#Discorso di fine anno
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zibaldone-di-pensieri · 3 days ago
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Discorso di fine anno di Z-D-P
Italiane, italiani, straniere, stranieri e altre persone non ben definite, anche quest'anno il discorso del presidente ce lo siamo tolti dalle balle. Sarà servito a qualcosa? Sicuramente no. Cambierà qualcosa? Assolutamente no. Come sarà il 2025? Molto probabilmente peggiore del 2024.
Il mio 2024 è stato una merda sotto tutti i punti di vista, mi auspico un 2025 un po' più tranquillo, ma anche per ciò che non riguarda direttamente me, perché onestamente il 2024 non è stato un granché dal punto di vista delle mie varie passioni, come la musica, film, serie, anime, giochi, sport vari e altra roba, poi mettiamoci in mezzo guerra di qua e di là, gente stupida che fa cose stupide, gente che se n'è andata troppo presto, gente che purtroppo ancora non si leva dalle scatole, etc.
Comunque, dal punto di vista personale spero nel 2025 di trovare qualche gioia, un livello minimo di fortuna che al momento sta sotto 0, riuscire a progredire dal punto di vista di studio, carriera, lavoro, amore(esiste?👀),hobby vari, fare nuove esperienze di qualsiasi tipo, magari andare anche all'estero, stare finalmente bene fisicamente, dimagrire, mettere su massa muscolare e ovviamente che tutti i miei cari stiano sempre bene e siano felici.
Dal punto di vista generale, spero che la gente capisca una volta e per tutte che siamo tutti esseri umani cittadini del mondo, tutti uguali e che dovremmo iniziare il prima possibile a considerarci come una unica grande comunità mondiale nell'universo, molto prima che italiani, francesi, tedeschi, inglesi, americani etc.
Vorrei che la gente migliorasse le loro skill per quanto riguarda organizzazione, puntualità, impegno, empatia.
Vorrei che la gente ricca e famosa capisse quanto è fortunata e quanto non lo sono i comuni mortali e si sforzassero un po' di più per quest'ultimi.
Chiudo infine con un messaggio speciale rivolto a te che stai leggendo: non sottovalutare mai nulla nella vita, che riguardi te o gli altri, stai vicino a chi sembra avere qualcosa che non va, pensa prima di sparare frasi e sentenze e offese gratuite, mettiti nei panni degli altri il più possibile, grazie.
Buon anno a tutti.
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omarfor-orchestra · 2 years ago
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Imagine if Mina started to sing at concerts again
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pgfone · 3 days ago
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La cosa interessante del discorso di fine anno di Mattarella è la madonna di Raffaello che si vede dietro.
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anchesetuttinoino · 3 days ago
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Discorso di fine anno del Presidente Mattarella:
"Nel 2025 si festeggeranno gli 80 anni dalla Liberazione".
Che casualmente corrispondono agli 80 anni dall'occupazione militare americana ma si è dimenticato di dirlo.
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der-papero · 3 days ago
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L'unico discorso di fine anno che ha senso fare.
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men4de · 5 months ago
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tutte le esperienze negative degli ultimi 15 anni mi hanno fatto arrivare ad adesso. e adesso ho paura, vado in ansia, a stare troppo lontana da casa mia, da camera mia, dalle mie cose, dalla mia routine. qui so cosa mi aspetta, sono relativamente tranquilla e mi sembra di poter respirare
m non riesce a capirlo (chi non prova sta cosa non può capirlo forse) e invece che accettare il fatto sembra voler pungere nella nuda carne e mi accusa. so che è un suo modo per smuovermi, ma ottiene l'effetto opposto: voglio ancora più scappare e nascondermi
alla sei e mezza volevo andarmene a casa, ma siamo stati a parlare un'ora e mezza ancora per cercare di spiegarci i nostri punti di vista. lui giustamente non capisce perché in pratica non mi trasferisca da lui, io mi visualizzavo solo camera mia nel silenzio. alla fine del discorso, dopo pianti, accuse, attacchi di panico sfiorati, mi dice che è preoccupato per me perché "come la potresti prendere quando i tuoi non ci saranno più? magari non di vecchiaia, magari per un incidente". lui ha vissuto tre lutti importanti in meno di un anno quindi ha un'altra prospettiva della vita e solo il pensiero mi ha fatto venire voglia di scappare via ancora di più. non so se siamo fatti per stare insieme. mi sento una delusione
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abr · 11 days ago
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IL DISCORSO DI FINE ANNO CHE VORRESTI SENTIRE, AL POSTO DI SONNOLENTE MENATE (che peraltro non ascolto).
"Abbiamo fatto i primi grandi tagli e ora andremo più a fondo. Nel 2025 continueremo ad eliminare le normative, favorendo ulteriormente la libertà economica. In un anno abbiamo fatto un balzo di 70 punti nella libertà economica, passando dagli ultimi 35 posti a quelli intermedi, ma abbiamo implementato solo un quarto delle riforme che vogliamo fare. Faremo progredire la privatizzazione, approfondiremo le riforme del lavoro ed elimineremo il 90% del numero di tasse, passando a un sistema semplificato con non più di sei tasse".
elab. via https://x.com/IstLiberale/status/1871143313103020120
VERO. Ovviamente, Xavier Milei. E tutto il resto è noia.
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lanavetro · 3 days ago
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Sì, alla fine nei miei bilanci c’è sempre questo: la nevrotica azione che riavvolge il nastro per contare il tempo che ho perso, da inizio anno fino ad adesso. Che quest’anno ha anche 4 ore in più, dato l’emisfero in cui mi trovo.
Questa cosa, mi dà però piacere e dispiacere allo stesso tempo. Sono qui in una landa desolata dell’Uruguay e mi rendo conto che il mio modo di vedere L. non è più quello di un tempo, che forse io sono cambiato e che non c’è più niente da fare per recuperare certe cose quando son rotte. Di fatto, è sempre più facile buttare via.
Dall’altro lato del mare, mi rendo conto che ho bisogno degli affetti che in questi tempi mi sono vicini, e guardando le foto tra Instagram e i gruppi in cui sono, che cominciano a fare i primi commenti sul discorso di Mattarella, mi fa così male stare distante e vedere che tra loro le cose accadono come devono accadere e io invece, ho deciso, forse in preda ad un eccesso di fede in me e in L. di provare qualche cosa di nuovo. Ma in fondo è anche questo il gioco, che a volte semplicemente le cose non vanno come devono andare.
Manca ancora tempo al mio ritorno, forse inizierò a pensare di sorridere solo quando sarò sull’aereo.
Da qui, mi porterò solo due cose: Torcido e un titolo che dice “find a codex to forgive yourself”. Che dolce pensiero sorprendersi nel riuscirsi.
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fatticurare · 1 year ago
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Ho ascoltato il discorso di fine anno di Mattarella.
Mi pare si lamenti di tante cose, tipo la guerra, i giovani, il fiftema affistenfiale, la ficureffa fociale, la fiolenza sulle donne. Un po' la sua rabbia va capita.
Dovrebbe parlarne con qualcuno che conta, tipo il Presidente della Repubblica.
Chi è il coglione che scrive i discorsi a Mattarella? Un fancazzista che ha preso il vocabolario italiano, lo ha frullato con il minipimer e ci ha messo dentro a cazzo un po' di tutto nel mega polpettone?
Per il prossimo anno evolvetevi: usate la AI, traducete il discorso di Macron, della Borderliner, il canto delle balene. Insomma dai, stupiteci cazzo.
Due coglioni così anche a sto giro.
Ma se proprio non ha di meglio da dire, fatelo entrare almeno in perizoma leopardato!
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ideeperscrittori · 1 year ago
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10 MOTIVI PER CUI NON VORREI DIVENTARE FAMOSO
1. Quando sei famoso ti chiedono di rivelare il segreto del tuo successo, inventi una cosa sul momento e il giorno dopo su Libero fanno un titolo clickbait in cui ti attribuiscono la seguente frase: «Ha ragione Briatore. I giovani non hanno voglia di lavorare».
2. Siamo tutti protagonisti di almeno trenta foto poco edificanti scattate durante una gita scolastica. La nostra mente rimuove l'esistenza di quelle foto, ma loro sono da qualche parte e possono spuntare fuori all'apice della fama.
3. Chi è famoso non può neanche dire «forse non faccio del tutto schifo» e subito ribattono: «Ecco, lo sapevo. Si è montato la testa».
4. A una persona meticolosa potrebbe venire in mente di scrivere una biografia su di me per colpa della mia fama. Non voglio deludere aspiranti biografi mettendoli davanti alla triste realtà del mio rapporto simbiotico col divano.
5. Lo stile delle persone famose fa tendenza. E so già come va a finire. Un giorno indosso scarpe spaiate per la fretta, qualcuno lo nota, i salotti milanesi gridano al miracolo, la cosa sfugge di mano un po' a tutti, e mi ritrovo circondato da gente che sfoggia un sandalo e uno stivale da montagna.
6. I giornali mi stanno addosso. Ogni mia dichiarazione diventa un editoriale su Libero contro di me. Andrea Scanzi mi difende dicendo che sono un grande ma non quanto lui. Smetto di fare dichiarazioni. E su Libero cominciano a dire che il mio silenzio è un chiaro indizio di malafede.
7. Quando sei famoso non puoi dirti: «Ok, interessante, ma ora basta». Ogni tentativo di ridiventare sconosciuto si scontra con l'esistenza di una pagina su Wikipedia che parla di te. E quella pagina non può mica contenere elogi, altrimenti la gente pensa che te la sia scritta da solo.
8. Ho una giornata storta. Penso: «Domani andrà meglio». E invece il giorno dopo l'inviato di Striscia la Notizia mi bracca sotto casa, gira il coltello nella piaga con giochi di parole raggelanti e mi consegna il Tapiro d'Oro.
9. I famosi non possono salutare nessuno in uno spazio aperto perché qualsiasi loro gesto non ostile verso una persona viene interpretato come indizio di focosa relazione sentimentale. E su "Chi" i soliti ben informati rilasciano dichiarazioni tipo: «Si frequentano da un anno. È amore vero».
10. Dopo un bicchiere di troppo potrei accettare la proposta di fare un discorso motivazionale a Sanremo. Non voglio diventare astemio per evitare questo rischio.
FINE
[L'Ideota]
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situazionespinoza · 1 year ago
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Voci
Da quando ho avuto la diagnosi di OCD e depressione, cioè da 1 anno e mezzo a questa parte, il mio ragazzo ha iniziato ad attribuire a suoi comportamenti normalissimi l'etichetta di ossessioni.
Se si soffia il naso due volte di fila non è perché è raffreddato, ma perché ha "l'ossessione del muco".
Se fuma una canna e gli viene una paranoia non è perché la marijuana l'ha preso male, ma perché ha "l'ossessione del fumo".
Se conta il numero di pagine che mancano alla fine del capitolo che sta studiando non è perché vuole semplicemente sapere quanto ancora deve stare seduto alla scrivania, ma perché ha "l'ossessione di sapere".
Io non gli dico nulla, mi limito a sorridergli e a cambiare discorso. Non provo sinceramente alcun fastidio quando lui o altre persone attribuiscono la definizione di una patologia a loro azioni e reazioni perfettamente nella norma. Piuttosto, mi fa ridere la loro ingenuità.
Il mio ragazzo non sa - e mi auguro che non sappia mai - che il problema non sono tanto le ossessioni quanto le compulsioni.
Lui e tutte quelli che credono fermamente che essere fissati con l'ordine e la pulizia sia disturbo ossessivo compulsivo, non sanno che il vero problema non è il disordine ma le azioni più semplici.
Per un anno ho avuto paura di tenere in mano i coltelli da cucina, perché ogni volta che ne afferravo uno immaginavo di piantarmelo nei polsi.
E visto che in quello stesso anno lavoravo nella cucina di un pub, quindi non c'era modo di fuggire alla persecuzione dei coltelli, la soluzione che avevo escogitato era quella di indossare sempre i guanti in nitrile. "Così c'è una distanza tra me e i coltelli", mi dicevo.
Per le stesse ragioni mi viene da ridere quando sento una persona triste definirsi depressa.
Darei volentieri via l'anima per potermi sentire semplicemente triste per qualcosa, piuttosto che sprofondare in un baratro nero ogni due settimane senza uno straccio di ragione reale.
La mia mente non è fatta come quella della maggior parte delle persone. Per accettarlo ci ho messo più di vent'anni.
E' come se dentro di me abitassero delle Voci che ogni tanto iniziano conversazioni tra loro stesse, fregandosene di quelli che sono i miei bisogni e i miei impegni reali.
Queste Voci spesso ripetono frasi sentite dalla mia famiglia. "Non vali un cazzo". "Sei una puttana." "Sei disgustosa". "La tua laurea è inutile." "Hai sprecato la tua intelligenza". "Statti zitta che non capisci un cazzo". "Che cazzo piangi, non hai problemi".
Altre volte tirano fuori le parole delle persone con cui ho lavorato. "Come fai a non capirlo?" "Ma ci sei o ci fai?" "Tu non hai idea di cosa sia il burnout".
E per funzionare a dispetto di queste voci, mi trovo costretta a fare delle cose che sono oggettivamente strane.
Controllare le posate prima di mangiare. Sistemare le scarpe in un dato modo. Grattarmi fino a scorticare la pelle. Trascorrere ore e ore e ore con le cuffie addosso anche senza ascoltare niente. Lavare il bagno tante di quelle volte da consumare le piastrelle.
Non sono cose che voglio fare. Si tratta di azioni che devo svolgere per far stare in silenzio le Voci.
La cosa più esilarante è che se io spiegassi al mio ragazzo o alle altre persone che nella mia testa abitano queste voci, finirei per essere etichettata definitivamente come pazza da TSO.
Quindi mi rassegno ad ascoltare la loro "depressione" e le loro "ossessioni" con un sorriso sulle labbra e un sospiro nel cuore.
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astra-zioni · 7 months ago
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Con gli anni si confermano le mie naturali certezze con le quali ho fatto a cazzotti pensando di essere sbagliata, intransigente, malata, non affidabile e quindi non lucida nelle mie reazioni.
Ma la verità è che mi accorgo che la mia incomunicabilità col prossimo si interrompe sempre nell’esatto momento in cui il prossimo non ha un vissuto particolarmente difficile.
Possiamo rigirarcela come vogliamo, e mi dispiace fare questo discorso perché non voglio far passare le “sfighe” esistenziali come un qualcosa che ti rende necessariamente superiore. Infatti qui non si tratta di sentirsi superiori, si tratta di non capirsi, si tratta del fatto che anche coloro che ti amano, se non hanno vissuto certe cose sulla loro pelle, non capiranno mai. C’è proprio un’incomunicabilità alla base. Per contro, tutte le persone (nessuna esclusa), con le quali ho interagito negli anni che hanno vissuto senza mezzi termini l’inferno in terra non c’è mai stato un momento in cui non mi sia sentita compresa o anche solo legittimata a reagire in un certo modo. Io penso che da qualche anno la narrazione che si fa sull’essere funzionali nella vita, sul trovare il lato positivo, sull’andate avanti in un modo o nell’altro, sul non fermarsi mai, siano dovute al fatto che la gente (non la società), ma le singole persone, ad oggi, non sono più disposte a soffrire per cinque minuti. Non reggono l’horror vacui, e quindi si nutrono di tutto quello che possono per evitare il problema, evitare i pensieri.
Purtroppo a me non è stata data questa attitudine, io non riesco a guardarmi in faccia se so che c’è qualcosa che non va in me o in coloro che mi circondano, non riesco a guardarmi Netflix se sono addolorata per un’amica, una relazione conclusa, non riesco ad avere quel piglio di chi ti dice “Esci e vai a fare una passeggiata!” Non ce l’ho, perché ho imparato, da qualche tempo, che il dolore, di qualsiasi natura, è parte integrante della vita di ciascuno, e quindi dobbiamo farci i conti e sentirlo, altrimenti vivremmo magari una vita felice e accomodante, ma non autentica, finta. In sostanza: avremmo davvero buttato la nostra esistenza attraverso lo sforzo di non pensare mai, non soffrire mai, non sentire mai; e che alla fine, per questo, riesce più facile sentirsi capiti da chi quel dolore lo prova ogni giorno. E forse è proprio così che si risale.
Io delle persone che mi dicono di pensare positivo, persone che stimo, che ho amato, persone a cui voglio un bene dell’anima, a questo punto della mia vita: non so che farmene. È legittimo che voi andiate via se la cosa comincia a essere pesante per voi, è legittimo però che io rimanga fedele a me stessa. E quando mi guardo allo specchio io mi riconosco. Voi, dubito.
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ballata · 2 days ago
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La cosa interessante del discorso di fine anno di Mattarella è la madonna di Raffaello che si vede dietro....nuovo anno, stesso me...
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diceriadelluntore · 9 months ago
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Farine
Ogni anno, quando ci sono gli sconti Adelphi (tra Fine Gennaio e Fine Febbraio), compro un libro che sta in una ormai ingiallita lista di titoli, alcuni irrecuperabili, altri fuori catalogo e altri non ancora presi per vari motivi (disponibilità, tempo, anche a volte economiche).
Tra questi c'era questo libro
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Nella presentazione sinottica di Adelphi, c'è scritto: Il libro che finalmente ci ha fatto capire che cosa vedessero gli antichi nel cielo.
Giorgio De Santillana è stato un fisico italiano, nato a Roma nel 1901, e costretto dalle leggi razziali a fuggire dal nostro Paese nel 1938 verso gli Stati Uniti. Lì insegnò a lungo al MIT di Boston, occupandosi soprattutto di Storia del Pensiero Scientifico.
E quando nel 1969 l'uomo sbarca sulla luna pubblica un saggio, insieme alla etnologa tedesca Hertha von Dechen, dal titolo suggestivo: Il Mulino Di Amleto. Saggio sul mito e sulla struttura del tempo.
La tesi di fondo degli autori è affascinante: la mitologia antica non è solo un racconto epico, ma è il modo in cui dei saggi arcani hanno trasmesso le loro idee e conoscenze sul cosmo e sulla misurazione del tempo. Un pensiero come quello antico non poteva che esprimere in termini mitici quelle che sono verità razionali, matematiche: in una parola, scientifiche. Per questo lo fa attraverso animali nei cieli, storie di Giganti, maghi, fiumi, oceani. Per dimostrare ciò, De Santillana e von Dechen si prodigano in un colossale, erudito e sorprendentemente ricco tesoro di miti, storie, brani che vanno dai miti Norreni a quelli Greci e Romani, da quelli babilonesi a quelli Indiani, dalla Cina fino ai miti Polinesiani e delle grandi civiltà sudamericane, alla ricerca di un fattore comune, una "tragedia cosmologica" che gli antichi erano stati capaci di individuare: la lenta ma inesorabile trasformazione del cielo delle stelle fisse causata dalla precessione degli equinozi. Questa capacità secondo gli autori era già presente in "arcaici saggi" circa 5 mila anni fa, e la saggezza del mito simbolico è stata una pratica che si è perpetuata almeno fino a Platone, secondo loro ultimo "discendente" di questi saggi astronomi.
Invito chiunque sia arrivato a leggere fino a qui a vedere i commenti che il libro ha sui siti sia di lettori che di vendita dei libri. Nella quasi totalità dei casi è considerato un libro capolavoro, un geniale saggio che scardina gli studi del settore, un classico di mitologia comparata.
Quello che invece ho sentito io è che, nonostante lo studio francamente gigantesco e ammirevole delle fonti (che farà aumentare la ingiallita lista di almeno una cinquina di raccolte di racconti mitologici) la tesi del libro (che è di 420 pagine, più 120 di Appendice e 100 di bibliografia) non solo non è dimostrata, ma non è affatto dimostrabile. Detto che è dal punto di vista filologico molto discutibile la qualità e la scelta delle traduzioni e gli autori che sono stati usati per rafforzare l'ipotesi di base, ci sono almeno tre punti storico-critici incontrovertibili:
non è mai stato dimostrato che la precessione degli equinozi sia stata scoperta prima di Ipparco, nel 127 A.C., cosa che invece il saggio pone almeno due millenni prima;
la divisione dello zodiaco in dodici segni da trenta gradi ciascuno, altro punto centrale di tutto il discorso astronomico del saggio, è quasi certamente una convenzione che inizia soltanto nel V secolo a.C. a Babilonia, e non ci sono a 60 anni di distanza dalla pubblicazione di questo libro ipotesi che sia stata architettata 3 mila anni prima;
l’ipotesi di un unico Ur-mito di migliaia di anni fa di natura astronomica è essa stessa un mito, nato nell’Ottocento e ormai improponibile in ambito accademico.
Credo sia la prima volta che parlo di un libro che, per quanto mi abbia stuzzicato e in molti punti anche provocato ammirazione, è davvero complicato, in molti punti intellegibile sotto la cascata infinita di citazioni in lingue più o meno morte, e di rimandi che molto spesso è palese fossero prese per i capelli, e niente affatto evidenti le corrispondenze. A tale riprova, va detto che il libro non uscì mai in ambito accademico, che di per sé non è un male, ma che alla fine è diventato il testo "culto" di un certo fanatismo occultista.
Non mi resta che spiegare il titolo. Amleto prima di essere il protagonista indimenticabile della tragedia di William Shakespeare, è stato uno dei miti fondativi delle popolazioni scandinave. Il racconto più bello è quello che fa Saxo Grammaticus nel De Gesta Danorum (XIII secolo), ma probabilmente si rifà a miti molto più antichi: infatti è possibile risalire da Amleth a Amblothæ, Amladhe ed Amlaighe fino alle saghe islandesi di Amlóði il quale, secondo quanto si racconta nel medievale discorso sull’arte scaldica, “fuori dall’orlo terrestre” possedeva un crudele “mulino di scogli”, mosso da nove fanciulle: per questo una delle kenning – le avviluppate metafore della lirica norrena – per significare il mare è Amlóða kvren, il mulino di Amleto.
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acciaiochirurgico · 1 month ago
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Comunque stasera siamo stati a cena a casa dei mia nonna. mio zio molto tranquillamente chiede al mio ragazzo come sta e cosa sta facendo ora. lui gli racconta della coop, di come lo hanno trattato e della truffa del lavoro dell'Enel. lo zio molto sereno ci parla e tutti e due convengono sul fatto che comunque non sia facile trovare lavoro adesso e che se possono ti fregano sempre. la nonna no attacca a dire a voce alta, palesemente una freccitina frasi come "eh ma se uno vuole fa tutto, fa il cameriere anche, il pizzaiolo.." lo zio cercava di cambiare discorso (perché tutti avevamo capito che la nonna stesse tirando delle freccitine a Matteo, perché quando io mangio da lei mi dice sempre che matteo si vede che non ha voglia di fare niente) e la nonna continuava a dire "eh se uno vuole fa il cameriere, basta volerlo..." e alla fine il babbo ha cambiato discorso perché aveva capito che la nonna stava dando fastidio al mio fidanzato.
inutile dire che Matteo è rimasto veramente molto, MA MOLTO, male. è stato educato e non ha detto nulla ma è rimasto molto offeso e domani -che sarebbero l'effettivo compleanno di mia nonna- vorrebbe non venire e lo farà solo per gentilezza ma ha detto che per un po' (un BEL po') non vuole più avere a che fare con la nonna perché non ne può poi di sentirsi dare del cazzone, e sinceramente ha ragione perché la nonna lo tratta sempre male anche se nell'effettivo è un ragazzo davvero bravo e diligente solo che ultimamente -come capita a tanti e non solo lui ma vabhè- sta facendo fatica a trovare lavoro, tutto qui.
ah poi la mia parte preferita è stata che nel mentre che tirava queste brutte freccitine alternava con frasi come "La Camilla -morosa di mio fratello- è bravissima, come la cami non c'è nessuno!!" e ancora"si ma la cami è la cami, gli altri..bhe" come se il mio ragazzo fosse un buono a nulla. si tutto molto bello: la ragazza di mio fratello ha iniziato medicina a vent'anni, ne ha 23 ed è ancora al secondo anno con gli esami arretrati del primo ed estate fa la stagione, per il resto dell'anno cazzeggia ed è tanto se studia, però lei è la cami e la cami è ✨meravigliosa✨.
bho ragazzi a volte è veramente faticoso.
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lumioluna · 2 months ago
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che poi anche se penso al mio amato nonnino, che ha faticato tantissimo nella sua vita con un lavoro che a molti sembrava modesto, mi è sempre sembrato dai suoi racconti che perlomeno all'epoca ci fosse un senso molto esplicito di essere parte di qualcosa, di equilibrio. cioè il discorso era: "il modo in cui lavori/lo sforzo che dedichi alla tua professione" -> "quello che il tuo lavoro di rende/l'impatto che ha sulla tua comunità". invece oggi sembra tutto vano, tutto uno spreco di energie senza fine, e alla fine siamo tutti drenati e uccisi dentro, senza neanche sentirci "protetti" gli uni dagli altri, o insomma come se ci fossero altre persone che si prendono cura di noi così come noi ci prendiamo cura di loro. è tutto defocalizzato rispetto al vivere collettivo. facciamo, facciamo, facciamo e buttiamo il sangue nella speranza di vivere una vita dignitosa e magari pure soddisfacente (magari), ma siamo senza speranza, perchè vediamo questo obbiettivo essere sempre più faticoso e perchè ci sentiamo abbandonati da tutto e da tutti. e a quel punto ci facciamo risucchiare da quella mentalità iper produttiva e senza cuore per il solo scopo di non finire schiacciati o di non essere fra quelli che inevitabilmente verranno lasciati indietro. e così facendo lasciamo gli altri indietro e diventiamo sempre più distaccati e disconnessi e qualcosa dentro di noi si spezza.
io penso che l'antidoto a questo sciupìo di umanità sia proprio il fatto di tornare a valorizzare il contributo umano nella nostra vita, le cose che possiamo fare gli uni per gli altri, la rete di persone che ci circondano direttamente. rifocalizzarci sul mondo "piccolo" che sta intorno a noi, reinserirsi in quella dimensione locale senza necessariamente cadere sempre in mano alle grandi multinazionali che succhiano via tutta la linfa vitale dalle nostre comunità. andare a prendere il pane dal panificio in piazza tornando a casa dal lavoro, scegliere di non buttare gli stivali della scorsa stagione, ma portarli dal calzolaio, che con dei lacci nuovi qualche riparazione e una lucidatura probabilmente sono ancora buoni per qualche anno. comprare il giornale la domenica mattina e andarlo a leggere al baretto dietro casa, magari con il pretesto fare quattro chiacchiere con le persone. andare al cineforum, al teatro, alla galleria d'arte indipendente che nemmeno sapevi esistesse. tornare alle biblioteche, ai mercatini, ai club del libro, ai campetti di calcio abbandonati (e intendo proprio quelli che servono per giocare divertendosi, non quelli dove fare le competizioni o allenarsi sempre con la finalità di fare bene).
io credo che per sfuggire a questa alienazione che sembra pervadere ogni aspetto della nostre vite contemporanee dobbiamo rinfondere vita alle nostre comunità e per farlo dobbiamo tornare a dare valore a quello che possiamo fare gli uni per gli altri. dobbiamo ricordarci che viviamo per questo, per trovarci, per condividerci.
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