#società liquida
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princessofmistake · 2 years ago
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[...] nell’era digitale, in cui c’è sempre più informazione, la memoria è urgente perché l’amnesia è nel cuore di questa rivoluzione.
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divulgatoriseriali · 1 year ago
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I ragazzi di oggi: un'emergenza educativa della società liquida del XXI secolo
Demotivati, senza valori, con lo sguardo sempre rivolto verso uno schermo. Pare che i ragazzi d’oggi prendano parte ad una generazione a sè stante, con linguaggi ed atteggiamenti indecifrabili e lontani dai codici tradizionali. In questo mondo globalizzato la realtà fluida permea in ogni vissuto, trascinando verso l’abisso soprattutto chi non ha gli strumenti per decifrarne le difficoltà…
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crazy-so-na-sega · 2 months ago
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Se il numero che descriveva il mondo, ora lo norma e lo supera, esso può anche offrire i mattoncini di una poiesi magica nelle mani di un illusionista-demiurgo.
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Una siffatta ipotesi sarebbe azzardata se le civiltà occidentali non fossero poi effettivamente sprofondate in questo incantesimo, arrivando anzi a identificarvisi con orgoglio. Pur introdotta come un mero «metodo» di indagine dei fenomeni naturali, la scienza avrebbe presto reclamato un monopolio gnoseologico per cui tutto ciò che non è misurabile – cioè appunto non riducibile a un numero – deve essere favola, superstizione o sogno. E tutto ciò che i suoi addetti proclamano per numeros deve essere vero anche quando non ha riscontro nell’esperienza – aneddotica, irrilevante, male interpretata ecc. – degli individui.
Similmente, la statistica ha tradotto l’antica arte sovrana (basiliké téchne) in una Scienza Politica governata dai numeri, che promette di restituire un riflesso ordinato e fedele dei fenomeni, mentre nella realtà li seleziona e li interpreta secondo le implicite gerarchie ideali che presiedono alla scelta delle metriche, e dunque li plasma tracciando il perimetro del pensabile e del necessario.
Come ha limpidamente osservato Nikolas Rose, il numero statistico "crea uno «spazio fittivo» che imita la realtà affinché la realtà lo imiti".  Nell’onirica società «data-driven» le masse si lasciano trascinare e costringere da una pletora di indici economici, elettorali, sanitari, sociali ecc. inaccessibili all’esperienza e si trovano così prigioniere di una caverna platonica sulle cui pareti scorrono percentuali e istogrammi gabellati per fatti «oggettivi» senza padroni, né interpretazioni, né intenti.
La conferma più chiara e recente di questo processo è la diffusione a tappe forzate delle tecnologie informatiche che, lontane dall’essere «rivoluzionarie», fissano piuttosto il capolinea obbligato di una reductio ad numeros universale.
La digitalizzazione che si è imposta in ogni ambito produttivo, amministrativo, ludico, creativo, relazionale ecc. è una numerificazione sia in senso tecnico, perché si esprime attraverso serie numeriche binarie, sia in senso letterale per la sua radice inglese digit, che significa appunto «cifra». La foga con cui si estendono i campi di applicazione delle nuove tecniche, spesso contro ogni ragione di necessità e di buon senso, segnala il progetto di sostituire il creato con una sua più liquida ed evanescente – e perciò malleabile – rappresentazione numerica.
Il Pedante
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acribistica · 2 months ago
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Per me, dovunque scatti una leva affettiva di origine sincera (ma soprattutto spontanea, a mo’ di ‘colpo di fulmine’) si crea automaticamente un vincolo inossidabile con il destinatario dell’affetto, che diventa un’entità immutabile nella mia mente. È come se di volta in volta il ricevente restasse cristallizzato, quando non alle prime fasi della conoscenza, comunque ai momenti di massima corrispondenza, di massima reciprocità. Oltre non so andare, non me lo racconto. Non riesco a concepire questa vita e la contemporaneità tutta come la giostra che sono, da cui quando qualcuno scende bisogna accogliere chi sale e ritentare il giro fino alla nausea. Lo trovo semplicemente nefasto e aberrante e gli preferisco la solitudine più nera. Tutto, fuorché questo incessante gioco al rimpiazzo perenne, come se ogni individuo fosse commutabile con un altro. In fondo, questa non è che la più banale deriva della società liquida baumanniana, che rifuggo con ogni mia forza. Ogni mattina mi guardo allo specchio e mi dico “questo turnover, questo giro di vite (ma non jamesianamente inteso) non può essere vero ma, ancor peggio, desiderabile e desiderato”. Sono votata alla fissità delle situazioni, soprattutto se, e scusate la digressione evoluzionistica, mi hanno fatto star bene in mezzo a tanto male che non solo personalmente mi tocca sobbarcarmi (per via delle mie condizioni personali molto gravose) ma che oggettivamente esiste ogni giorno nella sua banalità, senza dolo. Ed è proprio questa assenza di dolo che lo fa dilagare indisturbato.
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susieporta · 1 month ago
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In un rapporto di coppia si tende spesso a pensare che se le cose non sono più come prima occorra lasciarsi.
È molto facile, nella società liquida, liquidare il cambiamento relazionale in questo modo.
È la minor spesa energetica possibile, ed è quindi molto conveniente.
Soprattutto in un mondo nel quale l'orizzonte etico della responsabilità si è dissolto nell'etica della pulsionalità, nella soddisfazione immediata, nel principio di piacere, e nell'intercambiabilità dei rapporti fast food.
Sono cambiata, è cambiato: lasciamoci, non conviene più stare insieme.
In realtà le coppie che durano sono quelle che, seppur all'interno della inevitabile trasformazione degli affetti, dei sentimenti, del legame stesso in tutte le sue sfaccettature, decidono di rimanere insieme perché vogliono evolvere insieme.
La trasformazione è inevitabile e spesso inconscia.
L'evoluzione invece è consapevole, ed è frutto di una decisione personale e sovrapersonale insieme.
Decisione che coinvolge entrambi i partner, i quali vogliono continuare a conoscere se stessi all'interno della relazione grazie all'altro, seppur nella consapevolezza che l'altro, e loro stessi, evolveranno verso nuove modalità di esistenza.
Sono convinto che tale atteggiamento sia quasi un segno del destino, seppure possa essere avvertito come un atto personale.
Purtroppo molto spesso nelle relazioni attuali non c'è la pazienza, la profondità e soprattutto la responsabilità spirituale, di rimettersi in discussione per aderire a qualcosa che vada al di là del proprio ego.
Questo non vuol dire accondiscendere a un rapporto che non funziona e che magari non funzionerà mai.
Significa trovare un modo appagante di stare insieme, che possa anche essere fonte di evoluzione personale, nonostante e anzi spesso grazie agli ostacoli che la coppia, nel cambiamento, porta con sé.
È facile stare insieme finché si percorre la stessa strada.
Più difficile è cambiare strada insieme, quando il percorso richiede di farlo.
Nel mio nuovo libro parlo anche delle problematiche di coppia, le quali scaturiscono sovente da copioni personali e blocchi della corazza irrisolti.
Nel libro spiego le dinamiche fondamentali generate dalla corazza muscolo caratteriale, come da queste si sviluppano crisi relazionali, e come lavorare su di esse onde evitare un avviluppamento di coppia nevrotico.
Omar Montecchiani
#quandolosentinelcorpodiventareale
#armaturainvisibile #meccanismididifesa
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gcorvetti · 8 months ago
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Ultimi preparativi.
Oggi dopo aver accompagnato l'amica di mia nipote e lei stessa a casa, in due punti opposti della città e ho impiegato quasi un'ora solo di auto, sono andato a comperare le ultime cose da portarmi, un libro, visto che quello che ho preso un mese fa è quasi finito (mi manca l'ultimo capitolo, una cinquantina di pagine), adesso posso svelare che libro è "Società liquida" di Zygmunt Bauman, un mattone forse ma che contiene tanti bei concetti che sono reali su come stiamo vivendo il presente, anche se il libro è del 99 (la prima edizione), ho preso un libro, dicevo, che in realtà ho letto molti anni fa, lo possiedo in pdf ma volevo il cartaceo "Il mondo nuovo" di Huxley, cambio completamente genere. Un regalo al fidanzato di mia figlia e un paio di cose al supermercato che mi mangio tra oggi e domani. Poi in programma c'era da preparare lo scatolo che mi devono spedire, quindi mi sono messo a dividere le cose, questo lo porto, questo lo spedisco, questo lo porto, questo lo spedisco, questo lo porto, questo lo spedisco, questo lo porto, questo lo spedisco, questo lo porto, questo lo spedisco, questo lo porto, questo lo spedisco, questo lo porto, questo lo spedisco, questo lo porto, questo lo spedisco, ecc ecc. Alla fine ho praticamente fatto anche la valigia, tanta è la voglia che ho di partire, quasi completa, manca il pc, su cui sto scrivendo e alcune piccole cose, più i vestiti che ho in dosso adesso (adoro le rime), li metto a portata di mano di chi rovista nelle valigie, chissà magari gli passa la voglia odorando vestiti sporchi. Poi guardavo il pacco e pensavo, chissà quando mia sorella mi spedirà sto coso? Ma cazzo, ho tutta la giornata per spedirlo, alle 10 vado dagli zii e poi spedisco sto coso, fatta, così levo a mia sorella la fatica di mandarmelo, anche perché lei è sempre incasinata e veramente chissà quando le rivedevo ste cose.
Fatto questo mi sono sparato un risotto zucchine, peperoni, cipolla e gorgonzola con lo zafferano naturalmente, na delizia. Adesso finisco qua e mi metto un pò a suonare e poi mi lancio a letto per l'ultima giornata catanese. Ho visto sto EP e ho pensato perché no, non è male, un pò troppo regolare forse ma molto interessante.
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mezzopieno-news · 2 years ago
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IL PRIMO TRATTORE ALIMENTATO CON LO STERCO DELLE MUCCHE
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Un nuovo trattore prodotto dalla società italo-statunitense New Holland ha rivoluzionato il modo di alimentare il proprio motore, funziona infatti a metano liquefatto che può essere prodotto dalle deiezioni delle mucche.
Il biometano è contenuto in un serbatoio criogenico montato sul trattore che lo mantiene in forma liquida a -162°C, conferendo al veicolo la stessa potenza di un diesel ma con un notevole risparmio di emissioni. I sottoprodotti di scarto delle mandrie di mucche vengono trasformati in combustibile che viene compostato e stoccato nella stessa azienda agricola. “Il trattore alimentato a metano liquido T7 è una vera novità mondiale e un altro passo verso la decarbonizzazione dell’industria agricola globale e la realizzazione di un’economia circolare”, ha affermato Chris Mann il co-fondatore dell’azienda di ingegneria Bennamann che ha studiato il brevetto.
L’azienda sta anche approfondendo usi più ampi di questa tecnologia per caricare veicoli elettrici nelle zone rurali: per questo sta valutando l’uso delle emissioni provenienti da siti come aziende lattiero-casearie e impianti di trattamento delle acque reflue. “Se riusciamo a rendere la nostra industria agricola indipendente dal punto di vista energetico di fronte all’aumento dei costi dei fattori di produzione e alla volatilità dei prezzi dell’energia, riducendo al contempo le emissioni, allora possiamo fornire un enorme impulso economico alle comunità rurali, una maggiore sicurezza alimentare e andare verso lo zero netto”, ha detto Mark Duddridge presidente della Local Enterprise Partnership delle isole Scilly, in Inghilterra, dove si trova la Bennamann.
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Fonte: New Holland; Bennaman
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dominousworld · 1 month ago
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L’acqua non è un pozzo senza fondo
L’acqua non è un pozzo senza fondo
a cura della Redazione 14-08-2024 L’acqua – Nella società liquida in cui siamo immersi, tendiamo spesso a confondere il reale con il virtuale. L’espressione navigare in rete è curiosa ed emblematica. Nel World Wide Web ci si muove facendo surfing, usando la nostra tastiera come una tavola, capace di scivolare veloce tra le correnti di un mare che è fatto di impulsi e dati ma privo d’acqua, un…
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paoloferrario · 5 months ago
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La fatica di attraversare l’adolescenza. Crescere in una società liquida senza riti di passaggio, Intervista a Marco Aime a cura di Roberto Camarlinghi, in Animazione sociale n. 370, 2024
Animazione sociale n. 370, 2024. Indice della rivista – MAPPE nel sistema dei SERVIZI alla persona e alla comunità Animazione sociale n. 370, 2024. Indice della rivista
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cinquecolonnemagazine · 9 months ago
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Ricerca e talento: la storia della Fondazione Maria Gabriella De Matteis
Ha preso il via, con un grande concerto-evento all’Auditorium Vincenzo Vitale del Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino, la storia della Fondazione Maria Gabriella De Matteis ispirata dai valori che la Presidente della De Matteis Food Corporation. È proprio la Fondazione ad essere protagonista della storia di oggi. Fondazione Maria Gabriella De Matteis per la ricerca ed il talento La Fondazione, dedicata a Maria Gabriella De Matteis, si impegna a valorizzare e supportare giovani talentigrazie a borse di studio per la ricerca scientifica e la formazione di musicisti meritevoli. Tutto questo è reso possibile grazie al bando 2024 dedicato alla ricerca oncologica avanzata e la borsa di studio a supporto della carriera di un allievo della Gustav Mahler Jugendorchester. Intervista a Fernando Ricci, Presidente Fondazione Maria Gabriella De Matteis Una fondazione giovane ma con alle spalle già una storia da raccontare tra passato, presente e futuro. Proprio di questo parliamo con Fernando Ricci, Presidente Fondazione Maria Gabriella De Matteis: Come nasce la Fondazione Maria Gabriella De Matteis? Nel dicembre 2022 - dopo aver combattuto un tumore per anni e con tutte le sue forze - mia moglie Maria Gabriella è stata sopraffatta dalla malattia e ci ha lasciato. La sua eredità morale, però, ispira ogni giorno me le mie figlie, Alessandra e Maria Chiara. Proprio insieme a loro ho quindi deciso di creare la Fondazione dedicata a Maria Gabriella, per riuscire a rendere reali i valori in cui ha creduto fortemente e di cui è stata testimone attiva per tutta la sua vita, ovvero - come diceva – riuscire a “plasmare un futuro condiviso dove l’innovazione, la responsabilità e la fluidità disciplinare possano creare un mondo migliore per tutti”.  Qual è la mission della Fondazione? Maria Gabriella credeva che i giovani, la bellezza delle arti e il progresso scientifico fossero i pilastri necessari a ogni cambiamento sostenibile. Come lei, anche noi pensiamo che, per riuscire a costruire un futuro migliore, dobbiamo fidarci e affidarci alle nuove generazioni. Per questo abbiamo deciso di incentrare tutte le attività della Fondazione sulla ricerca e la valorizzazione dei giovani talenti in grado - con i loro percorsi artistici e scientifici - di innovare e restituire alla società le conoscenze acquisite attraverso opportunità di formazione e ricerca. Tutti i nostri progetti e la creazione di tutti i nostri bandi puntano a questo: a cercare di creare un futuro migliore per tutti tramite un dialogo continuo e interdisciplinare tra il mondo della produzione, delle scienze e delle arti. Può descrivere i due comitati che formano la Fondazione? I comitati della Fondazione si dividono in Artistico e Scientifico. Il primo è composto da due musicisti di caratura internazionale - nonché amici miei e di Maria Gabriella - Marco Postinghel e Valérie Gillard. Loro hanno il compito di selezionare i migliori talenti musicali italiani all’interno dell’organico annuale della migliore orchestra giovanile del mondo, la Gustav Mahler Jugendorchester (GMJO) e di sostenerli poi con delle borse di studio nel prosieguo dei loro studi accademici. Il Comitato Scientifico, invece, è coordinato da Giuseppe Curigliano, Professore Ordinario di Oncologia Medica presso l’Università di Milano e direttore della divisione clinica di sviluppo nuovi farmaci presso l’Istituto Europeo di Oncologia. Lui, con il supporto dei Prof. Andrea Ballabio, Silvia Novello, Gabriella Pravettoni e Paolo Marchetti, selezioneranno i migliori progetti di ricerca, e i relativi ricercatori, in grado di dare speranze e maggiori aspettative di vita nel campo dell’oncologia. Parliamo del vostro primo bando di ricerca: a chi è rivolto? Il nostro primo bando dal titolo “Integrazione della biopsia liquida nella gestione di pazienti con tumore solido” è rivolto a tutti i ricercatori under 30 e stanzia 40.000€ per finanziare i migliori progetti di ricerca su questo nuovo strumento diagnostico. La biopsia liquida, infatti, rivoluziona completamente il modo in cui si comprendono e vengono trattati i tumori. Consiste sostanzialmente nell’analizzare il materiale genetico o le cellule tumorali rilasciate nel sangue - o in altri fluidi corporei - per ottenere informazioni sullo stato e sull’evoluzione del tumore, senza dover fare una biopsia tradizionale. I vantaggi sono molteplici: si può monitorare la risposta al trattamento in tempo reale, individuare precocemente la presenza di recidive o metastasi e, allo stesso tempo, identificare eventuali mutazioni genetiche che possono influenzare la scelta del trattamento più efficace. Senza contare che questo innovativo metodo consente una personalizzazione dei trattamenti basata specificatamente sulle caratteristiche specifiche del tumore di ciascun paziente. Quali sono i vostri progetti per il futuro? In campo scientifico, per i prossimi anni, la Fondazione continuerà ad investire le proprie risorse in progetti di ricerca in ambito diagnostico, con particolare attenzione alla biopsia liquida, così da avere a disposizione uno strumento ancora più performante di prevenzione per le patologie oncologiche. In ambito artistico, invece, continueremo sicuramente la nostra collaborazione con la GMJO, per sostenere giovani eccellenze in ambito musicale, ma ci piacerebbe anche aprire il nostro raggio d’azione ad altri ambiti artistici.  Read the full article
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crazy-so-na-sega · 10 months ago
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l'insostenibile bellezza di Acca Larenzia
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Sì, certo, le accuse di apologia di Fascismo, i richiami alle sentenze, il Fascismo eterno, il suo ritorno, il suo pericolo, il suo spettro e così via. Il circo mediatico progressista è tutto una canea di urli e urletti, indignazioni e smorfie di cera che sfidano i lifting. Ieri, oggi, domani, il registro pare essere sempre lo stesso ma in occasione di quanto accaduto per la commemorazione di Acca Larenzia c’è qualcos’altro. 
È noto il detto “un’immagine vale più di mille parole” e da giorni un’immagine è impressa nella mente di tutti coloro che non vivono su Marte: l’istantanea di Acca Larenzia, il raccoglimento, il saluto ai caduti.
Cosa si cela, dunque, dietro la levata di scudi progressista? Pensateci bene, in quella commemorazione commossa va puntualmente in scena tutto quello che li nega.
La solennità di chi ricorda, concretizzando il significato di questa parola, ossia riportare al cuore, non può che risultare inaccettabile in coloro che hanno come unico obiettivo l’irrefrenabile impulso della cancellazione. 
L’imperitura fedeltà rispetto a un richiamo radicale che identifica è irricevibile per chi persegue la fluidità della società liquida, per chi si adopera alacremente a smontare civiltà millenarie e destrutturare tradizioni eterne, per chi ha ucciso i padri e le Patrie, per chi continua a occhieggiare, dal bordo dorato di un’isola privata, al sacrificio dell’innocenza dell’uomo.
L’irrinunciabilità di ciò che saldamente si è non può essere compresa da chi vuole spiritualmente negare. Della chiamata interiore del dover-essere si può solo esser consapevoli, la risposta di ognuno decreterà il senso ultimo di questa esistenza.
Ristabilire e puntellare l’onore della memoria richiamando al presente, per tre volte, per tre urli, scuote il profondo turbando ogni categoria d’inconsistenza propagandata dall’infinito assortimento di tutti quei (dis)valori perennemente in saldo, perché l’impegno a non tradire la parola data alla sorte è un patto con quell’onore che altro non è che l’ultima vera parola-destino da cancellare.
La compostezza siderale della commemorazione è incorniciata da un testimone discreto: il silenzio. Presente negli interstizi dell’urlo al cielo, presente nell’ordine marziale dei corpi, presente oltre questo, maledetto, tempo.
Il viatico inciso sulla carne viva di quelle immagini gridanti traccia un solco invalicabile, deflagra fiera bellezza, il cui richiamo è inconfessabilmente irresistibile per ogni essere vivente degno di tal nome e, al tempo stesso, non può che scaturire negli antri degli abietti la rabbia cieca e sbavante della frustrazione omicida, accompagnata da quella servile dei vili, la cui ignavia putrefazione non sarà nemmeno degna della putrescenza fluida sognata dai loro padroni.
Valerio Savioli
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bloginnovazione · 10 months ago
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loveint-diario · 1 year ago
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Capitolo 33 - Spazio d'immagine
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Nel 2001 in occasione della prima edizione di Yohokohama Triennale, oggi alla sua ottava edizione, Yayoi Kusama partecipa con due opere che vogliono essere il suo personale omaggio al nuovo inizio dell’arte contemporanea in Giappone e all’inizio del XXI secolo. Per la prima opera, ospitata al chiuso nella sala del Pacifico Yokohama, Kusama riveste di specchi un’intera stanza, al soffitto appende delle sfere riflettenti e infine ricopre anche il pavimento di sfere specchiate, di modo che
“Chi entrava vedeva la propria immagine riflessa in millecinquecento sfere, e riusciva a percepire l’infinito mutamento di prospettiva generato dai propri movimenti, in un’esperienza di repetitive vision.” (Y. Kusama)
Intitola l’opera Endless Narcissus Show.
Nella seconda opera, questa volta all’aperto, le sfere riflettenti sono duemila, hanno un diametro di 30 centimetri, sono di acciaio inossidabile e bagnate galleggiano in una sezione del canale lungo la passeggiata che collega la stazione ferroviaria Sakuragicho all’area portuale di Shinko. Assecondando il flusso delle onde e i loro movimenti, le duemila sfere riflettono per gli spettatori il profilo delle nuvole, il bagliore intermittente della luce, le geometrie del porto. Il titolo dell’opera è Narcissus Sea e l’artista così ne descrive l’effetto
“Le infinite palle a specchio si avvicinavano e poi si allontanavano, tornavano ogni volta a mutare il loro aspetto in risposta al movimento continuo e senza posa del canale. Emettevano suoni delicati, ora un ticchettio, ora un cicalio. Era una visione stupefacente: creature enigmatiche che si moltiplicavano nell’acqua.”
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Da una stanza tutta per sé del primo trentennio del Novecento siamo passati a una stanza tutta piena di sé del nuovo Millennio, dove con un movimento spontaneo e naturale gli individui della società liquida di Z. Bauman del XX secolo, seguendo il flusso della corrente senza sosta, si sono riversati nel narcisismo senza fine di Kusama e degli individui del XXI secolo.
Le esperienze di repetitive vision affollano i nostri schermi e le immagini che più si ripetono sono autoritratti estemporanei e giornalieri di persone comuni e di personaggi famosi. I selfie si diffondono nei primi anni del Duemila, arrivano con l’uso delle fotocamere digitali, che permettono di duplicare un’immagine all’infinito e l’uso delle piattaforme social, con le quali è possibile condividere e diffondere la propria immagine infinitamente.
La prima piattaforma che permetteva di pubblicare il proprio autoritratto fu MySpace, la piattaforma offriva uno spazio di presentazione di sé stessi e un modo di affermarsi fu proprio occupare lo spazio della galleria fotografica, non con le proprie opere ma inserendovi i propri selfie, prendere il proprio spazio significava fare mostra e negozio di sé stessi.
La parola selfie viene dall’Inglese ed ha la stessa radice del termine selfish che definisce chi non tiene in considerazione gli altri e i loro bisogni, chi è o si comporta da egoista. Non voglio né insinuare né affermare che chi si faccia dei selfie sia egoista o per forza narcisista. Amo ricevere i selfie delle persone che mi sono care, amo vedere i loro volti, leggere sulle loro espressioni come stanno e penso che sia una meravigliosa opportunità quella di comunicare usando la propria immagine ma ritengo comunque significativo porre l’attenzione sulla diffusa abitudine di ritrarre sé stessi e su quanto sia diventata necessaria sia a livello individuale sia a livello sociale.
Un tempo chi voleva rintracciarci aveva bisogno di conoscere il nostro indirizzo di posta fisico o il nostro numero di telefono fisso, adesso basta che digiti il nostro nome su una qualsiasi App social per trovarci subito dopo, sorridenti sulla foto del nostro profilo. Mentre prima bisognava recarsi all’indirizzo e suonare il citofono per raggiungerci o telefonarci per parlare con noi, adesso raggiungerci significa accedere ai nostri contenuti social, conoscerci significa guardare le nostre foto e leggere i nostri slogan.
Facebook è stata la prima piattaforma social completamente basata sull’identità degli iscritti, tanto da avere la parola Face nel proprio nome, per essere riconosciuti e connettersi alla propria comunità di seguaci bisognava metterci la faccia. In Facebook, come anche in altri social, Instagram incluso, l’uso dei selfie è indispensabile per il successo di un account e di recente alcune aziende, alla vecchia lettera di presentazione preferiscono l’invio di un video di pochi minuti, in cui i candidati che aspirano a ricoprire la posizione offerta, si presentano rispondendo alla domanda: perché saresti la persona giusta per questo lavoro?
Presentarsi è mostrarsi seguendo i dettami del marketing, applicando correttamente armocromia e make-up fotografico, post editing grafico per rendere fotogenico qualsiasi volto e la grammatica degli slogan vincenti.
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Gli individui del secolo scorso con relazioni e identità fluide, senza legami duraturi, senza passato e senza progetti gettati nel futuro, immersi nell’eterno scorrere del presente sono confluiti in una società di individui che si autodefiniscono sul dire non sul fare, sull’apparire non sull’essere, sul presentarsi non sull’essere riconosciuti dalla comunità di riferimento in base alle opere compiute. Una società di individui che occupano posti di potere decisionale fondamentali per la comunità, che occupano spazi pubblici con l’opportunità di influenzare il pensiero di molte persone, che occupano spazi educativi e culturali con la responsabilità di formare le nuove generazioni, che occupano spazi di influenza, occupano questi spazi non per il riconoscimento dovuto alle loro opere, perché in possesso di quelle competenze che li rendono i candidati migliori per quel determinato ufficio o servizio, ma perché capaci di presentarsi e abili nell’uso del linguaggio del successo, perché come le palle a specchio di Kusama sono capaci di mutare, pur restando uguali, in risposta al movimento senza posa del canale.
Individui che fondano la loro narrazione sull’essersi fatti da soli, sull’aver raggiunto il successo partendo dal basso e non scoraggiandosi mai, sempre fissi sulla meta, pronti a tutto per raggiungere i propri obiettivi, perseverando sempre. Siamo pieni di narrazioni di individui che non devono ringraziare nessuno per la loro ricchezza e il loro successo, incapaci di riconoscere l’aiuto ricevuto, individui che si appropriano delle intuizioni o delle scoperte di altri e di altre senza darvi il giusto riconoscimento, individui che si presentano come eroi solitari, con capacità straordinarie e una visione del mondo non comune, ostinati nel loro desiderio di realizzare i propri sogni, disposti a tutto per farlo e soprattutto vincenti, vincenti su tutto e tutti.
Questi individui sono come le sfere di Kusama, pianeti solitari che nella perfezione della loro forma sono impermeabili a qualsiasi cosa provenga dall’esterno, assumono i contorni del mondo esterno senza subire cambiamenti, s’identificano con i movimenti della corrente senza esserne trascinati, riflettono l’immagine dell’altro da sé senza esserne tuttavia trasformati, così pericolosamente dissociati da abusare segretamente di quelle stesse donne che pubblicamente, e nella vita virtuale, esaltano difendendone i diritti.  
Sfere di acciaio inossidabile sorde alle sollecitazioni del mondo esterno come a quelle del loro mondo interiore, unità compatte con una separazione netta tra dentro e fuori, continuamente fluttuanti  tra verità e menzogna, tra bene e male, acrobati equilibristi dell’ Endless Narcissus Show.
A Est di Roma, 28 agosto 2023 h 2:04 p. m.
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unisvers · 1 year ago
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# Sardegna : un cuore vivo from vittorio e.pisu on Vimeo.
Sardonia e Museo del Vino Berchidda presentano Sardegna : un cuore vivo Fotografie di Dolores Mancosu a cura di Vittorio E. Pisu Museo del Vino Via Giangiorgio Casu 5 Berchidda dal 29 luglio al 1mo settembre 2023
Sardegna: un cuore vivo
Nel corso rapido dei giorni che sembra travolgere e gettare nell’oblio le esperienze e le vite, in una società cosi tristemente “ liquida”, talvolta, il mio sguardo si posa su volti ed immagini sospese tra un tempo che tuttavia non muta e l’eterno divenire. Scrittura di luce, la fotografia mi consente di rappresentare uomini e donne, ma anche piante, oggetti ed animali, abitanti della Sardegna, la mia terra, dove campeggia, nell’amore dell’Identità condivisa, la forza fulgida della Durata. Nel tessere il fine merletto dell’immagine, cerco di rappresentare gli spazi interiori ed i luoghi dell’esistere così come la memoria e la stessa realtà me li rimanda. Rimango colpita dai visi di donne, di uomini e di bambini, belli per dignità, per intelligenza e bontà; per umiltà e Grazia. Miti e attenti alla quotidiana dimensione dei giorni, al cibo “ fillu benedittu de su soli, de su surori, de sa pasientia” ( figlio benedetto del sole, del sudore, della pazienza) , all’ idea di casa tipica della nostra cultura : ” Sa domu est pitticca, su coru est mannu” ( La casa è piccola, il cuore è grande). Il cuore è sempre più grande delle cose, anche delle più amate. E casa è la Natura, mai straniera all’uomo, famiglia da preservare e custodire. E proprio l’idea di “ casa comune” , per dirla con Papa Francesco, ispira la realizzazione e la scelta dei lavori fotografici presentati nella mostra: lo spazio di un tavolo illuminato dal sole è il luogo in cui si preservano e si ricompongono equilibri vitali e insostituibili tra gli esseri. Nello spazio piccolo di una stanza la luce accoglie e dilata l’immagine ingenua e popolare, ma non per questo meno intensa, dell’amore per il Creatore a cui si prepara una culla perché possa, nella casa degli uomini, abitare. I frutti della terra, gli animali diventano centro dell’immagine, guardati con occhi pieni di quell’amore e di quel rispetto dovuti ad ogni creatura. Quel rispetto e quell’amore che oggi il nostro pianeta improcrastinabilmente esige e a cui si può rispondere in un solo modo : con un cuore vivo. Gli uomini e ancor più le donne sono nelle mie fotografie le interpreti di questo atteggiamento di conoscenza e cura delle creature che suggeriscono nei gesti ai bambini , eredi del mondo. Il sole, unica lampada, illumina e consacra la sola dimensione che sento e rappresento come vera: quella di un’antica, contemporanea Umanità. Dolores Mancosu
Una trasmissione S'Arti Nostra Un film di Vittorio E. Pisu
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scienza-magia · 1 year ago
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Non solo GHB, attenzione alle varie "droghe dello stupro"
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Di che cosa parliamo quando diciamo "droghe dello stupro"? Ciclicamente il tema delle droghe dello stupro torna attuale. Che cosa sono, realmente? In quali contesti si usano? E come ci si protegge? Nell'ultimo periodo i fatti di cronaca hanno riportato alla pubblica attenzione il tema delle cosiddette "droghe dello stupro". Di che cosa si tratta, esattamente? Quali sono gli effetti di queste sostanze, e perché sono associate al sesso? Come proteggersi? Ne abbiamo parlato con due esperte in questo campo. Esistono le "droghe dello stupro"? «L'assunzione consapevole o meno di qualsiasi sostanza ad effetto psicotropo, vale a dire in grado di alterare lo stato psico-fisico di un soggetto, è teoricamente in grado di rendere la persona (sia donna che uomo) incapace di esprimere il proprio consenso ad un atto sessuale o di esporla in generale a comportamenti a rischio» spiega Sarah Vecchio, tossicologa del Servizio per le Dipendenze patologiche (Ser.D dell'Asl di Biella) e Direttore del Giornale Italiano di Tossicologia di Sitox (Società Italiana di Tossicologia). «Questo non vale solo per tutte le sostanze stupefacenti illegali (eroina, cocaina, amfetamine, cannabis...), ma anche per l'alcol o per i farmaci ad azione sedativa come ansiolitici e ipnotico-sedativi. Non esiste quindi "la droga dello stupro", ma piuttosto esistono numerose sostanze che possono mettere in pericolo il soggetto che le assume, anche a causa di determinate caratteristiche farmacologiche come la capacità di indurre disinibizione, miorilassamento, sedazione e perdita di memoria a breve termine».
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Sostanze psicoattive che possono facilitare la violenza sessuale: cosa c'è da sapere (e come difendersi). «Di conseguenza è frequente anche l'assenza di lesioni fisiche dopo un atto sessuale compiuto in condizioni di alterazione psico-fisica, a causa dell'incapacità del soggetto di opporre resistenza. Questo può rappresentare un ostacolo per la persona che pensa di avere subito un atto sessuale non consenziente a ricorrere alle cure o al supporto di personale specializzato, oltre all'incapacità di ricostruire con esattezza quanto accaduto e a un inappropriato sentimento di "vergogna", soprattutto quando la sostanza è stata assunta volontariamente anche se non con l'obiettivo di perdere completamente il controllo delle proprie azioni». «L'espressione droghe dello stupro è entrata nell'immaginario mediatico perché sono sostanze che possono essere assunte senza rendersene conto e perché sono capitati dei casi di cronaca in cui a valle di un loro utilizzo succedeva che alcune ragazze venissero abusate» conferma Sabrina Molinaro, Dirigente di Ricerca e Responsabile dell'area "Epidemiologia e Promozione della Salute" dell'Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa. «Il GHB per esempio è una sostanza inodore, incolore, e ha un effetto molto più forte se assunta insieme all'alcol, per esempio insieme a un cocktail. Una decina di anni fa in Spagna, Paese dove girava moltissimo, veniva molto utilizzato ma non ai fini di stupro, piuttosto a scopo di rapina, su maschi e femmine. Le vittime si risvegliavano dopo poche ore negli angoli dei locali, derubate di tutto e senza ricordarsi che cosa fosse successo». GHB: che cos'è e perché è associato al sesso? «Il GHB (acido gamma-idrossibutirrico) è tra le sostanze, insieme a poppers (come l'amile nitrito), cocaina, cannabis, ketamina e catinoni sintetici, maggiormente utilizzate nel contesto del cosiddetto chem sex, termine che identifica l'assunzione volontaria di sostanze stupefacenti prima o durante la pratica sessuale con diversi scopi, tra i quali migliorare le performance e ridurre l'inibizione. Sono soprattutto alcune sue caratteristiche fisiche (si trova in forma liquida) e farmacologiche (capacità di indurre disinibizione, sedazione, amnesia retrograda, breve emivita) che hanno fatto sì che fosse identificata come "la droga dello stupro", anche se bisogna sottolineare come la sua rilevazione nei campioni biologici (sangue, urine) sia resa estremamente difficoltosa dal fatto che viene rapidamente eliminata dell'organismo e che è naturalmente presente nel nostro cervello come neurotrasmettitore» dice Vecchio. «Il GHB è utilizzato in certi contesti sessuali per slatentizzare le pulsioni interne, perché rende molto più disinibiti e disposti ad avere rapporti con altre persone» spiega Molinaro. «Ma questo è un effetto che non ha solo il GHB: ce l'hanno moltissime sostanze psicoattive. Inclusa l'MDMA, che però è amarissima, perciò è molto difficile che la si possa assumere senza rendersene conto». «Usato da solo insieme all'acqua, il GHB ha un effetto di ubriacatura lucida» aggiunge Molinaro, «ci si sente completamente stonati, in mancanza di equilibrio e con la testa che gira, ma vigili. Si è più aperti ad avere relazioni, si percepiscono più stimoli dal punto di vista fisico e senza gli effetti di ottundimento che possono essere dati dall'alcol. Ma se vi si aggiunge l'alcol, e basta davvero soltanto un bicchiere di vino, si crea un effetto paradosso per cui si arriva a perdere i sensi». È vero che il GHB è nato come farmaco? A che scopo? «Quando si parla di acido gamma-idrossibutirrico si deve fare sempre molta attenzione a distinguere il GHB tal quale (e il suo precursore GBL), che vengono per lo più acquistati su siti illegali come sostanze stupefacenti, dal sale sodico dell'acido gamma-idrossibutirrico o sodio oxibato, farmaco ad oggi utilizzato con successo nel trattamento dell'astinenza alcolica e del disturbo da uso di alcol e che nulla ha a che vedere con i composti sopra citati» chiarisce Vecchio. Esistono altre "droghe dello stupro"? Oltre al GHB, possono essere usati con scopi simili GBL (gamma-butirrolattone), ketamina, MDMA, alcuni tipi di benzodiazepine come il flunitrazepam, e poi antidepressivi, cocaina, tranquillanti, sonniferi. Soprattutto, in ambiente scientifico l'alcol è riconosciuto come la più diffusa droga dello stupro a cui prestare attenzione - la più comune, essendo facilmente reperibile e legale. «Qualsiasi sostanza che sia in grado di alterare il nostro stato psico-fisico, che ci faccia perdere insomma la "lucidità", ci rende evidentemente incapaci di esprimere consenso o dissenso a proposte o azioni da parte di terzi e ci espone a comportamenti a rischio, che siano la guida in stato di alterazione, un rapporto sessuale non protetto o altri. Lo stato di ebbrezza alcolica ad esempio, come noto, può rendere la persona confusa, incrementare la disinibizione ed esporla a situazioni pericolose di varia natura. In effetti è proprio l'alcol la sostanza maggiormente riscontrata nei casi di DFSA (Drug Facilitated Sexual Assault) e quindi una delle sostanze a cui prestare maggiormente attenzione» puntualizza Vecchio. «Quello che sento tra i colleghi è che la sostanza alla base di tutte è l'alcol. Solitamente le persone che denunciano hanno avuto una serata alcolica e poi magari hanno aggiunto una sostanza. Ci sono tanti psicofarmaci che uniti all'alcol danno lo stesso effetto di collasso e sono magari più facilmente reperibili» dice Molinaro. Chi fa uso di queste sostanze in Italia? «Relativamente al consumo di GHB all'interno della popolazione studentesca italiana, lo studio ESPAD®2022 mostra come l'1,2% (maschi: 1,1%; femmine: 1,3%) degli studenti tra i 15 e i 19 anni afferma di aver consumato questa sostanza nell'arco della propria vita, percentuale che scende rispettivamente allo 0,6% (maschi: 0,8%; femmine: 0,4%) e allo 0,3% (maschi: 0,5%; femmine: 0,2%) in riferimento al consumo nell'anno e nell'ultimo mese. La sostanza è stata usata sopratutto dagli studenti maggiorenni, e soprattutto dai ragazzi» spiega Molinaro. «L'uso che rileviamo in questa fascia di età ancora molto giovane è relativamente basso: considerando che gli studenti di quell'età in Italia sono circa 2 milioni e mezzo, 37.000 ragazzini che dicono di averlo provato rappresentano un dato da leggere con interesse. Teniamo conto che altre sostanze più diffuse come la cocaina sono attorno al 2,3% in questa fascia di età». «Se invece si considerano sostanze come alcol e psicofarmaci assunti per l'alterazione dell'umore, i consumi riguardano soprattutto le giovanissime: rispettivamente il 34,8% (maschi: 28,5%) e il 15,1% (maschi: 6,5%) delle studentesse afferma di essersi ubriacata e di aver utilizzato psicofarmaci per l'umore senza prescrizione medica nel corso dell'anno. Non è possibile capire dai dati se vi sia un'associazione tra il consumo di queste sostanze e l'aver subito aggressioni a sfondo sessuale» dice la scienziata. Come ci si può proteggere? «Oltre ad evitare di mettersi in condizione di perdere la lucidità e di conseguenza il controllo sulle nostre azioni, è da consigliare anche l'adozione di comportamenti protettivi, quali il non accettare bevande senza averne avuto la supervisione sulla preparazione e il mantenere sempre il contatto visivo su quanto stiamo assumendo, evitando di lasciare il proprio bicchiere o lattina incustoditi» conclude Vecchio. «E quando sorvegliare i bicchieri non è possibile, è bene stare sempre in compagnia di qualcuno di cui ci si fidi, che possa monitorarci e notare se iniziamo ad avere atteggiamenti che non sono normali, e in quel caso accompagnarci al Pronto Soccorso o a casa dai propri genitori in base alle nostre condizioni» aggiunge Molinaro. «Se siamo in ambienti dove non conosciamo nessuno è sempre consigliabile restare lucidi. E nel momento in cui ci si rende conto che si sta iniziando a sentirsi male, chiamare subito aiuto e non rimanere da soli». 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inpress · 1 year ago
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Overland, un’installazione site-specific di Tommaso Chiappa dedicata al viaggio e alla scoperta
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Palermo - L'arte dove meno te l'aspetti. Si intitola "Overland" l'installazione site-specific dell'artista Tommaso Chiappa, allestita nei locali dello studio dentistico Biodent srl del dott. Angelo Inzerillo in via Puccini 70, che sarà inaugurata sabato 24 giugno alle ore 17.
Negli ultimi anni l'artista palermitano si è distinto per aver portato la pittura fuori dai tradizionali contesti, nei luoghi di lavoro, fabbriche, business center, studi legali e sedi di ordini professionali, alberghi e ristoranti, cliniche e ospedali in tutta Italia. Con gli obiettivi di ampliare l'accessibilità e la fruizione delle opere a un pubblico più vario, connettere l'arte alla vita quotidiana delle persone, stimolare il dialogo tra l'arte e la società, impreziosire gli ambienti di lavoro con un tocco di creatività, arricchire l'esperienza sociale e migliorare la qualità del tempo trascorso in quei luoghi.
Overland propone un percorso di opere pittoriche inedite, ispirate al tema del viaggio e della scoperta, che si inseriscono nello studio dentistico dialogando con lo spazio circostante, dalla reception alla sala di attesa, dal corridoio, fino alle sale operatorie e agli altri ambienti di lavoro.
Overland è un viaggio avventuroso per le strade del mondo. Un'esplorazione attraverso luoghi cari all'artista - da Barcellona a New York, da Palermo a Milano – popolati da folle multicolore che riflettono il continuo cambiamento ed esprimono la dimensione sempre più multiculturale e multietnica delle nostre società. L'artista nelle sue opere racconta il rapporto quotidiano uomo-ambiente urbano e uomo-natura. Il luogo non è solo lo spazio che ci circonda ma è anche emozione, ricordo e memoria, scambio e interazione. L'installazione, pensata e creata negli ultimi anni, ha fatto i conti con la pandemia e con la guerra, ma anche con l'idea di rappresentare una società che prova ad andare avanti. Al tema della Natura Chiappa dedica la raffigurazione di un ficus monocromatico e di alcuni suggestivi paesaggi marini.
L'artista propone opere ad olio su tela con una pittura liquida, attenta al particolare e alla qualità della luce. Ultimamente Chiappa, che in precedenza ha lavorato con la monocromia, utilizza i colori puri, con sfumature nette e i contrasti forti con il bianco di titanio. Il bianco rappresenta l'assenza di colori ma al tempo stesso la sublimazione metafisica nella luce che avvolge la realtà.
Tommaso Chiappa (Palermo, 1983) si è formato artisticamente a Milano, compiendo i suoi studi all'Accademia di Brera e legando il proprio nome alla Galleria di Luciano Inga- Pin con alcune mostre che lo hanno fatto conoscere a un più vasto pubblico. Ha partecipato a numerose personali e collettive in Italia e all'estero. Tra gli altri, la Clio Art Fair di New York (2017). Al suo percorso artistico la critica e storica dell'arte Vera Agosti ha dedicato il libro "Origine di Tommaso Chiappa (Prearo Editore). L'artista predilige per le mostre contesti insoliti e luoghi di lavoro, come fabbriche (Electrolux, Solaro), studi legali (La Scala, Milano; ospedali (IRCCS Maugeri, Pavia), sedi di ordini professionali (Villa Magnisi sede Ordine dei Medici), alberghi e ristoranti (Hotel Excelsior Hilton, Palermo; Antica Focacceria San Francesco, Milano e Palermo). Di recente ha curato la direzione artistica del progetto espositivo Genio italiano al Museo Onda Rossa di Caronno Pertusella (VA) dedicato a Leonardo da Vinci. Sempre nel 2020 ha ideato e curato l'installazione Restart city presso la sede di Ucimu – sistemi per produrre, Associazione Costruttori Italiani Macchine Utensili, Robot e Automazione – a Cinisello Balsamo (MI). Ha realizzato progetti di riqualificazione urbana a Bagheria (facciata dell'istituto professionale D'Acquisto, "Umano colors street", 2018 – facciata laterale "People and Peace" 2022), Termini Imerese (zona adiacente al Liceo artistico "Ugdulena" e murales "Energy Street Social" all'esterno e all'interno dell'azienda Genovese nella zona industriale, 2019) e Palermo (parcheggio sopraelevato "Multicultural-educarnival" del Centro Commerciale La Torre, 2020 e nello stesso parcheggio" Resilienza" 2022; People Air Basket riqualificazione facciata interna Scuola Elementare Lambruschini 2022).
Le opere esposte in permanenza nello studio dentistico Biodent srl del dottor Angelo Inzerillo  potranno essere ammirate negli orari di apertura dello Studio o su prenotazione, nel rispetto degli orari e delle modalità lavoro del personale.
Info e contatti
Tommaso Chiappa:
Cell: 3398697986
Sito: www.tommasochiappa.eu
Facebook  tommasochiappa artist
Instagram tommasochiappa_artist_
Per appuntamenti:
www.studiodentisticoinzerillo.it
Tel: 091 616 6050
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