#Come la noce nel cuscino
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[Come la noce nel cuscino][Laura Fois]
Un inno alla sensibilità e ai sentimenti, il racconto di una generazione capace di spogliarsi degli inutili orpelli della società, pronta a distinguersi e ad abbracciare le diversità.
Un romanzo corale in cui si mescolano sentimento, amore e dolore, con uno spiccato senso di femminilità. Laura Fois racconta con garbo il cuore nascosto di ognuno di noi. Ginevra Corbez e Simone Spargi. Due giovani che vivono agli antipodi ma accomunati entrambi da una lacerante perdita famigliare. Ginevra, dopo la morte della madre, vive a Madrid, fa la scrittrice e soffre maledettamente per la…
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#2023#Arkadia Editore#Come la noce nel cuscino#fiction#Italia#Laura Fois#LGBT#LGBTQ#Narrativa#narrativa italiana
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è l'una e ventitré di questo sabato mattina e io sto avendo l'ennesima crisi di pianto del giorno. non riesco a tenere il cappellino, non riesco a tenere i capelli legati, non posso poggiare la testa sul cuscino senza sentire un male atroce che mi spacca il cervello come se fosse una noce sotto un batticarne. sono demolita, esausta, depressa come non la sono mai stata. non parlo con nessuno e quelle poche volte che lo faccio non faccio altro che chiedere scusa per qualsiasi cosa. ho un buco nero nel cervello e il buio totale dall'occhio sinistro. ho il triplo dell'ansia che avevo prima e mi sento completamente dissociata da tutto quanto. sento il bisogno di farmi del male perché sentire un dolore che sia diverso da quello estraniante che ti fa esplodere il cervello ti riporta in contatto con la realtà. il problema è che sono talmente imbottita che non solo non riesco a reggermi in piedi ma non riesco a sentire niente. stasera al lavoro sono stata incredibilmente molesta perché sento il bisogno di avere conforto da quelle persone che ormai ho perso e lo vado disperatamente a cercare in chiunque. vorrei suonare qualcosa perché non voglio pensare al fatto che tra quattro ore mi devo svegliare e io sono qui che cerco di ricominciare a respirare. come si fa a perdonarsi per tutti gli errori commessi? come si fa? sai, io non voglio qualcuno che mi venga a salvare, io vorrei qualcuno che si sdraiasse qui per terra insieme a me su cui appoggiare questa testa che non smette mai di fare male per ascoltare il suono di un cuore leggero.
non ho sogni, non ho obiettivi, non ho aspirazioni.
vedo tanto vuoto intorno e continuo a vederlo sempre da sdraiata su questo dannatissimo pavimento.
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Volevo avere i capelli lisci
Io volevo avere i capelli lisci. Anzi, me li meritavo proprio!!!!! Dei bellissimi, lucidissimi, fluenti, morbidissimi capelli lisci. Di quelli che li pettini la mattina e sembri appena uscita dal parrucchiere. Di quelli che le amiche ti invidiano, al posto di invidiarti il culo tondo. Di quelli che qualsiasi pettinatura deciderai di farti, apparirà perfetta, perché LORO sono perfetti.
E invece NO!!! Mamma e papà mi hanno dotato di una massa enorme di capelli, non proprio i classici ricci a molla, sono più a smolla, nel senso che sono più un incrocio tra dei ricci a molla e un mocio Vileda. E sono anche complicati da gestire, che una relazione clandestina a confronto è una passeggiata all'aria aperta in primavera, tra i fiori che sbocciano e gli uccellini che cantano.
Lavali con acqua tiepida, prima fai lo shampoo anti frizz ( che cazzo vorrà dire devo ancora capirlo), poi il balsamo, quello che costa un milione di euro che comunque non fa niente di diverso da quello da 2 euro comprato al discount. Due volte a settimana poi fai una maschera, disciplinante possibilmente, come a dire che loro si disciplinano subito. Quando hai finito, circa 30 minuti dopo, non strizzarli, piuttosto fai come i cani, scrolla la testa bene e inonda il bagno di acqua. E poi avvolgili in un asciugamano morbido, in microfibra e seta o cashmere, se non ne hai prendi una maglietta di cotone puro al 100% e avvolgili dolcemente dentro. Prosegui poi con la crema per i ricci, bene sulle lunghezze, ma non pettinarli mai!!!!! Non ti azzardare!!!
E finalmente parti con il phon. Testa in giù e diffusore per due ore. Che quando ti rialzi la schiena implora un osteopata, la cervicale ha bisogno del collare e il cervello ti è scivolato tutto giù dal naso. Mi raccomando anche qui mai calore forte, aria tiepida se no li rovini e si increspano!!!!
Quando finalmente resusciti dall'asciugatura e recuperi il cervello dal pavimento, dopo aver usato circa 400 KW di corrente, che l'Enel ringrazia, basta metterci una noce ( che unità di misura è una noce!!! Come i ghei al posto dei centimetri in dialetto bresciano) di schiuma e via sei pronta.
Bellissimi, morbidi, composti, elastici, sembrano fatti con il ferro arricciaspiccia.
Rimarranno così solo a delle condizioni precise:
1) non dormirci sopra
2) non appoggiare la testa sul cuscino
3) dormi in piedi
4) non legarli
5) non metterti berrette o cappellini anche se fuori ci sono -20 gradi
6) non toccarli MAI
7) non fare sesso
8) se per caso decidi di fare sesso non farti mai, MAI, toccare i capelli, e stai tu sopra così non sfregano con nessuna superficie.
9) non muoverti
10) non respirare
Ovviamente hai provato a rispettare i punti di cui sopra. Ma, dormire in piedi era difficoltoso in effetti, poi tuo marito ti ha messo una mano sul sedere alle 3 del mattino, tu sei riuscita a non farti toccare almeno i capelli,dirottando la sua attenzione su altre parti del corpo,poi lui si è riaddormentato in 5 secondi, e tu ascolti lui russare per almeno 1 ora, poi si svegliano i bambini, poi il gatto, poi hai sete,alla fine cerchi si spostare i capelli in alto in modo da non schiacciarli e crolli in un sonno che è più un coma... La mattina dopo ti svegli,ti dirigi in bagno, fai pipì, sollevi la testa, accendi la luce ti guardi allo specchio. E niente.
BUONGIORNO UN CAZZO.
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Ah», feci io. «E tutta quella roba cos’è?». «Sono le parole», disse lei. Con le braccia sempre cariche di manghi, feci un passo in quella direzione. A quanto mi era dato di vedere, tutta la parete posteriore del negozio era coperta, da cima a fondo, di lettere ritagliate. Sugli scaffali ce n’erano pile e pile, che formavano parole grandi e piccole, strette insieme, sovrapposte l‘una all’altra. «Si avvicini», disse la donna. «Da lì non vede tanto bene». Mi diede una spintarella sulla spalla. Man mano che mi avvicinavo, mi accorsi che le parole non erano semplicemente ritagliate sul cartoncino. Ognuna era diversa. Per prima vidi la parola NOCE: era scritta a grandi lettere maiuscole e fatta di qualcosa di beige. Non capivo bene di che materiale fosse, ma poi vidi la parola ERBA, che era composta di lunghi fili intrecciati, verdi e fibrosi, e LIMONE, in un corsivo ricercato e riccioluto, tutto bucce e polpa, che mandava un profumo delizioso, e allora andai a guardare NOCE da vicino e scoprii che era fatta di tanti pezzettini di gheriglio sbriciolati e mescolati insieme in una pasta marroncina e appiccicosa. «Stranissimo», dissi alla donna. Trovai CARTA, sagomata alla perfezione con un taglierino, e ORGANZA, scritta con una calligrafia tutta arzigogolata, così spumosa che riuscivo a stento a leggerla, e CAPELLI, biondo fragola, con un ricciolo all’inizio della c e in fondo alla gambetta della p. L’uomo che mi aveva mollata a Las Vegas aveva per l’appunto i capelli biondo fragola, perciò quella parola la ignorai e presi in mano PERLA. «Scommetto che questa costa parecchio», dissi, e la donna mi guardò con aria apprensiva, come se avesse paura che la facessi cadere. Era stupefacente: non era fatta di tante piccole perle, ma chissà come, di un unico pezzo di perla, con riflessi iridescenti su tutte le lettere. La rimisi con cura sullo scaffale accanto a COZZA, che sembrava tutta ruvida e secca. «Come mai fa queste parole?», dissi. «Sono bellissime!». Era vero. Erano bellissime prese singolarmente ed erano bellissime viste tutte insieme. Immaginai la donna nel suo laboratorio in mezzo al deserto, con le mani impolverate, il grembiule macchiato, grondante sudore, che scolpiva a colpi di martello la o finale di RADIO. Col suo lavoro rendeva il mondo semplice. Lo rendeva in qualche modo stabile. «Alla gente piacciono le parole», mi disse, riprendendo in mano la mela per lucidarla ancora un altro po’. «Le costruivo per divertimento e poi ho cominciato a farci i soldi». […] «E tanto per curiosità, quanto costano le parole?». Tenevo gli occhi fissi sulla parete, avrei tanto voluto poggiare la testa su CUSCINO. «Dipende», rispose lei. «Il prezzo varia. E poi quelle che vede sono solo quelle solide».
Aimee Bender, da "Frutta e parole", in Creature ostinate, ed. minimum fax
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