#relazione d’amore
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sonosololily · 1 year ago
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Eternamente grata di aver trovato la mia piantina
♐️ ♡ ♓️
- ( via @sonosololily ft. storia IG della mia amica D.)
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fanalispentinellanotte · 2 years ago
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mi fai bene lo stesso
anche se mi fai stare male.
- fanalispentinellanotte
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funghetto · 1 year ago
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“ se non dovessimo più vederci, cercami dentro una playlist”
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pier-carlo-universe · 3 months ago
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Gli amori difficili di Italo Calvino: Un’esplorazione delle sfumature dell’amore e dell’incomprensione umana. Recensione di Alessandria today
Racconti che catturano la complessità delle relazioni umane in un mondo fatto di incontri e di attese
Racconti che catturano la complessità delle relazioni umane in un mondo fatto di incontri e di attese Recensione Gli amori difficili di Italo Calvino è una raccolta di racconti che esplora le diverse sfumature dell’amore e dell’incomunicabilità umana. Ogni racconto, pur avendo una propria autonomia narrativa, si ricollega agli altri attraverso il tema dell’amore vissuto come avventura, come…
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angelap3 · 3 months ago
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Che storia meravigliosa. La conoscevo, certo, ma ieri ho avuto il privilegio di ascoltarla direttamente da una persona legata all’ex proprietà. Una di quelle occasioni che ti fanno venire voglia di fermarti, ascoltare e, sì, prendere appunti.
Luisa Spagnoli e Giovanni Buitoni. Un amore che non avrebbe mai dovuto esistere, eppure è esistito. Segreto, proibito, ma inarrestabile, come ogni cosa vera. Lei, sposata, madre di tre figli, con quattordici anni di troppo per un mondo che non perdona. Lui, giovane, brillante, capace di vedere oltre. In lei, non solo una donna, ma un’idea, un atto di sfida. Da quella relazione impossibile nascono i Baci Perugina, che non sono mai stati solo cioccolatini. Sono l’amore che resiste, il manifesto di chi sceglie di vivere, nonostante tutto.
I bigliettini che Luisa infilava nei cioccolatini per Giovanni erano più che parole: erano vita, cuore, rivoluzione. Quei messaggi, diventati i cartigli, sono la prima forma di trigger emotivo nella storia del prodotto. Non è più solo cioccolato: è gesto, è storia, è amore che si racconta. È lì che nasce l’ancoraggio emozionale. Non compri un dolce. Compravi lei. Lui. Loro.
La scelta del nome, da “Cazzotto” a “Bacio”, è un caso lampante di reframing linguistico, dove il focus si sposta dalla rudezza al gesto romantico. Giovanni Buitoni intuì che il linguaggio non era solo descrizione ma percezione, e che un termine sbagliato poteva distruggere la magia. “Bacio” diventò così il frame perfetto: semplice, diretto, evocativo.
L’incarto argentato con stelle blu, disegnato da Federico Seneca, è semiotica visiva al suo massimo. L’argento grida preziosità, le stelle parlano di sogni, e i due amanti, ispirati a “Il Bacio” di Hayez, consolidano il frame emozionale. Non è solo un packaging: è una narrazione visiva che colpisce il cuore prima ancora del palato.
I Baci Perugina non sono mai stati solo cioccolatini. Sono pezzi di storia italiana, un intreccio di coraggio, imprenditorialità e comunicazione al massimo livello. Metafore visive, parole che restano, un equilibrio perfetto dove ogni elemento – nome, cartigli, packaging, campagne – parla la stessa lingua. Una storia d’amore privata che si trasforma in linguaggio universale. Non si vende cioccolato. Si vende un sogno. Un sogno che continua, immutato, a emozionare.
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clarissasworld · 23 days ago
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Uno degli addii più difficili si verifica quando amiamo una persona e allo stesso tempo vediamo che non è possibile costruire una relazione sana al suo fianco.
Rimanere significa continuare ad aspettare cambiamenti che non arrivano, tollerare azioni che ci feriscono, accettare il minimo sforzo, perderci nel tentativo di non perderlo.
Sappiamo che andarcene farà male, ma sarà la strada che ci porterà a guarire. Invece, rimanere continuerà ad aprire sempre di più la ferita.
A volte scegli di andartene, non per mancanza d’amore verso questa persona, ma perché è il tuo amor proprio che ti spinge a prenderti cura di te stesso,
e con amore
te ne vai...
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susieporta · 6 months ago
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L’amore non è soltanto una relazione con una particolare persona: è un’attitudine, un orientamento di carattere che determina i rapporti di una persona col mondo, non verso un «oggetto» d’amore.
Se una persona ama solo un’altra persona ed è indifferente nei confronti dei suoi simili, il suo non è amore, ma un attaccamento simbiotico o un egotismo portato all’eccesso.
Eppure la maggior parte della gente crede che l’amore sia costituito dall’oggetto, non dalla facoltà d’amare. Infatti, essi credono perfino che sia prova della intensità del loro amore il fatto di non amare nessuno tranne la persona «amata».
Questo è un errore. Poiché non si vede che l’amore è un’attività, un potere dell’anima, si ritiene che basti trovare l’oggetto necessario e che, dopo ciò, tutto vada da sé.
Questa teoria può essere paragonata a quella dell’uomo che vuole dipingere ma che, anziché imparare l’arte, sostiene che deve solo aspettare l’oggetto adatto e che dipingerà meravigliosamente non appena lo avrà trovato.
Se amassi veramente una persona, amerei il mondo, amerei la vita. Se posso dire a un altro «ti amo», devo essere in grado di dire «amo tutti in te, amo il mondo attraverso te, amo in te anche me stesso».
Erich Fromm
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canesenzafissadimora · 4 months ago
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Uno degli addii più difficili si verifica quando amiamo una persona e allo stesso tempo vediamo che non è possibile costruire una relazione sana al suo fianco.
Rimanere significa continuare ad aspettare cambiamenti che non arrivano, tollerare azioni che ci feriscono, accettare il minimo sforzo, perderci nel tentativo di non perderlo.
Sappiamo che andarcene farà male, ma sarà la strada che ci porterà a guarire. Invece, rimanere continuerà ad aprire sempre di più la ferita.
A volte scegli di andartene, non per mancanza d’amore verso questa persona, ma perché è il tuo amor proprio che ti spinge a prenderti cura di te stesso, e con amore te ne vai.
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dalla pg fb #disconnected
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Uno degli addii più difficili si verifica quando amiamo una persona e allo stesso tempo vediamo che non è possibile costruire una relazione sana al suo fianco.
Rimanere significa continuare ad aspettare cambiamenti che non arrivano, tollerare azioni che ci feriscono, accettare il minimo sforzo, perderci nel tentativo di non perderla.
Sappiamo che andarcene farà male, ma sarà la strada che ci porterà a guarire. Invece, rimanere continuerà ad aprire sempre di più la ferita.
A volte scegli di andartene, non per mancanza d’amore verso questa persona, ma perché è il tuo amor proprio che ti spinge a prenderti cura di te stesso, e con amore te ne vai.
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chez-mimich · 23 days ago
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EMILIA PEREZ
Parafrasando quello che scrisse Karl Kraus contro i giornalisti, ovvero “Non avere un’idea e saperla esprimere”, per Jacques Audiard, regista di “Emilia Perez” vale il contrario, ovvero avere una idea e saperla esprimere pienamente. E l’idea è di quelle davvero complesse, quasi assurda, benché possibile: il capo di un cartello di spacciatori messicani, uomo ricco, potente e temuto, matura la decisione di seguire la propria intima natura e diventare una donna. Detta così la cosa potrebbe sembrare grottesca, se non proprio comica, ma questa materia messa nelle mani di un geniale regista diventa un film altrettanto geniale. Quando Manitas Del Monte, decide di cambiare la propria identità sessuale, decide contemporaneamente di ricorrere ai servigi di una giovane avvocato, socia in uno studio di grido, Rita Moro Castro che ha appena vinto una causa importante. Naturalmente, poiché l’operazione (non solo quella chirurgica), per un boss comporta anche problemi per così dire di immagine, Manitas decide di far rapire l’avvocato costringendola, di fatto, ad accettare l’incarico dietro un più che lauto compenso. E così dopo una spasmodica ricerca, l’avvocato trova a Tel Aviv la persona adatta a trasformare il feroce boss messicano in una donna. Il nuovo nome di Manitas sarà appunto Emilia Peres, donna giunonica e fascinosa, che insieme al cambio di sesso matura via via un profondo cambio di convinzioni. In fondo il povero Karl Marx, oggi tanto disprezzato e reietto, aveva già scritto alla metà dell’Ottocento che “non è la coscienza dell’uomo a determinare la sua condizione, ma la sua condizione a determinare la sua coscienza”. Menitas-Emilia era un feroce boss non perché lo “disegnassero così”, come disse Jessica Rabbit, ma semplicemente perché un boss deve agire da boss. L’anima femminile di Menitas, prigioniera di un corpo che non le apparteneva, si libera insieme alla trasformazione fisica del corpo . Dopo essere scomparso ed essersi finto morto e dopo il lungo soggiorno in Svizzera della moglie e dei suoi giovani figli, Menitas-Emilia torna in Messico e decide, insieme all’inseparabile avvocato Rita, di allestire un centro per il ritrovamento delle persone scomparse a Città del Messico, probabilmente vittime dei cartelli malavitosi. Intanto Emilia si riappropria della sua famiglia, vestendo i panni della zia Emilia pronta ad accogliere vedova e nipoti. Ma naturalmente le cose si complicano quando la giovane vedova confessa alla donna di aver avuto una relazione con un altro malavitoso, con il quale tenterà poi una fuga d’amore, e da qui tutto finirà in tragedia con la morte dei due amanti e di Emilia. Insomma un dramma. Anzi un dramma e un thriller o, per meglio dire, un dramma introspettivo, un thriller e un film d’azione. Detto ciò sembra proprio che ad Audiard non basti tale commistione di generi, poiché in realtà il film è sostanzialmente un musical. Sì avete letto bene, tutto il plot narrativo si sviluppa in moltissimi dialoghi cantati. A questo punto il rischio di trasformare il film in una porcheria immonda era altissimo, ma questo non solo non avviene, ma la vera forza del film sta proprio nella grande capacità di Jacques Audiard, che ricordiamolo è preminentemente uno sceneggiatore e non un regista, di essere riuscito a trattare una tematica a dir poco fuori contesto, con una profondità psicologica notevolissima e averlo saputo fare in un film dal ritmo serrato e utilizzando in più un genere che mal si presta all’introspezione psicologica. Riprese sporche e apparentemente poco raffinate rendono perfettamente gli ambienti, un montaggio magistrale, un ritmo narrativo molto serrato, testi e musica di assoluta originalità, fanno di questo film un’opera geniale. Il film è stato premiato al Festival di Cannes, ha anche ottenuto 7 candidature e vinto 3 Golden Globes, poi 10 candidature a BAFTA, quindi 4 candidature agli European Film Awards, 9 candidature a Critics Choice Awards, 3 candidature a SAG Awards, 1 candidatura a Directors Guild e 1 candidatura a CDG Awards e una a AFI Awards.
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fanalispentinellanotte · 2 years ago
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caro Amore, dove sei?
- fanalispentinellanotte
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immensoamore · 1 year ago
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Forse l’errore (l’illusione) più grande è aspettarsi di essere amati come amiamo. Forse è più complicato, ma veritiero, accettare che ognuno ami a suo modo, con i suoi gesti, le sue parole, quella modalità unica e particolare che è il risultato di una storia, di una vita, di un cuore.
Forse la salvezza è desistere dall’ideale della favola, per accogliere la verità dell’Essere Due in tutte le sue complicate contraddizioni, dove le due parti della mela non coincidono quasi mai ed è, giorno dopo giorno ,un laborioso tentativo di capirsi, venirsi incontro, accettarsi, un po’ sopportarsi. Qualsiasi nome abbia la relazione, di qualsiasi forma d’amore si tratti, non è mai un continuo “e vissero felici e contenti”, è più un “e vissero cercando di essere felici e impegnandosi a farsi contenti”, tra una lacrima, un errore, un tentativo fallito, una parola sbagliata.
Ognuno di noi sa per certo ciò che lo rende infelice, ciò che non potrebbe sopportare (nemmeno per amore), ciò che segna il confine tra la comprensione e il venire a meno dell’amore per se stessi,allora lì decade anche l’impegno a volere a tutti i costi che la combinazione funzioni. Allora bisogna solo accettare che Altrove è l’unica salvezza.
E che se la vita non è una favola e l’amore ancora meno c’è un piatto della bilancia che deve sempre pesare più del resto e si chiama “amarsi”. Abbiamo tutti diritto a una vita il più possibile felice...
Fin dove possiamo scegliere, cerchiamo chi, a suo modo, contribuisca ad accrescerla e non a boicottarla. Qualcuno che le lacrime ce le asciughi e non ce le faccia versare. Qualcuno che magari non sia perfetto, ma sia perfetto per noi, in ogni sua imperfezione. Qualcuno che, insieme a noi, viva l’amarsi in ambedue i suoi significati: connubio perfetto di infinite fragilità..
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smokingago · 7 months ago
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Lei aveva paura di amare.
La sua mente percepiva come una minaccia l’imprevedibile, l’ignoto, perché ciò che lei non conosceva lo vedeva come incontrollabile.
Ad incuterle paura era uno scenario che all’apparenza non possedeva nulla di minaccioso, aveva una grossa difficoltà a spiegarsene le motivazioni.
Lei aveva paura di innamorarsi, paura di instaurare una relazione alla cui base ci fosse un vero innamoramento.
L'amore per lei non era come un qualcosa di positivo, qualcosa di benefico, era una cosa da evitare.
Eppure ricercava dall’altra parte vicinanza, affetto comprensione e stabilità, come tutti.
Viveva emozioni molto intense che percepiva come incontrollabili e pericolose, perché prendevano il sopravvento sul proprio modo abituale di fare e di pensare.
Cercava si un amore, vivere una relazione seria, ma ne era altresì spaventata e non riusciva a lasciarsi andare a causa delle sue resistenze mentali, che la bloccavano e non le permettevano di vivere serenamente una storia d’amore.
Era la sua "anoressia sentimentale" , non riusciva ad amare davvero per il timore di soffrire, ipercontrollando i propri sentimenti e esasperando il proprio bisogno di indipendenza e invulnerabilità.
Arrivava a manifestare veri e propri sintomi di ansia e paura sconsiderata e irragionevole, che la spingevano a evitare tutte quelle situazioni, o persone, che potevano portarla ad un coinvolgimento sentimentale.
Le vedeva come un pericolo alla propria stabilità emotiva, fino a portarla a sperimentare dei veri e propri attacchi di panico.
Rifiutava di impegnarsi, la paura d’amare nascondeva in lei il timore della perdita della libertà.
Aveva sempre creduto nell'amore, ma era incapace di amare.
Cit. Smokingago (liberamente tratto)
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carmenvicinanza · 2 months ago
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Lina Poletti
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Lina Poletti, scrittrice e letterata, pioniera della liberazione sessuale e omosessuale, si è battuta per il suffragio e per l’emancipazione femminile.
Si è schierata contro perbenismo e fascismo e agito, in prima persona, contro l’analfabetismo e ogni forma di sopraffazione e limitazione delle libertà.
Dantista, poeta e grecista di immensa cultura, ha attraversato quasi un secolo di storia con onestà intellettuale, originalità creativa e coerenza. 
È stata una delle prime donne, in tutta Europa, a dichiarare apertamente di essere lesbica.
Nata a Ravenna il 27 agosto 1885, Cordula Poletti, era la penultima di quattro figlie di una famiglia di piccoli commercianti. Laureata in lettere all’Università di Bologna con Giovanni Pascoli nel 1907, con una tesi sulla poesia di Giosuè Carducci che viene ancora custodita nel Fondo Poletti della Biblioteca Classense di Ravenna.
Nonostante avesse sposato un uomo, Santi Muratori, suo amico d’infanzia con cui non ha mai vissuto, viene ricordata per le relazioni sentimentali che ebbe con Sibilla Aleramo e Eleonora Duse.
Nel 1908 ha partecipato al Congresso delle donne italiane in cui si chiedeva il suffragio, il riconoscimento della figura femminile nel diritto di famiglia e nei reati di violenza carnale. Vi erano presenti tutte le principali femministe italiane, tra cui la politica Anna Kuliscioff e Sibilla Aleramo, giovane scrittrice che, due anni prima, aveva pubblicato Una donna, romanzo che aveva fatto scalpore e scandalizzato, in cui raccontava l’abbandono del figlio e del matrimonio con il suo stupratore a cui era stata costretta dalla famiglia.
Tra le due era subito iniziato un intenso scambio epistolare e una grande passione.
In Lucida follia. Lettere d’amore a Lina, Sibilla Aleramo, l’ha definita, la fanciulla maschia, descrivendola come una giovane donna androgina, portatrice di comportamenti e caratteri svincolati dagli stereotipi sessuali, definibili come atteggiamenti culturali.
Insieme hanno partecipato ad attività suffragiste e filantropiche come quelle nelle scuole dell’Agro Romano e Pontino per portare l’istruzione nelle campagne dove abitavano popolazioni contadine analfabete, affette dalla malaria e costrette in condizioni di lavoro schiavistiche. Hanno anche prestato soccorso alle popolazioni terremotate di Calabria e Sicilia, nel dicembre 1908. 
Nell’autunno 1910 la loro relazione si concluse definitivamente e Lina Poletti visse una storia intensa e conflittuale con la più grande diva del tempo, Eleonora Duse che, in quel periodo stava attraversando una crisi creativa. Tra viaggi e celebri frequentazioni, aveva scritto, per il suo grande ritorno teatrale, un’Arianna che non è mai andata in scena e che era stata motivo di forte contrasto alla fine della loro relazione che aveva portato uno strascico di beghe legali per la restituzione dei manoscritti.
Nel 1918 ha pubblicato Poemetto della guerra, un’opera epica, animosa, forgiata ai modelli plastici dannunziani, capace di rappresentare, in modo aulico e appassionato, la catastrofe della Grande Guerra.
Grande studiosa di Dante, si ricorda una sua lezione alla Biblioteca Classense di Ravenna, il 9 maggio 1920, in cui si era presentata in abiti maschili. In giacca e camicia bianca, una camelia bianca appuntata al petto, aveva letto e commentato l’ultimo canto della Divina Commedia con passione esegetica accompagnata a un misurato controllo stilistico.
Il suo grande amore è stata Eugenia Rasponi Murat, nobile intellettuale femminista, con cui ha vissuto per 40 anni, dal 1918 fino alla morte della contessa, avvenuta nel 1958. Insieme hanno viaggiato tanto, attraverso la Grecia e l’Europa, spingendosi fino in Oriente. Hanno vissuto a Roma frequentando circoli teosofici e filosofici che le resero invise al regime che aveva mandato più volte a casa loro le autorità preposte al controllo e alla censura. Militanti culturali antifasciste, avevano organizzato seminari guidati dal filosofo Jiddu Krishnamurti che, per primo, ha divulgato il buddismo in Italia.
Lina Poletti ha scritto diversi saggi dedicati a Dante, Pascoli e Carducci e si è sempre occupata, sia nelle opere sia nella sua vita privata, dell’emancipazione delle donne.
In anni più recenti, la sua figura è stata approfondita per la sua visione sulla libertà delle relazioni tra i sessi che l’hanno resa un’icona queer.
Il suo ultimo lavoro è stato un vasto progetto di antropologia culturale che indagava su origini e fini comuni dei popoli dell’area mediterranea di cui non ci resta nulla, come poco è stato tramandato delle sue opere.
Si è spenta il 12 dicembre 1971 a Sanremo.
Selby Wynn Schwartz, studiosa di Stanford in After Sappho, libro segnalato dal New Yorker e nella longlist del Booker, di lei ha scritto: Ci guidava come un faro verso un futuro in cui non sapevamo ancora come vivere.
Lina Poletti è stata una visionaria voluttuosa, una ribelle intellettuale che ha trasgredito alle regole chiedendo libertà, amando apertamente altre donne. Ha scritto un manifesto mentre i fascisti si preparavano alla marcia su Roma, nel 1921.
Non ha avuto remore a esporsi e vivere come desiderava, nonostante le privazioni sociali e culturali dei tempi e spianato la strada alle rivendicazioni dei diritti umani.
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susieporta · 2 months ago
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L’errore è credere che uno ti possa dare amore.
L’amore non è relazione. Come non lo è l’intelligenza, come non lo è la consapevolezza.
Questi sono degli “stati interiori” dato che sorgono dal tuo stesso Essere e possono diventare una tua condizione permanente.
Altra cosa invece è il condividere i propri “stati” con gli altri.
Come nessuno può darti la sua intelligenza, e come nessuno può darti la tua consapevolezza, allo stesso modo, nessuno può darti il suo amore.
Una persona che vive in uno stato di amore farà innamorare anche gli altri per risonanza, mentre gli altri crederanno di essersi innamorati. Ma ciò che percepiscono realmente, e che poi proiettano all’esterno in quanto a convinzione, è il loro stesso amore.
Eppure noi spesso vediamo le cose all’incontrario.
Quando tu sei amore, non hai più bisogno di amore.
Non è più un tuo bisogno, ma un semplice piacere da condividere.
Sentire un forte bisogno d’amore significa semplicemente che siamo scollegati da noi stessi nel profondo, dove si trova la sorgente d’amore, nel nostro Essere.
Come far sì che questo amore non sia più un bisogno che si cerca negli altri?
Come vivere in uno stato di amore autentico?
Roberto Potocniak
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ambrenoir · 7 months ago
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Uno degli addii più difficili si verifica quando amiamo una persona e allo stesso tempo vediamo che non è possibile costruire una relazione sana al suo fianco.
Rimanere significa continuare ad aspettare cambiamenti che non arrivano, tollerare azioni che ci feriscono, accettare il minimo sforzo, perderci nel tentativo di non perderla.
Sappiamo che andarcene farà male, ma sarà la strada che ci porterà a guarire. Invece, rimanere continuerà ad aprire sempre di più la ferita.
A volte scegli di andartene, non per mancanza d’amore verso questa persona, ma perché è il tuo amor proprio che ti spinge a prenderti cura di te stesso, e con amore te ne vai.
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