#racconto spirituale
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pier-carlo-universe · 5 months ago
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Le Benedizioni dei Santi: La Storia di un Miracolo a BukharaIl racconto toccante di una nonna e del potere della fede nella guarigione del nipote
"Blessings of Saints" è un racconto scritto da Saodat Valiyeva che narra un'esperienza di fede e speranza, avvenuta nell'estate del 2024 a Bukhara, Uzbekistan
“Blessings of Saints” è un racconto scritto da Saodat Valiyeva che narra un’esperienza di fede e speranza, avvenuta nell’estate del 2024 a Bukhara, Uzbekistan. La storia si concentra sulla sofferenza della nonna, che vede il suo nipote di dieci anni, Rasuljon, con il volto segnato da macchie dolorose. Dopo aver consultato i medici e aver programmato un trattamento invasivo, la nonna decide di…
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jollijeff · 29 days ago
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lasciai i piedi e le gambe andare dove volevano.
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diceriadelluntore · 10 months ago
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Storia Di Musica #328 - Francesco De Gregori, Titanic, 1982
I dischi che ho scelto il mese di Giugno hanno un valore ancora più personale, e sono legati da un fatto. A metà Maggio per aggiustare due tegole lesionate salendo in soffitta per fare spazio ho ritrovato degli scatoloni, e in uno di questi, catalogati in buste di carta, come quelle del pane, vi erano dei dischi. Ne ho scelti 5 per le domeniche di questo Giugno. Il primo era nella busta Dischi di Angela, il nome di mia madre. Interrogata, e felicemente sorpresa di aver ritrovato quello scatolone pensato perso dopo un temporaneo trasloco da casa, mi ha raccontato che non comprò il disco appena uscito, ma dopo qualche anno, dopo aver visto un concerto dell'artista di oggi, uno dei più grandi autori della canzone italiana.
Francesco De Gregori era stato lontano dagli studi di registrazione per tre anni: il 1979 era stato l'anno straordinario di Banana Republic con Lucio Dalla e di Viva L'Italia, disco fondamentale e che contiene una storia particolare. Fu infatti il tentativo della RCA, la sua casa discografica, di promuovere l'artista a livello internazionale. Fu ingaggiato Andrew Loog Oldham, leggendario scopritore e primo produttore dei Rolling Stones, che portò con sé una schiera di tecnici e turnisti britannici, e lo stesso De Gregori registrò delle versioni in inglese di alcune delle sue canzoni più note (Piccola Mela, Rimmel, Generale, una versione di Buffalo Bill con Lucio Dalla) con i testi tradotti da Susan Duncan Smith e Marva Jan Marrow, poetessa statunitense che rimase in Italia per un decennio, collaborando con numerosi artisti (Ivan Graziani adatta un suo brano, Sometimes Man, per Patti Pravo, che diviene una dedica per lei, intitolata Marva).
Decide quindi di concentrarsi su un disco che da un lato riprende progetti giovanili sul recupero delle musiche tradizionali, e dall'altro sia una sorta di concept album. Su questo ultimo punto, fu decisiva la lettura nei mesi precedenti le registrazioni di un libro, L'Affondamento Del Titanic di Hans Magnus Enzensberger. Prodotto da De Gregori con Luciano Torani, Titanic esce nel giugno del 1982. È un disco dove De Gregori lascia da parte la canzone d'amore (solo un brano è riconducibile ad una canzone romantica), musicalmente molto vario e che sembra, attraverso il racconto della mitica nave e del suo tragico destino, una riflessione faccia faccia, personale e spirituale, con il mare, i suoi messaggi potenti e profondi. Si apre con Belli Capelli, l'unica canzone d'amore, che lascia lo spazio a Caterina, emozionate omaggio a Caterina Bueno, cantautrice fiorentina che fu la prima a credere nel giovane De Gregori, chiamato come chitarrista nel 1971: i versi «e cinquecento catenelle che si spezzano in un secondo» sono un omaggio ad un brano di Bueno, «e cinquecento catenelle d'oro/hanno legato lo tuo cuore al mio/e l'hanno fatto tanto stretto il nodo/che non si scioglierà né te né io». La Leva Calcistica Del '68 è uno dei classici degregoriani, toccante racconto di un provino calcistico di un dodicenne nel 1980, con uno dei testi più belli del Principe (E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai\Di giocatori tristi che non hanno vinto mai\Ed hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro\E adesso ridono dentro al bar\E sono innamorati da dieci anni\Con una donna che non hanno amato mai\Chissà quanti ne hai veduti\Chissà quanti ne vedrai). La parte centrale del disco, musicale ed emozionale, è la cosiddetta trilogia del Titanic. L'Abbigliamento Di Un Fuochista, cantata con Giovanna Marini (grande custode della musica tradizionale italiana, recentemente scomparsa) racconta una storia di emigrazione attraverso il doloroso dialogo madre-figlio sullo sfondo della tragedia, e De Gregori in un disco successivo, altrettanto famoso, La Donna Cannone (1983), inserirà un brano, La Ragazza E La Miniera, che è la prosecuzione narrativa di questo brano. Titanic, dal meraviglioso ritmo sudamericano, è il brano metafora della questione sociale: la divisione in classi, prima, seconda e terza, che accomuna la nave alla società. I Muscoli Del Capitano inizia come Il Tragico Naufragio Della Nave Sirio, canzone popolare resa celebra da Caterina Bueno, e molti notarono lo stile particolare del testo, un riferimento alla narrazione futurista del progresso, della potenza meccanica, al mito dell'acciaio e dell'industria. La canzone, meravigliosa, sarà oggetto anche di numerose riletture, e ricordo quella convincente di Fiorella Mannoia in Certe Piccole Voci (1999). Il disco si chiude con il riff, spiazzante, di 150 Stelle, sulle bombe e i bombardamenti, con il simpatico rock'n'roll di Rollo & His Jets, che nel testo cita due dei suoi migliori collaboratori, Peppe Caporello (bassista mezzo messicano soprannominato chicco di caffè) e Marco Manusso (chitarrista con quel nome strano) che insieme con Mimmo Locasciulli suonarono nel disco. Leggenda vuole che per gli arrangiamenti dei fiati Caporello volle un paio di scarpe di tela Superga bianche. Chiude il disco il pianoforte, dolcissimo e malinconico, di San Lorenzo, in ricordo dei bombardamenti del 19 luglio 1943 sul quartiere romano di San Lorenzo ad opera degli alleati. Canzone stupenda, è anch'essa ricchissima di riferimenti: i versi su Pio XII che incontra la gente si rifà ad una famosissima fotografia (scattata però, ma si seppe anni dopo, davanti alla Chiesa di San Giovanni In Laterano, nell'agosto del '43 dopo la seconda sequenza di bombardamenti), il verso Oggi pietà l'è morta, ma un bel giorno rinascerà è presa dal famoso canto partigiano di Nuto Revelli.
Il disco, con in copertina il merluzzo su un piatto in un frigorifero accanto a un limone tagliato fotografato da De Gregori e colorata da Peter Quell, fu anche un successo di critica e di vendite: nonostante non ebbe traino da nessun singolo, vendette 100000 copie nel primo mese, regalando le sue canzoni stupende, con De Gregori che fu il primo a ripercorrere le orme del Battiato de La Voce Del Padrone, unendo nel modo più convincente la tradizione cantautorale, in questo lui un Maestro insuperato, con il grande pubblico.
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valentina-lauricella · 7 months ago
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(Rivolgendomi direttamente a Pavese:)
《 Sto completando la lettura di Paesi tuoi in un solo giorno, perché è molto coinvolgente.
C'è una povera ragazza uccisa da un fratell(astr)o che già prima l'aveva sverginata: una storia forte, che si mischia agli odori della campagna. C'è il protagonista, ultimo arrivato, che viene dalla civile Torino e si scontra con un ambiente rurale atavico, in apparenza accogliente - ma refrattario nel suo nucleo, composto da persone ignoranti.
La terra e il sangue sono i due elementi simbolici fondanti del mito, che si ritrovano, evidentissimi, in questo racconto.
[...] In una tua lettera dici che, se non avesse agito su di te quel poco di educazione ricevuta, saresti stato un banale "tipo da coltello". 😁
~ ~ ~
Devo ancora terminarlo, me ne restano alcune pagine, e non ho fretta. Ho letto evidenziando le rese narrative più magistrali, perché voglio capire come facevi a raccontare le cose: voglio "smontare la macchina", insomma, non solo leggere la storia per vedere come va a finire. Capisco perché sei ritenuto un autore importante: sei senza dubbio originale e "mimetico", adotti il linguaggio e persino il ritmo dei pensieri del protagonista.
Sai raccontare tanto bene le donne e l'effetto che fanno su un uomo. Infatti la povera ragazza, prima di essere uccisa, stava avendo una delicata e sensuale storia d'amore col protagonista. Ma vincono l'insensatezza e la brutalità del fratell(astr)o "tonto"...
Una lotta tra bestialità e civiltà, tra anarchia morale ed etica ragionata, tra cervello da rettile e cuore umano.
Il cittadino viene messo in mezzo e buggerato dal campagnolo, che non dispone di furbizia, ma del mero istinto dell'animale che si muove nel proprio habitat.
Si vede che avevi un rapporto ambivalente con le donne: un po' ti facevano tenerezza e le volevi coccolare, poi però pensavi a ciò che ti avevano fatto, alle tue difficoltà con loro, e allora ti saliva la rabbia e avresti voluto distruggerle insieme al dolore che ti davano.
È interessante che ti accada di provare "pena" per una ragazza: anche in questo romanzo, come già nel Diavolo sulle colline, il tuo protagonista prova questo sentimento per la ragazza che gli piace, mentre ella, avvicinando la faccia a lui perché la baci, si blocca per qualche istante, e sembra che stia cercando di guardare la propria faccia con lo sguardo di lui, temendo di non essere voluta, e rivelando la propria insicurezza.
~ ~ ~
Ho terminato di leggere nel giro di poche ore il tuo romanzo breve. Dicono che tu sia uno scrittore amato dai giovani, ma io credo che questa storia così forte, pur se il protagonista è un venticinquenne, vada letta da persone adulte ed esperienti. È una storia archetipica, mitica, sulle pulsioni maschili più turpi: violare, possedere gelosamente, uccidere la donna. Il tutto, esasperato dall'ambiente chiuso, ignorante e fatalista della campagna. Sembra una tragedia greca, una tragedia annunciata, un passaggio obbligato del destino (un po' come il tuo suicidio e altri fatti di sangue che tuttogiorno accadono).
Credo che in paradiso non si possano più scrivere opere così truculente. Chissà come ti trovi in ambiente spirituale, senza questa materia ardente da plasmare. Sono preoccupata. ��
È una bellissima risposta, grazie. 💗 La ricorderò, perché il tuo stato è una delle mie frequenti preoccupazioni.
Ho ammirato molto la precisione e varietà lessicale nel tuo romanzo: io ti abbraccerei infinitamente anche solo per la quantità di parole che conosci e per il gusto con il quale le adoperi. Altro che ufficiale! Non ho mai considerato affascinante la divisa, non m'interessano i gradi e le cariche militari e civili, m'incanta solo la tua umanità, così com'è: gli sforzi che fai per vivere, ciò che ti si agita dentro, la tua cultura, intelligenza, buon gusto; amerei anche la tua depressione, ma amo molto di più non vederti soffrire.
Adesso continuerò a leggere le tue Lettere. Quando incontrerò lettere indirizzate a donne, cercherò di non essere gelosa, pensando che una come me non l'hai incontrata mai, e praticamente con me la tua esperienza di donne riparte da zero. 》
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thegianpieromennitipolis · 10 months ago
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ARTISTI CONTEMPORANEI - di Gianpiero Menniti
L'ARTE E L'ECO DEL SENSO
Sono particolarmente affezionato alla sensibilità, delicata, sommessa eppure di rara forza espressiva di Amneris Ulderigi, poetessa, fotografa e artista marchigiana, di Recanati, neanche a dirlo celebrato luogo natio di uno dei più grandi poeti e filosofi italiani, Giacomo Leopardi.
E quel grandioso antico respiro echeggia in alcune sue opere del 2022, intense, struggenti, di impressionante inventiva.
Si tratta d'inserzioni fotografiche in "lastre" radiografiche, presentate in una mostra, proprio a Recanati, dal titolo:
"E l'anima vola... Respiri di cielo. Relazioni d'amore".
Immagini che racchiudono un racconto di affetti, di storie, di un vissuto che ha l'apparizione coinvolgente di un sorriso, l'intensità di uno sguardo, anche nel dolore della scomparsa, nella fragilità della perdita, nella conclusione ineluttabile, infine nella possibilità, nella speranza.
Così, il freddo di una lastra capace di illuminare la materia sotto la pelle, il simbolo contemporaneo dell'antico oracolo, perde la sua funzione tecnica, abbandona la sua parola inospitale, dimentica la sua figura di spettro fino a trasformarsi in traccia sorprendente, in atto di memoria, in presenza che sboccia ancora da inaspettate radici rimaste sottili.
Una sorta di rizoma che si prolunga in mille direzioni, allargandosi, infittendosi, colmando lo spazio e respingendo il buio, riannodando fili solo apparentemente spezzati.
Il segno compie un nuovo percorso.
E il simbolo diventa immagine: ricompare.
E risponde alla domanda di senso, ancestrale, incessante: si tratta di una "rifondazione".
Insufficiente?
Priva della parola?
Relegata al suo apparire silenzioso?
No.
Transita.
Deve compiere il suo cammino.
Non impone ma disvela.
Giunge alla "riconciliazione".
Nasce un dialogo nuovo.
Come un afflato spirituale intenso: un'espressione di fede che trasforma quelle immagini in qualcos'altro ancora, in un atto collocabile a ridosso del margine estremo, quell'assenza di luce sullo sfondo che simboleggia la possibilità e non più l'annullamento.
L'arte come tramite, l'arte che nel contemporaneo lambisce il sacro, lo ripropone, lo lascia riemergere.
È questa, direi, la traccia più feconda dell'opera di Amneris Ulderigi.
- Nelle Immagini: foto di Amneris Ulderigi e alcune opere dell'artista.
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chez-mimich · 1 month ago
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A COMPLETE UNKNOW
I film sui musicisti vivono su una sostanziale ambiguità: li amiamo perché amiamo la musica dei musicisti di cui raccontano la storia? Oppure li amiamo perché sono dei bei film? O per entrambe le cose? Naturalmente, vale anche il contrario: se detesto i Queen è difficile che possa apprezzare “Bohemian Rhapsody” (io effettivamente detesto i Queen e so che ammetterlo mi creerà dei nemici). Naturalmente amando (e come potrebbe succedere il contrario a uno della mia età?) Bob Dylan, sono davvero in imbarazzo a dover commentare (per poi giudicare) un film come “A Complete Unknow” di James Mangold tratto dal libro di Elijah Wald, “Dylan Goes Electric!". Partiamo dal libro e non dal film, poiché il suo titolo specifica già esaurientemente di cosa si occupa il film di Mangold. Non già quindi un film, onnicomprensivo sulla vita del menestrello di Duluth, ma un film sulla “scelta elettrica” di Mr. Robert Zimmerman. Al capezzale di Woody Guthrie, che lo incorona idealmente suo erede spirituale, Dylan giovane ragazzo sembra sposare la causa della country music e del folk, tanto che Pete Seeger lo prende sotto la sua ala protettrice portandolo con sé e procacciandogli non pochi ingaggi a cominciare dalla partecipazione al Newport Folk Festival. Detto per inciso, chi di noi non ha mai guardato e riguardato il giovane Bob che canta Mr. Tambourine Man in qualche video su You Tube, proprio a Newport? Ma torniamo al film di Mangold che ci porta velocemente ad una data simbolo per la musica di Dylan, ovvero il 25 luglio del 1965, quando a Newport davanti ad una platea divisa e ribollente, decide di non sottostare più ai canoni della folk music, sempre rigorosamente acustica e piena zeppa di messaggi politicamente e socialmente impegnati, per abbandonarsi alla chitarra elettrica ed incominciare quella lunghissima, strabiliante, lirica, onirica e poetica cavalcata che non conosce generi definiti una volta per tutte, che non conosce canoni e non rivendica stili, una cavalcata che dopo il Nobel per la letteratura (il primo per un musicista), non sembra ancora terminata. Dopo 55 album, centinaia e centinaia di canzoni, di liriche, di poesia in musica, di libri e anche di pittura, credo che Dylan abbia detto molto di sé nel 2020 in “I Contain Multitudes”, lungo brano singolo, una dolce melodia di oltre cinque minuti. Nel verso, mutuato da Walt Whitman, Bob Dylan ci dice che ha contenuto e contiene moltitudini, questo è l’unico incontestabile messaggio che ci ribadisce, quasi come in un manifesto poetico. Non stupisce quindi che Bob, che si fece chiamare Dylan in onore di Dylan Thomas, si appropri di un verso di un altro grande poeta americano, un verso che lo fotografa alla perfezione. Abbiamo divagato? Sì abbiamo divagato, ma come non farlo di fronte ad un film dedicato ad uno dei più grandi poeti viventi? Il film si ferma molto, molto prima di tutto questo, ma in nuce mostra bene i tormenti di Dylan e la sua incapacità di restare fedele ad un genere e ad un genere molto codificato. Non restò fedele nemmeno a Sylvie Russo, quando sulla scena comparve una nuova figura femminile, con la quale aveva grande affinità musicali ed intellettuali, Joan Baez. Il racconto cinematografico di questa “prima vita” di Dylan, che ne fa Mangold, è suggestivo e misurato, puntuale e anche poetico. Ma la domanda vera è, come dicevo all’inizio, quanto pesa la musica di Dylan nel gradimento del film? Eh, pesa tanto, tantissimo. Il colore smorto, i mezzi piani, il ritmo cadenzato, la notevole bravura di Timothée Chalamet che lo interpreta, sono tutti elementi preziosi, ma chissà se invece di Dylan, il regista avesse raccontato la vita di una mezza calzetta, se il risultato sarebbe stato lo stesso… È la domanda che vale per ogni film su un musicista, ma che per Dylan diventa ineludibile.
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riflussi · 1 year ago
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"La leggenda di Atiya" - S. Bakr
Libro davvero carino e veloce, finito durante la terapia di cortisone (e vi assicuro: leggere in ospedale/casa della salute/quel che è non è così semplice come vogliono farvi credere).
All'inizio ero scettica. È un libro che mi è capitato per caso tra le mani diversi anni fa, pagato la modica cifra di un euro, svenduto per colpa probabilmente della sua copertina un po' triste (è davvero bruttina) e del nome da noi sconosciuto di Bakr.
Inutile dire che vorrei facessero un corso universitario per analizzare i racconti della giornalista. I racconti non sono solo ben scritti, tanto che sentivo quel bisogno di leggere ogni pagina con avidità come non mi capitava da tanto (e badate bene, non è così semplice che una raccolta di racconti faccia questo effetto), ma il bisogno di continuare a leggere di scontra con la necessità di fare ricerche per andare più a fondo alla situazione descritta. Si sente dal suo stile che è una giornalista (non perché si "veda" dalla narrazione, quanto più dalla sua abilità di incuriosire i lettori. E se traspare in lingua tradotta non oso immaginare in originale quanto sia meraviglioso il suo stile; sicuramente la traduttrice ha fatto un lavoro ottimo). Volevo anche portare alla luce un aspetto di questo libro, che mi sta particolarmente a cuore. Recentemente mi sono dedicata alla decostruzione dell'aspetto religioso e spirituale della mia (dell'occidente?) educazione. Questo percorso è nato anche grazie a questo libro, che si apre con il suo racconto più lungo: un'inchiesta fittizia sulla tomba di Atiya (da cui il titolo), da molti ritenuta una santa, ma il cui sepolcro, forse, nasconde qualche segreto inconfessabile. Il racconto, sebbene non credo fosse l'intento dell'autrice, mi ha fatto porre diverse domande in merito a cosa credo sia vero o falso, reale o meno. Soprattutto, mi sono domandata: chi sono io per dire a queste persone di non credere ai propri occhi e al proprio istinto. Se capitasse a me? Come reagirei? E da qui una serie di lunghe riflessioni che continuano anche oggi in merito alla religiosità, che però non starò a descrivere qui. Vorrei passasse solo questo messaggio: il libro è di una potenza inaudita, nonostante le poche pagine. Porta a riflettere sugli aspetti più disparati della vita e a volersi informare a livello storico di ogni avvenimento.
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thebeautycove · 9 months ago
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THoO - WHITE PEARL - Royal Stones Collection - Eau de Parfum - Novità 2024 -
Oysters are many, but pearls are rare. Orson Wells said in his movie ‘F as Fake’ back in 1974. And yes, pearls are definitely rare and still one of Nature’s most fascinating secrets. The one that transforms an action of defense and protection into a casing of absolute beauty, a desease into loveliness.
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Molte sono le ostriche ma le perle sono rare. Questa illustre citazione definisce l’accezione di unicità dell’ultima creazione di THoO - White Pearl - recente ingresso nell’esclusiva collezione Royal Stones.
La fragranza si ispira alla meraviglia di questa rara gemma, custode di uno dei più affascinanti misteri della Natura. Perla quale paradigma di trasformazione, nata dall’istinto protettivo dell’ostrica che risponde ad un errore trasformandolo in bellezza assoluta.
Simbolo di saggezza, purezza e perfezione la perla è stata ornamento prezioso sin dall’antichità, ad essa venivano riconosciute proprietà magiche di onniscienza e relazione con la sfera soprannaturale. 
Molte sono le testimonianze del valore secolare e spirituale attribuito alle perle, così superlativamente documentate nei capolavori pittorici a partire dal Quattrocento sino ad oggi (uno per tutti, il minuzioso ritratto di Eleonora di Toledo del Bronzino).
White Pearl è il racconto olfattivo di una favola del tempo lento trascorso tra onde calme e fatati organismi marini, la mirabile bellezza di una perla rara Akoya, tra le più preziose per tonalità, lucentezza e perfezione sferica, un incanto per lo sguardo e i sensi in coro.
Irresistibile come richiamo di sirene, il flacone iridescente nacre ospita un’essenza rara, di brezza marina solare salata che trascina raffinati sentori floreali speziati.
Come nastri di seta cangiante si dispiegano le dolci note aromatiche, rosa, ylangylang e iris, danzano ritmate dalla freschezza di pepe rosa e cardamomo. 
Come un miraggio appaiono infine vaporose scie di ambra grigia e bagliori di stelle marine ad espandere l’orizzonte e costellare l’aria di una finissima rugiada perlacea.
Ariel o Eleonora, chi vuoi sentirti, puoi.
Direttore Creativo Cristina Mercaldo.
Creata da Cristian Calabrò.
Eau de Parfum 75 ml. Online qui 
©thebeautycove   @igbeautycove
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milleniumbrigante · 2 years ago
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La Repubblica del Silenzio
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Ho conosciuto Asia (@ninivenemesis) online un po’ di tempo fa. Lei è lombarda, io pugliese, ma se potessimo figurarci la suddivisione animica dell’umanità in due placche di Terra spaccate, io e lei sappiamo che abiteremmo sulla stessa.
Mi ha detto che sarebbe scesa in Lucania insieme a Giacomo Castana (@prospettive.vegetali) per il Naturalmente Tecnologici festival, a Bosco Coste, Grottole. Non sono una frequentatrice di queste formalizzazioni di incontri, ma Giacomo avrebbe portato, assieme ai suoi racconti, i suoi strumenti per dar voce all’energia delle piante. Volevo fare qualcosa di bello insieme ai miei fratelli, uno studioso di scienze naturali, l’altra di musica e percussioni. Mi è sembrata un’ottima idea.
Il festival si è rivelato una sorpresa anche per l’incontro con Anna Albanese, che ha portato alla luce la storia di Michele Mulieri, già raccontato nelle pagine di Rocco Scotellaro, e della sua Repubblica dei Piani Sottani. Anna, in quanto lucana e laureata in Storia e Civiltà Europee, ha recuperato i testi andati perduti del Mulieri e della sua repubblica autonoma che non vedo l’ora di leggere nel dettaglio, perché il racconto della sua personalità, tra l’anarchico assoluto e il piùcchecittadino, ha subito risuonato con la mia attitudine e le mie domande/risposte su come vivere e far vivere questa terra che già dal 1950 - tra conseguenze della riforma agraria, asprezza del territorio, inadempienza delle amministrazioni - sembra tornare sempre più o meno sui soliti punti critici: difficoltà di impresa, polarizzazione sociale, sfruttamento del territorio, esportazione della forza lavoro, necessità di protezione, e quindi, di indipendenza.
Ne è conseguito un dibattito spontaneo con i partecipanti, tutti già sintonizzati sulle stesse frequenza, riguardo una serie di temi correlati alla storia di Mulieri che spaziano tra passato e presente, dal brigantaggio postuintario, all’illusione del mito borbonico, alla figura di Carmine Crocco, alla ricorrente domanda sul senso di attingere o meno ai fondi regionali, statali ed europei, che Mulieri ha affrontato prima di noi, e per noi deve essere un punto di partenza.
Ecco perché il Mulieri mi è già d’ispirazione, e spero di poter portare a frutto questa ricerca anche per voi che mi leggete, perché lo sia anche per voi. Non provo tensione per una risposta, perché il silenzio che ho vissuto nel resto del giorno mi ha ricordato che processo è sempre più rilevante del successo. Riconoscere che i propri obiettivi siano parte di un puzzle più grande della propria linea temporale assegnata, e che quindi la soddisfazione personale derivi dal riconoscere qual è, in questo puzzle, il proprio scopo, è una consapevolezza interreligiosa e che viene dalla Terra. Ed è qui che viene a galla il mio interesse per l’esperienza di Asia, ricercatrice spirituale, e Giacomo, che da tempo è in ascolto delle piante.
Nel resto del pomeriggio infatti, io, Asia, Giacomo e i miei fratelli ci siamo persi nel sentiero di Bosco Coste. Mentre meditavo sulla potenza della Repubblica dei Piani Sottani, nonché sul suo malinconico destino mitologico (ancora per adesso), Giacomo e Asia hanno fatto suonare delle piante per noi, accompagnandoci nella meditazione con passi e parole lenti, con la raccolta di ciò che la terra ci regala con l’intento di realizzare un mandala; mettendoci in attesa, e in silenzio, aiutandoci a prendere confidenza con esso.
Non sempre le piante a cui abbiamo dato voce hanno deciso di cantare per noi. Non abbiamo chiesto niente più di ciò che loro volevano darci. Forse, in questi silenzi, abbiamo sentito anche il peso di un certo sguardo di giudizio, che abbiamo letto come un invito a smettere di cercare qualcosa dall’esterno. Non è sempre necessario che la tecnologia ci aiuti a superare i nostri limiti umani per capire il nostro posto nel mondo. Una pianta ha in sé tutta la saggezza che possiamo già percepire con gli occhi e con le mani senza dover per forza trasformare, con dei sensori, gli impulsi elettrici in musica. E questo, al di là delle implicazioni strettamente personali ed emotive, credo che possa riassumere in poche parole quella che credo essere la mia posizione su progresso tecnologico, in uno scambio dicotomico costante con un'idea di progresso che abbraccia tutto, non solo la tecnologia. In mattinata, dopo aver seguito un workshop sul design sostenibile ho sentito la mancanza di un punto fondamentale nel pensare nuovi mondi e nuove tecnologie oggi: la decrescita. Che non è solo rallentare, non è solo conservare il conservabile. E’ un’idea che ho ritrovato solo in alcuni blog d’ispirazione kackzynskiana, ma con immaginario vagamente solarpunk, escludendo la violenza del manifesto contro la società industriale. In nessuna delle tavole rotonde a cui mi capita di presenziare (vuoi per curiosità, vuoi per speranza) che sono la base dell’economia verde di oggi, sento ricorrere questa idea. C’è la paura che la decrescita porti alla morte, alla perdita di possedimenti, materiali e spirituali, alla perdita di possibilità, alla solitudine. Non ho mai sperimentato niente di più falso da quando ho deciso di applicare questo concetto al mio percorso di vita.
Ora, non pretendo di divulgare queste idee con l’idea che tutti siano nelle condizioni di potersi permettere qui, e ora, l’inizio di una serie di rinunce (perché è di questo che si parla quando si parla di decrescita). Ma il Mulieri, che con la sua benzina venduta a mano stava a un bivio dove passavano tutti, e che mandava lettere di sfida ad Enrico Mattei, comunicava con le istituzioni, o andava a Roma incontrare un altro anarchico, non mai ha rinunciato alla rete per arrivare fino a noi oggi. Anche dove sembra che anche chi lotta sia in qualche modo vittima dello stesso sistema che combatte, diventando potenza reattiva, o generatore di disordine sociale, esiste in realtà una rete di persone che fa del silenzio il suo motivo di coesione. Chi lo tradisce è fuori.
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weirdesplinder · 2 years ago
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Podcast vi racconto un drama: Heavenly Idol  un drama coreano molto carino:
Heavenly idol Link: https://www.viki.com/tv/39529c-the-heavenly-idol
Trama : Rembrary  è il sommo sacerdote di un culto ultraterreno di un mondo fantasy dotato di poteri di guarigione. Un giorno durante un attacco delle forze del male che lo vogliono morto, finisce nella moderna Corea del Sud, dove la sua anima viene scambiata con quella di un giovane di nome Woo Yeon Woo. Questi è una modesta star del K-pop, il frontman di una band maschile di scarso successo chiamata Wild Animal. Rembrary non conosce niente del mondo moderno, in particolare riguardo il K-pop, e si trova pertanto come un pesce fuori d'acqua quando è costretto a cercare di recitare, imparare passi di danza, esibirsi sul palco e seguire la rigida dieta di un idol del K-pop. Quando sembra che per Woo Yeon Woo non ci sia più alcuna speranza, però, la sua più grande fan, Kim Dal  interviene per impedire che la sua carriera sprofondi definitivamente. La ragazza diventa la nuova manager dei Wild Animal... e pian piano comincia a dare una svolta alle sorti della band. Tuttavia, Rembrary non è l'unico ad essere passato dal regno spirituale al mondo del K-pop. Anche The evil one, il capo delle forze del amle della sua dimensione, lo ha seguito. Riusciranno Rembrary e Kim Dal a sistemare la situazione?
Se volete sapere quali drama ho guardato e guarderò visitate la mia watchlist su Mydramalist: https://mydramalist.com/list/389dv6M4
 Ehi! Ho scritto un fantasy, La fiamma del destino: https://amzn.to/3pqasAX
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daniela--anna · 20 days ago
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#curiosità
✍️Origini ed etimologia del nome Maria.
Maria è un nome di etimologia incerta, che deriva probabilmente dai termini egizi “mry” o “mr” (amata o amore).
Altre interpretazioni, invece, attribuiscono a Maria il significato di "guarita”, "ben nutrita", "desiderata per figlia" e “goccia del mare”.
Per quanto riguarda i medio orientali invece, Maria sembrerebbe derivare da Myriam, e con un duplice significativo: "principessa" e "ribelle".
✍️Storia.
Grazie alla popolarità della religione cristiana, il nome ha avuto in tutto il mondo un’incredibile diffusione perché associata al culto di Maria madre di Gesù.
📚SAPEVI CHE...
Nella Bibbia non si fa cenno al culto di Maria.
Ma grazie al racconto biblico possiamo imparare molto dal suo eccellente esempio come donna dalla mentalità spirituale.
📚 Al riguardo trovi alcuni interessati approfondimenti nel seguente articolo:
"Cosa impariamo dall’esempio di Maria"
edito da jw.org e che puoi leggere gratuitamente on-line.
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#curiosity
✍️ and etymology of the name Maria.
Maria is an uncertain etymology name, which probably derives from the "Mry" or "Mr" Egyptian terms (beloved or love).
Other interpretations, on the other hand, attribute to Mary the meaning of "healed", "well -nourished", "desired for daughter" and "drop of the sea".
As for the Middle East, however, Mary would seem to derive from Myriam, and with a significant twofold: "Princess" and "rebellious".
✍️Storia.
Thanks to the popularity of the Christian religion, the name has had an incredible diffusion all over the world because it is associated with the cult of Mary Mother of Jesus.
📚DE you know that ...
In the Bible there is no mention of Mary's cult.
But thanks to the biblical story we can learn a lot from its excellent example as a woman with a spiritual mentality.
📚 In this regard you will find some interested insights in the following article:
"What we learn from the example of Mary"
published by jw.org and that you can read freely online.
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pier-carlo-universe · 4 days ago
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Il canto dell'albero di Cinzia Rota – Una storia di rivelazione e forza interiore. Recensione di Alessandria today
In una valle dimenticata dal tempo, sferzata dal vento e velata da antiche superstizioni, sorge l’Albero dei Dicotomi, un simbolo di enigmi e segreti sepolti. I suoi rami si protendono verso il cielo come mani che vogliono afferrare le stelle, mentre le sue radici si immergono nelle profondità della terra, custodi di memorie lontane. Nessuno nel villaggio osa avvicinarsi, timoroso di ciò che…
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micro961 · 1 month ago
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Ivan Francesco Ballerini “Linea d’ombra”
Il primo singolo che anticipa il nuovo disco di inediti
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Una preghiera di pace di amore
Un viaggio che alla guerra risponde con la poesia Una speranza per le nuove generazioni
Inizia da questo primo singolo il viaggio verso il nuovo disco di inediti del cantautore toscano Ivan Francesco Ballerini che torna a distanza di due anni con nuove canzoni. In rete il video ufficiale diretto da Nedo Baglioni con le tavole disegnate da Leonardo Marcello Grassi.
La penna si è mossa assai prima dei conflitti a cui stiamo assistendo. La penna di Ivan Francesco Ballerini non si ferma dal 2019, anno del suo esordio con il disco “Cavallo Pazzo” uscito per la Radicimusic Records. Uscirà molto presto questo suo quarto lavoro di inediti dal titolo emblematico “La guerra è finita”, un monito,
una speranza, un urlo di pace dal peso poetico e dal suono romantico di ballate folk dai contorni a pastello, come ci ha abituati sin dal suo esordio.
Ad anticipare tutto ecco il primo singolo estratto dal titolo “Linea d’ombra”.
In rete troviamo il video ufficiale diretto da Nedo Baglioni, una clip densa di semplicità che cattura la potenza visionaria dei disegni firmati dal fumettista Leonardo Marcello Grassi (Dark Horse Comics di Milwaukie, OR.)
“LINEA D’OMBRA” - Official Video
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Questa canzone parla di un viaggio, sia fisico che spirituale, un viaggio a cui non possiamo sottrarci. Non si sa esattamente dove ci condurrà e non è dato saperlo. L’unica certezza è che al ritorno nulla sarà più come prima, la nostra vita, le nostre convinzioni, i nostri amori, insomma tutto quel fardello che ci teneva inchiodati per terra, mentre la nostra mente e il nostro cuore ci urlavano disperatamente di volare... volare liberi.
«Quando lessi, anni or sono, il bellissimo racconto “La linea d'ombra" di Joseph Conrad, ne rimasi subito affascinato. Il racconto descrive quel momento della vita, capitato ad ognuno di noi, in cui ci accorgiamo che per qualche motivo, stiamo lasciandoci alle spalle il periodo della giovinezza e la stagione bellissima dell'adolescenza per entrare a pieno titolo nella cosiddetta età adulta.». I. F. Ballerini
Ivan Francesco Ballerini
Biografia
Ballerini Ivan Francesco (Manciano, 15 gennaio 1967), nato nell’entroterra maremmano, sin da piccolo ha mostrato uno spiccato interesse per la musica, la letteratura e il canto. Suo padre, Romano Ballerini, è un noto pittore, conosciuto grazie alla mostra di pittura di Manciano divenuta, col passare degli anni, un punto di riferimento per moltissimi pittori provenienti da tutto il mondo.
A casa di Ballerini sono stati ospiti pittori davvero illustri: Annigoni, Barbisan, Guttuso, solo per citarne alcuni. Sua madre è stata una insegnante, ed è a lei che, sul finire delle scuole elementari, Ivan chiese di acquistare un pianoforte per poter così iniziare a studiare musica.
Nel 2019 esordisce con il disco “Cavallo Pazzo”, un concept - album, interamente dedicato agli Indiani d’America. Il disco, realizzato negli studi di registrazione Brahms di Cavriglia, a quattro mani col chitarrista e arrangiatore Alberto Checcacci. Nello stesso anno riceve un prestigioso Diploma di Merito dalla casa editrice Aletti – Mogol, venendo selezionato con il brano “Preghiera Navajo”, una vera e propria preghiera laica, in cui l’autore immagina un punto di contatto tra i nativi americani e l’uomo bianco, usurpatore di terre e di libertà.
Nel 2021 esce il suo secondo disco di inediti intitolato “Ancora Libero”. Si tratta denso di riferimenti all’attualità: solitudine, amore, nuove tecnologie e tanto altro ancora.
Ad ottobre del 2022, per la casa discografica Milanese Long Digital Playing, Ballerini esce col suo terzo album dal titolo “Racconti di mare – la via delle spezie”, un album molto impegnativo che narra di un viaggio, non si sa se fisico o spirituale, ma un viaggio che ogni uomo, giunto ad un dato punto della sua vita sente il bisogno di compiere. La direzione artistica si riconferma nelle mani di Alberto Checcacci e ad affiancarlo troviamo: Alessandro Golini (violino), Alessandro Melani e Luca Trolli (batteria), Giancarlo Capo (chitarra, basso, arrangiamenti, cori), Stefano Indino (fisarmonica), Silvio Trotta (chitarra acustica, chitarra battente, mandolino) Marco Lazzeri (tastiere e pianoforte) Lisa Buralli (voce solista e cori).
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susieporta · 2 months ago
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L'Imperatrice
"L'abbondanza della Coscienza Evoluta".
Sono giorni di "stasi attiva".
Le proiezioni del Passato ci accompagnano e ci rivestono come brandelli fedeli del nostro inseparabile vestito sgualcito.
Ma queste arcaiche vesti hanno oramai i giorni contati.
Non è più tempo di indossare abiti antichi.
E' tempo di Nuovo.
E seppur appare alle nostre Menti di arrovellare sempre gli stessi temi esistenziali ed emozionali, di ripercorrere strade già revisionate e risolte, è bene ricordare che Gennaio è il mese della "scollatura" definitiva.
E quando si strappano di dosso "lembi di pelle" così resistenti e spessi, rimane una bruciatura sul nostro Corpo, che deve potersi rimarginare con i dovuti tempi di guarigione.
Il Dolore non ha la stessa "profondità" e "sostanza" di prima. E' "passato alla superficie" e si sta ripulendo degli automatismi di Struttura. Ci appare interiormente più simile ad una "proiezione" che ad una realtà materialmente conglomerata.
Ha le sembianze di un film, il nostro film.
Quel "racconto passato", quella narrazione di noi stessi che osserviamo dalla poltroncina del cinema e in cui a tratti ancora ci immedesimiamo, a tratti invece lo sentiamo sempre più lontano e distante dalla nostra nuova "realtà emotiva".
Verrà il giorno, non lontano, in cui archivieremo quella "versione di noi stessi".
Non la riconosceremo più in alcun gesto e sentito della nostra nuova Esistenza. Il Passato ci apparirà estraneo, sepolto, dissolto tra le folate del potente Vento del Cambiamento del 2025.
Dai primi giorni di Gennaio, siamo seduti davanti a quello schermo. E le lacrime potrebbero alternarsi alla sensazione coraggiosa di dover buttare il Cuore oltre l'ostacolo e di suggellare le ultime chiusure che tanto ci spaventano. Ma che non sono più procrastinabili.
Chiudere è stato il più "reiterato" movimento degli ultimi 5 anni.
Ci siamo più abituati agli "addii", che ai "benvenuti", soprattutto in prossimità dei grandi salti di Frequenza e dei relativi portali di passaggio di Coscienza.
Oggi siamo nudi.
Molte persone credono che la "nudità emotiva" sia collegata alla vulnerabilità o sia sinonimo di perdita e di debolezza.
Ed invece è la più alta forma di Coraggio, di Forza e di Realizzazione a cui possa giungere un Essere Umano.
Essere "nudi" e non temere la propria Autenticità e Verità interiore è segno di immenso Potere spirituale, animico e terreno.
E' puro Amore.
A guidare la nuova Rivoluzione emotiva sarà il "Femminile Risolto". Ma a radicarla nella Materia ci penserà il "Maschile Integro".
L'Uno senza l'Altro non potranno assolvere alla loro "Missione".
Padre e Madre coltiveranno l'Amore reciproco nella Coppia e porteranno nell'atto generativo la sostanza del Nuovo Mondo: il figlio di Dio.
Il vero Figlio di Dio. Colui che è Carne e Spirito. Materia e Connessione. Abbondanza e Amore.
Sarà espansione del Vero dentro ognuno di noi. E poi anche nella quotidiana creazione del Fuori.
Accogliere i Doni della Coscienza Divina significa esserne piena Manifestazione. E non si passa senza la "purezza di Cuore".
Che non è bontà, non è pietà e non è buonismo.
Non ha nulla a che fare con tutto questo.
Il Cuore Cristallino è solo Verità, elevata e connessa Verità.
E se ancora non l'avete "trovata" e accolta dentro di voi, sarà complesso concludere il prossimo salto quantico.
E questa Verità non è "buona o cattiva". Non ha segno positivo o negativo. E' ciò che è.
E va manifestata nel Mondo esattamente per ciò che ispira e chiede. Senza giudizio, senza colpa, senza vergogna e senza sporcarla con la manipolazione e la strumentalizzazione del Passato.
Se il movimento Umano risulterà ancora "fallato" dallo schema, si sentirà. Tutto "andrà storto". Tutto ciò che verrà portato come atto generativo nella Materia risuonerà male. Peggio di prima.
E allora ci accorgeremo di cosa significhi davvero "legge dell'Attrazione". Che nella nuova Dimensione si chiamerà "legge della Creazione".
E non attrarremo ciò che siamo, ma lo genereremo dal Cuore Cristallino.
E se l'Intento Umano è deviato, è malato, è distorto, non è puro, se il Cuore è oscurato e soggiogato dalla disfunzione della Struttura di Personalità, cosa mai potrà generare?
A voi le debite conclusioni.
Ripulite. Ancora e ancora.
E' tempo di salto quantico. E' tempo di svolte epocali.
Ma nessuno va da nessuna parte senza la Guarigione Umana.
E' imprescindibile.
Perciò prendetevi cura di ciò che sta accadendo dentro di voi. E osservate con Amore tutti i passaggi di chiusura.
Dentro e fuori.
Senza giudizio. Ma solo con tanto tanto affetto per voi Stessi e per l'Altro.
Buon Gennaio ... passerà veloce. Vedrete. Anche troppo veloce.
Mirtilla Esmeralda
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alephsblog · 3 months ago
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Lo Stato più piccolo del mondo è ancora oggi uno dei più influenti del globo. Non c’è file, dossier e rivendicazione internazionale che non passi sotto il Cupolone e tra le stanze vaticane. Maria Antonietta Calabrò è una delle massime esperte delle dinamiche della Santa Sede, e rende ancora vigoroso un giornalismo, quello vaticanista, col tempo indebolito dall’eccessiva vicinanza del cronista di turno a questo o a quel prelato. Immune a questo clericalismo giornalistico nel suo “Il trono e l’altare” (Cantagalli), Calabrò conduce il lettore all’interno di un dedalo di documenti, dati, raccontando come il livello spirituale si saldi con quello diplomatico, politico ed economico. Questo volume non è solamente un saggio sul potere, ma rappresenta anche il racconto di un passaggio storico all’interno della Chiesa, un rinnovamento che fai i conti con le controversie del complesso tempo presente.
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tempi-dispari · 4 months ago
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AI Groove: King Diamond, il Gran Sacerdote del Metal
Quando si parla di King Diamond, si evoca una figura mitica del metal, una combinazione unica di teatralità, oscurità, e una maestria vocale che lo ha reso un’icona inconfondibile. Nato Kim Bendix Petersen a Copenaghen nel 1956, King Diamond non è solo un cantante straordinario, ma anche un architetto del terrore musicale, capace di costruire interi mondi narrativi che fondono horror, esoterismo e musica heavy metal.
I primi anni: Mercyful Fate e l’alba di un’epoca
King Diamond iniziò la sua carriera nei primi anni ’80 come leader dei Mercyful Fate, una delle band più influenti della scena heavy metal. Con album come Melissa (1983) e Don’t Break the Oath (1984), i Mercyful Fate tracciarono le coordinate di un sound oscuro e teatrale, radicato nel satanismo letterario e nella mitologia esoterica. L’inconfondibile falsetto di King Diamond, una voce capace di passare da toni angelici a grida demoniache, divenne il tratto distintivo della band.
“King Diamond è stato una delle mie principali ispirazioni,” ha dichiarato Lars Ulrich dei Metallica. “Crescendo in Danimarca, vedere qualcuno come lui affermarsi a livello internazionale era incredibile. E poi c’era quella voce: nessuno cantava come lui.”
La nascita del solista: Un horror teatrale
Dopo la separazione dai Mercyful Fate nel 1985, King Diamond intraprese una carriera solista che gli permise di ampliare ulteriormente il suo universo creativo. Album come Abigail (1987), Them (1988) e Conspiracy (1989) non sono semplicemente raccolte di canzoni, ma opere concettuali che raccontano storie dell’orrore degne di un film di Dario Argento o di un racconto di H.P. Lovecraft.
La teatralità dei suoi live show, con croci rovesciate, scenografie gotiche e costumi elaborati, ha contribuito a creare l’immagine di King Diamond come una figura a metà tra un occultista e un cantastorie demoniaco.
“King Diamond ha portato il teatro nel metal,” ha affermato Rob Halford dei Judas Priest. “Non si tratta solo della musica: è l’esperienza completa. Ogni suo concerto è un viaggio in un altro mondo.”
Il personaggio e l’occulto
Una delle chiavi del successo di King Diamond è stata la sua capacità di costruire un personaggio coerente. Il suo trucco distintivo – una maschera facciale che combina croci rovesciate e figure geometriche – è diventato iconico tanto quanto il suo falsetto. Ma dietro l’estetica c’è un’autentica passione per l’esoterismo.
In diverse interviste, King Diamond ha dichiarato di essere un credente nel satanismo laveyano, un sistema filosofico che si distanzia dall’adorazione letterale di Satana e si concentra invece sull’individualismo e sull’esaltazione del libero arbitrio.
“Non si tratta di sacrificare capre o cose del genere,” ha spiegato in un’intervista con Metal Hammer. “È una filosofia di vita che mette l’uomo al centro del suo universo.”
Questa prospettiva ha informato non solo i testi delle sue canzoni, ma anche il modo in cui ha costruito il suo personaggio pubblico, rendendolo un’icona per chi cerca nel metal una forma di ribellione intellettuale e spirituale.
L’eredità e le influenze
King Diamond ha influenzato generazioni di musicisti, dai black metaller norvegesi alle nuove leve del progressive e del power metal. Dani Filth dei Cradle of Filth, ad esempio, ha spesso citato King Diamond come una delle sue principali influenze:
“La sua capacità di raccontare storie attraverso la musica e il modo in cui ha reso ogni performance un rituale hanno avuto un impatto enorme su di me.”
Anche Tobias Forge dei Ghost ha riconosciuto il debito verso King Diamond:
“Le nostre maschere, i temi occulti e l’idea di un personaggio centrale nello show? Molte di queste cose vengono da King Diamond e dai Mercyful Fate.”
Conclusioni: Il Re del Metal Oscuro
King Diamond è più di un cantante. È una forza creativa, un innovatore, e una figura centrale nell’evoluzione dell’heavy metal. La sua abilità nel fondere musica, narrativa e immaginario esoterico ha creato un mondo in cui i fan non sono semplici ascoltatori, ma partecipanti di un’esperienza multisensoriale.
Come lui stesso ha detto:
“Il mio obiettivo non è solo spaventare la gente. Voglio trasportarla in un altro mondo, dove la realtà e il mito si confondono.”
E ci è riuscito, costruendo un impero di oscurità che continua a ispirare e incantare milioni di fan in tutto il mondo.
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