk by the giant. But it doesn't come from these stories. Perrault didn't use any rhymes and the verses from Jack are way too different.
So where did this come from? I might have an idea, but I'm not entirely certain how it reached national knowledge.
Point is, in 1885 the great sicilian folk tale scholar Giuseppe Pitrè published a collection of tuscan folk tales, novelle popolari toscane. Of these, n. XXIV, Il diavolo fra i frati (the devil among friars), told by Rosina Casini from Fabbriche, sticks out to us. For those of you familiar with the Grimms' tales, this is a version of the Devil with the three golden hairs: a king gets sick, his faithful servant sets out to find the cure, a feather from a magic beast, and on his way he finds many unfortunate people, asking for magic feathers and solutions as well. These are all coaxed out from the feathered beast by his helpful wife, who wakes him at night by pulling his feathers and telling him of "the weird dreams she just had!". Now, when this beast frist comes home, it says this:
"Mucci mucci, /Oh che puzzo di cristianucci!/ O ce n’è, o ce n’è stati,/ O ce n’è de’ rimpiattati." ("Mucci, mucci/ oh what stink of little christians!/ There either are, or there have been,/ or there are hidden away.")
There it is, our ogrish rhyme! Because even if this "feathered beast" is in some versions of the story a griffin, it has the same behavior of an ogre. Which is why, when Italo Calvino put this tale among his Italian folk tales, he changed the title to the feathered ogre, while keeping tge verses:
"Mucci mucci, / Qui c'è puzza di cristianucci / O ce n'è, o ce n'è stati / O ce n'è di rimpiattati."
While not everyone knows this collection, it had a big influence in italians being more in-touch with their body of fairy tales. Imbriani's Prezzemolina is fairly well known now, and the same collection also contains the fairy tale that inspired the "Cave of the golden rose" miniseries, Fantaghirò. It's probably Calvino's collection that brought a regional expression to a broader audience.
Calvino might have influenced in other ways the italian reception of little Thumbling as well: one of the first translations of this tale, by Carlo Collodi, keeps the sound of the original name (Petit Poucet) as Puccettino. The now well-known form Pollicino can be found in Calvino as a rhyming name in Crystal Rooster and in a similar form in an apulian version of Perrault's story (Pulcino, Chick).
Though, to be sure we'd need to check more editions
#fiabe#Linguaggio delle fiabe#Pollicino#Jack e il fagiolo magico#L'orco con le penne#Il diavolo fra i frati#Fiabe italiane#fairy tales#Giuseppe Pitrè#italo calvino#Italian fairy tales#Little thumbling#petit poucet#jack and the beanstalk#ogre#There's english translation under the cut#Maimon's ramblings#italian posting#Orco#Giant#Gigante
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Ticino qui di nuovo, volevo aggiungermi dicendo che sì, sarà sicuramente per la vicinanza con la Lombardia (inoltre tante persone qui sono in realtà tutte italiane di origine, anche se non vogliono dirlo).
Mi aggiungo già al discorso sul cornetto, se posso, dicendo che qua invece o si usa il termine francese (croissant) o quello tedesco (kipfer, non so il tedesco), molto comune anche dire brioche. Ma in svizzera c’è un po’ la tendenza generale di chiamare le cose per il loro nome specifico/di origine…tipo cornetto -> croissant, ma anche bianchetto -> tipex (letteralmente il nome della marca), evidenziatore -> stabilo boss,…
Sì ma il croissant e il cornetto non sono assolutamente la stessa cosa, hanno una preparazione diversa. Idem la brioche che col cornetto non ha proprio nulla a che vedere (almeno il croissant di forma lo ricorda). Il kipferl è già più sensato perché il nostro cornetto deriva da quello.
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Panorama of Contemporary Italian Fashion Photography
A project by Pablo Arroyo
Skira, Milano 2023, 437 pagine, 21x27,5cm,
euro 49,00
email if you want to buy [email protected]
Questo volume nasce dal desiderio di celebrare la fotografia di moda italiana attraverso le immagini dei professionisti più interessanti del panorama contemporaneo. Il processo di selezione ha voluto mettere in luce il lavoro non solo di fotografi affermati, ma anche di artisti emergenti, che contribuiscono a creare una cultura visiva poliedrica, sofisticata e distintamente italiana.
L’obiettivo di questo libro è dar vita a un archivio cartaceo da utilizzare come strumento di consultazione per creativi e appassionati del settore, nonché un valido supporto per la promozione del lavoro dei fotografi selezionati, così come della fotografia italiana di moda in generale. Pablo Arroyo, art director e lui stesso fotografo, è riuscito a costruire un percorso attraverso il punto di vista di 96 fotografi. La moda italiana negli ultimi anni ha dato vita a numerosi talenti che hanno molto da dire. Questo libro è una testimonianza che le cose stanno cambiando, anche se la strada è ancora lunga. Le pagine di questo libro scorrono colme di bellezza e di conoscenza, lasciando traccia di ciò che la fotografia di moda è oggi, di ciò che sono i nostri usi e costumi, di ciò che siamo.
23/01/24
#Contemporary Italian Fashion Photography#Pablo Arroyo#fotografia moda italiana#96 fotografi#photography books#libri fotografia#fashionbooksmilano
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Garrisce pendulo
Lui, lo voleva.
Voleva provare quelle cose lì che di tanto in tanto si sentiva raccontare da un amico scafato che frequentava quelli alternativi, quelli aperti, quelli che ne sapevano delle cose del mondo diverso.
Cercava quell'odore di perversione morbosetta, quelle cose che fanno le puttane, ma con l'amore. Mica cercava di infilarsi nella Ginetta che si sbracava sempre dopo la curva appena fuori dal paese, che per poche lire ti faceva il pompino della vita.
Lui non voleva quella puttana lì, e non voleva nemmeno il pompino in effetti. Che poi a pensarci bene nemmeno voleva la puttana.
Lui voleva quella roba in cui sguazzava quando si faceva le sue seghe, quelle cosette sporche e sfiziose che gli affollavano la mente, qualcosa che si spingesse giù, fino al pene flaccido, fino a sentire che gli pulsasse nella carne grassa che gli gonfiava quel coso.
Gli piaceva guardarselo allo specchio, quel tozzume spesso, sporco di voglia, irregolare nella sua forma, non bello che tanto non serviva, anche un po' piegato, gli piaceva immaginarselo nei budellini puri di carne delle ragazzette innocenti di paese.
Ma non era solo l'idea dell'infilare, era più un rotolarsi in quei pensieri avidamente sozzi in divenire, in lenta macerazione in una perversione che lo accompagnava sin dalle sue masturbazioni a pancia sotto, da bimbetto infertile.
Voleva essere anche guardato e non sapeva nemmeno di volere essere persino deriso nel suo garrire pendulo.
È probabile che anche quello fosse scritto nel medesimo libro, in quello scaffale ancora chiuso, riservato, intimo.
È probabile che lì giaccia un rapporto Kinsey privato, loro, un diario di vita di paese dove un destino è ancora da scoprire tra la fantasia, come sempre diceva Calvino.
“Le fiabe sono vere. Sono, prese tutte insieme, nella loro sempre ripetuta e sempre varia casistica di vicende umane, una spiegazione generale della vita, nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminio delle coscienze contadine fino a noi; sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna, soprattutto per la parte di vita che appunto è il farsi d’un destino”. (Italo Calvino, introduzione a "Fiabe Italiane", 1956)
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Le pulsioni fascistoidi di taluni «rappresentanti delle istituzioni» (sic) ripropongono a getto continuo momenti, protagonisti e strutture di un passato liberticida, trasfusi nell’aura dell’epopea, quali alfieri della dignità e del senso nazionale.
Un borioso generale ha di recente condotto la campagna elettorale europea con riferimenti espliciti alla X Mas, mentre un volitivo parlamentare della Lega salviniana ha rilevato che – per quanto lo concerne – lo scandalo non sta nell’esaltazione della X, ma piuttosto nel canto di Bella ciao, inno dei partigiani massacratori.
Assai opportunamente Hannah Arendt ammoniva – a proposito di Adolf Eichmann – di non rappresentare né trasformare l’orrore in mito. È l’operazione compiuta dagli esaltatori di Mussolini e dei suoi camerati, ringalluzziti dai venti di destra che soffiano in Europa (e non solo), alimentati dalle guerre che insanguinano Ucraina e Palestina.
Vediamo dunque di riportare con i piedi per terra – sul piano storico – la X Mas e il suo comandante, in relazione al ruolo espletato durante la Repubblica sociale italiana (Rsi), oggi presentato come adempimento di una missione patriottica nel segno dell’onore, mentre si trattò di collaborazionismo con l’invasore tedesco e di crudele repressione antipartigiana.
[...]
Nel giugno 1944 la Decima viene assoggettata al generale Gustav-Adolf von Zangen. Tessere di riconoscimento bilingui portano un’eloquente avvertenza: «Il titolare appartiene alla Divisione ‘Decima’, alleata alle FF.AA. Germaniche, ed è autorizzato a circolare armato. Tutte le autorità militari e civili italiane e tedesche sono pregate di dargli assistenza in caso di necessità». L'antiguerriglia viene condotta secondo le direttive del feldmaresciallo Kesselring e del generale Wolff, con particolare intensità nel Piemonte e contro il partigianato slavo.
Misura di carattere preventivo è il prelievo di ostaggi civili; manifesti murali, precisano che «ad essi non sarà fatto alcun male se nessun atto di sabotaggio, attentato alla vita, o delitti in genere saranno compiuti nella zona a carico di uomini o cose appartenenti alla Divisione X». In caso di attacchi, i prigionieri saranno considerati conniventi con i partigiani e trattati come tali.
Gli eventi di Valmozzola, piccola località appenninica tra Emilia e Liguria, rivelano le crude logiche della guerra civile. Verso le 8,30 del 12 marzo 1944 un gruppo di «ribelli» ferma il treno La Spezia-Parma, per liberare tre compagni catturati in combattimento e condotti al Tribunale militare di Parma, anticamera della fucilazione. Quando però il comandante Mario Devoti («Betti») chiede la consegna dei prigionieri, il sottotenente del Battaglione «Lupo» della X Mas Gastone Carlotti lo dilania con una bomba a mano. Nella furiosa sparatoria i partigiani neutralizzano la trentina di militari della scorta. Oltre a Carlotti, muoiono un marò e due sottufficiali della Gnr. Gli assalitori si ritirano con numerosi prigionieri: sei verranno fucilati, altri liberati (tra di essi, tre tedeschi) e altri ancora aderiranno alla Resistenza. Per vendicare i due camerati, i marò prelevano dalle carceri di Pontremoli sei italiani e due disertori georgiani – catturati tre giorni prima sul Monte Barca –, li trasportano alla stazione di Valmozzola e ne fucilano sette (graziano un giovanissimo, dopo le insistenze dei morituri sulla sua estraneità alla Resistenza).
L’estate 1944 vede gli uomini di Borghese accentuare la pressione antipartigiana.
Il 13 giugno la Compagnia operativa «O» al comando di Umberto Bertozzi spalleggia i tedeschi della 135a brigata da fortezza (Festungs Brigade) nello spietato rastrellamento di Forno (frazione di Massa), culminato in 68 uccisioni.
Il 29 luglio, a Ivrea, il ventiduenne Ferruccio Nazionale – accusato di aver voluto scagliare una bomba a mano contro un cappellano militare – viene impiccato nella piazza centrale al canto di Giovinezza. Il volto tumefatto rivela le sevizie inflittegli nelle ultime ore di vita.
A Sernaglia della Battaglia (Treviso), il contadino Giovanni Parussolo, partigiano della Brigata «Mazzini», viene torturato, finito a revolverate la notte del 9 dicembre 1944 e impiccato dai marò della «Sagittario» a un albero della piazza municipale. Parussolo era caduto nella trappola del giovanissimo maresciallo Eugenio De Santis,
fintosi aspirante disertore alla ricerca di contatti con i partigiani. Il cadavere rimane esposto per un giorno e una notte, con appeso al collo il cartello IL PIOMBO DELLA X AI TRADITORI. L’indomani, analoga sorte tocca a tre persone che, in contatto con Parussolo, avevano manifestato disponibilità ad aiutare i disertori.
Ancora in provincia di Treviso, nel Comune di Cordignano, il 14 febbraio 1945 vengono fucilati sei ostaggi per vendicare la cattura del sergente Guido Marini (mai più ritrovato). Pressato dal vescovo di Vittorio Veneto per evitare ritorsioni, il capitano Nino Buttazzoni, comandante del Battaglione «NP» (nuotatori e paracadutisti), pronuncia davanti al segretario del vescovo un’imprecazione rivelatrice del suo stato d’animo: «Li ucciderò tutti! Poi uccideranno anche me, così andremo tutti all’inferno!» (arrestato dopo un biennio di latitanza, nel luglio 1949 Buttazzoni verrà condannato dalla Corte d’assise di Treviso a 21 anni; prosciolto il 20 settembre 1950 dalla Corte d’assise di Ascoli Piceno, scriverà memoriali autobiografici: al suo decesso, nel 2009, verrà celebrato dai neofascisti come eroe).
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Natale al cinema, tutti i film in arrivo in sala
(Adnkronos) - Adnkronos/Cinematografo.it - Tante nuove uscite al cinema per accogliere il pubblico nei giorni delle festività natalizie. Si va dal ritorno di Kaurismaki e un nuovo classico di animazione targato Walt Disney, fino al ritorno in sala del primo cinepanettone della storia, 'Vacanze di Natale', che si potrà rivedere restaurato e rimasterizzato sul grande schermo solo il 30 dicembre nei cinema di tutta Italia. Arriverà anche il film di Beyoncè, il documentario sul tour da record della cantante che ha toccato 39 città di 12 paesi del mondo. E poi le nuove pellicole tutte italiane di Pio e Amedeo e di Alessandro Siani. Festività di Natale al cinema: tutti i film in arrivo in sala Tra i film appena usciti c'è 'Foglie al vento' di Aki Kaurismäki, con Alma Pöysti, Jussi Vatanen, Janne Hyytiäinen (Commedia, Finlandia, 2023, 81'). Due persone sole si incontrano per caso una notte a Helsinki. È l'ultima occasione per trovare il primo, unico e definitivo amore della loro vita. Il percorso è però intralciato dall'alcolismo di lui, dai numeri di telefono persi, dal non conoscere nomi o indirizzi reciproci e dalla tendenza generale della vita a porre ostacoli a chi cerca la propria felicità. Wish, il nuovo classico Disney Sempre da pochi giorni in sala al cinema un nuovo classico Disney, 'Wish' di Chris Buck, Fawn Veerasunthorn (Animazione-Fantastico-Musicale, U.S.A., 2023, 92'). La brillante sognatrice Asha esprime un desiderio così potente che viene accolto da una forza cosmica, una piccola sfera di sconfinata energia chiamata Star. Insieme, Asha e Star affrontano un nemico formidabile – il sovrano di Rosas, Re Magnifico – per salvare la sua comunità e dimostrare che quando la volontà di un umano coraggioso si unisce alla magia delle stelle, possono accadere cose meravigliose. E ancora: 'One Life' di James Hawes, con Anthony Hopkins, Johnny Flynn, Helena Bonham Carter (Drammatico, G.B., 2023, 110'). La vita di Nicholas Winton, definito dai media "l'Oskar Schindler britannico", per aver salvato 669 bambini dai nazisti poco prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1938 Winton si rese protagonista di una vicenda straordinaria: riuscire a portare fuori da Praga un numero incredibile di bambini, appena prima che le frontiere venissero chiuse, rimanendo tuttavia tormentato dal senso di impotenza e di colpa rispetto a tutti quelli che non riuscì a salvare. Un marito meraviglioso, due figlie perfette, un fiorente studio dentistico 'Tutti a parte mio marito' di Caroline Vignal, con Laure Calamy, Vincent Elbaz, Jonathan Darona (Commedia, Francia, 2023, 104'). Un marito meraviglioso, due figlie perfette, un fiorente studio dentistico: tutto va bene per Iris. Ma da quanto tempo non fa l'amore? Dietro consiglio di una conoscente, la donna si iscrive a una app di dating… e scoperchia il vaso di Pandora! Appuntamento dopo appuntamento - tra buffi fraintendimenti, foto scabrose non richieste e una varietà impressionante di uomini pronti alle performance più bizzarre - Iris rientra in contatto con il suo corpo e la sua sensualità. Ma una volta trovata se stessa, si renderà conto, forse, di aver perso qualcosa per strada e dovrà fare di tutto per recuperarlo. 'Renaissance: A Film by Beyoncé' di Beyoncé (Concerto-Documentario, U.S.A., 2023, 168'). Un viaggio attraverso il tour da record che ha toccato, con 56 spettacoli, 39 città di 12 paesi. Dalla sua nascita allo show di apertura a Stoccolma, in Svezia, fino al gran finale a Kansas City, nel Missouri: un racconto sugli intenti, il lavoro, il coinvolgimento totale di Beyoncé in ogni aspetto della produzione, ma anche sulla sua mente creativa e sul proposito di creare la sua eredità artistica e di padroneggiare il suo mestiere. La produzione ha accolto più di 2,7 milioni di fan da tutto il mondo. Il nuovo film di Pio e Amedeo Da giovedì 28 dicembre arriverà nelle sale di tutti i cinema italiani 'Come può uno scoglio' di Gennaro Nunziante, con Amedeo Grieco, Pio D'Antini, Francesca Valtorta (Commedia, Italia, 2023). Alla morte di suo padre, Pio eredita la gestione di svariate attività. Ora vive nell'agio di Treviso con la sua famiglia, ed è in corsa per diventare sindaco. Finché Amedeo, un ex carcerato fatto assumere dal parroco del paese come autista personale, non irrompe nella sua vita come un tornado. Ma i due hanno in comune molto più di quello che sembra. Grazie ad Amedeo, Pio riscoprirà le sue passioni e la verità sulla sua famiglia, in un viaggio di riconciliazione con sé stesso. Sempre giovedì, 'Ricomincio da me' di Nathan Ambrosioni, con Camille Cottin, Léa Lopez, Thomas Gioria (Drammatico, Francia, 2023, 96'). Antonia, detta Toni, è una mamma single che ha cresciuto da sola i suoi cinque figli, lasciandosi alle spalle una promettente carriera musicale. A vent'anni, infatti, aveva inciso una hit di grande successo. In casa ha sempre molto da fare e solo raramente si concede una sera libera con gli amici. Finalmente i suoi ragazzi più grandi iniziano l'università e lei si chiede cosa farà quando lasceranno il nido? A quarantatré anni avrà ancora il tempo di riprendere in mano la sua vita? Intanto si iscrive a sua volta all'università. Il ritorno di un grande classico: "Vacanze di Natale" 'Vacanze di Natale' di Carlo Vanzina, con Jerry Calà, Christian De Sica, Claudio Amendola (Commedia, Italia, 1983, 92') sarà nelle sale invece per un solo giorno, il 30 dicembre. A 40 anni dall'uscita il primo cinepanettone della storia torna sul grande schermo in versione restaurata e rimasterizzata. Uno speciale appuntamento nelle sale pensato per radunare tutti i fan che conoscono a memoria le battute e le scene più esilaranti della commedia-cult e che ne ricordano perfettamente la colonna sonora in cui sono presenti alcuni dei brani più celebri di tutti gli anni Ottanta. Il Maestro Miyazaki "sotto l'albero" al cinema Da lunedì 1 gennaio, invece, arriverà al cinema 'Il ragazzo e l'airone' di Hayao Miyazaki (Animazione-Fantastico, Giappone, 2023, 124'). Spinto dal desiderio di rivedere sua madre, Mahito, un ragazzo di 12 anni, si avventura in un regno abitato dai vivi e dai morti. un luogo fantastico dove la morte finisce e la vita trova un nuovo inizio. 'Succede anche nelle migliori famiglie' di Alessandro Siani, con Alessandro Siani, Cristiana Capotondi, Dino Abbrescia (Commedia, Italia, 2024) sarà sul grande schermo dal giorno di Capodanno. Davide Di Rienzo è la persona meno realizzata di una famiglia all'apparenza perfetta. La morte del padre, eccellente professionista e modello inarrivabile, sconvolge gli equilibri e le certezze di tutti: di Davide, di mamma Lina e dei fratelli Renzo e Isabella. Ma con i Di Rienzo i drammi fanno ridere e le tragedie familiari diventano una scatenata commedia, con un imprevisto da risolvere. Tanti colpi di scena e segreti svelati saranno per Davide, da sempre pecora nera della famiglia, l'occasione per dimostrarsi il più sincero e talentuoso di tutti. [email protected] (Web Info) Read the full article
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guarda, "motivazione stupida" non penso, non per lei almeno. sia la domanda che la tua risposta mi hanno dato un flashback, ed infatti il 10 settembre scorso (credo fosse prima o dopo una partita di campionato ma non ricordo quale) aveva detto una roba riguardo il "valorizzare le italiane che giocano nel nostro campionato". Non mi ricordo per filo e per segno le singole parole, ma ricordo che il concetto generale era abbastanza... ecco... hai capito. Diciamo che vive un po' in una sua bolla
(ricordo anche la tl abbastanza fumante quel giorno, so la data solo perché ho trovato un vecchio tweet al riguardo)
Aaahhh, vedi allora.
Vedremo con Panico come andranno le cose con Yaya. 👀
#dò per scontato che sarà lei ad allenarexla squadra si#comunque piemonte andrà all'Everton quindi deve ben sperare che Panico la pensi diversamente da Milena
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hello! shy mutual here. as a fellow italian* del centro sud, volevo domandarti come ti trovi in Veneto, se sei contenta della scelta che hai fatto, se dal tuo punto di vista è lavorativamente più vivace. se ci fosse l'occasione (dal punto di vista lavorativo), considererei la possibilità di trasferirmi a Venezia o in alternativa a Padova. spero che la domanda non ti scocci o ti sembri strana, ma nel caso avessi consigli, mi farebbero tanto utile per cercare di capirci qualcosa 💞 tysm 💫
hey, ciao! no problem, non mi scocci affatto!
sono molto contenta della scelta che ho fatto, soprattutto perché vengo da anni abbastanza difficili, in cui mi sentivo paralizzata e in balia di me stessa. sono arrivata alla laurea completamente obnubilata: non sapevo quando, né perché, né come. quel giorno ho festeggiato, sono tornata a casa il pomeriggio per dormire e poi la mattina seguente ho subito cominciato a cercare lavoro. volevo scappare da casa dei miei a tutti i costi, così come volevo scappare da tutto ciò che era stata la mia routine fino ad allora, nonostante fossi di fatto terrorizzata che perdendo la mia routine sarei sprofondata ancora di più nel baratro. ti dico la verità: una volta inserito il mio curriculum su AlmaLaurea, ho cominciato ad avere tantissime telefonate da ospedali del nord italia. non ho dovuto sforzarmi più di tanto. ho provato a cercare disperatamente lavoro a napoli, ma non ero assolutamente disposta ad accettare di lavorare a determinate condizioni (a napoli ci sono molti più infermieri, quindi non parlo di qualità ma di quantità). alla fine, dopo un’infinità di colloqui, ho scelto venezia perché qui c’erano già delle mie compagne dell’università e ho pensato che in questo modo traferirmi a 900 km da casa sarebbe stato meno traumatico. non me la sento di parlarti in generale perché ho soltanto esperienza nel mondo della sanità: purtroppo in italia abbiamo enormi problemi, uno tra i tanti la carenza cronica di personale. qui in veneto la maggior parte degli infermieri proviene dal sud italia, dall’est europa o da paesi extraeuropei. credo che, indubbiamente, qui sia più facile trovare lavoro e riuscire a guadagnare uno stipendio per lo meno dignitoso. non credere però che sia tutto rose e fiori perché non solo non lo è, ma molto spesso io mi sento insoddisfatta e frustrata e anche piuttosto allibita per cose che richiederebbero mesi solo elencarle (ti ripeto: mi riferisco soprattutto alla realtà ospedaliera). detto questo: io sono venuta qui perché avevo bisogno di fare un po’ di “exposure therapy”, di traumatizzarmi un tantinino, di darmi una svegliata insomma. sono felice di averlo fatto. se posso consigliarti io ti direi di puntare su padova perché io personalmente adoro quella città ed è più affine alla maggior parte delle persone. poi dipende da te: venezia è unica e inimitabile nel suo genere, il che la rende indubbiamente bellissima ma non particolarmente vivibile se non sei abituato. la scelta tra questi due posti dipende unicamente da te e da ciò che ti aspetti di trovare nel posto in cui vorresti vivere. entrambe sono molto costose e parlo soprattutto degli affitti (a meno che tu non decida di andare in provincia, come ho fatto io. gli affitti a mestre non sono economici come potresti pensare btw). buttati! te lo consiglio con il cuore! io temo i periodi di transizione ma mi sono resa conto che la vita è un lunghissimo periodo di transizione. forse il mio discorso è stato molto retorico e poco concreto, ti chiedo scusa. se hai domande più specifiche da farmi sarei lieta di risponderti. in bocca al lupo 🍀
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"L'Anno del Fare" - Un Progetto per il 2013"
di Riccardo Rescio
Abbiamo bisogno di agire e quando il momento lo richiede, di fare ancora di più. Dobbiamo credere che possiamo davvero cambiare qualcosa, credere che ognuno di noi possa e debba essere un protagonista positivo del proprio tempo.
Esistono esempi da seguire, miti da ammirare, storie da amare e apprezzare; l'esperienza altrui affascina chi possiede una certa sensibilità e molta voglia di sognare. L'esperienza altrui può rendere realizzabile ciò che apparentemente crediamo irrealizzabile, ma è sempre la determinazione che è il motore di tutto.
Quando il momento lo richiede, quando la necessità diventa più impellente, dobbiamo osare con tutta la determinazione possibile per fare, per incidere, per contribuire a migliorare le cose.
Se in noi esiste un'ambizione che va oltre uno specifico interesse personale, se pensiamo che in un futuro prossimo potremmo essere orgogliosi e gratificati del nostro impegno attuale, potremmo contribuire alla realizzazione di un progetto che valorizzi l'Italia per quello che merita.
Noi di "Assaggia l'Italia" abbiamo un progetto che abbiamo bisogno di comunicare, far conoscere, spiegare. Ciò che può sembrare scontato per alcuni, non lo è affatto per altri. Purtroppo, non tutti coloro che dovrebbero comprenderlo per primi hanno la voglia e l'interesse a renderlo possibile, quindi abbiamo bisogno di creare prima una "Rete di Intenti" e successivamente una "Rete del Fare" per internazionalizzare. Abbiamo bisogno di tanti sostenitori.
La comunicazione è il mezzo attraverso il quale possiamo effettivamente raggiungere i nostri obiettivi. Chi possiede conoscenze ed esperienze deve metterle al servizio di tutti. Abbiamo bisogno di rigenerare la comunicazione promozionale italiana all'estero, di rivedere le politiche distributive dei prodotti di eccellenza e di far conoscere l'Italia meglio di quanto sia conosciuta nel mondo.
Anche chi non ha conoscenze o esperienze può contribuire con il proprio impegno, fornendo sostegno a quella "Rete di Intenti" che è necessaria per realizzare questo ambizioso obiettivo.
Dobbiamo creare una rete distributiva all'estero di prodotti, servizi, informazioni e cultura rivolta alla potenziale utenza finale. Il franchising, con la collaborazione dei privati, potrebbe diffondere rapidamente i "Centri di Promozione Italia" senza gravare eccessivamente sul bilancio dello Stato.
Dobbiamo contribuire tutti insieme, senza dare priorità alle esclusive tutele personali. Tanti piccoli sforzi non porteranno mai a un grande risultato.
Abbiamo bisogno di sforzi intensivi per soddisfare le richieste globali, senza compromettere la qualità e senza permettere ad altre destinazioni di primeggiare a spese di quelle italiane, specialmente nel turismo.
L'impegno espresso con un "io ci stò" implica una visione più ampia rispetto al mero raggiungimento di un interesse personale. È il futuro dell'Italia che è in gioco e l'accento sul "ci stò" significa la volontà di esprimere un forte impegno solidale per poter dire un giorno con orgoglio "ero parte di questo".
Gli scettici, i pragmatici, i sapienti dovrebbero smettere di ostacolare il progresso, poiché la loro sopravvivenza dipende da questo stesso progresso, nonostante pensino il contrario.
Dobbiamo ricominciare a credere che possiamo e dobbiamo fare il possibile per migliorare la condizione generale, al di là del nostro sapere, della nostra conoscenza, e al di sopra della nostra mera convenienza.
Il nuovo può spaventare, ma è proprio il nuovo che ci spinge avanti e nulla e nessuno potrà mai fermarlo.
Se è vero che la scienza si muove attraverso la falsificazione, è altrettanto vero che la vita diventa sempre migliore grazie anche alle piccole idee casuali che cambiano il mondo.
Le idee migliori non derivano dalla ragione, ma da una lucida e visionaria follia. (Erasmo da Rotterdam)
Progetto "Assaggia l'Italia"
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#comunichiamoalmondolitalia
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Ci risiamo. Rischio attentati: l’Italia sospende Schengen. Blindato il confine sloveno. Ljubljana farà lo stesso con Croazia e Ungheria. Dalla rotta balcanica potrebbero infiltrarsi terroristi. Come l’attentatore di Bruxelles e quelli che prima di lui sono riusciti a passare le frontiere italiane senza visto per poi colpire. Parliamone.
In effetti il 45enne tunisino ‘Abdessalem Lassoued, era sbarcato a Lampedusa nel gennaio del 2011. Quell’anno, nei tre mesi di anarchia seguiti alla caduta del regime di Bin ‘Ali, dalla Tunisia presero il largo 25 mila senza-visto. A quasi tutti il governo Berlusconi IV concesse un permesso umanitario con relativo titolo di viaggio per incoraggiarli a disperdersi legalmente nel resto d’Europa. Lassoued era uno di loro. Lasciata l’Italia chiese asilo in Svezia, in Norvegia e infine in Belgio, ricevendo ovunque un diniego. Poi la svolta radicale e, dopo dodici anni in Europa, l’attacco nella capitale belga costato la vita a due svedesi.
Ora, Lassoued non è il primo lupo solitario ad aver viaggiato sulle rotte del contrabbando. Prima di lui i tunisini Anis Amri, che nel 2016 a Berlino investì la folla ai mercatini di Natale provocando 13 vittime, e Brahim Aoussaoui, che nel 2020 uccise tre persone a Notre-Dame, erano transitati da Lampedusa. Mentre gli algerini Khaled Babouri, che il 6 agosto del 2016 aggredì a colpi di machete due poliziotte a Charleroi, in Belgio, e Lakhdar Benrabah, che nel 2021 accoltellò tre poliziotti a Cannes, erano sbarcati senza-visto sulle coste sarde.
Con Lassoued fanno cinque casi. A fronte di 138 attentati terroristici di matrice islamista eseguiti in Europa dal 2014 al 2020. Il centro di ricerca Startinsight – citato da Youssef Hassan Holgado sul Domani – li ha analizzati tutti scoprendo che solo 22 attentatori su 138 erano immigrati irregolari. Il 16%. Tutti gli altri erano nati o cresciuti in Europa. Convertiti compresi. Il che ci dice essenzialmente due cose.
La prima è che al netto delle nostre paure, facilmente strumentalizzabili dalla politica, la minaccia viene dall’interno e non da fuori. Qualunque organizzazione terroristica voglia compiere un attacco in Europa non ha che da reclutare tra i tanti candidati al martirio disponibili sulle piazze europee.
La seconda è che se a fronte dei 3,5 milioni di passeggeri del contrabbando degli ultimi 32 anni soltanto 22 hanno compiuto attentati, la possibilità di fermarne uno sulla rotta è pari allo 0,0006%. In teoria. Perché in pratica è 0, tondo, dal momento che quei 22 si sono radicalizzati a distanza di anni dal loro ingresso in Europa, solitamente dopo il classico percorso di illegalizzazione, emarginazione, miseria, criminalità e carcere. Laddove il carcere rimane la principale palestra ideologica del salafismo jihadista in Europa.
Insomma sigillare le frontiere – ammesso che ci si riesca - servirebbe a poco. Anche perché concretamente sospendere Schengen significa ripristinare i controlli ai posti di blocco. Ovvero chiedere i documenti ai comuni cittadini in viaggio su strade, autostrade ed aeroporti. Mentre i viaggiatori senza visto continueranno a passare di nascosto nei boschi. Compreso l’insospettabile potenziale attentatore ogni 150 mila, di cui sopra. E gli altrettanto insospettabili ex combattenti ISIS in fuga di cui non abbiamo ancora parlato.
Breve flashback: nei dieci anni passati ne sono arrivati centinaia in tutta l’UE. Chi con passaporti falsi e chi battendo le rotte del contrabbando. Via terra e via mare. Specie dopo il fuggi fuggi generale seguito alla disfatta in Siria, Iraq e Libia. Tipo i nazisti in Sudamerica dopo la caduta del Reich. Nessuno sa con certezza quanti siano né dove si trovino, per il semplice fatto che non esistono banche dati con le impronte dei soldati dell’internazionale jihadista. Ne parlavo già in «Dawla». Sono soprattutto siriani e iracheni. I più hanno cambiato vita, spesso dopo aver avuto asilo sotto falsa identità. Quanti di loro invece siano ancora in contatto con le cellule dormienti della vecchia organizzazione islamista, mai così debole ma viva, è impossibile da stabilire. Ne arriveranno altri? Probabile. Ma ancora una volta il solo modo per intercettarli sono le indagini dell’intelligence e lo scambio di informazioni.
L’unica prevenzione possibile è quella: infiltrare, intercettare e smantellare una ad una le cellule jihadiste condividendo le informazioni di intelligence tra i vari paesi. Già avviene ma evidentemente non abbastanza. Almeno a giudicare dal caso di Lassoued che fu oggetto di un’allerta dell’antiterrorismo italiana di cui evidentemente i servizi belgi non tennero conto.
Dopodiché l’amara verità è che l’opzione zero rischi non esiste. Finché ci saranno atrocità impunite e sponsor del terrore, ci sarà qualcuno che nutrendosi all’ideologia del salafismo jihadista si sentirà legittimato a versare il sangue dei presunti nemici per vendicare i morti della propria comunità idealizzata. Ma questo è un altro discorso.
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✨I FILE AKASHICI
I Registri Akashici, sono un sistema intelligente e autocosciente che raccoglie, in modo multidimensionale, tutte le attività, intenzioni e motivazioni, di tutti gli esseri, sistemi ed eventi, in ogni momento possibile:.futuro, presente e passato, a tutti i livelli, e possibili piani di esistenza...
Sono un'energia collettiva, e allo stesso tempo individualizzata, consapevole, che è connessa con l'energia di tutto ciò che esiste, e che contiene l'informazione di tutte le dimensioni di frequenza che noi, a causa della nostra attuale mente umana limitata, non possiamo nemmeno esprimere. con le parole, perché l'esperienza di queste dimensioni, è ancora troppo lontana dal nostro stato evolutivo come specie...
Tuttavia, e nello stesso modo in cui contengono l'energia di molte cose che ci superano, contengono informazioni sulla nostra dimensione, e livello di comprensione, compresa quella della nostra stessa vita e storia, come anime immortali..
Il modo in cui i Registri Akashici ricevono e immagazzinano le informazioni si basa.a livello generale, sul fatto che ogni essere, ha un'impronta energetica specifica e del tutto unica, una frequenza diversa e caratteristica, che ci rende completamente diversi dagli altri esseri, la cui coscienza che forma i registri akashici possono sintonizzarsi...
I file akashici, come un'entità reale in sé, possono classificare, dividere, ordinare o organizzare questa sintonizzazione in vari livelli, eventi o linee temporali, a seconda di ciò che è più appropriato per ogni linea di frequenza che registrano..
Le informazioni dai file, l'energia raccolta da ogni essere in tutti i tempi e dimensioni in cui esiste la coscienza di quell'essere, sono immagazzinate secondo la sua frequenza e livello di vibrazione, e il contesto a cui si riferiscono..
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@liberaveritas✨
Italian telegram channel
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Scarso interesse e spesa pubblica per l'innovazione industriale
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Perché l’economia italiana non può vivere soltanto di turismo. A fronte di un contesto generale sorprendente per una economia che sta per esempio beneficiando del turismo, il governo deve misurarsi con i problemi dell’industria. Il dato – non buono – sulla produzione industriale spiega due cose. La prima è che la manifattura italiana non sta bene. E se la manifattura italiana ha l'influenza, l'economia e la società italiane hanno più di un raffreddore. L'indicatore della produzione industriale è affidabile per la sua estrema sensibilità: fra il 2001 e il 2005, quando l'industria italiana sperimentò una dolorosa ma vitale selezione post ingresso nell'euro, questo indicatore aveva una grande reattività positiva. La seconda è che la politica, a fronte di questo specifico dato della manifattura, non può nascondersi dietro alle altre statistiche generali positive - italiane e internazionali - che mostrano come il Paese - rispetto al resto dell’Europa - abbia evitato la recessione. A fronte di un contesto generale sorprendente per una economia che sta per esempio beneficiando del turismo, il governo deve misurarsi con i problemi dell’industria: dalle grandi crisi alle politiche industriali, necessarie per una manifattura che – con i suoi non pochi limiti, come capita anche di indicare a un giornale come il nostro – ha tenuto in piedi negli ultimi trent'anni un Paese che sarebbe sprofondato su se stesso senza le fabbriche e senza una radicale connessione ai mercati globali, sia nel periodo della pax americana degli anni Novanta sia – a partire dal 2001 – nel nuovo tempo segnato dalla crescita della Cina. Il primo elemento – lo stato di salute – desta più di una preoccupazione. A ritroso – anno su anno, aprile 2023 su aprile 2022 – la fragilità è non da poco: -7,2% in generale e, in particolare, -11% sui beni intermedi e -8,3% sui beni durevoli. Anche la stasi dei beni strumentali (-0,2%) evidenzia la lontananza dell'Italia dai cicli di crescita internazionali che, a macchia di leopardo, si stanno ricomponendo sul tessuto segnato dalla pandemia, dalla guerra in Ucraina e dalla tensione fra Cina e Stati Uniti intorno a Taiwan. Nella sua virtuosa medietà, l'Italia negli ultimi trent'anni ha fornito macchinari a chi da povero diventava meno povero e a chi da meno povero diventava ricco. Ora capita meno. Il secondo elemento – la scarsa incisività delle politiche pubbliche – è altrettanto preoccupante. Il governo non ha espresso alcuna soluzione sul drammatico caso dell'Ilva. Non ha espresso alcuna soluzione sul rapporto con Stellantis: non tanto nei termini di un ingresso nel capitale di Cdp, che sarebbe tutto da verificare nei suoi effetti di riequilibrio della governance oggi totalmente a favore degli azionisti francesi, quanto in una rappresentazione franca e diretta – al capoazienda Carlos Tavares e alla famiglia Peugeot – degli interessi italiani. Non conta che anche il governo Draghi – come chi lo ha preceduto a Palazzo Chigi, in una poco felice continuità politica italiana - sia stato inerte sul dossier della desertificazione automotive dell'Italia. Anche su questo – come sulla siderurgia – il nostro Paese è fuorigioco. Un punto di raccordo fra il primo elemento – l'attuale difficoltà delle imprese a connettersi ai nuovi cicli di crescita internazionali - e il secondo elemento - l'inerzia del pubblico sui dossier industriali più critici – è costituito da ciò che, invece, si fa, da come lo si fa e con quale magnitudo. Primo punto: quando si vuole fare qualcosa, non si scorge una tecnocrazia pubblica di valore. Senza arrivare a Alberto Beneduce e a Oscar Sinigaglia o a Fabiano Fabiani e a Franco Reviglio. Secondo punto: l'idea del fondo sovrano da un miliardo di euro va raffrontata alla realtà del miliardo di euro di investimenti promossi da una singola azienda, la Barilla. Anche perché, poi, il vero problema è la visione. Il miliardo di euro – poco o tanto che sia – è un tassello di un mosaico che ha i suoi contorni nella destinazione delle risorse pubbliche non alle fabbriche ma ai micro-cantieri, non ai mercati internazionali ma alla piccola edilizia, non alla concentrazione delle risorse su nuovi settori ma alla ideologia del non chiudere mai niente. Nella fusione della “cultura” del debito pubblico (anche a favore dei privati) e della prassi della afasia sui dossier più gravi. Read the full article
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