#ruoli sociali
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pensierodelgiornoblog · 9 months ago
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Spesso la gente si rassegna ad essere se stessa dopo aver preso e strappato, una dopo l’altra, una mezza dozzina di  maschere.” – A. Karr
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yourealpurpose · 1 year ago
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Non è la conoscenza che ti porta all'apertura di cuore. Puoi essere un luminare in qualsiasi settore, sapere a menadito gli insegnamenti dei saggi antichi, avere sette lauree, cento riconoscimenti... E avere comunque la coscienza di una lattina.
Anna
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luckytacodeer · 2 years ago
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Non si nasce empatici: è una qualità che può svilupparsi solo grazie al contatto di chi già lo è e/o attraverso la Cultura e la Cultura non ha nulla a che vedere con la religiosità, con la moralità, con ruoli sociali imposti attraverso plagio e molestia.
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mucillo · 3 months ago
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"Senza chiederci
se sia giusto o sbagliato
se la vita futura
se la fama… Tu e io
ci amiamo e ci guardiamo".
 (Tanka di Akiko Yosano)
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Figura importante della letteratura giapponese del Novecento, Akiko Yosano con le sue opere ha presentato una visione progressista del ruolo delle donne nella società
Scrittrice, saggista, traduttrice e soprattutto poetessa, Akiko Yosano passò tutta la sua vita a difendere i diritti delle donne e lottare per una società in cui le donne potessero essere finanziariamente indipendenti.
Akiko abbracciò con fervore l’idea di emancipazione femminile, con un approccio che era allo stesso tempo audace e sottile: le sue poesie non solo esploravano i temi della femminilità e della maternità, ma sfidavano apertamente le norme sociali e le convenzioni di genere dell’epoca. In un momento in cui molte donne erano confinate a ruoli domestici e sottomesse all’autorità maschile, Akiko si ergeva come una voce ribelle, dichiarando la propria autonomia e indipendenza attraverso la sua arte.
Contraria alle idee nazionaliste e convinta pacifista, oggi viene ricordata (non abbastanza) soprattutto per le oltre 50.000 poesie tanka, un componimento dalla struttura fissa di cinque versi, paragonabile al ben più noto haiku.
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womenmustgoon · 1 month ago
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L’8 marzo, per moltissimi, la giornata delle mimose. Nell’immaginario comune è, infatti, il giorno in cui le donne ricevono fiori, auguri e sorrisi, ma è anche il giorno in cui una marea rumorosa di persone scende in piazza. Perché, in realtà, non c’è nulla da festeggiare. Manifestare, sì. Per ricordare che essere donna non è un dono romantico, ma una condizione che ancora oggi porta con sé battaglie da combattere, diritti da difendere, conquiste da consolidare.
Le radici storiche: dall’ONU alle lotte socialiste
La Giornata internazionale della donna ha radici profonde nelle lotte femminili. Ufficialmente riconosciuta dalle Nazioni Unite nel 1975, nasce dall’impegno delle donne socialiste all’inizio del ‘900. Nel 1910, Clara Zetkin propose una giornata dedicata ai diritti delle donne, dando il via a una tradizione di protesta e rivendicazione. L’8 marzo come data simbolo si consolidò dopo la Rivoluzione russa del 1917, quando le donne scesero in piazza chiedendo “pane e pace”.
Da allora, l’8 marzo è rimasto un giorno di lotta, ma il suo significato è stato spesso ridotto a una celebrazione superficiale.
Manifestazioni in Italia e a Roma
Oggi, l’8 marzo significa ancora piazze piene. In Italia, e in particolare a Roma, sono previsti cortei e incontri organizzati dai movimenti femministi, sindacati e collettivi.
Le rivendicazioni restano attuali: parità salariale, contrasto alla violenza di genere, diritti riproduttivi, conciliazione tra vita lavorativa e familiare.
Nel comunicato di Non Una Di Meno si legge:
“L’8 marzo 2025 chiamiamo allo sciopero transfemminista dal lavoro produttivo, riproduttivo e di cura, dei consumi. Abbattiamo i ruoli e le aspettative di genere, per boicottare la riproduzione di un sistema sociale sempre più violento e autoritario.”
Temi che non appartengono al passato, ma emergono ogni giorno nei dati sui femminicidi, nelle discriminazioni sul lavoro, nelle difficoltà quotidiane di molte donne.
Festa o lotta? Una libertà apparente
Ogni anno, l’8 marzo riaccende il dibattito: ha senso festeggiare o bisognerebbe solo manifestare?
Le due cose sembrano in contrasto, ma forse non lo sono del tutto. La libertà sta nella possibilità di scegliere.
È un’occasione per celebrare i traguardi raggiunti? Di quali traguardi parliamo? A me è sempre sembrata più un’opportunità per ribadire quanto resti da fare. Due visioni diverse, entrambe legittime. Eppure una ritengo nascondere lo spettro di quel pensiero che l’altra combatte. Perché dovremmo avere una sola “giornata”?
Nella vita quotidiana, gli schemi sociali restano pressoché gli stessi. Avete mai fatto caso a quante madri (o nonne) vedete fuori da scuola, nelle palestre, ai colloqui con gli insegnanti o al parco? Quante di loro si destreggiano tra lavoro e vita domestica? Quante rinunciano ai propri sogni e ambizioni quando acquisiscono il “livello madre”? E quelle che quel ruolo lo hanno riscritto, reinterpretato o, addirittura rifiutato, quanto ancora spesso vengono additate come "poco di buono", egoiste e contronatura?
L’8 marzo e il potere: una concessione?
Ecco perché ho sempre avversato l’idea di un 8 marzo come giorno in cui è “lecito impazzire”. Quando si concede un solo giorno di libertà a un gruppo di persone, significa che quel gruppo è sottoposto a un potere. La storia ce lo insegna.
La libertà è un concetto complesso. Passa attraverso dinamiche che condizionano le nostre scelte. Molti riterranno queste obiezioni anacronistiche, ma ogni giorno siamo bombardati da immagini che ci rimandano a una libertà “di forma”.
Pensiamo alla chirurgia estetica: libertà di modificare il proprio corpo, certo. Libertà di piacersi, verissimo e comprensibile. Ma libertà per chi? Per se stesse o per rispondere a un’idea di bellezza imposta dall’esterno?
Il confine tra autodeterminazione e pressione sociale è sottile. Riguarda ogni aspetto della vita delle donne: dal lavoro alla maternità, dalla sessualità all’immagine di sé.
E quindi… auguri di cosa?
“Auguri!” si sente dire spesso in questa giornata.
Ma auguri per cosa? Per essere donne? Per essere sopravvissute a un sistema che ancora fatica a garantire vera parità? Per un giorno in cui ci si ricorda delle donne e poi si torna alla normalità
Il significato dell’8 marzo cambia a seconda di come lo chiamiamo: festa o ricorrenza politica?
Le parole non sono mai solo parole. Chiamarlo “festa” rischia di svuotarlo della sua storia, di farlo scivolare nel folklore. Definirlo una “ricorrenza” ne restituisce profondità e senso di impegno.
L’8 marzo è un palcoscenico. Ma le registe siamo noi.
E quindi, cosa fare l’8 marzo?
La risposta è personale. L’importante è non dimenticare. Perché l’8 marzo non è solo un giorno, è un palcoscenico.
E in questo caso, le registe siamo noi: scegliamo quale storia raccontare.
Source: La giornata delle mimose… e delle piazze
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abr · 2 years ago
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"...e ognuno deve scegliersi il suo. Il Presidente della Regione Emilia mi risponde così, ma non argomenta su nulla. Ognuno può giudicare. Resto convinto che la mutazione del ruolo della donna nella società sia una delle causa della denatalità e del cambiamento della struttura della famiglia e della educazione dei figli. Continuate cosi #Binaccini, continuate così e scriverete un’altra pagina ridicola della storia".
Bonaccini é davvero due scimmie su tre: non vedo non sento ma lo stesso parlo e sparo cazzata. E non è tra i più ignoranti di là, figurarsi gli altri.
La soluzione non è "donne a casa", è libertà informata, opzioni economiche, azzerare le pressioni sociali dis-umane sinistre, sempre dirette ad oggettivizzare i più deboli e manipolabili - poveri, donne, omo, migranti; corretta informazione sui ruoli biologici - come del resto richiesto ad alta voce per i maschi - ruoli che prima o poi il loro conto psicologico lo presentano, care gattare e dal covid pure canare.
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susieporta · 1 month ago
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Sette di Bastoni
"La sensibilità: dono o condanna?".
Noi non stiamo andando nella Direzione dell'Isolamento, né verso la Separazione dall'Altro.
L'idea che le persone con alta sensibilità e particolare connessione interiore debbano necessariamente "ritirarsi dal Mondo ordinario" per stare bene e sopravvivere a loro stessi e allo loro strutturazione emotiva, è essa stessa una credenza ereditata, uno schema disfunzionale generato da Antichi Schemi.
Una struttura cosiddetta "empatica" non ha ancora completato il personale passaggio di maturità interiore sul piano "umano". E lo farà.
Ne è la comprova il fatto che, in determinate situazioni di pieno benessere, la persona è talmente espansa, da riempire con la sua Luce migliaia di metri di campo energetico circostante, senza subirne alcun maleficio o conseguenza negativa.
L'Empatia è un retaggio ancestrale.
Assorbire il dolore dell'Altro, immedesimarsi nella condizione di tristezza, sofferenza e negazione di chi ci circonda, è una forma di controllo e di "conoscenza" distorta.
Essa viene utilizzata e amplificata nell'infanzia per riconoscere e rendere prevedibili le strategie di funzionamento delle figure di attaccamento primarie, di coloro che potrebbero rivelarsi "pericolosi" per la propria integrità fisica, emotiva e psichica.
Nel pericolo e nella minaccia, sviluppare un super-potere "anticipatorio", rende altamente prevedibile ogni singola "mossa".
Il bambino impara a proteggersi. Dalla violenza, dall'abbandono, dalla confusione di ruoli.
Comprende l'adulto meglio di quanto esso conosca se stesso. E' proiettato a capire, sentire, alleggerire il peso dell'Altro, convinto di poterne ricavare un po' di considerazione, di rispetto, di amore.
Da grande si ritrova "esaurito" e succube del suo immenso "potere di controllo". Vede, comprende, vive l'esperienza dell'Altro senza aver mai conosciuto se stesso, senza aver assimilato le regole base del "confine sacro" tra se stesso e lo spazio vitale dell'Altro.
Non conosce i propri bisogni, non rende delineati e forti i propri confini vitali (che non sa assolutamente gestire), ma nemmeno rispetta la privacy e l'autodeterminazione dell'Altro.
Tende a "sostituirsi". Tende a volerlo "cambiare".
Si sente vittima del Dolore altrui, che assimila costantemente per conoscere il territorio, controllare le situazioni di pericolo e rendere "sicuro e altamente prevedibile" il comportamento di chi lo circonda.
L'Empatia diviene "Dono e Condanna" insieme.
L'Empatico fatica a "non essere empatico". Ma non è un "buon funzionamento". E non è una forma di adattamento psichico che "fa stare bene" chi lo vive.
La propria struttura è forte nel controllo, ma fragile nel suo movimento di "conoscenza degli stimoli ambientali".
E' ipervigile, ansiosa, insicura.
Necessita di un immenso quantitativo energetico quando si avventura in "territori sociali inesplorati".
Cura i dettagli della Relazione. Si sofferma su particolari che altri non si sognerebbero mai di attenzionare. Anticipa i bisogni dell'Altro. Ed è talmente concentrato a risolvere ed alleggerire i carichi altrui, da perdere completamente di vista la propria identità, i propri bisogni, il proprio funzionamento.
Gli Empatici non conoscono, né riconoscono il proprio spazio energetico.
Quando amano, la dimensione di se stessi entra in totale simbiosi con il movimento dell'Altro, rispondono perfettamente alle esigenze della persona amata. Dimenticandosi di se stessi per l'ennesima volta e plasmandosi sulle Energie dell'Altro.
Perciò restano di base quasi sempre soli. Percepiscono una soffocante condizione di intrappolamento, di prigionia, di soffocamento nello stare troppo vicini all'Altro o nel ritrovarsi in mezzo a troppa gente.
Non si sentono "sicuri".
Non riescono a costruire un "banale" campo energetico dotato di confini di vitalità.
C'è però un movimento che li rende davvero unici: sviluppano una connessione straordinaria e raffinata con le "energie sottili".
Proprio perchè altamente allenati a "sentire", ad anticipare, a sondare le vibrazioni, le mimiche sottese, i vissuti umorali, godono di una percezione e assimilazione spirituale altamente evoluta.
Sviluppano un rapporto con lo Spirito molto profondo, pulito, avanzato.
Divengono individui con un'intelligenza emotiva, sensitiva e sensibile pressoché assoluta.
Sono "presenti" per l'ambiente che li circonda, ma assenti verso se stessi.
L'Empatia è un funzionamento che altera tutti i livelli percettivi e li cristallizza intorno ad un "bisogno costante di ricarica e isolamento".
Si sentono alla fine soli, incomprensi e isolati.
Tale condizione nel Nuovo Mondo è impensabile. Questi retaggi del Passato, a volte ereditati di generazione in generazione, e ancora oggi presenti e condizionanti l'individuo, sono modalità standard ancora riconosciute dall'Umano per difendersi dal Dolore. Ma in via di esaurimento. Come il Dolore stesso d'altronde.
Non funzionano più per le nuove Strutture.
Perché separano. E invalidano.
Obbligano l'individuo ai soliti schemi emarginanti e incompleti.
Mettono al centro "il Dolore". Non l'"Espansione".
Una struttura integrata e matura a livello incarnazionale, non necessita di utilizzare l'Empatia.
Utilizza il potere del Cuore.
Ed esso non si sostituisce a nessuno e non necessita di anticipare, difendere, allontanare. Non si "scarica energeticamente", non invade i campi altrui, non si sostituisce mai all'Altro nelle sue responsabilità, non vive nell'ansia anticipatoria e nella sensazione di pericolo imminente. Non percepisce la relazione con "onnipotenza" e sbilanciamento. Non si condanna all'isolamento e alla sottomissione.
Il Cuore espande Vita. E basta.
Non "controlla" l'ambiente. Lo accoglie.
Non si "inquina". Non "assorbe". Non si debilita.
E' potente. Ed è naturalmente connesso alla Fonte. E' radicato alla Terra e collegato al Cielo.
Genera Energia e Benessere in ogni istante. Nella solitudine o in mezzo a migliaia di persone.
Voi non siete la vostra Empatia.
Voi non siete il "trauma generazionale".
Non condannatevi ad esserlo.
Si può lavorare sull'Umano.
E' davvero possibile lavorare per migliorare gli automatismi umani di Antica Generazione.
E' necessario farlo. E' bello sperimentarlo. Per ritrovare il funzionamento più sano, più appagante, più "vero".
Allora il Dono ritorna all'Origine. E noi insieme a lui...
Mirtilla Esmeralda
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smokingago · 8 months ago
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“ L’uomo si identifica con il ruolo che è costretto a vivere: padre, figlio, padrone, operaio, dirigente, impiegato, intellettuale, guru, furbo, tonto, forte, debole, ecc. Per ognuno di questi ruoli esistono comportamenti sociali, abbigliamenti, modi di pensare e di esprimersi cui ciascuno si adegua inconsapevolmente. E quindi non siamo mai individui autentici, ma veri e propri imitatori: imitiamo modelli e stereotipi prodotti dalla società in cui viviamo. Persino nei comportamenti più intimi recitiamo in realtà dei ruoli precostituiti. L’inquinamento della nostra mente è troppo esteso. Bisogna imparare a dire la verità, ma per dire la verità, bisogna essere diventati capaci di conoscere che cos’è la verità e che cos’è la menzogna, soprattutto in se stessi. “
Georges Ivanovič Gurdjieff
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carmenvicinanza · 7 months ago
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Rossy de Palma
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La poesia è stato il mio primo amore. I poeti dadaisti mi hanno aperto una dimensione di pensiero completamente nuova, grazie alla quale in un solo momento mi sono resa conto che mi aspettava un altro mondo. L’arte ci cura e ci aiuta a sopravvivere.
Attrice, modella, scultrice, pittrice, scrittrice, cantante e regista di video e spot, Rossy de Palma è una delle più importanti protagoniste del cinema di Pedro Almodóvar.
Dotata di una bellezza fuori dagli schemi, un viso dai lineamenti irregolari e atipici, di cui ha fatto il suo punto di forza e che sfoggia con grande ironia, è una personalità poliedrica, difficile da etichettare.
Nata il 16 settembre 1964 col nome di Rosa Elena García Echave a Palma di Maiorca da una famiglia di origine asturiana e basca, è cresciuta nelle Baleari per poi trasferirsi a Madrid, negli anni Ottanta, seguendo il suo gruppo musicale, Peor impossible. Il suo nome d’arte era Rossy Peor, poi modificato in Rossy Von Donna.
È stato in quel periodo che, frequentando l’ambiente artistico madrileno, è entrata in contatto con Almodóvar che, nel 1987 le ha chiesto di partecipare al film La legge del desiderio. Da allora è diventata una delle sue protagoniste preferite, tanto da volerla ancora in Donne sull’orlo di una crisi di nervi del 1988, Légami! del 1990, Kika del 1993 e Il fiore del mio segreto del 1995. Per questi due ultimi ruoli è stata nominata al Goya (l’Oscar spagnolo). È anche apparsa in un cameo di Gli abbracci spezzati.
Ha lavorato anche in Italia con Aldo, Giovanni e Giacomo, Giancarlo Giannini, Rupert Everett e Ornella Muti.
Ha avuto un ruolo in Prêt-à-Porter di Robert Altman e nel musical grottesco Franchesca Page, diretto dalla fotografa Kelley Sane, dove ha ricoperto uno dei ruoli più memorabili della sua carriera, interpretando una sadica e psicopatica produttrice teatrale decisa a far fallire lo spettacolo chiave della pellicola, al quale fa perno la rivalità tra madre e figlia (interpretate da due drag queen).
Parallelamente alla carriera di attrice, saltuariamente, si produce come cantante ed è stata modella di stilisti come Louis Vuitton e Jean-Paul Gaultier. Per la primavera/estate 2012 è stata, insieme a Pedro Almodóvar e a Mariacarla Boscono, protagonista della campagna Missoni, ambientata in Spagna. È stata anche madrina di A Shaded View On Fashion Film, festival di cortometraggi sulla moda, creato e curato da Diane Pernet.
Ha anche realizzato una linea di profumi e di make up che portano il suo nome.
Spesso ha legato il suo nome a campagne sociali sostenendo le battaglie per le persone migranti, contro la violenza sulle donne e per i diritti lgbtq+.
Nel 2015 è stata nella giuria del Festival di Cannes.
Rossy de Palma, ironica, intelligente e talentuosa, ha dimostrato che si può diventare un’icona di fascino anche con una bellezza che va fuori dai classici canoni estetici.
Il suo naso strano è stato, a sua detta, il segreto del suo successo.
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klimt7 · 1 year ago
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Non farò bilanci
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Mi limito a ricordare alcuni punti positivi e altri negativi di quest'anno 2023.
In positivo:
E' stato l'anno che ha aperto gli occhi degli italiani, sul fatto che Giorgia Meloni lavori per la reintroduzione del Medioevo.
Che ogni suo atto politico si iscriva in una visione del potere che ci proietta all'indietro di secoli, ora, non c'è più alcun dubbio.
Che si batta per un potere che ostacola a tutti i livelli il mondo femminile, incarnando con una infinità di provvedimenti e di prese di posizione,una visione maschilista e antiquata delle relazioni.
Che la prima Presidente del Consiglio, donna, eviti volutamente, di presenziare ai funerali di Giulia Cecchettin ( il femminicidio che ha scoperchiato una volta per tutte, la natura violenta e la capillarità di questo tipo di cultura della sopraffazione) e che imponga addirittura di farsi chiamare "IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO", la dice lunga su quanto sia imbevuta di questa decrepita concezione della società (manco che la sua formazione fosse nata sui manuali del giovane Balilla di 90 anni fa!)
Alla donna, secondo questa politicante della Destra neofascista, compete solo il ruolo di fattrice, di madre, di strumento della difesa della razza italiana - come direbbe Lollobrigida. Non quello di persona che aspira ad una propria personale realizzazione umana, economica e professionale.
Che la prima donna che raggiunge una grande responsabilità politica, (invece che battersi per un avanzamento del mondo femminile, faccia approvare provvedimenti penalizzanti proprio come la nuova "Opzione Donna" e sostenga che una ragazza, abbia valore solo in quanto "madre", significa che la società italiana rischia oggi, 2023, una involuzione del tutto antistorica, assimilabile alla restaurazione talebana in Afganisthan.
Una nazione che finisce in mano a degli estremisti radicalizzati che vogliono imporre la loro visione ideologica, a tutti quanti visti ormai come sudditi di un Potere unico, che sceglie lui per tutti, quale sono i ruoli sociali.
L'azione della Meloni, a livello sociale e culturale, si traduce in un regime ideologico e non più in uno Stato Laico come è stato fino ad oggi.
Che le sue politiche non siano altro che un goffo e maldestro tentativo di manomettere la Costituzione Repubblicana per poter reintrodurre un regime autoritario è ormai chiarissimo.
In positivo:
Aver visto finalmente un film "sociale" dentro il panorama asfittico del Cinema Italiano. L'opera di Paola Cortellesi "C'è ancora domani" ha riaperto una stagione di discussione civile e pubblica sui rapporti di potere esistenti all'interno delle relazioni personali.
In positivo :
Aver smascherato definitivamente i bluff del duo Ferragni-Fedez. La loro pochezza umana e morale. Il cinismo tipico di questa figura del tutto finta e tossica dell'influencer.
In positivo :
Aver partecipato alla poderosa reazione delle piazze italiane in tema di parità di genere e lotta agli schemi del Patriarcato, in occasione della giornata del 25 novembre, proprio per fare rumore e per smentire la passività a cui ci vorrebbero condannare questi nostri governanti inadeguati.
In negativo:
Il persistere di ben due violentissimi conflitti contrassegnati da intollerabili crimini di guerra rimette in discussione tutta la storia europea e gli ultimi 70 di pace dei paesi occidentali.
In negativo:
La conferma in questo ultimo anno, degli effetti catastrofici del Cambiamento climatico, che non è più solo un dibattito della Comunità scientifica, ma un evento concreto, materiale, che ora tocca gli interessi economici e direttamente la vita delle persone.
Nelle alluvioni di maggio della Romagna e in quella della Toscana, abbiamo tutti preso coscienza, di cosa sia l'effetto di una Natura fuori controllo. Finalmente, comprendiamo che ciò che si ostinava a ripetere in ogni ambito, Greta Tumberg e cioè che "NON C'È PIÙ TEMPO", non era un semplice slogan, ma una drammatica verità.
I Gretini veri erano dunque i vari Nicola Porro, Vittorio Feltri, Giuseppe Cruciani e Belpietro con il loro arrogante negazionismo.
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AUGURI A TUTTI PER UN 2024 PIÙ SERENO E PIÙ COSTRUTTIVO.
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scogito · 1 year ago
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Questa è la tipica mentalità da branco.
Di chi considera gli altri in base al legame di sangue o di vincoli monetari e li valuta "positivi" solo se garantiscono attenzione, sussistenza o in generale soddisfazione di un tornaconto.
Non è migliore di chi al vertice crea un legame di uso, come un qualsiasi capo d'azienda con i suoi sottoposti.
Il punto è rendersi conto che entrambi i ruoli sono agiti in questa società soprattutto nella loro disfunzione; per questo entrambi creano spazzatura.
I bisognosi all'interno di un gruppo, perché non agiscono la propria volontà e non riconoscono la loro identità, ma si aggregano con altri che hanno lo stesso problema.
Gli imprenditori iper identificati nell'ego, perché agiscono la prevaricazione e l'abuso di potere, soddisfacendo solo i loro scopi e generando ingiustizie.
Questo non è altro che il circuito vittime-carnefici di questo Sistema.
Il rispetto (e il non rispetto) delle persone va applicato a prescindere dal bonus e dal legame personale, il discernimento deve essere usato sempre! Per osservare la propria responsabilità nelle relazioni, per distinguere a chi dare la giusta considerazione, per capire quando la si può chiedere e quando c'è da ribellarsi, per riconoscere se un potere è etico e quando invece è malato.
La maggioranza ragiona come nella vignetta, avendo la mentalità del gruppo non sa discernere né l'identità personale, né i differenti livelli e la qualità dei rapporti sociali. È anche chiaro che chi l'ha disegnata è qualcuno distorto sul piano dei legami affettivi.
I "cari" dietro cui si cerca riparo, in realtà li sostituiscono come tutti gli altri... Cosa accade nella maggioranza delle famiglie se non rispetti le regole?
Inoltre nella vignetta si suggerisce di badare solo a se stessi, peccato che chi cura solo il proprio ego diventa esattamente come il nemico che detesta.
Si aggiunge a questo che la massa non si allontana da chi infligge prepotenza, perché in realtà prova più spesso invidia che ribrezzo. Tutto questo esula da uno scambio equilibrato di dare e avere.
Ripeto fino alla nausea: vittime e carnefici alimentano la stessa malattia.
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princessofmistake · 2 days ago
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Perché un libro sull'amore? Perché, rispetto alle epoche che ci hanno preceduto, nell'età della tecnica l'amore ha cambiato radicalmente forma. Da un lato è diventato l'unico spazio in cui l'individuo può esprimere davvero se stesso, al di fuori dei ruoli che è costretto ad assumere in una società tecnicamente organizzata, dall'altro lato questo spazio, essendo l'unico in cui l'io può dispiegare se stesso e giocarsi la sua libertà fuori da qualsiasi regola e ordinamento precostituito, è diventato il luogo della radicalizzazione dell'individualismo, dove uomini e donne cercano nel tu il proprio io, e nella relazione non tanto il rapporto con l'altro, quanto la possibilità di realizzare il proprio sé profondo, che non trova più espressione in una società tecnicamente organizzata, che declina l'identità di ciascuno di noi nella sua idoneità e funzionalità al sistema di appartenenza. Per effetto di questa strana combinazione, nella nostra epoca l'amore diventa indispensabile per la propria realizzazione come mai lo era stato prima, e al tempo stesso impossibile perché, nella relazione d'amore, ciò che si cerca non è l'altro, ma, attraverso l'altro, la realizzazione di sé. [... ] L'amore diventa a questo punto la misura del senso della vita, e non ha altro fondamento che in se stesso, cioè negli individui che lo vivono, i quali, nell'amore, rifiutano il calcolo, l'interesse, il raggiungimento di uno scopo, persino la responsabilità che l'agire sociale richiede, per reperire quella spontaneità, sincerità, autenticità, intimità che nella società non è più possibile esprimere. Come contro altare della realtà sociale, dove a nessuno è concesso di essere se stesso perché ciascuno deve essere come l'apparato lo vuole, l'amore diventa l'unico ricettacolo di senso rispetto a una vita considerata alienata, il luogo dell'individuazione, lo spazio per l'esercizio della propria libertà fino ai limiti dell'anarchia, perché là dove il diritto del sentimento è considerato assoluto e divinizzato come unica e autentica via per la realizzazione di sé, che cosa ci difende dalla natura del sentimento che ha come sue caratteristiche l'instabilità e la mutevolezza? Nulla. E perciò in amore costruzione e distruzione avvengono insieme, esaltazione e desolazione camminano affiancate, realizzazione di sé e perdita di sé hanno intimi confini. [...] E' come se l'amore reclamasse, contro la realtà regolata dalla razionalità tecnica, una propria realtà che consenta a ciascuno, attraverso la relazione con l'altro, di realizzare se stesso. E in primo piano, naturalmente, non c'è l'altro, ma se stesso. E questo di necessità, quindi al di fuori di ogni buona o cattiva volontà, perché a chi sente di vivere in una società che non gli concede alcun contatto autentico con il proprio sé, come si può negare di cercare nell'amore quel sé di cui ha bisogno per vivere e che altrove non reperisce? Ma così l'amore si avvolge nel suo enigma: il desiderare, lo sperare, l'intravedere una possibilità di realizzazione per se stessi cozzano con la natura dell'amore che è essenzialmente relazione all'altro, dove i due smettono di impersonare ruoli, di compiere azioni orientate a uno scopo e, nella ricerca della propria autenticità, diventano qualcosa di diverso rispetto a ciò che erano prima della relazione, svelano l'uno all'altro diverse realtà, si creano vicendevolmente ex novo, cercando nel tu il proprio se stesso. Se tutto ciò è vero, nell'età della tecnica, dove sembrano frantumati tutti legami sociali, l'amore, più che una relazione all'altro, appare come un culto esasperato della soggettività, in perfetta coerenza con l'esasperato individualismo cui non cessa di educarci la nostra cultura, per la quale l'altro è solo un mezzo per l'accrescimento di sé.
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italiani-news · 3 days ago
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Approdata su Netflix lo scorso 28 marzo, la serie Manuale per signorine è rapidamente diventata uno dei titoli più visti sulla piattaforma, conquistando anche il pubblico di Sky Q, Sky Glass e Now tramite la app Smart Stick. Questo affresco storico, che mescola eleganza e intrighi, ha subito suscitato paragoni con un'altra serie amatissima dal pubblico, Bridgerton, tanto che è stato consigliato a chi ha adorato le vicende di quest'ultima. Eppure, nonostante le similitudini evidenti, Manuale per signorine si distingue per una sua originale lettura delle dinamiche sociali e familiari nel contesto della Spagna ottocentesca.Ambientata nella Madrid del 1880, la serie segue le vicende di Elena Bianda, una dama di compagnia che si è guadagnata una solida reputazione come "accasatrice" di giovani donne dell'alta società. Elena è conosciuta per la sua capacità di aiutare le famiglie aristocratiche a trovare il marito giusto per le loro figlie, grazie alla sua guida morale rigorosa, ma anche alla sua empatia verso le ragazze che le vengono affidate. Tuttavia, la sua vita prende una piega inaspettata quando le viene affidato il compito di trovare marito a Cristina, Sara e Carlota, tre sorelle provenienti da una famiglia benestante, ma con desideri molto diversi tra loro. Cristina, la più grande, sogna di sposarsi, mentre Sara è determinata a studiare Medicina, e Carlota si dedica a giochi macabri e dispetti.Il cuore della trama si complica quando Elena si innamora di Santiago Torres, il figlioccio di Don Pedro (il padre delle tre sorelle), che è anche innamorato di Cristina. Quest'ultima, tuttavia, è promessa sposa a Eduardo Espinoza de Monier, un uomo scelto dal padre per lei. A rendere ancora più turbolenta la situazione, l'arrivo del marchese Gabriel de Bayona Silva, ex fidanzato di Elena, che mette in discussione il suo passato e il futuro delle giovani sorelle.Se da un lato Manuale per signorine ricorda Bridgerton per i suoi intrighi d'amore e i costumi sontuosi, le differenze sono molteplici. Mentre Bridgerton si concentra sul dinamico e, talvolta, frivolo mondo dell'aristocrazia britannica del XIX secolo, Manuale per signorine esplora il contesto sociale della Spagna ottocentesca, con le sue tradizioni e le rigide aspettative familiari. Il focus in Manuale per signorine è più forte sul ruolo di Elena come figura di transizione tra i desideri delle giovani e le imposizioni della società, una figura che deve navigare tra la moralità sociale e le sue emozioni personali. Questo personaggio, infatti, ricorda da vicino figure di "matchmaker" ma con uno spessore emotivo che rende la trama molto più complessa.Anche se entrambe le serie sono ricche di tensione romantica, Manuale per signorine si distingue per una critica sottile alle aspettative sociali e alle differenze di classe che influenzano la vita delle protagoniste, un tema che si intreccia con le sfide personali di Elena e delle giovani donne che cerca di aiutare. La serie spagnola, dunque, offre una visione più profondamente intimista e legata al contesto storico e sociale rispetto all'approccio più lussuoso e mondano di Bridgerton.A interpretare Elena Bianda, la protagonista, è Nadia de Santiago, attrice spagnola con una carriera consolidata in tv e cinema, nota anche per il suo ruolo in Le ragazze del centralino. Isa Montalbán, Zoe Bonafonte e Iratxe Emparán sono le tre sorelle, mentre Álvaro Mel, Ivan Lapadula e Carloto Cotta completano il cast principale nei ruoli di Santiago, Eduardo e Gabriel, i principali interessi amorosi e di intrigo della trama.Manuale per signorine è un affascinante viaggio nel mondo della nobiltà spagnola di fine Ottocento, arricchito da una trama densa di emozioni, scelte morali difficili e intrighi romantici che non mancheranno di coinvolgere gli spettatori. Se vi è piaciuto il glamour e le emozioni di Bridgerton, non potrete fare a meno di affezionarvi a questa serie, che pur restando nella stessa scia di romanticismo e dramma, riesce a dare una lettura unica alla storia dell’amore, delle convenzioni sociali e delle donne che cercano di affermare la propria identità. Read the full article
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redropeedu · 5 days ago
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Giochi di Ruolo: Quali sono, trucchi e consigli | Red Rope
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- Giochi di ruolo, non solo schiava e dominante - Quali giochi fare? Idee e trucchetti- Poliziotto buono o poliziotto cattivo - Prof e Studente - Gli sconosciuti - Capo e subordinato* - La costruzione del gioco di ruolo - In conclusione
Giochi di ruolo, non solo schiava e dominante
Come abbiamo visto il mondo della sessualità alternativa, in particolare il Bdsm, è veramente variegato. Il Bdsm si basa sullo scambio di potere ed è qui che si posizionano i giochi di ruolo. Cosa sono esattamente i giochi di ruolo? I giochi di ruolo sono giochi bdsm, basati principalmente sullo scambio di potere, ma che non riguardano il mero "schiava" e "dominante", ma è molto più variegato. I partecipanti "prendono" ruoli sociali (ed erotici in questo caso) che normalmente non prenderebbero mai, a volte sono lavori (basti pensare al classico pompiere o idraulico), altre volte animali, altre volte ancora familiari o bambini, insomma, ce n'è per tutti i gusti. Quando si gioca di ruolo bisogna sempre tener presente quando si gioca e quando no, che il ruolo che si assume non è quello effettivo di tutti i giorni, che bisogna essere in un safe place e che si deve essere consenzienti. Spesso durante queste sessioni ci si può trovare a disagio le prime volte, in quanto si va a rappresentare qualcosa (una situazione), o qualcuno, che non siamo noi e che solo in parte ci rappresenta. Per fortuna, nel momento in cui si gioca, di solito si rispettano i nostri ruoli principali (top/bottom, Dom/Sub), consiglio di rispettarli, così da avere un punto di partenza sul quale sviluppare il gioco.
Quali giochi fare? Idee e trucchetti
Come detto prima, ce ne sono veramente per tutti i gusti, la pornografia e cinematografia han portato avanti molte idee stuzzicanti negli anni, ma a noi non basta avere le idee, bisogna creare il contesto. Il trucchetto principale che mi sento di darvi è che: "Il fattore principale a cui prestare attenzione non è tanto il vestiario, ma il creare il contesto nella mente dei partecipanti. Il gioco di ruolo è un gioco mentale, il vestiario e l'ambiente aiutano solo nell'immedesimazione". Ricordarsi sempre di mettere parole di sicurezza e gesti non verbali di sicurezza. Ma quali contesti, ruoli, giochi, possiamo creare? Poliziotto buono o poliziotto cattivo Un grande classico degli scenari erotici: Si è commesso un crimine per cui si è stati beccati, si è in uno stato di completa impotenza, dove si è legati al tavolo o alla sedia, senza possibilità di uscita, se non quella di corrompere il poliziotto con il proprio corpo, facendogli provare piacere. L'altra variante è: il poliziotto cerca di farvi confessare torturandovi e facendovi cose decisamente poco etiche. Il secondo caso è decisamente più pericoloso, quindi prima di ogni cosa, parlate chiaramente di cosa si possa e non si possa fare, safe gesture e safeword. Prof e Studente Io studente/ssa*, ho un grande bisogno di superare questo esame, non posso permettermi di essere bocciato/a*, farò tutto il possibile per convincere il/la* prof a farmi passare questo esame. La variante è: io prof, ho una voglia matta di fare sesso con quel/quella/quegli studenti, decido quindi di minacciarli con la bocciatura dell'esame nel caso in cui non facciano quello che gli dico. Gli sconosciuti Questo è uno dei giochi che vi lascia più libertà interpretativa, uno dei miei preferiti nelle serie tv. Tu e il partner siete due completi sconosciuti, alla ricerca di seduzione o di una botta e via. Inventate dei personaggi originali, interpretateli, creategli dei kink o delle particolarità, ma soprattutto divertitevi, magari createli insieme. Capo e subordinato* Questa è forse una delle fantasie che permette di sfogare le proprie frustrazioni del lavoro (scherzo eh!). Il/La* vostra* subordinata* è molto distratta e fa spesso errori, questo non è tollerabile, bisogna punirla*. La variante: il lavoro è stressante, si è in difficoltà economica, bisogna assolutamente avere un aumento, ma il capo è molto restio, ma si può sempre corrompere con il proprio corpo.
La costruzione del gioco di ruolo
Come abbiamo visto in tutti i giochi di ruolo presentati fino ad ora, c'è una dinamica ricorrente: Trovare il bisogno (riparare il tubo di casa, bisogno di un aumento, ecc) altrimenti vi è una conseguenza + usare il proprio corpo per corrompere oppure usare il proprio potere per ottenere ciò che si vuole Trovato il gioco di ruolo bisogna sempre parlare in maniera approfondita di cosa si vuole e non vuole fare, quali sono i limiti deboli (pratiche in forse), forti (che non si devono assolutamente fare), quali pratiche concesse. Questo è il minimo per iniziare. Quando si utilizza qualsiasi tipo di oggetto, sia improvvisato (come può essere un mattarello), che "professionale" (come una frusta o corde), bisogna essere allenati e consci di quello che si faccia, evitiamo rischi inutili.
In conclusione
Il gioco di ruolo è una pratica principalmente mentale, la costruzione della situazione è molto importante, spesso non si ha una sala interrogatori, un ufficio, un dungeon, ecc. nel quale praticare. Tutto o quasi si svolge nella nostra testa. Valgono sempre le stesse regole di ogni sessione, ricordarsi sempre di basarsi su un qualche framework a scelta, a patto che non si usi il framework come scudo per discolparsi da eventuali danni, le cose si fanno in due e il dom (in genere), ha più responsabilità del sub, di conseguenza deve evitare il rischio inutile e prendersi le proprie responsabilità. Frasi del tipo "sapeva i rischi quindi è anche/solo colpa sua, io non ho colpe" è solo una frase da Abuser, in quanto scarichi la propria colpa, su una persona che era potenzialmente inerme dato che la maggior parte dei danni è a scapito dei sub. Read the full article
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godimente · 6 days ago
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Anche oggi, come in passato, viviamo in ruoli sociali e lavoratorivi diversi e precisi che ci siamo dati e accettiamo anche inconsciamente.
Sono stati gli uomini (maschi) a pensare ruoli diversi?
NON IMPORTA: le donne accettano la questione da millenni, pertanto è un accordo sociale che si regge sul Consenso.
Per "una donna con un bambino" c'è più rispetto che per i padri: loro possono schiattare venendo giù da un tetto "e chi se ne frega".
Eppure sono genitori pure loro di quel figlio, eh.
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principiodiverita · 6 days ago
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UNA PUTTANA PSICHIATRICA, RACCOMANDATA, CRIMINALE COMPROVATA, FECCIA, PARASSITA, TROGLODITA, LADRONA, PSICOPATICA CHE ORGANIZZA SERATE ASSIEME ALLO PSICHIATRICO, MALATO MENTALE, SCOPAMICO, RACCOMANDATO, LADRONE, TROGLODITA CAVERNICOLO, CHE SUGGERISCE ESATTAMENTE COME VIOLARE DIRITTI UMANI E LEGGI, NELLA COOPERATIVA SOCIALE TEA E IN TUTTO IL CONSORZIO FHOCUS DI TRIESTE.
UNA PSICHIATRICA GRAVISSIMA, MINORATA MENTALE, BUGIARDA PATOLOGICA, MANIPOLATRICE, CORROTTA E ALTRETTANTO TROGLODITA PSICOPATICA, CRIMINALE, MA ABILITATA COME PSICOLOGA E PSICOTERAPEUTA, CHE NE ESEGUE VOLONTARIAMENTE E CONSAPEVOLMENTE IL LAVORO SPORCO DELLA DISCRIMINAZIONE TRANSFOBICA E DELL'ATTO FRAUDOLENTO.
UNA COPPIA DI VECCHI PSICHIATRICI 70ENNI, CHE DA UNA VITA SONO STATI IN POLTRONA A TRUFFARE, INGANNARE, RUBARE, RIEMPENDOSI LE TASCHE DI MILIONI E ADESSO, RICCHI CRIMINALI ANNOIATI E INUTILI, NULLAFACENTI, PSICOPATICI GRAVISSIMI SENZA CURE E SENZA GALERA, ORGANIZZANO SERATE PER GIOCARE CON LA VITA ALTRUI, COMMETTERE DISCRIMINAZIONE TRANSFOBICA E ATTI FRAUDOLENTI, CONVINTI CHE TUTTO IL MONDO SIA NELLE LORO MANI, COMPRESA LA VITA DEGLI ALTRI. GABRIELLA BON, GIAMPIERO COSTANTINI, PSICHIATRICI GRAVISSIMI COME NON SI ERA MAI VISTO PRIMA. FRANCESCA ANGELUCCI, PSICHIATRICA GRAVISSIMA COME NON SI ERA MAI VISTO PRIMA EPPURE ABILITATA COME PSICOLOGA. MARIA TUDECH HENKE, COMPLICE MERDOSA NEL "DIRETTIVO" DEL CONSORZIO FHOCUS DI TRIESTE, CON IL SOLO INTENTO DI INGANNARE, DISCRIMINARE, RUBARE IN STRETTA COMPLICITÀ E OMERTÀ.
DISTURBATI PSICHIATRICI, CRIMINALI, FECCIA, PARASSITI, LADRONI E MONNEZZA UMANA PIÙ SPUDORATA AL MONDO, DA DICEMBRE 2021 AD OGGI A TRIESTE SONO RIMASTI ANCORA TOTALMENTE ILLESI, IMPUNITI E LIBERI FACENDO LA BELLA VITA.
SIMBOLO ASSOLUTO DELLA PIÙ SPUDORATA LIBERA CRIMINALITÀ ITALIANA, DEGLI PSICHIATRICI PSICOPATICI, RACCOMANDATI QUALI SONO, DEI CORROTTI DEL SETTORE DI #ASUGI, DI CONFCOOPERATIVE FVG, DI OGNI POLTRONA DOVE POGGIANO QUEL CULO SPORCO E MALATO.
UNA COPPIA DI VECCHI PSICHIATRICI, COMPOSTI DA UNA PUTTANA PSICHIATRICA MENOMATA, PACHIDERMA SENZA DIGNITÀ E SENZA AUTOSTIMA, TOSSICA DI MERDA, LADRONA, TRUFFATRICE, CRIMINALE, TROGLODITA, RACCOMANDATA, SENZA ASSOLUTAMENTE NEANCHE LONTANAMENTE UNA VITA IN 70 ANNI SULLA TERRA E UN COGLIONE, PSICHIATRICO, CHE HA STUDIATO PER DIVENTARE AVVOCATO E CONSIGLIA ESATTAMENTE COME VIOLARE DIRITTI UMANI E LEGGI E ORGANIZZA SERATE IN CUI GIOCARE CON LA VITA ALTRUI, COME HANNO FATTO CON LA MIA.
E UNA MALATA PSICHIATRICA GRAVISSIMA COME FRANCESCA ANGELUCCI, CHE HA ANNUITO VOLENTEROSA DI ASSECONDARE LE LORO DEPRAVAZIONI, MENTIRE E MANIPOLARE.
HANNO DISCRIMINATO, VIOLATO DIRITTI E LEGGI, RISO, DERISO E FESTEGGIATO ALLA ROVINA ALTRUI:
GABRIELLA BON
GIAMPIERO COSTANTINI
FRANCESCA ANGELUCCI
MARIA TUDECH HENKE
COOPERATIVA SOCIALE TEA
CONSORZIO FHOCUS DI TRIESTE
DEVONO PRENDERVI E SGOZZARVI UNO A UNO, DECAPITATI A MORTE, VOI E FAMIGLIA, DAL PIÙ VECCHIO AL PIÙ GIOVANE DELLA VOSTRA STIRPE E DELLA VOSTRA FAMIGLIA MALATA E INUTILE MONNEZZA IMMONDA.
E OVVIAMENTE SOPRATTUTTO TUTTA LA FAMIGLIA BON MERITA DI ESTINGUERSI TUTTA, COSÌ CHE MALATTIA MENTALE, RACCOMANDAZIONE E CORRUZIONE POSSANO ESSERE SOTTERRATE CON LORO.
DA DICEMBRE 2021 AD OGGI TOTALE IMPUNITÀ PER QUESTA MONNEZZA PSICHIATRICA, FECCIA, PARASSITA, TROGLODITA, SPUDORATAMENTE CRIMINALE E LADRONA, SENZA SANITÀ MENTALE, SENZA DIGNITÀ E SENZA ALCUNA FORMA DI DEGNA PUNIZIONE PER TESTE DI CAZZO MALATE, DA MANICOMIO E DA GALERA COME LA LORO.
DIETRO LE POLTRONE E I RUOLI SOCIALI SI NASCONDONO I PEGGIORI MALATI MENTALI E I PEGGIORI CANCRI DELL'UMANITÀ, CON UNA FALSA MASCHERA PERBENISTA.
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