#ironia nelle relazioni
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Gli amori difficili di Italo Calvino: Un’esplorazione delle sfumature dell’amore e dell’incomprensione umana. Recensione di Alessandria today
Racconti che catturano la complessità delle relazioni umane in un mondo fatto di incontri e di attese
Racconti che catturano la complessità delle relazioni umane in un mondo fatto di incontri e di attese Recensione Gli amori difficili di Italo Calvino è una raccolta di racconti che esplora le diverse sfumature dell’amore e dell’incomunicabilità umana. Ogni racconto, pur avendo una propria autonomia narrativa, si ricollega agli altri attraverso il tema dell’amore vissuto come avventura, come…
#Alessandria today#amore difficile#amore e attesa#amore e incomprensione#amore e solitudine#Amore impossibile#amore in letteratura#analisi dei sentimenti#avventure d’amore#avventure di vita.#Calvino opere#Calvino scrittore#Einaudi#Gli amori difficili#incomprensione amorosa#Incomunicabilità#incomunicabilità dell’amore#introspezione psicologica#ironia nelle relazioni#italianewsmedia.com#Italo Calvino#Letteratura del Novecento#letteratura italiana#letteratura italiana contemporanea#libri di Calvino#narrativa di relazione#narrativa italiana#narrativa moderna#psicologia delle relazioni#racconti brevi
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"Ti faccio un tutorial", l’essenza musicale di Namida
Dal 12 aprile 2024 sarà in rotazione radiofonica "Ti faccio un tutorial" (Matilde Dischi), il nuovo singolo della cantautrice punk rock Namida disponibile sulle piattaforme di streaming digitale dal 29 marzo.
"Ti faccio un tutorial" è un brano energico che racchiude l'essenza esplosiva del progetto della cantautrice pop punk. Ironia, grinta e freschezza sono il marchio di fabbrica di questo singolo che porta alla luce temi di attualità come l'educazione affettiva, il Ghosting e le relazioni tra pari.
In "Ti faccio un tutorial" Namida parla della sua vita e delle relazioni che spesso la annoiano, lei in questo pezzo chiede, vuole e pretende di più dagli altri.
È una dedica a chi non si accontenta di una serata in discoteca, di un messaggio d'amore, di una canzone urlata a un concerto o di un bel ragazzo conosciuto a una festa.
È un tutorial per menti ribelli, per chi cerca il brivido e per chi, come Namida, si nutre di emozioni forti.
Spiega l'artista a proposito del brano: "Quando ho scritto questa canzone mi sono divertita e il testo e uscito come fosse un flusso di coscienza. In questo pezzo ci ho messo molto del mio carattere, infatti, mi permette di far conoscere un altro lato di me a chi ascolta la mia musica.Ho deciso di parlare di temi legati alle relazioni molto attuali come, ad esempio, l'accenno al ghosting e lo faccio attraverso il racconto di una storia. Mi sono sempre sentita sbagliata perché cercavo e pretendevo sempre un qualcosa in più dalle persone ma, con il tempo, ho capito che cercavo il massimo dalle persone sbagliate: gli "stronzi tutta cresta e zero testa".
Il videoclip di "Ti faccio un tutorial", diretto e girato da Alessandro Sangiorgi, è fresco e travolgente. In una location che richiama l'immaginario pop punk americano, Namida, con sfrontatezza racconta le sue emozioni. Energia, colori e sfacciataggine sono le caratteristiche principali che permettono a Namida di lanciare una sfida al suo pubblico: "provate a stare fermi".
Guarda il videoclip su YouTube:
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Biografia
Claudia Pregnolato, in arte Namida (Torino, 20 febbraio 2000) è una cantautrice "Pop Punk" dal sapore internazionale. La sua voce calda e potente è il marchio di fabbrica del suo primo progetto discografico.
Si avvicina alla musica da molto piccola e infatti all'età di 6 anni, si esibisce per la prima volta su un palco, partecipando ad alcuni concorsi canori della provincia.
Nel 2018 è stata semi-finalista al Festival di Castrocaro e nel 2019 finalista al Festival Show. Ha partecipato a concorsi nazionali con ottimi risultati, uscendo vincitrice al Festival di Cittadella 2019. Nello stesso anno, per la prima volta, affronta con entusiasmo l'esperienza di Area Sanremo classificandosi 14^.
Il 2021 la vede come una degli 8 finalisti del Festival di Castrocaro 2021 e vincitrice di Area Sanremo 2021 con il brano "Estate di Merda".
Nel 2022 è stata scelta tra i 35 ragazzi di Deejay On Stage, arrivando in semi-finale con il brano "AIP".
Durante il 2023 ha continuato a sperimentare con la scrittura e ha pubblicato diversi singoli che hanno ottenuto l'approvazione di Spotify. Infatti, sono stati inseriti nelle playlist editoriali "New Music Friday" e "Rock Italia" vedendosi anche in copertina di quest'ultima grazi al singolo "Figli dei Fuori".
Durante l'estate è stata scelta da festival importanti aprendo diversi Big della musica italiana: Meeting del Mare in apertura a Bresh, Sequoie Music Park in apertura a Tananai, Tanta Robba Festival con i NuGenea, Antifestival in apertura a Hell Raton.
Inoltre, è stata scelta tra i 35 ragazzi di Deejay on Stage 2023 e da RDS per suonare sul palco dell'RDS Summer Festival 2023 in apertura a Fedez, Annalisa, Articolo 31, Boomdabash. Il 6 aprile aprirà il concerto delle Bambole di Pezza.
Attualmente è impegnata nella realizzazione del suo primo album. Namida è un'artista pungente, che riesce a mischiare cattiveria e dolcezza allo stesso tempo, trasportandovi così in un meraviglioso viaggio fatto di istinto, colori ed emozioni contrastanti.
Dopo aver inaugurato il 2024 con il brano "Paranoia Park", "Ti faccio un tutorial" (Matilde Dischi) è il nuovo singolo di Namida disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 29 marzo 2024 e in rotazione radiofonica dal 12 aprile.
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"Ti faccio un tutorial", l’essenza musicale di Namida
Dal 12 aprile 2024 sarà in rotazione radiofonica "Ti faccio un tutorial" (Matilde Dischi), il nuovo singolo della cantautrice punk rock Namida disponibile sulle piattaforme di streaming digitale dal 29 marzo.
"Ti faccio un tutorial" è un brano energico che racchiude l'essenza esplosiva del progetto della cantautrice pop punk. Ironia, grinta e freschezza sono il marchio di fabbrica di questo singolo che porta alla luce temi di attualità come l'educazione affettiva, il Ghosting e le relazioni tra pari.
In "Ti faccio un tutorial" Namida parla della sua vita e delle relazioni che spesso la annoiano, lei in questo pezzo chiede, vuole e pretende di più dagli altri.
È una dedica a chi non si accontenta di una serata in discoteca, di un messaggio d'amore, di una canzone urlata a un concerto o di un bel ragazzo conosciuto a una festa.
È un tutorial per menti ribelli, per chi cerca il brivido e per chi, come Namida, si nutre di emozioni forti.
Spiega l'artista a proposito del brano: "Quando ho scritto questa canzone mi sono divertita e il testo e uscito come fosse un flusso di coscienza. In questo pezzo ci ho messo molto del mio carattere, infatti, mi permette di far conoscere un altro lato di me a chi ascolta la mia musica.Ho deciso di parlare di temi legati alle relazioni molto attuali come, ad esempio, l'accenno al ghosting e lo faccio attraverso il racconto di una storia. Mi sono sempre sentita sbagliata perché cercavo e pretendevo sempre un qualcosa in più dalle persone ma, con il tempo, ho capito che cercavo il massimo dalle persone sbagliate: gli "stronzi tutta cresta e zero testa".
Il videoclip di "Ti faccio un tutorial", diretto e girato da Alessandro Sangiorgi, è fresco e travolgente. In una location che richiama l'immaginario pop punk americano, Namida, con sfrontatezza racconta le sue emozioni. Energia, colori e sfacciataggine sono le caratteristiche principali che permettono a Namida di lanciare una sfida al suo pubblico: "provate a stare fermi".
Guarda il videoclip su YouTube:
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Biografia
Claudia Pregnolato, in arte Namida (Torino, 20 febbraio 2000) è una cantautrice "Pop Punk" dal sapore internazionale. La sua voce calda e potente è il marchio di fabbrica del suo primo progetto discografico.
Si avvicina alla musica da molto piccola e infatti all'età di 6 anni, si esibisce per la prima volta su un palco, partecipando ad alcuni concorsi canori della provincia.
Nel 2018 è stata semi-finalista al Festival di Castrocaro e nel 2019 finalista al Festival Show. Ha partecipato a concorsi nazionali con ottimi risultati, uscendo vincitrice al Festival di Cittadella 2019. Nello stesso anno, per la prima volta, affronta con entusiasmo l'esperienza di Area Sanremo classificandosi 14^.
Il 2021 la vede come una degli 8 finalisti del Festival di Castrocaro 2021 e vincitrice di Area Sanremo 2021 con il brano "Estate di Merda".
Nel 2022 è stata scelta tra i 35 ragazzi di Deejay On Stage, arrivando in semi-finale con il brano "AIP".
Durante il 2023 ha continuato a sperimentare con la scrittura e ha pubblicato diversi singoli che hanno ottenuto l'approvazione di Spotify. Infatti, sono stati inseriti nelle playlist editoriali "New Music Friday" e "Rock Italia" vedendosi anche in copertina di quest'ultima grazi al singolo "Figli dei Fuori".
Durante l'estate è stata scelta da festival importanti aprendo diversi Big della musica italiana: Meeting del Mare in apertura a Bresh, Sequoie Music Park in apertura a Tananai, Tanta Robba Festival con i NuGenea, Antifestival in apertura a Hell Raton.
Inoltre, è stata scelta tra i 35 ragazzi di Deejay on Stage 2023 e da RDS per suonare sul palco dell'RDS Summer Festival 2023 in apertura a Fedez, Annalisa, Articolo 31, Boomdabash. Il 6 aprile aprirà il concerto delle Bambole di Pezza.
Attualmente è impegnata nella realizzazione del suo primo album. Namida è un'artista pungente, che riesce a mischiare cattiveria e dolcezza allo stesso tempo, trasportandovi così in un meraviglioso viaggio fatto di istinto, colori ed emozioni contrastanti.
Dopo aver inaugurato il 2024 con il brano "Paranoia Park", "Ti faccio un tutorial" (Matilde Dischi) è il nuovo singolo di Namida disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 29 marzo 2024 e in rotazione radiofonica dal 12 aprile.
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"Ti faccio un tutorial", ecco Namida
Dal 12 aprile 2024 sarà in rotazione radiofonica "Ti faccio un tutorial" (Matilde Dischi), il nuovo singolo della cantautrice punk rock Namida disponibile sulle piattaforme di streaming digitale dal 29 marzo.
"Ti faccio un tutorial" è un brano energico che racchiude l'essenza esplosiva del progetto della cantautrice pop punk. Ironia, grinta e freschezza sono il marchio di fabbrica di questo singolo che porta alla luce temi di attualità come l'educazione affettiva, il Ghosting e le relazioni tra pari.
In "Ti faccio un tutorial" Namida parla della sua vita e delle relazioni che spesso la annoiano, lei in questo pezzo chiede, vuole e pretende di più dagli altri.
È una dedica a chi non si accontenta di una serata in discoteca, di un messaggio d'amore, di una canzone urlata a un concerto o di un bel ragazzo conosciuto a una festa.
È un tutorial per menti ribelli, per chi cerca il brivido e per chi, come Namida, si nutre di emozioni forti.
Spiega l'artista a proposito del brano: "Quando ho scritto questa canzone mi sono divertita e il testo e uscito come fosse un flusso di coscienza. In questo pezzo ci ho messo molto del mio carattere, infatti, mi permette di far conoscere un altro lato di me a chi ascolta la mia musica.Ho deciso di parlare di temi legati alle relazioni molto attuali come, ad esempio, l'accenno al ghosting e lo faccio attraverso il racconto di una storia. Mi sono sempre sentita sbagliata perché cercavo e pretendevo sempre un qualcosa in più dalle persone ma, con il tempo, ho capito che cercavo il massimo dalle persone sbagliate: gli "stronzi tutta cresta e zero testa".
Il videoclip di "Ti faccio un tutorial", diretto e girato da Alessandro Sangiorgi, è fresco e travolgente. In una location che richiama l'immaginario pop punk americano, Namida, con sfrontatezza racconta le sue emozioni. Energia, colori e sfacciataggine sono le caratteristiche principali che permettono a Namida di lanciare una sfida al suo pubblico: "provate a stare fermi".
Guarda il videoclip su YouTube:
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Biografia
Claudia Pregnolato, in arte Namida (Torino, 20 febbraio 2000) è una cantautrice "Pop Punk" dal sapore internazionale. La sua voce calda e potente è il marchio di fabbrica del suo primo progetto discografico.
Si avvicina alla musica da molto piccola e infatti all'età di 6 anni, si esibisce per la prima volta su un palco, partecipando ad alcuni concorsi canori della provincia.
Nel 2018 è stata semi-finalista al Festival di Castrocaro e nel 2019 finalista al Festival Show. Ha partecipato a concorsi nazionali con ottimi risultati, uscendo vincitrice al Festival di Cittadella 2019. Nello stesso anno, per la prima volta, affronta con entusiasmo l'esperienza di Area Sanremo classificandosi 14^.
Il 2021 la vede come una degli 8 finalisti del Festival di Castrocaro 2021 e vincitrice di Area Sanremo 2021 con il brano "Estate di Merda".
Nel 2022 è stata scelta tra i 35 ragazzi di Deejay On Stage, arrivando in semi-finale con il brano "AIP".
Durante il 2023 ha continuato a sperimentare con la scrittura e ha pubblicato diversi singoli che hanno ottenuto l'approvazione di Spotify. Infatti, sono stati inseriti nelle playlist editoriali "New Music Friday" e "Rock Italia" vedendosi anche in copertina di quest'ultima grazi al singolo "Figli dei Fuori".
Durante l'estate è stata scelta da festival importanti aprendo diversi Big della musica italiana: Meeting del Mare in apertura a Bresh, Sequoie Music Park in apertura a Tananai, Tanta Robba Festival con i NuGenea, Antifestival in apertura a Hell Raton.
Inoltre, è stata scelta tra i 35 ragazzi di Deejay on Stage 2023 e da RDS per suonare sul palco dell'RDS Summer Festival 2023 in apertura a Fedez, Annalisa, Articolo 31, Boomdabash. Il 6 aprile aprirà il concerto delle Bambole di Pezza.
Attualmente è impegnata nella realizzazione del suo primo album. Namida è un'artista pungente, che riesce a mischiare cattiveria e dolcezza allo stesso tempo, trasportandovi così in un meraviglioso viaggio fatto di istinto, colori ed emozioni contrastanti.
Dopo aver inaugurato il 2024 con il brano "Paranoia Park", "Ti faccio un tutorial" (Matilde Dischi) è il nuovo singolo di Namida disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 29 marzo 2024 e in rotazione radiofonica dal 12 aprile.
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Quel maledetto diciotto marzo del 2021. Era il suo compleanno. Lo conoscevo da qualche giorno o settimana, non mi ricordo nemmeno. Quel giorno però mi ricordo che firmai la mia condanna. Avete presente quel tipo di uomo che vi infastidisce e che allo stesso tempo vi fa impazzire? Ecco, lui era così. Elegante, acculturato, gentile, presuntuoso ed arrogante. Quell’anno compì 26 anni. In Italia percorreva il periodo del covid per cui milioni di italiani vivevano costretti chiusi in casa. Fu colpa della mia amica che mi mandò la richiesta della videochiamata quella sera che io sono solita non accettare se non sono in tiro, soprattutto non sapendo chi potesse esserci. E fu lì, che conobbi quest’uomo che aveva attirato la mia attenzione fin da subito. Poco dopo mi seguì su Instagram, voleva vedere i miei video su TikTok, qualche volta mi fece qualche videochiamata, ma sempre solo se andasse a lui. Capitavano giorni nei quali non lo sentissi e nei quali sentivo la sua mancanza perché mi incuriosiva da morire la sua persona. Inutile dirvi che questo durò per mesi. C’erano sere nelle quali ci vedevamo in videochiamata. Mi disse però che non volesse relazioni. Era stato bruciato da una storia precedente che lo aveva mandato in depressione e a causa della quale aveva rimandato molti esami. Il ragazzo in questione aveva sede a Milano e si stava laureando in ingegneria elettronica. Non si spiegarvi come, ma in pochi mesi mi sentivo completamente infatuata da lui. Nonostante sapessi che non volesse relazioni continuai a parlarci e sentirlo. In estate partii per lavoro e mi trovavo in Calabria ed avevo poco tempo per parlare con lui e sentirlo e decisi che quello potesse essere un modo per dimenticarlo. In me che non si dica però , dopo un mese, in un mio messaggio gli scrissi che mi avrebbe fatto piacere se ci fossimo sentiti di più, e lì firmai per la seconda volta la mia rovina. Poiché da quel giorno mi scrisse davvero tutti i giorni e mi faceva piacere da morire. Addirittura in uno di quei messaggi mi scrisse che volesse venire a trovarmi in Calabria. Io ero nella convinzione che non provasse interesse per me e che con me non avesse nessun tipo di intenzioni serie, dunque cercai di non illudermi. Difatti non venne più e nonostante me lo aspettassi , ci rimasi ugualmente male. A settembre, tornata a Caserta, decisi che dovevo dimenticarlo e che non ci saremmo mai visti. Così , ironia volle che conoscessi un altro ragazzo, un po’ più piccolo di me e che ci iniziassi ad uscire . Mi interessava e sembrava darmi più attenzioni di quelle che chiedessi a Giuseppe, il ragazzo in questione. Ma , con questo ragazzo non uscii più di due volte per capire che purtroppo non avesse ciò che io cercassi. Dunque, non so dirvi come, continuando a parlare con Giuseppe, una sera di settembre non mi confessò finalmente che io gli piacessi, ed io ero incredula. Da lì il nostro rapporto cambiò ed iniziammo a sentìrci con più costanza, tutti i giorni o quasi fino al 20 ottobre, giorno prima dei miei 24 anni. Voi mi direte “e che è successo il 20 ottobre?” Beh, che per la prima volta ci saremmo visti dopo mesi di chat e videochiamate.
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Ovunque tu sia...
Stamattina è stata la pioggia a svegliarmi, ricordandomi che oggi sarebbe stato il tuo compleanno. Eh sì, per ironia del Destino da quando sei volata via riesco sempre a ricordare questo giorno mentre prima quando eri proprio accanto a me dimenticavo persino di darti gli auguri. Ecco questa è una di quegli errori che forse non riuscirò mai a perdonarmi.
Cara Stellina, da quando te ne sei andata sono cambiate molte cose. Sai orami sono una donna di ben 23 anni, anche se c’è chi ancora mi scambia per 18enne, forse perché nel mio cuore sono rimasta quella bambina che tu conosci bene e a cui hai insegnato ad amare, nonostante il dolore.
Quest’anno per molti, e a tratti anche per me, è stato un anno da dimenticare, perché il mondo intero è stato fermato da un virus letale, capace di ucciderti con un semplice respiro.... Assurdo non credi? A descriverlo sembra la trama di un film apocalittico, ma ormai per me è quotidianità, anzi sono così abituata ad uscire con la mascherina che temo che il giorno in cui tutto finirà mi sentirò nuda a non indossarla. Sì, lo so che quel giorno è ancora lontano, ma ora so bene che i sogni richiedono molto tempo per realizzarsi. Quest’anno avrei dovuto cambiare città, per realizzare quel sogno di vivere da sola e coltivare la mia passione, ma una settimana prima che quel sogno diventasse realtà, il mostro Covid ha chiuso le porte della mia casa, condannandomi alla solitudine.
Due mesi di lockdown, iniziati con le migliori intenzioni, sai ho letto, scritto un libro e mi sono ritrovata a parlare con tante persone che pur distanti erano vicine perché per la prima volta nel mondo sembrava che non esistessero più differenze. Ma ad un tratto sono crollata nel vortice della depressione perché quell’incubo sembrava non avere fine, persino uscire non era più un’occasione per distrarsi siccome una mascherina copriva il viso di ogni passante, privandomi della possibilità di trovare un briciolo di forza nel sorriso di un bambino. Poi a Maggio poco dopo il mio compleanno ho conosciuto Andrea, un ragazzo che probabilmente da vicino non avrei mai notato, ma che su Instagram ha attirato la mia attenzione. Una semplice notifica mi avvisava del suo follow, e non so perché ma da quel giorno non riuscivo a togliermelo dalla testa. Così dopo suoi svariati like decisi di fare il primo passo, e un mese dopo ci siamo fidanzati. Beh ho tralasciato un dettaglio: non era della mia città ed io che non ho mai creduto nelle relazioni a distanza mi sono ritrovata innamorata di un barese... Buffo, eh? In fondo sai che amo le cose impossibili. Il 23 giugno ci siamo visti e da quel giorno ci siamo fidanzati, dopo circa un mese di interminabili chiamate e messaggi del buongiorno all’alba. Sì, cara Stellina, proprio quando non lo credevo possibile mi sono innamorata, e stavolta ho capito di esserlo per davvero quando ho avuto paura di perderlo per un litigio. E’ durata un mese, poi mi ha abbandonata da un giorno all’altro senza darmi una spiegazione. Il 2 agosto ero sola, con mille domande e verità che facevano troppo male per poterle accettare. E’ stato un mese difficile ma stavolta ho deciso di reagire partendo per le vacanze. Una settimana a Catania dove ho persino trovato due amici, proprio due giorni prima di partire. Nel frattempo però non ho mai smesso d pensare ad Andrea che da settembre in poi ha ricominciato a seguire le mie storie, ma solo ad ottobre ha avuto il coraggio di cercarmi. Ci siamo illusi che potesse ritornare come prima, ma la sua vita era diversa da come me l’aveva descritta e non ero più in grado di fidarmi di lui, che chiedeva tempo per capire cosa volesse nella sua vita. Il 7 dicembre gli ho scritto una lettera d’auguri per il compleanno poi sono uscita dalla sua vita, e testarda come sono a Natale sono ritornata ma stavolta lui mi aspettava e ci siamo ritrovati a parlare al telefono come 5 mesi prima, per 44 minuti. In quel momento mi sono accorta che non era ancora tardi per riprovarci, e all’una di notte il primo gennaio mi ha chiesto di restare ne suo 2021... Beh quello è stato il mio primo istante di felicità del 2021 ma l’ultimo con Andrea, perché mi ha di nuovo abbandonata. Sì, forse stavolta è colpa mia che ho dato ascolto al mio cuore, ma passerà sai? So che mi hai vista piangere domenica, perché anche se sei volata via in fondo resti sempre accanto a me... No, tranquilla non preoccuparti per me, starò meglio, ci sono già passata e so che solo il tempo può curare quelle ferite. Sai, oggi ti ho sentita accanto a me, e mi sono chiesta se sei orgogliosa della donna che sono diventata, o se invece vorresti rimproverarmi per gli errori d’amore che continuo a fare... Sai fa strano pensare che ero solo una bambina quando eri con me, e se qualcuno mi avrebbe detto che avrei sofferto per amore non ci avrei mai creduto, però se ho un cuore così grande un po' lo devo a te, perché sei stata la prima ad insegnarmi ad amare nonostante il dolore. Sorellina oggi è il tuo giorno eppure l’unico regalo che vorrei farti è poterti abbracciare un’ultima volta, ma alla fine so che sarebbe ancora più difficile lasciarti andare. Sai alla fine per quanto il tempo passi la tua mancanza continua a vivere dentro me, e in alcuni giorni è insostenibile. Vorrei tanto renderti fiera di me, ma so che ne ho commessi di errori da quando sei volata via, però di una cosa puoi starne certa so ancora aspettare chi va via. Quella bambina che aspettava il ritorno del padre accanto alla sua cagnolina non è mai cresciuta. Beh, che ne dici di aspettare accanto a me il giorno del nostro incontro?
Doevevo scriverti una lettera di auguri e alla fine ho finito con il parlare di me, a quanto pare sono la solito bambina egocentrica e capricciosa che era gelosa persino delle attenzioni che ti riservavano. Ah, dimenticavo non ti ho mai ringraziato per quel regalo a quattro zampe che mi hai fatto dopo poco essere volata via. Sì, beh è completamente diversa da te, ma il tuo cuore a quanto pare l’hai lasciato nel suo petto. Stellina, lei non prenderà mai il tuo posto, ricordatelo.
E’ stato difficile scriverti queste parole, perché sai che le emozioni spesso prendono il sopravvento, ma in qualche modo volevo e dovevo mostrarti la mia vicinanza. Scusami se a volte ho ignorato i tuoi segnali, ma sappi che non ti ho mai dimenticata. Auguri sorellina, buon compleanno... Ti amo..
Spero che il mio amore ti raggiunga fin lassù... Stammi vicina ho bisogno di te per ricominciare ad amare.
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C’è luce ponente su Aracoeli, l’ultimo romanzo della vita (e della morte, della quale ispirazione e testo sono intrisi) di Elsa Morante. Ponente, occidente, calante, nello specchio di sofferenza reale della scrittrice, e però mai fioca. Critica, certo, avveduta e più o meno distante per palato dalle atmosfere bianco e nere della immensa narratrice nelle quali l’esplosione è calor bianco e la notte pura tenebra, ne ha scritto annusandovi degrado sociale e umano, decostruzione fosca, disperazione. Romanzo fra i più sofferti e oscuri di Elsa Morante, edito da Einaudi, Aracoeli (392 pagine, ) possiede nei geni e nella fioritura, questi e quella. Però depista, in irti infiniti singulti stilistici come in piene vampate di luce lontana – tanto più remota e impalpabile, quanto più violenta e vera – nella ricerca labirintica di causa ed effetto, brace generatrice o cenere residua. Presupposto emotivo o risultato sciolto magari nel pianto, come quello che prelude al finale, del protagonista. Il degrado è ciò che si vede, ciò che è reale. Non tutto.
Un figlio, una madre
Questi, il protagonista monologante, è un uomo che ha scavalcato i quaranta, bambino insoluto; è un omosessuale in forma idolatra febbricitante incurante di sé, anzi assetato del sistematico maltrattamento e abbandono, però non incarna una novella di genere o di pienezza identitaria; è borghese (per le strade dell’Italia della contestazione e degli anni di piombo, dopo essere stato bambino negli anni del fascismo e della guerra) come spesso indulge ad autoflagellarsi, nauseato e alla propria nausea irresolubilmente incollato; è un figlio. E infine maledice la madre, unica, perduta però perenne fonte di amore. Insurrogabile e compulsivamente surrogata.
C’è molto, troppo, in questa opera che viaggia da labirinti incurvati dentro, da un periodare a tratti oscuro e sofferto, oppure spicca voli di autenticità affettiva che il fiato lo mozzano fino alla commozione, tirato e risparmiato per il prossimo, imminente, allungo di quel monologo interiore che s’inganna senza mai credere pienamente al tranello. Ai mille tranelli ai quali Kafka dava i sembianti di bivi inforcati i quali solo un punto d’arrivo è certo: il non ritorno. Che Elsa Morante amasse e conoscesse gli stretti passaggi alla luce tagliente – e possibilmente mai visibile – del genio boemo, era noto. Dagli esercizi di stile nel racconto L’uomo dagli occhiali, fino a certe estenuanti cacce d’Arianna appresso al filo spezzato della ragione e della topografia in Menzogna e sortilegio. Qui, a rendere tributo naturale, antimitica e sgorgante, è la visione del castelluccio andaluso ai piedi del quale Manuele-Manuelito, sulle piste dell’infanzia della madre due volte abbandonatrice – la prima, con la fuga dalla casa di famiglia, la seconda con la morte addenda del disfacimento del sepolcro bombardato del Verano – frena il passo già strascicato, per concludere presto che quella pietra non ha più valore ed è come un pozzo secco senza soffitto. Passa oltre, senza tuttavia riuscire a districarsi per davvero dalla lanugine di memoria falsa e trucemente emotiva che lo guida e tradisce e infine determina: nessuna storia, neppure la più vera, è reale, ma immaginaria.
L’originale narrativa del doppio
È qui che si innesta l’originale narrativa del doppio apparentata con i più grandi del secolo passato e di quello ancora prima, che rende Manuele-Manuelito sosia dostoevskijano e anacronistico di un altro Manuel, il fratello della madre andalusa morto giovanissimo nella guerra civile spagnola, combattendo Franco “dalla parte sbagliata” rispetto alle credenze e alle icone valoriali di famiglia. Rispetto al Sosia del russo, qui l’incarnazione non si concreta nella parodia cattiva e moralmente sghemba del proprio uguale, ma nello specchio bello dell’idealizzazione infantile, immutabile. Resta cenere, cartoline postume e, soprattutto, i piedi incatenati alla “parte sbagliata”: fuori della politica e della storia, nell’esistenza. Manuele, pure agli occhi dei suoi idolatrati-odiati maschi rivoluzionari che in quegli anni in Italia profetizzano la fine del capitalismo borghese, che di lui usano e fanno trascurabile pattume (salvo poi incravattarsi e smaltire gli eccessi antagonisti in formazioni moderate e dimostrare che poi cotanti maschi integerrimi non sarebbero mai potuti essere) è dalla “parte sbagliata”: è un borghese, uno stigma più che un male. Così arriva la confessione trasognata di possedere un’intelligenza e non essere in grado di usarla, la castrazione quotidiana dietro la siccità dall’altra parte di una diga che, a monte, trabocca di bisogno e capacità di affetto annegata. La tematica psicanalitica è talmente rimbombante da impallidire nel proprio verbo davanti alla sua stessa, agnostica, drammatica stesura esistenziale, che la precede e le sopravvive. E finisce essa stessa in platea, da stipite a chiave confusa dentro un mazzo d’altre cento.
Il doppio fallito, doppio anche nel sembiante, come esplicazione sana ma naufragata del passaggio dall’infanzia gelosa alla maturità consapevole: incarnazione impossibile. Encarnación si chiama la sorellina morta prematuramente, che costa all’andalusa Aracoeli, la Madre, una spossata depressione fatale. Poi sarà un cancro alla testa – ma qui Manuele non assentirà mai, asseverando sapendo di mentire la versione odiosa che gli salva la sopravvivenza ma non la vita, della bestialità materna – ne minerà e stravolgerà la condotta e le vibrazioni fino a farla diventare preda ninfomane del primo venuto prima, prostituta poi.
Non finisce nel turbine folle del monologo interiore schnitzleriano, Manuel: non usa l’intelligenza oppure, quando ciò accade, lo fa volontariamente in modo stolto. Autoinfliggendosi sonno e dolore plastico, attraverso alcol, narcotici che sostituiscono, con l’età, le piccole mutilazioni corporali: è quel che resta del doppio, la cui caratteristica fondamentale è travolgere anche l’uno quando esso, di per sé, arriva alla disintegrazione. Ed ecco, allora, aggirarsi per le strade di notte in caccia compulsiva di fugaci schiavitù sessuali o nella Sierra andalusa polverosa, l’uno frantumato, orfano della propria integrità paradisiaca, doppia. Lo zio è la stessa madre, ne ha il viso irripetibile e uguale, maschio tecnico di una femmina di acciaio lucente, come la vite dentro il dado.
Senza meta e senza metà
Si aggira senza meta e senza metà, questo Pasolini parziale privato senza qualità, che in questo caso è invece tutto se stesso: incapace di essere di più, di vedersi meglio, di fare poesia e trasudare sofferenza per provare a cambiare, se non se stesso, la realtà circostante. Ma come fare, se è immaginario tutto, pure il vero? Se nulla ha davvero valore, neppure la stessa vita? Ecco allora che l’uomo, il ragazzo di vita diventa straniero camusiano, disinteressato alla propria sorte non scorgendone neanche il più remoto orizzonte; però, a differenza di quello, sente dolore, quella fitta che scava invisibilmente la faringe, quel giorno a San Lorenzo, a trovare, per l’ultima volta il padre a propria volta azzerato, per bucare il palloncino molle del pianto dirotto. Degrado sociale, effetto e successione temporale della stessa idra, la realtà-illusione. Senza qualità… Manuelito attraverso Morante sovverte Musil e il suo “centro inesistente” della sua prammatica e filosofia narrativa. Dimostra che essere inesistenti bacia senza vergogna l’essere reali. La carne neonata vagheggiata ridiventa senza passaggi gloriosi legno di burattino pensante. Uno sberleffo alla dialettica conosciuta, al doppio rassicurato dalla rivelazione sacra o dalla realizzazione positiva: blocchi di partenza ritardata, piantati lì da sempre. Il centro fiacco è un turbine arrugginito, è l’uomo stesso che sembra sillabare Gino Paoli, e dire che lui è ancora lì, nelle sue mutande: non roccia resistente ma morena stanca. Ironia del tempo contro il tempo.
Sdoppiato smezzato straziato
La società italiana durante e subito dopo le acri lotte politiche degli anni Settanta: c’è l’Odore di Parise e la sua signora vittima del vuoto questuante e della violenza che genera, nelle nubi grevi di temporale; c’è Morante e il suo uomo sdoppiato smezzato straziato, sulla punta del parafulmine di quella scarica estrema che dà fuoco al sangue con benzine avvelenate di colpa e di elemosina, e di violenza brutale che schernisce, quasi invocata, nell’entropia mortale fra testo e contenuto delle vite, delle relazioni, delle chimiche fra vittime e carnefici. Di tale sacrificalità, Manuele-Manuelito è agglutinato e catalizzatore: a Girard non sarebbe sfuggito neppure uno di quelli che egli chiamò “segni vittimari” che recano all’accerchiamento, reale in antropologia ma qui immaginato e dunque non meno reale, e al sacrificio. Figlio della colpa sanata poi legittimo figlio di uno stimato e poi rovinato comandante della regia Marina; miope, inadatto a giudicare il proprio specchio frantumato dal proprio meaculpa interiore e dal bisogno di amore e, all’infinito, di madre. O forse di padre, come rivelano le righe finali. Si cerca il superfluo quando manca il necessario. Soprattutto, lui è “borghese”. Fuori posto.
C’è Collodi nello straziante giuoco che si fanno di lui i due vagabondi che bendano il piccolo Manuele convinto di essere davanti a un tribunale partigiano. E lo condannano, salvo poi lasciarlo senza colpa e senza espiazione. Senza niente. Lì la nube di violenza brutale si addensa senza prorompere, il patetico trasmuta in lirico, il limbo in tela di ragno perenne dei pensieri e degli aneliti. Ma Gatto e Volpe hanno scopo, i due renitenti vagabondi no. Sono due facce del vuoto, del ponte saltato che separa, ormai d’aria vuota, il bisogno dalla possibilità di ottenere, il diritto naturale all’affetto dalla stessa vita. Alla prosa di Elsa Morante il lettore è abilitato a spaccare, da automa fascinato, il capello senza sforzo, è anzi quel capello che da sé si apre in mille significati e riempie l’intelletto e l’animo di un’immensità letteraria che è ogni volta bocciolo. Disperazione senza fine. Da leggersi, con l’ironia dell’intelligenza morantiana: la disperazione è dipinta, la fine mai. Fosca, abbacinante: c’è Morante.
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(sperando che la posta delle amee sia sempre aperta 🥺)
siamo entrambi fidanzati da svariati anni, e siamo migliori amici da tre, quando ci siamo conosciuti c’è stata intesa fin da subito.
qualche mese fa, in un periodo buio nelle nostre relazioni, c’è stato un bacio da sbronzi, qualche discorso sentimentale e il concordo (sembrava da parte di entrambi) che fosse stata una cazzata.
qualche settimana fa, in giro con amici, prova a baciarmi, io shockata (circa), dopo un mini-discorso per cercare di fare chiarezza (inutilmente) da allora sto evitando di vederlo.
il suo migliore amico, viene a dirmi che ha perso la testa per me (sempre shock)
e ora la situazione va avanti così, con io che mi nascondo e lui che in tutti i modi cerca di farsi notare, stolkerandomi su social vari e scrivendomi battute cretine.
(spoiler: siamo sempre entrambi fidanzati)
mi sento un po’ una merda.
(ps: ti seguo davvero da poco e mi hai gia colpito davvero tantissimo 🥺 amo questa tua ironia positiva e la ‘solidarietà’ che hai con tutti, sei davvero bellissima amaa🥺♥️)
la posta delle ame è sempre aperta per voi
allora amaa (spero di aver capito bene): ti consiglio di parlare del bacio con il tuo best al tuo fidanzato anche se si arrabbierá [giustamente] così da parlare apertamente al tuo best e dirgli di evitare determinate cose visto che c'é solo amicizia fra voi
(p.s rifletti sui tuoi feelings ama)
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Il concetto dell’ omeostasi e le droghe
APPUNTI PER UN ARTICOLO SERIO TRASFORMATOSI IN UNA CONFESSIONE MENTRE SCRIVEVO
Con omeostasi si intende l’ equilibrio all’ interno dell’ organismo di sostanze assunte e prodotte al suo interno. Il copro produce normalmente sostanze come la noradopamina, adrenalina, cortisone. E spoiler, una omeostasi stabile non è naturale. Cioè non avere il cuore a mille per l’ adrenalina almeno una volta la giorno non è affatto naturale. Se volete sapere il perché, provate ad andare nella savana senza guide e non sentirvi spaventati per la possibile presenza di un leone o di un altro predatore, o a non provare frustrazione se dalla tua lancia dipende il fatto che questa sera mangerai o meno.
Una omeostasi intesa come “pace e zen” ci fa vivere più a lungo perché accompagnata da una corretta alimentazione e da uno stile di vita sano, ci aiuta a vivere più a lungo, oltre una età che non saremmo programmati per superare in natura. Questo potrebbe portare a farvi venire la voglia di buttarvi d aut aereo di tanto in tanto o ad andare in una isola deserta per testare voi stessi, giusto per riprendere un pò di quella adrenalina che vi manca nella vostra vita quotidiana.
Diverso è invece il discorso per le droghe. In primis non è vero che non esistono droghe in natura: alcuni delfini si divertono con i veleni prodotti dal pesce palla, gli elefanti si ubriacano con i frutti marci che producono etanolo. Il problema è che le nostre produzioni industriali ci permettono una relazione con tante droghe diverse, e in quantità tali e a prezzi tali che la facilità con cui si può diventare tossici è impressionante.
Il prezzo di una dose di eroina può variare da un minimo di 7.5 euro a Palermo, 13 euro macerata a 35/ 50 euro Milano, così come per la cocaina e le droghe sintetiche, senza includere i farmaci come la ketamina ( tranquillante per cavalli), l’MD, il popper o la speed. E queste sono le droghe o i farmaci più “ demonizzati” , quelli che uccidono in assoluto di più sono l’ alcool e le sigarette, non solo perché ne abbiamo a disposizione quantità abnormi, ma anche perché sono quelle che tradizionalmente sono le più tollerate.
Inoltre, stando ai dati, il terreno disponibile oggi ( come terreno incolto) è maledettamente ridotto, il pianeta terra con i suoi 7 miliardi di esseri umani, è pieno di esseri umani e dei loro animali ( leggete Homo Deus di Harari per un approfondimento al riguardo). Specie in Italia i giovani fanno meno sesso, e i motivi sono legati all’ accentramento dei capitali nelle generazioni precedenti che rendono difficile una auto realizzazione, insieme ad una serie di fattori culturali, di know how.
Ironia della sorte, il Covid ha reso questa situazione generata più o meno inconsapevolmente dalle generazioni precedenti come la causa stessa della loro eccidio.
Comunque Questi giovani che sviluppano presto anche grazie ad alimenti pieni di antibiotici e ormoni sono pronti ad accoppiarsi già ai 16 anni, ma non possono a causa di una serie di fattori ambientali che non gli permettono la realizzazione. Molti di loro sopprimono questo desidero con il bere e droghe, tutto per raggiungere la omeostasi
Infatti se provare adrenalina o stress sono “ droghe positive” se derivanti da fattori ambientali come il lavoro o l’ ambiente ( se sentati con e giuste aspettative - spesso irrealistiche vedi ad esempio l’ idea che la vita sia semplice)
E “ e droghe negative” come il cortisolo che produciamo dopo una cotta o una crush che ci porta in down. Molti per evitare di affrontare un continuo saliscendi emotivo sviluppano una più o meno forte dipendenza con le droghe legalizzate o non che permette di sviare l’ attenzione.
In effetti una dipendenza vera e propria sviluppa tali livelli di endorfine da sofrastare tutto il resto. Per usare una metafore è come se il cortisolo prodotto da un rapporto sessuale mancato fosse una escoriazione e voi la curaste rompendovi una gamba per distrarvi dal dolore precedente.
“ E infatti la droga fa male” . Non è vero. Chi dice così non ha mai provato. La droga non si presenta mai come un male, ma come una meravigliosa soluzione per dire addio a tutti i tuoi problemi che sembrano sovrastare la tua vita. La droga non bussa alla porta di coloro che stanno bene o che non hanno casini seri, bussa alla porta di chi non sá se ce la farà domani, di chi ha un genitore ( o tutti e due) violento in casa, bussa a casa della cicciona promettendogli di dimagrire, bussa a casa di quella che viene chiamata troia perché ha voluto fare l’ amore prima delle sue amiche.
La droga è come la promessa del regno dei cieli, ma in terra, senza dover aspettare.
Tutt’ora nessuno mi ha convinto dell’ idea che la droga sia una cosa brutta, piuttosto ho visto che è possibile risolvere quei casini che prima mi facevano paura in maniera efficace e diventare anche bravo a farli mi rende più sicuro di me stesso, e mi fa mettere un passo lontano.
La droga ti annulla tutta quella serie inutile di relazioni familiari, affettive e amicali, ti lascia solo con lei. E per il 90% del tempo è pure un bene dato che nessuna donna di soddisferà mai come lei, perennemente e in ogni attimo. Imparandola gestire la droga diventa una preziosa amica, basta ripulirsi quel poco per poter sentire ancora lo sballo e ancora e ancora. Alla fine non te ne frega nemmeno più degli altri . Ma il problema è proprio questo.
Il mondo non è un bel posto e la droga può aiutarti a tollerarlo e a fare dei compromessi con lui, e con te stesso. A fregartene della tua stessa vita. Di fatto ti rinchiude in una prigione che ogni tanto si riempie di endorfine e questo rende tollerabile il tutto. Ma il mondo cambia, i rischi crescono le cose evolvono e prima che tu te ne possa rendere conto avrai sprecato e buttato via tempo prezioso, energie e soldi per stare dietro ad una cosa che aveva come unico fine quello di farti stare bene.
Ho passato 6 mesi in Romania mixando droghe e alcool senza minimamente preoccuparmi di studiare o di migliorare il mio lavoro. Producevo un servizio che continuava a fare schifo, ingannando i miei capi sul risultato. Mi faceva paura l’ idea di andare a vendere un prodotto che non conoscevo, quindi prendevo e bevevo in terrazza. Fine e stavo bene.
Gli ho fregato i soldi ma soprattutto ho fregato del tempo a me stesso per migliorarmi. Se fossi rimasto lì in quella situazione avrei bevuto fino al licenziamento, per poi tornare a casa, e trovarmi un altro posto e riprendere a bere.
Finché un giorno troppo vecchio e con gli acciacchi da alcool avrei realizzato che avevo sprecato i miei anni migliori a bere e ad avere paura di cambiare. Ma a quel punto, quando lo realizzi è troppo tardi. Scacco a Re.
L’ omesostasi è quello che regola la vita di un tossico prima e dopo la disintossicazione. Se prima la tua oomeostasi è dettata dalla dipendenza con determinate sostanze, la disintossicazione ti porta a ridurre i livelli di adrenalina fino ad arrivare a livelli più coerenti.
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9 maggio: in memoria di Peppino Impastato. Dialogo con Luisa Impastato, presidente di Casa Memoria “Felicia e Peppino Impastato”, a Cinisi
L’emergenza Covid-19 ha lasciato immobile l’Italia per diverse settimane. Ha creato rotture, morte, disagi, crisi emotive e finanziarie. Ha unito il paese sotto il segno della “zona protetta” e ha abituato i cittadini a una nuova “normalità”. Ma ci sono cose che per fortuna non sono mai cambiate. Anzi, hanno continuato a esistere e a vivere nonostante i decessi, gli sbarramenti fra i comuni, le porte chiuse. La lotta alle mafie non si è arrestata e con lei non si è fermato l’immenso lavoro di Casa Memoria “Felicia e Peppino Impastato”, a Cinisi. Fra qualche giorno sarà il 9 maggio e, per la prima volta nella storia del centro, le porte non si apriranno, nel rispetto dei decreti del Governo. Casa Memoria, però, ci sarà lo stesso e darà vita a un grande evento social: “9MAGGIO2020ONLINE – DISTANTIMAUNITI”. Peppino Impastato verrà ricordato da migliaia di persone, in nome di quella libertà per cui lui stesso ha combattuto, fino al 9 maggio 1978, giorno in cui fu ucciso dalla mafia. In questa intervista, la voce di Luisa Impastato, presidente di Casa Memoria, figlia di Giovanni Impastato e nipote di Felicia Bartolotta.
Luisa Impastato, nipote di Peppino Impastato, presidente di Casa Memoria
Per la prima volta, a causa dell’emergenza Covid, il 9 maggio di Casa Memoria sarà diverso. Uniti ma distanti, per ricordare Peppino Impastato e la sua lotta alle mafie, insieme a Radio 100 Passi e ad altre realtà promotrici. Quello a cui avete pensato è un vero e proprio corteo virtuale, online.
Noi stavamo già lavorando all’evento del 9 maggio, già settimane prima del lockdown. Avevamo in previsione un programma cospicuo con diversi interventi e tante tematiche intorno alle quali costruire dibattiti, per continuare a divulgare le idee di Peppino. Idee che consideriamo sempre attuali. Visto il periodo storico così difficile, non potendoci riunire, abbiamo pensato di esserci comunque, utilizzando il mezzo “social” che giunge a nostro favore, in questo momento, per veicolare messaggi, poesie, musiche, testimonianze. Sarà un momento di confronto per rimanere tutti uniti nel segno della lotta alle mafie. Se ci pensiamo bene, stiamo facendo un po’ come fece Peppino tanti anni fa, con Radio Aut: lui entrava nelle case delle persone, attraverso la radio, noi cerchiamo di raggiungere con i social tutti coloro che sarebbero arrivati a Cinisi, il 9 maggio, per ricordarlo.
Il Covid-19 ha impedito a tutti di uscire dalle proprie abitazioni, se non per necessità. Ha limitato gli spostamenti, ha scollato le relazioni umane. Come avete vissuto l’emergenza, a Casa Memoria “Felicia e Peppino Impastato”?
Tenere chiuse le porte di Casa Memoria, è stata per noi una grande amarezza, perché quella casa è rimasta sempre aperta per volontà di mia nonna Felicia. La sua è stata una grande storia: lei non si è chiusa nel silenzio, ma ha deciso di continuare a lottare per la giustizia e la memoria di suo figlio. A noi ha lasciato come testamento morale, quello di tenere aperte le porte. È questo l’impegno che quotidianamente portiamo avanti. Per la prima volta, dopo tanti anni, non siamo riusciti a onorarlo, per un evento storico che non ci aspettavamo. Sicuramente è stato pesante ed essere lì è una delle cose che mi manca di più. Soprattutto perché in questo periodo avremmo incontrato migliaia di studenti provenienti da ogni parte d’Italia. Molti sarebbero arrivati da quelle aree d’Italia che sono poi diventate le cosiddette “zone rosse”. Abbiamo considerato questo periodo come un’occasione di analisi da cui ripartire in modo diverso.
Avete pensato a una ipotetica data di riapertura?
Sì, noi riapriremo il 18 maggio e saremo insieme ai volontari. Vogliamo esserci, anche insieme a tutti i libri che sono lì.
Accoglienza, coraggio e testimonianza: tre parole per riassumere tutto ciò che racconta Casa Memoria, attraverso la storia di Peppino e di sua madre Felicia. Quale messaggio, secondo te, deve continuare a passare fra i giovani, fra tutte le persone?
Mi viene in mente la parola “resistenza”. L’impegno portato avanti da mia nonna è stato quello di resistere. Resistere alla cultura mafiosa, al silenzio e alle prevaricazioni. Anche oggi fare memoria, soprattutto in questo momento storico, è un atto di resistenza.
L’emergenza sanitaria ha fatto riflettere molto sulla perdita degli anziani, e quindi dei nonni. Cosa ti manca di nonna Felicia?
La sua ironia: una caratteristica che molti non si aspettano. Mia nonna era molto ironica e credo che Peppino avesse ereditato da lei questo aspetto. Aveva una grande capacità comunicativa. Nonna Felicia era in grado di farsi capire da chiunque, qualunque fosse la parte del mondo da cui provenisse. Si faceva capire da tutti parlando il dialetto siciliano. Nella sua casa c’era sempre qualcuno. Era molto credente, ma accoglieva anche i Testimoni di Geova, perché le piaceva ascoltare e confrontarsi. Ecco, tutto questo mi manca, ma Casa Memoria parla di lei in ogni angolo ed è come se fosse sempre in vita.
La storia di Peppino è stata segnata dalla lotta. Come è mutata, nel tempo, la considerazione di Peppino a Cinisi? C’è stata un’evoluzione, grazie al vostro lavoro?
In passato, a Cinisi, ci sono state particolari resistenze da parte della comunità. Nel corso degli anni, e credo anche grazie alla presenza di Casa Memoria sul territorio, qualche muro è stato abbattuto. Noto una consapevolezza maggiore della storia di Peppino, del suo impegno e del suo essere diventato una figura collettiva. Il suo messaggio ha un’eco nazionale. Lo noto anche dalla scuola, negli ultimi tempi, dalla comunità in generale, che va cambiando. Le persone che arrivano a Casa Memoria vengono per visitare un luogo, simbolo di riscatto. Di conseguenza anche Cinisi è diventata simbolo di avversione alla mafia e non più il paese del boss Gaetano Badalamenti.
Cosa ne pensi della polemica sorta a seguito delle scarcerazioni dei boss mafiosi, a causa del Coronavirus?
Io sono, direi, garantista. È un segnale inquietante, certo. Forse una delle misure più discutibili in questo periodo storico straordinario. Io sono per la tutela dei diritti, e quindi anche del diritto alla salute anche per chi vive nel regime del 41bis. Però ovviamente capisco, e in parte condivido, l’amarezza dei familiari delle vittime di mafia. Sono persone che hanno sofferto e che vedono ora scarcerati i boss che hanno determinato la morte dei propri cari: si riaprono ferite che in realtà non si sono mai rimarginate. Mi auguro che questi provvedimenti rimangano numericamente limitati e che la decisione di convertire il carcere duro in detenzione domiciliare possa tener conto di un serio bilanciamento fra il diritto alla salute e la sicurezza della collettività.
Per la giornata di commemorazione del 9 maggio, visto che vi muoverete sui social, fra le tante iniziative, avete lanciato una proposta particolare: associare l’immagine del proprio profilo Facebook a una frase di Peppino. Tu a quale frase legherai il tuo?
Ho deciso di condividere nel mio profilo l’immagine dello striscione dei compagni di Peppino, quello che hanno utilizzato durante il funerale. Lì c’è scritto così: “Con le idee e il coraggio di Peppino noi continuiamo”. È quello che proviamo a fare con Casa Memoria, con grande umiltà e senso di responsabilità.
Ed è lo stesso messaggio, immagino, che vorreste facessero proprio gli studenti…
Sì, abbiamo pensato molto a loro. Noi lavoriamo tantissimo con i ragazzi che, fra l’altro, sarebbero stati al centro del nostro 9 maggio. In una condizione di “normalità”, ci sarebbero state tante iniziative dedicate a loro. L’impegno per l’antimafia è anzitutto un impegno culturale, sociale. Per questo l’invito è di certo questo: studiare, conoscere per capire, continuare.
Intervista di Alessandra Angelucci
Editing di Matteo Fais
L'articolo 9 maggio: in memoria di Peppino Impastato. Dialogo con Luisa Impastato, presidente di Casa Memoria “Felicia e Peppino Impastato”, a Cinisi proviene da Pangea.
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24.02.2020
E’ un sacco di tempo che non scrivo qua sopra, sono cambiate tante cose nel frattempo. Mi sono laureata, ho perso amici, ne ho ritrovati alcuni, ne ho trovati di nuovi, ho avuto relazioni e cuori spezzati. Anche ora ho un po’ il cuore spezzato, ma infondo penso vada bene così. Purtroppo riesco ad aprire questa pagina solo quando ho bisogno di sfogarmi, non so neanche a dire il vero perché io oggi scriva qui e non sulle note del telefono come al solito, forse perché sento il bisogno che qualcuno mi senta. Oggi sto un po’ male, forse perché è sciopero atac e sono quasi costretta a stare in casa, ormai casa è un po’ una mia prigione, quando ci entro so che posso stare male, forse è per questo che cerco di starci il meno possibile. Mostrare agli altri quello che ho dentro non mi è mai piaciuto, ho tanta paura di essere ferita, negli anni è come se avessi costruito un muro intorno a me fatto di ironia, battute stupide e risate insensate. A volte ho paura di essermi costruita un personaggio, ma la verità è che l’ho sempre fatto perché vedere gli altri contenti di passare il tempo con me mi fa sentire meno sola. Già l’ho detto oggi sono un po’ triste, anche ora mentre scrivo ho gli occhi lucidi, aspettando un messaggio che non arriverà mai, facendomi mille complessi e chiedendomi che cosa ci sia di sbagliato nella mia vita. Nelle giornate come quelle di oggi sento di essere sopra una montagna russa, un’ora piango, l’altra rido sui meme di Bugo e di Morgan, l’altra spero di morire e un’altra ancora sto sdraiata nel letto svuotata di tutto, come se non sentissi nulla. Non so come affrontarle, non avere niente da fare penso sia la maggior condanna, come se l’intero mondo camminasse e tu stessi ferma.
Ormai ho perso anche il filo del discorso, ma va bene così, al prossimo post
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Caso vuole che mi butto sempre in relazioni lontane,
trovo più famigliare una sconosciuta che una coetanea di zona,
non riesco a spiegarlo se è una attrazione verso il complesso e l'ignoto,
oppure la semplice ricerca di qualcosa di difficile da gestire,
sarà che quando ho iniziato avevo 14 anni e lei stava a Verona io Milano,
e l'ultima volta dopo altre numerose ma più corte come storie,
è durata 3 anni e mezzo,
con 1000 kilometri di distanza, cazzo se l'avrei sposata!
e nulla ora mi ritrovo un po' più vicino, Milano Napoli, dietro l'angolo.
E questa ragazza non si rende conto di quanto bene mi fa,
ho un fascino per il complicato, adoro le persone che lottano tutti i giorni con il sorriso e trovano una soluzione a tutto e poi appena entrano a casa e si lanciano nelle profondità del loro letto scoppiano in lacrime.
Dico sempre che questa è l'ultima volta, che domani smetto.
Come un alcolizzato cronico però so benissimo di avere difficoltà a staccarmi dalla bottiglia, perché sempre verso l'ultimo goccio di essa abbocco all'amo.
Nulla ho un ansia tremenda e come sempre ho paura di non piacerle e farla scappare via,
ma andrò contro questa ironia sperando che magari si trasformi in mangia. Bum bitch.
(rime da bimbo minkia parte uno xd)
cogito ergo sum
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AS WE SEE IT | Marco Piaia S.I.
As we see it: il tema di questa serie è racchiuso nel suo titolo. La nuova serie targata Amazon Prime Studios è ispirata a un precedente format israeliano ed è incentrata sulle vicende di tre ragazzi con spettro autistico. I protagonisti cercano di lavorare sulla loro indipendenza, mentre affrontano le esperienze di vita tipiche dei ventenni: relazioni importanti, amicizie da costruire, lavori con cui mantenersi. Essi desiderano «essere normali» eppure questa si rivela essere, per loro, una grossa sfida.
L’andamento imprevedibile della narrazione contribuisce a rendere interessante la serie. In linea con le dinamiche tipiche dello spettro autistico, i protagonisti si relazionano con gli altri personaggi in maniera istintiva, senza alcun filtro, portando a una sovraesposizione dell’interiorità che può toccare davvero profondamente lo spettatore. Le emozioni, positive o negative che siano, non vengono trattenute e qualsiasi evento tende a essere vissuto in maniera molto intensa. Tutto ciò può suscitare imbarazzo in chi guarda e, d’altra parte, è un’interessante possibilità narrativa per mettere in luce sentimenti e aspettative che in altre serie fanno fatica a emergere in maniera esplicita e a essere tematizzate. I personaggi si fanno, dunque, canale delle sensazioni che ci abitano, pagandone anche le conseguenze: esclusione sociale, bullismo, l’essere sempre considerati «strani»; tutte sensazioni che fanno paura a chi fa di tutto per essere considerato «normale».
Ma che cos’è davvero la normalità a cui tanto aspirano i personaggi e a cui tanto aspiriamo anche noi? Di fatto, in questa narrazione, sono inclusi anche parenti e amici di Jack, Violet e Harrison: i drammi e le fatiche nel vivere le emozioni e nel cercare di comunicare sono quelli che, in un certo senso, sperimentano anche i loro e amici e che, in fondo, sperimentiamo pure noi.
L’essere incapaci di esprimere i sentimenti, il sentirsi giudicati ed esclusi, il fare fatica nelle relazioni interpersonali e nel creare vere amicizie, il bisogno di sentire che qualcuno ci ama per quello che siamo e si prende cura di noi: queste sono cose che, in un modo o nell’altro, abbiamo vissuto tutti. In questa serie, esse vengono narrate, con uno sguardo sincero e disincantato, tipico del «dramma», ma anche con una buona dose di ironia, tipica della «commedia». La capacità così bella delle persone autistiche di soffermarsi sui dettagli è qui usata con maestria per poter creare un fermo immagine su tanti passaggi importanti della vita interiore.
E allora, che cosa c’è di così speciale nell’essere normale? Di fatto questa serie, nel cercare di dare spazio alla non-normalità delle percezioni esteriori e interiori, ci mostra che «la vita è un ampio spettro di possibilità» attraverso cui cercare di camminare, con tutte le preoccupazioni e le speranze che albergano nel cuore umano. As we see it, insomma, è una serie che getta uno sguardo sulle persone con una sensibilità particolare, ma che aiuta anche noi a eliminare ogni pregiudizio sul mito della «normalità» e che invita a esplorare le grandi paure, ma anche le piccole gioie e le infinite bellezze della vita con uno sguardo tutto nuovo.
Abitare nella possibilità
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AVVOCATI COME STARS!
Se l'estate del 2020 ha rappresentata una timida ripresa per la stagione della musica dal vivo, con i "piccoli" che si sono presi la rivincita suonando nei loro spazi e in presenza di un buon pubblico, la pausa "forzata" e "colorata" dell'autunno/inverno 2020-'21, ha imposto un enorme sacrificio, non solo ai gestori dei locali, ma anche agli stessi musicisti sempre più frastornati e destabilizzati da norme e divieti che si sono accaniti in primis su di loro.
Ma intorno ai primi mesi del 2021, alcune manifestazioni di protesta hanno permesso alle persone di rioccupare le piazze, dapprima in numeri ridotti, anche stante il clima invernale non proprio ideale per assistere a "eventi live"!
E poi, via via con l'arrivo della primavera, in modo sempre più massiccio, tant'è che non appaia un'esagerazione definire "rock" la popolarità di molti esperti del settore, in particolare tra avvocati, medici e giornalisti "contro", oltre che attori di grande fama nazionale.
Poi, pan piano, ha preso "piede" questa "moda" che ha coinvoltog4 mesi si è svolto ininterrottamente nei fine settimana a Cesena e grazie alle relazioni di Paolo Sensini.
Poi, pan piano, ha preso "piede" questa "moda" che ha coinvolto grossi nomi del sistema alternativo giuridico italiano, diviso ma non in concorrenza, anzi in molti casi del tutto d'accordo sulle dinamiche che hanno portato alla situazione attuale.
"1000 Avvocati per la Costituzione" sorretto dall'Avvocato Polacco,
e dall'Avvocato Lillo Musso, si è ben distinto per le "dirette facebook" sempre puntuali, sempre precise nei dettagli e curate nel fornire alle persone ogni possibilità di difesa dei Diritti Costituzionali.
Non da meno è stato il Comicost (del quale in apertura vediamo un'immagine "rock" dell'Avvocato Nino Moriggia) che grazie anche alla brillantezza e alla competenza dell'Avvocato Maurizio Giordano,
ha fornito spunti di notevole interesse, e dalla primavera si sta facendo spazio con una serie di convegni e di manifestazioni, ultima delle quali quella di Aosta di circa 20 giorni fa.
Sotto "traccia", ma non per questo meno "gettonato", l'Avvocato Mauro Sandri,
sempre in prima linea nelle sue battaglie contro i tamponi, i test falsati, i "vaccini", e contro ogni misura restrittiva lesiva dei diritti dei cittadini. L'ultima battaglia in ordine di tempo sostenuta da Sandri, è quella che lo ha visto annullare la chiusura del celebre locale "La Torteria" di Chivasso, che a giorni tornerà a pien operare.
Altri nomi di spicco, non solo dell'Avvocatura, ma pure tra i "politici" certo non allineati, sono quelli di Loretta Bolgan, di Sara Cunial, della Dottoressa De Mari, e della combattente Solange Hutter.
Ma soprattutto, come non citare un nome Storico nel mondo del Cinema e del Teatro italiani? Enrico Montesano,
si dimostra una volta di più, non solo un'intelligente personalità, ma anche abile affabulatore e dotato di ironia e arguzia, in un mondo -quello dello spettacolo- sempre più alla deriva con i suoi "miti" allineati al "maisntream" squallido e fuori luogo.
Per l'attore romano, è una nuova rinascita, meritata e supportata dall'affetto dei suoi fans, mai come in questo periodo così vicini al celebre cabarettista laziale.
Questi sono solo alcuni nomi che stanno contraddistinguendo la primavera 2021, e in mancanza di concerti...Oppure, che ne dite se si iniziasse a coinvolgere qualche "nostro" rappresentante? In fondo nomi non ne mancano, tra Canali, Severini e Ruggeri, un evento "rock live" non sarebbe da scartare, magari con il supporto dell'Avvocato "rock", Moriggia!
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Oroscopo giornaliero del 7 Gennaio 2021
Oroscopo giornaliero del 7 Gennaio 2021
SEGNO FAVORITO DEL GIORNO: Pesci Un Abbraccio Stellare Lucia Arena
Chi non sa ciò che vuole non può essere d’aiuto a nessuno, né a se stesso né agli altri. Quando invece incontriamo qualcuno che conosce la propria meta, che sa come raggiungerla e soprattutto sa perché non può fallire, veniamo subito attratti dal suo magnetismo. .
Those who do not know what they want cannot assit themselves or to anyone else. When, on the other hand, we meet someone who knows their own aim, who knows how to reach it and above all knows why they can Patrizio Paoletti 12 video lezioni gratuite
ARIETE
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SAGITTARIO
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CAPRICORNO
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ACQUARIO
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PESCI
Clicca qui e continua a leggere ... Oroscopo del Giorno Giovedì 7 Gennaio 2021
ARIETE
Una giornata difficile, troppe stelle disarmoniche rendono i nervi a fior di pelle, cercate di non alimentare un disaccordo, un’incomprensione, specie se ciò avverrà nel campo del lavoro, state in campana almeno fino al fine settimana, poi se non parteciperete col vostro fare ad alterare volutamente certi equilibri tutto riprenderà il suo corso normale.
TORO
Un sospiro di sollievo … Venere e il sole daranno una bella stangata a quell’irrequieto Urano che rende tutto più complicato, nelle relazioni, specialmente nell’ultimo periodo, non avete avuto pace, specie quelle coniugali dove le incomprensioni sono sfociate a vere e proprie crisi, anche i rapporti collaborativi, con soci riprenderanno a marciare bene, mercurio vi sprona e v’indirizza verso il giusto sentiero.
GEMELLI
Inizia la ripresa cari gemelli, pian pianino, questa volta la salita che vi si porge dinnanzi è tutta a favore e alla fine un bagliore, sarà l’amore, la fortuna, successi, fatto sta che già da oggi venere esce dall’opposizione e Giove a breve comincerà a darvi buoni frutti … Urano vi porta il rinnovamento e con mercurio in capricorno sarete diretti a migliorare la vostra condizione, siano esse ‘pratiche che sentimentali.
CANCRO
Percezioni giuste cari cancro, qualche dubbio vi si chiarirà, se sarà nel campo affettivo, non sarà il vostro cuore a farne le spese, bensì un partner sprovveduto che si troverà su due piedi fuori dalla vostra vita, sarà un bene …
LEONE
Poche situazioni favorevoli nella giornata di oggi, ma quelle che vi capiteranno saranno esclusive, non perdete il ritmo negli affari, seguite questo settore personalmente, non delegate, qualcuno potrebbe confondervi le idee e farvi apparire quello che non è.
VERGINE
L’amore fa capolino, chi è in coppia vivrà da oggi giornate indimenticabili, progetti in arrivo, chi invece è single si prepari a incontri mozzafiato, i giovani alle prime esperienze saranno deliziati da una venere affidabile e costruttiva, per iniziare è un favorevole segno del destino.
BILANCIA
Vi sarà concessa una trattativa, i figli saranno i vostri più difficili e inflessibili interlocutori, saranno discussioni interminabili e snervanti, se non interverrete con maestria ed esperienza, carota e bastone potrebbero essere una soluzione, non siate eccessivi.
SCORPIONE
È iniziata la vostra nuova stagione … venere è già posizionata in ottimo aspetto, il Sole sta assumendo un ruolo importante e i suoi effetti sono piuttosto propositivi per i nuovi e prestigiosi contatti che vi aspettano, per l’amore, sotto un cielo così le relazioni che nasceranno saranno preziose per il vostro futuro.
SAGITTARIO
Buone nuove in casa, nell’ambiente domestico e nella vita pratica …. Riuscirete ad avere le idee ben chiare e a mettere a fuoco quelli che saranno i vostri programmi, il futuro sembra essere molto più vicino di quanto è realmente, siete proiettati verso un rinnovamento, il 2021 darà molteplici opportunità per cambiare lo stato delle cose, migliora l’attuale stato di vita.
CAPRICORNO
Meglio di così è favola, cari capricorno … giornata fortunata in tutti i settori, siete al centro di due stelle magiche come il Sole e Mercurio, ciò che creerete oggi, sarà un trionfo.
ACQUARIO
Il belligerante Marte rende tutto più frizzante, soprattutto le idee che avrete saranno originali ed esplosive, tanto da sorprendere chi vi è vicino, col partner non esagerate con i modi di fare, gradirà poco il vostro fare insistente, anche se allegro, la pungente ironia potrebbe infastidirlo al punto di creare problemi non del tutto facili da superare.
PESCI
La mente è un vulcano d’idee, il vostro essere viaggia velocissimo, entro quest’anno volete raggiungere un traguardo ambito e farete bene poiché siete favoritissimi, Le amicizie saranno influenti, sincere e stabili, è il vostro tesoro da custodire bene, la fortuna arriverà da una nuova conoscenza. Oroscopo del Giorno Giovedì 7 Gennaio 2021 Read the full article
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Blindspot 3x14
Patterson - lo sappiamo - è la colonna portante della serie. È l'interprete centrale dei tatuaggi; colei che gestisce le operazioni dal punto di vista pratico; l'amica in grado di porre tutti di fronte alla nuda verità, con ironica delicatezza.
Eppure Patterson, così capace sul lavoro e nelle relazioni tra amici, aveva trascurato proprio se stessa. L'episodio Everlasting è dunque interamente incentrato su di lei.
Si tratta di un episodio drammatico, sul filo del rasoio per le sorti della donna, dove non mancano i rimorsi, i fantasmi e quel pizzico di humor che la contraddistingue.
E in un momento tanto tragico, toccato letteralmente il fondo, Patterson sceglie di andare avanti, riconoscendo che, dopotutto, non è ancora il suo momento. Come ci siamo abituati, in lei ritroviamo ironia, freschezza e soprattutto vitalità e, per la prima volta, queste qualità saranno rivolte non solo all'esterno, ma anche verso se stessa.
E nel finale di questo episodio atipico per la serie, è da segnalare il rapporto di amicizia sempre più stretto tra lei e Zapata. Un'amicizia nata per piccoli passi, uscita dal contesto lavorativo e delineata nella sceneggiatura attraverso pochi momenti, ma di grande effetto emotivo.
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