#romanzo famigliare
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multiverseofseries · 8 months ago
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Fabbricante di lacrime: un film che dire brutto è poco.
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Cinici, darkettoni, detrattori del romanticismo e chi di voi un minimo s’intende di cinema, state lontani dal Fabbricante di lacrime, l’adattamento del best seller di Erin Doom su Netflix dal 4 aprile, perché probabilmente lo giudicherete ridicolo. Romanticoni e fanatici di fanfiction: lo troverete poetico ed emozionante. Non posso fare un diretto paragone con il libro originale perché, ça va sans dire, non lo ho letto (ma grazie al cielo esiste internet). Tuttavia, rintracciando la storia editoriale, non posso non citare l'assoluto successo ottenuto: Fabbricante di lacrime (edito da Salani) nel 2022 ha venduto mezzo milione di copie, imponendosi come il romanzo più venduto in Italia (!). Un Traguardo clamoroso, se si pensa che l'autrice, Erin Doom (nome d'arte e viso avvolto nel mistero, almeno fino al 2023, quando si è rivelata), si sia inizialmente auto-pubblicata, prima di venir "scoperta" da Salani. Il grande successo di Fabbricante di lacrime, secondo ciò che ho potuto rintracciare in rete, proviene dal passa parola, capace di viaggiare velocissimo su TikTok (e dove altrimenti?) tra i giovanissimi. Detto questo, e visti i numeri, ecco subito l'aggancio cinematografico: perché non farne un film? Detto fatto, ecco arrivare su Netflix l'adattamento diretto da Alessandro Genovesi e scritto insieme ad Eleonora Fiorini.
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Fabbricante di lacrime: Caterina Ferioli durante una scena del film
Un adattamento che si lega al filone anglosassone del classico young-adult-drama-gotico-romantico però rivisto in chiave italiana (con un altro però: l'epoca di Twilight è sfortunatamente lontana). Un bel cortocircuito, in quanto la cornice di Fabbricante di lacrime è appunto quella tipica del Nord America (così viene immaginata da Erin Doom) con tanto di High School e nomi anglofoni. Se la letteratura non ha confini (perché è l'immaginazione a non averne), la forma filmica, invece, si scontra inevitabilmente con alcuni pre-concetti legati alla realtà (e al budget…). Soggetto, copione, regia, interpreti. In questo senso Fabbricante di lacrime finisce per scricchiolare notevolmente sotto una costante enfatizzazione della scena, delle performance e della storia, risultando eccessivamente iperbolico anche rispetto al contesto teen/young di cui fa lecitamente parte.
Fabbricante di lacrime, la trama: l'amore tra Nica e Rigel
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Fabbricante di lacrime: Simone Baldassari (Rigel) in una scena del film
Ora, la trama: Fabbricante di lacrime ha per protagonista Nica (come la nica flavilla, farfallina arancione delle foreste pluviali), che fin da piccola è cresciuta nell'orfanotrofio Grave. In queste antiche mura, rigide, fredde, austere, Nica si è lasciata andare all'empatia (ama gli animali), nonostante le venga ripetuto quanto siano le regole le uniche cose importanti della vita. Dall'altra parte, all'interno del Grave, aleggia la leggenda del Fabbricante di Lacrime. Chi è? Una misterioso individuo che pare aver modellato la paura, avvicinandola ai sentimenti umani. Quella che sembra una favola, però, influenza tanto Nica quanto le altre ragazze dell'orfanotrofio. Almeno fin quando Nica viene adottata ad un passo della maggiore età( un miracolo della burocrazia).
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Fabbricante di lacrime: una scena del film
Non sarà la sola, perché la famiglia che la ospita sceglie anche Rigel (come la stella beta della costellazione di Orione, non come il papà svitato di Venusia in Goldrake), tenebroso e fascinoso ragazzo (cliché a più non posso!) con cui Nica pare non aver nulla in comune. Figuriamoci una possibile convivenza famigliare. Però poi i loro sentimenti contrapposti finiranno per scontrarsi e, generando una tempesta (sì, c'è anche la solita scena sotto la pioggia), capiranno di essere parte integrante di un disegno passionale e rivelatorio.
Uno young adult eccessivamente caricato
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Fabbricante di lacrime: Caterina Ferioli in una scena del film
Ma a chi parla, Fabbricante di lacrime? Un dettaglio non da poco: senza dubbio si rivolge a chi ben conosce il romanzo di Erin Doom, tramutando in carne ed ossa l'amore travagliato tra Nica e Rigel (un amore derivativo, e lastricato dagli stessi cliché). Quindi, un panorama ben idealizzato dalla produzione, e chiaramente conscio del materiale originale. Ma se (teoricamente) c'è una comunicazione con i fan del libro, dall'altra parte l'intero approccio filmico risulta ben poco fluido oltre che approssimato, costruendo un climax mai davvero tormentato, e anzi frutto di una continua sottolineatura: dialoghi forzati, scambi esagerati (quasi da aforismi).Per tutta la durata del film si susseguono citazioni esilaranti (o struggenti, a seconda del punto di vista) dalla fonte letteraria come “Il suo fascino velenoso era infestante”, “Io e lui eterni e inscindibili. Lui stella io cielo”, “Noi siamo rotti, siamo scheggiati. Certe cose non si possono riparare”, “È vero, ma forse ci siamo spaccati in mille pezzi solo per incastrarci meglio”.
Una ridondanza tanto nell'estetica quanto nelle interpretazioni di Caterina Ferioli, indecisa tra canalizzare Kristen Stewart o Kaya Scodelario, e in particolare di Simone Baldasseroni, lui perennemente costipato, caricano eccessivamente ogni parola del copione, lontani dalla fluidità che richiederebbe una messa in scena filmica risultando involontariamente ridicoli ma visto il materiale a disposizione difficile non esserlo. ridondante è anche il costante e incessante accompagnamento musicale, sia originale che non, che ammicca senza mai essere veramente ammalgamata all'interno della storia (si va da George Ezra ad Olivia Rodrigo e Billie Eilish, senza una naturale continuità).
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Fabbricante di lacrime: Simone Baldassari, Caterina Ferioli in un'immagine
Più in generale, sia nel tono che nell'umore questo adattamento sembra essere la diretta traduzione delle pagine del romanzo, senza la sacrosanta re-interpretazione frutto del miglior adattamento possibile. Non faccio paragoni con le pagine di Erin Doom, tuttavia il discorso su Fabbricante di lacrime si può allargare ad un altro paragone: le piattaforme streaming, per i titoli originali, non sfidano quasi più il grande schermo, ma si affiancano alle produzioni del piccolo schermo, offrendo al pubblico lo stesso modus operandi tipico della televisione generalista: prodotto, prodotto, prodotto. E Fabbricante di lacrime ne è un altro lampante (e poco riuscito) esempio.
In conclusione Fabbricante di lacrime è un adattamento che cerca di ricalcare il grande successo del romanzo, finendo però a sfiorare i toni meno riusciti del teen-movie dagli umori gotici e tormentati. Dialoghi esagerati e svolte approssimative poco aiutano, così come la performance altalenante del cast. In questo senso, il film è un ulteriore esempio di quanto alcune produzione streaming puntino a competere con la tv generalista più che con il grande schermo.
Perché ci piace 👍🏻
Cosa non va 👎🏻
Chiaramente troppo ambizioso.
Risulta estremamente sconnesso.
La regia, mai incisiva.
I dialoghi, incredibilmente, ridicoli, enfatizzati e calcati da un cast non del tutto convincente.
P.S: rivoglio indietro i miei 105 minuti di vita persi a guardare questa treshata.
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coffea-excelsa · 1 year ago
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TRE
Era sul comodino da un po' di tempo. Non ero convinta, perché il romanzo precedente "Cambiare l'acqua ai fiori" aveva lasciato un retrogusto amaro che mi impediva di prendere in mano il successivo.
Ma poi è successo, e le 624 pagine sono volate via tutte d'un fiato.
"Tre" di Valérie Perrin è una storia toccante di amicizia, amore e qualche segreto nascosto. Ambientato tra la campagna della Borgogna, Lione e Parigi, con una piccola digressione in Italia, il libro narra la vita di tre adolescenti inseparabili: Etienne Beaulieu, il giovane ricco e carismatico; Adrien Bobin, il timido e talentuoso scrittore; e Nina Beau, dal temperamento artistico e dal passato doloroso. I loro destini sono legati da un'amicizia profonda e indissolubile, che li accompagnerà attraverso le sfide e i drammi della vita.
La prima cosa che mi ha colpito di questo romanzo è l'abilità della Perrin nel creare personaggi autentici e umani, con tutte le loro debolezze e paure, rendendoli facilmente identificabili e vicini al lettore. Le loro storie sono un viaggio emozionante attraverso forme diverse di amore: quello tossico, il puro, quello frivolo e quello famigliare.
E poi, apprezzo moltissimo la capacità dell'autrice di trattare argomenti talvolta spinosi e delicati con grande sensibilità, mantenendo sempre un equilibrio tra leggerezza e profondità.
La narrazione è coinvolgente e lascia il lettore con il desiderio di scoprire cosa sia accaduto, perché i tre amici si sono allontanati per quattordici anni e chi è la misteriosa Virginie con i suoi capelli a caschetto?
In conclusione, se cercate un libro coinvolgente e ben scritto, "Tre" di Perrin è sicuramente da tenere in considerazione. Buona lettura a tutti!
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pier-carlo-universe · 4 days ago
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La sorella scomparsa: un thriller psicologico che svela i segreti di una famiglia devastata. Recensione di Alessandria today
Fino a dove sei disposto ad arrivare pur di sfuggire al passato?
Fino a dove sei disposto ad arrivare pur di sfuggire al passato? Un romanzo di suspense, misteri e verità sepolte Kendra Elliot inaugura la serie “Columbia River” con “La sorella scomparsa”, un thriller psicologico che cattura l’attenzione fin dalle prime pagine. Un passato oscuro, una tragedia famigliare e un mistero che affonda le radici in un paese pieno di segreti si intrecciano in un…
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boldlymagnificentperson · 7 months ago
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Libri: E. Shafak, L'isola degli alberi scomparsi, Rizzoli
Da Rosa Ghislandi riceviamo L’isola degli alberi scomparsi della scrittrice di origine turca Eli Shafak. A questo proposito Rosa ci scrive: “La pianta di fico e’ la protagonista di questo romanzo famigliare. Pianta che è stata la testimone a Cipro di insanabili rivalità. Un’isola divisa tra greci e turchi esuli nella loro stessa patria divisi dalla linea verde che per decenni è stata devastata…
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cinquecolonnemagazine · 9 months ago
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La Porta del tempo di Luisa Colombo
Il fil rouge del romanzo La Porta del tempo di Luisa Colombo edito da Milos è un thriller complesso, ben articolato e ricco di pathos e suspense. L’autrice è stata brava a intrecciare diverse storie di donne che raccontano drammi e condizioni in cui ognuno di noi ci si può ritrovare e che certamente richiamano a pagine buie della nostra attualità. Le donne sono le protagoniste indiscusse di storie che raccontano violenze e culture integraliste, ma anche di storie positive veicolate attraverso vere amicizie e sentimenti profondi.  Dopo il grande successo del Fiore dell’Apocalisse, Luisa Colombo ritorna in libreria con un nuovo e intrigante romanzo, ricco di colpi di scena e dal finale inaspettato. Ringrazio Luisa per la bella intervista che ci ha concesso. Insieme, abbiamo approfondito alcuni elementi cruciali del romanzo e ci siamo fatti raccontare anche qualche curiosità sulla sua scrittura. Siamo certi che troverete le sue parole molto coinvolgenti! La Porta del tempo di Luisa Colombo Salve Luisa, tu sei nuova ai lettori di Cinquecolonne Magazine. Ci racconti brevemente quando è nata la tua passione per la scrittura? Ciao, la passione per la scrittura è nata con me, fin da bambina mi piaceva scrivere qualche poesia, poi da adolescente ho scritto dei brevi racconti, ma il mio sogno nel cassetto era quello di scrivere un romanzo. Dopo essermi liberata dagli impegni lavorativi, quel sogno si è avverato. Prima di buttarmi a capofitto, tuttavia ho frequentato un corso di scrittura creativa che mi ha dato gli strumenti per affrontare un simile impegno, la classica cassetta degli attrezzi, insomma. Scrivere per me è catartico, liberatorio, è come un viaggio dentro me stessa che mi ha dà la possibilità di conoscermi meglio. È un percorso, quasi una psicoterapia. Non potrei più vivere senza scrivere, sebbene ci siano stati dei momenti di stasi, il classico blocco dello scrittore, ma li ho sempre superati.   Nella Porta del Tempo che chiude la trilogia, le donne sono le protagoniste indiscusse del tuo romanzo. Poiché non tutti hanno letto gli altri due libri, ci puoi dire se anche in quelli la presenza femminile, carica di disagi e complessità, è così forte come nella Porta del Tempo?  La presenza femminile è il fil rouge della trilogia, la donna è protagonista assoluta, in quanto ho voluto mettere in risalto il ruolo femminile nella società, puntando anche sulla forza della donna. Infatti, Il Fiore dell’Apocalisse ha vinto il Premio Speciale Milano Donna. Anche in Legami Pericolosi vengono messi a nudo gli scheletri che si celano dietro agli armadi di Maia e Anika, due donne completamente diverse, ma con molti problemi irrisolti. Nella Porta del Tempo in effetti la presenza femminile è ancora più forte, dal momento che le protagoniste sono quattro. Viaggeranno su binari paralleli per poi incontrarsi a dare vita a una forte amicizia.  Nel tuo romanzo affronti molti temi di grande attualità legati soprattutto alla violenza fisica e psicologica sulle donne. Qual è l’episodio che hai raccontato nel libro e che  ti ha toccata particolarmente mentre lo scrivevi?  Senza dubbio la violenza fisica subìta da una delle protagoniste. È un argomento purtroppo attuale che mi inquieta. Ogni sera al telegiornale non manca mai un episodio di violenza sulla donna.  Il femminicidio sta assumendo proporzioni spaventose e, quello che è più grave, è l’assenza dello Stato. La donna è sola a combattere contro un mondo che le è ostile, sia in campo professionale e spesso anche famigliare.   Le storie di Maia, Anika, Ambra e di Mègan si intrecciano con continui colpi di scena e momenti di grande suspense. Fermo restando che in ogni personaggio c’è sempre un po’ dell’autore, ci puoi dire a quale delle quattro protagoniste ti senti più vicina per affinità caratteriale?  A dire il vero sono due le protagoniste nelle quali mi riconosco. La prima è Maia, una donna tenace che non si ferma mai di fronte alle difficoltà, e riesce sempre a risollevarsi e ad affrontare momenti difficili e dolorosi della sua vita professionale e privata. L’altra è Ambra, protagonista de La Porta nel Tempo, una donna fragile, in conflitto perenne con sé stessa, una donna che non riesce ad accettarsi per il suo aspetto fisico e che accetta un rapporto con un uomo psicolabile e anche violento, per paura di rimanere sola. Lei mi ricorda un momento della mia vita alquanto simile, sebbene meno violento per fortuna, che è stato per me molto doloroso, ma dal quale ho trovato la forza di uscire e di cambiare radicalmente la mia vita.    La Porta del Tempo è uno psicothriller molto complesso. Poiché noi di CinqueColonne Magazine siamo molto curiosi e particolarmente attratti da tutto ciò che ruota attorno al processo creativo dello scrittore, vorremmo sapere se per trame così intricate ti affidi solo alla sua fantasia o hai punti di riferimento specifici a cui ti rivolgi per attingere all’idea di base per poi elaborarla con la fantasia. Nei thriller è necessaria tanta ricerca soprattutto per la parte investigativa, ma anche psicologica. Io ho impiegato più di un anno per la ricerca nel Fiore dell’Apocalisse, mi sono fatta aiutare dal Commissario capo della Questura di Milano che mi ha introdotto nell’iter delle indagini. In un thriller nulla può essere affidato al caso, se si vuol essere credibili. Per questo ho contattato anche un patologo per poter descrivere la scena del crimine e l’autopsia dei cadaveri e un criminologo per la profilazione del serial killer, In Legami Pericolosi la ricerca è stata importante, mi sono documentata molto sul mondo farmaceutico per poter descrivere come nasce una formula, e tutto ciò che ne consegue. Nella Porta del Tempo, ho letto molti testi di psicologia e psichiatria, dal momento che ho affrontato tematiche alquanto delicate, come la depressione e il suicidio. Tuttavia, la fantasia debba essere presente, anche se spesso nasce da esperienze vissute. Read the full article
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paoloferrario · 10 months ago
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LA ROSA DELL'ISTRIA, di Tiziana Aristarco, con Andrea Pennacchi, Gracjela Kicaj, 2024. Dal romanzo: Chi ha paura dell'uomo nero, di Graziella Fiorentin
rivedi tramite raiplay: https://www.raiplay.it/programmi/larosadellistria Il racconto, liberamente ispirato al romanzo “Chi ha paura dell’uomo nero?” di Graziella Fiorentin (Corbaccio) affronta il tema attraverso il dramma famigliare degli istriani Braico, che di fronte ai crescenti pericoli seguiti all’armistizio del ’43 in Italia, con le truppe del maresciallo Tito intenzionate ad annettere…
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queerographies · 1 year ago
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[Come la noce nel cuscino][Laura Fois]
Un inno alla sensibilità e ai sentimenti, il racconto di una generazione capace di spogliarsi degli inutili orpelli della società, pronta a distinguersi e ad abbracciare le diversità.
Un romanzo corale in cui si mescolano sentimento, amore e dolore, con uno spiccato senso di femminilità. Laura Fois racconta con garbo il cuore nascosto di ognuno di noi. Ginevra Corbez e Simone Spargi. Due giovani che vivono agli antipodi ma accomunati entrambi da una lacerante perdita famigliare. Ginevra, dopo la morte della madre, vive a Madrid, fa la scrittrice e soffre maledettamente per la…
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Verona: Il Festival Spazio Teatro Giovani a Veronetta
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Verona: Il Festival Spazio Teatro Giovani a Veronetta. In scena 134 ragazzi dai 9 ai 34 anni che, affrontando temi importanti con filo conduttore “Luce e Buio”, chiuderanno un anno di laboratori nei quali si sono coniugati tutti gli aspetti legati al teatro, dalla recitazione all’organizzazione, alla cura degli spazi comuni. Sabato 27 e domenica 28 maggio i primi spettacoli al Teatro Santissima Trinità, mentre a giugno la seconda parte avrà come location Parco Santa Toscana. La rassegna sarà anche un’occasione di confronto tra i giovani, artisti e spettatori, che alla fine delle rappresentazioni potranno incontrarsi per instaurare un dialogo attivo, costruttivo e di confronto. Avere uno spazio a disposizione dei giovani per vivere il teatro in ogni suo aspetto, condividere idee, formare un proprio pensiero critico ed instaurare in ognuno un senso civico per la cura e la salvaguardia dei beni comuni. Questo fine settimana prenderà il via la terza edizione del Festival di Teatro di giovani per giovani “Veronetta#SpazioTeatroGiovani”, rassegna che si svolgerà al Teatro Santissima Trinità e al Parco Santa Toscana realizzata come conclusione dell’anno di laboratori teatrali della scuola Spazio Teatro Giovani, con il Patrocinio e il sostegno del Comune di Verona come ente capofila nella progettazione dei Piani di Intervento in materia di Politiche giovanili. In scena ci saranno 134 ragazzi, dai 9 ai 34 anni, coinvolti anche in tutti gli aspetti dell’organizzazione del Festival, che hanno partecipato ai laboratori condotti dalle attrici e registe Silvia Masotti e Camilla Zorzi, realizzati in collaborazione con la Cooperativa Energie Sociali e che si inseriscono nel piano di intervento di Regione Veneto in materia di Politiche Giovanili “Reti Territoriali per i Giovani Veneti – RE.TE. GIO-VE”, in continuità con i progetti Capacit-Azione del 2022 e Capacitandosi del 2021. “ Invitiamo tutti a venire ad assistere agli spettacoli dei ragazzi e ragazze che hanno preso parte attivamente a percorsi di scuola teatrale – ha detto l’assessore alle Politiche giovanili Jacopo Buffolo - e che, nelle prossime settimane, renderanno vivo un angolo di Veronetta. Il progetto, finanziato dalla Regione, dà la possibilità ai ragazzi di incontrarsi e conoscersi e, attraverso il teatro, anche superare le differenze, aiutandoci a dimostrare come si possano promuovere la valorizzazione di alcuni luoghi della città e renderli vivi. Questa attività infatti tocca diverse tematiche, come la cultura e il teatro, a cui si aggiunge la cura dei beni comuni, che si intersecano e su cui l’Amministrazione vuole lavorare”. Il tema scelto per questo anno di percorso è il rapporto “Luce e Buio”, non intesi come immagini, ma figure interiori, che riguardano l’individuo nei suoi momenti di tristezza e serenità, e come riscoprire l’una nell’altra. Nella prima parte del festival sono stati scelti due miti, di Prometeo e Antigone, entrambi di trasgressione che parlano di abuso di potere e del rapporto tra i sentimenti, la legge e come tenerli insieme. Nella seconda saranno affrontati temi politici, tra cui il lavoro femminile e la lotta tra partigiani e nazifascisti. Gli spettacoli saranno ad offerta libera. L’accesso al Parco sarà consentito a chi preventivamente avrà prenotato il proprio posto inviando una mail a [email protected] indicando i propri dati e contatti. Verrà inviata una mail di confermata prenotazione. I posti verranno assegnati la sera dello spettacolo in ordine di arrivo. Tutte le informazioni, orari o eventuali modifiche e aggiornamenti saranno comunicati sui canali Facebook e Instagram di Spazio Teatro Giovani, e al sito www.politichegiovanili.comune.verona.it o inviando una email a [email protected] Gli spettacoli dei ragazzi dai 9 ai 15 anni andranno in scena il 27 e 28 maggio al Teatro Santissima Trinità (Lessico Famigliare dal romanzo di Natalia Ginzburg, Il Piccolo Principe, dal romanzo di Antoine de Saint Exupéry e Telemachia, una rilettura del viaggio di Telemaco alla ricerca di suo padre Ulisse) e il 9 giugno al Parco Santa Toscana (Orlando & Co, liberamente ispirato all’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto). Al Parco Santa Toscana, nel cuore del quartiere di Veronetta, alle 21.30, andranno in scena gli spettacoli dei ragazzi più grandi. Il 13 e 14 giugno andrà in scena “Prometeo”, dal Prometeo Incatenato di Eschilo, con un gruppo di ragazzi dai 15 ai 19 anni. Il 16 e il 17 giugno Antigone, dalla tragedia di Sofocle, con un gruppo di ragazzi dai 17 ai 23 anni. Il 19 e 20 giugno, con un gruppo di ragazzi dai 24 ai 34 anni, andrà in scena “Roma ore 11”, tratto dall’inchiesta giornalistica di Elio Petri su innumerevoli nodi del lavoro femminile. Ultimo spettacolo in cartellone il 24, 25, 26, 27 giugno “Uomini e no”, dal romanzo di Elio Vittorini, con ragazzi dai 20 ai 29 anni, scritto nel 1944, durante la seconda guerra mondiale, proprio mentre è impegnato a lottare da partigiano contro il nazifascismo. Il Festival, oltre a veder coinvolte altre associazioni del territorio, sarà anche in partnership con il Festival FU.ME. di Cesena, organizzato dall’Associazione Alchemico Tre. Si pone in continuità anche con il progetto Spettatori Attivi, per accompagnare i ragazzi nella fruizione di spettacoli teatrali delle più importanti rassegne cittadine e non e le serate al Parco Santa Toscana si inseriscono all’interno degli Intrecci di programmazione di Estate Teatrale Veronese. Prosegue inoltre la collaborazione con il Comitato per il Carnevale Benefico Simeon de L’Isolo, che ha la custodia del parco, mentre il ristorante libanese Tabulè gestirà il food truck per le sere di spettacolo. La rassegna è stata presentata questa mattina in Sala Arazzi dall’assessore alle Politiche giovanili Jacopo Buffolo. Sono intervenuti le direttrici e insegnanti della scuola di teatro Spazio Teatro Giovani Silvia Masotti e Camilla Zorzi, l’allieva dello Spazio Teatro Giovani Astrid Valdinoci e la responsabile Politiche giovanili del Comune di Verona Lisa Lanzoni. “ Questa attività si innesta in un quartiere che, dal punto di vista dei beni comuni, è molto vivo – ha affermato Lisa Lanzoni – ed assolutamente in linea con una riprogettazione da parte dell’Amministrazione per dare spazio ai giovani collegati ai beni comuni della città. La Regione, attraverso il piano di interventi Rete Giovani Veneti prosegue un percorso di investimento sui giovani iniziato due anni fa che ci auguriamo ne possa coinvolgere sempre in maggior numero attraverso il focus legato all’arte e alla città”. “ Siamo felici di dare il via a questa terza edizione del Festival – afferma Silvia Masotti – che era nato in tempo di pandemia come risposta alla necessità di dare la possibilità a 120 giovani di stare insieme in uno spazio in sicurezza per poter considerare il teatro prima di tutto un’occasione di relazione. Da quel momento ci siamo accorti di quanto fosse importante per far vivere un quartiere ricco di spazi mai pensati per il teatro. I ragazzi ci aiutano in tutte le fasi di organizzazione, prendendo spazio, voce e parole dei grandi autori prendendosi cura dei beni comune". “Riguardo alla selezione degli spettacoli – spiega Camilla Zorzi – abbiamo scelto di far esibire i ragazzi più giovani a teatro, mentre dai 14 anni in poi lo faranno nel parco, soprattutto perché riescono a gestire meglio il palco esterno dal punto di vista vocale e fisico. I temi che affronteremo sembrano grandi per i ragazzi, che invece li hanno recepiti e fatti propri. Ed è questa la bellezza, perché sono proposte che si integrano l’una nell’altra. Per questo consigliamo di venire ad assistere alle rappresentazioni, perché gli attori mettono nei personaggi loro stessi, le loro fragilità, le loro debolezze e le loro risorse, e che vivono nella pienezza lo stare insieme agli altri”. “ Per noi il Festival non si limita solo alla messa in scena dello spettacolo – spiega Astrid Valdinoci – ma comprende anche tutto quello che c’è prima, come lo si realizza, fino a dopo, quando incontriamo le persone che vengono a vederci. E’ importante avere la possibilità di trascorrere del tempo in uno spazio pubblico dove potersi mettere a confronto. Parlare con ragazzi che hanno un’età, una vita e punti diversi dai miei, è un’occasione che ognuno ha per ampliare le proprie vedute e formare il proprio pensiero critico. Inoltre questa iniziativa permette di imparare a lavorare e costruire qualcosa insieme”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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frabooks · 2 years ago
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Diario di lettura - I fratelli Karamazov
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Premesse
Inizio questo libro intimorito dalla mole e dai pareri letti online: difficile, arzigogolato, lunghissimo.
Ho finito da poco Delitto e castigo e ne sono rimasto folgorato. In particolare, mi sono stupido della qualità della scrittura e della facilità di lettura; mi aspettavo di annoiarmi, di leggere capitoli non avvincenti o lunghissime descrizioni, invece è tutto l’opposto.
Poi ho affrontato Oblomov con le stesse preoccupazioni. Mattone russo: tantissimi nomi, trama complicata, lunghissime descrizioni: chissà se ce la farò, se ne varrà la pena. Ancora una volta ho trovato esattamente l’opposto: Oblomov è un romanzo frizzante, denso, godibilissimo.
Poi sono entrato nel “rabbithole” Dostoevskij. Mi affascina l’autore, i romanzi e i temi trattati. Voglio esplorare di più l’800 russo, la cultura russa, gli autori russi. Leggo “Sanguina ancora” di Paolo Nori, libro su Dostoevskij che mi dà anche tantissimi spunti letterari (ho comprato Puskin, Gogol, Turgenev, Tolstoj, molto altro Dostoevskij).
Così ho deciso di provare coi fratelli Karamazov. Il secondo libro più lungo che potrei leggere (Il signore degli anelli, 1150 pagine, è in prima posizione). Il libro più ampio e complesso di Dostoevskij, così pensavo.
Diario di lettura
Libro primo - Storia di una certa famigliola
Inizio fresco e tranquillo. Dostoevskij presenta i protagonisti. Prima il padre e poi, a turno, i figli: Dimitrij, Ivan e Alekseij. Ho trovato questa parte inusuale. Dostoevskij preferisce prima descrivere il carattere dei figli che “mostrare” il loro carattere con gli avvenimenti (lo farà, ma dopo). Strano. Eppure funziona; inizio a inquadrare i protagonisti per “categorie”. Il padre, Fedor Pavlovic, è un uomo benestante ma infido, avido, egoista e prono ai tradimenti, ai vizi, agli inganni. Dimitrij, Mitjia, è il primogenito. Ingenuo, buono ma anche estremamente cedevole alla bella vita, a sperperare denaro, ad andare a letto con più donne possibili, alle risse. Cede ai piaceri della vita. È sempre a corto di soldi. Ivan è “l’intelligente”, il cupo, il pensieroso, il razionale. Ha anche dei tratti un filo sadici o comunque cinici quando prende in giro, ad esempio, i credenti. Aleksej, Alesia, è il credente. Crede ciecamente in dio, si è fatto monaco, è buono, casto, un filo ingenuo, puro.
La struttura famigliare è semplice ma è scritto talmente bene che trovo questa parte comunque avvincente. Questa prima parte vola.
Secondo libro - Un’accolta inopportuna
Vanno tutti al monastero dallo Starets, il “monaco principale”, una specie di santo, perché possa aiutarli a dirimere lo scontro tra Dimitrij e suo padre. Mitjia vuole soldi, il padre non vuole darglieli. Il capitolo si svolge nel monastero ed è abbastanza veloce. C’è un capitolo in cui l’osservatore si sposta nelle fedeli che sono accorse per chiedere miracoli allo Starets; sembra un po’ campato in aria ma qui facciamo conoscenza di due importanti donne, la Chochlakova e la figlia disabile, che reincontreremo più avanti. È un capitolo in cui i caratteri dei personaggi iniziano a prendere forma. Ivan, acuto ma strafottente, Fedor Pavlovic, infido ed egomaniaco, Aleksej, timido e timorato di dio e dello Starets. Dialoghi interessantissimi proprio perché Dostoevskij è bravissimo a descrivere i personaggi che sono proprio vivi, sfaccettati, fatti carne e sangue. Non ci sono macchiette o personaggi stereotipati. La lettura è facile. Non ci sono digressioni o descrizioni, punto (stavo per aggiungere “noiose”, ma non c’è proprio nulla del genere).
Scopro in seguito una cosa che avevo preso con superficialità. Tra le donne che vanno a sentire lo Starets ce n’è una che ha perso 4 figli e l’ultimo la sta ammazzando di dolore. È distrutta. Il racconto dello straziamento è devastante. Scopro che il figlio si chiamava Aleksej, come il protagonista del romanzo e come il figlio morto di Dostoevskij stesso.
Libro terzo - Lussuriosi
Parte molto importante. Appaiono Katerina Ivanovna, Grusen’ka e Smerdjiakov, tre personaggi importantissimi. La prima è promessa a Dimitrj ed è amata da Ivan. La seconda ha fatto innamorare sia Dimitrj che il padre, Fedor Pavlovic. Il terzo è un servo di casa Karamazov con una storia molto avvincente. È appena introdotto, però si capisce che è un altro personaggio estremamente affascinante. Asociale, intelligente, autoriferito. Si capisce anche che Dimitrj è nei guai perché ha buttato all’aria 3000 rubli che gli aveva dato la Ivanovna affinché li inviasse alla sorella, per festeggiare e bagordare con la sua amante, Grusen’ka. Quindi Dimitrj ha un debito vergognoso con la sua fidanzata e un’amante che però è interessata anche a suo padre. In questo capitolo si capisce anche meglio Grusen’ka che è manipolatrice e infida. Inoltre c’è il primo scontro tra Dimitrj e il padre, che rimane contuso. Appunto, Dimitrj è di animo buono ma focoso e gli ci vuole poco a essere violento; inoltre col padre non solo ha in ballo la questione dei soldi ma anche un’amante. C’è anche un bellissimo dialogo tra il padre, Fedor, Aleksej, Ivan e Smerdjakov su dio e i credenti. Insomma, tanti avvenimenti che mi hanno coinvolto tantissimo perché i personaggi sono spremuti per bene e si vede ogni singola “tara” di ognuno.
Parte seconda
Libro quarto Straziamenti
Introduzione su padre Ferapont, monaco pazzo del monastero. Poi c’è una scena dalla Chochlakova e dalla Ivanovna dove c’è anche Ivan. Discutono. Dialoghi frizzantissimi. Parte molto scorrevole. Interessantissima la figlia disabile, con un animo irrequieto e nervoso. Aleksej incontra per caso un ragazzino scapestrato che viene picchiato da altri ragazzini, Iljusa. Ivan ha intenzione di partire e di andarsene per sempre a Mosca. Poi Aleksej va da un signore che era stato picchiato da Dimitrji per chiedergli perdono a suo nome, anche perché questo ex capitano era caduto in disgrazia (di cui Iljusa è figlio). Scena meravigliosa. C’è struggimento, emozione ma anche la rigidità morale di alcuni che fa sì che loro prendano la strada più impervia pur di non cedere, appunto, ai loro principi. Molto russa come cosa. Questa parte è relativamente breve, molto scorrevole e molto interessante.
Libro quinto Pro e contra
Avvenimento inaspettato per Aleksej, molto tenero e molto in linea con il suo carattere. Breve parentesi su Smerdjakov che serve a descrivere ancora meglio il suo carattere chiuso, scontroso, asociale, anche un po’ manipolatore. È anche affetto da epilessia. Poi arriva, finalmente, il momento topico del libro quinto: il grande inquisitore. Aleksej va alla ricerca di Dimitrji ma trova Ivan in una taverna, si fermano a parlare e discutono “di filosofia”. Ivan racconta a Alekseji questo suo racconto. Gesù torna nel 16esimo secolo e compie miracoli. Viene catturato e interrogato dal grande inquisitore che dice: sei venuto per ribadire la libertà totale per gli uomini ma gli uomini non se la meritano, hanno bisogno di regole, di una guida dura e ferma. Non sono in grado di sopportare il peso della verità. È la prima grande digressione. Il libro quinto dura 80 pagine, il grande inquisitore 27. Nonostante sia una digressione vera e propria, ficcata da Dostoevskij per “filosofeggiare”, è di  facile lettura e molto interessante.
Libro sesto Il monaco russo
Il libro sesto dura circa 50 pagine ed è un’altra digressione. Si racconta la vita dello Starets, che nel frattempo muore. È una digressione bella e buona. È la parte più lenta e meno interessante che finora ho incontrato. C’è molta “religiosità” e cose religiose, pochi avvenimenti interessanti e molta “fede” nuda e cruda, quindi noiosa. Ci tengo a specificare: non è una parte difficile da leggere, è “solo” lenta e non in particolare sintonia con il resto del libro. Si riprende quando c’è il racconto dell’incontro tra lo Starets e un misterioso sconosciuto; capitolo avvincente e struggente, vero Dostoevskij. Però il libro sesto è il più lento e noioso proprio per il tema trattato.
Parte terza
Libro settimo Alesa
Parte stupenda. Il protagonista del libro è Alekseij, Alesa, come dice il narratore più volte, ma in questa parte prevale. Prima lo Staretz che muore crea scandalo e turba Alekseij. Poi Alekseij va a trovare la Grusen’ka e ci sono dialoghi meravigliosi. Alla fine Grusen’ka si rivela cattiva, sì, ma in modo sfaccettato e sofisticato, come ci si aspetta da un personaggio di Dostoevskij. Ha sofferto per amore;  è combattuta e triste. Inoltre anche il monaco che l’ha accompagnato, che è una figura secondaria, è descritto benissimo: è un impiccione approfittatore e pettegolo e viene descritto in modo perfetto, tanto che, secondo me, può richiamare qualcuno in ognuno di noi. C’è un racconto struggente sulla cattiveria. Anche la donna più cattiva può redimersi, basta un cipollotto. Questa storia del cipollotto mi è molto rimasta. Capitolo freschissimo che vola, molto avvincente.
Libro ottavo Mitja
Qua il protagonista è Dimitrij. Noto solo ora quanto la scrittura di Dostoevskij si adatti ai personaggi. Questo capitolo è frenetico, confuso, carnevalesco, teatrale: è Dimitrij. Si raccontano le vicende di Dimitrij che deve tenere sotto controllo la Grusen’ka (ha paura vada dal padre) ma che allo stesso tempo deve trovare i 3000 rubli e inizia a subire lo stress devastante. Mena le mani, fa festa, sperpera denaro, ama follemente e in modo idiota, litiga, minaccia. Il libro ottavo è una gioia da leggere: scorre velocissimo e frenetico. Trasmette l’ansia e la confusione di Mitjia in modo magistrale. E finalmente si arriva al fattaccio.
Nota alla fine dell’ottavo libro. Sono estasiato dalla scrittura di Dostoevskij. Il libro, finora, è facilissimo da leggere, scorrevolissimo, avvincente, freschissimo. Una sola digressione stona per lucidità, secondo me, quella del monaco; davvero non necessaria, anche perché spezza tantissimo il ritmo. Per il resto sono completamente innamorato dei personaggi, sia quelli primari che i secondari, sono vivi e tangibili ed è facile amare, soffrire, gioire e temere insieme a loro. Altra nota. Da vera soap opera le storie d’amore. Questa cosa mi fa impazzire: il grande, serissimo, cupo Dostoevskij, il filosofo(!) che intreccia storie d’amore assurde, folli, sanguigne e senza senso.
Libro nono - L’indagine preliminare
Mitjia è accusato di aver ucciso il padre. In queste circa 80 pagine c’è l’interrogatorio a Dimitrji.
Noto con curiosità l’enorme rispetto del diritto della seconda metà dell’800 in russia. Testimoni, diritti, doveri, trascrizione di ogni parola. Non me l’aspettavo. La gestione della Giustizia è segno di enorme civiltà. Chiaramente non c’è un avvocato o altro ma questa prima parte di interrogatorio è inaspettatamente evoluta (per me, per le mie competenze). Il protagonista è Mitjia (Dmitrij), che però già conosciamo. Verso la fine si scopre quanto sia irrazionale e sconclusionato l’animo umano quando Mitjia non vuole ammettere una sua enorme inconfessabile vergogna, tanto che “i detective” quasi lo prendono in giro perché è tutto nella sua testa. Ripeto, Dostoevskij è magistrale nel dare vera sostanza ai personaggi. Si cita Smerdjiakov e si fa cenno che in effetti è anche lui figlio di Fedor Pavlovic; all’inizio ci sono dubbi che però vengono subito risolti. Credo di aver capito, tramite spoiler, che sia stato lui ad uccidere Fedor Pavlovic. Il libro nono si legge d’un fiato, è un vero e proprio thriller con un po’ di soap opera, un po’ di teatralità e pathos in più.
Libro decimo - Ragazzi
Una delle parti che mi sono piaciute di più. Si introduce Koljia, ragazzino sveglio, intelligente e di buon successo sociale ma che è clamorosamente influenzato dal giudizio di Aleksej. Un altro personaggio sfaccettato e pieno di contraddizioni: meraviglioso. Pensavo fosse una digressione e invece non lo è; non è legata alla trama principale, al delitto, ma non è una digressione vera e propria. Questa parte è dolce e commovente. Si riprende la storia di Iljusa e del capitano. Ci sono dialoghi pazzeschi e sembra di essere a teatro, talmente i personaggi sono vivi. Li vedi proprio vivere davanti a te. Sono insicuri, sfaccettati, contraddittori. Non c’è niente di bianco/nero, com’è, in effetti, la vita. Dura una cinquantina di pagina e vola che è un piacere. È fresco, scorrevole e, appunto, dolce e commovente.
Nota dopo il libro decimo Impressione a caldo dopo la lettura degli ultimi 2 libri di seguito: sono sopraffatto dalla realtà di questo romanzo, dalla moltitudine di cose che contiene. È tutto vivo, è tutto reale, è tutto vero.
Mancano solo 2 libri per circa 220 pagine. Il prossimo è su Ivan (l’ultimo fratello rimasto). E poi c’è il processo.
Libro undicesimo Il fratello Ivan Fedorovic
Libro lungo una novantina di pagine. È una parte molto importante per la storia. Alekseij incontra prima Grusen’ka poi la Chochlakova; Grusen’ka continua il suo rapporto teso e folle con Mitjia, ormai in carcere. La conosciamo: è manipolatoria e infida. La Chochlakova è logorroica e Dostoevskij  rende molto realistico questo tratto. Poi nel capitolo “il demonietto”  Alekseij incontra Liza, personaggio malato e sgradevole. Ha rinunciato a sposarsi con Alesia, lo tratta male e dimostra chiaramente di essere pazza. Inizia la parte con Ivan come protagonista. Mi aspettavo molto più Ivan ma invece la parte dedicata a lui è molto breve. Prima Ivan incontra Alesia che gli fa una sorta di “profezia”, gli dice che non è stato lui, Ivan, a uccidere il padre. Ivan lo prende per scemo. Poi Ivan inizia a rimuginare e a insospettirsi su Smerdjiakov; ci viene raccontato il loro rapporto in 3 capitoli e in 3 “interrogatori” che Ivan gli fa. Smerdjiakov è un personaggio meraviglioso. È manipolatorio, infido, viscido, egomaniaco. Sostanzialmente pazzo ma sempre sotto controllo. È descritto, tramite dialoghi, in modo perfetto. Ivan perde parecchie volte le staffe, si agita, si innervosisce. È un altro elemento da non sottovalutare: Ivan ci viene presentato, all’inizio, come personaggio sotto controllo, razionale, sarcastico. E invece, anche lui, è più complesso di così. È senza dubbio il personaggio negativo migliore e mi ricorda molto Svidrigajlov, di Delitto e castigo. La malvagità in Dostoevskij mi sembra non sia mai manifesta e violenta, è sottile, infida, manipolatrice. Si arriva al famoso principio di Ivan del “se dio non esiste allora tutto è lecito”, che dà il via a tutti gli avvenimenti. Poi si scopre il segreto di Ivan. A me ha ricordato molto Woland, ammetto, anche se immagino non c’entri niente. Capitolo meraviglioso che si legge tutto d’un fiato.
Libro dodicesimo Un errore giudiziario
Ultimo capitolone del romanzo. 110 pagine tutte dedicate al giorno del processo. Un ennesimo riferimento ai personaggi: anche qui, ovviamente, sono meravigliosi. Tutti sfaccettati, tutti complessi. Non c’è niente di banale, anche in quelli secondari. La prima parte del processo, in cui vengono ascoltati i testimoni ecc, dura una cinquantina di pagine. È densa ma veramente interessante. Ci sono dialoghi frizzantissimi e scene da commedia teatrale con gente che si dispera, crisi di pianto, strilli e urla pazze. Poi iniziano le 70 pagine di arringhe. Prima da parte dell’accusa poi della difesa. L’arringa dell’accusa si legge con facilità ma non dà spunti particolari, ovviamente, visto che sappiamo già tutto. Unica parte che mi ha colpito è la descrizione della natura umana come “vasta”, Karamazoviana nel senso di sfaccettata, una scala di grigi immensa. “Proprio perché la nostra è una natura vasta, karamazoviana (a questo voglio arrivare), e può contenere ogni sorta di opposti e può contemplare in un sol colpo i due abissi, l’abisso che è sopra di noi, l’abisso degli ideali supremi, e l’abisso che è sotto di noi, l’abisso del peggiore e del più fetido degrado”. Dostoevskij. La requisitoria della difesa è molto più intrigante. È un vero e proprio trattato sofisticato di teoria della Giustizia. Colpevole fino a prova contraria, il garantismo, la fallacia della memoria, la necessità di una dimostrazione. “Meglio rilasciare 10 colpevoli che condannare un solo innocente!”. Poi si conclude in modo lineare. È una parte sicuramente più lunga. È un vero e proprio processo quindi sembra quasi estraneo al libro per come l’ho affrontato finora. Però è godibilissima e facile da leggere.
Epilogo L’epilogo dura circa 15 pagine. Dostoevskij ha deciso di chiudere il libro in modo che definirei furbo, cioè commuovendo. È un epilogo semplicissimo ma, appunto, commovente e strappa lacrime.
Commento a caldo: che privilegio aver letto questo romanzo! Sono un po’ sopraffatto.
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letteratitudine · 2 years ago
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Presentazione del libro “Una famiglia radicale”(Rubbettino) di Eugenia Roccella
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Sabato 1 aprile 2023
Museo Regionale interdisciplinare di Messina, ore 17:00
Sabato 1 Aprile un imperdibile appuntamento organizzato da Naxoslegge, in un luogo magico, quale il Museo Regionale di Messina: la presentazione del nuovo libro di Eugenia Roccella, ora Ministro della famiglia, le pari opportunità e la natalità. Con la Roccella, a fare gli onori di casa Orazio Micali, direttore del Museo e il Sindaco della città metropolitane di Messina, Federico Basile. La presentazione è affidata a Marinella Fiume, scrittrice e storica delle donne, e a Mariangela Preta, archeologa e direttrice del Polo Museale di Soriano Calabro. Conduce l’incontro Fulvia Toscano, direttore artistico di Naxoslegge che dichiara “siamo liete di chiudere ufficialmente la III edizione del nostro festival, partito come La Sicilia delle donne, diventato nella II edizione La Calabria delle donne e in questa III edizione L’Italia delle donne, con questa presentazione di un “romanzo”, che proprio dalla Sicilia trae il suo incipit, con cui Eugenia Roccella non declina solo un “lessico famigliare” ma ci consegna uno straordinario affresco di un’altra Italia, quella delle generazioni che hanno immaginato un’altra Italia e che, aldilà delle diverse appartenenze politiche, pur nella breve distanza di tempo che rende spesso difficile la serenità di giudizio, restano, a nostro avviso, gli ultimi presidi di una gioventù in lotta, visionaria e sentimentale, crudele come spesso è e deve essere l’amore”. La presentazione del libro si inserisce nel percorso che Naxoslegge compie come anteprima della nuova edizione, la XIII , che, come di consueto, sarà realizzata nel mese di Settembre, e che per questa edizione sarà dedicata al tema “Poein/Fare”.
Un incontro importante che si prospetta ricco di spunti di approfondimento tra storia, politica e dimensione privata ed esistenziale, in un serrato confronto con la Storia recente del nostro Paese di cui la famiglia Roccella è stata ed è protagonista.
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alemicheli76 · 2 years ago
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Il blog consiglia "Il casolare sull'aia" di Paola Sbarbada Ferrari, Gilgamesh Edizioni. Da non perdere!
Il blog consiglia “Il casolare sull’aia” di Paola Sbarbada Ferrari, Gilgamesh Edizioni. Da non perdere!
Un esordio autorevole, quello di Paola Sbarbada Ferrari (scrittrice benacense di origine mantovana) che è uscita in tutte le librerie italiane con il romanzo “Il casolaresull’aia” pubblicato da Gilgamesh Edizioni. Il libro raccoglie e rielabora momenti ed elementi autobiografici, sviluppando una trama che mescola il passato famigliare – visto come residenza ideale della memoria migliore e…
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....rievocare momenti di vita attraverso il lessico famigliare...parole ed espressioni che con la stessa forza di un odore o di una fotografia riportano a persone e/o momenti cari vissuti nel passato...Un romanzo biografico in cui Natalia Ginzburg racconta della sua famiglia, seria ma anche divertente, impegnata ma capace di leggerezza, stravagante e tollerante ma unita da principi fermi e condivisi, aristocratica per cultura ma popolare e democratica per vocazione...La racconta con la sincerità del romanzo verista...senza la pedanteria del romanzo storico...rifuggendo l'autobiografia. Nelle prime pagine mi son sentito scaraventato nell'intimità della famiglia Levi. Vestivo i panni scomodi di un intruso. In seguito, familiarizzando con il "lessico" era come mi fossero state consegnate le chiavi di casa. E la lettura è iniziata a scorrere veloce seguendo il fluire dei ricordi della scrittrice... Una bellissima lettura...Letto, riletto, mi viene voglia di leggerlo ancora...#ravenna #booklovers #instabook #igersravenna #instaravenna #ig_books #consiglidilettura #librerieaperte #narrativa #nataliaginzburg (presso Libreria ScattiSparsi Ravenna) https://www.instagram.com/p/CmN81RGoPZc/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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boldlymagnificentperson · 8 months ago
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12esima: E. Shafak, L'isola degli alberi scomparsi, Rizzoli
Rosa Ghislandi ci invita a leggere L’isola degli alberi scomparsi di Eli Shafak. A questo proposito Rosa ci scrive: “La pianta di fico e’ la protagonista di questo romanzo famigliare. Pianta che è stata la testimone a Cipro di insanabili rivalità. Un’isola divisa tra greci e turchi esuli nella loro stessa patria divisi dalla linea verde che per decenni è stata devastata da conflitti etnici.Come…
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princessofmistake · 2 years ago
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Perché non aveva detto niente? Perché aveva permesso che… Eppure sarebbe bastata una parola, una sola parola. E quella parola sarebbe stata sufficiente. Invece era rimasto in silenzio. E ora quel silenzio non gli dava tregua. Lo avrebbe seguito, inesorabile, per tutta la vita. Come quella pioggia che continuava a cadere. Che si abbatteva sulla macchina. A ondate. Colpendola quasi con rabbia. E che si confondeva con il nero della notte.
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bravagente · 7 years ago
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Guido Caprino and Vittoria Puccini at the Romanzo famigliare photocall in Rome, Italy, 20 December 2017.
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blobrockagency · 5 years ago
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Luciana Pietraccini presenta il romanzo “Cristiano e così sia”
Luciana Pietraccini presenta il romanzo “Cristiano e così sia”
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Il Taccuino Ufficio Stampa
Presenta
Cristiano e così sia di Luciana Pietraccini
La scrittrice milanese Luciana Pietraccini presenta “Cristiano e così sia”, il racconto amaro della vita di un uomo che si è sempre creduto invincibile, ma che invece era di natura fragile e arrendevole. Una condizione che l’ha spinto a perdere tante possibilità di amare e di essere felice. Una storia di…
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