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Nessun tempo sarà migliore: un viaggio poetico nell’introspezione umana. Recensione di Alessandria today
La visione lucida e disillusa di Rosetta Sacchi sul futuro dell’umanità attraverso i versi di una poesia incisiva e riflessiva.
La visione lucida e disillusa di Rosetta Sacchi sul futuro dell’umanità attraverso i versi di una poesia incisiva e riflessiva. La forza poetica di Rosetta Sacchi: analisi di “Nessun tempo sarà migliore” La poesia di Rosetta Sacchi, intitolata Nessun tempo sarà migliore, si distingue per la sua profondità e per la capacità di esplorare i lati più oscuri e complessi dell’animo umano. Attraverso…
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NARCISISMO PATOLOGICO E DONNE
I tristi fatti degli ultimi giorni mi hanno portato a una profonda riflessione sulle donne e le relazioni. Non desidero far parte del coro di voci, inutili, che offrono i più variopinti punti di vista sulla violenza verso le donne e le relazioni – evidentemente- tossiche, come fosse un thread di moda, su cui necessariamente esprimere la propria opinione. In un mondo ideale non si dovrebbe morire…
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#anima#blog#donne#donne moderne#giulia cecchettin#manipolazione#narcisismo patologico#narcisista#pensieri#relazioni tossiche#riflessioni#violenza sulle donne
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secondo Hayek, il pericolo insito nelle moderne democrazie è di aver persa la distinzione tra Legge e Legislazione, vale a dire tra un ordine che "si è formato per evoluzione", un ordine "endogeno" e che si "autogenera" (cosmos) da una parte, e dall'altra "un ordine costruito". Un popolo sarà libero se il governo sarà un governo sotto l'imperio della legge, cioè di norme di condotta astratte frutto di un processo spontaneo, le quali non mirano a qualche scopo particolare, si applicano a un numero sconosciuto di casi possibili, e formano un ordine in cui gli individui possono realizzare i loro scopi.
senza una chiara distinzione tra la legge posta a garanzia della libertà e la legislazione di maggioranze che si reputano onnipotenti, la democrazia è perduta: "un Parlamento onnipotente, senza limiti alla legiferazione, "significa la morte della liberrtà individuale".
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riflessioni di base.
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Le quattro distopie che ci minacciano
Riflessioni sul potere delle aziende tecnologiche e le sfide per la libertà individuale Nell’immaginario collettivo, le distopie rappresentano futuri oscuri e oppressivi, in cui la libertà e l’autonomia sono limitate o addirittura negate. Questi scenari distopici spesso riflettono paure e preoccupazioni profonde riguardo al potere e al controllo nelle società moderne. In questo articolo,…
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Dalle vecchie scuole elementari al vuoto culturale: riflessioni su una decadenza programmata
C’è di che stare allegri… (cito)… In Italia gli intervistati hanno ottenuto in media 245 punti in comprensione del testo (contro una media OCSE di 260), 244 in abilità di calcolo (media OCSE 263), e 231 nella capacità di risolvere i problemi (contro 250 di media OCSE). Perché non mi sorprende questo risultato? È da tempo che vado dicendo che le lauree moderne, quelle volute dalle riforme della…
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#apprendimento#burnout#competenze#cultura#decadenza culturale#educazione#formazione#futuro#giovani#insegnanti#istruzione#Italia#OCSE#produttività#riforme scolastiche#scuola
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Calderara conquista l'Estorick con una ricca retrospettiva di arte italiana
Di Roberta Leotti Ben 50 opere messe a disposizione da Estorick Collection, Lysson Gallery e Fondazione Antonio e Carmela Calderara per la mostra Antonio Calderara: A Certain Light. Ce ne parla la curatrice Paola Bacuzzi. Nella ricca retrospettiva della Estorick Collection of Modern Italian Art l’arte di Calderara si riprende la scena. Da sempre la Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra è sede naturale di divulgazione dell’arte, ma anche mediatore di quel dialogo che si crea tra l’opera e i suoi fruitori. Non fa eccezione la mostra a cui siamo stati recentemente in occasione della serata per la stampa; sono le 50 opere di Antonio Calderara risultato della fruttuosa collaborazione tra la galleria Estorick Collection of Modern Italian Art, Lysson Gallery e la Fondazione Antonio e Carmela Calderara. Per chi come noi non conosceva l’artista lombardo se non attraverso ricerche online, ci auguriamo che quanto segue possa essere di aiuto a chi visiterà la mostra e per apprezzare questo artista un po’ sottovalutato a livello internazionale. Abbiamo avuto il piacere di aver avuto una guida d’eccezione: Paola Bacuzzi, Curatrice della Fondazione Antonio e Carmela Calderara. Alla nostra (infelice) domanda sul quadro preferito in esposizione, la dottoressa Bacuzzi si è soffermata sui di quadri del periodo degli anni trenta (sala 1). Come mai questa scelta? "In questo periodo lo stile di Calderara è in via di definizione, ma è un esordio brillante, perché c’è già tantissimo dell’Astrazione. Se da un lato Calderara è vicino al Realismo magico con queste atmosfere quasi sospese, rese quasi impalpabili da queste pennellate morbide e frante, dall’altro i luoghi e le persone perdono di identità". I quadri sono un rimando al suo lago d’Orta, ma potrebbe essere un qualsiasi luogo; lo stesso dicasi per il ritratto familiare. Sappiamo che è la sua famiglia, con la moglie in abito rosso, la figlia Gabriella, la madre e il tuttofare, ma perché i volti non hanno lineamenti? "L’assenza dei lineamenti sposta l’attenzione dal suo privato a una scena che può essere di una famiglia qualsiasi. In questo dipinto poi son ben visibili riferimenti a Morandi: le nature morte, i volumi. Nel figurativo di Calderara degli anni ’30, si può già capire che direzione prenderà (l'Astrattismo) a partire dalla scelta dei colori o la scelta compositiva dei volumi". Il che ha quasi dell’incredibile se pensiamo che Antonio Calderara fu per un breve periodo studente di ingegneria, ma pittore autodidatta. Come è possibile sviluppare, evolversi nello stile, considerando che era un artista alquanto stanziale? "Antonio Calderara non è mai stato a bottega è vero, ma ha sempre mantenuto contatti con la scena artistica milanese, sua fonte continua di aggiornamento". Dagli anni ’30 arriverà all’Astratto negli anni 50, un percorso che è legato a doppio filo con la sua vita privata. "Sicuramente la morte della figlia ha portato a profonde riflessioni sul finito ed infinito, sulla materia, se c’è un altrove in senso metafisico. Calderara passa progressivamente a semplificare il dato oggettivo, il dato reale; ha l’obiettivo di raggiungere l’assenza delle cose, abbandonare il particolare fino ad arrivare al grande salto degli anni ’60". La curatrice rimarca che i lavori più astratti sono tra gli anni ’60 e ’70 esposti nella sala 2 della galleria tra i quali, da una collezione privata, uno dei primi astratti dell’artista di Vacciago. Hanno strutture molto simili, può dirci se ci sono dei temi ricorrenti? "I temi sono diversi, ma alcuni ricorrono. Come gli opposti, le presenze, la tensione verso l’alto, la tensione ai margini. Vi potete aiutare dai titoli stessi delle opere, molti sono i soggetti che si ripetono. In tutti il colore è protagonista, anche in quelli quasi monocromatici, i quadri non sono mai piatti. Sono formati da tanti strati di pittura fino al raggiungimento dell’effetto prefissato: il niente che è il tutto". Come nei due dipinti ad olio gialli: Tensione Orizzontale A e Tensione Orizzontale B del 1972 sono disposti uno accanto all’altro. Quadri che sembrano essere uno speculare dell’altro. Così il dipinto che ha più profondità trova nella superficie dell’altro la sua completezza e annullamento. In altri come nei dipinti Costellazioni, la variazione ha qualcosa di quasi musicale. In questi l’influenza è frutto dell’amicizia con Enore Zaffiri (uno dei pionieri della musica elettronica in Italia); Calderara fa suo il principio della sua musica capace di creare qualcosa di nuovo con la minima variazione della stessa. Molti elementi dei quadri sono linee o quadratini (come nei primi astratti), ma nelle opere della fine degli anni ’70 diventano anche parole. Altro esempio di come altri artisti (di poesia visiva) con cui era in contatto finiscono per influenzare le sue opere (per approfondimenti il libro Epistolario, edizioni Abscondita, raccoglie le lettere che Calderara scambiava con altri artisti). "E’ in questo ultimo suo periodo, costretto a letto per problemi di salute, che dipinge per la prima volta diagonali nei suoi quadri. A rappresentare oltre che la precarietà di un momento, anche qualcosa che unisce, a collegare due livelli differenti". Calderara, un artista che merita di essere riscoperto. Alla Estorick Collection of Modern Italian Art fino al 22 dicembre. Per prenotazioni Estorick Collection of Modern Italian Art - Art Tickets. Prossimo appuntamento il tour Calderara Unlocked, sabato 19 ottobre e 16 novembre (per prenotarsi qui: Calderara Unlocked - Saturday Morning Tour - Estorick Collection of Modern Italian Art - Art Tickets) per scoprire qualcosa di piu' sulle opere e la vita di questo artista. ... Continua a leggere su
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Parola greca antica del giorno: Μηδὲν ἄγαν (Meden Agan), niente in eccesso, non fare nulla in eccesso.
Una delle massime del Delfico.
Spiegazione:
La frase "Μηδὲν ἄγαν" (Meden Agan) è una delle massime più celebri provenienti dall'antico Oracolo di Delfi e incarna un concetto fondamentale della filosofia greca classica, legato alla misura e alla moderazione. Tradotto letteralmente, significa "niente in eccesso" o "non fare nulla in eccesso". Il significato di questa massima va ben oltre il semplice concetto di "moderazione"; è un invito a evitare gli estremi in qualsiasi aspetto della vita, dall’azione alla passione, e ad abbracciare l’equilibrio come principio guida per il benessere e la virtù.
Origine e contesto:
Questa frase fa parte delle massime delfiche, un insieme di aforismi che venivano incisi su una pietra all'ingresso del tempio di Apollo a Delfi, sede dell'oracolo famoso nell'antica Grecia. Le massime erano intese come linee guida per la vita quotidiana e l’autosufficienza morale, destinate a insegnare ai greci l'importanza della saggezza e della misura.
Etimologia della frase:
Μηδὲν (Mēdèn) significa "niente" o "nulla".
ἄγαν (Ágan) deriva dalla radice ἄγαν (agan), che significa "eccessivamente" o "troppo". È legato al concetto di qualcosa che va oltre la misura giusta, che è troppo.
Interpretazione del concetto:
Il messaggio di "Μηδὲν ἄγαν" è chiaro e profondo. Esorta all'equilibrio e alla moderazione, una virtù che è cruciale per la felicità e la saggezza. Non solo è una questione di moderare il comportamento fisico o materiale (come il cibo, il bere, il lavoro), ma si applica anche alle emozioni, ai pensieri e alle azioni quotidiane. In un mondo che spesso esalta gli estremi e l'eccesso, questa massima invita a evitare l’abbondanza che può corrompere o distrarre dalla vera felicità e virtù.
Riferimenti a questa massima nella cultura greca e filosofica:
Aristotele nella sua "Etica Nicomachea" parla della "via di mezzo" (mesotes) come della virtù che consiste nel trovare il giusto equilibrio tra due estremi. La massima "Μηδὲν ἄγαν" potrebbe essere vista come una manifestazione di questa idea, suggerendo che la virtù risieda sempre nell'equilibrio, né troppo né troppo poco. Aristotele afferma: "La virtù consiste nel giusto mezzo, che è determinato dalla ragione e dalla scelta."
Socrate ha spesso insegnato l'importanza della moderazione nelle sue riflessioni filosofiche. L'idea di evitare gli eccessi e di concentrarsi sul proprio miglioramento interiore si lega direttamente alla massima "Μηδὲν ἄγαν". Socrate esortava i suoi discepoli a evitare l’arroganza, la vanità e l’eccesso nelle passioni e nelle azioni.
La filosofia stoica di Seneca e Epitteto promuoveva l'autocontrollo e la moderazione, suggerendo che una vita saggia e felice è quella che riesce a mantenere l'equilibrio tra i desideri e le necessità, una visione che si allinea con "Μηδὲν ἄγαν".
Anche nelle religioni moderne e nelle tradizioni spirituali, la moderazione è vista come una via per raggiungere la serenità e l’armonia. In Cristianesimo, per esempio, il concetto di "virtù della temperanza" è simile alla massima greca, che invita a non eccedere in nessun aspetto della vita.
Esempi pratici:
Nel cibo: mangiare in eccesso può portare a malattie o disagi fisici, mentre una dieta equilibrata è essenziale per il benessere. La massima "Μηδὲν ἄγαν" ci invita a trovare il giusto equilibrio.
Nelle emozioni: le passioni eccessive, come l'ira o l'amore smodato, possono portare alla sofferenza e alla perdita di controllo. Imparare a temperare le emozioni è un modo per vivere con saggezza.
Nel lavoro e nell'ambizione: l’ambizione è importante, ma il lavoro eccessivo e l'ossessione per il successo possono distruggere la salute fisica e mentale. "Μηδὲν ἄγαν" ci esorta a mantenere l’equilibrio tra il perseguire i nostri obiettivi e il prendersi cura di noi stessi.
Conclusione:
La massima "Μηδὲν ἄγαν" è una perla di saggezza antica che rimane attuale ancora oggi. Ci invita a vivere con misura, evitando gli eccessi che possono corrompere la nostra vita, e a trovare equilibrio in ogni azione e decisione. La moderazione non è solo un principio etico, ma una via per vivere in armonia con noi stessi e con il mondo che ci circonda.
Ancient greek word of the day: Μηδὲν ἄγαν (Meden Agan), nothing in excess, do nothing in excess.
One of the Delphic maxims.
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“Tu (e la Cocaina)”: il nuovo singolo dei BOSCO tra relazioni tossiche e dipendenze
Esplorando un intreccio potente di amicizia, amore e dipendenza, la band dipinge un'immagine vibrante di eccessi, disfacimento e speranze infrante, in un viaggio emotivo alla ricerca frenetica di una via d'uscita luminosa.
I BOSCO lanciano per McFly Dischi / Ingrooves il singolo “Tu (e la cocaina)”, disponibile dal 22 marzo 2024 su tutte le principali piattaforme di streaming e in radio.
“Tu (e la Cocaina)” è una canzone che si addentra nelle profondità delle dipendenze, con un focus particolare sulle relazioni tossiche e l’isolamento.
Attraverso un testo potente e melodie ipnotiche, i BOSCO aprono una finestra su un mondo costellato di eccessi e desiderio di evasione. L'ispirazione arriva dalle atmosfere inquietanti e decadenti di Caligari e dalla periferia di Roma.
Il risultato è una narrazione cruda e intensa che rispecchia il disagio delle relazioni moderne.
Il singolo è un autentico viaggio emotivo, che guida gli ascoltatori attraverso un percorso pieno di alti e bassi nelle relazioni umane: momenti di pura gioia alternati a profonde riflessioni sulla malinconia.
“Tu (e la Cocaina)” anticipa la pubblicazione del nuovo EP della band romana, che vende la produzione artistica di Matteo Cantaluppi (TheGiornalisti, Dimartino, Ex Otago, Canova, Fast Animals and Slow Kids, Dardust, Tommaso Paradiso, Bugo, Dente), Andrea Messina (Bartolini, Cost, Levriero) e Gianluca Danaro (Sadside Project, 1789, Supernova Collective).
Storia della band
Bosco è nato a Roma e ci vive, ne parla, ne respira l’aria viziata sognando Berlino e Parigi.
Bosco crea: scrive ballate in bilico sui synth, tra le voci che si intrecciano ed i loop elettronici.
Bosco ascolta, assimila, prova, si prende sul serio quel che basta prima di farsi mandare affanculo.
Bosco è innamorato e non ne fa mistero, soffre, ride, si stona e vorrebbe non finisse.
Bosco è Daniele, Giulia, Francesco e Alessia.
Il progetto Bosco è nato a Roma da Daniele, Giulia, Francesco e Alessia e dal 2015 suona in giro per l’Italia. La band ha all’attivo un album (Era) e un tour nelle principali città italiane.
A gennaio 2024 i Bosco pubblicano per McFly Dischi / Visory Records il singolo “Leica”, che farà da apripista al nuovo lavoro: un EP di 6 tracce, di cui 3 realizzate in collaborazione con Matteo Cantaluppi (TheGiornalisti, Dimartino, Ex Otago, Canova, Fast Animals and Slow Kids, Dardust, Tommaso Paradiso, Bugo, Dente) e altre 3 con la produzione artistica di Andrea Messina (Bartolini, Cost, Levriero) e Gianluca Danaro (Sadside Project, 1789, Supernova Collective).
Link Streaming: https://ingrv.es/tu-e-la-cocaina-ynv-y Instagram: https://www.instagram.com/nelboscoofficial/
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Quarantacinque anni fa, nel febbraio del 1979, usciva al cinema "I Guerrieri della Notte", un film che ha scosso il panorama cinematografico dell'epoca e che continua ancora a far parlare di sé. Quest'opera, oggi celebrata come cult movie, continua a suscitare interesse e riflessioni profonde sulla sua capacità di insinuarsi nella memoria collettiva. Hill, tra i registi più audaci della sua generazione, trasporta gli spettatori in una New York dove mitologia antica e modernità si fondono, dipingendo le città come giungle d'asfalto. Il film, ambientato nel Bronx, segue nove delegati delle maggiori gang cittadine convocati da Cyrus, leader dei Riffs, per un'inaspettata proposta di alleanza. Tuttavia, il tradimento e l'omicidio di Cyrus scatenano una notte di sopravvivenza per i Guerrieri, guidati da Swan. Hill mescola horror, western, musical e thriller urbano, creando un'esperienza cinematografica unica che riflette la realtà delle strade newyorkesi dell'epoca. "I Guerrieri della Notte" è anche un'odissea metropolitana, con i protagonisti costretti a inventare strategie per sopravvivere, omaggiando l'antica Grecia in modi sottili ma potenti. Il film offre una prospettiva unica sulla subcultura giovanile, influenzata da musica, cinema e fumetti, rappresentando le città americane come moderne giungle mitologiche. La classicità e la modernità di "I Guerrieri della Notte" emergono dalla struttura letteraria originaria di Sol Yurick e dalle influenze della tragedia greca. La cinematografia di Hill, estranea al tempo, unisce in modo unico il passato e il presente, creando un'opera senza tempo che ha resistito al passare degli anni. 45 anni dopo la sua uscita infatti, "I Guerrieri della Notte" continua a essere un punto di riferimento nel panorama cinematografico. La sua storia originale, con dettagli e personaggi diversi, aggiunge un fascino intrigante alla sua mitologia. La violenza controversa e le interruzioni di proiezioni nel 1979 possono aver attenuato la sua popolarità momentaneamente, ma il film ha riacquistato slancio nel corso degli anni, diventando un'icona di New York e della ribellione giovanile. "I Guerrieri della Notte" persiste nel catturare l'immaginazione degli spettatori, mantenendo la sua rilevanza in un contesto urbano completamente diverso. La sua evoluzione parallela a quella di New York, ora la città più ricca del mondo, conferma che il fascino di questo capolavoro cinematografico è destinato a crescere ancora per molte generazioni a venire. https://www.youtube.com/watch?v=hJUfybSdSNo
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Giornata Mondiale della Meteorologia: giovani sempre più preoccupati per i cambiamenti climatici
In un momento storico particolarmente delicato e di grandi cambiamenti climatici in corso, i giovani risultano essere la generazione più preoccupata in assoluto per gli effetti, anche a breve termine, che questi cambiamenti potranno portare. Calza a pennello, dunque, il titolo scelto per celebrare la Giornata Mondiale della Meteorologia che, come ogni anno a partire dal 1950, si festeggia il 23 marzo. L’Organizzazione Meteorologia Mondiale (OMM) ha proposto il tema “The future of weather, climate and Water across Generations” (Il futuro del meteo, del clima e dell'acqua attraverso le generazioni). Giornata Mondiale della Meteorologia: riflessioni da fare Al centro di questa riflessione c’è proprio l’analisi della percezione che i giovani hanno sulla pericolosità e sull’emergenza dei cambiamenti climatici in atto e che stanno modificando profondamente la natura e la società. Uno studio riportato nei giorni scorsi da CBS News dal titolo“The Lancet Planetary Health”, cheha raccolto gli atteggiamenti nei confronti del cambiamento climatico di 10.000 persone in tutto il mondo di età compresa tra 16 e 25 anni, ha rivelato che il 59% della Gen Z e dei Millennial è molto o estremamente preoccupato per il cambiamento climatico. Ma non è tutto, il 67% si è dichiarato triste a causa del Global Warming, mentre il 45% ha affermato che i propri sentimenti riguardo al cambiamento climatico hanno influenzato negativamente la propria vita quotidiana. Analizzando lo stesso studio è emerso inoltre che più del 50% del campione ha riferito un sentimento di tristezza, ansia, impotenza e colpevolezza. Il 75% infine ha affermato di ritenere cheil futuro potrà essere spaventoso e l'83% ha affermato di pensare che le persone non siano riuscite a prendersi cura del Pianeta. Le preoccupazioni delle nuove generazioni Questi sentimenti, così diffusi tra le giovani generazioni, si ripercuotono anche nella la passione e nell’interesse che uomini e donne, indipendentemente dall’età, hanno nei confronti della meteorologia che studia i fenomeni atmosferici in evoluzione. Come riporta la CNN, ad esempio, da un sondaggio Pew Research Center è risultato che l'argomento più atteso dei notiziari, per il 70% di chi guarda la TV, sono le previsioni del tempo. Gli studi meteorologici diventano sempre più precisi e affidabili e, secondo The Washington Post, le start-up tecnologiche ambiscono a ottenere risultati sempre più attendibili investendo su nuove e sofisticate tecnologie. La precisione nelle previsioni può diventare un valido strumento anche per salvare vite umane. Prevedere, ad esempio, una tempesta con il giusto anticipo può salvare vite umane. I cambiamenti climatici che tanto preoccupano la popolazione mondiale non renderanno le previsioni meno accurate, anzi. Se è vero che parte della previsione del tempo è conoscere la storia meteorologica di un luogo, i cambiamenti in atto potrebbero rappresentare un problema. Sul portale del Massachusetts Institute of Technlogy, Kerry Emanuel, professore emerito di scienze atmosferiche proprio al MIT, ha dichiarato che “Questo non avverrà perché le moderne previsioni meteorologiche utilizzano metodi totalmente diversi rispetto al passato. È fondamentalmente un algoritmo per risolvere equazioni differenziali che governano il comportamento di fluidi, radiazioni, oceani, atmosfera, fisica delle nuvole e altro ancora. Il modello sta risolvendo equazioni fisiche che dovrebbero essere valide indipendentemente dal clima”. Diamo Luce alla Meteorologia Proprio con lo scopo di fornire informazioni sempre più chiare alle nuove generazioni e a tutti coloro che vogliono approfondire il tema, 3B Meteo ha organizzato “Diamo Luce alla Meteorologia”, una rassegna trasversale di eventi mirati alla sensibilizzazione della popolazione verso i cambiamenti climatici, che si svolgerà nelle città di Bergamo e Brescia in occasione della nomina a Capitali italiane della Cultura 2023, strettamente legata anche a “La città illuminata”. Come spiega Gaetano Genovese, meteorologo e responsabile degli eventi scientifici di 3B Meteo, “In un'epoca segnata dalla diffusione sempre maggiore delle fake news, specie in ambito meteo-climatico, riuscire a parlare alle nuove generazioni significa anche divulgare l’amore nei confronti di una materia tanto affascinante quanto complessa. 3B Meteo si augura di poter incontrare le nuove leve per la meteorologia di domani. È necessario formare i giovani studenti verso una materia che garantisce sbocchi lavorativi interessanti e immediati. Chi si avvicina allo studio di questa materia deve avere caratteristiche imprescindibili come la conoscenza della matematica, della fisica e della chimica, ma anche quella delle lingue straniere, l’informatica, le capacità analitiche e il problem solving”. Iniziative tra Brescia... Il calendario degli eventi organizzati da 3B Meteo parte il 23 marzo da Brescia, presso la sede dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, dove verrà celebrata la 73° Giornata Meteorologica Mondiale. L'evento si articolerà durante la mattinata, con le relazioni dei meteorologi di 3B Meteo Paolo Corazzon, Luca Pace e Gaetano Genovese e del prof. Giacomo Gerosa dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Tanti gli argomenti che si toccheranno: dalla comunicazione delle previsioni del tempo, a una panoramica del clima del passato, del presente e del futuro con focus sugli effetti che il cambiamento climatico potrebbe comportare nell'ambiente urbano, passando per la misurazione del carbon sink da parte delle foreste. ... e Bergamo Il 24 marzo si bissa a Bergamo presso la sede di Via Caniana dell'Università degli Studi. Dalla collaborazione con il dipartimento di scienze economiche dell'ateneo, prenderà vita una conferenza che vedrà ancora una volta come relatori i meteorologi di 3B Meteo, il prof. Alessandro Fassò e la prof.ssa Annalisa Cristini. Si affronteranno le tematiche e le politiche riguardanti l'emergenza siccità sulle regioni settentrionali del Bel Paese, gli scenari climatici futuri in Pianura Padana, gli allevamenti intensivi e il ruolo della data science, passando per l'importante ruolo che la politica economica può attuare nella lotta ai cambiamenti climatici. Entrambi gli eventi saranno aperti al pubblico. Read the full article
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Le coppie moderne e il cambiamento generazionale nella gestione della casa. Di Alessandria today
Come le dinamiche domestiche si sono trasformate tra passato e presente: esempi e riflessioni su una società in evoluzione.
Come le dinamiche domestiche si sono trasformate tra passato e presente: esempi e riflessioni su una società in evoluzione. Negli ultimi decenni, il modo in cui le coppie gestiscono la vita domestica è cambiato radicalmente. Il passaggio da modelli tradizionali a quelli più collaborativi riflette non solo un’evoluzione culturale, ma anche il desiderio di equilibrio tra vita lavorativa e…
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In memoria di Cesare Brandi, l'arte prima di tutto...
Conobbi Cesare Brandi nel 1984, quando feci una inchiesta nel mondo della critica d'arte in Italia, intervistando lui, Giuliano Briganti, Giulio Carlo Argan e tanti altri. Di tutta quella inchiesta mi resta vivo e prezioso solo il ricordo della sua intelligente ed ironica presa di distanza dal pervicace modernismo e dall'acefalo postmodernismo. Il 20 Febbraio del 2006, in occasione del centenario, lo ricordai così sul 'Giornale':
"...Correva il lontano 1984. Chiamato a dire la sua sulle correnti post-moderne che andavano predicando un «ritorno alla pittura», Cesare Brandi, ammiccante, rispondeva: «Lintenzione cè, però non basta: se vuoi tornare alla pittura prima devi sapere dove la sta di casa, la pittura». In quella battuta cera tutto luomo col suo pronto carattere di arguto toscano. Ma cera soprattutto lo stile di un intellettuale che aveva sempre diffidato delle «tendenze» (più o meno davanguardia) proprio in nome di una idea aristocratica dellarte come eccellenza individuale non riducibile alle mutevoli oscillazioni del gusto.
«Larte è una cosa elitaria - tagliava corto Brandi - e se non la si vuole definire come tale allora non la si guardi neppure». Una simile visione del problema estetico non poteva incontrare, come infatti non incontrò, i favori della politica in genere e tanto più della cultura progressista sempre a caccia di comode ricette funzionali all«impegno», alla funzione «sociale» dellarte, eccetera. Del resto, coerente con questa vocazione «impolitica» di studioso liberale e umanista, Cesare Brandi (1906-1988) non si volle mai uomo di potere come invece fu lamico e sodale (ma sempre concorrente) Giulio Carlo Argan, tanto di lui più incline alla carriera dirigenziale tra «misteri dei ministeri», sovrintendenze alle Belle Arti e mondo delle cattedre universitarie, sia negli anni del fascismo che in quelli antifascisti della prima Repubblica. Anche Brandi naturalmente fu professore emerito nonché uomo di ispettorati e provveditorati. Ma lincarico gli servì soprattutto a soddisfare lamore per larte del passato tanto che la sua dottrina del restauro (fondò con Argan nel 1939 lIstituto Centrale del Restauro e lo diresse magistralmente fino al 1960) resta ancora oggi una pietra miliare per la tutela e la conservazione non «falsificante» del patrimonio culturale italiano e mondiale.
Tuttaltro che freddo e calcolatore, Brandi era dunque soprattutto un esteta affascinato dalle «civiltà formali» che diventavano oggetto della sua attenzione di storico e critico. I libri monografici sui primitivi senesi e fiorentini, sul Canaletto, le magistrali osservazioni su Morandi, Burri, Manzù, Guttuso, Ceroli e Pascali, gli studi di architettura, i resoconti di viaggio (in Grecia, in Egitto, in Puglia, in Umbria, in Sicilia), le riflessioni sui rapporti tra «segno» e «immagine» e sulla figura «astante» (cioè presente, ma «non di questo mondo») nellautentica opera darte, sono esempio eloquente delle diverse passioni che animarono la sua vita di scrittore e di intellettuale.
La penna sempre levigata, intelligente e puntuale, irrobustita da un originale e ben meditato pensiero estetico (egli si collocava a metà strada tra lidealismo di Croce e la fenomenologia esistenziale di Heidegger) non fece mai di lui un ideologo astruso e avulso dallo specifico manufatto darte che catturava di volta in volta la sua amorosa cura di analista e intenditore.
Brandi aveva una maniera quasi «poetante» di ricostruire la radice tecnico-espressiva di questo o quel capolavoro, secondo un metodo che intendeva rispettare e fare emergere la particolare «via della forma» perseguita da ogni artista. E per venire al contemporaneo, nulla lo infastidiva più dei critici che «inventano tendenze» anziché «seguire, indirizzare gli artisti, indicare eventuali errori di gusto» mediante una ��lettura particolarizzata» capace di fare emergere la tanto venerata «epifania della forma».
Questa preziosa indicazione di metodo, nonché la tirata dorecchie agli esegeti del nascente e invasivo «sistema dellarte» («rispetto ai primi del secolo - diceva ancora nel 1984 - la situazione è rovesciata: oggi non sono gli artisti a suscitare le teorie, ma è il critico che fa nascere gli artisti») conferma ancora oggi tutto il suo pungente valore polemico. E nel momento in cui di Cesare Brandi ricorre il centenario della nascita sarebbe più che utile celebrare nella sua opera non solo uno dei maggiori «monumenti» della letteratura artistica italiana del 900, ma soprattutto una salutare lezione da non dimenticare per il bene della libertà di critica e di espressione nella civiltà della comunicazione contemporanea.
Tutte le reazioni:
6Vito Giannoccaro, Mario La Carrubba e altri 4
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MOBILITA' SOSTENIBILE E PROBLEMATICHE DA RISOLVERE
MOBILITA’ SOSTENIBILE E PROBLEMATICHE DA RISOLVERE
Dopo una vita passata a scorrazzare sulle due ruote dello scooter, mi trovo catapultata – non per mia volontà – nel mondo della mobilità sostenibile, in una parola, per un anno niente motori per la sottoscritta unicamente bicicletta. Considerato che la città in cui abito si connota per continui saliscendi, la mia scelta verso un velocipede elettrico è stata quasi obbligata. Ho scoperto un…
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FENOMENOLOGIA DELLA FINE (segue)
Il 21 febbraio scorsi, Bifo Berardi si trova ad arrivare da Lisbona e ad attenderlo all'aeroporto di Bologna, c'è un mondo completamente cambiato, quello dei termoscanner, delle visiere trasparenti, delle mascherine; è proprio da quello sbarco che prende vita il racconto di quei giorni, ma quello che più conta, delle riflessioni "apocalittico-umanistiche" del pensatore bolognese che mai ha fatto e ancora non fa mistero delle sue profonde convinzioni ideologiche. "La recessione economica che si prepara", scrive Bifo, "potrà ucciderci, potrà provocare conflitti violenti, scatenare epidemie di razzismo e di guerra. E' bene saperlo. Non siamo culturalmente preparati a pensare la stagnazione come condizione di lungo periodo, non siamo preparati a pensare la frugalità, la condivisione. Non siamo preparati a dissociare il piacere dal consumo. Questa è la volta buona?" La promessa quasi messianica della distruzione della società dei consumi, sembra potersi nutrire di questa pandemia e portare con sé la speranza di una società migliore. "“...La devastazione prodotta da questa crisi non va calcolata nei termini dell’economia finanziaria. Dovremmo valutare i danni e i bisogni sulla base di un criterio dell’utilità. No dovremmo porci il problema di far quadrare i conti del sistema finanziario, ma dovremmo proporci di garantire a ciascuna persona le cose utili di cui tutti abbiamo bisogno. C’è qualcuno a cui questa logica no piace perché gli ricorda il comunismo? Ebbene, se non ci sono parole più moderne useremo ancora quella, forse antica ma sempre molto bella..." Sembra rispuntare qui la bella utopia degli anni Settanta (e anche prima, naturalmente), e sembra che la scrittura di Bifo Berardi, guadagni in freschezza e viva di nuovi entusiasmi. Il diario dei giorni del lockdown, alterna a ritmo serrato, pensieri di ordinaria quotidianità a visioni sociologico-politico di ampio respiro in una scrittura che cavalca i registri dell'intimismo e della visionarietà con estrema disinvoltura ma senza perdere mai di concretezza e di efficacia. "Non ho mai smesso di dipingere da quando è iniziata la clausura. In realtà non posso dire che la mia sia pittura: facci collage con frammenti di immagini, fotocopie, pezzi di giornale a cui poi sovrappongo colori a smalto..."(21 aprile). Una pausa dolorosa per tutti ma che indubbiamente è servita ad una riscoperta o ad una scoperta ex-novo anche di ritmi di vita non consueti che per Bifo, come per ognuno di noi, hanno aperto la strada a gesti, azioni inusitati e per qualcuno a tempi di fertilità di pensiero. “…Quel che la volontà politica non è riuscita a fare potrebbe farlo la potenza mutagena del virus. Ma questa fuoriuscita occorre prepararla immaginando il possibile, ora che l’imprevedibile ha lacerato la tela dell’inevitabile…” Un diario dalla pandemia che sa guardare molto oltre la contingenza e che sa ancora stupire per lucidità di visione e forse per (apocalittica) preveggenza.
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Hwarang
La serie dei piccoli problemi di cuore
Mi aspettavo delle cose belle e divertenti da questa serie, non ho mai pensato che sarebbe stata un capolavoro ma pensavo che mi sarebbe potuta piacere molto. E per vari episodi, infatti, mi è piaciuta assai. Fino a metà serie circa, dopo di che... il baratro.
Non è una serie da bocciare, alcune cose positive le ha, e l'ho anche guardata con piacere, ma è innegabile che Hwarang abbia un sacco di problemi.
Tagliamo la testa al toro: LA LEAD È IL PIÙ GRANDE MALE DI QUESTA SERIE.
All'inizio è inutile e piagnona, pensa solo a essere innamorata del presunto fratello. Poi comincia a finire nei guai in ogni singola puntata, con la conseguenza che i due lead maschili passano il 90% del tempo a preoccuparsi per lei. E poi piange. Piange sempre. Ed è passiva, non fa nulla, tutto quello che le succede è perché le viene fatto da altri.
Nemmeno Shijie di The Untamed era così tanto inutile e passiva, almeno lei teneva uniti i due fratelli risolvendo i loro problemi. Ah Ro invece i problemi non li risolve, lei i problemi li crea.
Raramente ho visto una lead così tanto insopportabile e scritta male.
Per non parlare del fatto che nessuno riesce a ucciderla nemmeno quando se ne sta ferma immobile nel mezzo di una radura, ed è qui che capisci le gravi forzature di Hwarang.
Questa serie ha una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti. Credo di poter riassumere la cosa in questo modo: si sono persi per strada. Perché le premesse erano buone e interessanti, e quello che poteva venire fuori era davvero molto bello, ma nella seconda parte del drama la scrittura non ha saputo reggere le aspettative che aveva inizialmente creato.
Mi sembra quasi di aver visto due serie differenti: la prima è divertente, ricca di spunti, interessante, luminosa; mentre la seconda è sempre più seria, piena di lacrime, scura, con forzature a non finire, buchi di trama e dettagli che si perdono per strada.
Allora mi chiedo quale fosse l'intento di Hwarang: fare una serie spensierata ma comunque con riflessioni interessanti (tipo Weightlifting Fairy Kim bok-joo), o fare un drama storico che si prende sul serio? (Tipo My Country).
Su questo la sceneggiatura si è proprio persa. Sembra bipolare.
Boccio in toto anche la storia d'amore principale (meno male ce n'è stata una secondaria): ripetitiva e noiosa, una brodaglia di sguardi sofferenti e parole scontate. Si tratta di una delle peggio ship che ho visto quest'anno.
La recitazione in alcuni casi è buona, ma mai nulla di straordinario, ma i tre lead non mi hanno conquistata proprio per niente. Peccato sopratutto per Park Hyung-sik, che mi aveva fatto innamorare in Strong Woman ma che qui passa la maggior parte del tempo con un'espressione da ebete depresso sulla faccia.
Per quanto riguarda i due lead maschili, li promuovo per grazia divina. Così come la Regina e il dottore.
Il protagonista è stato un personaggio abbastanza standard e davvero troppo legato a quella lagna della lead, tuttavia ho apprezzato il suo pensiero di conquistare il trono (ma dovrei dire che lo avrei apprezzato molto di più se fosse stato sviluppato meglio), perché pensavo che lo avrebbe rifiutato come qualsiasi umile eroe rifiuta il potere quando gli viene offerto.
La Regina e suo figlio hanno dato vita a un rapporto abbastanza interessante, e tra i vari problemi di scrittura che presentano questi due personaggi, li promuovo.
Il villain non è né da promuovere né da bocciare, perché è un villain molto classico e banale, il solito tizio che vuole il potere. Mi ha fatto però molto ridere la sua strategia: anziché agire nell'ombra e in modo discreto, questo ha passato tutto il tempo a sbandierare i suoi piani a chiunque lo stesse ascoltando. Ci mancava solo che andasse in giro con un cartello con su scritto "sto avvelenando la Regina". Anzi, a pensarci bene forse lo devo bocciare, perché non capisco per quale motivo non viene ucciso nel finale. Da quello che ho capito cade in disgrazia, ma mi pare troppo poco per aver cercato di assassinare i membri della famiglia reale e aver quasi istigato una rivolta. Nel fatto che l'appena eletto Re non gli abbia tagliato la testa io ci rivedo lo stesso buonismo del protagonista di My Country, quando non riuscì a uccidere il suo nemico perché padre del suo ex migliore amico. Quindi mi viene da pensare che il re non abbia ucciso il villain perché padrino del suo amico Ban Ryu.
E parlando di Ban Ryu, ecco un bel personaggio. Non è un capolavoro di psicologia, ma è stato scritto bene e questo va detto. Mi ha ricordato molto Draco Malfoy e l'ho adorato insieme alla sua amata Soo Yeon.
LORO SONO LA VERA STORIA D'AMORE DI QUESTA SERIE.
LEI AVREBBE DOVUTO ESSERE LA VERA LEAD!!!! #petizione
Sono stati carini, adorabili, naturali. Lei coraggiosa, fedele, sensibile. Lui sembrava un adolescente di quindici anni alle prese con la sua prima cotta: impacciato e incapace di spiccicare parola di fronte a lei, che ha sempre guardato manco fosse l'apparizione della Madonna XD.
Un altro personaggio che mi è piaciuto un sacco è stato Han Seong, interpretato da Kim Tae-hyung. È ormai da un po' di tempo che sono fan dei BTS, ma non penso di essere di parte quando dico che questo personaggio risulta essere uno dei migliori della serie, e non me lo sarei mai aspettata. È stato un amore. Un bambino innocente che stava imparando a diventare grande tra sogni e amicizie. Peccato che passati cinque minuti dalla sua morte nessuno sembra ricordarsi più di lui e nessuno ne parla più. Bah. Come vi permettete, infami.
Nessuno potrà mai togliermi dalla testa che #hanseongmeritavadimeglio
Faccio i miei complimenti a Tae hyung per la recitazione. Essendo lui un cantante e un ballerino, non mi aspettavo chissà cosa dalle sue doti recitative. STUPIDA. È stato uno dei più bravi.
(E comunque ancora non riesco a giffare la sua morte perché devo ancora riprendermi)
Per quanto riguarda il gioco del trono, ha dei grossi problemi di sceneggiatura. In particolare, la scelta di mettere i due protagonisti l'uno contro l'altro per la conquista del trono SUL FINALE, è stata semplicemente ridicola. Siccome non c'era fisicamente tempo per una guerra come si deve tra i due (cosa che mi sarebbe anche piaciuta), ho subito immaginato che sarebbe finita a tarallucci e vino. E infatti...
Concludo parlando di questi benedetti Hwarang: io credevo che la serie parlasse di loro, invece si parla più che dei problemi di cuore del terzetto protagonista + la principessa (personaggio che devo bocciare perché inutile ai fini della trama).
Posso dirlo? A me sti Hwarang sono sempre sembrati più che altro un branco di pettegoli. Simpatici eh. Però mi aspettavo che gli fosse riservato più spazio, e che il loro percorso sarebbe stato diverso. Io ancora mi chiedo seriamente come questi Hwarang che a parole (in questa serie a parole sono tutti bravissimi) dovrebbero essere indipendenti e liberi di scegliere ma che poi vanno a "scegliere" come sovrano il re a cui guarda caso spettava il trono #lecoincidenze, mi chiedo come abbiano potuto unificare la Corea.
Tra l'altro io mi aspettavo anche delle bellissime bromance tra questi ragazzi, ma, di nuovo, gli è stato dato troppo poco spazio. La bromance tra i due lead non è riuscita a conquistarmi, per assurdo mi è piaciuta di più quella tra il protagonista e Han Seong.
MA UNA BROMANCE C'È.
LORO:
Il loro rapporto combattuto tra rivalità e amicizia mi è piaciuto un sacco.
Due parole su Soo Ho: io e @dilebe06 lo abbiamo giustamente soprannominato "raggio di sole", e per vari episodi è stato la gioia della mia vita e luce dei miei occhi, ma penso che sia uno dei personaggi che più è stato sfruttato male e che non ha compiuto nessuna evoluzione. Non ho nemmeno apprezzato la sua """storia d'amore""" con la Regina, una storia a senso unico in cui fa tutto lui. All'inizio era divertente, ma poi è diventata ripetitiva e anche inutile, perché non ha portato da nessuna parte.
Ultima cosa: mi sono piaciute tantissimo le OST. Alcune sono moderne e quindi in contrasto con la presentazione storica della serie, ma a me questo mixer tra medioevo e modernità è piaciuto assai. È stato qualcosa di diverso dal solito.
Punteggio: 6.8
Questo commento mi è venuto brutto tanto quanto la storia d'amore della serie.
Consoliamoci con due risate:
#hwarang#k drama#choi min ho#do ji han#v#bts#kim tae hyung#go ah ra#park hyung shik#park seo joon#korean actors#korean actress#drama korea#bromance
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Maso Limarò a Sarche Di Madruzzo. 🥞Una colazione da veri campioni proprio quelle che piacciono a me, io che alla mattina da sempre mi preparo latte e cioccolato con fette biscottate e nutella, io che lascio inzuppare qualsiasi biscotto anche il più duro fino a non trovarlo più da quanto si è sciolto dentro il latte "freddo" ( tutto un programma ), quando mi si presentano colazioni di questo tipo sussurro non ai cavalli ma alla mia panza: "pancia mia fatti capanna"! 🥓E' Maso Limarò di Sarche, zona Laghi del Trentino e Castello di Toblino tanto per farvi capire dove si trova. E' una vecchia fattoria di montagna incastrata tra le rocce, ci si arriva appositamente, senza alcuna strada di passaggio, tra mucche che svegliano gli ospiti alla mattina, altri animali che pascolano sereni e brucano erba pulita, distante da contaminazioni. 🥐L'ambiente comune del risotante e sala colazione sono tenuti come la cucina della nonna, dove il visitatore si sente a suo agio come fosse a casa propria. 🍳La loro filosofia è: "l’eleganza sta dentro la semplicità". Anche le camere con stile "modern mountain decor" sono strutturate con molto legno chiaro da rendere tutto confortevole e caldo. 🐮Al risveglio mi sono affacciata dal balcone della mia camera per avere un dialogo a quattro zampe con le mucche di sotto nel prato, preciso dialogo tra indentitori! 🍽Al ristorante la scelta attenta di seguire la stagionalità degli ingredienti, molti a KM0, coltivati e prodotti direttamente nei terreni del Maso. 🥖La loro pietanza di forza è il pane: “cucina su pane” come la definiscono loro, da selezione di farine di diversi cereali macinati a pietra, usando lievito madre e la “biga” (tipo particolare di lievitazione) che impongono tempi di lievitazione lunghi o lunghissimi (fino a 3 giorni). 🦌🐑🐄Luogo da meditazione, riflessioni, da ritiro non solo spirituale ma di grande relax, tra cibo genuino, natura, aria sana e tanta serenità. 🍰Torte, composte e marmellate fatte in casa, insomma una grazie divina per il proprio corpo e spirito. Per riferimento il sito è: https://www.masolimaro.net/ Di Carol Agostini #life #carolagostini #sommelier #foodandwineangels #lifestylefood (presso Maso Limarò) https://www.instagram.com/p/CHLYM_dnxov/?igshid=1tgi0bmbjcmcn
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