#riconversione ecologica
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Confesso: sono una donna bianca ed etero, mangio “carne tradizionale”, utilizzo l’aria condizionata per rinfrescarmi e il metano per riscaldarmi, adoro sentire il rumore del motore della mia auto diesel quando tiro le marce, pretendo che gli “uomini biologici” non utilizzino bagni e spogliatoi riservati alle donne, ritengo che l’utero in affitto sia un abominio e che esistano soltanto due generi, esigo di poter girare per le città italiane senza venire molestata dagli immigrati, credo che la “riconversione ecologica” serva soltanto a impoverire le persone e a distruggere la piccola e media impresa mentre fa ingrassare le multinazionali, penso che la moda di definire tutti “negazionisti” sia l’arma per soffocare il dibattito.
Tra qualche anno, potrei finire in carcere per questa mia confessione.
Francesca Totolo
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Dall’eco-ansia all’eco-razzismo
Di Marcello Veneziani
L’angoscia si esprime oggi in due modi: ego-ansia ed eco-ansia. Siamo angosciati per l’io e per il pianeta; di tutto quel che sta nel mezzo – persone, famiglie, società, nazioni, popoli, culture, religioni, civiltà, umanità – ci interessa sempre meno.
L’eco-ansia è la patologia dei nostri giorni, una specie di infiammazione ecologica. I malati più acuti sono i ragazzi, poi vengono i media e tutti gli altri; ma ne patiscono anche alcuni ministri. La nuova linea di discriminazione tra i buoni e i cattivi, gli insider e gli outsider, è quella: se ti affibbiano il marchio di negazionista ambientale sei fritto, come il pianeta; hai perso ogni rispetto, non puoi coprire alcun ruolo, devi solo nasconderti.
Ma cos’è l’eco-ansia? E’ un fenomeno non solo italiano ma occidentale, trae suggestioni dal movimento di Greta Thunberg, però non nasce dal nulla: alcune emergenze ambientali e climatiche toccano reali alterazioni dell’eco-sistema. Quanto però queste dipendano dai comportamenti umani è da verificare: alcune di più (per es. la plastica nei mari), altre assai meno (i mutamenti nell’ecosistema). E poco dipendono da singoli stati e singoli paesi, di modeste dimensioni, come il nostro. L’eco-ansia è divenuto improvvisamente ossessivo, monomaniacale, con un giacobinismo ideologico e un fanatismo patologico.
Ma la sua motivazione originaria, la salvaguardia della natura in pericolo, è sacrosanta. Ed è più coerente con una visione del mondo conservatrice e tradizionale, in cui è un bene primario la difesa, il rispetto e l’amore per la natura, a partire dalla natura umana. Il legame profondo tra l’uomo e la terra, le sue radici, il suo habitat, i suoi luoghi originari e identitari sorgono non a caso in una concezione della tradizione, nei suoi legami spirituali e biologici, naturali e culturali. A lungo questa visione della natura ha trovato come suoi avversari il capitalismo e il comunismo, il mercato globale e la pianificazione statale socialista, figli entrambi della rivoluzione industriale, e legati entrambi a una visione utilitarista, produttivista e antinaturale. Alla fine degli anni ottanta, in Processo all’Occidente, analizzai questo scontro tra la difesa della natura e i suoi nemici ideologici, sovietici e mercantilisti.
Poi con gli anni è avvenuto qualcosa: da una parte l’insensibilità verso i temi della natura in pericolo da parte di una “turbo-destra” liberista e ipermercatista, dall’altra la sostituzione di madre natura con la maternità surrogata dell’ambiente, termine più asettico che può valere per qualunque habitat, anche una fabbrica. Da lì nasce il ménage à trois fra eco-ansia, progressismo radical e capitalismo “eco-sostenibile”.
Il risultato che ne è derivato è questo ambientalismo allarmato, antinatura, ideologico e funzionale al nuovo capitalismo globale e allo sfruttamento del business ambientale. Al massimalismo ideologico e al suo profitto politico si unisce così l’eco-speculazione. La strategia pubblicitaria delle grandi aziende alimentari non vanta più le qualità dei prodotti ma il fatto che siano eco-sostenibili; vantano la loro buona coscienza ecologica oltre alla buona coscienza ideologica (gli spot con dosi obbligate di mondo verde, ma anche nero, gay e arcobaleno). Il pregio principale del prodotto è che non nuoce all’ambiente ed è ideologicamente conforme; non conta la qualità del cibo ma i rifiuti e gli effetti ideologici derivati. All’industria del food eco-sostenibile si è aggiunta la cosmesi e la moda eco-sostenibile; grandi marchi vendono vestiari, scarpe, creme eco-sostenibili. L’eco-sostenibile leggerezza dell’essere… Ma il core business dell’eco-ansia è nei farmaci, nella sanità e nelle cure psicanalitiche. Viene monetizzata l’ansia. Per non parlare della riconversione verde dell’industria e delle case, dei trasporti e dell’energia. Un business enorme sullo spavento diffuso e sulle nuove norme obbligate da adottare.
Sulla nuova pandemia chiamata eco-anxiety e sul suo target giovanile, ho scritto nel recente libro Scontenti. L’eco-ansia investe la salute mentale; vi si accompagna un disturbo psichico chiamato solastalgia, generato dal cambiamento eco-climatico. I sintomi e gli effetti dell’eco-ansia sono: attacchi di panico, traumi, depressione, disturbi da stress, abuso di sostanze, aggressività, ridotte capacità di autonomia e controllo, senso d’impotenza, fatalismo e paura, spinta al suicidio. E un grande senso di colpa ambientale. Il popolo degli eco-ansiosi reputa il futuro “spaventoso”.
Gli eco-ansiosi sono considerati malati virtuosi, i loro disturbi sono ritenuti lodevoli perché denotano sensibilità green. I colpevoli invece sono quegli adulti che hanno così malridotto il pianeta e non patiscono eco-ansia. L’umanità viene nuovamente divisa in buoni e cattivi, e dopo i no-vax, i no-war, ecco i no-eco: da una parte le vittime gli eco-ansiosi, dall’altra i negazionisti, gli eco-mostri, che minimizzano il problema da loro creato.
La follia ulteriore di questa drammaturgia ambientale è che non produce effetti concreti sull’ambiente: una volta esaltata la minoranza benemerita degli eco-attivisti e vituperata la minoranza maledetta degli eco-negazionisti, non viene fuori alcun risultato pratico in tema di degrado ambientale. Si è solo usata un’ennesima discriminazione ideologica per sostenere un nuovo, manicheo eco-razzismo da cui trarre profitto politico. Allo stesso tempo l’eco-ansia dirotta il mondo dalla realtà: l’incubo è il clima, concentriamoci sul riscaldamento globale, il resto è irrilevante o meno urgente. Non pensate più all’economia e alla politica, alla società reale e all’economia, alla famiglia e alle ingiustizie, alla disumanizzazione e alla fine della civiltà; è in ballo il pianeta da salvare. Tra l’io e il pianeta c’è di mezzo il vuoto; di quello spazio se ne occupa la governance globale. Voi pensate al clima, agli animali e ai ghiacciai, e al vostro io angosciato. Il mondo si va disumanizzando, ma il tema su cui concentrarsi è il clima. L’importante è salvare il pianeta; e se l’umanità è di ostacolo, salviamo il pianeta anche a prezzo dell’umanità.
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E' FURNUTA, SE N'E' ACCORTO PURE IL MANIFESTO -
Nei grandi circoli della finanza capitalistica (...) la transizione ecologica non sembra più raccogliere i consensi di un tempo.
Tra i grandi proprietari cresce la fazione che contesta l’eccessiva rigidità delle misure necessarie a ridurre le emissioni inquinanti. L’idea che ora va di moda è che la transizione “green” è troppo veloce e che l’aumento dei costi di produzione rischia di diventare insostenibile.
Il cambio di orientamento ai vertici del potere si avverte un po’ ovunque nel mondo. Attuale capofila è il premier britannico conservatore Rishi Sunak, che ha messo in discussione non solo il ritmo di abbattimento delle emissioni ma anche gli obiettivi di eco-compatibilità fino ad oggi vigenti nel Regno Unito.
Ma anche nel nostro paese si avvertono riverberi della nuova tendenza. Al recente Italian Energy Summit del Sole 24 Ore, l’amministratore delegato di Eni è intervenuto sulla nuova “dottrina” di Sunak sostenendo l’esigenza di ridimensionare gli obiettivi europei della transizione verde, e possibilmente di adattarli alle specifiche caratteristiche di ciascun paese. Un adattamento al ribasso, ovviamente.
Questi nuovi venti di «capitalismo anti-ecologico» sembrano esser diventati dominanti anche nella topica vicenda dell’Ex Ilva di Taranto. L’idea della ricapitalizzazione da parte dello Stato, per portare avanti la riconversione ecologica dell’impianto e la bonifica del territorio, appare ormai sconfitta. Il governo Meloni non ha nessuna voglia di mettere altri soldi pubblici sul progetto di acciaieria «verde», e si para affermando che i contribuenti non capirebbero. (...)
I capitalisti nemici dell’ambiente stanno pescando consensi in una classe lavoratrice frammentata e già martoriata dall’inflazione, (...) che ciò nonostante appare sempre più insofferente verso i costi della transizione ecologica. Con qualche ragione, a ben vedere. (...)
In questo scenario, c’è il rischio concreto che nei circoli dell’alta finanza la questione ecologica perda il suo glamour. (...)
Ci potremo arrivare con il libero mercato, come i circoli del capitalismo ecologista talvolta amano suggerire? Con buona pace delle fantasiose storielle sui benefici della cosiddetta «finanza verde», la risposta è negativa. Per quanto turbi gli animi dei ricchi, ecologisti o meno che siano, la soluzione potrà essere una soltanto: una versione, inedita e innovativa, di piano collettivo.
Da IL MANIFESTO, https://ilmanifesto.it/perche-ai-capitalisti-non-piace-piu-il-green
I sapientoni benecomunisti se ne sono finalmente resi conto: la transizione eco energetica - t.e.e. - non tira più come prima tra chi ci ha messo i capitali e ne ricava i profitti (mentre i costi rimangono a chi é lasciato vivere purché consumi). La t.e.e. non ha MAI tirato tra chi lavora, ha sempre suscitato la perplessità di chi ha acquisito con profitto la matematica di terza media ma era un affarone troppo ghiotto per la finanza globale. I benecomunisti, sempre i più boccaloni perché confondono i loro desideri con la realtà, non hanno mai voluto capire è che la t.e.e. era solo un calesse momentaneo dopo altri per la speculazione finanziaria. Si sono illusi che fosse una reale conversione del Globalismo finanziario alle loro Verità, ma il loro statalismo era il solito riflesso monopolista, i soldi ai burattini da Greta ai giornalai era cibo a cani da guardia, quelli ai ricercatori era per ottenere ricerca sc sc scientifica "educated" e guidare il parco buoi. Ora non più, è furnuta: il grido che non si sente ma c'è è RIENTRARE, chi ha dato ha dato ... rimangono solo le retroguardie retrò provinciali tipo Elkann. Ai compagni delle Ztl che girano per i terrazzi a caccia di apericene, non resta che chiagnere ...
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https://www.facebook.com/share/p/qakEtTnWLQZYUWxk/
Travolti dall'auto, bloccati nell'auto, licenziati dall'auto, indebitati per l' auto, affamati dall' auto, affamati di un' auto.
Affogati dal cemento, tra il cemento, riscaldati dal cemento. Dall' asfalto, dal combustibile, dal fossile, dalle bombe d'acqua, dalle bombe vere e proprie.
A Valencia cade in 8 ore la pioggia di un anno. 80 morti, in crescita, un numero imprecisato di dispersi.
In Germania nel frattempo la crisi della Volkswagen si traduce in un taglio potenziale del 10% dei salari e un taglio di 10.000 posti di lavoro. Con un impatto devastante su tutto l' indotto.
Questo sistema non si autocorregge nelle crisi e nelle catastrofi, ma esalta ancora di più la propria natura catastrofica.
Non ti illudere quindi che da grandi catastrofi derivino grandi riflessioni. Deriveranno solo ipocrisie più grandi. Deriverà ancora più finanza, guerra, finti programmi di riconversione ecologica, finti piani di resilienza.
Sta a noi, a nessun altro, di percepire l'urgenza del nostro tempo, l' irrimandabile determinazione a insorgere qui e ora. Per la giustizia climatica e sociale. Noi non ci possiamo permettere di perdere.
Anche per questo ci vediamo il 17 novembre.
#insorgiamo
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Controcampo: La Scelta del Governo di Tagliare i Fondi all’Automotive – Rischi e Implicazioni. Analisi critica della manovra economica e del suo impatto sull’industria automobilistica e sui lavoratori
Il governo ha approvato un taglio di 4,6 miliardi di euro destinato al fondo per la riconversione e gli incentivi del settore automobilistico, già in forte crisi.
Il governo ha approvato un taglio di 4,6 miliardi di euro destinato al fondo per la riconversione e gli incentivi del settore automobilistico, già in forte crisi. Questo fondo, inizialmente creato per sostenere la transizione ecologica e la competitività del settore, subisce una drastica riduzione in un momento in cui l’automotive italiano lotta per rimanere competitivo e proteggere migliaia di…
#competitività industriale#componentistica auto#Crisi economica#Crisi produttiva#crisi settore auto#difesa nazionale#Disoccupazione#economia italiana#economia verde#fondi per l’automotive#Futuro del Lavoro#Governo Meloni#impatto economico#incentivi auto elettrica#industria automobilistica#Innovazione tecnologica#lavoro e occupazione#Made in Italy#metalmeccanici#PMI#politica industriale#politica italiana#politiche economiche#produzione Stellantis#riforme governative#Sindacati#Sostenibilità#tagli ai fondi#transizione ecologica#transizione energetica
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Confesso:
Sono una donna bianca ed etero,
mangio “carne tradizionale”, utilizzo l’aria condizionata
per rinfrescarmi e il metano per riscaldarmi, adoro sentire
il rumore del motore della mia auto diesel quando tiro le marce,
pretendo che gli “uomini biologici” non utilizzino bagni e spogliatoi
riservati alle donne, non mi frega nulla dell’utero in affitto, esigo di poter girare per le
città italiane a qualunque ora del giorno, senza venir molestata dagli immigrati, desidero indossare quel che mi pare, senza subire alcun giudizio, credo che
la “riconversione ecologica” serva soltanto a impoverire le persone
e a distruggere la piccola e media impresa e far ingrassare
le multinazionali, penso che la moda di definire tutti “negazionisti”
sia l’arma per soffocare il dibattito!
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IL RUOLO DELLA SINISTRA NELLA RICONVERSIONE ECOLOGICA: LAVORO, INTERSEZIONALITÀ E MOVIMENTI
http://dlvr.it/T4CybZ
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Il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin non sa se il cambiamento climatico è colpa dell’uomo oppure no
DIRETTA TV 27 Luglio 2023 Negare o esprimere dubbi sull’origine antropica dei cambiamenti climatici, come fatto dal ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin in televisione ha conseguenze politiche precise: porta a non investire e non mettere al centro la riconversione ecologica, aprendo la porta alle tesi negazioniste. 0 CONDIVISIONI Ospite del salotto di Sky Tg 24 il Ministro…
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Isole minori in Sicilia: spendere bene i 153,3 milioni di euro del Pnrr
Isole minori in Sicilia: spendere bene i 153,3 milioni di euro del Pnrr Piccole, non minori. Le isole sono state al centro del dibattito durante primo appuntamento del nuovo direttivo 2023-2027 della Consulta regionale degli Ordini degli Ingegneri che si è tenuto a Favignana, «dove sono emerse tutte le bellezze e le criticità che caratterizzano le oasi siciliane immerse nel mare – aggiunge Fabio Corvo, nuovo presidente della Consulta regionale degli Ingegneri che conta in Sicilia oltre 20mila professionisti – che rappresentano le periferie d’Europa». L’Assise, organizzata dall’Ordine degli Ingegneri di Trapani, dalla sua Fondazione e dalla Consulta regionale – dal 26 al 28 maggio - con il convegno “Lo sviluppo delle Isole minori: quale sostenibilità?” ha aperto il dibattito sulle priorità e sulle difficoltà concrete da risolvere con i 153,3 milioni di euro (il 76,5% del totale dei fondi destinati dal ministero dell’Ambiente alle isole non interconnesse) per gli otto Comuni che raggruppano le 14 realtà isolane del Mediterraneo. «Favignana conta 4.494 abitanti – ha affermato Francesco Forgione, sindaco delle Egadi – ma nei mesi estivi registra 50mila presenze al giorno. A fronte di questo, non viene garantita la continuità territoriale con Trapani. È vergognoso che l’ultimo aliscafo debba partire alle 19.30: chi decide per noi, non ha contezza della situazione di isolamento che dobbiamo affrontare quotidianamente». E giù un elenco di criticità che aprono uno spaccato sulla condizione di “insularità”, sancita ormai dalla Costituzione, ma nei fatti ancora solo sulla carta. Dallo smaltimento dei rifiuti - «abbiamo solo due camion di organico al giorno» - al diritto alla sanità (un solo medico per a coprire tre isole, Favignana, Levanzo e Marettimo), e un infermiere stagionale. «L’acqua arriva solo con le navi – continua il sindaco - i vigili urbani sono solo cinque; a Marettimo la scuola è monoclasse con due insegnanti per undici bambini dall’asilo alla terza media. La quotidiana insularità è difficile da gestire, impone limiti non commisurabili alla bellezza, alla ricchezza e all’idea di progresso custodita in questi luoghi. Per la riconversione ecologica delle Egadi potremo spendere 18 milioni di euro per i depuratori e i potabilizzatori - sono state approvate tutte le proposte: ma come vanno gestiti in tre anni i fondi con un ufficio tecnico che conta solo quattro impiegati?». «La missione 2 del Pnrr punta alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica – ha sottolineato Francesco Amodeo della Direzione generale Incentivi energia del ministero Ambiente e Sicurezza energetica, che sciorinato i numeri del Piano di ripresa e resilienza – per la distribuzione delle risorse finanziarie abbiamo tenuto conto delle dimensioni, della popolazione, delle priorità di ogni comune. I fondi supporteranno la gestione del ciclo dei rifiuti, la mobilità sostenibile, l’efficientamento energetico e idrico, la produzione di energie rinnovabili. Occorre garantire la liquidità nelle casse dei comuni e prevedere le risorse umane professionali a supporto degli uffici tecnici impegnati nell’attuazione dei piani strategici di lavoro. Abbiamo già trasferito il 20% dei fondi assegnati, la sfida adesso è arrivare puntuali alle scadenze di giugno 2026». In una Sicilia che si è posizionata al terzultimo posto in Italia, «per rapporto risorse spese e abitanti con 4 miliardi e mezzo di investimenti generati da Superbonus», come sottolineato da Domenico Prisinzano delll’Enea. «Abbiamo messo sul tavolo proposte fattive e azioni prioritarie – ha concluso il presidente Corvo – A Favignana siamo andati oltre i temi del turismo, perchè è necessario accendere i riflettori anche sulle criticità che frenano lo sviluppo e condizionano la vita di una comunità che nelle isole minori vive 365 giorni l’anno. Dobbiamo affrontare i prossimi anni all’insegna di una forte responsabilità etica. Dal dibattito - moderato dal giornalista de La Sicilia Mario Barresi - è emerso quanto sia rilevante rispettare il valore e il coinvolgimento dei professionisti nell’attuazione dei principi di sostenibilità a tutela dei territori insulari, quotidianamente segnati da limiti che vanno rimossi». Al confronto hanno partecipato Giovanni Indelicato (presidente Ingegneri di Trapani); Giuseppe Galia (presidente Fondazione Ingegneri Trapani); Angelo Domenico Perrini (presidente CNI), Gianluca Burgio (prof. di Progettazione architettonica, Kore di Enna); Damiano Galbo (Hydro Engineering); Paolo La Greca (presidente CeNSU); Salvatore Ombra (presidente Airgest S.p.A.); Giuseppe Renda (esperto in politiche di sviluppo territoriale); Michele Torregrossa (Prof. associato Dip. Ingegneria Civile, Ambientale, Aerospaziale, dei Materiali, UniPA); Anita Astuto (responsabile Energia e Clima Legambiente Sicilia); Andrea Fioravanti (Head Technical & Operations Merchant LNG Business Greenture, Gruppo Snam).... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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18 febbraio | Clean Cities - Climate City Contract: la partecipazione per la neutralità climatica
Il clima è già cambiato e le città giocano un ruolo fondamentale nella transizione ad un futuro carbon free: le città ricoprono infatti circa il % , ma sono responsabili di circa il % . Quali strumenti politici abbiamo a disposizione per facilitare l’uscita dalle fonti fossili e la riconversione ecologica delle città? Questi i temi della mattinata del 18 febbraio alla Scuderia, dove…
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Due crisi, una soluzione.
E’ lo slogan della campagna di #FridayForFuture ma anche un programma concreto affinché il mondo post-Covid19 sia un luogo migliore.
Sette i punti necessari a determinare la svolta:
riconversione ecologica (100% di fonti rinnovabili, efficienza energetica degli edifici, ricollocamento dei lavoratori nei nuovi posti di lavoro);��
ruolo pubblico dell’economia (sussidi vincolati all’impatto ambientale e roadmap precisa per la transizione);
sinergia tra giustizia climatica e sociale (protezione delle fasce più deboli e del diritto universale alla salute attraverso la redistribuzione delle risorse);
trasformazione del sistema agroalimentare (evitando sfruttamento e inquinamento di suolo ed ecosistemi);
tutela di territorio e comunità (contrasto al dissesto idrogeologico, no alle grandi opere inquinanti, lotta agli abusi edilizi e implementazione del piano rifiuti nazionale);
promozione di democrazia, istruzione e ricerca (maggiore partecipazione, aumento dei fondi e formazione ecologica a ogni livello educativo);
costruzione dell’Europa della riconversione (con un Green New Deal europeo più incisivo).
#sostenibilità#fridayforfuture#ambiente#planet#territorio#riconversione ecologica#tutela#ecologia#fridayforfutureitalia
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In ginocchio sui ceci davanti a Cristine Lagarde: com’è umana lei! di Maurizio Acerbo Le interviste di Fazio non sono quelle di un giornalista. Non incalzano mai e tantomeno contraddicono. Domande scomode zero. Il salotto di Fazio renderebbe buono e simpatico anche Gengis Khan. Eppure sentire uno squalo come la Lagarde dire che la cosa più importante è l'”amore” è oltre la pura propaganda. In un paese che trasforma Draghi in eroe nazionale per il 99% del parlamento e dell’informazione anche la presidente della BCE passa per una benefattrice dell’umanità. Cristiane Lagarde era una fedelissima di Sarkozy e al Fondo Monetario Internazionale è stata una delle tre punte della #troika che imponeva di smantellare il modello sociale europeo riducendo welfare, tagliando spesa pubblica, privatizzando e precarizzando. Fazio poteva chiederle: 1) è pentita di aver strangolato la Grecia? 2) quante morti per covid potevano essere evitate se non si tagliavano i posti letto e la sanità pubblica? 3) perché l’Unione Europea si oppone alla moratoria sui brevetti visto che anche lei sostiene che solo vaccinando tutti i popoli possiamo fermare covid? 4) quando il suo sponsor Sarkozy ha raso al suolo con i bombardamenti la Libia lei cosa gli ha detto? 5) perché non isolate i #paradisifiscali ponendo fine alla grande evasione? 6) ritiene che sia il caso di cambiare la mission della Bce e che cominci a finanziare il welfare, il lavoro e la riconversione ecologica? Continuate pure voi tanto non le faranno mai né a lei né a Draghi. Fazio è un grande professionista ma il suo programma lascia perplessi.
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Next Generation EU: un’occasione mancata? Lettera aperta • al Presidente della Regione Piemonte Cirio • ai Sindaci dell’area metropolitana omogenea 11
7 aprile 2021
Next Generation EU: un’occasione mancata?
In competizione fra loro campanilismi e una visione coraggiosa del nostro futuro.
Come hanno progettato di utilizzare la Regione Piemonte e i Sindaci dei Comuni le ingenti somme?
Da fonti stampa apprendiamo che il prossimo 8 aprile il Presidente Cirio presenterà a Draghi un elenco di 1.200 progetti, per un finanziamento complessivo di 27 miliardi di euro.
Si tratta di una “progettazione dal basso”, che in gran parte arriva dai Comuni.
Quali sono le linee guida del Next Generation EU?
Basta aprire il sito del MEF, Ministero di Economia e Finanza, per leggere il titolo: “Next Generation Italia, il Piano per disegnare il futuro del Paese”, una frase che racchiude in poche parole chiave gli obiettivi di questa importante iniziativa. E se si prosegue la lettura sono indicate chiaramente le linee guida che definiranno l’approvazione o la bocciatura dei progetti presentati.
Il PNRR (Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza) si articola infatti in 6 missioni:
- Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura
- Rivoluzione verde e transizione ecologica
- Infrastrutture per una mobilità sostenibile
- Istruzione e ricerca
- Inclusione e coesione
- Salute
E’ evidente, da quanto detto precedentemente, che i progetti che possono avere possibilità di approvazione e realizzazione debbano avere caratteristiche tali da rientrare in queste linee guida e devono integrarsi in una visione Paese più ampia.
Viene da domandarsi: ha senso che la Regione Piemonte basi le sue proposte su un elenco di migliaia di progetti polverizzati sul territorio, scollegati tra di loro, che vanno dalla riqualificazione di strade alla ristrutturazione di scuole, dal restauro di chiese alla realizzazione di musei, senza una visione di insieme e molto spesso lontani dalle linee guida del PNRR?
Noi Comitati di Italia Viva pensiamo che si rischi di perdere una grande occasione per alzare lo sguardo e ragionare con una visione più ampia, trasversale e sinergica, puntando su poche opere di grande interesse sovracomunale e alto impatto sul territorio. Su progetti davvero straordinari che normalmente non trovano copertura nei bilanci degli enti locali.
Noi Comitati di Italia Viva pensiamo che sarebbe stato più utile e produttivo vedere seduti intorno ad un tavolo i 40 sindaci dell’AslTO5 per richiedere congiuntamente la realizzazione dell’ospedale unico di Moncalieri unito ad un progetto organico di riorganizzazione della medicina del territorio, puntando sui presidi territoriali ma anche sull’uso della tecnologie innovative (prima fra tutte le telemedicina) e sulla formazione continua del nuovo personale sanitario, per ridisegnare realmente la nostra sanità del futuro e quindi delle prossime generazioni con incremento anche di occupazione qualificata.
Noi Comitati di Italia Viva, allo stesso modo, avremmo preferito vedere lavorare insieme i 25 sindaci interessati alla costituzione del distretto del cibo del chierese e carmagnolese per chiedere risorse per far partire il progetto, per la riconversione delle produzioni delle aziende agricole, per dare nuovi canali al commercio dei prodotti agro alimentari del territorio e per sviluppare il turismo 4.0 che realmente possa competere nel nuovo scenario post Covid19, con un restyling dell’intero layout del nostro territorio su basi omogenee che determini nuove occasioni di lavoro stabile.
Osserviamo invece come spesso prevalgano piccoli interventi locali, che probabilmente soddisfano interessi particolari ed elettorali, ma che non sono in grado di garantire il salto di qualità che il “Next Generation EU” richiede.
Ripiegare sulla scorciatoia di “svuotare i cassetti” con tante proposte “ordinarie” ha reso il compito estremamente facile ma molto debole il risultato e con scarse possibilità di ottenere il finanziamento.
Serve coraggio ed una assunzione di responsabilità dei nostri amministratori, condivisa a livello sovracomunale, per puntare su opere davvero strategiche per lo sviluppo del territorio che garantiscano ricadute occupazionali forti e tangibili in grado di bilanciare l’onda lunga della crisi in atto.
E allora perché buttar via questa occasione storica ed irripetibile?
Per i Comitati di Italia Viva del Chierese e Carmagnolese
Federica Zamboni e Pier Antonio Pasquero
I Coordinatori Italia Viva per la Provincia di Torino
Mariangela Ferrero - Roberto Gentile
Foto di Via Indipendenza a Poirino: il suo rifacimento è compreso fra le 1273 opere inserite dalla Regione Piemonte nel piano Next Generaion Italia.
#italia viva#italiaviva#italiashock#italiasemplice#next generation#next generation eu#nextgenerationeu#chierese#carmagnolese#distrettodelcibo#ospedale#ospedale unico#ospedaleUnico#ospedale di moncalieri
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Posted @withregram • @comitatonograndinavi 🎉 Sabato 13 giugno, alle ore 17, troviamoci tutti e tutte per una CATENA UMANA LUNGO LE ZATTERE 🎉 VENEZIA FU-TURISTICA Venezia rinasce se.. - riparte in modo nuovo; - la fa finita con la monocoltura turistica; - crescono i residenti e si limita la locazione turistica; - diventa capitale della giustizia climatica; - si difende dagli speculatori; - si batte per il reddito e vengono rispettati i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici; - la ristorazione è pensata per i residenti e onesta con i turisti; - l'accoglienza è di qualità e non solo per ricchi; - le grandi navi rimangono fuori dalla laguna e si ferma il MOSE; - finanzia la sanitá pubblica che è un bene comune; - diventa una città femminista e se si rispettano i diritti delle persone lgbtqi+; - scuole, università e ricerca sono fucine di pensiero libero e critico fuori da ogni logica di profitto e speculazione; - la cultura arricchisce le persone e non la rendita immobiliare; - se non si costruiscono nuovi inceneritori; - se si avviano le bonifiche e la riconversione ecologica di porto Marghera; - se ripensa ad una nuova mobilita' potenziando il trasporto pubblico; - se non si trasforma la terraferma nel dormitorio turistico low cost del centro storico; - se si impedisce la cementificazione delle sue aree verdi e si fermano le speculazioni immobiliari; - se si rilancia un nuovo piano straordinario di welfare cittadino; - se si recuperano e si restituiscono ad un uso pubblico e collettivo gli spazi abbandonati; - se mette al centro il mondo della scuola pubblica investendo nell'edilizia scolastica e garantendo un reale diritto allo studio; - se parte dai giovani investendo in termini di risorse, spazi e servizi. Tutte e tutti alle Zattere!! https://www.instagram.com/p/CAap_phKwfl/?igshid=gxbmas20pyug
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Non è difficile capire che la nostra è l’ultima generazione ancora in grado di opporsi al drammatico cambiamento in atto. Basti pensare che se in questo esatto momento tutte le attività umane che producono emissioni climalteranti si bloccassero completamente, affinché la temperatura dell’atmosfera smetta di incrementarsi ci vorrebbero almeno cinquant’anni, data l’enorme inerzia del sistema climatico. L’azzeramento progressivo e differenziale delle emissioni è l’unica possibilità che abbiamo per evitare che la temperatura si innalzi oltre i 2 °C, ritenuti il limite oltre il quale nessuna strategia avrebbe possibilità di successo. Per ottenere questo risultato bisogna evitare gli sprechi e produrre energia e beni in maniera nuova, senza rinunciare necessariamente al benessere (il Giappone consuma circa centocinquanta Gigajoule di energia elettrica all’anno pro capite, contro i trecento degli Stati Uniti, e non pare privarsi delle moderne comodità). Una colossale e definitiva riconversione ecologica di tutte le attività produttive dei sapiens: questa l’unica risposta possibile, con buona pace dei fautori del business as usual, dei residui negazionisti e degli ignoranti di ogni genere (particolarmente diffusi anche nel nostro Paese). Purtroppo neanche le ultime conferenze sul clima, a partire dalla Cop 21 di Parigi del 2015, sembrano davvero utili in questo senso: lasciare a ogni singolo Paese l’iniziativa di fare qualcosa contro il cambiamento climatico secondo la convenienza del mercato, senza obblighi internazionali, significa sostanzialmente non agire. Lo dimostra il fatto che il mercato è ampiamente governato da chi lucra cifre impressionanti sugli oltre ottanta milioni di barili di petrolio estratti ogni giorno dalla Terra, sui milioni di metri cubi di gas e, ancora oggi, sui milioni di tonnellate di carbone. Il mercato non è la cura del clima, è la malattia. E l’economia è gerarchicamente sottoposta alla biosfera da cui deriva: non avrà piú spazio in un ambiente depredato e con un clima impazzito.
Mario Tozzi, Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate, Einaudi (collana Passaggi), 2017; pp. 149-50.
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Sorrisi e Cazzari
“La nostra è una scommessa. Ci riusciremo? Io spero di no” – Lapsus freudiano del ministro dell’Economia Giovanni Tria
La cosiddetta Manovra del Popolo che doveva abolire la povertà e istituire il Sorriso di Stato, come prevedibile si sta dimostrando una truffa, contabile e politica. Per l’ennesima volta gli italiani si ritrovano ad aver comprato la Fontana di Trevi, e a questo giro da due pataccari diversi contemporaneamente, Salvini e Di Maio. Delle mirabolanti promesse elettorali sono rimaste soltanto le etichette, appiccicate con lo sputo a pasticciati tentativi di mance elettorali. Controlliamo le principali: Reddito di cittadinanza S’è trasformato in una specie di Carta Annonaria con la quale, forse fra sei mesi, sarà possibile solo acquistare beni di sopravvivenza. Se compri un cellulare, arriva la Finanza. Giusto per tenere le Fiamme Gialle lontane dagli evasori veri, per i quali è in arrivo il solito condono. Abolizione della legge Fornero S’è ridotta alla cosiddetta “Quota 100”, che per alcuni significherà andare in pensione più tardi, se saranno abolite le altre salvaguardie. Flat Tax S’è ristretta a uno sgravio fiscale per alcune partite IVA. Altri si troveranno a pagare di più. Legge contro il conflitto di interessi Sparita, e sostituita dalla solita spudorata lottizzazione della Rai. Riconversione ecologica dell’Ilva Sparita. È stato applicato il piano Calenda. Reintroduzione dell’articolo 18 Sparita Asili nido gratis Spariti Abolizione delle accise Sparita Internet a banda larga gratis Sparito Abolizione degli studi di settore Sparita Blocco TAV e TAP Sparito
Il governo Grilloverde è stato capace di tradire anche le promesse fatte dopo le elezioni, come l’annunciato decreto Di Maio per i diritti dei rider, sparito nel nulla mentre Foodora lasciava l’Italia. O l’impegno solenne di Toninelli per la demolizione e ricostruzione celere del ponte Morandi, che invece ancora aspetta, spezzato in due come la città che univa.
Eppure, secondo gli standard cravattari dell’UE persino questa fetecchia di manovra è considerata sacrilega, e rende il governo Grilloverde meritevole di punizione esemplare per aver offeso i mercati, e i supermercati, minacciando la chiusura domenicale obbligatoria. I pataccari quindi sperano di far saltare tutto dando la colpa all’Europa. È la fase uno della loro Exit Strategy per tornare a votare in primavera, rivincere con le stesse promesse irrealizzabili, e spostare anche tutto l’asse politico europeo in loro favore, facendo deragliare l’UE. Con questa sfida fra cravattari e pataccari, classisti e razzisti, si sta ingloriosamente chiudendo la parabola dell’Europa unita. L’unico sorriso sarà di schadenfreude.
Alessandra Daniele - via Carmilla
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