#Antropocene
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" Re Leopoldo II era ossessionato dall'idea di possedere una colonia, e la sua brama cadde sul bacino del fiume Congo. Per realizzare il suo sogno creò l’Associazione internazionale del Congo e finanziò l’esploratore inglese Henry M. Stanley, che nei suoi viaggi lungo il fiume stipulò una serie di trattati con i capi indigeni in nome dell'associazione. Forte di questo, Leopoldo II si presentò alla Conferenza di Berlino (1884-1885), convocata per tracciare le linee della spartizione europea dell'Africa, e ottenne l’affidamento del bacino del Congo. Il 29 maggio, il re del Belgio proclamò lo “Stato indipendente del Congo”, che diventava così di sua proprietà. Leopoldo II divise quell'enorme territorio in blocchi che affidò a compagnie private, alle quali concedeva il diritto esclusivo di sfruttare tutto quello che poteva essere asportato: avorio, olio di palma, rame, legno tropicale, ma soprattutto il caucciù, molto ricercato in Europa. Per costringere gli africani a raccogliere il caucciù (un lavoro molto pesante) il re istituì un vero e proprio sistema di terrore. Se un villaggio si rifiutava di obbedire (il lavoro non era retribuito!), arrivava la milizia delle compagnie che bruciava le capanne e sparava a vista, uccidendo tutti, donne e bambini. Per assicurarsi che i soldati avessero realmente usato le cartucce per uccidere le persone, gli ufficiali esigevano che tagliassero le mani delle vittime e le consegnassero poi al commissario, che le avrebbe contate. Un orrore in nome del profitto, del caucciù! Fu una carneficina che ridusse la popolazione del Congo da circa venti a otto milioni nel 1911. Durante il regno di Leopoldo II molti missionari, soprattutto belgi, andarono a portare il Vangelo in Congo e costruirono chiese, scuole, dispensari: “Eppure,” scrive nel suo studio The Sacrifice of Africa il teologo ugandese Emmanuel Katongole, “il ruolo del cristianesimo rimase quasi invisibile”. Il cristianesimo occidentale riteneva che il suo campo di competenza fosse il campo “spirituale” e “pastorale”, mentre allo Stato toccava l’aspetto politico. Secondo Katongole è stato questo il tipo di cristianesimo portato in Africa. "
Alex Zanotelli, Lettera alla tribù bianca, Feltrinelli (collana Serie Bianca); prima edizione marzo 2022. [Libro elettronico]
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XV años en la Colonia Isidro Fabela
Sur del df . 22
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"Ci sono talmente tante testuggini di terra su questa isola, che a volte se ne vedono dei branchi di 2-3000 individui; così si possono fare più di cento passi camminando sulle loro schiene e senza mai toccare a terra con i piedi. Si radunano di sera in luoghi abbastanza oscuri e stanno così vicine che uno potrebbe credere che il posto sia pavimentato con i loro gusci"
—François Leguat, riguardo le testuggini giganti di Rodrigues (dal dorso a sella e a cupola), Voyage et avantures de François Leguat, 1708.
Dopo la pubblicazione delle sue memorie, l'isola di Rodriguez iniziò ad essere considerata una riserva di carne per le flotte francesi e inglesi. Le ultime due testuggini giganti di Rodrigues di quel luogo furono avvistate nel 1795 in fondo ad un burrone. Entrambe le specie sono ufficialmente considerate estinte dal 1800.
#testuggini di Rodrigues#estinzione#antropocene#Cylindraspis vosmaeri#Cylindraspis peltastes#sesta estinzione#estinzione di massa
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Request for Felix! Created by me: 23 June, 2023
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Impronta idrica
L’antropocene ci fa scoprire che siamo in “stress idrico”? Rischiamo la siccità nella regione che abitiamo?
Ecco alcune semplici azioni virtuose su come ridurre la propria impronta idrica e risparmiare a casa tutti i giorni.
Docce e lavandini: fate docce più brevi e non lasciate il rubinetto aperto quando vi lavate i denti, vi radete, sciacquate i piatti e preparate il cibo.
Cassette del water: acquistate quelle che permettono di scegliere tra un getto corto e uno più lungo a seconda delle necessità.
Lavatrice e lavastoviglie: usatele a pieno carico o acquistate i modelli che consentono di risparmiare il 50% d’acqua e di regolare la quantità in base al carico.
Rubinetti areati: mettete i filtri rompimento che, alla stessa pressione, dimezzano i consumi.
Scongelate all’aria: scongelate gli alimenti in frigo all’aria in una bacinella, evitando di lasciarli sotto l’acqua corrente.
Riparare le perdite: riparate i rubinetti gocciolanti e le tubature, svuotate le fosse settiche piene.
Mangiare locale: acquistate alimenti locali e di stagione.
Proteggere la natura: piantate un albero o create un “rain garden” (giardino per la raccolta dell’acqua piovana). Utilizzate soluzioni naturali per ridurre il rischio di inondazioni e immagazzinate l’acqua.
Smettete di inquinare: non gettate rifiuti alimentari, oli, medicinali e sostanze chimiche nella toilette o negli scarichi.
Pulire l’ambiente: partecipate alla pulizia dei fiumi, laghi, zone umide o spiagge della vostra zona.
#acqua for life#siccità#sostenibilità#risparmio energetico#stress idrico#consumi consapevoli#rain garden#antropocene#riduci#riciclo#riuso#ambiente#natura
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"Agli sgoccioli dello scorso millennio, lo scienziato olandese Paul Crutzen – premio Nobel per la chimica per i suoi studi sulla formazione e sulla decomposizione dell’ozono – popolarizza il termine antropocene per riferirsi all’epoca geologica in cui viviamo; un’epoca di merda caratterizzata dal forte impatto umano sull’ambiente terrestre con tutto il suo carico di concentrazioni di materiali inquinanti rilasciato nell’atmosfera.
Da allora si diffonde sempre più un’idea (di per s�� già vecchia di decenni, in verità) secondo la quale l’uomo dell’antropocene starebbe mettendo in pericolo la sopravvivenza del pianeta.
Io non sono d’accordo. Trovo che questa visione sia viziata dall’arroganza e dall’antropocentrismo.
A mio parere l’uomo dell’antropocene non sta mettendo a repentaglio la vita della terra; l’uomo dell’antropocene sta mettendo a repentaglio la sua propria vita sulla terra, che, al momento, è l’unico pianeta in cui è assicurata la sopravvivenza umana, per la presenza di acqua, aria buona ed altri elementi vitali che non so dire e che non so.
La terra, la natura, madre e matrigna, è più forte dell’uomo. Le nostre modifiche la scalfiscono, ma non riusciranno a distruggerla; piuttosto rischiano di distruggere noi.
[...]
Forse quando ci renderemo conto che stiamo andando verso un suicidio di massa sarà troppo tardi per la nostra specie; ma la terra continuerà a sopravvivere e, lentamente, verrà cancellata ogni traccia dell’uomo dal pianeta. Le nostre impronte, i nostri segni e i nostri graffi saranno erosi dall’azione inesorabile del tempo.
A quel punto, sarà finita anche l’era dell’antropocene, ma non resterà più nessun uomo per dare un nome nuovo all’epoca successiva."
Ne parlavo qua, con maggiore dovizia di dettagli, lo scorso anno e non ho potuto fare a meno di ripensarlo in questi giorni di maggio matto e catastrofico.
#catastrofe#catastrofi naturali#estinzione#suicidio di massa#antropocene#dissesto idrogeologico#responsabilità#aitan#maggio#maggio matto#cambi climatici
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The Cavemans, Bukowno 2022
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Biomateriali, Biofabbricazione e Micelio con Bioartlab
[vc_row][vc_column][vc_column_text] Biomateriali, Biofabbricazione e Micelio con Bioartlab Prima di presentarvi il progetto Bioartlab e, ancor prima di parlare di biomateriali e di biofabbricazione, urge introdurre un nuovo termine che, a partire dai primi anni 2000 è entrato a far parte dei vocabolari di tutto il Mondo. Antropocene. Con questo nuovo termine, nell’anno 2000 il chimico olandese…
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21-22 ottobre, roma: finis terrae fest
Quanti immaginari ha l’Antropocene? È questa la domanda che sta al centro dell’edizione 0 di FINIS TERRAE, una non-partenza, un calcolo a somma nulla che tenta di mostrare gli scenari speculativi di cui dobbiamo attrezzarci per elaborare il termine della storia, l’epoca della catastrofe e forse la fine del capitalismo – forse. A farlo con noi e per noi un’orda di autrici e autori, dal cinema e…
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#Antropocene#art#arte#Finis Terrae Fest#immaginari#Pasto Nudo#Reeks Tv#Risma Bookshop#Trenta Formiche
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“ Il vento è la principale avversità contro la quale devono combattere gli alberi, almeno in Europa. Oltre il 50% dei danni subìti dai boschi europei è dovuto al vento. Non sono gli incendi (16% dei danni) o i patogeni e gli insetti a minacciare i nostri boschi, ma il semplice vento. Dal 1950 a oggi, i danni da vento in Europa sono in continuo aumento: dal 1970 al 2010 gli alberi persi sono raddoppiati, passando da circa 50 milioni a 100 milioni di metri cubi. Si tratta di un enorme numero di alberi che cadendo a terra, oltre a cambiare radicalmente l’ecosistema, la stabilità e il paesaggio, riducono del 30% la capacità di fissazione della CO₂ nelle zone colpite. E la quantità di CO₂ nell’atmosfera è la causa prima del riscaldamento globale che, a sua volta, è una delle ragioni per cui assistiamo all’aumento della frequenza e della intensità di questi eventi. Tra il 28 e il 30 ottobre 2018, una tempesta di vento e pioggia investì ampie zone delle Alpi orientali con venti di velocità anche superiore ai 200 chilometri orari. Un numero spaventoso di alberi venne schiantato e decine di migliaia di ettari di bosco scomparvero. Una catastrofe naturalistica le cui conseguenze sono andate molto oltre i danni diretti sui boschi, innescando una serie di circostanze che nessuno avrebbe potuto prevedere. Fra queste, la più infausta di tutte, per me, è stato il danneggiamento del bosco di abeti rossi dal cui legno, da secoli, si ricavano le tavole armoniche dei grandi strumenti musicali. Cause ed effetti: a causa della CO₂ dispersa nell’atmosfera la temperatura del pianeta sale, i fenomeni atmosferici diventano violenti e le tempeste di vento distruggono gli alberi con cui si fanno i grandi violini, da sempre. “
Stefano Mancuso, La pianta del mondo, Laterza (collana i Robinson / Letture), 2022⁷; pp. 89-90.
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Pleistocene e Antropocene in affioramento
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"Il mondo è il luogo dei detriti degli umani."
(Francesco Casetti - Yale University, Seminario Di cosa parliamo quando parliamo di media?, Università di Bologna, 28/02/2023)
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Autostoppisti Del Magico Sentiero - Erasmus A Kiev
Una delle più belle scoperte del 2022, quando il blues di Captain Beefheart incontra il folk friulano!
Etichette: New Model LabelPaese: ItaliaAnno: 2022
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“Il giro del mondo nell’Antropocene. Una mappa dell’umanità del futuro”, un #libro di Telmo Pievani e Mauro Varotto, con 17 mappe a colori di Francesco Ferrarese, edito da @cortinaeditore. Una mappa che ci mostra come nel prossimo futuro le terre emerse saranno sempre di meno a causa dell'inevitabile innalzamento del livello del mare. Osservate bene, zone intere come Venezia e la Padania, scomparse. #manuelntl #geography #geografia #cultura #antropoceno #antropocene #mappa #nuovomondo #innalzamentomari #innalzamentodelletemperature #newfuture #future #newworld #grandorienteditalia #telmopievani #maurovarotto #francescoferrarese https://www.instagram.com/p/CnQIp0NqEf3/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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COME LE NARRAZIONI STORICHE DEL PASSATO POSSANO AFFRONTARE LE NUOVE SFIDE DELL'ANTROPOCENE
COME LE NARRAZIONI STORICHE DEL PASSATO POSSANO AFFRONTARE LE NUOVE SFIDE DELL’ANTROPOCENE
Le vicende che gli storici raccontano sulla società antiche e sul cambiamento climatico dell’Antropocene assumono in genere una delle due forme: storie in cui le società subiscono un collasso catastrofico a causa del cambiamento climatico e storie in cui le società mostrano resilienza, superando i disastri climatici grazie alla durabilità delle strutture del sistema. Un nuovo articolo pubblicato…
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#Adam Izdebski#Antropocene#Department for Archaeogenetics at the Max Planck Institute for the Science of Human History#Kevin Bloomfield
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