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La Statua Colossale di Guan Yu: Un Omaggio Storico e Culturale a Jingzhou. Il Parco Culturale Guan Gong ospita la maestosa statua di Guan Yu, simbolo di lealtà e coraggio, inaugurata a Jingzhou nel 2016. Alessandria today
Il 17 giugno 2016, nella città di Jingzhou, situata nella provincia di Hubei, Cina centrale, è stata inaugurata una delle statue più imponenti e iconiche della storia moderna cinese: la statua dell'antico generale Guan Yu.
Il 17 giugno 2016, nella città di Jingzhou, situata nella provincia di Hubei, Cina centrale, è stata inaugurata una delle statue più imponenti e iconiche della storia moderna cinese: la statua dell’antico generale Guan Yu. Questa monumentale scultura, situata all’interno del Parco Culturale Guan Gong, è una delle attrazioni culturali più significative della regione, attirando migliaia di…
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“ Mentre gli europei impiegavano le lenti per costruire microscopi, telescopi ed occhiali, i cinesi si divertivano ad adoperarli come giocattoli incantati. Lo stesso fecero con gli orologi. Lenti, orologi ed altri strumenti erano stati inventati in Europa per soddisfare esigenze quali sperimentate da uno specifico ambiente socioculturale. In Cina queste invenzioni piovvero casualmente dal cielo e i cinesi le riguardarono come divertenti stranezze. I migliori intelletti si dedicavano all'arte e alla filosofia, non alle scienze. Come osservò padre Ricci, «alla matematica come alla medicina non si applicano se non persone che non possono studiare bene le loro lettere per il puoco ingegno e habilità; e così stanno queste scientie in bassa stima e fioriscono assai puoco. I gradi più solenni sono quelli delle scienze morali». In Cina non era il mondo cittadino a scandire il tono della cultura. In una società composta essenzialmente di una élite di literati nutriti alle discipline classiche e di una vasta massa di contadini che, come nota il dr. Chiang «misuravano il tempo in termini di giorni e di anni e non di minuti o di ore», l'orologio aveva scarse possibilità di imporsi come strumento di pratica utilità. Perché ciò accadesse, si sarebbe dovuto verificare un completo ribaltamento della società, delle sue strutture e dei suoi bisogni. La macchina ha ragion d'essere solo come espressione della risposta dell'uomo ai problemi postigli dall'ambiente e recepiti e interpretati traverso il filtro della cultura prevalente. “
Carlo M. Cipolla, Le macchine del tempo. L'orologio e la società (1300-1700), Il Mulino (collana Intersezioni, n° 169), 2008 [1ª ed.ne 1981]; pp. 71-72.
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Dazibao. 1967
大字报
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PRIMA PAGINA Il Quotidiano Del Sud di Oggi martedì, 28 gennaio 2025
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Non credo che il liceo apra la mente (ci credeva e lo insegnava mia madre) perché non vedo né argomenti né evidenze empiriche a supporto di questa congettura. Anzi ne vedo di opposti: non c'è al liceo classico né nel metodo né nelle materie alcuna attività che induca al pensiero critico o al dubbio.
Non si insegna filosofia, si impara a memoria la storia della filosofia. Non critica letteraria, ma si impara il prodotto dei critici di regime del greco e latino, lingua in cui capolavori eterni sono stati scritti, si manda a memoria la grammatica (costruzione ex post di burocrati) e si impara a memoria la storia della letteratura e talvolta le traduzioni.
Dopo 5 anni (ai miei tempi) eri in grado di tradurre 10 righe usando un vocabolario enorme (io avevo il castiglioni mariotti). Oggi dopo qualche mese di Duolingo parli e capisci in modo dignitoso il cinese studiando mezz'ora al giorno (...).
Conosco menti aperte che non hanno fatto il classico e credo che svariati licei abbiano chiuso le menti di generazioni inculcando una idea immotivata di superiorità culturale e suggerendo che la retorica sia superiore alla logica e al metodo scientifico.
Ci sono sicuramente professori fantastici (...) ma io li vedo come missionari inviati a predicare il nulla nel deserto. Individui eccezionali da cui non si può inferire merito nell'istituzione liceo classico.
via https://x.com/MassimoFamularo/status/1862526161047191832
Aggiungo a riprova definitiva che l'Avvocato del Popolo Gonde Giuseppi ha fatto il classico.
Aggiungo anche che questo j'accuse definitivo al metodo dogmatico prescientifico, prodotto del neo-idealismo provincial hegeliano del Gentile, vale anche per il suo figlio di un dio minore, il liceo scientifico: sperare che lì insegnino la logica e il metodo scientifico (!) al posto della retorica da spicciacarte tamarro, che risate: lì si applica la memoria alle formule invece che alle date.
E' l'idealismo, bellezza: la Verità si Contempla, non si ricerca e in ogni caso non tu, non puoi.
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"...l’Italia assume un ruolo che non è più vassallatico, ma di natura sacrificale, a vantaggio degli altri partner della transizione in corso che piuttosto che energetica è di sistemi di potenza. Gli Usa sceglieranno volta a volta gli alleati che considereranno rilevanti...
Gli Usa, impero riluttante, sono sempre più trascinati a svolgere il ruolo che, invece, la storia loro consegna, ossia di capitalismo dominante, dismettendo i panni della centralizzazione pacifica con i capitalismi cinese e russo che si sono ormai disvelati come avversari storici impegnati in quello che considerano entrambi una guerra di sopravvivenza. L’Italia deve trovare un posto in questa trasformazione. Un ruolo, insomma, che non la releghi per sempre nella DECADENZA ECONOMICA, POLITICA E MORALE nell’orizzonte mondiale..."
-G. Sapelli
-punti di vista
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“the chinese dress” photo by Fabrizio Pece (tumblr | 500px | instagram)
Le strade lastricate di ciottoli grezzi e le facciate logore dei palazzi antichi costituivano lo sfondo mutevole per la sua passeggiata senza meta. Lei, una figura solitaria in un abito cinese bianco ornato da eleganti pavoni colorati, si muoveva con una grazia discreta, i suoi lunghi capelli lisci e neri scivolavano lungo la schiena come un fiume d'ebano.
Nessuno poteva dire chi fosse o da dove venisse. La città, con la sua atmosfera intrisa di storia e di segreti, sembrava accoglierla con un sussurro sommesso di benvenuto. Era come se fosse destinata a vagare tra le strade tortuose, un'estranea ammaliante in un mondo di sogni e illusioni.
I suoi passi erano misurati, una danza silenziosa tra i vicoli tortuosi e le piazze affollate. Non c'era fretta nei suoi movimenti, solo una calma contemplativa mentre assorbiva l'atmosfera della città che viveva e respirava intorno a lei.
Attraversò antichi vicoli lastricati, dove le pietre portavano i segni indelebili del tempo. Il profumo del pane appena sfornato si mescolava con l'odore pungente del caffè, che si alzava dalle piccole caffetterie nascoste tra gli edifici storici. La vita quotidiana pulsava nelle strade, una sinfonia di voci, odori e movimenti che creava un tappeto vivente sotto i suoi piedi.
La donna bruna si fermò di fronte a una chiesa antica, le sue guglie si stagliavano contro il cielo color turchese. Un sorriso sottile sfiorò le sue labbra mentre osservava i dettagli scolpiti nella pietra, testimoni silenziosi di secoli di storia e devozione umana.
Continuò il suo cammino, incrociando sguardi fugaci con gli abitanti della città. Ogni sguardo raccontava una storia, un frammento di vita vissuta, di speranza e di dolore. C'erano occhi luminosi pieni di gioia e occhi stanchi segnati dalla fatica, ma tutti parlavano lo stesso linguaggio universale dell'umanità.
La luce del pomeriggio si attenuava gradualmente mentre la donna bruna si avvicinava al fiume che attraversava la città. Le acque scure riflettevano timidamente i raggi del sole, creando un gioco di luci e ombre sulle sue sponde. Si sedette sul parapetto di pietra, lasciando che il suono rilassante del flusso d'acqua cullasse la sua mente.
Chissà cosa avesse portato quella donna bruna nelle strade di quella città? Forse era alla ricerca di qualcosa o forse semplicemente seguiva il flusso della vita, senza sapere cosa il destino avesse in serbo per lei. Ma in quel momento, sotto il cielo che si tingeva di arancione e rosso, accanto al fiume che scorreva placido, era semplicemente una presenza, un'anima in viaggio nel labirinto delle esperienze umane.
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Sanzioni flop, mosca cresce 6 volte l’europa
DUE ANNI DI PROPAGANDA E DATI IGNORATI - Crescita, Pil, Borse e banche (non il gas): i numeri sull’economia russa indicano che è ancora lontano l’obiettivo perseguito dall’Unione. Si va verso il 14° pacchetto
DI MARCO MARONI
Con il 13° pacchetto di sanzioni approvato dall’Unione europea ed entrato in vigore ieri, con misure restrittive su altre 1056 persone e 88 entità, il volume delle iniziative messe in campo per frenare l’economia russa e la sua capacità di finanziare la guerra in Ucraina ha raggiunto lo straordinario volume di oltre 19 mila. I bandi all’importazione e all’esportazione, il price cap sui prezzi energetici, la stretta su sistemi di pagamento e intermediari finanziari, il congelamento di beni pubblici (300 miliardi di dollari di riserve valutarie) e privati all’estero, fanno della Russia il Paese più sanzionato al mondo e il più sanzionato della storia. Ma dopo due anni di guerra economica scatenata dai Paesi ai due lati dell’Atlantico, e mentre il presidente Usa Biden studia un ulteriore pacchetto da 500 nuove sanzioni, sembra essere senza precedenti anche lo scostamento tra l’obiettivo che si voleva raggiungere e la realtà dei fatti.
Partiamo dalle macro cifre. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) che nel settembre 2022 stimava un’economia russa in contrazione del 6% per quell’anno e del 3,5% nel 2023, ha dovuto fare un notevole lavoro di revisione: gli ultimi dati pubblicati indicano che nel 2023 il Prodotto interno lordo (Pil) russo è cresciuto del 3%, e la previsione per il 2024 è del +2,6%. La crescita è la migliore di tutti i Paesi dell’area dell’euro, quasi in stagnazione: più 0,5% nel 2023 e una previsione dello 0,9% per quest’anno. Peggio di tutti la Germania; l’economia della cosiddetta locomotiva europea, prima vittima del caro energia e dei cali nell’export, l’anno scorso è entrata in recessione, con un Pil a meno 0,3% che quest’anno potrebbe risalire allo 0,5%. Peggio di Mosca hanno fatto anche gli Stati Uniti, più al riparo dagli effetti delle sanzioni: più 2,5% l’anno scorso e una previsione del 2,1% quest’anno. Riguardo ai mercati finanziari, la Borsa di Mosca ha guadagnato il 27% rispetto a due anni fa, il cambio del rublo ha recuperato le perdite subite, tornando ai livelli del 2021. A sperimentare una crescita da record è il sistema bancario. Grazie alla corsa ai nuovi mutui sussidiati dallo stato e ai finanziamenti per acquistare le attività delle imprese occidentali che lasciano il Paese, le banche russe l’anno scorso hanno fatto profitti per 37 miliardi di dollari, 16 volte quelli dell’anno precedente. I buoni dati economici, insieme a una propaganda che è riuscita a descrivere la guerra come una necessità esistenziale, contribuiscono peraltro al consenso, con la popolarità di Putin ai massimi da sette anni, è all’85% di gradimento.
Ciò che analisti e politici cercano di capire è come mai le sanzioni non sortiscano l’effetto sperato. I motivi sembrano risiedere in una notevole capacità della Russia e dei suoi partner commerciali di aggirare le sanzioni, e in una riconversione nell’economia e nei rapporti finanziari internazionali. Mosca ha spinto su nuovi mercati, alleato cinese innanzitutto. L’anno scorso l’interscambio commerciale tra Cina e Russia è stato di 240 miliardi di dollari, in aumento del 26,3 % sull’anno precedente. A seguire gli scambi in valuta, con la yuan cinese che sta sostituendo il dollaro.
Capitolo importazioni, ambito sensibile per i partner Nato in quanto funzionali anche all’industria degli armamenti. Dopo il brusco arresto nei primi mesi dell’invasione, con le consegne dall’Europa calate del 52%, ora si è tornati ai livelli pre-guerra. È aumentato l’import dai fornitori esistenti, sono stati sostituiti prodotti, fatti accordi con nuovo fornitori e, soprattutto si è seguita la strada delle importazioni parallele. Crescite dell’export si sono registrate dalla Turchia e da una serie di Paesi dell’ex blocco sovietico, come Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirgizistan.
In molti casi questi Paesi fanno da tramite, riesportando in Russia prodotti importati da altri che adottano la politica sanzionatoria. Per avere un’idea di come funziona, basti pensare al boom dei cellulari (i cui chip possono essere usati anche per gli armamenti) in Armenia, dove le importazioni sono decuplicate in valore.
Qualche effetto positivo sembrano invece aver avuto le misure su gas e petrolio, prima voce dell’export russo. Se nell’estate del 2022 i prezzi del gas erano arrivati a 340 euro per Megawattora, una manna per le casse russe impegnate a finanziare la guerra, la quotazione ora è a 23 euro. Mentre il petrolio è sceso dai 120 dollari al barile dell’estate 2022 a 76 dollari. Ma anche qui, Mosca non è stata messa fuori gioco. Prima del price cap, che ha proibito agli importatori occidentali di trattare petrolio russo a più di 60 dollari al barile, il 60% dell’export russo era trasportato da petroliere europee. Oggi gran parte di quel petrolio è trasportato da compagnie con sedi in Paesi non sanzionatori.
Le prossime misure, secondo quanto annunciato da Biden, dovrebbero colpire di più le banche e i loro affari, spesso poco rintracciabili con le imprese che riforniscono la Russia. Ma secondo gli analisti, il rischio qui è di mettere in pericolo la stabilità del sistema finanziario internazionale.
Chi dubita sulla reale ripresa del sistema produttivo russo argomenta che la crescita è dovuta soprattutto alla riconversione di parte della sua economia in un’economia di guerra, non sostenibile sul lungo periodo. Un ragionamento che sembra non considerare che, nella storia, la guerra è ciò che ha fatto fare un balzo in avanti produttivo alle economie in crisi.
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Jean Cocteau La rivincita del giocoliere
Peggy Guggenheim Collection
Kenneth E.Silver, saggio di Blake Oetting
Marsilio Arte, Venezia 2024 , 176 pagine, 20,5x26,8cm, ISBN 978124631676
euro 40,00
email if you want to buy [email protected]
«L’opera di Cocteau ci lascia una sensazione perdurante di felicità, non perché escluda la sofferenza, ma perché in essa nulla è rifiutato, rimpianto o crea rancore. La felicità è un segno di saggezza, più affidabile di quanto si creda, e forse lui ne ha più di altri…» Wystan Hugh Auden, poeta
Brillante, sorprendente e poliedrico. È Jean Cocteau (1889-1963), artista francese che ha lasciato un segno come disegnatore, regista, scenografo, muralista, designer di gioielli e di abiti. La poesia, tratto fondante del suo inconfondibile stile, è caratterizzata da atmosfere mitologiche e circensi e da una scrittura spiazzante che accompagnerà sempre la sua infinità di creazioni nei campi più disparati. In occasione della prima retrospettiva in Italia dedicata all’artista, allestita alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, esce per Marsilio Arte il libro Jean Cocteau. La rivincita del giocoliere di Kenneth E. Silver, con un saggio di Blake Oetting (Orfeo, due e più volte: i riverberi queer di Jean Cocteau). Lo spazio espositivo è anche un omaggio all’amicizia che legò l’artista a Peggy Guggenheim. Fu lui, infatti, a incoraggiare la giovane collezionista ad aprire nel 1938 la galleria londinese Guggenheim Jeune. Guggenheim ricambiò il sostegno ospitando più opere di Cocteau, all’epoca amico e consulente artistico di Marcel Duchamp. Da quel momento l’artista iniziò a frequentare la casa della mecenate newyorchese a Venezia, a Palazzo Vernier dei Leoni, innamorandosi della città. Guggenheim ribadì più volte che la parola era un mezzo di espressione che Cocteau utilizzava con virtuosismo da acrobata. La rivincita del giocoliere è un richiamo alla sua abilità di riuscire ad attraversare gli ambiti più disparati con uno sguardo trasversale, capace di cogliere e mettere in relazione l’estetica e la storia. Nel suo primo libro, La spaccata, lo stesso Cocteau si dice affascinato dagli artisti delle giostre e del circo, tanto che più avanti, a carriera avviata, inserirà due acrobati e un prestigiatore cinese nel libretto del balletto Parade, e il mago Merlino in I cavalieri della tavola rotonda. Fonte inesauribile di creatività e visioni, il genio di Cocteau si manifesta nei romanzi, tra cui Il libro bianco, in film come Il sangue di un poeta, con Lee Miller nei panni di una statura greca che prende vita, e nella Macchina infernale, rivisitazione dell’Edipo Re, solo per citare alcuni dei suoi capolavori. Cocteau stesso si racconta definendosi «una menzogna che dice sempre la verità»: nella sua opera si serve regolarmente del mito per presentare una storia e allo stesso tempo «riempirla di codici, costringendo il pubblico ad andare alla ricerca di ciò che è nascosto, come giocasse a nascondino».
05/05/24
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Il nostro scopo nella vita è nascosto nell'albero genealogico.
Alejandro Jodorowsky racconta che per preparare il suo film, "La Montagna Sagrada", è fuggito dal Messico perché aveva ricevuto minacce dalle autorità.
Si è trasferito a New York, dove ha iniziato a notare che stava iniziando a sudare copiosamente senza motivo. Racconta : ho iniziato a sudare come un animale ed è per questo che ho iniziato ad angosciarmi, davanti a un simile sintomo senza motivo.
Fu allora che un suo grande amico gli raccomando’ di visitare un medico cinese, molto buono e un grande saggio.
Quando Jodorowsky arriva da questo medico anziano, lui gli chiede: "Qual è il suo scopo nella vita? ”.
E Alejandro Jodorowsky rispose:
"Non sono qui per avere una conversazione filosofica.
Vengo a farmi guarire da questa incessante sudorazione”.
L'anziano ha insistito: "Se non ha uno scopo nella vita, non posso curarla".
E questa è la prima domanda che dovrai porti quando desideri fare il tuo albero genealogico. In questa semplice domanda, c'è la chiave di tutta la tua storia, perché rispondere significa dare luce all'albero genealogico.
Nella risposta che esprimiamo ci sono i nostri limiti, le nostre paure, ciò che al nostro albero è stato proibito, ciò che l'albero ci ha negato.
E questa domanda ha molte varianti, sì, ma il fondo sarà lo stesso:
Cosa voglio fare della mia vita?
Qual è il mio scopo?
Come potete aiutarmi?
Cos'è che non ho ancora ottenuto?
Dove vado?
Qual è il mio orizzonte ideale?
Cosa farei se potessi essere invisibile per 24 ore?
E occhio! Tutto ciò che rispondi è ciò che il tuo albero genealogico ti ha proibito, quindi dovrai prestare particolare attenzione a ciò che ti nasce dal cuore rispondere.
Se rispondi che il tuo scopo è GODERE la vita, significa che il tuo albero porta un "Divieto del piacere, del desiderio". E visto che l'albero non ha "goduto", tu hai questo forte desiderio.
Lo scopo della nostra vita è quello che siamo veramente, è il nostro copione autentico, incompatibile molte volte con il copione che la famiglia ci impone. L'albero genealogico ci imprime una missione e cercherà di portarla a termine, anche se ciò ci nega di essere ciò che siamo.
Se vogliamo essere felici, è perché il nostro albero vuole che soffriamo.
Se vogliamo essere artisti, è perché il nostro albero ci ha proibito la creatività.
Se vogliamo amare, è perché il nostro albero non ha avuto molta fortuna in amore.
Se vogliamo essere liberi, è perché il nostro albero ci vuole schiavi.
Così all'infinito...
Il modo in cui lo fa, e i modi per riuscire a guarire e guarire l'albero affinché questo scopo non abbia impedimenti di essere raggiunto, li scopriremo analizzando e studiando il nostro albero genealogico.
Verbalizzare, dire a parole e ad alta voce il nostro scopo nella vita è cominciare a camminare verso di esso. È renderlo consapevole . Qui si inizia a chiamare il cambiamento.
È importante sottolineare che la finalità deve essere formulata nel modo più concreto possibile, non astratto.
Come direbbe Marianne Costa, "se chiedi alla fata uno scopo sfocato, ti darà uno scopo sfocato".
Anche Milton H. Erickson, con uno dei suoi racconti terapeutici ci insegna qualcosa di fondamentale: "Imponiti sempre un obiettivo reale, per il futuro immediato".
Con le parole di Jodorowsky, "siamo tutti nati da un uomo e una donna. In qualunque stato tu sia, l'universo vuole che ti realizzi. La vita ha lo scopo che decidi tu. Per poterci realizzare, dobbiamo conoscere gli accordi dell'inconscio familiare che ce lo impediscono”.
E ricorda le parole di Seneca: "Non c'è vento favorevole per chi non sa dove va".
#genogramma #alberogenealogico #jodorowsky #sensodellavita
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La mostra "The Worldview of the Great Ming Dynasty": un ponte culturale tra Italia e Cina
Un viaggio nella storia della dinastia Ming al Museo di Nanjing Dal 22 gennaio al 20 luglio 2025, il Museo di Nanjing ospiterà l’imponente mostra “The Worldview of the Great Ming Dynasty”.
Un viaggio nella storia della dinastia Ming al Museo di NanjingDal 22 gennaio al 20 luglio 2025, il Museo di Nanjing ospiterà l’imponente mostra “The Worldview of the Great Ming Dynasty”. Questo evento unico celebra la dinastia Ming (1368-1644), un periodo cruciale nella storia cinese, mettendo in luce il dialogo culturale e commerciale tra Oriente e Occidente. Tra i protagonisti, la Biblioteca…
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" Più degli americani, noi italiani e altri europei occidentali abbiamo davvero creduto nella fine della storia. Di esserne lo scopo: abbiamo immaginato l’Europa come lo spazio che per primo avrebbe superato lo Stato nazionale in vista di un utopico impero universale del diritto e della pace. Abbiamo salutato la caduta del Muro di Berlino, l’apertura della Cortina di ferro e il crollo del comunismo sovietico come l’annuncio del nuovo protagonismo europeo. Ruggito del topo, esemplificato dal celebre motto del ministro lussemburghese degli Esteri Jacques Poos, che allo scoppio della crisi jugoslava annunciava al mondo: “L’ora dell’Europa è scoccata”.* Non abbiamo capito che la Guerra fredda non era affatto paradigma negativo. Era l’unico equilibrio possibile per evitare la guerra calda che avrebbe distrutto l’Europa, sterminato noi europei e dilagato nel pianeta. Ancora una guerra mondiale nata nel nostro continente, ma per iniziativa di potenze esterne, essendo le interne debellate dalle due precedenti. Nella superiore disputa Usa-Cina-Russia gli europei non hanno voce, al massimo sussurrano a orecchi poco ricettivi. Esprimono interessi e valori diversi, appesantiti da secoli di dispute non solo filosofiche tra genti e culture fiere delle proprie storie e diffidenti delle altrui. "
*Cfr. F. Boidevaux, L’Europe gère les Balkans, “Relations Internationales”, n. 121, 2005/1.
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Lucio Caracciolo, La pace è finita. Così ricomincia la storia in Europa, Feltrinelli (collana Varia), novembre 2022. [Libro elettronico]
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The Caffè Florian opened in St Mark's Square, where it still stands today, on 29 December 1720. Important people have passed through this café, such as: Lord Byron, Vivaldi, Goethe, Rousseau, Stravinski... y también Casanova.
El Caffè Florian abrió sus puertas en la Plaza de San Marcos, donde sigue permaneciendo, el 29 de diciembre de 1720. Por este café han pasado personajes importantes, como: Lord Byron, Vivaldi, Goethe, Rousseau, Stravinski... y también Casanova.
Il Caffè Florian aprì in Piazza San Marco, dove si trova tuttora, il 29 dicembre 1720. In questo caffè sono passati personaggi importanti, come: Lord Byron, Vivaldi, Goethe, Rousseau, Stravinski… y también Casanova
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(English / Español / Italiano)
The Europe's oldest Café was opened on 29 December 1720 by Floriano Francesconi and was called "Alla Venezia Trionfante" (To Triumphant Venice), although the clientele later renamed it "Caffè Florian" in honour of its owner.
While the finest wines and coffees from the Orient, Malaysia, Cyprus and Greece were served, history was unfolding outside. Its windows witnessed the splendour and fall of the Serenissima Republic of Venice and the secret conspiracies against French and then Austrian rule. It is divided into small rooms connected by a corridor and has a huge terrace on St. Mark's Square for sunny days. The rooms are decorated in different styles;
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El Café más antiguo de Europa fue inaugurado el 29 de diciembre de 1720 por Floriano Francesconi y se llamaba “Alla Venezia Trionfante” (A la triunfante Venecia), aunque la clientela posteriormente lo rebautizó como “Caffè Florian” en honor a su dueño.
Mientras se servían los mejores vinos y cafés de Oriente, Malasia, Chipre y Grecia, la historia se desarrollaba afuera. Sus ventanas presenciaron el esplendor y la caída de la República Serenissima de Venecia y las conspiraciones secretas contra el dominio francés y luego el austriaco. Se encuentra distribuido en pequeñas salas unidas todos ellas, por un corredor y además, tiene una enorme terraza en la plaza San Marcos para los días soleados. Las salas están decoradas en distintos estilos.
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Il Caffè più antico d'Europa fu aperto il 29 dicembre 1720 da Floriano Francesconi e si chiamava "Alla Venezia Trionfante", anche se poi la clientela lo ribattezzò "Caffè Florian" in onore del suo proprietario.
Mentre venivano serviti i migliori vini e caffè provenienti dall'Oriente, dalla Malesia, da Cipro e dalla Grecia, all'esterno si svolgeva la storia: le sue finestre sono state testimoni dello splendore e della caduta della Serenissima Repubblica di Venezia e delle cospirazioni segrete contro il dominio francese e poi austriaco. È diviso in piccole sale collegate da un corridoio e dispone di un'enorme terrazza su Piazza San Marco per le giornate di sole. Le sale sono arredate in stili diversi.
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The Senate Hall. This is where the Venice Biennale was born.
La Sala del Senado. En ella nació la Bienal de Venecia.
La Sala del Senato. Qui è nata la Biennale di Venezia.
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The Chinese room, the oldest and one of the two initial rooms.
La Sala China, la más antigua y una de las dos iniciales.
La Sala Cinese, la più antica e una delle due sale iniziali.
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The Sala Orientale, added in 1750, although the present decoration dates from the 19th century.
La Sala Orientale, agregada en 1750, aunque la decoración actual es de s.XIX.
La Sala Orientale, aggiunta nel 1750, anche se la decorazione attuale risale al XIX secolo.
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Hall of the Seasons, decorated with floral motifs and women in long dresses symbolising the seasons.
Sala de las Estaciones, decorada con motivos florales y mujeres de largos vestidos que simbolizan las estaciones.
Sala delle Stagioni, decorata con motivi floreali e donne in abiti lunghi che simboleggiano le stagioni.
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The Hall of Illustrious Men, ten illustrious Venetians, such as Titian and Marco Polo, look down on us from the wall.
La Sala de los Hombres Ilustres, diez venecianos ilustres nos observan desde la pared, como Tiziano o Marco Polo.
La Sala degli Uomini Illustri, dieci illustri veneziani, come Tiziano e Marco Polo, ci guardano dal muro.
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The Liberty room, added, in 1920, with a more modern atmosphere, decorated with mirrors with painted floral motifs and Murano glass chandeliers.
La Sala de la Liberty, agregada, en 1920, con un ambiente más moderno, decorada con espejos con motivos florales pintados y lámparas de cristal de Murano.
Nel 1920 è stata aggiunta la Sala Liberty, con un'atmosfera più moderna, decorata con specchi con motivi floreali dipinti e lampadari in vetro di Murano.
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The Caffè Florian in a painting by Canaletto in the National Gallery in London.
The Florian was the first place that allowed women in Venice, which explains why Casanova chose it for the hunt for his conquests.
El Florian fue el primer local que permitió la entrada a mujeres en Venecia, lo que explica porqué Casanova lo eligió para la caza de sus conquistas.
Il Florian fu il primo locale che permise alle donne di entrare a Venezia, il che spiega perché Casanova lo scelse per la caccia alle sue conquiste.
Fuente: texto extracto de venecisima.com
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E' domenica e siamo pronti per fare un nuovo UnBOXING, per scoprire assieme i componenti di un gioco da tavolo che mi aveva incuriosito molto quando ve l'avevo presentato nel Tg table di qualche tempo fa e che quindi non potevo lasciare sullo scaffale delle novità degli amici di Hirtemis, sto parlando di The Shadow Theater gioco per due giocatori basato sulla leggenda cinese dello scimmiotto di pietra.
In questo video andremo a scoprire i componenti di questo nuovo board game, in cui dovremmo sfidarci con l'altro giocatore seduto al tavolo adoperando come sfondo la stessa scatola di questo gioco, rivivendo la storia a cui si spirano saghe come Starzinger, Dragon:Ball e tante altre storie che ben conosciamo.
In questo video andremo a scoprire soltanto gli elementi di questo gioco da tavolo: le scimmiette, le pesche, la giada, il scimmia e ovviamente tutti le illustrazioni che sono presenti sulle carte e sullo sfondo della quinta teatrale rappresentato dalla scatola di The Shadow Theater.
The Shadow Theater è un board Game per due giocatori con una adorata stimata di 20 minuti a partita consigliato dai 10 anni in su creato da Cédric Lefebvre e Florian Sirieix con le illustrazioni di Julien Rico Jr. edito nel nostro paese da Asmodee italia.
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[...] Il turbocapitalismo imperialista americano finito nelle mani di un narcisista patologico di quasi ottant’anni che si crede pure Mussolini. Egocentrismo, demenza senile e fascistume. Un cocktail micidiale. Trump continua a scorreggiare decreti esecutivi a raffica, come se potesse decidere tutto lui. Calpestando parlamento e istituzioni e storia democratica con la stessa flemma con cui gioca a golf. Non ha ancora finito il trasloco ed ordina e si rimangia guerre commerciali come se fossero gli hamburger di plastica di cui è ghiotto. Molti elettori del trumpazzo già ammainano le bandiere MAGA e si scusano sui social beccandosi in cambio caterve di insulti. Chi fosse del resto il palazzinaro newyorkese si sapeva fin troppo bene, quello che ha sorpreso un po’ tutti è la furia. Si crede Mussolini al picco. Già, il fascismo è tornato anche se in forme nuove, più soft e consone ai tempi. A dimostrazione di come il fascismo non sia un’idea politica, ma una predisposizione d’animo. Prepotenza, arroganza, sopraffazione contro qualche capo espiatorio. Egoismo che si fa politica che si fa sistema. Un capo supremo, dei gerarchi leccapiedi attorno e delle masse imbesuite di propaganda sotto ai balconi oggi social. E a dimostrazione di come la seconda guerra mondiale non sia servita come del resto nessuna guerra. Il fascismo è tornato nel cuore della superpotenza americana, i nostri liberatori, i leader del mondo democratico. Neofascismo in salsa capitalista. Comanda chi ha le tasche piene di soldi e non chi ha il cuore pieno di idee e di valori. Oligarchi che hanno convinto le masse che i colpevoli dei loro problemi sono quei quattro poveracci costretti ad emigrare per sopravvivere e non invece loro, i ricconi che si son presi tutti i soldi e tutto il potere. Un manicomio. Anche le opposizioni sono disorientate. Biden ha entrambi i piedi nella fossa mentre i tromboni perbenisti woke non sanno se ridere o se piangere e nel dubbio non si schiodano dalle poltrone. Come da noi. Tutti in attesa del punto di rottura, di quando la minaccia nera globale costringerà le ammuffite tecnocrazie a rivoluzionarsi dando vita ad un fronte democratico di opposizione espressione dalla nuova società civile anch’essa globale. Quella di Trump e Musk non è democrazia. E quello statunitense non è capitalismo accettabile e sostenibile. E non c’è tempo da perdere. I Marines si stanno preparando per sbarcare a Panama mentre i pinguini della Groenlandia si stanno riarmando fino ai denti. Gaza diventerà un resort turistico per garantire ai sionisti un meritato riposo mentre la serafica leadership cinese durerà per secoli a venire. Pare addirittura che la Russia abbia vinto al guerra in Ucraina e detti le condizioni. Roba da non credere. Qualcuno comincia a temere che le chiappe bianche siano alla vigilia di un karma coloniale epocale. Coi nativi americani del sud e del nord che si riprenderanno le loro terre e con esse una interpretazione dell’esistenza molto più saggia. Ma la minoranza bianca non verrà rilegata in riserve a mangiare cibo spazzatura e scrollare i bei tempi che furono, ma integrata civilmente ed aiutata ad evolvere. Un destino simile al Vecchio Continente dove i bianchi non si riproducono più e varranno rimpiazzati dai migranti che si ostinano a sbarcare in cerca di futuro. Ma anche da noi la minoranza bianca non ha nulla da temere, verrà trattata con umanità ed integrata nella nuova società multiculturale globale. Verrà aiutata ad alzare la testa in modo da vedere oltre il proprio orticello e sbarazzarsi per sempre di deleteri rigurgiti come quello fascista. Sta già succedendo, è solo questione di tempo. E come ogni passo storico, ci fortificherà.
Trumpazzo - di Tommaso Merlo
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Scarlet Heart
... e fuori due!
Ohibò.
Si poteva evitare la versione cinese, nonché l'originale di Moon Lovers?! Certo che no! e per essere ancora più precisi vedremo, quando uscirà, anche la versione tailandese di questa storia!! #tuttecelevediamo #tutte
Scrivere questo commento per me non è facile, perché mi è piaciuta molto la sua versione coreana che ho visto prima di questa e quindi automaticamente il mio cervello attua confronti tra le due serie.
Metto subito le mani avanti, dicendo che la versione made in Korea mi è piaciuta molto di più nonostante Scarlet Heart abbia molte cose interessanti e che lo rendono a mio parere una serie da vedere.
La trama di Scarlet Heart è la stessa di Moon Lovers e vorrei iniziare facendo un plauso proprio a quest'ultimo per aver ripreso la storia rendendola simile ma non uguale. Rispetto alla sua controparte cinese cambiano i personaggi, le relazioni tra essi, gli eventi...ma di base rimane la stessa storia. E questo l'ho apprezzato: sapevo già come sarebbe andata a finire ma Scarlet Heart è riuscito comunque un po' a sorprendermi.
Detto ciò, questo sarà un super commento breve e casuale perché fa troppo caldo e perché sono troppo pigra per analizzare con un osservazione lucida la serie.
Ovviamente casuali perché sono pigra e fa troppo caldo.
Prima di tutto, ho apprezzato Il realismo. A differenza della versione coreana, Scarlet Heart ha una storia più concreta e "semplice". E' molto più tranquilla rispetto alla versione made in Korea ed offre uno spaccato più vero dell'epoca storica presa in esame dalla serie. C'è uno studio più profondo dei dettagli e delle relazioni, dove la serie fa uno grande sforzo nel costruire "un mondo" dove i nostri personaggi si muovono, il più veritiero possibile.
E se da una parte ciò è per me meritevole, poiché più legato alla realtà, dall'altro lato è però meno avvincente. In Moon Lover, il dramma scorreva potente ogni 5 minuti ed arrivati ad una certa si faceva il toto morti di puntata. La versione koreana è riuscita a tenermi incollata allo schermo dalla tensione, mentre Scarlet Heart per buona parte della sua storia non è riuscita invece a coinvolgermi.
Ho trovato la storia portata in scena in modo piatto e poco intrigante, coerente sì con la vera storia ma per questo tenuemente avvincente. Ci sono state tantissime scene dove non succedeva niente: si prendeva il thè, si chiacchierava e commentava il senso della vita, si andava a trovare altra gente, ci si faceva complimenti a vicenda, si chiacchierava con toni aulici e con enormi panegirici... ma solo con la morte dell'Imperatore finalmente la serie alza il livello di tensione e le cose si muovono veramente. Infatti per ben più di 25 episodi il contesto, i personaggi non si muovono mai in avanti. Non succede mai nulla di sconvolgente che smuove le vite dei personaggi. Manca quindi la tensione per gran parte del drama, dando alla serie quell'effetto da "documentario" che non mi ha permesso un grande trasporto emotivo. ( cit @lisia81)
Mi è mancata anche la tensione romantica tra i due lead ed ho trovato davvero difficoltà nel sentirmi coinvolta da questa coppia. Li ho trovati freddi, compassati, con un sacco di chiacchiere ma poche scene veramente sentimentali...di quelle che ti strappano il cuore.
Veniamo poi ai Lead. Il quarto principe nella versione coreana era un uomo da romanzo. Scritto appositamente perché lo spettatore empatizzasse con lui, grazie ad un background ed ad una storia tragica. Per dirla in modo molto brutto: era finto. Ma non per questo non si è amato! Ho adorato il 4° principe della versione coreana!
Scarlet Haert invece, presenta un protagonista "normale" con una grandissima intelligenza, pazienza e con un ancora più grande ambizione. Mi è piaciuto tantissimo che fosse ordinario, con una vita ordinaria come i suoi fratelli, poiché l'ho trovato molto più veritiero e degno di ammirazione. Ha giocato il gioco del trono perché voleva essere Imperatore ed è stato così bravo da vincere. Punto. Di contro però, era anche un po' noioso. O meglio, non ha brillato per particolarismo o caratterizzazione, rimanendo per me, sullo sfondo. Ed essendo il protagonista, non è proprio una bella cosa.
Sulla lead invece, si potrebbe aprire un dibattito che durerebbe per anni. Voglio solo dire che ha molti punti in comune con la sua versione coreana con l'aggravante tuttavia, di esser ancora più bipolare e ancor più poco coerente. Ma questo credo che sia insito nel personaggio: secondo me la lead non è scritta proprio benissimo. in nessuna versione
crei un personaggio che viene dal futuro e si ritrova nel 1700, in un epoca di morte facili e di punizioni corporali per qualsiasi errore e dove uomini potevano avere harem interi di donne e dopo più di vent'anno che ormai vivi lì e dovresti averci fatto il callo, decidi che quella vita è troppo barbara ed insopportabile per te e te ne vuoi andare.
Che poi, ste lead mai che pensino alla vita che hanno lasciato. I genitori, la famiglia, il lavoro, gli amici... niente.
Nella versione koreana potevo anche accettarlo in virtù di tutte le angherie subite e le enormi tensioni di palazzo che sin dall'inizio gravavano sulla psiche della protagonista.
Ma nella versione cinese, Ruoxi serve il thè all'Imperatore per anni. E' tenuta in grande considerazione da tutti e ancor più dal Sovrano Supremo che la adora come una figlia. Addirittura vuole darla in sposa al suo figlio preferito. Viene però punita con le bastonate e mandata a lavare i panni con la servitù. Lavoro umile e a lei poco congeniale, che la vede impegnata per ben 2/3 puntate, dove riesce comunque a farsi delle amiche, bere il thè con i Principi ecc ecc.. poi il 4* diventa imperatore e la riporta a corte come amante. C'è enorme tensione tra il nuovo Imperatore ed i fratelli e già le cose tra loro cominciano a scricchiolare. Il quarto comunque la ama e capendo che vuole essere libera, non le da titoli per lasciarla vagare come vuole. Anche la moglie dell'uomo che ama la spinge nel letto del marito. Tutti la trattano con i guanti di velluto e con il massimo rispetto. Ma lei è infelice perché i Principi amici suoi sono infelici e se continueranno a far danni perderanno la testa. Se ne vuole quindi andare e non si capisce bene il perché:
Prima di tutto, Ruoxi sapeva benissimo sin dall'inizio che una volta salito al trono il Quarto, i suoi fratelli avrebbero fatto una brutta fine. Quindi che ora si stupisca e che colpevolizzi l'Imperatore per comportarsi come un Imperatore non ha senso. Come sapeva benissimo la qualità della vita di corte. Ci ha lavorato per anni e si è messa con un uomo il cui futuro prevedeva altra vita lì a corte. Quindi che adesso il palazzo le sembri una gabbia, di nuovo non ha senso. Ma allora che ti ci sei messa a fare con il quarto? La domanda ovviamente ha la sua risposta semplice: era così innamorata che era disposta a soffrire pur di stare con il suo uomo. Solo che, poiché io questo grande e straziante amore non l'ho visto, ho trovato tutti i panegirici di Ruoxi tremendamente assurdi.
Cominciano poi a cadere teste ( tutti morti giustamente eh) ed improvvisamente Ruoxi si ricorda che proviene da un mondo moderno dove queste cose sono inaccettabili. Non tollera che la gente venga bollita viva.
Mi fa tagliare come la lead non abbia detto nulla quando il Vecchio Imperatore l'ha fatta pestare e poi sbattere a lavare i panni per aver rifiutato di sposare il 14° fratello ed anzi gli abbia dato ragione perché aver offeso l'imperatore, ma si sia arrabbiata a morte con il suo uomo quando a mandato a morire la sua amica che la spiava da anni. Due pesi e due misure.
Il grande contrasto con questo personaggio in tutte le versioni è che per gran parte della sua vita nel passato, accetta un sistema culturale, legale e sociale ben diverso da quello a cui è abituata. Salvo poi, nel finale, trovarlo insopportabile e decidere che non gli sta più bene.
Si potrebbe ribattere che ciò accade perché le vittime sono amici suoi, gente a cui lei vuole bene. (incentivando dunque che delle altre non gliene frega nulla) Tuttavia, non è che questi "amici" vengono puniti a caso. Mettono in dubbio l'autorità dell'Imperatore, complottano contro di lui, si rifiutano di eseguire i suoi ordini. Seriamente Ruoxi: sei lì da più di vent'anni e non sai quali siano le conseguenze per tali azioni?!
Ancor più confusionaria è la questione della fine della relazione della lead con l'ottavo principe:
In un episodio si rotolano tra le fratte giurandosi amore eterno e spruzzando passione reciproca da tutti i pori e nell'episodio successivo Ruoxi, fredda come la Barriera, chiude la relazione perché lui non sceglie lei ed il loro amore piuttosto che il trono. Ma perché, non le può avere tutte e due? perché deve scegliere? si chiede giustamente un perplesso ottavo principe che già sognava il matrimonio e che invece si ritrova a dover rispondere a queste domande ed a vedere finire la relazione senza capire manco il perché.
Comunque sia, la protagonista di questa storia non mi fa morire in nessuna delle due versioni.
Ma c'è una cosa che ho amato tantissimo in questa versione: le caratterizzazioni e le relazioni tra i Principi. Con una menzione d'onore al Tredicesimo, mio eroe personale e mio personaggio preferito dell'intera serie.
I personaggi sono infatti ben distinti e ben strutturati: nessuno è buono o cattivo ma giocano le loro carte con umanità, cadendo preda delle loro paure, debolezze o mostrando grande dignità. Come la moglie dell'ottavo Principe, donna con due balls incredibili ma che ahimè è crollata nella mia considerazione per come ha agito nel finale.
Il tredicesimo invece, rimane coerente dall'inizio alla fine della storia ( @lisia81) tenendo botta per più di trenta episodi senza mai farmi calare l'interesse per lui. Fenomenale! La sua amicizia con Ruoxi era splendida e molto naturale così come la fedeltà al quarto fratello. L'ho amato tanto. Così tanto che è l'unico personaggio che mi ha fatto commuovere nel finale. Voglio anche io un tredicesimo principe nella mia vita!
Ci sarebbe tantissimo altro da dire su questa serie:
La fotografia era stupenda così come la musica e l'attenzione per i dettagli. Meno fantastica la CGI ed il montaggio che certe volte mi hanno fatto pensare di aver perso qualche scena. Ma nel complesso, credo che gli autori, su questo frangente, abbiano fatto un buon lavoro. Meno convincente per me invece è stata la recitazione, soprattutto dei due protagonisti.
Concludendo: credo che Scarlet Heart debba essere visto a prescindere dalla versione coreana. E' tratto da una storia vera ed offre davvero uno spaccato di quell'epoca. Ha delle cose encomiabili che possono far apprezzare la serie ad amanti della storie più veritiere possibili. A me non ha fatto impazzire, finendo nella categoria del "godibile" ... ma sono comunque felice di averlo visto.
Voto: 7.6
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