#Cultura e lettura
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Cagliari: Cambia l'articolazione oraria delle Biblioteche comunali nelle festività di San Saturnino e Ognisanti
Nei giorni che andranno da mercoledì 30 ottobre a domenica 3 novembre 2024, le Biblioteche comunali osserveranno, considerate le festività di San Saturnino e Ognisanti, una differente articolazione oraria. Tutte le strutture resteranno chiuse al pubblico mercoledì 30 ottobre e venerdì 1 novembre. Sia nella giornata di giovedì 31 ottobre e di sabato 2 novembre, la MEM – Mediateca del…
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mal-concio · 9 months ago
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Che tu sia il mio ?!
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michelenigrowordpresscom · 1 year ago
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Appunti rozzi di un lettore de "Il dottor Živago" di Pasternak su Pangea.news
Il mio articolo “Appunti rozzi di un lettore de Il dottor Živago di Pasternak” (già pubblicato su questo blog, qui) è stato riproposto su Pangea, rivista avventuriera di cultura e idee, “una delle migliori rassegne culturali in Italia”, curata dal giornalista, poeta, scrittore e critico letterario Davide Brullo e che da sempre pubblica articoli interessanti e culturalmente stimolanti. Per leggere…
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corciano-trasimeno-online · 2 years ago
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La Biblioteca Gianni Rodari di Corciano è stata riconosciuta come un punto di riferimento di eccellenza per il territorio, offrendo un servizio di alta qualità nel campo letterario e promuovendo una vasta gamma di attività culturali. L’Assessore alla Cultura, Francesco Mangano, ha recentemente incontrato il personale e i volontari della biblioteca per apprezzarne il contributo […]
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canesenzafissadimora · 1 month ago
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Più vuota è la mente di una persona, di più denaro ha bisogno per riempire i suoi fine settimana. Non creando o producendo nulla da sola, deve comprare tutto per divertirsi. Invece qualcuno con un certo livello di cultura trova piacere in una buona conversazione, nella lettura di un libro o nel godersi la musica, arricchendo il suo tempo in modo più profondo e significativo.
La ricchezza che ci forniscono i libri è una vera fortuna, più duratura e pura di qualsiasi ricchezza materiale possa essere posseduta.
Fernando Savater
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raccontidialiantis · 19 days ago
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Mare, mare, mare: ma che voglia di arrivare fino a te
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Ho quarantotto anni e sono già... una nonna! Mia figlia è separata e sgobba dalla mattina alla sera, con scarse ferie o permessi. Pur di far fare un paio di settimane di mare a Livio, il mio nipotino di tre anni, io e mio marito Luca ci siamo recati a Grottammare il sabato stabilito, nell'albergo prenotato tempo addietro. Scesi in spiaggia, abbiamo stretto amicizia con i nostri vicini d'ombrellone. Kiluake è un senegalese pallavolista professionista: alto, tutto muscoli e bellissimo. Nora è sua moglie, romagnola e avevano con loro il figlio Adam, di tre anni anche lui come Livio, la luce dei miei occhi.
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All'una del primo giorno abbiamo mangiato nella sala pranzo dell'albergo. Recatici in stanza, ho notato che Kiluake e Nora erano alloggiati proprio nella stanza di fianco alla nostra. Domenica sera infine mio marito Luca è ripartito; sarebbe tornato solo il sabato mattina successivo per stare con noi due giorni. Il lunedì appresso Nora s'era offerta di badare per un paio d'ore ai due piccoli sulla riva, così io avrei potuto prendere un po’ di sole sdraiata. Indossavo un costume veramente ridotto e avevo di fianco quel bellissimo pezzo di manzo senegalese.
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Dalla lettura distratta e francamente impossibile dei giornali, tanta era la voglia reciproca di parlare finalmente da soli, siamo subito passati alle chiacchiere. Lo desideravamo entrambi molto. Era il palese inizio di una vera, inevitabile intimità tra due poli che percepiscono una latente, vicendevole attrazione. Non potei fare a meno di notare che lui guardava con insistenza il mio basso ventre, i miei seni sodi, le mie gambe e il mio culo, quando ero a pancia sotto. Per parte mia, io mi interrogavo su come potesse essere bello da drizzato quell'ammasso di ben di Dio che gli riempiva il costume davanti.
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La cosa mi stuzzicava non poco, confesso. Lo volevo dentro. Moltissimo. Ora, va detto che io la mia età me la porto benissimo e ho un fisico decisamente tonico. Faccio pole dance tre volte a settimana. Poi yoga, plank e corro ogni domenica mattina. Nora invece dopo il parto, così lui mi confidò, s'era un po' lasciata andare. Era notevolmente ingrassata e non curava più il suo aspetto; adesso era fuori forma e aveva quindi perso molto del sex appeal che aveva su di lui originariamente. Il giorno prima le avevo chiesto, in confidenza tra donne, come fosse partita la storia con Kiluake.
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Lei mi aveva detto che, da sostenitrice, dapprima seguiva la squadra. In seguito, trovandosi spesso insieme nel dopo partita, da cosa nacque cosa. E a mia domanda esplicita, mi fece capire che il capitolo “dimensioni” non era stato secondario nella sua decisione di accaparrarselo. La sera alle dieci il piccolo Livio già dormiva della grossa nel suo lettino, anche in quel primo lunedì da soli senza mio marito. Quindi uscii sul balcone per respirare un po’ e guardare il mare di notte. Vi trovai Kiluake appoggiato alla sua ringhiera. Mi disse che la moglie era di sicuro un tipo mattiniero, ma che la sera, stanca morta dopo una giornata appresso alla piccola canaglia, crollava letteralmente.
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Scherzando dissi: “allora potremmo farci un po’ di compagnia, noi due!” Egli rispose: “certo, scendiamo giù e andiamo a farci un drink.” Io ormai senza più pudore: “intendevo qui in camera mia.” L'uomo divenne serio, mi guardò fisso e rientrò dentro. Ero convinta di aver combinato un guaio ed in realtà ero rossa di vergogna. Ma subito dopo sentii bussare leggero alla porta: era lui. Mi disse con un tono comprensivo che nella sua cultura loro rispettano molto una donna sposata. Ero di brace. E che la vagina di una sposa è solo ed esclusivamente del marito. Io chiesi: “tutto il corpo della sposa?” e lui: “Beh, il culo e la bocca no!”
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Ci facemmo una risata che sbloccò qualsiasi imbarazzo. Quindi lo abbracciai. Lui si scongelò, mi baciò infilandomi mezzo metro di lingua in bocca e poi scoprì i miei seni. Li soppesò, li accarezzò dolcemente e io iniziai a gemere. Li succhiò a lungo; poi si decise e mi distese sul letto, mi girò sul ventre e iniziò a massaggiare le mie natiche; me le divaricò, per disporre liberamente dell'interno del solco e vi sputò abbondantemente dentro, proprio sull'ano. Poi leccò e lubrificò con molta esperienza. Non ci potevo credere: tra un po’ avrei preso nel culo un guerriero africano! Appoggiò la sua cappella e cercò di entrare. Mi trattava come la sua troia.
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E mi piaceva moltissimo: con sua moglie a due metri di distanza. A me francamente piaceva ancora di più, con mio marito a un'ora di viaggio. Gli dissi di aspettare, che il culo non l'avevo mai concesso a nessuno, neppure a mio marito e temevo mi rompesse, con quell'affare enorme. Rise di cuore e mi disse di non preoccuparmi. Mi fece rilassare e riprese il suo lavoro. Pian piano riuscii a prenderlo nel culo per metà. Dapprima stavo per svenire dal dolore. Ma lo volevo sentir sborrare dentro di me con tutta l'anima. Lui si accontentò del parziale ingresso nel mio culo e prese a tenere un'andatura molto lenta.
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Man mano che procedeva, sputava sempre dall'alto della nuova saliva direttamente nel mio culo, così che il suo cazzo entrasse sempre un po’ di più. Era un'emozione nuova e bellissima: avevo scopato al di fuori del matrimonio già diverse volte, ma mai con un pezzo d'atleta del genere. E non l'avevo mai preso in culo: porca puttana, iniziavo direttamente dal top! Alla fine, con mia grande sorpresa, il suo cazzo entrò tutto! E prese a essere più veloce. Inarrestabile. Una vera bestia. Io non sapevo più se godere di lui e con lui o se invece soffrire per il mio culo dolorante palesemente rotto, sanguinante e dilatato al massimo.
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Sentivo i suoi coglioni sbattermi sul perineo. Era il più dolce e gradito massaggio. Mi sembrò di vivere impalata ma… in paradiso! Sborrò dentro di me forse una mezza litrata di roba. E sotto di lui divenni una morbida bambola di pezza, mentre venivo gemendo più volte, se solo pensavo a lui dentro di me. Ero completamente sua. I seni erano nelle sue mani a coppa. Mi baciava il collo, me lo leccava, mi torceva la testa per baciarmi lingua in bocca. La sera dopo, martedì, mi feci trovare supina e nuda. Depilata, profumata e bellissima. A sorpresa, mentre tentò di girarmi, rimasi ferma, col culo incollato al letto e gli presi il cazzo enorme con le mie due mani e lo puntai decisa contro le mie piccole labbra.
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Lui disse: “no, amore mio; questo non posso farlo” ma intanto non accennava ad andarsene. Per di più, io tenevo le sue palle strette nel mio pugno. Come faceva per allontanarsi, io glieli strizzavo. La sua indecisione e gli scrupoli durarono forse dieci secondi. Poi alla mia fregna già ben lubrificata e totalmente aperta per lui non seppe resistere; si decise. Entrò e mi sventrò letteralmente. Fu una cosa incredibile. Non la finiva di sborrarmi dentro. Ero incosciente dal piacere. Quel martedì sera mi fece venire tre volte. Scopammo regolarmente tutte le sere, fino al venerdì incluso e poi di nuovo da domenica sera fino alla fine della vacanza.
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Ebbi modo anche di prenderglielo in bocca, ma solo fino a quasi metà. Era un suo grande desiderio, quello di riuscire a trovare una donna che glielo prendesse tutto in gola. Avrei dovuto avere più tempo a disposizione. Sospetto che la moglie Nora sapesse, ma non ci fu mai problema tra noi. Anzi: forse era sua complice. Aveva probabilmente capito che per tenerselo avrebbe dovuto sempre condividerlo con donne magari anche più mature ma più attraenti di lei.
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Ci scambiammo i numeri e ci ripromettemmo di non perderci di vista. Conoscendomi bene, io da parte mia già sapevo che avrei comunque fatto in modo di godere ancora di quel bellissimo uomo durante i prossimi mesi. Ero sicura: infatti ero innamorata persa di quel vero guerriero africano, ma soprattutto del suo enorme arnese. E poi mi sarei esercitata ogni giorno con dei falli in gomma, per riuscire a prenderglielo in bocca tutto. E farlo finalmente felice.
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RDA
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angelap3 · 14 days ago
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"Canto di Natale" ("A Christmas Carol"), pubblicato per la prima volta nel 1843, è una delle opere più celebri di Charles Dickens,. Questo racconto breve ha avuto un impatto duraturo sulla cultura natalizia, diventando una lettura imprescindibile durante le festività (...e non solo). Dickens utilizza la sua narrazione per esplorare temi di redenzione, generosità e la vera essenza del Natale.
La storia segue Ebenezer Scrooge, un vecchio avaro che disprezza il Natale e tutto ciò che rappresenta. La sua vita cambia radicalmente quando viene visitato da tre fantasmi la vigilia di Natale. Il Fantasma del Natale Passato lo riporta ai momenti chiave della sua giovinezza, mostrandogli come le sue scelte lo abbiano portato a diventare l'uomo solitario che è. Il Fantasma del Natale Presente gli mostra la vita delle persone che lo circondano, compreso il suo impiegato Bob Cratchit e la sua famiglia, che nonostante la povertà, celebrano il Natale con gioia e amore. Infine, il Fantasma del Natale Futuro gli presenta una visione inquietante della sua morte solitaria e della sua eredità dimenticata.
Il tema centrale del racconto è la possibilità di cambiamento e redenzione. Scrooge, inizialmente un personaggio negativo, ha l'opportunità di riflettere sulle sue azioni e di trasformarsi in una persona migliore. Dickens sottolinea l'importanza della generosità e della comunità. La capacità di Scrooge di cambiare e abbracciare il Natale rappresenta una celebrazione dei valori umani più profondi. L'opera, inoltre, offre una critica alla società vittoriana, evidenziando le ingiustizie sociali e le disuguaglianze. Attraverso la famiglia Cratchit, Dickens pone l'accento sulle difficoltà dei meno fortunati e sull'importanza della solidarietà.
Il racconto è scritto in uno stile accessibile e coinvolgente. Dickens utilizza un linguaggio ricco e descrittivo, capace di evocare emozioni intense. La struttura del racconto facilita il progresso narrativo e mantiene alta la tensione fino alla conclusione, dove avviene il ravvedimento di Scrooge.
"Canto di Natale" ha avuto un impatto significativo sulla cultura popolare e ha contribuito a definire le tradizioni natalizie moderne. Il racconto ha ispirato innumerevoli adattamenti teatrali, cinematografici e musicali, rendendolo una pietra miliare della letteratura.
"Canto di Natale" è molto più di una semplice storia natalizia: è un'opera letteraria profonda e toccante che invita alla riflessione sui valori fondamentali della vita. La sua capacità di emozionare e di ispirare la trasformazione personale lo rende un classico senza tempo, adatto a lettori di ogni età. È un libro che consiglio vivamente di leggere, o rileggere, non solo durante il periodo natalizio, ma ogni volta che si sente il bisogno di ricordare l'importanza della gentilezza e della generosità.
P.S. Se alla lettura del libro aggiungete anche la visione del film "La vita è meravigliosa" diretto da Frank Capra, il Natale si può dire perfetto!
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libriaco · 7 months ago
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Cervelli pesanti
Ci si preoccupa della fuga dei cervelli. Giusto, ma dovremmo preoccuparci anche dei cervelli che non possono fuggire. Voglio dire, sarebbe tempo che tutti ci preoccupassimo anche di quei due terzi di connazionali che non possono sperare di esportare le loro incompetenze ed elaborare un progetto di fuga e consumano il meglio del loro potenziale nell’escogitare le astuzie utili a nascondere le loro o totali incapacità o drammatiche difficoltà di lettura, di comprensione, di calcolo: quei due terzi dei cervelli che pesano sulla nostra vita sociale e produttiva e incidono in modo pesantemente negativo sulla qualità della formazione dei loro figli.
T. De Mauro, La cultura degli italiani [2010], Roma-Napoli, Laterza, ebook 2013
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valentina-lauricella · 4 months ago
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(Rivolgendomi direttamente a Pavese:)
《 Sto completando la lettura di Paesi tuoi in un solo giorno, perché è molto coinvolgente.
C'è una povera ragazza uccisa da un fratell(astr)o che già prima l'aveva sverginata: una storia forte, che si mischia agli odori della campagna. C'è il protagonista, ultimo arrivato, che viene dalla civile Torino e si scontra con un ambiente rurale atavico, in apparenza accogliente - ma refrattario nel suo nucleo, composto da persone ignoranti.
La terra e il sangue sono i due elementi simbolici fondanti del mito, che si ritrovano, evidentissimi, in questo racconto.
[...] In una tua lettera dici che, se non avesse agito su di te quel poco di educazione ricevuta, saresti stato un banale "tipo da coltello". 😁
~ ~ ~
Devo ancora terminarlo, me ne restano alcune pagine, e non ho fretta. Ho letto evidenziando le rese narrative più magistrali, perché voglio capire come facevi a raccontare le cose: voglio "smontare la macchina", insomma, non solo leggere la storia per vedere come va a finire. Capisco perché sei ritenuto un autore importante: sei senza dubbio originale e "mimetico", adotti il linguaggio e persino il ritmo dei pensieri del protagonista.
Sai raccontare tanto bene le donne e l'effetto che fanno su un uomo. Infatti la povera ragazza, prima di essere uccisa, stava avendo una delicata e sensuale storia d'amore col protagonista. Ma vincono l'insensatezza e la brutalità del fratell(astr)o "tonto"...
Una lotta tra bestialità e civiltà, tra anarchia morale ed etica ragionata, tra cervello da rettile e cuore umano.
Il cittadino viene messo in mezzo e buggerato dal campagnolo, che non dispone di furbizia, ma del mero istinto dell'animale che si muove nel proprio habitat.
Si vede che avevi un rapporto ambivalente con le donne: un po' ti facevano tenerezza e le volevi coccolare, poi però pensavi a ciò che ti avevano fatto, alle tue difficoltà con loro, e allora ti saliva la rabbia e avresti voluto distruggerle insieme al dolore che ti davano.
È interessante che ti accada di provare "pena" per una ragazza: anche in questo romanzo, come già nel Diavolo sulle colline, il tuo protagonista prova questo sentimento per la ragazza che gli piace, mentre ella, avvicinando la faccia a lui perché la baci, si blocca per qualche istante, e sembra che stia cercando di guardare la propria faccia con lo sguardo di lui, temendo di non essere voluta, e rivelando la propria insicurezza.
~ ~ ~
Ho terminato di leggere nel giro di poche ore il tuo romanzo breve. Dicono che tu sia uno scrittore amato dai giovani, ma io credo che questa storia così forte, pur se il protagonista è un venticinquenne, vada letta da persone adulte ed esperienti. È una storia archetipica, mitica, sulle pulsioni maschili più turpi: violare, possedere gelosamente, uccidere la donna. Il tutto, esasperato dall'ambiente chiuso, ignorante e fatalista della campagna. Sembra una tragedia greca, una tragedia annunciata, un passaggio obbligato del destino (un po' come il tuo suicidio e altri fatti di sangue che tuttogiorno accadono).
Credo che in paradiso non si possano più scrivere opere così truculente. Chissà come ti trovi in ambiente spirituale, senza questa materia ardente da plasmare. Sono preoccupata. 😅
È una bellissima risposta, grazie. 💗 La ricorderò, perché il tuo stato è una delle mie frequenti preoccupazioni.
Ho ammirato molto la precisione e varietà lessicale nel tuo romanzo: io ti abbraccerei infinitamente anche solo per la quantità di parole che conosci e per il gusto con il quale le adoperi. Altro che ufficiale! Non ho mai considerato affascinante la divisa, non m'interessano i gradi e le cariche militari e civili, m'incanta solo la tua umanità, così com'è: gli sforzi che fai per vivere, ciò che ti si agita dentro, la tua cultura, intelligenza, buon gusto; amerei anche la tua depressione, ma amo molto di più non vederti soffrire.
Adesso continuerò a leggere le tue Lettere. Quando incontrerò lettere indirizzate a donne, cercherò di non essere gelosa, pensando che una come me non l'hai incontrata mai, e praticamente con me la tua esperienza di donne riparte da zero. 》
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piusolbiate · 1 month ago
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Amare per … Amare come …
Il 29 novembre si è tenuto, presso il Centro Socio culturale di Solbiate Olona, un incontro dal titolo “Amare per ….Amare come…”, un evento dedicato al contrasto della violenza sulla donna.
La serata, introdotta dai saluti dall’assessore alle politiche sociali e alla cultura Giada Martucci, è stata moderata dalla presidente della Commissione sociale Letizia Valerio, che ha proposto al pubblico la lettura di un brano tratto dal libro “Effimera libertà” di Amilca Ismael.
Non è stato semplice restare indifferenti alle parole di grande sofferenza, di paura per la propria vita, di senso di ingiustizia per il sangue versato e per il corpo offeso di una giovane donna. Certamente hanno ricordato con forza che la violenza sulle donne è una delle più gravi violazioni dei diritti umani.
La moderatrice, riportando alcuni dati, ha sottolineato che la violenza contro le donne è un fenomeno generato da molti fattori interdipendenti che riguardano diversi ambiti: sociali, culturali, politici e relazionali.
In Italia, i dati Istat mostrano che il 31,5% delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner o ex partner, parenti o amici. La violenza all’interno delle relazioni affettive è la più diffusa in ogni società e cultura.
Per l’occasione, sono state coinvolte due psicologhe, la dott.ssa Stefania Benazzi, psicologa e psicoterapeuta del Centro accoglienza ICORE di Marnate e la dott.ssa Alessandra Borsani psicologa coordinatrice di un servizio per le famiglie che accoglie anche donne e minori vittime di violenza.
L’intervento delle relatrici ha riguardato
•           la Violenza psicologica e del Controllo
•           gli effetti della violenza sulla donna, sulla mamma, sui bambini, da parte dell’uomo
•           l’importanza della rete sociale e della rete istituzionale
Hanno fatto da cornice ed arricchito l’incontro una Mostra del Gruppo Artisti di Solbiate e la lettura di poesie da parte di alcuni poeti solbiatesi.
La serata, densa di nuovi significati, ha lasciato spazio ai numerosi interventi del pubblico sia sul tema che sull'importanza di continuare a gettare semi di conoscenza utili a favorire lo sviluppo di una rete sociale che sia di supporto alle vittime di violenza.
Un Grazie particolare al Centro Antiviolenza ICORE che si occupa di ascolto ed accompagnamento contro la violenza verso le donne: "Tu, non sei sola". https://www.centroantiviolenzaicore.com/
La mostra delel opere degli artisti solbiatesi proseguirà fino all'8 di dicembre, presso il Centro Anziani in Piazza Gabardi. Orari di apertura da lunedì a venerdì dalle 15,00 alle 18,00.
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2centsofwhatilike · 1 month ago
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"Una delle tante chiavi di lettura di Parthenope è che Parthenope non esista. Cioè, tutta la storia, tutta la vicenda ruota intorno a questa figura che non è altro che una sorta di sogno collettivo. E perché non esiste? Perché non esiste una ragazza così giovane che parla solo con le frasi dei film e dei romanzi, che è così bella e allo stesso tempo così clamorosamente intelligente ma ancora allo stesso tempo così ingenua. Parthenope esiste neglì occhi di chi la guarda, anzi, di chi la desidera e basta. E allora diventa l'amore impossibile di Sandrino. E diventa il sogno erotico del fratello. E diventa l'oggetto da esporre alla famiglia del camorrista. E diventa il desiderio irraggiungibile del miliardario. Diventa la santa di Napoli, diventa lo scudetto dei tifosi. Parthenope è una grande illusione collettiva. Ognuno ci vede quello che vuole, quello che desidera. Quello che spera di essere. Quando si parla di Napoli si parla di un dolce amaro perenne, come la sua bellezza e i suoi occhi tristi. Il suo profumo e la puzza di quella sigaretta sempre sulla sua bocca. E Parthenope accoglie i mostri fatti acqua salata, dove lei è nata. E forse pure lei è il mostro, bello o brutto, di questa grande fiaba che ha raccontato Sorrentino." @giuseppedorsi6332
"A me è piaciuto molto. Sicuramente è un film paraculo per mirare a dei premi, ma ho capito il messaggio, mi è arrivato quello che voleva trasmettere. Questo è un film su napoli e su come la vede lui. Partenope è napoli, i napoletani la amano alla follia, ma lei non si concede a loro, se la tira, si sente più in alto, è crudele con chi la ama davvero, mentre si concede alla mafia e alla superstizione del clero, che infatti sono gli unici che non la amano davvero e dopo averla avuta " tranquilla ti chiamo io". Il napoletano che è costretto a emigrare perché è un amore non corrisposto che finché uno è bambino va bene ma poi da grande vuole quagliare , lei gli ricorda che pure se va a milano e gli andrà bene, quando avrà un momento di debolezza, penserà che tornare da lei sia la soluzione, ma sarà troppo tardi ed è perfettamente il sentimento di chi ha lasciato Napoli, la mia ragazza è napoletana e il sentimento è quello, vai via da un luogo che ami, ma non sei ricambiato nella stessa maniera. Il dissing a sofia loren che dissa i napoletani è lo specchio di questo sentimento di amore odio con questa città . Si sono discorsi fatti più per il pubblico che tra i personaggi, ma a me piace la poetica decadentista di Sorrentino che dipinge una la dea napoli che nasce in una ricca casa e che poi va verso il declino tanto è bella che gli frega? Ma non basta la bellezza, serve la cultura per mantenere bella una società." @valerioivrelao6724
“Io non so niente, ma mi piace tutto” Parthenope 
“Un napoletano non va mai a Capri in vacanza: o è troppo povero o è troppo pigro” Pranzo con il miliardario 
“Il mistero è desiderio ed il funerale è il sesso” Discorso della Diva 
“Alla fine della vita resterà solo l’ironia” Cardinale
“Che cosa ti piace di una donna? La schiena. Tutto il resto è pornografia” Cardinale
“Dio non ama il mare” Cardinale
“Sei bella ed indimenticabile”
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pier-carlo-universe · 1 day ago
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"Il Cacciatore di Libri Proibiti": Un Thriller Storico Tra Misteri e Segreti Letterari. Fabio Delizzos e l’Arte di Svelare la Storia Attraverso il Mistero. Recensione di Alessandria today
Biografia dell’Autore. Fabio Delizzos, nato a Torino nel 1969, è uno scrittore italiano noto per i suoi thriller storici che combinano sapientemente suspense e ricostruzioni storiche dettagliate.
Biografia dell’Autore.Fabio Delizzos, nato a Torino nel 1969, è uno scrittore italiano noto per i suoi thriller storici che combinano sapientemente suspense e ricostruzioni storiche dettagliate. Laureato in Filosofia, Delizzos ha sviluppato una passione per la storia e la letteratura, che ha trasformato in opere di successo. Tra i suoi romanzi più celebri troviamo “Il collezionista di quadri…
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autolesionistra · 1 year ago
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Ultimamente si inizia a parlare con un po' meno timidezza di un problema matematico tutto sommato abbastanza semplice:
Se uno stato prevede un calendario scolastico che annovera fra le 13 e le 14 settimane continuative di ferie estive (escluse quindi ferie natalizie e pasquali) e contratti lavorativi che prevedono in media (quando regolari) 22 giorni in un intero anno (incluse quindi ferie natalizie e pasquali), si spieghi: 1) con che faccia rappresentanti di suddetto stato possono parlare di diritto al lavoro e parità di genere o di crisi della natalità 2) come coppie di genitori lavoratori ci possono mettere una pezza
Risposte: 1) da culo o di bronzo (valide entrambe) 2) secondo l'equazione:
Gestione estiva cinni = € + N² + Lm
Dove € è la pecunia, N sono i nonni, Lm è lavorare di merda (ove uno di questi addendi tende allo zero, gli altri dovranno essere aumentati di conseguenza).
In questo emblematico articolo la situazione è descritta in maniera più circostanziata e impietosa: https://www.editorialedomani.it/idee/cultura/sono-una-madre-parcheggina-e-per-questo-odio-lestate-hld1bsfn anche se manca completamente (e mi rendo conto di essere un disco rotto) una chiave di lettura di classe, perché i genitori che hanno carenze economiche (o di nonni) rischiano di offrire ai propri figli (ma anche a sé stessi) un periodo estivo di qualità radicalmente diversa rispetto ad altri genitori con prevedibili effetti negativi sulla mobilità sociale.
La questione è comunque complessa perché come tocchi, sbagli. Come dice un amico, il dramma è che sotto sotto è una guerra fra poveri; chiunque proverà a risolverla scontenterà inevitabilmente una fettona di persone (che è poi uno dei motivi per cui a livello nazionale nessuno sul tema muove un dito da mezzo secolo) (oltre al fatto che finché le guerre restano fra poveri, non c'è forte motivazione a intervenire).
A livello di indirizzo, anche volendo ignorare completamente l'articolo 31 della ns. costituzione (no, il gruppo musicale non ha preso il nome da quello) che recita che la Repubblica "protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo." credo valga la pena farsi un paio di domande sul modello di nucleo familiare che uno stato vorrebbe promuovere perché allo stato attuale non è uno sport agevole per coppie di lavoratori e in media queste difficoltà pesano prevalentemente sulla componente femminile.
Questo scritto in realtà è nato da aneddoti personali elevati a considerazioni generiche (che è sempre indice di grande qualità), visto che sono ormai svariate estati che vedo amiche lavoratrici e amici lavoratori (ma prevalentemente amiche lavoratrici) avere un evidente aumento di stress e flessione di benessere psico-fisico con saltuarie penalizzazioni lavorative (quando non direttamente abbandono temporaneo o permanente del posto di lavoro) dovute all'organizzazione estiva dei propri figli.
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chez-mimich · 1 year ago
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UNA QUESTIONE CULTURALE
Quando, sotto l’onda emotiva provocata da uno spaventoso fatto di cronaca (come nel caso recente del giovane uomo che ha ucciso la compagna), ci sentiamo in dovere di esprimere tutta la nostra indignazione e la nostra rabbia, spesso, cercando di non essere impulsivi e alla disperata ricerca di una causa per fatti che non riusciamo razionalmente a spiegarci, diciamo che “è una questione culturale” e ci affanniamo subito a dire che dovremmo cambiare mentalità, e cultura appunto. Solo che le “questioni culturali” non si cambiano da un giorno all’altro e nemmeno da una generazione all’altra: per cambiare abitudini e forme mentali ci vogliono dei secoli. Se in Italia, e anche altrove, la donna è stata fatta ed è, talvolta ancora, oggetto di sentimenti di possesso, questo atteggiamento non data qualche decina d’anni, ma millenni. È ora evidente che non si possa decidere a tavolino che “l’approccio culturale” vada cambiato e, tantomeno, che questo possa accadere in una decina d’anni o nel corso di un ciclo di studi. Vale però la pena anche di ricordare che non tutti hanno avuto verso le donne lo stesso “approccio culturale”. Io mi ricordo ancora quando, l’otto marzo di circa quarant’anni fa, sfilavano i cortei delle femministe e metà della cittadinanza le guardava con compatimento, pensando di loro tutto il male possibile e mettendo persino in dubbio la loro “moralità”. Mi ricordo bene quanta velenosa ironia sugli zoccoli e sulle gonne a fiori, così come mi ricordo bene i saluti romani dei “camerati” che hanno sempre considerato la donna un puro oggetto di piacere, una macchina per fare figli e, nella migliore delle ipotesi, una domestica a tempo pieno che lavora gratuitamente. Altrettanto ricordo bene i democristiani che si indignavano e ancora si indignano, contro la legge sull’interruzione della gravidanza. Oggi quelli che facevano il saluto romano si sono dati una (salutare) calmata, almeno esteriore, ma maschilisti e “machisti” erano e tali restano (nonostante le indignazioni di facciata). Ricordo anche molto bene la destra italiana, insofferente al massimo grado, per gli slogan come “il femminismo non è separatismo, ma lotta per il comunismo” urlato delle ali più estreme del Movimento. Ricordo con tristezza quali epiteti riservava la destra italiana a personaggi come Franca Rame, Lidia Menapace, Rossana Rossanda o, per non andare troppo lontano nel tempo, ricordo come le organizzazioni di destra appellavano la Presidente della Camera, On. Laura Boldrini. Sì è una questione culturale, ma non dimentichiamoci, figlia di quale cultura, tanto per non fare di tutte le erbe un fascio. Anzi un Fascio. Se qualcuno poi, volesse approfondire l’argomento in senso “culturale”, mi permetterei di consigliare la lettura di un librettino di qualche annetto fa (1884) dal titolo “L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato”: lo ha scritto tale Friedrich Engels. Visto che si tratta di una “questione culturale” qualche riferimento culturale va pur fatto…
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canesenzafissadimora · 4 months ago
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Più vuota è la mente di una persona, più denaro ha bisogno per riempire i suoi fine settimana. Non creando o producendo nulla da sola, deve comprare tutto per divertirsi. Invece qualcuno con un certo livello di cultura trova piacere in una buona conversazione, nella lettura di un libro o nel godersi la musica, arricchendo il suo tempo in modo più profondo e significativo.
La ricchezza che ci forniscono i libri è una vera fortuna, più duratura e pura di qualsiasi ricchezza materiale possa essere posseduta.
Fernando Savater
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crazy-so-na-sega · 1 year ago
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“Il discorso è vecchio, sostanzialmente falso, ma tutti lo ripetono e facciamo dunque finta di crederci anche noi: la vera cultura si fa in provincia. Lontani dalle distrazioni e dal tumulto delle grandi città, i giovani hanno tempo per pensare, discutere, dibattere. Si formano così cervelli e coscienze: poi arriva la grande città, screma il meglio dell’intelligenza periferica e l’adopera per la fabbricazione dei suoi formaggini culturali. In provincia c’è ancora la possibilità di studiare, di leggere. Molti giovani ci cascano, studiano, leggono. Anzi, hanno la pretesa di voler leggere tutto.
Ora, statistiche alla mano, si sa che escono ogni anno in Italia dodicimila libri, il che fa una media di quaranta al giorno, domeniche escluse. Ci sarebbero poi i libri stranieri, per lo meno quelli nelle tre lingue principali d’Occidente, che non vanno ignorati: il totale cresce a centocinquanta opere giornaliere: non c’è neanche il tempo di leggere i titoli e i risvolti di copertina. Chi si butta nella lettura è destinato ad affogarvicisi; anche se opera una scelta severissima e decide di leggere soltanto, per esempio, i narratori contemporanei (italiani e stranieri, inevitabilmente, perché ormai non esistono più frontiere di nazione e di scuola letteraria) rischia l’indigestione. Perché bisognerà non ignorare il teatro e il cinema, seguire la critica militante, dare un’occhiata alla televisione e un’orecchiata ala radio (mezzi di comunicazione di massa). Chi vuol darsi una formazione culturale ha dinanzi a sé questa prospettiva: morire prima”.
-L. Bianciardi
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