#riflessioni moderne
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NARCISISMO PATOLOGICO E DONNE
I tristi fatti degli ultimi giorni mi hanno portato a una profonda riflessione sulle donne e le relazioni. Non desidero far parte del coro di voci, inutili, che offrono i più variopinti punti di vista sulla violenza verso le donne e le relazioni – evidentemente- tossiche, come fosse un thread di moda, su cui necessariamente esprimere la propria opinione. In un mondo ideale non si dovrebbe morire…
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#anima#blog#donne#donne moderne#giulia cecchettin#manipolazione#narcisismo patologico#narcisista#pensieri#relazioni tossiche#riflessioni#violenza sulle donne
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secondo Hayek, il pericolo insito nelle moderne democrazie è di aver persa la distinzione tra Legge e Legislazione, vale a dire tra un ordine che "si è formato per evoluzione", un ordine "endogeno" e che si "autogenera" (cosmos) da una parte, e dall'altra "un ordine costruito". Un popolo sarà libero se il governo sarà un governo sotto l'imperio della legge, cioè di norme di condotta astratte frutto di un processo spontaneo, le quali non mirano a qualche scopo particolare, si applicano a un numero sconosciuto di casi possibili, e formano un ordine in cui gli individui possono realizzare i loro scopi.
senza una chiara distinzione tra la legge posta a garanzia della libertà e la legislazione di maggioranze che si reputano onnipotenti, la democrazia è perduta: "un Parlamento onnipotente, senza limiti alla legiferazione, "significa la morte della liberrtà individuale".
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riflessioni di base.
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Le quattro distopie che ci minacciano
Riflessioni sul potere delle aziende tecnologiche e le sfide per la libertà individuale Nell’immaginario collettivo, le distopie rappresentano futuri oscuri e oppressivi, in cui la libertà e l’autonomia sono limitate o addirittura negate. Questi scenari distopici spesso riflettono paure e preoccupazioni profonde riguardo al potere e al controllo nelle società moderne. In questo articolo,…
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Calderara conquista l'Estorick con una ricca retrospettiva di arte italiana
Di Roberta Leotti Ben 50 opere messe a disposizione da Estorick Collection, Lysson Gallery e Fondazione Antonio e Carmela Calderara per la mostra Antonio Calderara: A Certain Light. Ce ne parla la curatrice Paola Bacuzzi. Nella ricca retrospettiva della Estorick Collection of Modern Italian Art l’arte di Calderara si riprende la scena. Da sempre la Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra è sede naturale di divulgazione dell’arte, ma anche mediatore di quel dialogo che si crea tra l’opera e i suoi fruitori. Non fa eccezione la mostra a cui siamo stati recentemente in occasione della serata per la stampa; sono le 50 opere di Antonio Calderara risultato della fruttuosa collaborazione tra la galleria Estorick Collection of Modern Italian Art, Lysson Gallery e la Fondazione Antonio e Carmela Calderara. Per chi come noi non conosceva l’artista lombardo se non attraverso ricerche online, ci auguriamo che quanto segue possa essere di aiuto a chi visiterà la mostra e per apprezzare questo artista un po’ sottovalutato a livello internazionale. Abbiamo avuto il piacere di aver avuto una guida d’eccezione: Paola Bacuzzi, Curatrice della Fondazione Antonio e Carmela Calderara. Alla nostra (infelice) domanda sul quadro preferito in esposizione, la dottoressa Bacuzzi si è soffermata sui di quadri del periodo degli anni trenta (sala 1). Come mai questa scelta? "In questo periodo lo stile di Calderara è in via di definizione, ma è un esordio brillante, perché c’è già tantissimo dell’Astrazione. Se da un lato Calderara è vicino al Realismo magico con queste atmosfere quasi sospese, rese quasi impalpabili da queste pennellate morbide e frante, dall’altro i luoghi e le persone perdono di identità". I quadri sono un rimando al suo lago d’Orta, ma potrebbe essere un qualsiasi luogo; lo stesso dicasi per il ritratto familiare. Sappiamo che è la sua famiglia, con la moglie in abito rosso, la figlia Gabriella, la madre e il tuttofare, ma perché i volti non hanno lineamenti? "L’assenza dei lineamenti sposta l’attenzione dal suo privato a una scena che può essere di una famiglia qualsiasi. In questo dipinto poi son ben visibili riferimenti a Morandi: le nature morte, i volumi. Nel figurativo di Calderara degli anni ’30, si può già capire che direzione prenderà (l'Astrattismo) a partire dalla scelta dei colori o la scelta compositiva dei volumi". Il che ha quasi dell’incredibile se pensiamo che Antonio Calderara fu per un breve periodo studente di ingegneria, ma pittore autodidatta. Come è possibile sviluppare, evolversi nello stile, considerando che era un artista alquanto stanziale? "Antonio Calderara non è mai stato a bottega è vero, ma ha sempre mantenuto contatti con la scena artistica milanese, sua fonte continua di aggiornamento". Dagli anni ’30 arriverà all’Astratto negli anni 50, un percorso che è legato a doppio filo con la sua vita privata. "Sicuramente la morte della figlia ha portato a profonde riflessioni sul finito ed infinito, sulla materia, se c’è un altrove in senso metafisico. Calderara passa progressivamente a semplificare il dato oggettivo, il dato reale; ha l’obiettivo di raggiungere l’assenza delle cose, abbandonare il particolare fino ad arrivare al grande salto degli anni ’60". La curatrice rimarca che i lavori più astratti sono tra gli anni ’60 e ’70 esposti nella sala 2 della galleria tra i quali, da una collezione privata, uno dei primi astratti dell’artista di Vacciago. Hanno strutture molto simili, può dirci se ci sono dei temi ricorrenti? "I temi sono diversi, ma alcuni ricorrono. Come gli opposti, le presenze, la tensione verso l’alto, la tensione ai margini. Vi potete aiutare dai titoli stessi delle opere, molti sono i soggetti che si ripetono. In tutti il colore è protagonista, anche in quelli quasi monocromatici, i quadri non sono mai piatti. Sono formati da tanti strati di pittura fino al raggiungimento dell’effetto prefissato: il niente che è il tutto". Come nei due dipinti ad olio gialli: Tensione Orizzontale A e Tensione Orizzontale B del 1972 sono disposti uno accanto all’altro. Quadri che sembrano essere uno speculare dell’altro. Così il dipinto che ha più profondità trova nella superficie dell’altro la sua completezza e annullamento. In altri come nei dipinti Costellazioni, la variazione ha qualcosa di quasi musicale. In questi l’influenza è frutto dell’amicizia con Enore Zaffiri (uno dei pionieri della musica elettronica in Italia); Calderara fa suo il principio della sua musica capace di creare qualcosa di nuovo con la minima variazione della stessa. Molti elementi dei quadri sono linee o quadratini (come nei primi astratti), ma nelle opere della fine degli anni ’70 diventano anche parole. Altro esempio di come altri artisti (di poesia visiva) con cui era in contatto finiscono per influenzare le sue opere (per approfondimenti il libro Epistolario, edizioni Abscondita, raccoglie le lettere che Calderara scambiava con altri artisti). "E’ in questo ultimo suo periodo, costretto a letto per problemi di salute, che dipinge per la prima volta diagonali nei suoi quadri. A rappresentare oltre che la precarietà di un momento, anche qualcosa che unisce, a collegare due livelli differenti". Calderara, un artista che merita di essere riscoperto. Alla Estorick Collection of Modern Italian Art fino al 22 dicembre. Per prenotazioni Estorick Collection of Modern Italian Art - Art Tickets. Prossimo appuntamento il tour Calderara Unlocked, sabato 19 ottobre e 16 novembre (per prenotarsi qui: Calderara Unlocked - Saturday Morning Tour - Estorick Collection of Modern Italian Art - Art Tickets) per scoprire qualcosa di piu' sulle opere e la vita di questo artista. ... Continua a leggere su
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Spoleto, si è conclusa ieri con la cerimonia di premiazione il concorso "Pretendiamo Legalità"
Spoleto (Perugia), si è conclusa ieri con la cerimonia di premiazione il concorso "Pretendiamo Legalità" La Polizia di Stato, con la consolidata collaborazione del Ministero dell'Istruzione e del Merito ha organizzato la 7^ edizione del Concorso-Progetto "PretenDiamo legalità" che ha coinvolto nei mesi scorsi gli studenti della scuola primaria e secondaria di primo e di secondo grado di 80 province italiane. Il progetto, che ha il fine di stimolare le riflessioni degli alunni sul tema della legalità, mira a sensibilizzare e responsabilizzare gli studenti sul rispetto delle regole, la solidarietà e l'inclusione, che rappresentano i fondamentali punti di riferimento per la crescita dei cittadini di domani e per la costruzione di una società più giusta. Le scuole aderenti hanno partecipato un ciclo di incontri ed approfondimenti con personale specializzato della Polizia di Stato ed hanno sviluppato degli elaborati che sono stati valutati nell'ambito di una selezione nazionale. La cerimonia di premiazione dei migliori elaborati si è svolta ieri mattina presso l'Istituto per Sovrintendenti della Polizia di Stato di Spoleto. All'evento, oltre a studenti e docenti, hanno partecipato il Questore di Perugia dr. Fausto Lamparelli, il Dirigente dell'Ufficio Scolastico Provinciale dr. Fabrizio Fratini, in rappresentanza del Ministero dell'Istruzione e del Merito, il Questore di Rieti dr. Mauro Fabozzi, nonché il Direttore dell'Istituto per Sovrintendenti della Polizia di Stato Di Spoleto dr.ssa Maria Teresa Panone. Ospite della cerimonia anche l'atleta di judo Luca Poeta del Gruppo Sportivo delle Fiamme Oro della Polizia di Stato. I ragazzi premiati sono stati ospitati presso l'Istituto per Sovrintendenti di Spoleto (Perugia) e hanno avuto l'occasione di conoscere e partecipare ad attività operative e dimostrative della Polizia di Stato, insieme alle unità dei reparti cinofili e artificieri. E' stata allestita, inoltre, un'area espositiva con il Pullman Azzurro, auto storiche e moderne della Polizia di Stato come la Lamborghini e il Fullback della Polizia Scientifica. Nel corso della Cerimonia sono stati premiati, nelle categorie "Arti Figurative", "Cine TV" e "Graphic Novel" nonché con la "Menzione Speciale della Commissione", la Scuola Primaria "Falcone e Borsellino" di Vignanello (Viterbo), l'Istituto Comprensivo "Don L. Milani" di Ariano Irpino (Avellino), il Liceo Artistico "Elena Principessa di Napoli" di Rieti e l'Istituto Comprensivo "Raffaella Piria" di Scilla (Reggio Calabria). Le argomentazioni oggetto degli elaborati hanno riguardato diverse macroaree tematiche, distinte per fasce d'età e gradi d'istruzione. In particolare, per le scuole primarie sono stati individuati i seguenti temi: "Amicizia = Pace": educare i bambini alla tolleranza, rispetto, solidarietà e non violenza per praticare la cultura della pace e promuovere società pacifiche, giuste e inclusive che siano libere dalla paura e dalla violenza; "Natura = Sviluppo sostenibile": riflessione sui 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile del pianeta diffusi dall'Organizzazione per le Nazioni Unite nell'Agenda 2030. L'importanza di riciclare e riutilizzare per migliorare la salute del pianeta; "Costituzione = Inclusione": inclusione come principio centrale della Costituzione nonché valore fondamentale della scuola. Riflessioni sugli articoli 3, 34 e 38 della Costituzione che sanciscono rispettivamente il principio di uguaglianza, il diritto allo studio e l'integrazione delle persone con disabilità. Per le scuole secondarie di primo e secondo grado, invece, i temi proposti sono stati: "Cittadinanza digitale e sicurezza on-line": analisi e riflessioni sulle potenzialità e rischi della rete come il cyberbullismo, con approfondimenti sul problema della ludopatia e i rischi dei cosiddetti "pay games". Riflessioni sull'articolo 21 della Costituzione che sancisce la libertà di manifestazione del proprio pensiero mediante la parola e l'utilizzo responsabile dei mezzi di comunicazione virtuali per arginare fenomeni come l'odio in rete (haters, body shaming e revenge porn); "Educazione all'affettività, rispetto, empatia": promozione del ruolo dei giovani come leader del cambiamento positivo per costruire città e società più inclusive contro le forme di razzismo, intolleranza e discorsi d'odio in aumento anche tra i giovani, dentro e al di fuori della scuola, con particolare riferimento alla violenza di genere, cultura dello sport (fair play sportivo e rispetto tra tifoserie) e rispetto delle regole sulla strada. Il progetto vincitore del concorso "PretenDiamo legalità" nella categoria "Graphic Novel" verrà pubblicato sulla prossima edizione del "Commissario Mascherpa", fumetto poliziesco della Polizia di Stato.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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“Tu (e la Cocaina)”: il nuovo singolo dei BOSCO tra relazioni tossiche e dipendenze
Esplorando un intreccio potente di amicizia, amore e dipendenza, la band dipinge un'immagine vibrante di eccessi, disfacimento e speranze infrante, in un viaggio emotivo alla ricerca frenetica di una via d'uscita luminosa.
I BOSCO lanciano per McFly Dischi / Ingrooves il singolo “Tu (e la cocaina)”, disponibile dal 22 marzo 2024 su tutte le principali piattaforme di streaming e in radio.
“Tu (e la Cocaina)” è una canzone che si addentra nelle profondità delle dipendenze, con un focus particolare sulle relazioni tossiche e l’isolamento.
Attraverso un testo potente e melodie ipnotiche, i BOSCO aprono una finestra su un mondo costellato di eccessi e desiderio di evasione. L'ispirazione arriva dalle atmosfere inquietanti e decadenti di Caligari e dalla periferia di Roma.
Il risultato è una narrazione cruda e intensa che rispecchia il disagio delle relazioni moderne.
Il singolo è un autentico viaggio emotivo, che guida gli ascoltatori attraverso un percorso pieno di alti e bassi nelle relazioni umane: momenti di pura gioia alternati a profonde riflessioni sulla malinconia.
“Tu (e la Cocaina)” anticipa la pubblicazione del nuovo EP della band romana, che vende la produzione artistica di Matteo Cantaluppi (TheGiornalisti, Dimartino, Ex Otago, Canova, Fast Animals and Slow Kids, Dardust, Tommaso Paradiso, Bugo, Dente), Andrea Messina (Bartolini, Cost, Levriero) e Gianluca Danaro (Sadside Project, 1789, Supernova Collective).
Storia della band
Bosco è nato a Roma e ci vive, ne parla, ne respira l’aria viziata sognando Berlino e Parigi.
Bosco crea: scrive ballate in bilico sui synth, tra le voci che si intrecciano ed i loop elettronici.
Bosco ascolta, assimila, prova, si prende sul serio quel che basta prima di farsi mandare affanculo.
Bosco è innamorato e non ne fa mistero, soffre, ride, si stona e vorrebbe non finisse.
Bosco è Daniele, Giulia, Francesco e Alessia.
Il progetto Bosco è nato a Roma da Daniele, Giulia, Francesco e Alessia e dal 2015 suona in giro per l’Italia. La band ha all’attivo un album (Era) e un tour nelle principali città italiane.
A gennaio 2024 i Bosco pubblicano per McFly Dischi / Visory Records il singolo “Leica”, che farà da apripista al nuovo lavoro: un EP di 6 tracce, di cui 3 realizzate in collaborazione con Matteo Cantaluppi (TheGiornalisti, Dimartino, Ex Otago, Canova, Fast Animals and Slow Kids, Dardust, Tommaso Paradiso, Bugo, Dente) e altre 3 con la produzione artistica di Andrea Messina (Bartolini, Cost, Levriero) e Gianluca Danaro (Sadside Project, 1789, Supernova Collective).
Link Streaming: https://ingrv.es/tu-e-la-cocaina-ynv-y Instagram: https://www.instagram.com/nelboscoofficial/
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Quarantacinque anni fa, nel febbraio del 1979, usciva al cinema "I Guerrieri della Notte", un film che ha scosso il panorama cinematografico dell'epoca e che continua ancora a far parlare di sé. Quest'opera, oggi celebrata come cult movie, continua a suscitare interesse e riflessioni profonde sulla sua capacità di insinuarsi nella memoria collettiva. Hill, tra i registi più audaci della sua generazione, trasporta gli spettatori in una New York dove mitologia antica e modernità si fondono, dipingendo le città come giungle d'asfalto. Il film, ambientato nel Bronx, segue nove delegati delle maggiori gang cittadine convocati da Cyrus, leader dei Riffs, per un'inaspettata proposta di alleanza. Tuttavia, il tradimento e l'omicidio di Cyrus scatenano una notte di sopravvivenza per i Guerrieri, guidati da Swan. Hill mescola horror, western, musical e thriller urbano, creando un'esperienza cinematografica unica che riflette la realtà delle strade newyorkesi dell'epoca. "I Guerrieri della Notte" è anche un'odissea metropolitana, con i protagonisti costretti a inventare strategie per sopravvivere, omaggiando l'antica Grecia in modi sottili ma potenti. Il film offre una prospettiva unica sulla subcultura giovanile, influenzata da musica, cinema e fumetti, rappresentando le città americane come moderne giungle mitologiche. La classicità e la modernità di "I Guerrieri della Notte" emergono dalla struttura letteraria originaria di Sol Yurick e dalle influenze della tragedia greca. La cinematografia di Hill, estranea al tempo, unisce in modo unico il passato e il presente, creando un'opera senza tempo che ha resistito al passare degli anni. 45 anni dopo la sua uscita infatti, "I Guerrieri della Notte" continua a essere un punto di riferimento nel panorama cinematografico. La sua storia originale, con dettagli e personaggi diversi, aggiunge un fascino intrigante alla sua mitologia. La violenza controversa e le interruzioni di proiezioni nel 1979 possono aver attenuato la sua popolarità momentaneamente, ma il film ha riacquistato slancio nel corso degli anni, diventando un'icona di New York e della ribellione giovanile. "I Guerrieri della Notte" persiste nel catturare l'immaginazione degli spettatori, mantenendo la sua rilevanza in un contesto urbano completamente diverso. La sua evoluzione parallela a quella di New York, ora la città più ricca del mondo, conferma che il fascino di questo capolavoro cinematografico è destinato a crescere ancora per molte generazioni a venire. https://www.youtube.com/watch?v=hJUfybSdSNo
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Giornata Mondiale della Meteorologia: giovani sempre più preoccupati per i cambiamenti climatici
In un momento storico particolarmente delicato e di grandi cambiamenti climatici in corso, i giovani risultano essere la generazione più preoccupata in assoluto per gli effetti, anche a breve termine, che questi cambiamenti potranno portare. Calza a pennello, dunque, il titolo scelto per celebrare la Giornata Mondiale della Meteorologia che, come ogni anno a partire dal 1950, si festeggia il 23 marzo. L’Organizzazione Meteorologia Mondiale (OMM) ha proposto il tema “The future of weather, climate and Water across Generations” (Il futuro del meteo, del clima e dell'acqua attraverso le generazioni). Giornata Mondiale della Meteorologia: riflessioni da fare Al centro di questa riflessione c’è proprio l’analisi della percezione che i giovani hanno sulla pericolosità e sull’emergenza dei cambiamenti climatici in atto e che stanno modificando profondamente la natura e la società. Uno studio riportato nei giorni scorsi da CBS News dal titolo“The Lancet Planetary Health”, cheha raccolto gli atteggiamenti nei confronti del cambiamento climatico di 10.000 persone in tutto il mondo di età compresa tra 16 e 25 anni, ha rivelato che il 59% della Gen Z e dei Millennial è molto o estremamente preoccupato per il cambiamento climatico. Ma non è tutto, il 67% si è dichiarato triste a causa del Global Warming, mentre il 45% ha affermato che i propri sentimenti riguardo al cambiamento climatico hanno influenzato negativamente la propria vita quotidiana. Analizzando lo stesso studio è emerso inoltre che più del 50% del campione ha riferito un sentimento di tristezza, ansia, impotenza e colpevolezza. Il 75% infine ha affermato di ritenere cheil futuro potrà essere spaventoso e l'83% ha affermato di pensare che le persone non siano riuscite a prendersi cura del Pianeta. Le preoccupazioni delle nuove generazioni Questi sentimenti, così diffusi tra le giovani generazioni, si ripercuotono anche nella la passione e nell’interesse che uomini e donne, indipendentemente dall’età, hanno nei confronti della meteorologia che studia i fenomeni atmosferici in evoluzione. Come riporta la CNN, ad esempio, da un sondaggio Pew Research Center è risultato che l'argomento più atteso dei notiziari, per il 70% di chi guarda la TV, sono le previsioni del tempo. Gli studi meteorologici diventano sempre più precisi e affidabili e, secondo The Washington Post, le start-up tecnologiche ambiscono a ottenere risultati sempre più attendibili investendo su nuove e sofisticate tecnologie. La precisione nelle previsioni può diventare un valido strumento anche per salvare vite umane. Prevedere, ad esempio, una tempesta con il giusto anticipo può salvare vite umane. I cambiamenti climatici che tanto preoccupano la popolazione mondiale non renderanno le previsioni meno accurate, anzi. Se è vero che parte della previsione del tempo è conoscere la storia meteorologica di un luogo, i cambiamenti in atto potrebbero rappresentare un problema. Sul portale del Massachusetts Institute of Technlogy, Kerry Emanuel, professore emerito di scienze atmosferiche proprio al MIT, ha dichiarato che “Questo non avverrà perché le moderne previsioni meteorologiche utilizzano metodi totalmente diversi rispetto al passato. È fondamentalmente un algoritmo per risolvere equazioni differenziali che governano il comportamento di fluidi, radiazioni, oceani, atmosfera, fisica delle nuvole e altro ancora. Il modello sta risolvendo equazioni fisiche che dovrebbero essere valide indipendentemente dal clima”. Diamo Luce alla Meteorologia Proprio con lo scopo di fornire informazioni sempre più chiare alle nuove generazioni e a tutti coloro che vogliono approfondire il tema, 3B Meteo ha organizzato “Diamo Luce alla Meteorologia”, una rassegna trasversale di eventi mirati alla sensibilizzazione della popolazione verso i cambiamenti climatici, che si svolgerà nelle città di Bergamo e Brescia in occasione della nomina a Capitali italiane della Cultura 2023, strettamente legata anche a “La città illuminata”. Come spiega Gaetano Genovese, meteorologo e responsabile degli eventi scientifici di 3B Meteo, “In un'epoca segnata dalla diffusione sempre maggiore delle fake news, specie in ambito meteo-climatico, riuscire a parlare alle nuove generazioni significa anche divulgare l’amore nei confronti di una materia tanto affascinante quanto complessa. 3B Meteo si augura di poter incontrare le nuove leve per la meteorologia di domani. È necessario formare i giovani studenti verso una materia che garantisce sbocchi lavorativi interessanti e immediati. Chi si avvicina allo studio di questa materia deve avere caratteristiche imprescindibili come la conoscenza della matematica, della fisica e della chimica, ma anche quella delle lingue straniere, l’informatica, le capacità analitiche e il problem solving”. Iniziative tra Brescia... Il calendario degli eventi organizzati da 3B Meteo parte il 23 marzo da Brescia, presso la sede dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, dove verrà celebrata la 73° Giornata Meteorologica Mondiale. L'evento si articolerà durante la mattinata, con le relazioni dei meteorologi di 3B Meteo Paolo Corazzon, Luca Pace e Gaetano Genovese e del prof. Giacomo Gerosa dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Tanti gli argomenti che si toccheranno: dalla comunicazione delle previsioni del tempo, a una panoramica del clima del passato, del presente e del futuro con focus sugli effetti che il cambiamento climatico potrebbe comportare nell'ambiente urbano, passando per la misurazione del carbon sink da parte delle foreste. ... e Bergamo Il 24 marzo si bissa a Bergamo presso la sede di Via Caniana dell'Università degli Studi. Dalla collaborazione con il dipartimento di scienze economiche dell'ateneo, prenderà vita una conferenza che vedrà ancora una volta come relatori i meteorologi di 3B Meteo, il prof. Alessandro Fassò e la prof.ssa Annalisa Cristini. Si affronteranno le tematiche e le politiche riguardanti l'emergenza siccità sulle regioni settentrionali del Bel Paese, gli scenari climatici futuri in Pianura Padana, gli allevamenti intensivi e il ruolo della data science, passando per l'importante ruolo che la politica economica può attuare nella lotta ai cambiamenti climatici. Entrambi gli eventi saranno aperti al pubblico. Read the full article
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In memoria di Cesare Brandi, l'arte prima di tutto...
Conobbi Cesare Brandi nel 1984, quando feci una inchiesta nel mondo della critica d'arte in Italia, intervistando lui, Giuliano Briganti, Giulio Carlo Argan e tanti altri. Di tutta quella inchiesta mi resta vivo e prezioso solo il ricordo della sua intelligente ed ironica presa di distanza dal pervicace modernismo e dall'acefalo postmodernismo. Il 20 Febbraio del 2006, in occasione del centenario, lo ricordai così sul 'Giornale':
"...Correva il lontano 1984. Chiamato a dire la sua sulle correnti post-moderne che andavano predicando un «ritorno alla pittura», Cesare Brandi, ammiccante, rispondeva: «Lintenzione cè, però non basta: se vuoi tornare alla pittura prima devi sapere dove la sta di casa, la pittura». In quella battuta cera tutto luomo col suo pronto carattere di arguto toscano. Ma cera soprattutto lo stile di un intellettuale che aveva sempre diffidato delle «tendenze» (più o meno davanguardia) proprio in nome di una idea aristocratica dellarte come eccellenza individuale non riducibile alle mutevoli oscillazioni del gusto.
«Larte è una cosa elitaria - tagliava corto Brandi - e se non la si vuole definire come tale allora non la si guardi neppure». Una simile visione del problema estetico non poteva incontrare, come infatti non incontrò, i favori della politica in genere e tanto più della cultura progressista sempre a caccia di comode ricette funzionali all«impegno», alla funzione «sociale» dellarte, eccetera. Del resto, coerente con questa vocazione «impolitica» di studioso liberale e umanista, Cesare Brandi (1906-1988) non si volle mai uomo di potere come invece fu lamico e sodale (ma sempre concorrente) Giulio Carlo Argan, tanto di lui più incline alla carriera dirigenziale tra «misteri dei ministeri», sovrintendenze alle Belle Arti e mondo delle cattedre universitarie, sia negli anni del fascismo che in quelli antifascisti della prima Repubblica. Anche Brandi naturalmente fu professore emerito nonché uomo di ispettorati e provveditorati. Ma lincarico gli servì soprattutto a soddisfare lamore per larte del passato tanto che la sua dottrina del restauro (fondò con Argan nel 1939 lIstituto Centrale del Restauro e lo diresse magistralmente fino al 1960) resta ancora oggi una pietra miliare per la tutela e la conservazione non «falsificante» del patrimonio culturale italiano e mondiale.
Tuttaltro che freddo e calcolatore, Brandi era dunque soprattutto un esteta affascinato dalle «civiltà formali» che diventavano oggetto della sua attenzione di storico e critico. I libri monografici sui primitivi senesi e fiorentini, sul Canaletto, le magistrali osservazioni su Morandi, Burri, Manzù, Guttuso, Ceroli e Pascali, gli studi di architettura, i resoconti di viaggio (in Grecia, in Egitto, in Puglia, in Umbria, in Sicilia), le riflessioni sui rapporti tra «segno» e «immagine» e sulla figura «astante» (cioè presente, ma «non di questo mondo») nellautentica opera darte, sono esempio eloquente delle diverse passioni che animarono la sua vita di scrittore e di intellettuale.
La penna sempre levigata, intelligente e puntuale, irrobustita da un originale e ben meditato pensiero estetico (egli si collocava a metà strada tra lidealismo di Croce e la fenomenologia esistenziale di Heidegger) non fece mai di lui un ideologo astruso e avulso dallo specifico manufatto darte che catturava di volta in volta la sua amorosa cura di analista e intenditore.
Brandi aveva una maniera quasi «poetante» di ricostruire la radice tecnico-espressiva di questo o quel capolavoro, secondo un metodo che intendeva rispettare e fare emergere la particolare «via della forma» perseguita da ogni artista. E per venire al contemporaneo, nulla lo infastidiva più dei critici che «inventano tendenze» anziché «seguire, indirizzare gli artisti, indicare eventuali errori di gusto» mediante una «lettura particolarizzata» capace di fare emergere la tanto venerata «epifania della forma».
Questa preziosa indicazione di metodo, nonché la tirata dorecchie agli esegeti del nascente e invasivo «sistema dellarte» («rispetto ai primi del secolo - diceva ancora nel 1984 - la situazione è rovesciata: oggi non sono gli artisti a suscitare le teorie, ma è il critico che fa nascere gli artisti») conferma ancora oggi tutto il suo pungente valore polemico. E nel momento in cui di Cesare Brandi ricorre il centenario della nascita sarebbe più che utile celebrare nella sua opera non solo uno dei maggiori «monumenti» della letteratura artistica italiana del 900, ma soprattutto una salutare lezione da non dimenticare per il bene della libertà di critica e di espressione nella civiltà della comunicazione contemporanea.
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6Vito Giannoccaro, Mario La Carrubba e altri 4
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Esiste un disagio in ognuno o almeno, nella maggioranza di noi. La differenza sta nel modo di affrontare quella miseria personale. Non esserne consapevoli è dannoso per se stessi, ma divertente per gli altri.
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FENOMENOLOGIA DELLA FINE (segue)
Il 21 febbraio scorsi, Bifo Berardi si trova ad arrivare da Lisbona e ad attenderlo all'aeroporto di Bologna, c'è un mondo completamente cambiato, quello dei termoscanner, delle visiere trasparenti, delle mascherine; è proprio da quello sbarco che prende vita il racconto di quei giorni, ma quello che più conta, delle riflessioni "apocalittico-umanistiche" del pensatore bolognese che mai ha fatto e ancora non fa mistero delle sue profonde convinzioni ideologiche. "La recessione economica che si prepara", scrive Bifo, "potrà ucciderci, potrà provocare conflitti violenti, scatenare epidemie di razzismo e di guerra. E' bene saperlo. Non siamo culturalmente preparati a pensare la stagnazione come condizione di lungo periodo, non siamo preparati a pensare la frugalità, la condivisione. Non siamo preparati a dissociare il piacere dal consumo. Questa è la volta buona?" La promessa quasi messianica della distruzione della società dei consumi, sembra potersi nutrire di questa pandemia e portare con sé la speranza di una società migliore. "“...La devastazione prodotta da questa crisi non va calcolata nei termini dell’economia finanziaria. Dovremmo valutare i danni e i bisogni sulla base di un criterio dell’utilità. No dovremmo porci il problema di far quadrare i conti del sistema finanziario, ma dovremmo proporci di garantire a ciascuna persona le cose utili di cui tutti abbiamo bisogno. C’è qualcuno a cui questa logica no piace perché gli ricorda il comunismo? Ebbene, se non ci sono parole più moderne useremo ancora quella, forse antica ma sempre molto bella..." Sembra rispuntare qui la bella utopia degli anni Settanta (e anche prima, naturalmente), e sembra che la scrittura di Bifo Berardi, guadagni in freschezza e viva di nuovi entusiasmi. Il diario dei giorni del lockdown, alterna a ritmo serrato, pensieri di ordinaria quotidianità a visioni sociologico-politico di ampio respiro in una scrittura che cavalca i registri dell'intimismo e della visionarietà con estrema disinvoltura ma senza perdere mai di concretezza e di efficacia. "Non ho mai smesso di dipingere da quando è iniziata la clausura. In realtà non posso dire che la mia sia pittura: facci collage con frammenti di immagini, fotocopie, pezzi di giornale a cui poi sovrappongo colori a smalto..."(21 aprile). Una pausa dolorosa per tutti ma che indubbiamente è servita ad una riscoperta o ad una scoperta ex-novo anche di ritmi di vita non consueti che per Bifo, come per ognuno di noi, hanno aperto la strada a gesti, azioni inusitati e per qualcuno a tempi di fertilità di pensiero. “…Quel che la volontà politica non è riuscita a fare potrebbe farlo la potenza mutagena del virus. Ma questa fuoriuscita occorre prepararla immaginando il possibile, ora che l’imprevedibile ha lacerato la tela dell’inevitabile…” Un diario dalla pandemia che sa guardare molto oltre la contingenza e che sa ancora stupire per lucidità di visione e forse per (apocalittica) preveggenza.
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MOBILITA' SOSTENIBILE E PROBLEMATICHE DA RISOLVERE
MOBILITA’ SOSTENIBILE E PROBLEMATICHE DA RISOLVERE
Dopo una vita passata a scorrazzare sulle due ruote dello scooter, mi trovo catapultata – non per mia volontà – nel mondo della mobilità sostenibile, in una parola, per un anno niente motori per la sottoscritta unicamente bicicletta. Considerato che la città in cui abito si connota per continui saliscendi, la mia scelta verso un velocipede elettrico è stata quasi obbligata. Ho scoperto un…
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Hwarang
La serie dei piccoli problemi di cuore
Mi aspettavo delle cose belle e divertenti da questa serie, non ho mai pensato che sarebbe stata un capolavoro ma pensavo che mi sarebbe potuta piacere molto. E per vari episodi, infatti, mi è piaciuta assai. Fino a metà serie circa, dopo di che... il baratro.
Non è una serie da bocciare, alcune cose positive le ha, e l'ho anche guardata con piacere, ma è innegabile che Hwarang abbia un sacco di problemi.
Tagliamo la testa al toro: LA LEAD È IL PIÙ GRANDE MALE DI QUESTA SERIE.
All'inizio è inutile e piagnona, pensa solo a essere innamorata del presunto fratello. Poi comincia a finire nei guai in ogni singola puntata, con la conseguenza che i due lead maschili passano il 90% del tempo a preoccuparsi per lei. E poi piange. Piange sempre. Ed è passiva, non fa nulla, tutto quello che le succede è perché le viene fatto da altri.
Nemmeno Shijie di The Untamed era così tanto inutile e passiva, almeno lei teneva uniti i due fratelli risolvendo i loro problemi. Ah Ro invece i problemi non li risolve, lei i problemi li crea.
Raramente ho visto una lead così tanto insopportabile e scritta male.
Per non parlare del fatto che nessuno riesce a ucciderla nemmeno quando se ne sta ferma immobile nel mezzo di una radura, ed è qui che capisci le gravi forzature di Hwarang.
Questa serie ha una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti. Credo di poter riassumere la cosa in questo modo: si sono persi per strada. Perché le premesse erano buone e interessanti, e quello che poteva venire fuori era davvero molto bello, ma nella seconda parte del drama la scrittura non ha saputo reggere le aspettative che aveva inizialmente creato.
Mi sembra quasi di aver visto due serie differenti: la prima è divertente, ricca di spunti, interessante, luminosa; mentre la seconda è sempre più seria, piena di lacrime, scura, con forzature a non finire, buchi di trama e dettagli che si perdono per strada.
Allora mi chiedo quale fosse l'intento di Hwarang: fare una serie spensierata ma comunque con riflessioni interessanti (tipo Weightlifting Fairy Kim bok-joo), o fare un drama storico che si prende sul serio? (Tipo My Country).
Su questo la sceneggiatura si è proprio persa. Sembra bipolare.
Boccio in toto anche la storia d'amore principale (meno male ce n'è stata una secondaria): ripetitiva e noiosa, una brodaglia di sguardi sofferenti e parole scontate. Si tratta di una delle peggio ship che ho visto quest'anno.
La recitazione in alcuni casi è buona, ma mai nulla di straordinario, ma i tre lead non mi hanno conquistata proprio per niente. Peccato sopratutto per Park Hyung-sik, che mi aveva fatto innamorare in Strong Woman ma che qui passa la maggior parte del tempo con un'espressione da ebete depresso sulla faccia.
Per quanto riguarda i due lead maschili, li promuovo per grazia divina. Così come la Regina e il dottore.
Il protagonista è stato un personaggio abbastanza standard e davvero troppo legato a quella lagna della lead, tuttavia ho apprezzato il suo pensiero di conquistare il trono (ma dovrei dire che lo avrei apprezzato molto di più se fosse stato sviluppato meglio), perché pensavo che lo avrebbe rifiutato come qualsiasi umile eroe rifiuta il potere quando gli viene offerto.
La Regina e suo figlio hanno dato vita a un rapporto abbastanza interessante, e tra i vari problemi di scrittura che presentano questi due personaggi, li promuovo.
Il villain non è né da promuovere né da bocciare, perché è un villain molto classico e banale, il solito tizio che vuole il potere. Mi ha fatto però molto ridere la sua strategia: anziché agire nell'ombra e in modo discreto, questo ha passato tutto il tempo a sbandierare i suoi piani a chiunque lo stesse ascoltando. Ci mancava solo che andasse in giro con un cartello con su scritto "sto avvelenando la Regina". Anzi, a pensarci bene forse lo devo bocciare, perché non capisco per quale motivo non viene ucciso nel finale. Da quello che ho capito cade in disgrazia, ma mi pare troppo poco per aver cercato di assassinare i membri della famiglia reale e aver quasi istigato una rivolta. Nel fatto che l'appena eletto Re non gli abbia tagliato la testa io ci rivedo lo stesso buonismo del protagonista di My Country, quando non riuscì a uccidere il suo nemico perché padre del suo ex migliore amico. Quindi mi viene da pensare che il re non abbia ucciso il villain perché padrino del suo amico Ban Ryu.
E parlando di Ban Ryu, ecco un bel personaggio. Non è un capolavoro di psicologia, ma è stato scritto bene e questo va detto. Mi ha ricordato molto Draco Malfoy e l'ho adorato insieme alla sua amata Soo Yeon.
LORO SONO LA VERA STORIA D'AMORE DI QUESTA SERIE.
LEI AVREBBE DOVUTO ESSERE LA VERA LEAD!!!! #petizione
Sono stati carini, adorabili, naturali. Lei coraggiosa, fedele, sensibile. Lui sembrava un adolescente di quindici anni alle prese con la sua prima cotta: impacciato e incapace di spiccicare parola di fronte a lei, che ha sempre guardato manco fosse l'apparizione della Madonna XD.
Un altro personaggio che mi è piaciuto un sacco è stato Han Seong, interpretato da Kim Tae-hyung. È ormai da un po' di tempo che sono fan dei BTS, ma non penso di essere di parte quando dico che questo personaggio risulta essere uno dei migliori della serie, e non me lo sarei mai aspettata. È stato un amore. Un bambino innocente che stava imparando a diventare grande tra sogni e amicizie. Peccato che passati cinque minuti dalla sua morte nessuno sembra ricordarsi più di lui e nessuno ne parla più. Bah. Come vi permettete, infami.
Nessuno potrà mai togliermi dalla testa che #hanseongmeritavadimeglio
Faccio i miei complimenti a Tae hyung per la recitazione. Essendo lui un cantante e un ballerino, non mi aspettavo chissà cosa dalle sue doti recitative. STUPIDA. È stato uno dei più bravi.
(E comunque ancora non riesco a giffare la sua morte perché devo ancora riprendermi)
Per quanto riguarda il gioco del trono, ha dei grossi problemi di sceneggiatura. In particolare, la scelta di mettere i due protagonisti l'uno contro l'altro per la conquista del trono SUL FINALE, è stata semplicemente ridicola. Siccome non c'era fisicamente tempo per una guerra come si deve tra i due (cosa che mi sarebbe anche piaciuta), ho subito immaginato che sarebbe finita a tarallucci e vino. E infatti...
Concludo parlando di questi benedetti Hwarang: io credevo che la serie parlasse di loro, invece si parla più che dei problemi di cuore del terzetto protagonista + la principessa (personaggio che devo bocciare perché inutile ai fini della trama).
Posso dirlo? A me sti Hwarang sono sempre sembrati più che altro un branco di pettegoli. Simpatici eh. Però mi aspettavo che gli fosse riservato più spazio, e che il loro percorso sarebbe stato diverso. Io ancora mi chiedo seriamente come questi Hwarang che a parole (in questa serie a parole sono tutti bravissimi) dovrebbero essere indipendenti e liberi di scegliere ma che poi vanno a "scegliere" come sovrano il re a cui guarda caso spettava il trono #lecoincidenze, mi chiedo come abbiano potuto unificare la Corea.
Tra l'altro io mi aspettavo anche delle bellissime bromance tra questi ragazzi, ma, di nuovo, gli è stato dato troppo poco spazio. La bromance tra i due lead non è riuscita a conquistarmi, per assurdo mi è piaciuta di più quella tra il protagonista e Han Seong.
MA UNA BROMANCE C'È.
LORO:
Il loro rapporto combattuto tra rivalità e amicizia mi è piaciuto un sacco.
Due parole su Soo Ho: io e @dilebe06 lo abbiamo giustamente soprannominato "raggio di sole", e per vari episodi è stato la gioia della mia vita e luce dei miei occhi, ma penso che sia uno dei personaggi che più è stato sfruttato male e che non ha compiuto nessuna evoluzione. Non ho nemmeno apprezzato la sua """storia d'amore""" con la Regina, una storia a senso unico in cui fa tutto lui. All'inizio era divertente, ma poi è diventata ripetitiva e anche inutile, perché non ha portato da nessuna parte.
Ultima cosa: mi sono piaciute tantissimo le OST. Alcune sono moderne e quindi in contrasto con la presentazione storica della serie, ma a me questo mixer tra medioevo e modernità è piaciuto assai. È stato qualcosa di diverso dal solito.
Punteggio: 6.8
Questo commento mi è venuto brutto tanto quanto la storia d'amore della serie.
Consoliamoci con due risate:
#hwarang#k drama#choi min ho#do ji han#v#bts#kim tae hyung#go ah ra#park hyung shik#park seo joon#korean actors#korean actress#drama korea#bromance
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Maso Limarò a Sarche Di Madruzzo. 🥞Una colazione da veri campioni proprio quelle che piacciono a me, io che alla mattina da sempre mi preparo latte e cioccolato con fette biscottate e nutella, io che lascio inzuppare qualsiasi biscotto anche il più duro fino a non trovarlo più da quanto si è sciolto dentro il latte "freddo" ( tutto un programma ), quando mi si presentano colazioni di questo tipo sussurro non ai cavalli ma alla mia panza: "pancia mia fatti capanna"! 🥓E' Maso Limarò di Sarche, zona Laghi del Trentino e Castello di Toblino tanto per farvi capire dove si trova. E' una vecchia fattoria di montagna incastrata tra le rocce, ci si arriva appositamente, senza alcuna strada di passaggio, tra mucche che svegliano gli ospiti alla mattina, altri animali che pascolano sereni e brucano erba pulita, distante da contaminazioni. 🥐L'ambiente comune del risotante e sala colazione sono tenuti come la cucina della nonna, dove il visitatore si sente a suo agio come fosse a casa propria. 🍳La loro filosofia è: "l’eleganza sta dentro la semplicità". Anche le camere con stile "modern mountain decor" sono strutturate con molto legno chiaro da rendere tutto confortevole e caldo. 🐮Al risveglio mi sono affacciata dal balcone della mia camera per avere un dialogo a quattro zampe con le mucche di sotto nel prato, preciso dialogo tra indentitori! 🍽Al ristorante la scelta attenta di seguire la stagionalità degli ingredienti, molti a KM0, coltivati e prodotti direttamente nei terreni del Maso. 🥖La loro pietanza di forza è il pane: “cucina su pane” come la definiscono loro, da selezione di farine di diversi cereali macinati a pietra, usando lievito madre e la “biga” (tipo particolare di lievitazione) che impongono tempi di lievitazione lunghi o lunghissimi (fino a 3 giorni). 🦌🐑🐄Luogo da meditazione, riflessioni, da ritiro non solo spirituale ma di grande relax, tra cibo genuino, natura, aria sana e tanta serenità. 🍰Torte, composte e marmellate fatte in casa, insomma una grazie divina per il proprio corpo e spirito. Per riferimento il sito è: https://www.masolimaro.net/ Di Carol Agostini #life #carolagostini #sommelier #foodandwineangels #lifestylefood (presso Maso Limarò) https://www.instagram.com/p/CHLYM_dnxov/?igshid=1tgi0bmbjcmcn
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Con Identities all'Estorick, l'obiettivo punta sugli invisibili
Di Roberta Leotti @ItalyinLDN @ICCIUK @ItalyinUk @inigoinLND Ha preso il via all'Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra "Identities", la mostra con gli scatti fotografici di Lisetta Carmi che puntano l'obiettivo sugli invisibili. Identities, alla Estorick Collection of Modern Italian Art, fino al 17 dicembre Dopo la mostra pittorica di Osvaldo Licini e prima di quella dedicata a Giorgio Morandi, la Estorick Collection of Italian Art di Londra sceglie la fotografia per concludere il 25° anno di attività, consolidando ancora una volta gradimento da parte del pubblico e della stampa inglesi. Si tratta di Identities, la mostra con gli scartti di Lisetta Carmi iniziata il 20 settembre e aperta fino al 17 dicembre che il Guardian ha recensito con 4 stelle. E' la prima mostra nel Regno Unito per la fotografa genovese scomparsa lo scorso anno a cui solo quest'anno in Italia sono state dedicate due mostre (a Torino e Firenze). La mostra Identities si sviluppa su due sale; in una predominano foto in bianco e nero in cui l'arista cattura le condizioni di lavoro (e pericoli), partendo dalla sua città e dal porto di Genova. Un ambiente dove negli anni Sessanta l'accesso alle donne era praticamente vietato, ma Lisetta Carmi è riuscita a penetrare spacciandosi per una parente di uno che vi lavorava. Allo stesso periodo risalgono le foto nelle fabbriche, a dimostrazione del suo interesse anche per l'industria, nelle quali il vero protagonista degli scatti sono le spesso precarie condizioni di lavoro. In questa sala suggeriamo di non perdere la video intervista del 2017 realizzata da Giovanni Battista Martini (curatore della mostra insieme a Roberto Lacarbonara), anche per avere una maggior comprensione della personalità della fotografa, una donna sempre molto determinata nelle scelte artistiche e di vita. Non a caso la Carmi abbandonerà un'avviata carriera musicale per la fotografia, a cui si dedicherà fino alla fine degli anni Settanta. Una scelta dettata anche dalla capacità delle immagini di riuscire a comunicare quello che le parole non riescono a dire, specialmente quando denunciano situazioni che andrebbero cambiate. Le foto esposte infatti portano a riflessioni socio-politiche sui soggetti rappresentati, tra cui sono certamente di forte impatto quelle dei travestiti della seconda sala della mostra. Testimonianze toccanti di invisibili tenuti ai margini della società italiana di fine anni Sessanta. ... Continua a leggere su www.
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Milano, presentate oggi le mostre 2024 e gli highlights del 2025 nelle sedi espositive
Milano, presentate oggi le mostre 2024 e gli highlights del 2025 nelle sedi espositive È l'arte moderna e contemporanea la protagonista assoluta del programma espositivo 2024-2025 del Comune di Milano. Molti gli artisti, italiani e internazionali, e diversi i linguaggi, dalla pittura alla fotografia, dalla performance alla scultura, che vanno a comporre una proposta complessiva di sicuro interesse per l'ampiezza dell'orizzonte artistico considerato. In primo piano il rapporto tra l'Italia e la Francia, tra Milano e Parigi, e si inizia con il grande ritorno di Pablo Picasso, spagnolo di nazionalità ma di fatto francese dall'età di 19 anni, presente con ben due esposizioni: una a Palazzo Reale, in collaborazione con il Musée national Picasso-Paris, che seguirà proprio il filo rosso del suo status di "eterno straniero" in Francia; e l'altra al MUDEC – Museo delle Culture di Milano, in collaborazione con i principali musei spagnoli e gli eredi di Picasso, che metterà in dialogo le sue opere con le fonti artistiche 'primigenie' che lo influenzarono sin dagli inizi della sua carriera. La Francia è protagonista anche della mostra che inaugura la stagione espositiva 2024 di Palazzo Reale, con la prima e più completa monografica di Giuseppe De Nittis, che vede esposti novanta dipinti provenienti da collezioni nazionali e internazionali. De Nittis è stato, insieme a Boldini, il più grande degli italiani a Parigi, dove resse il confronto con Manet, Degas e gli impressionisti. Anche le immagini esposte da febbraio a Palazzo Reale nella mostra dedicata al fotografo Brassaï, ungherese di nascita ma parigino d'adozione, sono immagini iconiche che identificano immediatamente il volto di Parigi. Brassaï lavorò infatti in stretta relazione con artisti come Picasso, Dalì e Matisse, fu vicino al movimento surrealista e partecipò al grande fermento culturale che investì Parigi in quegli anni. Un confronto epico tra due figure chiave dell'Impressionismo, Cézanne e Renoir, abiterà le stanze di Palazzo Reale in primavera: cinquanta capolavori che ripercorrono la vita di due maestri che hanno contribuito alla nascita di uno dei movimenti più importanti della storia dell'arte moderna, che vide a Parigi la sua nascita e la sua affermazione. In maggio, sempre a Palazzo Reale, l'artista Ercole Pignatelli reinterpreterà in chiave performativa Guernica, il capolavoro di Picasso, dipingendo nell'arco di sei giorni una tela della stessa dimensione. In occasione dei settant'anni dalla straordinaria esposizione di Guernica in Sala delle Cariatidi, l'intervento vuole restituire emozioni e riflessioni che il capolavoro aveva suscitato nell'artista ancora diciottenne, filtrati attraverso l'esperienza dei suoi ottantotto anni. L'onda lunga della Parigi di inizio Novecento arriverà fino nel 2025 con la grande retrospettiva a Palazzo Reale di Chaïm Soutine, straordinario artista che a 20 anni si trasferì nella capitale francese dalla Russia zarista per diventare uno dei più intensi ed emozionanti pittori del Novecento. Ma non solo: in occasione del centenario dell'Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes, che si è svolta a Parigi appunto nella primavera del 1925, una mostra racconterà i quasi dieci anni di affermazione italiana ed europea dell'Art Déco; e ancora, sempre in primavera, la mostra "Napoleone a Milano. Appiani e i percorsi del Mito" seguirà la parabola storica di Bonaparte attraverso le opere di diversi artisti, in un percorso realizzato in collaborazione con il Museo di Malmaison e la Réunion des Musées Nationaux. La mostra sarà allestita a Parigi per poi arrivare nella primavera del 2025 nelle sale di Palazzo Reale, dove sarà declinata con particolare attenzione alle opere realizzate per il Palazzo stesso. La GAM Galleria d'Arte Moderna di Milano, che mantiene ormai da anni una serie di rapporti stretti con la Francia, e in particolare con il Museo d'Orsay, ha appena concluso il progetto scientifico di una grande monografica dedicata allo scultore di origini russe ma italianizzato Paolo Troubetzkoy. La mostra, che sarà curata congiuntamente da GAM, Museo d'Orsay e Getty Museum di Los Angeles, sarà realizzata in doppia sede, a Parigi e a Milano, dove arriverà all'inizio del 2026. Tornando al 2024 e cambiando media espressivo, da febbraio il MUDEC proporrà un nuovo appuntamento, in collaborazione con Magnum Photo, con la fotografia di reportage e documentaria di Martin Parr. In mostra oltre duecento scatti del grande fotografo inglese, che ha scandagliato la società contemporanea e le sue pieghe più contraddittorie, senza filtri e fuori da ogni retorica. La grande fotografia contemporanea sarà protagonista anche a Palazzo Reale dove in autunno sarà allestito il grande progetto espositivo dedicato a Ugo Mulas. La mostra seguirà tutte le tappe della carriera del fotografo: dagli esordi nella Milano del Bar Jamaica alla Biennale d'Arte di Venezia, alle esperienze con il design, la moda, il teatro. L'arte contemporanea troverà come sempre il suo luogo d'elezione al PAC Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano, che in primavera proseguirà l'indagine sui grandi nomi della scena internazionale con la prima retrospettiva europea dell'artista afro-americana Adrian Piper. Con prestiti dai più importanti musei internazionali tra i quali il MoMA e il Guggenheim di New York e la Tate Modern di Londra, la mostra ripercorrerà oltre sessant'anni di carriera dell'artista e racconterà la sua lotta permanente contro il razzismo, la misoginia, la xenofobia, l'odio e l'ingiustizia sociale. Quest'estate, invece, un progetto espositivo, coprodotto con il Kunstmuseum Liechtenstein e in collaborazione con Magazzino Italian Art di New York, vedrà protagonista Liliana Moro; mentre, da novembre, un progetto pensato appositamente per il PAC e dedicato a Milano ripercorrerà l'intera produzione di Marcello Maloberti. Nel 2025, sempre al PAC, è in programma la mostra di Shirin Neshat, prima ampia personale in Italia dell'artista iraniana che attraverso le sue opere filmiche e fotografiche esplora le rappresentazioni identitarie del femminile e del maschile nella sua cultura, attraverso la lente delle sue esperienze di appartenenza e di esilio. Dall'autunno 2024 a Palazzo Reale si tornerà ai grandi protagonisti italiani e internazionali dell'arte moderna, con la grande mostra dedicata a Enrico Baj, pensata in occasione dei cento anni dalla nascita, e l'ampia retrospettiva di Edvard Munch, realizzata in occasione degli ottant'anni dalla sua scomparsa e dopo quarant'anni dalla sua ultima mostra a Milano. L'arte di Munch sarà esplorata dal 1880 fino alla sua morte, avvenuta nel 1944, attraverso cento opere tra dipinti, disegni e stampe, tutti provenienti dal Munch Museet di Oslo. La programmazione di Palazzo Reale proseguirà nel 2025 con la prima antologica di Felice Casorati dopo l'esposizione del 1990, che rievocherà la parabola creativa dell'artista attraverso capolavori provenienti da prestigiose istituzioni pubbliche italiane e da collezioni private, con alcuni selezionati prestiti da musei europei; la mostra monografica dedicata a Leonor Fini, artista surrealista e poliedrica che ha affrontato temi fondamentali come l'identità di genere e l'analisi e la critica dei modelli familiari consolidati nella società a lei contemporanea; e, in autunno, la prima personale dedicata al lavoro di Leonora Carrington in Italia, che prenderà in considerazione la sua figura a tutto tondo di donna artista, migrante, esule, madre, femminista d'avanguardia, ecologista ed artista. Le forti connessioni tra arte e moda sono il fulcro di due importanti progetti espositivi a Palazzo Reale: "Dal Cuore alle Mani: Dolce&Gabbana", che durante la prossima primavera presenterà le creazioni uniche della casa di moda, per la prima volta in mostra, ripercorrendo il processo creativo di Domenico Dolce e Stefano Gabbana; e, nell'autunno del 2025, la mostra "Dalì e la moda", che cercherà di esplorare gli aspetti più intimi e intensi del processo creativo dell'artista, dove moda e arte alimentano una forma di espressione in continua evoluzione. In occasione dei 70 anni della RAI, Palazzo Reale racconterà la sua storia di media per eccellenza, dal secondo Dopoguerra in poi, ripercorrendo la vicenda personale e professionale di uno dei suoi principali protagonisti, Mike Bongiorno, di cui quest'anno ricorre il centenario della nascita. Il MUDEC prosegue il suo percorso di approfondimento sull'espressione artistica delle culture del mondo, dall'antico al contemporaneo, con un taglio antropologico. In primavera, "Tatuaggio. Storie dal Mediterraneo" racconterà la storia del tatuaggio fin dalle sue più remote origini, percorrendo oltre settemila anni di storia umana; mentre nelle sale Focus la mostra "Exposure" rifletterà sulla centralità della vetrina nei progetti espositivi, con interventi contemporanei di Theo Eshetu, Mark Dion, Sam Durant e Monia Ben Hamouda. In autunno, il MUDEC proporrà due diversi progetti originali: il primo, una retrospettiva sulla scultrice franco-americana Niki de Saint Phalle, nota anche in Italia per il suo capolavoro realizzato sulle colline senesi, Il Giardino dei Tarocchi; il secondo, invece, illustrerà genesi e sviluppo del genere conosciuto come Art Brut a partire dal suo ideatore, Jean Dubuffet, che per primo coniò questo termine per indicare le creazioni spontanee realizzate da bambini o adulti completamente estranei agli ambienti culturali e privi di qualsiasi educazione artistica, spesso in condizioni di alienazione e sofferenza mentale. Il PAC completa la programmazione 2025 con due importanti progetti: in estate la prima mostra antologica del duo di artisti italo-americani Alessandro Codagnone e John Lovett nato a Milano nel 1995; in autunno, un progetto collettivo di ampio respiro che rappresenterà uno spaccato sull'arte e sulla vita nell'India di oggi, partendo dal basso, dalle strade, allegoriche e non: percorsi solcati da flussi migratori e autostrade informatiche, collegamento (e frattura) tra realtà rurale e innovazione tecnologica. Nessuna atmosfera new age, né esotiche divinità o seducenti star di Bollywood, dunque, per questo nuovo progetto con cui il PAC prosegue l'esplorazione delle culture del mondo attraverso lo sguardo degli artisti contemporanei. Negli spazi di Fabbrica del Vapore durante il 2024 sarà allestita, tra le altre, la mostra "Labirynth" di Tim Burton, un emozionante viaggio nell'universo creativo del regista di Beetlejuice, Batman, Edward mani di forbice, Nightmare Before Christmas, La sposa cadavere, la Fabbrica del Cioccolato, e altri film ancora. Da dicembre 2024, nelle diverse stanze del labirinto si potranno esplorare i diversi temi del regista, produttore, scrittore e artista, grazie a tecnologia, luci, suoni, opere d'arte originali e scenografie dei suoi film. I MUSEI CIVICI contribuiscono alla proposta espositiva temporanea con mostre e focus che partono concettualmente dalle loro collezioni, con affondi, aperture e connessioni che rinnovano lo sguardo sul loro patrimonio. Il Castello Sforzesco, sede del Civico Archivio Fotografico, valorizzerà la donazione dell'Archivio dello Studio Fotografico "Ballo & Ballo", acquisito nel 2022, con una mostra (da giugno) che racconterà lo straordinario percorso professionale dello Studio di Aldo Ballo e Marirosa Toscani Ballo, che divenne punto di riferimento internazionale per la fotografia del design italiano. A maggio, un focus nelle Sale delle Grafiche, realizzato in collaborazione con l'Istituto Universitario Olandese di Storia dell'Arte di Firenze, vedrà in esposizione i disegni in "Matita rossa" più importanti per qualità e storia collezionistica. In autunno, sempre nelle Sale delle Grafiche, nell'ambito delle celebrazioni di Alberto Martini, organizzate nel 2024 per commemorare il settantesimo anniversario dalla sua morte, il Castello esporrà l'importante nucleo di lavori martiniani presenti nelle collezioni civiche, indagando il tema dell'allegoria della morte e della danza macabra. A Palazzo Moriggia, sede del Museo del Risorgimento e laboratorio di storia moderna e contemporanea, in occasione dei 100 anni dell'anniversario dell'omicidio di Giacomo Matteotti, la Fondazione Anna Kuliscioff realizzerà in autunno, in collaborazione con le Civiche Raccolte Storiche, una mostra storico-documentaria per indagare a fondo la figura di Matteotti e la sua relazione con la città di Milano. A partire da marzo, sarà aperta al Museo Archeologico una piccola ma preziosa esposizione dal titolo "Immagini eterne. L'arte nell'antico Egitto", che offrirà una presentazione dell'arte egizia e delle sue specificità attraverso una selezione di reperti provenienti dalla collezione del Museo stesso. Il Museo del Novecento, in occasione di Milano Art Week 2024, proporrà nei suoi spazi tre diversi progetti: "Ritratto di Città", grande installazione audio-video multicanale, progetto di Masbedo, che parla della rinascita culturale di Milano; un focus dedicato all'artista olandese Magali Reus, vincitrice della VII edizione del Premio Arnaldo Pomodoro per la Scultura; "Futurist Drama", progetto site-specific dell'artista cipriota Haris Epaminonda, promosso dalla Fondazione Henraux. Dal 24 gennaio il Museo di Storia Naturale racconterà nella mostra "Mimesis" il mondo animale e il rapporto uomo-ambiente attraverso l'espressione pittorica di Marco Grasso, giovane artista naturalistico, mettendo in relazione i ritratti degli animali rappresentati, molti dei quali in via d'estinzione, e il materiale museale. Quest'estate l'Acquario proporrà, tra le altre, una mostra di Louise Manzon che, attraverso le sue opere, farà riflettere sia sulla fragilità che sulla grande potenza del nostro ecosistema, sottolineando come il mare nostrum sia anche onus nostrum, e cioè una nostra precisa responsabilità. Palazzo Morando - Costume Moda Immagine proporrà a partire dal prossimo febbraio una mostra di Daniele Tamagni, uno dei pochi italiani a vincere (nel 2011) il World Press Photo Award, uno dei premi di fotografia più importanti al mondo. Scomparso nel 2017, ha saputo catturare nelle strade dei continenti emergenti la ridefinizione creativa dei canoni estetici della cultura Occidentale: dai sapeurs congolesi alle donne di Dakar, dai dandy sudafricani alle lottatrici cholita boliviane, una globalizzazione rielaborata in nuove identità. Già in programma nel 2025 alla GAM – Galleria d'Arte Moderna di Milano la mostra dedicata Giuseppe Pellizza da Volpedo, che dialogherà con il Quarto Stato, capolavoro protagonista della collezione permanente del Museo. Il programma completo e sempre aggiornato si trova al seguente link ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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