#sensi-psichici
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pensierodelgiornoblog · 8 months ago
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Riconoscere i conflitti interiori: psicologia. Estratto dal libro: ‘Psicosintesi – Armonia della vita’ di Roberto Assagioli.
“Una delle maggiori cecità, delle illusioni più nocive e pericolose che ci impediscono di essere quali potremmo essere, di raggiungere l���alta mèta a cui siamo destinati, è di credere di essere per così dire “tutti d’un pezzo”, di possedere cioè una personalità ben definita.
Infatti, generalmente tutta la nostra attenzione, il nostro interesse, la nostra attività sono presi da problemi esterni, pratici, da compiti e mète che sono fuori di noi. Ci preoccupiamo di guadagnare, di possedere dei beni materiali, di ottenere il successo professionale o sociale, di piacere agli altri, oppure dominarli. Presi da questi miraggi, trascuriamo di renderci conto di noi stessi, di sapere chi e che cosa siamo, di possederci.
E’ vero che in certi momenti siamo obbligati ad accorgerci che vi sono in noi elementi contrastanti e dobbiamo occuparci di metterli d’accordo; ma siccome è una constatazione sgradevole e scomoda, un compito che ci appare difficile, complesso, faticoso, un penetrare in un mondo che ci è quasi sconosciuto, in cui intravediamo un caos che ci turba e ci impaurisce, noi rinunciamo ad entrarvi, cerchiamo di pensarci il meno possibile.
Tentiamo di “tener buone” le diverse tendenze che accampano pretese, che esigono soddisfazione, facendo volta a volta delle concessioni ora all’una ora all’altra, a seconda che ci appaiono più forti ed esigenti. Così a volte appaghiamo, entro certi limiti, i nostri sensi, i nostri istinti; altre volte facciamo quello a cui ci spinge una passione, un sentimento; in certi momenti ci prendiamo il lusso di seguire (fino ad un certo punto!) gli incitamenti della nostra coscienza morale, cerchiamo di realizzare in qualche modo un ideale.
Ma non andiamo a fondo in nessuna direzione, ci destreggiamo con una serie di ripieghi, di compromessi, di adattamenti e, diciamolo pure, di ipocrisie con noi stessi e con gli altri.
Così tiriamo innanzi alla meglio e, quando le cose ci vanno bene, ci congratuliamo con noi stessi della nostra abilità, della nostra furberia, del buon senso, dell’equilibrio di cui diamo prova. Però spesso questi metodi, che si potrebbero chiamare di ordinaria amministrazione della vita, si dimostrano inadeguati ed insufficienti. Le concessioni che facciamo non soddisfano, anzi suscitano nuove e crescenti pretese. Mentre si accontenta una parte, altre insorgono e protestano; se ci abbandoniamo alla pigrizia, al dolce far niente, l’ambizione ci assilla; se ci concediamo all’egoismo, la coscienza ci disturba; se allentiamo le redini ad una passione, essa ci prende la mano, ci fa ruzzolare in un precipizio; se comprimiamo troppo duramente una parte vitale possiamo far insorgere disturbi neuro-psichici.
In questo mondo si vive in uno stato di perenne instabilità, di disagio, di mancanza di sicurezza. E’ facile constatarlo, osservando con un po’ d’attenzione e di sincerità noi stessi e gli altri.
Se non vogliamo restare in questo stato così poco soddisfacente ed in realtà non rispondente alla nostra dignità di esseri umani, dobbiamo affrontare coraggiosamente la situazione, guardare in faccia la realtà, anche in fondo al problema, per trovare e poi attuare soluzioni radicali e decisive. […]
Riconoscere il caos
Il primo mezzo in tale via di chiarezza e di verità consiste nel riconoscere il caos, la molteplicità, i conflitti che esistono in noi. Non mancano a tale riguardo avvertimenti e testimonianze. Il Padre Sertillange, dice: “In realtà vi è in moi una molteplicità quasi indefinita. Noi siamo ‘legione’.” --- > Approfondimenti nell’articolo sul blog.
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notiziariofinanziario · 10 months ago
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La ketamina, della quale Elon Musk ha detto di fare uso, è utilizzata ancora oggi per indurre e mantenere l'anestesia
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La ketamina è un anestetico dissociativo, agisce cioè dando la sensazione di separare la mente dal corpo. Per questo, a dosi elevate può provocare allucinazioni e la sensazione di entrare in un'altra realtà, con il rischio conseguente di un distacco sempre maggiore. “Non si dovrebbe mai usare la ketamina senza controllo medico, solo uno psichiatra può eventualmente pensare di utilizzarla” avverte Simona Pichini, direttrice del centro nazionale Dipendenze e Doping dell'Istituto Superiore di Sanità. “Non si conosce la posologia in cui va utilizzata e soprattutto in un cervello di un adolescente o di un giovane adulto non ancora formato si rischia di slatentizzare una serie di patologie come psicosi e schizzofrenie, quindi non è mai consigliabile l'uso di questa sostanza” ha aggiunto. La ketamina come farmaco La Food and Drug Administration lo scorso anno ha emesso un avviso sui pericoli derivanti dal trattamento dei disturbi psichiatrici con composti di ketamina dal momento che sempre più persone cercano terapie alternative contro la depressione, il disturbo da stress post-traumatico e ansia. Questi trattamenti negli Usa sono spesso venduti online attraverso piattaforme di telemedicina senza controlli medici reali, e con il rischio concreto di andare in overdose. L’Fda ha avvertito che l’uso senza supervisione di composti di ketamina aumenta il rischio di pericolose reazioni psichiatriche e problemi di salute come l’aumento della pressione sanguigna, insufficienza respiratoria, problemi del tratto urinario che possono portare all’incontinenza. La ketamina come droga  Se utilizzata per scopo ricreativo la ketamina può essere una pericolosa droga che agisce sul sistema nervoso centrale come un potente psichedelico provocando una sensazione di dissociazione mente e corpo. L’abuso di ketamina può portare a dipendenza fisica e psicologica. Gli effetti collaterali Diversi sono gli effetti collaterali legati all'uso e abuso di ketamina: vertigini, torpore agli arti inferiori, perdita di coordinazione motoria, perdita della percezione sensoriale, abbassamento della temperatura corporea (ipotermia), problemi di rigidità muscolare, a dosaggi molto alti può sopraggiungere anche l’arresto respiratorio che può portare a coma o morte. Gli effetti psichici variano dal leggero stato di euforia, sensazione di distacco tra mente e corpo, difficoltà nella coordinazione dei movimenti, difficoltà nel controllo dei vari sensi. Le immagini vengono distorte, possono comparire allucinazioni e diventa difficile distinguere sensazioni tattili (caldo/freddo, asciutto/bagnato), con alti dosaggi è possibile raggiungere Nde (near death experience, esperienze vicine alla morte). Read the full article
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susieporta · 1 year ago
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IL POTERE DI CAMBIARE LE COSE
La vita è liquida e dunque plasmabile; ogni situazione è lavorabile...
Non lasciar cadere la propria storia passata di vittime non mettendo in atto delle scelte fattive coscienti per cambiare lo stato di fatto delle cose, questo atteggiamento evidenzia una serie di fattori importanti che agiscono come ostacoli al cambiamento:
1. La paura di scegliere, la paura di fare delle nuove scelte per cambiare sé stessi e la propria vita; la paura di sbagliare e di prendersi le proprie responsabilità; siamo sotto il potere ipnotico dei sensi di colpa che attivano gli "ammortizzatori psicologici" e i sistemi di credenze auto limitanti
2. Non conosciamo noi stessi, chi siamo, cosa vogliamo dalla nostra vita, perché abbiamo vissuto tutta la vita per soddisfare direttamente o indirettamente le aspettative, i sogni ed i desideri delle persone infelici della nostra vita con l'aspettativa 'illusoria' che soddisfacendoli potessimo renderli felici, ma non funziona in questa maniera.
Oggettivamente parlando nessuno può rendere felice un'altra persona per il semplice motivo che la felicità non dipende da fattori esterni, ma da fattori interni psichici, energetici e spirituali che spetta ad ognuno di noi di indagare, di comprendere e trasformare, individualmente.
LA VITA È FATTA DI SCELTE ...
Se non scegli tu, consapevolmente, ogni momento, giorno per giorno, allora SARANNO LE TUE PAURE a scegliere al posto tuo.
Vivere consapevolmente implica sviluppare la capacità di scegliere nel qui ed ora seguendo la propria comprensione, cuore ed intuizione lasciando cadere l'intero passato SMETTENDO DI USARE LA PROPRIA STORIA PERSONALE DI VITTIMA come scusa per non scegliere.
"Ma io prima devo capire" è una delle frasi più gettonate come scusa da chi ha paura di vivere e cambiare.
NON C'È NULLA DA CAPIRE DI COSÌ IMPORTANTE RIGUARDO IL PASSATO ...
Le cose sono andate così come sono andate perché allora non potevano andare in nessun altra maniera altrimenti sarebbero andate in maniera diversa.
Molto semplice...
SE VUOI UNA VITA DIVERSA, ALLORA DOVRAI ESSERE UNA PERSONA DIVERSA.
Basta un po' di osservazione consapevole per comprendere che ciò che sei al tuo interno, la condizione della tua macchina biologica e il livello d'Essere che ATTIRA un certo tipo di vita, persone e situazioni come un elettro-calamita.
Se non cresci e non ti svegli e non cominci a scegliere dalla tua comprensione e cuore, finirai per vivere e rivivere all'infinito il tuo passato, la tua storia personale di vittima.
CAMBIARE COMINCIA CON IL POSIZIONARSI FUORI DAL RUOLO DI VITTIMA OPERANDO DELLE SCELTE COSCIENTI VOLONTARIE
Il segno distintivo di una persona CONSAPEVOLE ED AMOREVOLE è che vive totalmente nel qui ed ora ed impara dagli errori passati; osserva, comprende, sceglie ed apporta delle 'micro correzioni' alla propria vita determinando così, momento per momento, delle variabili coscienti funzionali alla direzione scelta.
Scegliendo consapevolmente inserisci delle VARIABILI COSCIENTI nel flusso dei tuoi automatismi che determinano dei cambi di rotta rispetto al passato.
P. S. Se non utilizzi il 'potere creativo' per crescere te stesso e cambiare la tua vita in meglio, c'è il rischio che tu lo utilizzi per dominare gli altri interferendo con i loro processi interiori vitali o che tu cada sotto il potere degli altri.
SCEGLI!
Gurdjieff: "Tutto dipende da tutto, tutte le cose sono collegate, non vi è niente di separato. Tutti gli avvenimenti seguono dunque il solo cammino che possono prendere. Se le persone potessero cambiare, tutto potrebbe cambiare. Ma esse sono quelle che sono, e di conseguenza le cose, anche esse sono quelle che sono."
Roberto Potocniak
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klimt7 · 2 years ago
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Riflessioni sul nostro apparato percettivo ed emozionale.
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In certe immagini vibra un suono.
Una segreta aspirazione delle cose
a parlarci.
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Traspaiono allora modelli, archetipi, immagini-mito, un mondo che è "altro" dal nostro universo quotidiano.
È tramite queste immagini, che ognuno di noi è costretto a fare i conti con la propria psiche e il proprio contenuto "emotivo".
È in questa "pausa" in questo riconnetterci con la nostra "immaginazione emotiva" che riscopriamo i meccanismi che ci governano da milioni di anni. È allora che abbiamo la possibilità di studiare noi stessi, e come tutti noi reagiamo agli stimoli del mondo esterno. Ogni artista parte proprio da questa scienza personale imparando dalla moltitudine delle immagini quali fra queste ci risuonano "dentro". È come imparare un "alfabeto", una nuova lingua che è assieme antichissima.
L'artista allora prende a parlarci tramite questo linguaggio e a maneggiare una vastissima gamma di sensazioni-emozioni.
Ecco allora quali sono i suoi "veri colori ed i suoi veri pennelli". Le sensazioni-emozioni.
Saranno questi strumenti che gli permetteranno di coinvolgerci, di emozionarci e di regalarci un doppio registro interpretativo.
L'Arte è questa abilità dei "provocatori-artisti" di utilizzare il nostro alfabeto interiore universale, comune a tutti gli esseri umani per "trasmetterci" contenuti mentali, emotivi, simbolici e metaforici.
Così, come non avvertire dentro l'immagine in alto, all'inizio del Post, il richiamo che esercita su di noi, la "purezza", la "trasparenza", l'innocenza originaria, la limpidezza.
C'è proprio una "frequenza" particolare da cui veniamo raggiunti, guardando una immagine come questa. Chi è abituato a prestare attenzione all'universo dei sensi, diventa presto consapevole del proprio "pianoforte" emotivo che entra in funzione ogni volta che veniamo raggiunti e "toccati" dagli stimoli che sono colori, suoni, immagini, parole, frasi, proporzioni e ordini geometrici. Il mondo esterno allora "ci suona". E noi, intesi come esseri psichici, finiamo per essere le tastiere, i tamburi, i timpani, di questa "musica sensoriale".
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scogito · 4 years ago
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A detta di padre google il covid non appare poi così pericoloso. Ma è stato “appena scoperto”, dunque meglio tutelarsi vivendo di merda, colpendo i centri nervosi e psichici delle persone così da causare stress cronico e farli ammalare sul serio. Meglio chiuderli in casa colpendoli anche finanziariamente così che oltre la paura si sovraccarichino di sensi di colpa per non riuscire a sfamare la famiglia. Molto meglio far credere a tutti che bisogna restare uniti denunciando il vicino di casa che ha tre amici a pranzo. Sto’ decerebrato egoista che potrebbe decimare me e la popolazione non merita di essere libero. Meglio ergersi a giustizieri perché lo stato che “mi tutela” ha detto che è dovere civico essere uno zombi e fare lo stronzo perché gli altri non siano liberi come me.
Se proprio vuoi salvaguardare la tua esistenza vedi prima di esistere.
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spiritismo-italiano · 4 years ago
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IPOTESI ED ESPERIENZE Equilibrio psico-fisico e personalità spirituale: quali i collegamenti?
VITA NUOVA: IPOTESI ED ESPERIENZE Equilibrio psico-fisico e personalità spirituale: quali i collegamenti?
“Se l'individuo vuole, può e sa agire, porre in movimento volontario qualunque pensiero, consapevolmente spinto dalle motivazioni che lo indirizzano a ricercare, confrontare, esprimersi fuori da se stesso.
Nell'articolo precedente abbiamo accennato alla volontà quale presunta qualità del cervello umano, ma anche quale possibile attributo dello spirito. Come può questo spirito, ipoteticamente compresso e soffocato dalla materia in cui è costretto, fare un uso appropriato dei suoi attributi, esprimere le sue capacità e avvalersi delle sue sconosciute possibilità? Come può, abbiamo chiesto allo spirito istruttore che è stato medico psichiatra, il nostro spirito emergere e renderei consapevoli dell'aiuto che possiamo dare a noi stessi? Come possiamo collaborare al nostro benessere psico-fisico, al nostro equilibrio, avvalendoci delle nostre capacità spirituali?
Le risposte, in effetti, erano già implicitamente contenute nelle varie istruzioni che avevamo ricevuto in tutti questi anni; gli Spiriti, però, non si stancano mai di ripetere e insistere su alcuni concetti che noi con determinazione dobbiamo maturare e chiare.
Ecco l'attuale risposta:
"Prima di tutto dovete fermamente volerlo e mettere in atto quelle tecniche che aiutano ad allentare le tensioni, ad eliminare le memorizzazioni spiacevoli, i pensieri sommati ai pensieri, a sbloccare i nervosismi accumulati e non scaricati nel corso della vita. Tutte queste situazioni di sovraccarico, infatti, tengono la mente agitata, impediscono alla psiche di far partire ordini che non siano soltanto automatici: cioè quegli ordini di calma, essenziali, direi indispensabili, per azioni costruttive e vitali.
Di proposito vi parlo di mente e psiche, distinguo i due termini che dovete imparare a comprendere a fondo, perché possiate essere padroni della vostra mente e della vostra psiche che hanno la capacità e la possibilità importantissima di agire sulla rete elettrica la prima, sulla rete energetica la seconda, portandovi all'autocontrollo energetico della macchina (il soma) che dovete imparare a gestire.
E questo il primo passo per poter meglio approfondire la funzione dei meccanismi naturali che, proprio perché sconosciuti, vi sembrano difficilmente comprensibili e quindi utilizzabili.
La mente ha la pecurialità di elaborare il pensiero, di rendere accettabile, con il ragionamento bilanciato da certi specifici circuiti del cervello, l'elaborazione mentale; essa è come un trasformatore che controlla tutte le componenti principali di una centrale elettrica (rete elettrica del soma).
La psiche è una fucina di energie, produce, bilancia, organizza, emana energie; va così a strutturare la rete energetica, strumento che lo spirito, guidato dalla volontà, usa per inviare impulsi di ogni tipo sia alla mente e di conseguenza al soma, sia alla psiche e conseguentemente ancora alla rete energetica, sollecitandola a produrre e organizzare energie, a fornire ottimismo salutare e vivificante per la mente e per il fisico in un continuo rinnovarsi di forze. Ogni impulso allora diviene azione positiva e costruttiva, volontariamente messa in atto, consapevolmente espressa. La volontà, questo misterioso, astratto strumento dello spirito, acquista tutto il suo valore per mettere in atto il libero arbitrio, per costruire attivamente anziché subire passivamente. La volontà prende forma come propulsore di energie, di dinamismo di pensiero e di forze benefiche per la mente e per il soma. La volontà assume la sua veste di agente e guida consapevole nei processi di scarico necessari a sbloccare energia statica o caotica, in una parola disorganizzata; a rendere percorribili canali dapprima superficiali e quasi tangibili, nel soma, ma successivamente più profondi e ancora sconosciuti nella rete energetica.
Come esercitare questa volontà perché possa porsi in azione costruttivamente, come darle spazio perché possa divenire una capacità da utilizzare per rendere dinamico ogni pensiero, per trasformare in azione ogni impulso?
Sforzandovi di usarla in ogni circostanza della vita, anche la più semplice, non lasciandovi mai andare alla corrente, trascinare, condurre o, al limite, rendendo attive, volute, consapevoli, anche queste situazioni.
Esercizio continuo dunque, nelle piccole cose, nella quotidianità degli avvenimenti piccoli e grandi. Esercizio quotidiano e costante per mantenere sufficientemente scorrevole la rete elettrica, percorribile quella energetica.
La struttura energetica, non soltanto strumento della psiche, ma anche della personalità spirituale, è situata più profondamente in voi e più sottilmente organizzata rispetto alla rete elettrica, m'lo è ad essa strettamente collegata. E come un bozzolo costituito da sottili filamenti, molto elastici, intersecantesi l'un l'altro, i più vicini come i più lontani, perché formati più che di materia (ma anche di questa) di energia.
Un'energia ancora sconosciuta all'uomo e spesso confusa con la bioenergia, il fluido, il magnetismo, tutti termini che definiscono un qualcosa di carattere essenzialmente somatico. In modo parallelo ai percorsi della rete elettrica, questa energia portante scorre nella rete preposta, spinta da propulsori che corrispondono, nella rete elettrica, ai plessi e che per questo io vi ho a suo tempo indicativamente segnalati come strumenti di forza. Aggregati di forza organizzata che la volontà può usare come strumenti agenti sia sulla psiche, attraverso la rete energetica, sia indirettamente sul soma, attraverso la rete elettrica. Strumenti di forza che si possono anche chiamare sensi psichici e dei quali lo spirito si serve per inviare i suoi messaggi. Perché questi sensi psichici sono come assopiti e perciò inutilizzati?
Perché la rete elettrica è sovraccarica, i plessi somatici o "centraline" sono in tilt. Infatti i plessi sono le porte esterne, i punti di comunicazione tra struttura energetica e sistema nervoso, tant'è vero che il sistema endocrino e soprattutto le sue ghiandole meno conosciute, vengono attivate da meccanismi non soltanto elettrici o somatici, ma anche energetici.
E il caso dell'epifisi, o ghiandola pineale, così importante nello sviluppo della medianità, che, stimolata dal plesso coronario, può a sua volta stimolare meccanismi e capacità guidati dalla volontà. Sempre di volontà individuale si tratta, mai si può derogare da scelte e decisioni che un corretto impiego del libero arbitrio comporta!
Il mantenere pulita la propria rete elettrica dipende dalla ferma volontà, prima, di non sovraccaricarla, mantenendo il pensiero attivamente dinamico, affrontando ogni problema con decisione ed ottimismo e poi, all'occorrenza (e occorre sempre!) attuando quelle tecniche di respirazione e di rilassamento capaci di mettere in movimento e quindi scaricare l'energia elettrica eccedente o bloccata.
Una volta padroni di questi meccanismi, e soltanto allora, è possibile ristabilire la naturale attività dei sensi psichici, far sì che i plessi somatici ne captino ed utilizzino, come conduttori materiali, le forze aggregate di cui parlavo prima, rivitalizzare le forze fisiche con precisi ordini che la volontà, ricevendo impulsi e messaggi dello spirito, metterà in atto.
Che cosa significa, mi chiederete, mantenere il pensiero attivamente dinamico? Ogni impulso che giunge alla mente dall'esterno o dall'interno, crea immediatamente un pensiero di reazione.
Questo pensiero certamente non è statico, ma soggetto a varie elaborazioni, collegamenti con altri pensieri e, quel che più conta, adattabile all'espressione. Se il pensiero viene espresso sotto forma di comunicazione semplice, confronto, verifica, è senz'altro attivo, perché ha provocato reazioni comportamentali attive.
Capacità di espressione: ecco il primo termine-chiave ed ecco dove si può cominciare ad innescare la volontà. Capacità di espressione, una capacità della mente che invece di seguire schemi, di rielaborare dati visti in modo unilaterale, si esprime, si apre al confronto e lascia alla volontà, attributo della personalità spirituale, spazio per giungere alla vera messa in atto del libero arbitrio.
Libero arbitrio che è per l'uomo dono prezioso, ma dall'uomo stesso è sovente sottovalutato o valutato in modo confuso.
È molto più comodo e riposante seguire schemi preordinati, elaborare pensieri condizionati da questi schemi, soggiacere a motivazioni interpretative e adagiarsi, lasciando che le energie del pensiero vadano per così dire in circolo e si riciclino con la continua spinta del medesimo pensiero anch'esso riciclato (ecco lo pseudo-dinamismo del pensiero "non" attivo!).
Se l'individuo vuole, può e sa agire, porre in movimento volontario qualunque pensiero, consapevolmente spinto dalle motivazioni che lo indirizzano a ricercare, confrontare, esprimersi fuori da se stesso.
Ed ecco la struttura energetica, sollecitata, fornire energia ed ottimismo salutare per la mente e per il fisico. Ogni impulso allora diviene motivazione positiva, desiderio di modificare situazioni sgradevoli e stressanti consapevolmente e volontariamente, in una parola: azione.
Allora, e solo allora, l'apatia viene cancellata, la routine respinta con decisione, gli schemi vengono annullati per lasciare spazio a precisi atti di volontà. La volontà è quindi agente del mantenimento e anche del recupero dell'equilibrio psico-fisico ove sia compromesso, nel senso di una collaborazione dell'individuo sia nel pulire e mantenere in ordine la rete elettrica, sia nel vivificare la struttura energetica mantenendo attivo un meccanismo, in un continuo scambio di messaggi e propulsioni".
Quante idee nuove, quanti concetti tutti da capire in queste righe tratte da istruzioni che, da parecchio tempo, ribadiscono continuamente la necessità di una collaborazione attiva e consapevole al mantenimento o al recupero del nostro equilibrio, lasciando emergere le capacità del maggior artefice del nostro benessere psico-fisico: il nostro spirito, incarnato e spesso assopito, ma in grado, se gliene diamo la possibilità, di agire.
I nostri istruttori desiderano farei capire come possiamo riuscire in questo intento, vogliono aiutarci in questo modo a vivere meglio.
Ci prendono per mano e ci indicano la strada: la strada del conosci te stesso, dello studio e della ricerca per arrivare da soli a scoprire ciò di cui la natura è stata generosamente provvida e per utilizzare le conoscenze già acquisite per raggiungerne di nuove.
Leggiamo ad esempio nel testo "Physiologia Nova" di Giovanni Mancini:
"Dobbiamo dire che la vita ci appare come un caso particolare di applicazione dell'elettricità alla materia: lungi con ciò dall'assumere caratteristiche eccezionali, il fenomeno si inquadra in una legge fondamentale che è comune a tutte le cose dell'universo".
E ancora: "La vita sarebbe inconcepibile se non ricevessimo continuamente dal mondo che ci circonda una massa notevole di segnali. Sappiamo che tutti i segnali del mondo circostante pervengono al cervello sotto forma di correnti elettriche.
Gli strumenti misuratori inventati dall'uomo hanno rilevato che, nei cervelli di tutti gli esseri viventi, si incrociano segnali elettrici variamente modulati.
"Quando si dice che il cervello è in grado di percepire un solo linguaggio, quello dei segnali elettrici, bisogna chiarire quello che si vuoi dire: un segnale elettrico è in sostanza una corrente elettrica capace di produrre un dato effetto: accendere una lampadina, far muovere un motore, far scattare un relais e via di seguito. Una corrente può essere vista sotto due aspetti lapalissiani: passa in un conduttore, oppure non passa. Se passa produce un lavoro nel "carico" (lampada, motore) collegato al conduttore.
Se non passa, nessuna azione si riscontra nel "carico" che perciò resta inerte. "Allo scopo di regolare il passaggio di una corrente lungo un conduttore si può far ricorso a un interruttore. Quando l'interruttore è chiuso la corrente passa e compie un lavoro; quando è aperto la corrente non passa. Quando un essere vivente viene al mondo è una macchina già sufficientemente programmata. Quando i pionieri della cibernetica cominciarono a scambiarsi informazioni con gli studiosi di neurologia, scoprirono che comportamenti tipici del calcolatore coincidevano con comportamenti tipici della mente umana e viceversa.
Se parlando genericamente dell'uomo, intendiamo riferirei al suo aspetto di "congegno pensante", possiamo rilevare che esistono numerose analogie tra l'uomo, inteso come tale, e il calcolatore. Per mezzo dei suoi "input" sia l'uomo che il calcolatore recepiscono le relative informazioni: affinché tali informazioni possano essere accolte nella sfera pensante (sia del calcolatore sia dell'uomo), devono essere ridotte tutte in segnali elettrici".
Come non collegare queste avanzate teorie a quanto gli spiriti istruttori indicativamente ci orientano a fare, senza tralasciare di spingerci a ricercare e studiare quanto in merito già è stato scoperto? Come non pensare che la natura ci riserva infinite sorprese che gli Spiriti vogliono aiutarci a scoprire?
E inoltre come non collegare e quindi approfondire i termini "rete elettrica" e " struttura energetica" che i medici spirituali spesso usano e ci stimolano a verificare su noi stessi, alle teorie esposte ormai da molti scienziati sulla "meravigliosa elettrologia dell'organismo',?
Troviamo nella collana "Frontiere della scienza" un testo realizzato da due affermati giornalisti scientifici americani con l'aiuto e la collaborazione di quasi duecento scienziati e ricercatori, "L'universo della mente"
di Judith Hooper e Dick Teresi.
Da esso traiamo ad esempio: "La coscienza è una proprietà emergente di alto livello del cervello e una volta emersa, assume il comando. I prodotti della mente, religione e psicologia comprese, esercitano un'influenza dall'alto al basso sul meccanismo fisico-chimico del cervello, mettendo in movimento molecole ed atomi.
"Le idee comandano. il gioco, esercitando un controllo verso il basso sul traffico della propagazione degli impulsi nervosi. (Sperry)".
E ancora: John Eccles, che nel 1963 vinse un premio Nobel per le sue ricerche sulle sinapsi, dichiara di essere persuaso che la coscienza non risieda nel cervello, ma in uno "spirito" (immateriale e immortale) che vivifica quella macchina simile ad un computer che è il cervello. Il cervello è uno strumento prezioso che ci fornisce le linee di comunicazione da e per il mondo materiale, ma noi non siamo il cervello.
Un atto di volontà, come lo vede Eccles, è un caso quotidiano della mente che muove pezzetti di materia.
La parte di cervello che assicura il collegamento è, a suo giudizio, l'area motoria supplementare (AMS) della parte superiore del cervello. E qui che la mente bisbiglia alle cellule nervose ed è qui che la libera volontà attiva la macchina.
Le dichiarazioni di Eccles sono rare fra gli scienziati odierni e i suoi critici tendono a considerare l'AMS una sorta di ripresa della ghiandola pineale non molto attendibile scientificamente, anche tra coloro che adottano rigorosi metodi scientifici, abbiamo trovato molti che hanno imboccato la strada di un certo possibilismo.
Per questa volta fermiamoci qui, ma certe ipotesi affascinanti non potrebbero, se gli Spiriti ci aiutano, portarci alla conoscenza di meccanismi naturali ancora ignoti?
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marquise-justine-de-sade · 5 years ago
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Come sostenevano gli Egizi, il gatto pare vedere gli spiriti dei morti: chiunque abbia un gatto può riferire come il micio di casa, sonnacchioso e pigro, qualche volta alzi lo sguardo, addirittura
a volte ringhi o soffi furiosamente, verso qualcosa che il padrone non scorge. Fantasie del felino, sogni ad occhi aperti? Non proprio.
La capacità che i mici riescano a vedere con i propri occhi quel particolare fenomeno che è costituito dagli Orbs, le sfere che appaiono nelle fotografie realizzate con le macchine digitali o con le pellicole più sensibili, è facilmente dimostrabile. Esistono varie foto che mostrano il gatto osservare con curiosità e interesse in direzione delle sfere Orbs, peraltro invisibili all’Uomo.
Com’è possibile? Se si trattasse di un difetto ottico dovuto al pulviscolo, come sostengono gli scienziati, come potrebbe il gatto dimostrare interesse o paura per un semplice granello di polvere? Se viceversa si trattasse di entità diverse, non necessariamente spiritiche ma anche solo energetiche, allora la speciale abilità del gatto di percepire vibrazioni e frequenze ignote all’uomo potrebbe spiegarsi in termini scientifici. La particolare sensibilità sensoriale consentirebbe al micio di vedere oggetti e fenomeni che i sensi umani, non particolarmente sviluppati, non riescono a percepire. Non è detto che ciò che non si vede non debba esistere: solo perché gli scienziati non hanno gli strumenti per osservare un fenomeno, non vuol dire che non esista, come invece stupidamente molti di questi soloni affermano. questo potrebbe spiegare una serie di abilità specifiche del gatto, come la sua empatia. Sempre chi possiede un micio ha sicuramente sperimentato che quando non si sta bene, il nostro amico in qualche modo lo “senta” e cerchi di trasmettere energia alla parte malata. Esempio classico è un mal di stomaco, un disturbo intestinale: ecco che il nostro felino si accoccola sulla pancia, donandoci un calore e una sensazione di benessere incredibile. Non a caso oggi si utilizza questa empatia per la celebre Pet Therapy, che cura con successo svariati malanni anche psichici. Non è il solo potere che dispone la nostra meraviglia a quattro zampe: caso unico tra gli animali, il gatto cerca di dormire sopra i cosiddetti nodi di Hartmann, ossia quelle particolari intersezioni delle linee del campo magnetico terrestre che avviluppano tutto il pianeta a intervalli regolari.
Se un uomo sostasse a lungo sopra uno di questi nodi, proverebbe una sensazione di spossatezza: non così il micio, che sembra al contrario rilassarsi in questi nodi evitati da tutti gli altri animali. Perché? Questa percezione del magnetismo è nota in tanti animali, come ad esempio tutti i migratori. Ma il gatto fa di più, è come se fosse in connessione con l’Energia Oscura che permea tutto l’Universo. E’ questo il segreto dei gatti? E’ questo il calore curativo che ci trasmette quando stiamo male? Se pensiamo che questa energia, teorizzata e dimostrata attraverso calcoli matematici ma non ancora avvistata per il già citato deficit sensoriale degli esseri umani, è in relazione con i riti magici ancestrali legati al concetto della Dea Madre, si comprende come gli Egizi avessero potuto divinizzare il gatto come esponente terreno della stessa divinità femminile universale.
Ma in tutto questo, quali sono le conseguenze pratiche? Da un lato, occorre considerare il micio come un essere evoluto, intelligente e sensibile, forse anche più dell’Uomo a livello emotivo. Per tale motivo occorre trattarlo in maniera sempre rispettosa e riverente, comportamento peraltro che si dovrebbe tenere con tutti gli esseri viventi. E dall’altro osservare le sue sfumature e imparare a percepire i mondi sottili, le dimensioni invisibili che ci circondano.
Terra real-time blog
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cartofolo · 6 years ago
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La mente non è il cervello fisico
Che il corpo biologico sia indispensabile a renderci coscienti, è indubbio. Diversamente non avrebbe senso trovarci in questo stato. Il dubbio arriva quando certi stati si coscienza (e di consapevolezza) non corrispondono a un’analoga attività del corpo biologico. Ho anche un piccola esperienza personale che vorrei raccontarvi.
Mia madre si ammalò di Alzaimer. Mia moglie ed io non ci sentimmo di affidarla ad altri, e decidemmo di accoglierla in casa nostra e curarla come potevamo. La decadenza psichica di mia madre seguì tutti i passaggi di questa malattia: c’è una perdita progressiva e inesorabile delle cellule cerebrali, con la conseguente mancanza di tutte le funzioni più nobili di memoria, cognitive e associative della corteccia del cervello. Insomma la persona arriva al punto di non riconoscere niente dell’ambiente che la circonda e di non poter più nemmeno istruire un pensiero razionale né parlare coerentemente: praticamente uno stato vegetale. Queste modificazioni celebrali, al culmine del loro processo, portano alla morte. Poco prima di questa ultima fase, una sera, mentre mia moglie ed io la stavamo accudendo, mia madre, che stava sonnecchiando, aprì gli occhi e con uno sguardo stupito ma lucido come da mesi non vedevamo, esclamò: “sono qui da voi?” Si guardò intorno e sembrò comprendere. Poi ci fissò alternativamente e con un sorriso dolcissimo disse: “Grazie per quello che avete fatto”. Poi richiuse gli occhi e dopo pochi minuti spirò senza riprendersi. Immaginate il nostro stupore e la nostra gioia per quell’ultimo saluto, impossibile scientificamente.
Quale processo si è innestato in quel cervello, ormai distrutto? Non c’è nessuna teoria scientifica che può spiegare un simile avvenimento, se non ipotizzare una consapevolezza dislocata altrove che, in un ultimo sforzo, è riuscita a istruire quei pochi neuroni, ancora sani, a formulare quelle ultime parole.
Questo è solo un piccolo esempio di fenomeni analoghi o anche diversi, ma che dimostrano un'indipendenza totale, della personalità dell'individuo dal sua organo biologico, anche se in circostanze particolari.
A questo punto vorrei esporre una riflessione forse azzardata, forse fantasiosa, ma con degli spunti di razionalità che possono essere accettati da una logica filosofica che non faccia torto alla nostra ragione.
E’ indubbio che tutto ciò che arriva alla nostra percezione o osservazione, non solo ha una caratteristica di dualità (io sono separato da ciò che osservo), ma deve subire un processo di "traduzione" attraverso i sensi; ancora di più attraverso la propria sensibilità che travalica i sensi propriamente detti. Questa sensibilità, a volte, riesce a rendersi autonoma persino dai processi psichici ordinari producendo delle sensazioni, emozioni e una consapevolezza che trascendono ogni biologia conosciuta.
Per quello che mi sembra di aver capito e sto ipotizzando, noi, in questo momento, stiamo esprimendo solo una parte della nostra coscienza. E’ questo il limite che ha generato il corpo fisico e tutta la struttura psichica (infatti sappiamo che il nostro bagaglio inconscio è molto più esteso della coscienza consapevole, tanto da arrivare ad ipotizzare un inconscio collettivo). Il principio che ha generato tutto questo, è in uno stato “d’essere”, quindi molto più onnicomprensivo e pervadente di quanto si può immaginare nella nostra percezione consapevole. Ma è anch’esso limitato nella sua espansione; tanto che ha la necessità di focalizzare la sua attenzione su “parti”, e creare, così l’ambiente idoneo a manifestare questi limiti e superarli di conseguenza. Se la nostra coscienza (che travalica la sfera materiale che conosciamo) fosse arrivata al limite massimo della sua consapevolezza, ma intuisse, una possibilità superiore a cui non può accedere, se non con delle qualità diverse, ancora da sviluppare, non cercherebbe forse di trovare l’ambiente più idoneo per far maturare quelle specifiche qualità, e non altre? Cosa sarebbe un mondo fatto esclusivamente di suoni, per chi non ha ancora sviluppato l’udito? Ecco che la necessità dell'essere (dello spirito?) va a formare la materia, la plasma nella struttura adatta a contrapporre i limiti e il loro superamento. Forse è per questo che siamo qui. Ed è per questo che il corpo fisico ha la prerogativa di nasconderci tutto quello che non è utile, esaltando, invece, quelle parti di consapevolezza, le quali hanno necessità di raffinarsi, imparare, espandersi nella direzione che è necessaria. Forse è per questo che esistono eccezioni, esperienze e momenti in cui particolari stati di coscienza, aprono uno spiraglio nel velo di ciò che pensiamo d’essere.
Qualcuno ha detto: “Non siamo il nostro corpo fisico, non siamo la nostra mente e nemmeno le nostre  emozioni. Noi siamo il Pensatore.” Questo Pensatore non siamo noi, così come ci sentiamo, ma è alla radice del nostro essere. Qualche volta ne scopriamo gli indizi, e ne intuiamo la manifestazione ai limiti del nostro orizzonte percepibile.
Ho azzardato questa riflessione perchè ho trovato un filmato del Dott. Bruce Greyson, uno dei massimi esperti di NDE, psichiatra e direttore della "Division of Perceptual Studies" della Virginia University, in cui esamina la questione del rapporto tra mente e cervello basandosi sulla fenomenologia legata alle esperienze di premorte, in cui fa riferimento a casi analoghi a quelli che ho raccontato di mia madre: http://www.youtube.com/watch?v=S_cgliFjlZk
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arnesaknussemm · 6 years ago
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Due sono le definizioni della psicologia, che predominano nella storia di questa scienza. Secondo l'una, la psicologia è "la scienza dell'anima": i processi psichici sono considerati come fenomeni dai quali si debba conchiudere all'esistenza di una sostanza metafisica, l'anima. Secondo l'altra definizione, la psicologia è "la scienza dell'esperienza interna", e però i processi psichici fanno parte di uno speciale ordine di esperienza, il quale si distingue senz'altro per ciò, che i suoi oggetti spettano all'"introspezione" o, come anche si dice in contrapposto alla cognizione ottenuta mediante i sensi esterni, spettano al senso interno.
Wilhelm Maximilian Wundt
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ricordandoti-blog · 6 years ago
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Incubo
È strano che io resti in un incubo fino alla fine però questo merita... ambientazione casa mia e ci sono io che mi preparo per uscire con un ragazzo, arriva questo appuntamento tutto ok, lui carino e tutto e niente finisce con un bacio a stampo, io prendo la macchina e guido fino a casa, lui mi segue, riesce ad entrare in casa senza farsi vedere, ad un certo punto me lo ritrovo impiedi davanti a me e si voleva fare sesso. Io ero contraria e quindi dicevo di no e lo invitavo ad andarsene, lui continuava e continuava con anche discorsi psichici finché ad un certo punto mi prende e mi sbatte fortemente contro un muro, perdo i sensi e quando mi sveglio mi ritrovo nel mio letto, senza vestiti, con la luce che entra nella finestra (vi lascio immaginare cosa sia successo perché io me lo son saltato nell'incubo). Cerco il telefono per chiamare aiuto visto che supponevo fosse ancora in casa, ma non lo trovo e presa dall'ansia comincio a pensare di scappare dalla finestra anche senza vestiti addosso. Mentre faccio per alzarmi dal letto lui entra dalla porta, comincia a parlare di quanto fosssi bella e tutto, io presa dal panico cercavo di farlo allontanare da me, lui si avvicinava sempre di più e io mi misi a piangere. Iniziò ad urlare e a darmi della "faciotta" poi rise di gusto nel vedermi così e si appoggiò al muro. Io nel mentre piangevo e cercavo di mettermi ranicchiata dall'altra parte del letto finché lui mi tolse le coperte di dosso e iniziò a parlare del mio corpo ormai rimasto nudo. Mi prese per un piede e mi tirò a se e con l'altra mano si toglieva i pantaloni e le mutande. Io piangevo e urlavo finché non gli tirai un calcio con l'altra gamba per scappare, ci riuscii, ma appena uscita da camera mia mi prese per un braccio e mi scaraventò dentro la camera facendomi sbattere contro il calorifero la testa fortemente.
Mi son sentita mancare il fiato e mi son svegliata di botto.
Ore 2:57
Un'altra notte senza dormire.
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marino222 · 3 years ago
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La vigilanza è l’arcobaleno che preannuncia il futuro e fa percepire alla nostra coscienza gli ancora flebili suoni della nuova vita. Nasce nel profondo del cuore mediante la costante e consapevole tensione dei sensi psichici e guida sul sentiero della conoscenza spirituale allontanando le forze oscure del mondo
Roberto Assagioli
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allmadamevrath-blog · 7 years ago
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La tortura. Il Diavolo in corpo: da donna a strega
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LA TORTURA
Il Diavolo in corpo: da donna a strega
Il culmine della demonizzazione del sesso e della donna come origine di ogni peccato coincide con l'inizio dell'era moderna, e s'inserisce  in un clima generale di ossessioni e fobie nei confronti del <<diverso>>: l'omosessuale, il povero, lo zingaro, il vagabondo, l'indemoniato, l'eretico. E' questo un periodo attraversato da grandi paure collettive, che culiminano nella ricerca di bersagli per esorcizzare la paura, di capri espiatori, uno dei quaili è sicuramente, il <<movimento>> organizzato delle streghe. Delumeau: <<L'inquisizione orientò le sue terribili richieste in due grandi direzioni: da una parte verso capri epiatori che tutti conoscevano, almeno di nome: eretico, streghe, Turchi, Ebrei eccetera, dall'altra verso ciascun cristiano, in entrambi i campi interveniva Satana e ciascun uomo poteva, se non stava in guardia, diventare un agente del demonio. Ne deriva la necessità di una certa paura di se stessi: quest'invito autoritario all'introspezione finì, in casi particolari, per condurre a situazioni nevrotiche. Provare paura di se stessi significava, avere paura di Satana; ma Satana è meno forte di Dio: quindi i direttori di coscienza, in Occidente, mettendo in opera una pedagogia d'urto, si sforzano di sostituire le paure teologiche alla grave angoscia collettiva risultante dall'acumulo di stress. Essi designarono le minacce essenziali, cioè quelle che parevano loro tali, relativamente alla loro formazione religiosa e al potere che possedevano nella società>>. Un fenomeno di tale portata, non è facolmente inquadrabile, né semplicisticamente descrivibile, poiché coinvolge aspetti non solamente storico antropologici, ma economici, politici, medico-sanitari, teologici ed ecclesiastici. Possiamo notare come fosse costante l'accanito riferimento, da parte di teologi a presunte streghe, accusate di cercare o sottostare a copule disordinate con i demoni e di partecipare al sabba. Se consideriamo la tipologia classica della strega, quella di una donna estremamente povera, ovviamente analfabeta, appartenente al mondo rurale, a volte vecchia, vedova, o comunque sola, portatrice di un sapere iatromedico che l'avvicina alla figura dei moderni erboristi, con mansioni anche di guaritrice e di ostetrica, è abbastanza facile ipotizzare, un permanente stato pseudo allucinatorio delle streghe, dovuto ad insufficiente ed errata alimentazione: <<Erbe dagli effetti sconvolgenti, tecniche allucinogene diffuse, manipolazioni oniropoietiche, fantasie sovreccitate da miti, tabulazioni, racconti densi di mirabilia: viaggi del sovrannaturale, cosmografie fantastiche, paesi e reami costruiti con lo stesso tessuto di cui sono fatti i sogni, il paradiso deliziano, cuccagna e le isole della beatitudine; fantasie visionarie, allucinazioni millenaristiche, affabulazioni religiose e balbettamenti demenziali; la sublimazione dell'idiota e il rispetto-terrore per il demente; stregonesche distillazioni di erbe dai poteri strani, filtri e incantesimi; folletti e licantropi, iguane, fate e regine del giuoco, Morgana e Magloria, la Regina Maab, Arlecchino e la sua masnada, gli incubi e i succubi, incantatori, maghi e indovini, la memoria nostalgica dell'orgia collettiva e del banchetto sabbatico; l'antropofagia e il vampirismo, il volo notturno e i congressi delle streghe: l'immaginario collettivo demoniaco e notturno delle generazioni dell'età preindustriale nasce dal mondo della fame, della frustrazione come compensazione illusionistica dell'alienazione esistenziale. La droga più effiicace e sconvolgente, più amara e feroce, è sempre stata la fame, produttrice di insondabili scompensi psichici e immaginativi: da questa allucinazione forzata sono scaturiti i sogni aggiuntivi e tridimensionali compensativi della miseria della quotidianità, dello squallore della ragionee degli oltraggicontinui perpetrati su esistenze miserabili e personalità infantili, dalla morbilità psichiica a tendenza convuulsiva e isteroide, tipiche di una società schiacciata dal peso degli status piramidali, immodificabili per legge divina e volontà regale>>. Secondo gli studi psicoanalitici di T. Szasz (Milano 1972) e P. Picca (Roma 1937), uno scatenarsi della libido repressa portava le streghe a confessare, più spesso con l'ausilio della tortura, crimini sessuali avvenuti solamente nella loro fantasia. Il sabba è il luogo nel quale la donnapuò sentirsi non più un essere inferiore, ma protagonista: come scrive Luida Muraro, la strega, quindi la donna, si sente finalmente <<Signora del gioco>>, può cioè dare sfogo alle sue pulsioni e abbandonari a estasi dionisiache e liberatorie.   La paura per questo aspetto libertario del sabba è tale che gli inquisitori, fermano in modo che a noi pare ossessivo la loro attenzione sui rapporti sessuali delle streghe: la frequenza, la modalità, la durata, il luogo, il tipo di fallo del diavolo, la consistenza e temperatura dello sperma sono oggetto di attenta disamina. Una volta stabilita una griglia di domande-chiave, la tortura è un metodo infallibile per ottenere confessioni. Jean Delumeau, nel suo saggio La paura in occidente riporta la testimonianza del gesuita von Spee che, nella sua opera Cautio criminalis, sostiene: <<La tortura riempie la nostra terra di germania di streghe e vi fa apparire una cattiveria inaudita, e non solo la Germania, ma ogni nazione ne fa uso. Se non abbiamo dichiarato di essere tutti stregoni dipende dal fatto che non siamo stati torturati>>. Il ricorso alla tortura in materia di stregoneria era giustificato, anche dalla presenza del bollo demoniaco. Si credeva che Satana imprimesse, sul corpo dei propri adoratori, un marchio, il cui ritrovamento, costituiva un grave indizio di colpevolezza che giustificava i supplizi inflitti. La ricerca del bollo era uno degli accertamenti iniziali del processo: l'imputata, veniva sottoposta a una minuziosa visita, durante la quale veniva trafitta un pò in tutto il corpo, con un apposito spillone. I punti indolore e che non sanguinavano, ma anche voglie, porri; escrescenze cutanee o abrasioni, nei e verruche erano considerati bolli demoniaci, e da quel momento in poi si aveva la certezza che l'imputata fosse colpevole, l'unico scopo dei giudici era ora ottenere una confessione piena, anche con l'ausilio della tortura. I comuni legati alla sfera sessuale imputati alle streghe riguardano principalmente rapporti illeciti, adulterini e contro natura, e una diretta minaccia alla virilità e alla potenza generativa dell'uomo. Nel Malleus Maleficarum il rapporto tra le streghe e il sesso femminile viene codificato: <<Anna Giuliani, che confessa che il demonio le era apparso "tutto in fiamma", quando, ammalata era stata iniziata all'arte malefica di sua zia Domenica Tetoldino, afferma, in aperta cotraddizione con quanto già ammesso, che gli organi sessuali dello stesso erano gelidi: "Aveva la natura gelta". In alcuni casi il diavolo usava le maniere forti per costringere le proprie discepole al rapporto carnale: "Mi acchiappò" racconta Lucrezia della Zala "a braz et me butò giò man non è come un huomo, et non me dava tant gust come un homo". Anche Domenica Battilana racconta che il diavolo la picchiava, quando non voleva sottostare alle sue lubriche voglie, Domenica ammette di aver provato piacere durante il coito. E pure la descrizione cha da deglo organi sessuali del demonio diverge, anche se non è l'unica, dalla maggioranza. Dice infatti: <<Era una cosa che al parea un foch>. Alcune imputate ammettono inoltre di avere avuto rapporti anali, come Giacomina de Isep, che dice: <<Ho hauto comertio rapporti n.d.a. la prima volta de dre, et poi dinanzi>>. La fantasia degli inquisitori non si occupava di atti sessuali reali. In questo si nota l'estrinsecazione, a livello psicoanalitico, di fantasmagorie sessuali degli inquisitori stessi. Nelle confessioni delle streghe gli inquisitori hanno trovato la giustificazione della loro - presunte - purezza e castità, della loro rinuncia al piacere, quindi la conferma che sono nel giusto, sulla via di una probabile salvazione. Le streghe, portano alla disgregazione dell'ordine sociale e morale, perché minano alla base il concetto, faticosamente teorizzato, rielaborato e perfezionato dalla patristica, che vede nella riproduzione, ovviamente all'interno del sacramento matrimoniale, l'unica finalità del coito. Le streghe sono pericolose perché influiscono sulla volontà umana, disgiungendo con incantesimi le coppie che Dio ha unito, o minando l'uomo nella sue essenza, la virilità, procurando impotenza e sterilità. Esse sono depositarie di un sapere fuorviante e diabolico, a forte componente liberatoria. Il corpo è, il vero luogo del sabba e della liberazione, dell'espiazione. Per questo il corpo dev'essere umiliato, aperto, scoperto, indagato, mutilato, torutrato, bruciato, separato dall'anima. Le streghe sono solo pedine delle quali il demonio si serve. I diavoli possono influire sulla volontà umana, e ingannare i sensi che, essendo parte della materia, possono da loro essere più direttamente controllati. Possono quindi istigare al peccato, predisponendo il corpo alla concupiscenza. Le streghe possono forzare e indirizzare l'attenzione degli uomini verso oggetti sessuali che li portano a commettere adulterio e a sottrarsi al debitum coniugale. Questi sono gli inncantesimi di amore o di odio, per cui la persona maleficiata si sente irresistibilmente attratta da una donna e prova invece disgusto per la legittima consorte. Il diavolo ha il potere di far compiere alle streghe malefici di impedimento della copula e della generazione: può penetrare nel corpo e impedire o provocare il moto locale di alcune membra od organi; quindi può frapporsi fra i coniugi, inibendo l'erezione: <<può impedire l'invio degli spiriti vitali a ogni membro che abbia una capacità motoria, ostruendo i conddotti seminali affinché il seme non scenda nei vasi della generazione, né salga, né trabocchi o venga eiaculato>>. Gli uomini subiscono le stregonerie in modo maggiore rispetto alle donne: l'uomo è la parte attiva, la donna è solo un vaso, il recipiente del seme maschile. E' perciò necessario distinguere, tra frigidità e malia: <<Quando la verga non si muove in nessun modo e non c'è mai stato un rapporto, è segno di frigidità. Quando si muove e va in erezione, ma non può concludere l'atto, è segno di stregoneria>>. Le streghe possono inoltre compiere operazioni magiche sul membro virile, portandolo via realmente o solo in apparenza, ingannando gli organi di senso. E' possibile se il diavolo frappone <<un corpo piano di aspetto e colore di carne tra gli occhi che vedono e le mani che toccano, fra lo stesso corpo del paziente, cosicché questi ritenga di non poter vedere o sentire nient'altro che questo corpo la cui piattezza non è interrotta da nessun membro>>. Sprenger e Institoris, si chiedono: <<Infine, che cosa bisogna pensare di quelle streghe che raccolgono i membri virili, talora anche in numero considerevole, anche venti o trenta, e li mettono nei nidi degli uccelli o in uno scrigno, in cui essi si muovono come membri vivi? Tutto questo è frutto dell'operazione e dell'illusione del diavolo, dato che i sensi dei testimoni vengono ingannati nel modo che si è detto. Un uomo haa riferito infatti che aveva perduto il suo membro e che per recuperare la propria integrità era andato da una strega. Questa ordinò all'infermo di arrampicarsi su un albero e gli consentì di prendere quello che voleva da un nido in cui si trovavano molti membri. Un particolare che sembr ainteressare molto è il tipo di coito con gli incubi. Il diavolo, pur possedendo un corpo <<aereo>>, può incarnarsi e prendere sembianze umane, anche a volte conservando elementi demoniaci quali zampe palmate o di capro, corna, coda, artigli. Per fini magici, il diavolo si trasforma in donna, divenendo succubo, ha un rapporto sessuale con un uomo, ne immagazzina lo sperma, che nel frattempo si raffredda, quindi ha un ulteriore rapporto con una strega sotto forma di incubo, e tramite lo sperma rubato, genera un nuovo essere. Il diavolo-incubo: esso <<strega per procurarle diletto>>, e questo avviene di preferenza nel periodo delle grandi solennità religiose <<perché così i diavoli hanno maggiori occasioni di indurre a cedere, soprattutto le giovani, che nei giorni di festa si abbandonano più facilmente all'ozio e alle curiosità e quindi si lasciano sedurre più facilmente delle vecchie streghe>>. <<Le streghe molto spesso sono state viste giacere supine nei campi e nelle foreste, nude fin sopra l'ombelico. Con le membra e con le gambe disposte per questa sporcizia si agitavano per la cooperazione dei diavoli incubi, invisibili agli astanti, benché talvolta, alla fine dell'atto, un vapore nerissimo della lunghezza di un uomo si levasse nell'aria al di sopra della strega>>.
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susieporta · 3 years ago
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IL POTERE DI CAMBIARE LE COSE
La vita è liquida e dunque plasmabile; ogni situazione è lavorabile.
Non lasciar cadere la propria storia passata di vittime non mettendo in atto delle scelte fattive coscienti per cambiare lo stato di fatto delle cose, questo atteggiamento evidenzia una serie di fattori importanti che agiscono come ostacoli al cambiamento:
1. La paura di scegliere, la paura di fare delle nuove scelte per cambiare sé stessi e la propria vita; la paura di sbagliare e di prendersi le proprie responsabilità, questo dimostra che siamo sotto il potere ipnotico dei sensi di colpa che attivano gli "ammortizzatori psicologici" e i sistemi di credenze auto limitanti
2. Non conosciamo noi stessi, chi siamo, cosa vogliamo dalla nostra vita, perché abbiamo vissuto tutta la vita per soddisfare direttamente o indirettamente le aspettative, i sogni ed i desideri delle persone infelici della nostra vita con l'aspettativa 'illusoria' che soddisfacendoli potessimo renderli felici, ma non funziona in questa maniera.
Oggettivamente parlando nessuno può rendere felice un'altra persona per il semplice motivo che la felicità non dipende da fattori esterni, ma da fattori interni psichici, energetici e spirituali che spetta ad ognuno di noi di indagare, di comprendere e trasformare, individualmente.
LA VITA È FATTA DI SCELTE ...
Se non scegli tu, consapevolmente, ogni momento, giorno per giorno, allora SARANNO LE TUE PAURE a scegliere al posto tuo.
Vivere consapevolmente implica sviluppare la capacità di scegliere nel qui ed ora seguendo la propria comprensione, cuore ed intuizione lasciando cadere l'intero passato SMETTENDO DI USARE LA PROPRIA STORIA PERSONALE DI VITTIMA come scusa per non scegliere.
"Ma io prima devo capire" è una delle frasi più gettonate come scusa da chi ha paura di vivere e cambiare.
NON C'È NULLA DA CAPIRE DI COSÌ IMPORTANTE RIGUARDO IL PASSATO ...
Le cose sono andate così come sono andate perché allora non potevano andare in nessun altra maniera altrimenti sarebbero andate in maniera diversa.
Molto semplice...
SE VUOI UNA VITA DIVERSA, ALLORA DOVRAI ESSERE UNA PERSONA DIVERSA.
Basta un po' di osservazione consapevole per comprendere che...
È ciò che sei al tuo interno, la condizione della tua macchina biologica e il livello d'Essere che ATTIRA un certo tipo di vita, persone e situazioni come un elettro-calamita.
Se non cresci e non ti svegli e non cominci a scegliere dalla tua comprensione e cuore, finirai per vivere e rivivere all'infinito il tuo passato, la tua storia personale di vittima.
CAMBIARE COMINCIA CON IL POSIZIONARSI FUORI DAL RUOLO DI VITTIMA OPERANDO DELLE SCELTE COSCIENTI VOLONTARIE
Il segno distintivo di una persona CONSAPEVOLE ED AMOREVOLE è che vive totalmente nel qui ed ora ed impara dagli errori passati; osserva, comprende, sceglie ed apporta delle 'micro correzioni' alla propria vita determinando così, momento per momento, delle variabili coscienti funzionali alla direzione scelta.
P. S. Se non utilizzi il 'potere creativo' per crescere te stesso e cambiare la tua vita in meglio, c'è il rischio che tu lo utilizzi per dominare gli altri interferendo con i loro processi interiori vitali o che tu cada sotto il potere degli altri.
SCEGLI!
Roberto Potocniak
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didi10503 · 5 years ago
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Oggi si parla di telepatia!
Seguiteci sul nostro blog per sapere di più 📖
Buona lettura✨
@melissalions
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ilnostrocaloreprimordiale · 8 years ago
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Genitorialità
Oggi, dopo l’ennesima pietra scagliatami addosso da genitore “X”, ho pensato che quando io avrò un figlio non commetterò mai la lunga lista di errori che hanno commesso i miei genitori crescendomi. Sono arrivata alla conclusione che, in fin dei conti, se sono venuta su bene e senza disturbi psichici vari il merito è stato, non dico tutto, ma in buona parte mio. Questo ho pensato.
Poi ho pensato che sono una povera stronza e che, sicuramente, di errori ne commetterò innumerevoli e decisamente di peggiori.
È certo che dimenticherò mio figlio all’asilo a giorni alterni, lo sotterrerò di sensi di colpa, gli passerò tutte le mie frustrazioni, gli farò bere litri di Coca Cola senza minimamente rimproverarlo. Sarò una madre pessima che dice di provarci con tutta se stessa, che figliando ha raggiunto la sua vocazione mentre non passa giorno senza mangiarsi le mani per aver deciso di mettere al mondo un macigno.
Probabilmente sarò quel tipo di madre.
Probabilmente la mia famiglia ce l’ha messa tutta.
Ok, magari non proprio tutta.
Diciamo che c’ha provato. 
<< Eh, brava, vorrei vedere te >>
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sophiaepsiche · 6 years ago
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La solitudine della mente
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Sapevate che quando una persona resta inattiva e sola, per un periodo di tempo, tende immancabilmente a cercare stimoli, anche dolorosi?
È stato sperimentato che un soggetto lasciato solo in una stanza chiusa e senza stimoli, in compagnia di un unico strumento che se toccato gli procura dolore (cosa a lui nota)... lo toccherà! Più di una volta. In media due volte in quindici minuti di isolamento. Sembra assurdo ma è così.
Perché?
La nostra mente è abituata agli stimoli, siamo abituati alla confusione, alla comunicazione, agli stimoli sensoriali, ai cellulari e ad altri milioni di distrazioni. Tutto questo costituisce un intrattenimento al quale la mente è affezionata. Rimanere senza stimoli relazionali, come rimanere in solitudine, spesso comporta un aumento di attività pratiche in altri sensi, anche la creatività è un modo di intrattenersi da soli.
Sembra non esserci nulla di male fino a che non arriviamo a stimolarci col dolore, ma alla base c’è la stessa smania che non ci fa stare fermi. Non vi sembra che dovremmo anche essere in grado di sopportare l’inattività? Invece questa fa scattare una sorta di malessere.
Veniamo a noi, perché potremmo soffrire della stessa smania, anche se a livello molto ridotto. Tutti noi, chi in un modo chi in un altro, riusciamo a tenere la mente in uno di stato di salute. Chi osservando ed intervenendo con l’attenzione, chi con la meditazione, tutti quelli che leggono questi articoli hanno confidenza con la calma, con l'igiene mentale.
Ci sono spesso anche naturali omissioni di pensiero senza sforzo, momenti di grande silenzio ed energia mentale. Adesso non stiamo parlando di questi 'assorbimenti' che non danno sensazioni, non sono 'esperienze' (sono ‘essere’). Ma vogliamo riferirci a quando la mente riappare stordita e calma, quando lei stessa ha un decremento di attività incisivo rispetto al solito. Questi sono gli effetti sperati del nostro lavoro, ma a volte producono una reazione inaspettata. In queste fasi di cambiamento si può provare una sorta di rifiuto a questa ‘inattività’ mentale, proprio come il tipo dell’esperimento sopra citato.
'Ridatemi i pensieri, il rumore, le parole... so che fanno male, lo so! Ma non reggo questa ‘noia’ (accompagnata ad un leggerissimo disgusto).' Speravamo di cambiare la mente, ma quando cambia davvero, la sensazione può non essere piacevole. L’ego si rifiuta! Proprio come abbiamo l'abitudine di intrattenerci all’esterno, così vogliamo tornare ad intrattenerci all’interno con i pensieri. I buddisti chiamamo questa fase il ‘disgusto per la meditazione’. Ve lo dico perché ho trovato estremamente consolatorio, dopo anni di indagine interiore, che non fosse solo una mia peculiare contraddizione, ma fosse comune e addirittura categorizzata come ‘fase’, nel buddismo, con un nome specifico al terribile 'passo indietro' in cui si può incappare nella pratica.
Avendo avuto modo di viverlo ho appurato, ancora una volta, che tutto questo percorso ha intimamente a che fare con la solitudine. È sempre lo stesso ostacolo, da superare a livelli diversi.
Il sottile rifiuto che ha la mente per l’abbassamento di attività delle sue tendenze (solitamente galoppanti), porta ad affontare la prima e più difficile fase della solitudine interiore. La mente deve superarla. Ricordiamoci, però, che questo trattamento  la mente lo sta subendo e, se non è disposta a collaborare, ha tutti i mezzi per ostacolarci. Non è proprio affidabile, prima voleva una cosa e poi quando ce l'ha, vuole l'opposto.
Quasi sicuramente arrivata a questo rifiuto troverà una fuga irresistibile e saremo ritrascinati nel caos della psiche. Come sapete io non sono per il controllo, non se richiede molto sforzo. Se viene naturale tornare al silenzio o superare questa fase bene, tentate pure. Io all'epoca non ci sono riuscita, ma ho continuato a studiarla come un falco, l’ho seguita anche per voi. Questa, a mio avviso, è una delle prove più importanti che abbiamo da superare e porta molti frutti. Quindi consolatevi e perseverate!
Se siete a questo punto già sapete che vivremo una grande crisi. Abbiamo perso il beneficio della calma mentale, pazienza! Restiamo saldi nell'attenzione, fermi nella consapevolezza: osserviamo questo caos così capiremo il nostro errore. Ci vorrà solo tanta pazienza. Lo sappiamo ormai, alla fine la mente capirà da sola che è più fruttuoso tornare alla calma che farsi dirigere dalle mille insidie del desiderio, ma vuole farsi un altro giro, avere altre conferme.
L’ego in isolamento non resiste, senza oggetti non può esistere e lo sa, questa ‘noia’ o ‘disgusto’ per la meditazione, è la sua lotta, è lui che cerca di sopravvivere e non può che buttarci di nuovo nel piacere per farlo. Non per forza piacere vissuto, anzi quasi sicuramente siamo troppo avanti per questo. Ma nei movimenti del pensiero l'ego cercherà di riprendere potere e, come al solito, lo farà col desiderio.
Se ci siamo caduti, viviamo appieno questa crisi perchè potrebbe essere lunga e dolorosa, ma potrebbe essere la battaglia finale contro il desiderio. Dobbiamo tenere la consapevolezza in allerta.
Questa prova, una volta superata, cambia davvero l’assetto mentale, perché costituisce un naturale superamento della parte 'dolorosa' della solitudine della mente. È un passo più profondo, più radicale. La mente all'inizio ha paura, prova un disturbo. Se è caduta non la forziamo, non la incolpiamo, ha millenni di tendenze e vizi alle spalle; non è una passeggiata, per nessuno di noi.
Osserviamo e impariamo. Vedremo talmente tante volte i circuiti psichici ripetersi che non ne potremo più. Sempre la solita giostra: desiderio, paura, dolore. Stop. Desiderio, paura, dolore. Stop. Inseriremo lo stop sempre prima. Desiderio, stop. Desiderio, stop. Ci rendiamo conto che mai avevamo puntato l'attenzione verso il desiderio tanto tenacemente come adesso. Ecco allora a che serve questa crisi! Lo fermiamo. Ricomincia. Lo fermiamo ancora. Ricomincia. Che fatica! Non molliamo! Non molliamo!!!
Per il più perseverante, che supera questa prova, è il punto di non ritorno. Dopo questa crisi cade ogni altro desiderio e rimane solo quello per la liberazione. Non è finita, l'attenzione serve ancora, ma è proprio a questo punto che diventiamo determinati e costanti.
La mente in caduta libera nel caos, in questa fase, non è sprovveduta come prima. Per molto tempo aveva avuto una certa igiene, un'equilibrio. Ha qualcosa da contrapporre sulla bilancia. Nel ricadere pienamente nella psiche, la vede davvero per quella che è: un inferno. Non ricordava quanto fosse tremendo. Subisce uno shock profondo. Non avrà mai più voglia di questo veleno, neanche apparisse nelle sue manifestazioni più affascinanti e romantiche. Basta! Voglio uscire! Voglio uscire!
È nato il ‘disgusto per il piacere’. Non vorrà più altro che la liberazione. Non vorrà altro che attenzione. La meditazione sarà sempre più naturale. I samadhi (o gli assorbimenti nel silenzio) sempre più presenti, desideriamo dimorare sempre di più in noi. Il silenzio ci catturerà sempre di più. La mente non è più rajasica, è finalmente più sattvica, spirituale. Con tale discernimento e tale determinazione non si formeranno che pochi pensieri, l'attenzione è sempre più accesa e così la mente arriverà alla sua più intima solitudine.
Ricordate senza l’assenza di desideri e senza discernimento, la spiritualità non può far breccia, ringraziate anche questa crisi e ringraziatevi per non aver mollato... ora arriva il bello! Le gioie dello spirito!
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