#Complesso di Edipo
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il-gufetto · 2 years ago
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Freud ci parla del complesso di Edipo (per la controparte maschile) e quello di Elettra (per la controparte femminile). Sono, difatti, delle metafore che spiegano come l'infante provi attrazione per il genitore di sesso opposto ed un antagonismo nei confronti del genitore dello stesso sesso, per poi imitarlo ed identificarsi in una specifica identità di genere.
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quadro Edipo e la sfinge di Gustave Moreau, sito nel Metropolitan Museum Of Art
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La vicenda di Edipo Re viene narrata da Sofocle ed è una delle tragedie più lette. Edipo è noto per aver ucciso suo padre, Laio, ed aver giaciuto con sua madre, a sua insaputa, tuttavia è conosciuti anche per le imprese che Edipo compì a Tebe nel risolvere gli indovinello della sfinge
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arreton · 1 year ago
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Credo che sia stato ingenuo da parte dello psicologo voler intraprendere la carriera da psicologo perché la psicoterapia che aveva iniziato da ragazzo si era rivelata inefficace. In questo modo ha reso i pazienti una proiezione di sé stesso, una estensione del suo dolore: curando loro cura se stesso, ma credo fallendo più spesso di quanto lui stesso si voglia rendere conto. Ed infatti a me aveva dato il suo istinto paterno – nel senso di complesso di edipo, imitare il padre fino ad ucciderlo, essere come lui fino ad essere migliore di lui – destabilizzandomi ulteriormente. Io comunque faccio autoanalisi e per natura sono parecchio introspettiva, ad un certo punto ho saputo grossomodo staccare (con tutti i suoi limiti, visto quanto è presente in me l'assenza del padre) le due figure: lui era il padre immaginario che ho sempre desiderato (benestante, rassicurante, tenero con sua figlia, aperto al dialogo e che dà consigli grossomodo inutili ma che indicano comunque che ha ascoltato) e di cui in quel momento avevo bisogno per delle questioni familiari che si erano riaperte, ed infatti inizialmente lo psicologo era la mia "cotta borghese" che schifavo ma che desider(av)o. Solo dopo qualche tempo (con delle forti crisi) ho iniziato a staccare le figure: dottore e persona. E solo adesso, a terapia ormai conclusa da tempo con lui e re-iniziata con una donna, mi rendo conto di quanto avessi proiettato in lui una mancanza infantile. Il legame almeno mentalmente tendo a conservarlo lo stesso poiché tendo ad attaccarmi agli altri, ma razionalmente so che non ha più motivo di esistere quel legame ed infatti vado contro la mia inclinazione. Un altro paziente, come me nel senso dei miei stessi bisogni o peggio di me, non so se alla fine riuscirebbe a fare lo stesso percorso di distacco, e se ne sarebbe incapace credo che i rischi sarebbero: una incapacità di concludere la psicoterapia (e di renderla quindi utile); una incapacità di individualizzarsi, di irrobustirsi come individuo; un continuo ri-mettere in scena il trauma originario senza riuscire a superarlo.
Ecco perché storcervo il naso quando mi diceva: quando io vado a toccare i traumi dei pazienti e li vado a risvegliare, io cosa ci faccio con quei traumi? Chi mi assicura che toccandoli non vado a fare ancora più del male al paziente? Domande legittime ma anche qui ingenue, dal mio punto di vista. Sono legittime se pensi che quel che è stato non si ripresenta sotto mentite spoglie, se escludi cioè un inconscio. Io non glielo avevo detto che avevo bisogno di un padre, né lo avevo detto a me stessa anzi: quando la psichiatra – che ci aveva visto giusto – me lo aveva chiesto, io mi ero pure arrabbiata. Ma intanto il bisogno infantile, la mancanza infantile, il trauma originario si era comunque ripresentato in una maniera sottile, che nemmeno io riuscivo al tempo a riconoscere e a parlare né a parlarmi. Ed infatti credo che eravamo l'una la cotta dell'altro, dato che ho il sospetto che io sia incarnavo il suo ideale di ragazza, sia stimolavo in lui (come grossomodo quasi tutti i suoi pazienti) la necessità di prendersi cura degli altri per curare se stesso. Le nostre sedute non erano insomma delle sedute tra terapeuta e paziente, ma tra paziente e paziente. A lui non so se hanno portato qualcosa di positivo, anche se mi disse che era stato un piacere avere una paziente come me, che i nostri scambi erano stati molto stimolanti (ed infatti era capitato più volte che volesse il mio parere per capire alcune cose, credo che un terapeuta non dovrebbe dirlo così esplicitamente ad un paziente); a me hanno fatto prendere coscienza di quanto io ho sofferto e soffro tutt'ora l'assenza di una figura paterna. Cosa che sapevo già ma non in questi termini e fino a questo punto. Per questo motivo, anche, storco il naso nei confronti di una psicoterapia cognitivo-comportamentale, in certi casi: siamo anche stimolo-risposta come gli animali, ma non siamo solo quello, indipendentemente da come lo si chiami (inconscio, sé ecc). Insomma la trovo efficace ma solo per determinati problemi. Per dire: la mia ansia non ha ricevuto alcun beneficio dalla psicoterapia cognitivo-comportamentale là era e là è rimasta, nonostante dicano che la terapia cognitivo-comportamentale sia utile per il disturbo d'ansia. Credo che dipende molto dal paziente, a me non fai fessa dicendomi pensa questo piuttosto che questo, fai questo, cambia questi pensieri con questi altri pensieri: tendo a razionalizzare moltissimo (il rischio dell'introspezione e di una autoanalisi fatta male) e cioè: grossomodo so in anticipo quello che mi dirai. E qui concludo con una bella domanda che mi ha fatto a primo incontro la nuova psicologa: con quale parte del corpo hai razionalizzato?
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iomoodyiodorian · 2 months ago
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Ieri quasi di getto ho scritto questo racconto di cui vi chiedo cosa ne pensiate.
Il titolo è "la mia fine"
Credo che ad ognuno di noi sia sembrato se non una, forse più volte nella vita di sentirsi come dire, morti.
Di non avere più alcun desiderio ne facoltà ne tantomeno bisogno di vivere.
Quella che sto cercando di raccontarvi non è un’esperienza di premorte.
Non ci sono ne luci bianche ne un grande vortice nero che ti tenta di attirare ed assorbire.
Non ci sono voci angeliche ne demoniache che ti chiamano ed invitano ad unirti a loro.
O forse si, qualcosa di questo in qualche modo forse c è davvero.
Una parte di me si era persa, si era staccata.
Non so dire in che percentuale ma so esattamente il momento in cui è successo.
Durante quell’ultimo abbraccio quella sera mite e senza pioggia una parte di me se ne stava andando.
Insieme a desideri, certezze, sogni ed emozioni.
Il grande buco nero, il passero rosso, la carezza di Han Solo già trafitto a Kylo Ren, Eloisa che vede i fratelli compiere quell’atto disumano, Lew Asbhy che muore davanti a Moody un secondo prima di ritrovare l’amore della sua vita, la maschera funeraria di Dante, la spada avvelenata con la quale era stato ferito mortalmente Amleto.
Qualcosa di tutto questo mi stava iniziando a chiamare.
E mentre mi chiamava una parte della mia anima  si staccava dal mio corpo.
Mentre le lacrime di lei scendevano e mi diceva basta ed io li con la sigaretta in mano senza poter fare altro qualcosa da dentro di me stava fuggendo.
Non sapevo dove stesse andando ne tantomeno perché.
Sapevo solo che stava succedendo.
La sensazione era tangibile, reale, spaventosa, ma quello era solo l’inizio della fine.
O la fine dell’inizio.
E poi è arrivata.
La fine.
Ci sono tanti modi con cui possa arrivare la fine.
Può arrivare con il complesso di edipo ed il dio lucertolino che la intona.
Che è poi la stessa riportata su un terreno bruciato dal napalm e da una frase che parla di un castigo esemplare.
Poco prima che il tutto venisse avvolto da un immenso cuore di tenebra.
Può arrivare con una dedica al proprio mentore sussurrandogli semplicemente “goodnight andy, goodbye”
Con una frase che ancora non ho tatuato ma che presto farò:
Sempre loro.
Sempre Moody ed Asbhy.
“Mi mancherai molto Moody”.
“Tu mi manchi già”.
O con la voce femminile più sexy che abbia mai sentito ed una banalissima quanto inutile caduta dalla bicicletta.
O per le complicazioni da eccesso di alcool.
O con lui accerchiato ed accerchiatore che prima uccide il maestro e poi viene ucciso dall’allievo.
O con la strada impazzita ed il cielo crollato.
Su di una croce capovolta dopo aver detto tre volte due sole lettere.
Oppure lanciandosi da una scogliera.
O mangiando bacche velenose per non morir di fame.
Oppure già morto a R’lyeh nella sua attesa sognante.
La mia è arrivata tramite una voce.
Quella voce che odio ed amo, che venero e non sopporto, che ascolterei per ore oppure taccerei dicendo solo “andrà tutto bene”.
Quella voce che richiama il secondo album del gruppo più famoso ma non più bravo del brit pop e che al tempo stesso mi sfrantuma le palle.
Non era la voce di una donna.
Non era la voce di un uomo.
Ne di un bambino od una bambina.
Era la voce di un’anima.
Quell’anima era già andata via da tempo dal suo corpo ma a nessuno neanche a lei stessa era dato sapere dove fosse andata.
Quell’anima non era solo ferita.
Era lacerata e sanguinante.
E mi stava chiamando.
Dicendo soltanto poche parole:
“non ce la faccio più voglio morire”
In quel preciso istante mentre il mio corpo combatteva contro il più grande dolore che abbia mai dovuto sopportare è arrivata la mia fine.
Quel che rimaneva della mia anima, anch’essa lacerata si è staccato definitivamente dal mio corpo.
Il mio corpo è rimasto vivo nel combattere il dolore ed alla fine purtroppo e per fortuna è riuscito a sconfiggerlo.
Ed è così che è arrivata la mia fine.
Mentre quell’anima lacerata piangeva e mi chiamava disperatamente ed al tempo stesso mi mandava via.
In quel momento è apparso tutto così chiaro.
Non avevo paura ad addormentarmi perché non sapevo come mi sarei svegliato.
Non volevo più svegliarmi per non dover più affrontare alcuna forma di dolore.
In quel momento, all’apice del dolore, le nostre anime si sono toccate per la prima volta e legate per qualcosa a cui per un tempo immemore non avremmo ne saputo ne voluto dare alcun nome.
E la notte si è trasformata in giorno.
Ed il buio è diventato luce.
I quadri sono diventati gallerie d’arte.
Le foto sono diventate film.
L’inverno è diventato estate.
Le montagne sono scese al livello del mare.
Il dolore è diventato comune.
E la paura, la paura è diventata terrore.
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cerentari · 5 months ago
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Risssschio! 683
Emmanuel Macron, detto magron, è stato un grigio bancario affetto da un forte complesso di Edipo, poi grazie a ottime strategie di marketing è diventato presidente di Francia pur restando affetto da un irreparabile complesso di Edipo. Sapete bene che in Francia il presidente della repubblica ha poteri molto più ampi rispetto al nostro Matta. Giunto al secondo mandato non ne ha imbroccata una…
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pianetatrillafon49 · 5 months ago
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perfect, eddie alcazar
Tra un partorito 2001, Cronenberg rewind (Cosmopolis), il complesso di Edipo moglie/ragazza, Lynch ed Eraserhead, Gaspar Noé, l'arcano primordiale inconscio virato in negativo, l'albero della vita di Aronofsky, la pellicola di Eddie Alcazar poteva essere un buon film (le basi filosofiche ci sono) se non avesse completamente sbroccato (nella peggiore delle accezioni) facendo un bel pastiche di tutto nella sua personale peggiore versione. Il finale è esso stesso come il film - la perfezione ci distruggerà tutti - recita l'incipit/tesi, qui è il tentativo di raggiungerla in qualche modo a distruggere il film e farne una perfezione mostruosamente abortita. L'incessante voice over fa da spiegone per tutto il film, ma senza di esso e le sue ambizioni filosofiche, il film sarebbe solo un'accozzaglia di emulazioni di tutti i registi citati sopra, tutti insieme, un tentativo molto ambizioso e asincrono di fare un grande film. Ci voleva più tempo più capacità tecniche più mezzi più tempo sicuramente. La fine si ricongiunge con l'inizio, per ricollegarsi alle parole iniziali, un riallaccio "ok torniamo indietro alle cose semplici" alla Herzog tirato per i capelli, stiracchiato. Ci sono tante cose ma fatte male, rese male. Non basta avere l'ambizione di dimostrarci ipotesi e tesi di concetti nobili se poi rendi la narrazione filmica un macinato di scene sfiorando il ridicolo in un'accozzaglia di generi senza arte né controllo. Sicuramente ambizioso ma non quello che sarebbe potuto essere. Paroliere bruciato dal sol dell'avvenire.
[perfect, eddie alcazar, USA 2018 - voto 4,5/10]
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celestica-1988 · 1 year ago
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Lasciai perdere anche il proposito di annodare un buon rapporto con Blanca. Fin da piccola mia figlia era strana e non fu mai la bambina affettuosa e dolce che avrei desiderato. Sembrava proprio un istrice. Da quando me la ricordo è sempre stata aspra con me, e non deve aver superato il complesso d' Edipo, perché non l'ha mai avuto. Ma era già una signorina, sembrava intelligente e matura per la sua età, era molto attaccata alla madre. Pensai che avrebbe potuto aiutarmi e feci in modo di conquistarmela come alleata, le facevo regali, cercavo di scherzare insieme a lei, ma mi sfuggiva lo stesso. Ora, che sono molto vecchio e posso parlarne senza perdere la testa per la rabbia, credo che la colpa di tutto fosse il suo amore per Pedro Terzo Garcia. Blanca era incorruttibile. Non chiedeva mai nulla, parlava meno della madre e se io la costringevo a darmi un bacio di saluto, lo faceva così di controvoglia che mi doleva come uno schiaffo.
-La casa degli spiriti, Isabel Allende
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wdonnait · 2 years ago
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Complesso di Edipo sintomi : ecco quando non si vuol crescere
Nuovo post pubblicato su https://wdonna.it/complesso-di-edipo-sintomi-ecco-quando-non-si-vuol-crescere/114755?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=114755
Complesso di Edipo sintomi : ecco quando non si vuol crescere
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Il complesso di Edipo è un concetto psicanalitico sviluppato dallo psicoanalista Sigmund Freud nel 1899. Il complesso di Edipo descrive una serie di desideri e di conflitti interiori che si verificano nella mente dei bambini di sesso maschile durante la loro fase di sviluppo.
Secondo Freud, i bambini maschi sviluppano una forte attrazione verso la loro madre e una forte invidia verso il loro padre. Questi sentimenti, secondo Freud, sono causati dalla loro posizione di dipendenza dalla madre durante la prima infanzia e dalla loro percezione del padre come una figura potente e minacciosa.
Il complesso di Edipo si verifica durante la fase di sviluppo chiamata “fase edipica”, che si sviluppa tra i 3 e i 5 anni. Durante questa fase, i bambini maschi iniziano a sviluppare una forte attrazione verso la madre e una forte competizione con il padre.
Il superamento del complesso di Edipo è considerato un passo importante nella crescita psicologica dei bambini maschi. Secondo Freud, la risoluzione del complesso di Edipo avviene quando il bambino riconosce che la madre non è disponibile per lui sessualmente e inizia a identificarsi con il padre. In questo modo, il bambino impara a rispettare le norme sociali e a sviluppare un’identità sessuale e di genere appropriata.
Anche se il concetto di complesso di Edipo è stato criticato da alcuni studiosi per la sua enfasi sulla sessualità infantile, e perché è stato formulato solo per il genere maschile, è stato un contributo importante per la comprensione dello sviluppo psicologico infantile. Oggi, il concetto di complesso di Edipo continua ad essere utilizzato come base per lo studio dello sviluppo psicologico e per la comprensione dei conflitti interiori nei bambini e negli adulti.
Fase edipica
 La fase edipica si verifica tra i 3 e i 5 anni di età, e secondo Freud, è caratterizzata da una serie di desideri e conflitti interiori nei bambini di sesso maschile.
Durante la fase edipica, i bambini maschi sviluppano una forte attrazione verso la madre e una forte competizione con il padre. Questi sentimenti, secondo Freud, sono causati dalla loro posizione di dipendenza dalla madre durante la prima infanzia e dalla loro percezione del padre come una figura potente e minacciosa. Il bambino inizia a sentirsi geloso del padre e vorrebbe avere la madre solo per se stesso, questo desiderio è considerato da Freud come un desiderio incestuoso.
Il superamento della fase edipica è considerato un passo importante nello sviluppo psicologico dei bambini maschi.
Complesso di Edipo relazione d’amore
Il complesso di Edipo, come descritto da Sigmund Freud, si riferisce principalmente alla fase di sviluppo nei bambini e non ha una corrispondenza esatta nell’età adulta. Tuttavia, alcuni studiosi hanno proposto che alcune caratteristiche dell’età adulta possono essere influenzate dal complesso di Edipo non risolto nell’infanzia.
In generale, un adulto che ha un complesso di Edipo non risolto potrebbe presentare le seguenti caratteristiche:
Difficoltà nell’instaurare relazioni sane e mature con il proprio genitore del sesso opposto.
Conflitti interiori riguardanti la propria identità di genere o sessualità.
Problemi di competizione e gelosia nei confronti del proprio genitore del sesso opposto.
Difficoltà nell’instaurare relazioni sane e mature con persone del proprio sesso.
Problemi di dipendenza o di evitamento nei confronti del proprio genitore del sesso opposto.
Difficoltà a stabilire relazioni intime e impegnative con le persone del sesso opposto.
In generale, l’adulto potrebbe avere difficoltà nell’instaurare relazioni sane e mature.
E’ importante notare che questi sintomi non devono essere necessariamente causati dal complesso di Edipo non risolto, e possono essere causati da altri fattori psicologici o ambientali, come traumi o eventi stressanti.
Complesso di edipo come superarlo
Non esiste una singola soluzione per superare questo complesso, poiché dipende dalle circostanze specifiche e dalle caratteristiche individuali di ogni persona. Tuttavia, alcune tecniche che possono aiutare a superare il complesso di Edipo includono la psicoterapia, l’analisi dei propri sentimenti e pensieri, e la comprensione e l’accettazione delle proprie emozioni. È importante notare che il complesso di Edipo è solo una teoria e non è accettato universalmente come vero.
Psicoterapia
La psicoterapia può essere una forma efficace per aiutare a superare il complesso di Edipo. Ci sono diverse tecniche e approcci utilizzati in psicoterapia che possono aiutare a comprendere e gestire i sentimenti inconsci legati al complesso di Edipo.
Una delle tecniche più comuni utilizzate è la terapia psicanalitica, che si basa sull’idea che i sentimenti inconsci sono alla base dei comportamenti e delle emozioni. Il terapeuta può aiutare il paziente a comprendere e a lavorare attraverso i propri sentimenti inconsci legati al complesso di Edipo.
La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) è un’altra tecnica utilizzata per trattare il complesso di Edipo. La CBT si concentra su come i pensieri, le emozioni e i comportamenti sono interconnessi e può aiutare il paziente a sviluppare abilità per modificare pensieri e comportamenti negativi legati al complesso di Edipo.
La terapia centrata sul paziente è un’altra tecnica che può essere utilizzata per aiutare a superare il complesso di Edipo. Questo approccio si concentra sulla relazione tra il paziente e il terapeuta e può aiutare il paziente a sviluppare una maggiore consapevolezza di se stesso e delle proprie emozioni.
In generale, la psicoterapia può aiutare a comprendere e gestire i sentimenti inconsci legati al complesso di Edipo, e può anche aiutare a sviluppare abilità per migliorare le relazioni interpersonali e la qualità della vita.
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t-annhauser · 5 years ago
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l’analisi: il PD è come la mamma
Il PD è rimasto fermo ai suoi sei milioni di aficionados ma data l'astensione ci ha fatto bella figura, s'è scansato giusto per far passare la Lega che rispetto all'anno scorso ne guadagna tre milioni e mezzo e per far precipitare i grillini che rispetto alle politiche ne perdono sei (sei milioni di voti persi in un anno, c'era riuscito solo Renzi). Il PD di Zingaretti ha andamento da buono fruttifero, quello di Renzi da speculazione finanziaria. Il PD è come la mamma. La sinistra si esaurisce tutta lì, altra roba in giro non ce n'è a parte uno sparuto gruppo di facinorosi, gli ultimi romantici, mentre la Lega può solo migliorare drenando voti al cupio dissolvi di Forza Italia e accorpando i voti della Meloni. Credevo peggio.
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arancin-and-volcanoes · 5 years ago
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Come lo vedi il rapporto fra Lucia e Federico II?
// Il sogno erotico di Sigmund Freud, sicuramente.
"Scherzi" a parte, credo che il loro fosse un rapporto molto complesso: Lucia praticamente l'ha cresciuto, gli ha insegnato buona parte di tutto ciò che lui sapeva (fra cui l'amore per le concubine, l'arabo e l'odio per il clero), penso che in un primo momento di sicuro il loro rapporto fosse a metà fra uno materno e uno da "sorella maggiore", per così dire.
Allo stesso tempo però posso benissimo vedere il loro rapporto sfociare in qualcosa di diverso dal punto di vista di Federico, anzi sono sicura che come minimo una cotta per Lucia l'abbia avuta, anche se lei non ricambiava (perlomeno, non ricambiava in modo romantico, che lo amasse in altri modi è sottinteso). Sono convinta che Federico amasse Sicilia e Puglia più di ogni altra donna o uomo nella sua vita, di un amore intenso che andava oltre il romantico o il platonico o anche il patriottico, se così si può dire, e loro due ricambiavano il suo sentimento, questo è per certo.
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gregor-samsung · 3 years ago
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“ La famiglia è l’istituzione in cui si sono espressi i tabù di cui l’uomo adulto ha sempre circondato i rapporti liberi tra la donna adulta e il giovane. La psicanalisi ha riproposto questa situazione nei termini di tragedia che le aveva decretato l’antichità. La tragedia è una proiezione maschile perché nel momento in cui l’uomo è spinto dai suoi cicli di vita verso nuovi oggetti sessuali, non sopporta che la donna manifesti una sua conformazione dei desideri e che qualche ripercussione si verifichi nell’ambito dei suoi possessi. Il mito dell’amore materno si scioglie nell’attimo in cui la donna, nell’epoca più piena della sua vita, troverà autenticamente nello scambio naturale con la gioventù il senso di gioia, piacere, divertimento che i tabù dell’organizzazione patriarcale le permettono di trasferire solo nei figli. Dietro il complesso di Edipo, non c’è il tabù dell’incesto, ma lo sfruttamento di questo tabù da parte del padre a sua salvaguardia. Ci colpisce un’immagine significante del passato: da una parte una scala di cui l’uomo sale orgogliosamente i gradini, dall’altra una scala viene percorsa all’inverso dalla donna che la scende faticosamente. Quel po’ di orgoglio che le è concesso in una fase della sua vita non le basta per sorreggerla fino alla sua conclusione. Se la causa della donna si pone, è una causa vinta. Dalla cultura all’ideologia ai codici alle istituzioni ai riti al costume c’è una circolarità di superstizioni maschili sulla donna: ogni situazione privata è inquinata da questo retroterra da cui l’uomo continua a trarre presunzione e arroganza. Il giovane è oppresso dal sistema patriarcale, ma pone nel tempo la sua candidatura a oppressore; lo scoppio di intolleranza dei giovani ha questo carattere di interna ambiguità. “
Carla Lonzi, Sputiamo su Hegel.
(Libro elettronico; 1ª edizione: casa editrice "Rivolta Femminile", 1970)
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abr · 3 years ago
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"Minzolini non ha perso il vizio: insulti a Gad Lerner perché è ebreo", titolone del Fatto in Q.   L'articolo "antiebraico"  sul Giornale diretto da Minzolini (ma era di Mascheroni), iniziava così:  "Narra una leggenda metropolitana che negli anni duri e puri della giovinezza Gad Lerner ebreo di sinistra con un rapporto tormentato, diciamo così, con le proprie origini - in una delle tante manifestazioni dell'epoca sotto il consolato di Israele a Milano, si ritrovò a urlare per ore, assieme ai suoi compagni filopalestinesi, «Israele, Israele sarai distrutto!». Dalle finestre del consolato assistevano alla scena il console Daniel Gal e la sua segretaria: l'imbarazzatissima mamma di Gad. «Lo so, è mio figlio, ma non posso farci niente», ripeteva sconsolata." Anti israelita è quindi Gad, non Minzo o Maschero: la diagnosi è chiara, il poveretto dal ghigno rivelatore di tormento interno, sta solo sovrapponendo a un complesso di Edipo non risolto, la classica Sindrome di Stoccolma per accreditarsi presso gli amichetti che sterminerebbero lui e i suoi.   Quelli del Fatto so' fatti così: nella sinistra inclita delle élite come in quella profana dei 5S fasciomanettari, la loro, non sono in grado di capire il senso delle frasi intere, come cani afferrano solo qualche parola chiave ("antifascismo", "ebreo", "padrone", "vaccino" etc.), da quelle si ricostruiscono il senso che gli pare, ragliano, abbaiano, sparacchiano le loro banalità predigerite ad cazzum.
commento mio, quote via https://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/qabalah-salotti-buoni-e-falafel-finto-reietto-fila-1970401.html; quanto al titolone del Fatto in Q.. non pubblico link per profilassi e distanziamento sociale. 
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fallimentiquotidiani · 4 years ago
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Sì, magari c'è chi ha il complesso di Edipo anche in età adulta. Solitamente, si verifica i primi anni di vita
Sì, anche i soggetti con il complesso di Elettra non scherzano
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ilbucodellaserratura · 5 years ago
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Non me ne andrò mai da questa casa, hai capito? Perché io non lo voglio superare il complesso di Edipo.
Sogni d’oro, Nanni Moretti
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paroxxetina · 6 years ago
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volevo le zinne grandi per triggerare i maschi affetti da un vago complesso di edipo invece finisco per sovrappormi più alla figura del bro che a quella della madre
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laulilla · 6 years ago
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L'amant d'un jour
L’amant d’un jour
recensione del film: L’AMANT D’UN JOUR
Regia: Philippe Garrel
Principli interpreti: Éric Caravaca, Esther Garrel, Louise Chevillotte – 76 min. – Francia 2017.
  Con il rigore formale che da sempre ne contraddistingue l’opera, Philippe Garrel continua la sua “fenomenologia” dei rapporti d’amore, concludendo con questo L’amant d’un jour la trilogia di film brevi (durano poco più di un’ora ciascuno),…
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womanhealthgate · 8 years ago
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Siamo tutti Edipo: riflessioni sul mito fondamentale della psicoanalisi.
Siamo tutti Edipo: riflessioni sul mito fondamentale della psicoanalisi.
1 MARZO 2017, ore 17.45 Sala del Maggior Consiglio, Palazzo Ducale – Fondazione per la Cultura – Genova.
Lectio magistralis di MASSIMO RECALCATI
Per il fortunato ciclo “Miti senza tempo”, a cura di Eva Cantarella e Nicla Vassallo, Massimo Recalcati riflette sul mito di Edipo, sostenendo esplicitamente già nel titolo della sua lectio due tesi: 1) tutti gli umani sono Edipo; 2) il mito di Edipo è…
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