#Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate
Explore tagged Tumblr posts
Photo
“ Se dovessimo riassumere in un solo colpevole le cause dell’attuale sovrasfruttamento ecologico del pianeta ci sarebbero pochi dubbi: la società degli sprechi, che non ha alcuna possibilità di essere sostenibile. Quando la rivista «Life» titolava Vita usa e getta considerando come un successo il fatto che, per la prima volta, costava meno sostituire un oggetto invece di ripararlo, non poteva certo immaginare le conseguenze globali devastanti di quella scelta. Eravamo nel 1955, e da poco era entrato in vendita il primo deodorante contenuto in un flacone usa e getta. Quel flacone era di plastica, l’unico materiale che la Terra non riesce a coinvolgere nei suoi riciclaggi colossali di materia ed energia. La plastica è stata forse la scoperta tecnologica piú rilevante dall’età dei metalli. Anche la piú inquinante. Ma la colpa non è della plastica, sostengono le grandi multinazionali che la producono e la utilizzano invece delle alternative pure possibili. La colpa è degli utilizzatori finali (cioè i consumatori) che non riciclano completamente e in modo corretto. E quasi quasi si potrebbe essere d’accordo con loro se non ci venisse un dubbio: ma come facevamo a campare prima? Eppure eravamo ragionevolmente felici e non eravamo certo nel Medioevo, dato che le plastiche moderne vengono sintetizzate da poco piú di mezzo secolo. Il problema è che le plastiche sarebbero fatte per durare per sempre, però sono impiegate per fabbricare oggetti che, invece, vengono utilizzati solo una volta. Ecco che il dubbio diventa certezza: no, non è (solo) colpa nostra, della nostra incapacità di comportarci in maniera sostenibile (che pure è grave). Cinque vortici oceanici di pattume vasti come nazioni intere (uno scoperto recentemente anche nel Mediterraneo), per circa sette miliardi di tonnellate di plastiche di vario tipo e natura stanno lí a dimostrarlo. Pezzettini minuti di plastica che imitano perfettamente il plancton e danno vita al primo organismo naturale mutato per via artificiale: in appena mezzo secolo di vita, la plastica è diventata essa stessa plancton. “
Mario Tozzi, Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate, Einaudi (collana Passaggi), 2017; pp. 191-92.
#Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate#vita#Mario Tozzi#libri#scienze#paure#leggere#citazioni#divulgazione scientifica#saggi#saggistica#letture#inquinamento#natura#geologia#antropocene#consumismo#materie plastiche#società degli consumi#società degli sprechi#sostenibilità#Terra#tecnologia#economia circolare#felicità#oceani#mar mediterraneo#tutela dell'ambiente#ambiente#ambientalismo
9 notes
·
View notes
Text
Mario Tozzi di Sapiens, biografia del geologo
Nuovo post pubblicato su https://www.wdonna.it/mario-tozzi-biografia-del-geologo/108044?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=108044
Mario Tozzi di Sapiens, biografia del geologo
Mario Tozzi è noto geologo, saggista e divulgatore scientifico italiano.
E’ noto al pubblico per le sue numerose apparizioni in tv, per programmi inerenti ai suoi studi. Tra le sue esperienze lavorative più recenti, troviamo Sapiens- Un Solo Pianeta. Ovviamente, non è l’unica che ha reso Mario Tozzi popolare.
Scopriamo qualcosa in più della sua carriera!
Mario Tozzi chi è
Mario Tozzi ha 60 anni ed è nato il 13 dicembre del 1959 a Roma.
Riguardo i suoi studi, sappiamo che è laureato in Scienze Geologiche all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” con il massimo dei voti (110 e lode).
In un secondo momento, ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienze della Terra.
Attualmente, Tozzi risulta essere primo ricercatore per l’Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del Consiglio Nazionale delle Ricerche e tratta in particolar modo l’evoluzione geologica del Mediterraneo centro-orientale.
Facendo riferimento alla carriera in tv, il geologo è comparso per la prima volta in alcune puntate del documentario Geo&Geo, tra il 1996 e il 2004.
Tuttavia, in questo lasso di tempo è stato anche un inviato speciale di King-Kong e ha condotto “Gaia – Il pianeta che vive”.
Successivamente, nel 2007 ha condotto Terzo pianeta e ben 120 documentari per Rai International, appartenenti alla serie chiamata “Che bella l’Italia”.
Tra le sue esperienze televisive più significative troviamo anche:
Trio Medusa
La gaia scienza
Allarme Italia Atlantide – Storie di uomini e di mondi
Fuori luogo
Ed ovviamente Sapiens…
Inoltre, ha effettuato numerose collaborazioni in radio e per varie testate giornalistiche e magazine di un certo calibro.
A tal proposito, bisogna citare La Stampa di Torino, Qui Touring, Le Frecce, National Geographic, Vanity Fair, Newton e tanti altri ancora…
Insomma, Mario Tozzi sembrerebbe avere proprio una carriera di tutto rispetto.
Infatti, sempre più persone si appassionano ai suoi programmi e al suo modo di spiegare dettagliatamente alcune curiosità legate al mondo della geologia.
Mario Tozzi twitter
Il divulgatore scientifico Mario Tozzi risulta essere abbastanza appassionato di social network.
Infatti, oltre ad avere un profilo instagram con più di 20 mila followers (lo potete trovare con il nickname mariotozziofficial), è molto attivo su Twitter.
E’ proprio qui che spesso condivide le news lavorative e alcune curiosità legate alla sua passione più grande, ossia la geologia.
Mario Tozzi libri
Come vi abbiamo già accennato in precedenza, Mario Tozzi ha una carriera super ricca di esperienze significative.
Infatti, oltre ad aver preso parte a trasmissioni e collaborazioni, il noto geologo è autore di numerosi libri, come ad esempio:
La dinamica della terra, nel 1997
Manuale geologico di sopravvivenza planetaria. Consigli a un giovane geologo, nel 1998
Annus horribilis. Dal terremoto umbro alla frana di Sarno: i segreti di una catastrofe annuncitata, nel 1998
Gaia. Viaggio nel cuore d’Italia, nel 2004
Catastrofi. Dal terremoto di Lisbona allo tsunami del sudest asiatico: 250 anni di lotta tra l’uomo e la natura, nel 2005
L’Italia a secco. La fine del petrolio e la nuova era dell’energia naturale, nel 2006
Italia segreta. Viaggio nel sottosuolo da Torino a Palermo, nel 2008
Il grande libro della terra, nel 2008-2012.
Viaggio in Italia. 100 + 9 emozioni da provare almeno una volta. Prima che finisca il mondo, nel 2009
Nel nome del parco. Un anno sull’arcipelago, nel 2010
Ma anche:
M. Tozzi – Valerio Rossi Albertini, Il futuro dell’energia. Guida alle fonti pulite per chi ha poco tempo per leggere, Edizioni Ambiente, 2011
Perché i vulcani si svegliano?, nel 2011
Pianeta Terra: ultimo atto. Perché saranno gli uomini a distruggere il mondo, nel 2011
Tecnobarocco. Tecnologie inutili e altri disastri, nel 2015
Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate, nel 2017
L’Italia intatta. Viaggio nei luoghi italiani non alterati dagli uomini e fermi nel tempo. Un mosaico di straordinaria bellezza, nel 2018
Come è nata l’Italia. All’origine della grande bellezza, nel 2019
0 notes
Quote
Si possono replicare eventi epidemici come la peste del XIV secolo in Europa, l’influenza cosiddetta «spagnola» o il piú recente virus H1N1? La peste nera (1347-53) uccise un terzo della popolazione del vecchio continente (tra cui la Laura di Petrarca), ma, appunto, non arrivò alla metà degli abitanti, né li sterminò. Del resto nessun virus ha come obiettivo quello di distruggere la specie ospite, altrimenti non sopravvivrebbe. Si diffuse, però, proprio in concomitanza con un incremento significativo della popolazione continentale (che raggiunse i cento milioni), dopo deforestazioni e bonifiche di vasta portata e successivamente a un periodo di gran freddo e carestie. Forse partí dall’Asia, dove le pulci videro morire a milioni i loro ospiti preferiti, i ratti (sconfitti dal freddo e dalla fame), e furono costrette ad attaccare gli umani. In ogni caso anche la peste nera colpí una popolazione numerosa e indebolita. La pandemia di influenza spagnola (1918-20) fu ancora piú grave e uccise venti milioni di uomini, donne e bambini. Forse fu portata in Europa da soldati americani arrivati per combattere la guerra. Di certo ebbe un tasso di mortalità elevatissimo: in alcune comunità fino al settanta per cento. Con un tasso superiore al cinquanta per cento avrebbe potuto sterminare gli uomini? Sarebbe potuta essere un «collo di bottiglia»? Non possiamo saperlo, fatto è che non lo fu e che, in seguito, furono utilizzati nuovi medicinali e nessun’altra pandemia si mostrò cosí virulenta. Almeno fino alla variante A H1N1, che, comunque, portò alcune vittime solo in Messico e di cui si persero presto le tracce. Ieri come oggi, l’influenza è la piú persistente minaccia per i sapiens, visto anche che le società sono piú interconnesse che in passato. L’influenza è stata l’arma di distruzione di massa piú micidiale del XX secolo. E lo potrebbe essere ancora. Non c’è bisogno di aggiungere che le pandemie, vere o presunte, sono tutte suscettibili di essere usate strumentalmente in quanto chiari segni dell’ira degli dèi. E come tali sono state effettivamente utilizzate (basta ricordare I promessi sposi). In tempi piú recenti il caso della polmonite Sars (Severe Acute Respiratory Syndrome) è particolarmente emblematico, perché la paura del coronavirus responsabile dell’infezione fece temere qualcosa di simile al vaiolo, nonostante i numeri e i dati fossero, invece, molto diversi. La Sars fu individuata per la prima volta in Cina nel 2002, ma divenne paura globale di pandemia quando interessò le isole britanniche, dove si registrarono sei casi su sessanta milioni di abitanti, una percentuale irrilevante. La mortalità per la Sars è di circa il sette per cento nei Paesi ricchi (fino al quindici per cento in quelli piú disagiati), dunque lontanissima dalle altre pandemie appena riassunte, eppure la paura fu, per alcuni anni, vicina a diventare panico. Altre malattie, potenzialmente piú devastanti, invece, continuano a non inquietarci. L’Oms ha stimato circa 461 morti per Sars in sei mesi. Nello stesso lasso di tempo ci sono stati due milioni di morti per infezioni respiratorie di altra natura, un milione e mezzo per l’Hiv, un milione per dissenterie e ancora 372 000 casi di morbillo. Ma di queste epidemie non si riscontra alcuna significativa forma di timore. Come la febbre del Nilo occidentale, che diventa paura solo quando interessa alcuni viaggiatori occidentali di ritorno dall’Africa. Il panico mondiale lo creiamo noi, solo perché, nelle nostre convinzioni, il mondo intero corrisponde al nostro mondo ricco, del resto possiamo anche non preoccuparci.
Mario Tozzi, Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate, Einaudi (collana Passaggi), 2017; pp. 56-58.
#Mario Tozzi#Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate#Tozzi#Paure fuori luogo#libri#scienze#paure#psicosi collettiva#pandemie#pandemia#prevenzione#leggere#citazioni#divulgazione scientifica#saggi#saggistica#letture#peste#epidemie#epidemia#influenza spagnola#SARS#influenza#coronavirus#A H1N1#H1N1#panico#diiffusione delle malattie#malattie infettive#peste nera
19 notes
·
View notes
Quote
Il racconto mitologico era sia uno strumento per fugare la paura, sia un sistema per spiegarsi fenomeni impossibili da comprendere allo stato delle conoscenze passate. Ha avuto un ruolo fondamentale, quello di incorporare elementi catastrofici nelle società tradizionali che potevano cosí tramandarli. Una forma di autoprotezione che funzionava anche per altre situazioni critiche, come la guerra. E le catastrofi si narrano ancora oggi, con linguaggi diversi, ma anche poetici e melodici, basti pensare a Fabrizio De André e alla sua "Dolcenera" (1996) che trae spunto dalle alluvioni di Genova: nessun esperto ha saputo raccontare meglio di lui quel fenomeno. Le strofe della canzone (a parte quelle che si riferiscono alla moglie di Anselmo) andrebbero imparate a memoria: «Acqua di spilli fitti dal cielo e dai soffitti... | Acqua per fotografie | per cercare i complici da maledire». Le metafore usate da De André sono folgoranti e si riferiscono alla terrificante alluvione di Genova del [7 Ottobre] 1970, quando a Bolzaneto, in una sola ora, piovve tutta l’acqua che pioveva in media in un anno (oltre novecento millimetri di pioggia). L’acqua dell’alluvione è dolce, rispetto a quella del mare, e nera, carica di detriti e sporcizia, è un’acqua che «porta via la via» (ovvio, dove le strade sono state costruite sopra i fiumi), che «butta giú le porte» e che «ammazza e passa oltre». Ma due sono i cenni che mi colpiscono di piú: quello delle bare strappate dal cimitero di Staglieno (dove poi è stato sepolto lo stesso De André), un fatto davvero accaduto, e la metafora dell’alluvione come «tonnara di passanti», che cantata con quella straordinaria voce imperturbabile e insieme indignata, racconta esattamente come sono state uccise le vittime di quel disastro e l’amaro che ci deve lasciare in bocca per sempre.
Mario Tozzi, Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate, Einaudi (collana Passaggi), 2017; pp. 29-30.
#Mario Tozzi#Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate#Tozzi#libri#natura#Paure fuori luogo#paure#geologia#catastrofi naturali#eventi calamitosi#scienze#alluvione di Genova del 1970#Genova#Italia#Fabrizio De André#De André#musica#canzoni#Bolzaneto#Staglieno#Dolcenera#Anime salve#saggi#saggistica#letture#leggere#citazioni#divulgazione scientifica#Liguria#alluvioni
25 notes
·
View notes
Quote
«Onda killer», «montagna assassina», «faglia crudele», «frana diabolica» e via di seguito sono termini che abbiamo letto e sentito decine di volte dopo un evento calamitoso. Come se la Terra avesse una sua inclinazione malvagia per stroncare vite e cancellare paesi, come se ci fosse un’intenzionalità da parte degli elementi naturali, e non [...] solo i nostri comportamenti errati. Come se le catastrofi naturali esistessero davvero. La personificazione malvagia c’è sempre stata: il terremoto è l’orco e la frana la strega, però non è piú giustificata all’inizio del terzo millennio, quando si potrebbe e si dovrebbe scegliere un linguaggio piú appropriato. Soprattutto un linguaggio che non consenta quel fatalismo scellerato che spinge a credere le catastrofi essere figlie del fato avverso o del destino cinico e baro. O addirittura negare il fenomeno, cosa che avviene soprattutto per ciò che concerne il cambiamento climatico, sul quale tutti coloro che operano nell’informazione vanno a caccia di piccole discrepanze o difetti nell’identificazione del trend climatico tali da indurre a dubitare di tutto il cambiamento in atto. Qui nessuna scusante, solo ignoranza e osservanza alla regola che è l’uomo che morde il cane a fare notizia e non viceversa.
Mario Tozzi, Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate, Einaudi (collana Passaggi), 2017; pp. 60-61.
#Mario Tozzi#Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate#Tozzi#Paure fuori luogo#paure#geologia#scienze#natura#fatalismo#libri#protezione civile#terremoti#frane#catastrofi naturali#eventi calamitosi#calamità#linguaggio#linguaggio giornalistico#giornalismo#destino#clima#cambiamento climatico#ignoranza#letture#leggere#saggistica#saggi#citazioni#divulgazione scientifica
36 notes
·
View notes
Quote
Se la natura non fosse stata selettiva, nemmeno Homo sarebbe su questa Terra, ma la natura non è né buona né crudele, anzi sfugge per definizione alle categorie etiche in quanto sovraordinata e non classificabile con gli strumenti dell’uomo. Per esempio le piante come i ficus, in natura, sono la regola, siamo noi a chiamarle «parassite», come siamo solo noi a chiamare «erbacce» le essenze che non ci tornano utili. Ma in natura non ci sono gerarchie. Nella selezione naturale, peraltro, contrariamente a quanto si pensava decenni fa, l’aspetto empatico è comunque prevalente, se serve a far progredire la specie nel suo complesso, a prescindere dai destini del singolo individuo. I sapiens rovesciano quel rapporto: l’individuo può mettere in pericolo l’intera specie con comportamenti che sono, questi sí, fuori della storia naturale. E lo fa perché l’unica differenza fra l’uomo e gli altri viventi non sta nell’intelligenza, nel linguaggio o nell’uso degli strumenti e nella sensibilità, ma solo nell’accumulo e nel profitto, sconosciuti in natura. L’uomo fa parte della natura, dunque è natura esso stesso, ma considera l’ambiente un qualcosa da cui prelevare e in cui gettare, non qualcosa di cui è indissolubilmente parte. E l’idea che ci si possa affrancare dalla povertà cercando di assomigliare al vicino piú ricco suggerisce solo sogni frustranti: la Terra non ha abbastanza risorse per mantenere tutti i suoi ingordi abitanti allo stesso stadio di «sviluppo» dei Paesi piú ricchi. È semplicemente un’impossibilità fisica, non un presupposto di chissà quale ideologia.
Mario Tozzi, Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate, Einaudi (collana Passaggi), 2017; p. 194.
#Mario Tozzi#Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate#Tozzi#saggi#geologia#scienze#natura#fatalismo#libri#Paure fuori luogo#saggistica#citazioni#divulgazione scientifica#evoluzione#pianeta Terra#Terra#evoluzione naturale#selezione naturale#avidità#profitto#ambiente#ambiente naturale
9 notes
·
View notes
Quote
Il 1° novembre 1755, [...] nessuno fra tutti i santi fu benevolo con Lisbona, che fu devastata prima dalle onde sismiche, poi dagli incendi e infine dal maremoto, circa un’ora e mezzo dopo la prima scossa. Si trattò di almeno dieci minuti di scosse violente che fecero sentire i loro effetti non solo in città (quindicimila morti), ma anche in tutta la parte occidentale della penisola iberica e nell’Africa di nord-ovest (quarantacinquemila vittime). La città vibrò in modo violentissimo, facendo scappare fuori dalla chiesa di Santa Maria i fedeli riuniti in preghiera, mentre i candelabri cadevano a terra e la navata oscillava paurosamente. Tutti si riunirono sul sagrato a invocare la protezione di Dio insieme ai concittadini fuggiti da altre chiese e dalle case attorno. La seconda scossa fece crollare i palazzi già indeboliti proprio sulla piazza riducendola a un cumulo di pietre che seppellirono tutte le persone precipitatesi lí. E oggi? Cosa accade, invece, in Giappone? Appena dopo le fortissime scosse del marzo 2011, a Fukushima, gli alunni e gli insegnanti delle scuole elementari si dirigevano ordinatamente sui tetti dei propri edifici e aspettavano serenamente il maremoto che era dato per certo. Quei bambini sapevano (e sanno) resistere alla fine del mondo. Senza preghiere. E senza paura.
Mario Tozzi, Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate, Einaudi (collana Passaggi), 2017; pp. 42-43.
#Mario Tozzi#Tozzi#Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate#libri#natura#scienze#geologia#paure#Paure fuori luogo#superstizione#superstizioni#eventi calamitosi#catastrofi naturali#terremoti#terremoto#saggi#saggistica#leggere#ignoranza#letture#terremoto di Lisbona#terremoto di Lisbona del 1755#Lisbona#Fukushima#Giappone#maremoti
5 notes
·
View notes
Quote
Quante probabilità ci sono che una centrale nucleare giapponese possa essere danneggiata una seconda volta (dopo Fukushima [11 marzo 2011]) da un terremoto fino a un incidente di livello 7, cioè come quello di Černobyl′? Nessuna, ci hanno raccontato per anni i filonucleari: le centrali sono gli impianti industriali piú sicuri del mondo. Quindi non dovremmo averne paura. Quante probabilità ci sono che, una volta arrestati, i processi di fusione divengano comunque inarrestabili? Poche, ci hanno ribadito, perché spaventarsi, dunque? In realtà il rischio di incidenti è sempre incombente e, comunque, un incidente nucleare è piú grave di qualsiasi altro in impianti di tipo diverso: cioè la probabilità è bassa, ma l’entità delle conseguenze molto elevata. Malfunzionamenti e incidenti lievi sono poi all’ordine del giorno in ogni centrale della Terra: in pratica nessun reattore è intrinsecamente sicuro e quelli in attività hanno costantemente problemi endemici, costosi e lunghi da riparare.
Mario Tozzi, Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate, Einaudi (collana Passaggi), 2017; p. 54.
#Mario Tozzi#Tozzi#Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate#Paure fuori luogo#libri#natura#scienze#geologia#paure#Fukushima#terremoto#terremoti#catastrofi naturali#eventi calamitosi#letture#saggi#saggistica#leggere#Giappone#maremoti#divulgazione scientifica#citazioni#Černobyl′#energia nucleare#catastrofi#tecnologia nucleare#tecnologia#Asia#centrali nucleari#tsunami
1 note
·
View note
Quote
Sono sicuro che, proprio mentre abbiamo appena ricordato i cinquant’anni dall’alluvione di Firenze (4 novembre 1966) come una grande occasione mancata per mutare i rapporti fra gli italiani e il rischio territoriale, le alluvioni riconquisteranno la ribalta. Con una regolarità che può lasciare stupefatto solo chi non sa o non ricorda. O chi è in malafede. E sarà cosí a ogni primavera e in ogni autunno, complici i cambiamenti climatici in atto. Si farà qualche opera ingegneristica che si doveva comunque fare: eliminare i «tappi» lungo le aste fluviali è sempre un bene. Anche la pulizia dai rifiuti (non dagli alberi vivi o dalla ghiaia) in alveo va vista positivamente, cosí come sembrano oggi funzionare meglio la previsione dell’evento e la comunicazione dell’allerta. A Genova finalmente si costruirà il canale scolmatore del Bisagno e nelle città probabilmente si fronteggerà meglio la piena secolare. Probabilmente. E, infine, le tragiche alluvioni appena trascorse (2011 e 2014) non sono forse passate invano. Ma se si vuole mitigare davvero il rischio idrogeologico nel nostro Paese c’è sempre e solo una strada: lo sgombero delle aree di pertinenza fluviale dagli insediamenti, perché contro queste nuove alluvioni istantanee non c’è argine che tenga e, soprattutto, non c’è tempo per fuggire. E questo è un problema culturale, non tecnologico.
Mario Tozzi, Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate, Einaudi (collana Passaggi), 2017; pp. 126-27.
#Mario Tozzi#Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate#Tozzi#libri#Paure fuori luogo#paure#geologia#scienze#natura#eventi calamitosi#catastrofi naturali#protezione civile#alluvioni#calamità#clima#cambiamento climatico#ignoranza#letture#leggere#saggistica#saggi#alluvione di Firenze#alluvione di Firenze del 1966#alluvione di Genova#Genova#Firenze#Italia#Bisagno#citazioni#rischio idrogeologico
5 notes
·
View notes
Quote
Il cemento armato «regolare» regge circa due-trecento chili per centimetro quadrato, un valore che permette una buona sicurezza, sapendo che quella assoluta non esiste. Ma il liceo Romita di Campobasso è stato costruito con un cemento che, saggiato, ne regge quarantasei, mentre in altre scuole non si arriva a settanta e ci sono asili in cui il valore riscontrato è di dodici chili. Non è un po’ poco? Se queste sono le premesse, come si fa a meravigliarsi di quanto accaduto a San Giuliano di Puglia nel [31 ottobre] 2002? Questo quando si è messa più sabbia che cemento e quando questa sabbia non è di fiume, ma di mare, che costa niente e che reca con sé sali corrosivi per il ferro delle armature. Quando quel ferro è ben commisurato: chi si accorge se si utilizzano tondini con un diametro di cinque centimetri invece di dieci? Eppure questa è quasi la regola in Italia.
Mario Tozzi, Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate, Einaudi (collana Passaggi), 2017; p. 100.
#Mario Tozzi#Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate#Tozzi#Paure fuori luogo#libri#paure#fatalismo#natura#geologia#scienze#Terremoto del Molise del 2002#terremoto di San Giuliano di Puglia#Molise#San Giuliano di Puglia#eventi calamitosi#catastrofi naturali#terremoti#truffe#truffe edilizie#edilizia#edilizia civile#speculazione edilizia#calamità#saggi#saggistica#leggere#letture#ignoranza#citazioni#divulgazione scientifica
4 notes
·
View notes
Quote
Non è difficile capire che la nostra è l’ultima generazione ancora in grado di opporsi al drammatico cambiamento in atto. Basti pensare che se in questo esatto momento tutte le attività umane che producono emissioni climalteranti si bloccassero completamente, affinché la temperatura dell’atmosfera smetta di incrementarsi ci vorrebbero almeno cinquant’anni, data l’enorme inerzia del sistema climatico. L’azzeramento progressivo e differenziale delle emissioni è l’unica possibilità che abbiamo per evitare che la temperatura si innalzi oltre i 2 °C, ritenuti il limite oltre il quale nessuna strategia avrebbe possibilità di successo. Per ottenere questo risultato bisogna evitare gli sprechi e produrre energia e beni in maniera nuova, senza rinunciare necessariamente al benessere (il Giappone consuma circa centocinquanta Gigajoule di energia elettrica all’anno pro capite, contro i trecento degli Stati Uniti, e non pare privarsi delle moderne comodità). Una colossale e definitiva riconversione ecologica di tutte le attività produttive dei sapiens: questa l’unica risposta possibile, con buona pace dei fautori del business as usual, dei residui negazionisti e degli ignoranti di ogni genere (particolarmente diffusi anche nel nostro Paese). Purtroppo neanche le ultime conferenze sul clima, a partire dalla Cop 21 di Parigi del 2015, sembrano davvero utili in questo senso: lasciare a ogni singolo Paese l’iniziativa di fare qualcosa contro il cambiamento climatico secondo la convenienza del mercato, senza obblighi internazionali, significa sostanzialmente non agire. Lo dimostra il fatto che il mercato è ampiamente governato da chi lucra cifre impressionanti sugli oltre ottanta milioni di barili di petrolio estratti ogni giorno dalla Terra, sui milioni di metri cubi di gas e, ancora oggi, sui milioni di tonnellate di carbone. Il mercato non è la cura del clima, è la malattia. E l’economia è gerarchicamente sottoposta alla biosfera da cui deriva: non avrà piú spazio in un ambiente depredato e con un clima impazzito.
Mario Tozzi, Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate, Einaudi (collana Passaggi), 2017; pp. 149-50.
#Mario Tozzi#Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate#Tozzi#paure#Paure fuori luogo#geologia#scienze#natura#libri#ecologia#Italia#terremotiprotezione civile#eventi calamitosi#catastrofi naturali#ambiente#cambiamento climatico#prevenzione#letture#leggere#saggistica#saggi#divulgazione scientifica#citazioni#inquinamento#riconversione ecologica#clima#economia
3 notes
·
View notes
Quote
Il primo italico tentativo di regolamentare l’edilizia in zone sismiche venne messo in atto proprio a Norcia (nell’area epicentrale dell’ultimo terremoto del [30 ottobre] 2016 e sede di decine di sismi gravi per secoli) subito dopo l’evento del 1859 che aveva semidistrutto la città. Erano previste regole costruttive molto rigide: non si dovevano superare i sette metri e mezzo di altezza, la base doveva essere a contrafforte, si poteva ricostruire solo abbattendo il terzo piano degli edifici danneggiati e non si potevano utilizzare ciottoli di fiume, né appesantire i solai. Il punto fondamentale, però, era che non si poteva ricostruire affatto su terreni giudicati inadatti dagli ingegneri dello Stato Pontificio (che sapevano il fatto loro, come dimostra il caso di Cerreto Sannita, sempre indenne dopo la ricostruzione di tre secoli fa [...]). Ma il regolamento venne disatteso per la violenta opposizione del Consiglio comunale che temeva la perdita di valore dei terreni in oggetto: si barattarono vite per denari, un fatto che continua ad avvenire in tutta l’Italia sismica. Così Norcia venne rimessa in piedi «contra legem», fino al terremoto del 1979, momento in cui la ricostruzione fu eseguita finalmente ad arte, ragione per cui la città ha complessivamente retto all’ultimo sisma senza collassare in blocco, anche in assenza di cemento armato, semplicemente grazie alle cose fatte con criterio. Ma gli italiani sono felici di essere incoscienti e smemorati, specialmente dove certi rischi sembrano rari, come nel famoso caso del sisma di Rimini del 1916, in cui i parlamentari romagnoli, appena rientrati da Roma dove avevano respinto ogni tentativo di introduzione di criteri di ricostruzione antisismici, furono accolti come eroi.
Mario Tozzi, Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate, Einaudi (collana Passaggi), 2017; pp. 105-06.
#Mario Tozzi#Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate#Tozzi#Paure fuori luogo#libri#fatalismo#natura#scienze#geologia#paure#terremoto di Norcia#Norcia#Italia#Italia centrale#Umbria#terremoti#saggi#saggistica#leggere#ignoranza#letture#citazioni#divulgazione scientifica#Rimini#Romagna#terremoto di Rimini#terremoto di Rimini del 1916#opportunismo#politica italiana#Stato Pontificio
2 notes
·
View notes
Quote
Se la biodiversità è una biblioteca con miliardi di volumi, quello che stiamo facendo alle specie dei viventi è bruciare quei libri prima ancora di aver imparato a leggerli. E un eventuale recupero della ricchezza della vita passata non avverrà in una scala temporale significativa per l’uomo. Il problema nasce circa diecimila anni fa, quando la scoperta dell’agricoltura annulla i limiti della disponibilità di cibo e della produttività dell’ecosistema locale: cosí i sapiens cominciano a espandersi e superano i sette miliardi di individui. La sola massa degli uomini è devastante per la Terra. È vero che anche i ratti si sono poi sparsi in tutto il mondo, ma dipendono sempre strettamente dall’ambiente. I sapiens sono invece la sola specie a distribuzione globale la cui espansione non dipende dall’ambiente ma da regole proprie, interne. L’uomo ha dichiarato la sua indipendenza dai sistemi naturali e crede di poter vivere separato dall’ambiente. Ma non è mica fuggito dal mondo! E la prossima estinzione, la sesta, rischia di essere tragicamente anche la nostra: i tassi di estinzione animale sono piú elevati di quelli delle ultime cinque grandi estinzioni di massa precedenti. Eppure questo tema è assente da qualsiasi dibattito e orizzonte culturale: nessuna paura di estinguerci.
Mario Tozzi, Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate, Einaudi (collana Passaggi), 2017; pp. 170-71.
#Mario Tozzi#Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate#Tozzi#Paure fuori luogo#paure#geologia#scienze#natura#fatalismo#libri#biodiversità#biologia#pianeta Terra#clima#sesta estinzine#inquinamento#saggi#saggistica#leggere#letture#ignoranza#cambiamento climatico#citazioni#divulgazione scientifica#boom demografico#agricoltura intensiva#agricoltura#estinzione di massa#sesta estinzione di massa
2 notes
·
View notes
Quote
Si era appena scaricata l’ultima sequenza sismica in Italia centrale, a fine ottobre 2016, che le immagini del grande terremoto della Nuova Zelanda del 13 novembre ci hanno meravigliati. Com’è possibile che un terremoto di magnitudo Richter vicino a 8 abbia provocato solo due vittime (peraltro per infarto) e danni contenuti, quando da noi un sisma di magnitudo 6 distrugge interi paesi, uccide trecento persone e costringe alla deportazione migliaia di italiani? Le caratteristiche del terremoto possono fare la differenza, per esempio l’epicentro neozelandese era relativamente lontano dalle grandi città e la densità di popolazione è bassa. Ma non è che in Appennino la situazione sia tanto differente. E il terremoto era centinaia di volte meno distruttivo. Perciò c’è una sola risposta: in Nuova Zelanda il terremoto è un fenomeno incorporato a livello culturale e di pianificazione territoriale e le costruzioni sono adeguate a resistere, pur lesionandosi, senza provocare vittime. È sempre la stessa storia: lí si è capito che non è il terremoto che ti uccide, ma la casa costruita male. E ci si è comportati di conseguenza. Punto.
Mario Tozzi, Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate, Einaudi (collana Passaggi), 2017; pp. 39-40.
#Mario Tozzi#Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate#Tozzi#libri#fatalismo#natura#scienze#geologia#Paure fuori luogo#paure#eventi calamitosi#catastrofi naturali#terremoti#protezione civile#Italia#Italia centrale#terremoti dell'Italia centrale#terremoti dell'Italia centrale del 2016#Nuova Zelanda#prevenzione#saggi#saggistica#leggere#letture#ignoranza#divulgazione scientifica#citazioni
0 notes
Text
“ Quante probabilità ci sono che una centrale nucleare giapponese possa essere danneggiata una seconda volta (dopo Fukushima) da un terremoto fino a un incidente di livello 7, cioè come quello di Černobyl′? Nessuna, ci hanno raccontato per anni i filonucleari: le centrali sono gli impianti industriali piú sicuri del mondo. Quindi non dovremmo averne paura. Quante probabilità ci sono che, una volta arrestati, i processi di fusione divengano comunque inarrestabili? Poche, ci hanno ribadito, perché spaventarsi, dunque? In realtà il rischio di incidenti è sempre incombente e, comunque, un incidente nucleare è piú grave di qualsiasi altro in impianti di tipo diverso: cioè la probabilità è bassa, ma l’entità delle conseguenze molto elevata. Malfunzionamenti e incidenti lievi sono poi all’ordine del giorno in ogni centrale della Terra: in pratica nessun reattore è intrinsecamente sicuro e quelli in attività hanno costantemente problemi endemici, costosi e lunghi da riparare. Inoltre il disastro di Černobyl′ ha dimostrato che l’esposizione cronica alle radiazioni ionizzanti ha effetti a oggi sconosciuti: anni dopo l’incidente crescevano ancora prodotti agricoli che mostravano tassi di mutazione abnormi e le conseguenze sulla popolazione erano fonte di costante allarme. Preoccupa soprattutto un’esperienza scientifica che ha portato a scoprire in alcuni bambini mutazioni genetiche che non esistevano nel patrimonio dei genitori né dei fratelli maggiori nati prima dell’incidente, né nei coetanei di regioni non contaminate. La cosa non dipendeva dunque dall’esposizione in un ambiente contaminato, altrimenti anche i fratelli (esposti per un periodo piú lungo) avrebbero dovuto mostrare alterazioni. Le mutazioni erano sicuramente ereditate, cosa che veniva, invece, fino ad allora esclusa nel campo dei danni radioattivi. L’esposizione alle radiazioni danneggia il materiale genetico anche delle cellule riproduttive e l’alterazione si trasmette alle generazioni successive: una terrificante novità, se si considera che neanche a Hiroshima e Nagasaki era stata mai registrata una reazione simile. “
Mario Tozzi, Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate, Einaudi (collana Passaggi), 2017¹; pp. 54-55.
#Paure fuori luogo. Perché temiamo le catastrofi sbagliate#saggi#eventi calamitosi#letture#saggistica#leggere#Mario Tozzi#incidenti industriali#centrali nucleari#libri#natura#geologia#disastri ambientali#scienze#ecologismo#Fukushima#vita#questioni ambientali#Černobyl′#Giappone#ambientalismo#storia del XXI secolo#terremoti#incidenti nucleari#genetica#ricerca scientifica#radioattività#Hiroshima#Nagasaki#ambiente
25 notes
·
View notes