#racconti culturali
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pier-carlo-universe · 20 hours ago
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NON BRUCIARE LA MIA LUNA, NONNA! di Un racconto di Abdulla Vakhsh
Il cancello di ferro del carcere numero "64/..xxx", scricchiolando pesantemente, si aprì a metà. Una prigioniera uscì, avvolgendo il capo con uno scialle fiorito e coprendosi la bocca, assicurandosi che nessuno fosse venuto a prenderla.
La storia.Il cancello di ferro del carcere numero “64/..xxx”, scricchiolando pesantemente, si aprì a metà. Una prigioniera uscì, avvolgendo il capo con uno scialle fiorito e coprendosi la bocca, assicurandosi che nessuno fosse venuto a prenderla. Con un nodo stretto sul petto, iniziò a camminare lentamente lungo il bordo della strada.Dopo pochi passi, non poté fare a meno di voltarsi. La vista…
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abbattoimuri · 1 year ago
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La morale ai tempi dei social network
Prologo Quando decisi di aprire un account in un social network non prevedevo che avrei così legittimato la nascita e la divulgazione di una morale fluida che avrebbe influito nella vita reale nelle discussioni pubbliche. Sapevo delle profilazioni, del fatto che ogni mio bisogno sarebbe stato intercettato e venduto ad aziende che poi mi avrebbero tartassato di marketing pubblicitario. Non…
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ross-nekochan · 8 months ago
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Racconti di viaggio - parte 2
Quando ho studiato all'università Studi Culturali dell'Asia Orientale il corso era orientato su come sia "Oriente" che "Occidente" veniva rappresentato l'uno dall'altro con una serie di discorsi e di immagini che si auto-alimentavano e, da persona occidentale, quello che più mi aveva affascinato era come noi "occidentali" dipingiamo l'Asia. Tuttavia, il prof teneva tanto ad un punto ossia il white spot ovvero quel posto (figurato) in cui bisognava trovare, da "occidentali", una lettura della propria rappresentazione.
In Giappone si nota poco perché culturalmente sono molto timidi e riservati (anche se succede), ma in India sono rimasta completamente shockata da una cosa: la gente non faceva che fissarmi. E non per chissà quale strana ragione, ma semplicemente per un motivo: sono bianca.
Da quello che ho capito, è una rarità trovare persone occidentali in India e quindi quando la vedono se ne stupiscono. Ma analizzando meglio il problema non è solo quello.
Quando sono andata per la prima volta a casa dei miei amici in cui c'erano i parenti, la prima cosa che mi è stata chiesta è stata di fare una foto assieme. Alle varie feste di matrimonio (3) uomini di mezza età in special modo non facevano che chiedere di fare selfie assieme, come se fossi stata un fantoccio, una bambola, una celebrità di cui doversi ricordare di avere incontrato e da far vedere agli altri in futuro. Sempre perché vedere persone bianche è raro, figurati averle così vicine a un matrimonio di chissà quale parente/amico ecc.
Se da un lato mi hanno letteralmente oggettificata, rendendomi qualcosa a metà tra un trofeo e una bomboniera, questa cosa maschera un problema ben più grosso: gli indiani si sentono inferiori ai bianchi.
Non è una novità che questo tipo di ranking delle razze umane non sia ancora estinto. Lo abbiamo vissuto per centinaia di anni, ne siamo immersi ed è complicatissimo staccarci questa ameba di dosso con cui siamo cresciuti tutti. Ma è stato allarmante per me percepire queste cose di prima mano.
Da bianchi ci siamo letteralmente imposti, li abbiamo sottomessi, fatto di loro schiavi o quello che ci pareva e loro, nonostante si sentano molto fieri di aver (quasi) raggiunto il nostro tipo di società, non riescono proprio a liberarsi dalla visione del mondo che abbiamo loro insegnato e a non vederci con gli occhi che brillano. L'ho trovata una cosa tristissima.
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pettirosso1959 · 4 months ago
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di Leo P.:
Nel 2009 Sartori, che è stato l’ultimo intellettuale liberale a pensare fuori dagli schemi, scriveva sul Corriere della Sera:
“In tempi brevi la Ca­mera dovrà pronun­ciarsi sulla cittadi­nanza e quindi, an­che, sull’‘italianizzazio­ne’ di chi, bene o male, si è accasato in casa no­stra. Il fronte ‘accogliente’ è co­stituito dalla Chiesa e dal­la sinistra. La Chiesa deve essere, si sa, misericordio­sa, mentre la xenofilia del­la sinistra è soltanto un ‘politicamente corretto’ che finora è restato male approfondito e spiegato. Due premesse. Primo, che la questione non è tra bianchi, neri e gialli, non è sul colore della pelle, ma invece sulla ‘integra­bilità’ dell’islamico. Se­condo, che a fini pratici (il da fare ora e qui) non serve leggere il Corano ma imparare dall'espe­rienza. La domanda è allo­ra se la storia ci racconti di casi, dal 630 d.C. in poi, di integrazione degli islamici, o comunque di una loro riuscita incorpo­razione etico-politica (nei valori del sistema politi­co), in società non islami­che. La risposta è sconfor­tante: no. In­ghilterra e Francia si sono impegnate a fondo nel problema, eppure si ritro­vano con una terza gene­razione di giovani islami­ci più infervorati e incatti­viti che mai. Il fatto sor­prende perché cinesi, giapponesi, indiani, si ac­casano senza problemi nell’Occidente pur mante­nendo le loro rispettive identità culturali e religio­se. Ma — ecco la differen­za — l’Islam non è una re­ligione domestica; è inve­ce un invasivo monotei­smo teocratico che dopo un lungo ristagno si è ri­svegliato e si sta vieppiù infiammando. Illudersi di integrarlo ‘italianizzan­dolo’ è un rischio da gi­ganteschi sprovveduti, un rischio da non rischia­re”.
Ne sa qualcosa il direttore dell’organizzazione per bambini “Arche”, Wolfgang Büscher, che ogni giorno si prende cura di 7.000 giovani in 33 strutture in tutta la Germania, che rivela alla BILD: “Siamo di fronte a una catastrofe”. Emerge chiaramente dalla dichiarazione dei giovani arabi citata da Büscher: “Prima tagliamo la gola agli ebrei, poi ai gay e infine ai cristiani!”. Dice Büscher: “Non ho mai sperimentato niente di simile. Un ragazzo di 12 anni venne da me e mi disse: ‘Ti odio. Ci riprenderemo il Paese’. Rifiutano la nostra cultura, i nostri valori. Il loro odio è inimmaginabile”.
Quasi una glossa all’articolo di Sartori che oggi il Corriere non pubblicherebbe mai.
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diceriadelluntore · 1 year ago
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Storia Di Musica #291 - Deacon Blue, Raintown, 1987
Lo spunto per le storie settembrine me lo ha dato un aneddoto simpatico sugli Steely Dan, protagonisti dell'ultima storia di Agosto. Una delle loro canzoni più famose, Deacon Blues, da Aja (il loro capolavoro del 1977) fece un viaggio emozionale fino in Scozia, dove un giovane ragazzo si appassionava alla musica, soprattutto a quel pop così sofisticato, pieno di stratificazioni sonore, piccoli gioielli musicali incastonati nelle melodie, e immensa classe esecutiva. Ricky Ross si chiama quel giovane ragazzo, che dopo che a Dundee viene licenziato da professore precario delle scuole secondarie, si trasferisce a Glasgow, dove decidere di mettere su un gruppo. Prima trova il batterista, Dougie Vipond, poi un bravissimo pianista, James Prime, un chitarrista, Graeme Kelling, e una corista, Carol Moore. Le prime esibizioni sono incoraggianti, ma la Moore decide di mettersi da parte. Ross si ricorda che aveva sentito ad un provino, improvvisato in Bath Street, una ragazza che lascia il suo indirizzo, ma non il suo numero di telefono. E la storia vuole che fu lo stesso Ross ad arrivare sulla Great Western Road di Glasgow per chiedere a Lorraine McIntosh di unirsi al gruppo. E c'è la ciliegina sulla torna: durante uno delle prime serata acclamati dal pubblico, Dougie Vipond leggermente brillo incontrò Ewen Vernal, bassista, nel bagno di un locale e gli chiese di unirsi al gruppo. Il nome per la band è quello che Ross ha in testa da anni: Deacon Blue, e siamo nel 1985. Glasgow in quegli anni è una città in piena trasformazione sociale, anche con profonde fratture socio economiche (per farsi un'idea, suggerisco i romanzi di Douglas Stuart) ma dal punto di vista musicale sarà la capitale scozzese della musica. Tanto che un giornalista del Glasgow Herald, John Williamson, decise di produrre una cassetta in allegato alle pagine culturali del giornale con tutte le promesse della musica cittadina di quel periodo: ci sono futuri gruppi e artisti molto famosi come i Wet Wet Wet, Kevin McDermott, Hue and Cry e i Deacon Blue, che contribuiscono con Take The Saints Away.
Dopo questa esperienza, sono pronti ad andare in studio, insieme a Jon Kelly, capo ingegnere del suono agli Air Studios di Londra. Ross ha in mente una sorta di concept album su Glasgow, che ne racconti le sfumature più varie. Raintown, pubblicato nel 1987, si presenta con una meravigliosa foto in bianco e nero di Oscar Marziaroli, italo scozzese futuro acclamato fotografo, che ferma una città avvolta nella perenne pioggerellina con sullo sfondo uno dei simboli della città, la Finnieston Crane, una gigantesca gru portuale, ormai non operativa, simbolo dell'industriosità degli abitanti, proprio all'imbocco del porto cittadino. Dal punto di vista musicale, seppur si parte dall'idea di pop sofisticato del mitico duo da cui prendono il nome, i Deacon Blue mischiano il lirismo vocale e le atmosfere uniche di Van Morrison, un canto-racconto degno del primo Springsteen e un'eleganza che ha una sua totale particolarità. Il disco ha un andamento ondeggiante tra brani calmi e riflessivi e quelli più incalzanti: l'inizio è davvero suggestivo, con Born In The Storm che come una nebbia si dirada e sfuma in Raintown, canzone che è profondamente legata all'esperienza di Ross, con versi che dicono "Waiting for the phone to ring to make me all I am.\You're in the suburbs waiting for somewhere to go\I'm down here working on some dumb show\In a raintown" che raccontano l'inizio di tutta la storia. Ross scrive del rapporto con il business musicale nella bella Ragman e nell'altrettanto suggestiva Loaded, scritta di getto come un flusso di coscienza su una base improvvisata dagli altri componenti della band su una cassetta super 8, ed è capace di dipingere affreschi musicali persino drammatici in abiti delicati e affascinanti. He Looks Like Spencer Tracy Now è ispirata ad un pensiero, a che vita avesse fatto l'uomo che sganciò la bomba atomica su Hiroshima: tra incontri particolari ("he may have been with Oppenheimer, shaken Einstein's hand\Did we have to drop the bomb? You bet, to save this land\He was only taking pictures around the critical mass\While the troops on Tinian island sang 'Follow the bouncing ball') e cosa potrebbe essere oggi (He may have been a nationalist, a physicist or a pacifist (...) Well, I have seen that movie of Dr. Jeckyll and Mr. Hyde\And I know he looks like Spencer Tracy Now). When Will You (Make My Telephone Ring) ha ai cori il famoso gruppo R&B londinese dei Londonbeat. Alto livello è anche Chocolate Girl, che racconta di un tipo anaffettivo, un certo Alan, ricco e spendaccione, "He calls her the chocolate girl\Cause he thinks she melts when he touches her\She knows she's the chocolate girl\Cause she's broken up and swallowed\And wrapped in bits of silver". Ma il capoavoro è Dignity: ritratto di quello spirito scozzese della dignità del lavoro, racconta la storia di un impiegato comunale, probabilmente uno che lavora sulle strade, e che non perde il sorriso nemmeno quando è preso in giro dal ragazzini e che ha un sogno, comprare un gommone, un dinghy, che vuole chiamare Dignity, con cui "I'll sail her up the west coast\Through villages and towns\I'll be on my holidays\They'll be doing their rounds\They'll ask me how I got her I'll say, "I saved my money"\They'll say, "Isn't she pretty? That ship called Dignity". In Love's Great Fears, liricissima e tutta giocata sul duetto Ross - McIntosh, che diventeranno marito e moglie poco tempo dopo, c'è Chris Rea alla chitarra.
Il disco, per le qualità musicali, per la scelta azzeccata dei singoli e per la sua atmosfera sofisticata, che quasi inventerà un genere, ha un successo clamoroso: arriva fino al numero 14 nella classifica dei dischi più venduti, rimane in classifica un anno e mezzo e vende oltre un milione di copie. La band continuerà a scrivere belle cose, e il successivo When The World Knows Your Name del 1989 arriva persino al numero 1 in UK e contiene la loro canzone più famosa, Real Gone Kid, facendo divenire sogno il successo che un ragazzo scozzese aveva immaginato sentendo una canzone, Deacon Blues, che parla di nerds and losers, secondo le famose parole di commento di Donald Fagen. Dedicherò il mese di settembre a gruppi scozzese degli anni '80, che è un periodo storico e una zona geografica che ha regalato cosine niente affatto male alla storia della musica.
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weirdesplinder · 8 months ago
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CICLO DELL'ECUMENE di Ursula K. LeGuin
Il Ciclo dell'Ecumene o Ciclo hainita (Hainish Cycle)di Ursula K. Le Guin è composto da un insieme di romanzi e racconti ambientati in un medesimo universo immaginario futuro.
In questo scenario, la specie umana si è diffusa in decine di pianeti e tenta di organizzarsi in una società su scala galattica.
L'origine di tutta l'umanità non è la Terra, ma il pianeta Hain (chiamato anche Il Primo Pianeta, il Vecchio Mondo o Davenant, che dista circa 140 anni luce dalla Terra) dal quale in epoche remote è partita l'esplorazione spaziale e la colonizzazione di molti pianeti, compresa la Terra. In seguito queste colonie, forse a causa dell'assenza di adeguate tecnologie di comunicazione, non solo hanno perso i contatti, ma anche la conoscenza della reciproca esistenza. Centinaia di millenni più tardi, l'Ecumene rappresenta il tentativo di ricostituire l'unità della civilizzazione umana nella galassia, dopo che un primo tenttaivo di unione denominato Lega di Tutti i Mondi era fallito anche a causa di un invasione aliena.
I rapporti tra i pianeti sono mantenuti grazie ad una tecnologia, l'ansible, che consente la comunicazione istantanea anche a distanza di molti anni luce. Mentre i viaggi interstellari avvengono solo a velocità non superiore alla velocità della luce (NAFAL, Nearly As Fast As Light), con l'inevitabile conseguenza della dilatazione del tempo per i viaggiatori, mentre navi robotizzate possono raggiungere una velocità superluminale.
Gli hainiti, avevano conoscenze genetiche che hanno usato per alteare geneticamente se stessi e anche gli abitanti delle colonie che avevano fondato, perciò ogni pianeta ha in realtà una popolazione con caratteristiche molto diverse dalle altre, nonostante le loro origini comuni, anche grazie all'evoluzione naturale che si è aggiunta alle modifiche genetiche.
Ad esempio gli hainiti hanno acquisito la capacità di controllare coscientemente la propria fertilità, altri popoli sono in grado di sognare da svegli, oppure sono ermafroditi ecc.
E l'autrice utilizza i popoli di questi pianeti per raccontarci cosa potrebbe creare l'evoluzione umana spinta da fattori ambientali così diversi e da input culturali così diversi. Questa serie è come un piccolo studio antropologico della natura umana, portato all'estremo in alcuni casi.
La lettura di questo ciclo potrebbe risultare ostica soprattutto perchè l'ordine di pubblicazione dei libri e l'ordine delle storie che narrano non coincide. Ma bisogna dire che praticamente tutti sono leggibilissimi come romanzi autococlusivi poichè ognuno ha una sua trama con un suo inizio, svolgimento e fine, e benchè siano ambientati nello stesso universo non sono strettamente collegati.
Ma vi presento comunque qui sotto l'ordine cronologico in cui andrebbero letti i 7 romanzi della serie:
Pre-ere: Periodo non trattato in alcun romanzo ma solo citato, sono i due milioni di anni, durante i quali gli hainiti hanno esplorato lo spazio, colonizzando decine di pianeti nel Braccio di Orione, tra cui la Terrra, creando una rete di mondi che si è poi dissolta.
Prima Fase: la Lega di Tutti i Mondi quanto l'ansible non esistono ancora, anche se sembrano sul punto di diventare realtà o sono appena nati (Il mondo della foresta).
I reietti dell'altro pianeta (pubblicato anche col titolo Quelli di Anarres) (1974)
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Trama: Due pianeti gemelli, Urras e Anarres, illuminati da uno stesso sole ma divisi da una barriera ideologica antica di secoli. Urras è fittamente popolato, tecnologicamente avanzato, ricco, florido, retto da un'economia liberista. Da qui sono partiti nella notte dei tempi i seguaci di Odo che hanno colonizzato l'arido Anarres, fondandovi una comunità anarchico-collettivista che non conosce concetti come proprietà, governo, autorità. In questa società apparentemente perfetta nasce Shevek, genio della fisica alle prese con un'innovativa teoria del tempo, un vero "cittadino del cosmo" che dedicherà la vita ad abbattere il muro che separa da sempre i pianeti gemelli.
2. Il mondo della foresta (1976)
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Trama: Sul pianeta Athshe, la vita è interamente condizionata dalle enormi, fittissime foreste che ricoprono quasi tutta la superficie. Qui vivono gli Athshiani, il popolo dei sognatori, e qui sono scesi gli uomini a impadronirsi del legname ormai prezioso in questo lontano futuro. Athshe è diventato una colonia della Terra, dove agli indigeni è riservato il lavoro fisico più pesante e dove uomini come il capitano Davidson e l’antropologo Ljubov si scontrano in nome di opposte ideologie. Fino al giorno in cui fra le foreste di Athshe non si leverà un dio, Selver, il sognatore capace di fondere per il suo popolo il mondo del sogno con quello della realtà. E allora gli uomini dovranno guardarsi dai loro schiavi.
Seconda Fase: La lega di Tutti i Mondi esiste già, ma non L'Ecumene, e nel terzo libro di questa fase la Lega è in crisi e risulta frammentata a causa di una razza aliena nemica gli Shing, che vengono da un mondo oltre la Lega
3. Il mondo di Rocannon (1966)
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Trama: In un mondo ai confini della Galassia, tre razze native - gli Odemiar, abitanti delle caverne, gli elfici Fiia e i Liuar, guerrieri divisi in clan vengono improvvisamente aggredite e conquistate da una flotta di astronavi provenienti dalle stelle. Lo scienziato terrestre Rocannon, che si trova in quel mondo, assiste impotente allo sterminio dei suoi amici e alla distruzione della sua astronave. Abbandonato tra popoli alieni, Rocannon guida allora la battaglia per la liberazione, scoprendo che, in breve tempo, la sua figura assume contorni leggendari e che qualcuno lo considera addirittura un dio...
4. Pianeta dell'esilio (1966)
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Trama: Su Werel, terzo pianeta del sistema di Gamma Draconis, le stagioni durano decine d'anni terrestri, e ora l'Autunno sta per finire. L'Inverno sarà una sorpresa per le generazioni più giovani, che non l'hanno mai conosciuto, e una dura prova per tutti. Ma le ostilità del clima non sono le sole contro cui gli abitanti devono combattere: ci sono anche i barbari Gaal e i mostruosi diavoli della neve. La contesa contro la natura avversa e i nemici esterni unisce le due razze umanoidi di Werel: i Nati Lontano, ultimi superstiti della colonia hainita che vivono nella città costiera di Landin, ormai isolati da oltre seicento anni dalla madrepatria, e i nomadi nativi del pianeta. È così che Jakob Agat Alterra, discendente degli "alieni" hainiti, conosce la giovane Rolery, figlia di un capo Clan nativo, e se ne innamora. Ma non sarà facile stabilire un'alleanza fra due razze che sembrano destinate all'eterna incomprensione ...
5. Città delle illusioni (1967)
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Trama: Il progresso tecnologico dell'umanità non è andato di pari passo con quello della conoscenza. Questa penuria di saggezza ha reso gli uomini miseri nella loro vulnerabilità, facilmente in balìa di esseri superiori, come gli inquietanti Shing. La Terra appare una sconfinata e arida distesa attraversata da verdi foreste, dove gli umani sopravvivono in gruppi isolati. A infrangere la placida esistenza di una piccola comunità, arriva un forestiero dalla carnagione ambrata e dagli occhi felini e privi di iride, senza ricordi né identità. Un messaggero del nemico? Un mutaforma? Un vagabondo che giunge da molto lontano? Toccherà allo stesso sconosciuto trovare le risposte che lo riguardano, nel corso di un lungo viaggio alla ricerca della memoria perduta, che lo porterà fra popolazioni guerriere, fino alla città mitica di EsToch, a ridosso del futuro.
Terza fase: i pianeti della vecchia Lega di Tutti i Mondi si sono riuniti nell'Ecumene e ora su Hain coesistono piccole società autonome, i pueblos, organizzati secondo forme sociali arcaiche, fortemente ritualizzate, e una rete di città ad alta tecnologia e bassa densità, come Kathhad e Darranda, che ospitano i "templi", i centri di informazione degli "storici", e le Scuole Ecumeniche, in cui vengono istruiti studenti provenienti da molti mondi, per diventare osservatori e inviati diplomatici dell'Ecumene.
6. La mano sinistra del buio (1969)
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Trama: Sul pianeta Inverno, coperto di ghiacci perenni e dominato da una struttura semi-feudale, l'Ecumene ha inviato un emissario, Genly Ai, incaricato di convincere gli indigeni a unirsi alla Lega. Non sarà facile per lui entrare in contatto con gli abitanti di quel mondo alieno, ancora ignoto, che trascorrono i cinque sesti della loro esistenza in uno stato ermafrodito neutro, per poi essere maschi o femmine solo nei giorni del kemmer. Per riuscire nel suo intento, l'Inviato dovrà superare differenze biologiche, culturali, psicologiche, sociali e comprendere articolate organizzazioni politiche, oltre che affrontare condizioni estreme in un attraversamento del grande Nord.
7. La salvezza di Aka (2000)
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Trama: Sutty, un'osservatrice dell'Ecumene interstellare, è stata assegnata ad Aka, un mondo dominato da un governo azienda che ha come unico fine la produzione e lo sviluppo economico. A questo scopo la monolitica Corporazione di Aka ha bandito tutti i vecchi costumi, cancellando quasi completamente la lingua scritta e le tradizioni. Per Sutty, specializzata in storia e linguistica, si tratta di un incarico senza sbocchi: come può studiare un mondo dove la popolazione sembra non avere ricordo del proprio passato? Del tutto inaspettatamente, però, Sutty riceve il permesso di lasciare la moderna città dove tutti i suoi movimenti sono strettamente controllati e risalire il fiume per cercare gli ultimi residui della cultura originaria di Aka.
Per quanto riguarda i racconti ambientati nell'universo ecumenico questi sono ancora più separati e a sè stanti che non i romanzi, tanto che l'autrice stessa non li ha mai raccolti in antologie specifiche, ma solo in antologie che contengono anche racconti facenti parte altre serie. Un'antologia che raccoglie anche tre racconti ecumenici che reputo interessanti è Fisherman of the Inland Sea del 1994, purtroppo inedita in italiano. I tre racconti sono The Shobies' Story, Dancing to Ganam e Another Story or A Fisherman of the Inland Sea e raccontano dei primi esperimenti dell'uomo con i viaggi interstellari a velocità maggiore di quella della luce.
Altri due racconti famosi sono The Day Before the Revolution che è un prequel al romanzo I reietti dell'altro pianeta, e Dowry of the Angyar (intitolato anche Semley's Necklace) prequel al romanzo Il mondo di Rocannon, che a volte sono stati inseriti come antefatti proprio in alcune edizioni dei due romanzi, o possono essere recuperati nell'antologia I dodici punti cardinali.
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A mio parere del tutto soggettivo i romanzi più belli della serie sono i tre centrali: Il mondo di Rocannon, Pianeta dell'esilio e Città delle Illusioni, che poi sono anche i primi ad essere stati scritti dall'autrice.Ma è un'opinione puramente soggettiva che si basa sul mio gusto personale in fatto di libri.
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thegianpieromennitipolis · 2 years ago
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SENSI DELL’ARTE - di Gianpiero Menniti 
LA MEMORIA DIMENTICATA DELL’IMMAGINE
Ogni immagine è un “unicum”: anche quando è rappresentazione, si pone oltre quella, la supera, si riferisce ma non è quella. Interpreta.  Mentre sorge, già come tela bianca, quando è solo intenzione, assume la sua autonomia, inevitabile, perenne. Così, la sua relazione con un titolo, come nel caso della “Casa sull’acqua” - 1930, appartiene a una serie di sette acquerelli che Paul Klee (1879 - 1940) dipinse in occasione di una lezione di design al Bauhaus - non trova fondamento nella parola ma in una suggestione, in un riferimento senza radici al di fuori dell’evento estemporaneo nel quale si è costituita. In una descrizione radicale dell’arte, la dimensione pura dell’opera risiede nella libertà creativa. E questa, altro non è che fenomenologia del significante senza significato. Sovversione dello strutturalismo segnico di Saussure: un referente che rinvia sempre a un contenuto. Se limitassimo a questa concezione estrema il fare artistico, l’esplosione della soggettività annullerebbe ogni figura di parola: sull’arte non si potrebbe dire nulla. Eppure, la soggettività non esiste: è uno dei molteplici punti di convergenza di plurime fonti culturali, non esclusivamente concettuali ma anche estetiche. Non sono fonti enigmatiche: si tratta di un pulviscolo infinito di visioni che fanno di ogni essere umano un immenso caleidoscopio al quale l’artista attinge. Per generare quell’unicum dell’immagine che non possiede altra matrice oltre se stessa.  L’artista è un tramite. Vive in un luogo nel quale è il solo a essere ammesso: la sua interiorità.  Un abisso indeterminato di racconti muti. Ma non infinito: segue il corso limitato della vita. Lasciando nuove fonti per epigoni inconsapevoli. Del resto, fu Klee a scrivere, nel lontano 1914, questa frase:  
«Io sono astratto con qualche ricordo».
Siamo immersi nella realtà.  Tuttavia, si può essere più profondi. Fino a raggiungere la memoria dimenticata.
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cinquecolonnemagazine · 1 year ago
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Romanzi italiani del 900: racconti di un secolo di cambiamenti
I romanzi italiani del 900 hanno saputo catturare le sfumature della società, la politica, la cultura e le emozioni di un Paese che ha vissuto due guerre mondiali, profonde trasformazioni sociali e una rapida modernizzazione. Per questo motivo la letteratura italiana nel Novecento è un affascinante mosaico di stili, voci e storie che riflettono il tumultuoso periodo storico attraversato dall'Italia durante quel secolo. I primi anni del 900: il Futurismo Gli inizi del Novecento italiano hanno visto emergere il movimento futurista, che ha cercato di abbracciare il cambiamento e l'innovazione nella letteratura, nell'arte e nella società. Un esempio notevole di romanzi futuristi è "Zang Tumb Tumb" di Filippo Tommaso Marinetti, un'opera che sperimenta con la forma e il suono delle parole per esprimere l'entusiasmo per la modernità e la tecnologia. Questo movimento ha contribuito a gettare le basi per il modernismo letterario in Italia. I romanzi italiani del 900 e la Seconda Guerra Mondiale La Seconda Guerra Mondiale è stata un'incredibile fonte di ispirazione per gli scrittori italiani dell'epoca. - "Il giardino dei Finzi-Contini" (1962) di Giorgio Bassani narra la triste pagina della persecuzione degli ebrei. - "La casa in collina (1948) di Cesare Pavese analizza la guerra in quanto impegno storico e civile. - "Il sentiero dei nidi di ragno" (1947) è uno dei più bei romanzi sulla Resistenza. - "La ciociara" (1957) di Alberto Moravia rappresenta un'altra tragica pagina del conflitto: lo sbarco degli alleati Il dopoguerra, con tutte le difficoltà della ripresa economica, ha ispirato, invece, la nascita di una vera e propria corrente letteraria che ha coinvolto la letteratura e il cinema: il neorealismo. I romanzi neorealisti più emblematici sono: - "Ragazzi di vita" (1955) di Pier Paolo Pasolini; - "Una questione privata" (1963) di Beppe Fenoglio; - "Se questo è un uomo" (1947) di Primo Levi; - "La romana" (1947) di Alberto Moravia. I romanzi postmoderni Gli anni '60 hanno portato una nuova onda di romanzi italiani che riflettevano i cambiamenti sociali e culturali in corso. "Il Gattopardo" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, pubblicato postumo nel 1958, ha catturato l'atmosfera di una società aristocratica in declino. Altro autore esemplare di questo periodo fu Leonardo Sciascia che con i suoi romanzi accese un faro sulla Sicilia e sul fenomeno della mafia. Ricordiamo "Il giorno della civetta", "A ciascuno il suo", "Il caso Majorana". Negli anni '70 e '80, l'Italia ha assistito a una rinascita letteraria con l'emergere di autori postmoderni come Umberto Eco, che ha scritto "Il nome della rosa" (1980), un romanzo che mescola storia, mistero e teologia. I romanzi che in una certa misura hanno segnato gli anni Novanta del Novecento sono "Castelli di rabbia" (1991), "Oceano mare" (1993), "Seta" (1996) di Alessandro Baricco. In copertina foto di Priscilla Du Preez 🇨🇦 su Unsplash Read the full article
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carmenvicinanza · 2 years ago
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Anna Piaggi
https://www.unadonnalgiorno.it/anna-piaggi/
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Anna Piaggi è stata la figura più affascinante della cultura della moda italiana.
Giornalista e scrittrice, musa dei più grandi maestri della Couture, aveva un’estetica spiazzante che incarnava il concetto più sublime di stile.
Superava l’eccentrico nei suoi ricercatissimi look che, spaziando tra epoche e luoghi geografici, hanno influenzato e ispirato generazioni di stiliste e stilisti.
Uno per tutti, Karl Lagerfeld che le ha dedicato il libro Anna-cronique. Un diario di moda del 1986.
Nata a Milano, 22 marzo 1931, prima di diventare giornalista è stata segretaria e traduttrice per Mondadori. È stata sposata con Alfa Castaldi fotoreporter che lei ha introdotto nel mondo della moda, dal 1962 fino alla morte di lui, nel 1995. Un sodalizio artistico e culturale che li ha visti lavorare insieme per mostre, happening e campagne pubblicitarie innovative.
Ha vissuto per un periodo a Londra che ha rappresentato il punto di svolta nel suo approccio stilistico e la consapevolezza di poter diventare con la sua immagine e la sua scrittura, tutto ciò che desiderava.
Ha scritto per diverse riviste nazionali e internazionali tra cui l’Espresso e Panorama e contribuito a creare periodici quali Arianna o Vanity.
Anna Piaggi si è inventata il ruolo editoriale del direttore creativo e anticipato i concetti di Made in Italy e di vintage, con la sua attitude ha creato tendenza riuscendo a trascinare designer e creativi di tutto il mondo.
Si è inventata la rubrica D.P. Doppie Pagine di Anna Piaggi per Vogue nel 1988, in cui ha sperimentato la sua nuova forma di giornalismo. Con un approccio dal sapore postmoderno, raccontava la moda in maniera evocativa attraverso giochi di parole e grafiche accattivanti.
Ha saputo intercettare e decodificare, come nessuno e nessuna prima di lei, il messaggio degli stilisti e delle stiliste.
È arrivata al vintage, in una sorta di operazione filologica, tramite l’analisi degli abiti nella loro storia, percorso necessario per poterli comprendere nella loro interezza.
Vedeva il disegno come sublimazione della fotografia e la costruzione dei suoi look era concepita come un disegno in cui tutto era studiato.
Maestra indiscussa dell’abilità di trasformarsi, è stata una figura fluida, a tratti grottesca, ma sempre originale e unica.
Ha concepito la moda come sistema aperto, di denuncia delle norme estetiche, abbattendo le convenzioni che girano attorno alla costruzione estetica dell’identità, creando nuove possibilità. Con la sua presenza incarnava l’elemento perturbante, destabilizzando tutto ciò che la circondava.
Nella sua stupefacente libertà è un’icona che resterà per sempre nella memoria collettiva. È stata in grado di utilizzare l’effimero per mettere in discussione i limiti culturali del quotidiano, a volte stretti e giudicanti.
La moda è stata la sua arma capace di sovvertire gli stereotipi estetici.
Ha lasciato la terra e il suo mitico guardaroba il 7 agosto 2012, a Milano.
Nel 2016 le è stato dedicato il documentario, Anna Piaggi – Una visionaria nella moda, a cura di Alina Marazzi che, attraverso i racconti e le interviste di personaggi della moda che l’hanno conosciuta, ha intrecciato la storia del costume, delle avanguardie artistiche, del teatro e della musica, per comporre il ritratto della donna che ha saputo dare alla moda il senso più alto e profondo.
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raffaellamilandri · 22 days ago
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Racconti di Nativi Americani: Miti e Leggende Sioux Lakota di Marie L. McLaughlin
Un grande e imperdibile classico che offre una visione delle credenze e dei valori culturali del popolo Sioux Lakota, e apre lo sguardo su un mondo pieno di esseri soprannaturali e di imprese eroiche.
Un grande e imperdibile classico che offre una visione delle credenze e dei valori culturali del popolo Sioux Lakota, e apre lo sguardo su un mondo pieno di esseri soprannaturali e di imprese eroiche. Prima edizione in italiano di Myths and Legends of the Sioux di Marie L. McLaughlin, tra le migliori raccolte di fiabe e leggende di Nativi Americani, insieme a Old Indian Legends di Zitkala Sa e…
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pier-carlo-universe · 6 days ago
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Cinzia Perrone vince il primo premio al concorso “La Magia del Natale” con il racconto "Piccoli grandi gesti"
Una storia toccante di speranza e solidarietà premiata dall’Associazione Officina Mediterranea
Una storia toccante di speranza e solidarietà premiata dall’Associazione Officina Mediterranea. Cinzia Perrone si è aggiudicata il primo premio nella sezione Racconti Brevi del concorso “La Magia del Natale”, organizzato dall’Associazione Officina Mediterranea. La cerimonia di premiazione, tenutasi a Bolano il 31 dicembre 2024, ha celebrato il suo racconto intitolato “Piccoli grandi gesti”, una…
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madogiumado · 4 months ago
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SU/SintassiUrbane - leggere indipendente.
Stiamo costruendo il numero UNO. Cerchiamo scrittori e scrittrici, collaboratori a tutte le latitudini letterarie e culturali.
Scrivete "dalla finestra (un raggio di luce)" sempre da casa vostra: racconti, poesie, articoli, saggi... scrivete come vi pare e liberamente. Non superate le 500 parole. Chiudiamo la raccolta testi venerdì 27 settembre 2024.
#sintassiurbane
Costituzione / Art. 21. Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
La collaborazione a SU/SintassiUrbane è libera, volontaria, gratuita.
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theadaptableeducator · 4 months ago
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Migliorare l'Educazione Interdisciplinare attraverso l'Insegnamento dei Racconti Popolari
L’insegnamento dei racconti popolari offre un approccio ricco e sfaccettato all’educazione che può migliorare varie materie all’interno di un modello educativo interdisciplinare. I racconti popolari, con i loro temi universali, le diverse origini culturali e le narrazioni coinvolgenti, forniscono una risorsa inestimabile per gli educatori che mirano a creare un’esperienza di apprendimento…
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micro961 · 4 months ago
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Flavio Lucibello - Il nuovo romanzo “Verbello e Belsole, solo storie di paese”
Un viaggio satirico fra due paesi immaginari e rivali
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L’eclettica personalità di Flavio Lucibello presenta il suo nuovo romanzo “Verbello e Belsole, solo storie di paese”, disponibile dal 23 maggio 2024. Sull’Appennino centrale, sorgono due paesi immaginari: Verbello, desolato e autosufficiente, e Belsole, con un’esposizione invidiabile ed un turismo florido. I personaggi incarnano, in chiave tragicomica, l’ostilità e la rivalità fra questi due luoghi, offrendo uno spaccato satirico, che rappresenta a pieno la vita politica, culturale e sociale negli ultimi decenni dell’Italia. Le storie sono frutto della fantasia ma, in alcuni passi, appaiono estremamente lucide, realistiche, facendo sorgere dubbi e riflessioni nel pubblico di lettori. I quattro episodi narrati, infatti, riguardano dei fatti di cronaca plausibili: la folle distorsione delle radici culturali per pura speculazione politica; l’aggressione al territorio per uno sfruttamento sempre più irreversibile; i rapporti interpersonali che si confrontano con i compromessi quotidiani e la gestione del potere; infine, l’apparenza, che spesso nasconde ben altre figure e scopi.  Il rovesciamento delle situazioni, il paradosso e la follia sono gli elementi fondamentali di questo romanzo, che riflette sulla tragica realtà attraverso il riso. “Verbello e Belsole, solo storie di paese” hanno già riscosso successo e, sia il pubblico sia la critica, si sono espressi positivamente in merito alla scorrevolezza e al vivido umorismo che anima la trama.
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Storia dell’autore
Flavio Lucibello nasce a Roma, sessantacinque anni fa. Ha lavorato per 43 anni in un Ente Pubblico di Ricerca e, nel frattempo, si è laureato in Ingegneria e Scienze della Formazione. Negli ultimi dieci anni della sua carriera ha fondato il Consorzio di Ricerca Hypatia, per lo sviluppo sostenibile, ispirandosi a Ipazia di Alessandria la prima martire della scienza; poi, in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana, la Fondazione Edoardo Amaldi. Sia Ipazia che Edoardo Amaldi hanno in comune il fatto che, oltre a essere dei grandi scienziati, misero il loro sapere a disposizione della collettività, con l’intento di migliorare la società in cui vivevano. L’autore è fermamente convinto che scienza e conoscenza, se affiancate da solidi principi etici, possano migliorare l’uomo e di conseguenza la società e il vivere civile. Ha iniziato a scrivere storie per poter arrivare al cuore delle persone, abbandonando la “freddezza” di strumenti che lo ha accompagnato nel corso della sua vita, quando i saggi e la produzione scientifica erano parte integrante della sua quotidianità.
“Il motivo per cui ho deciso di mettermi a scrivere storie ora sta tutto nel voler condividere con gli altri le esperienze, i pensieri e le passioni che mi hanno accompagnato durante questo percorso utilizzando un mezzo meno “freddo” e tecnico, come può essere un saggio o una pubblicazione scientifica, per arrivare alla mente e al cuore delle persone.
Per trasmettere l’amore per la natura, per la conoscenza, per i valori umani ed etici che la società che abbiamo creato tende a rinnegare.” Flavio Lucibello
I temi che gli sono più a cuore sono: la tutela dell’ambiente e la difesa della memoria storica. “…l’uomo non è esposto soltanto alla minaccia dell’olocausto nucleare o ai pericoli che nascono dall’inquinamento e dalla distruzione dell’ambiente: c’è una malattia più sottile che lo insidia, ed è il declino delle sue qualità più specificatamente umane”. Questo scriveva Konrad Lorenz nel 1983 (Il declino dell’uomo): dopo quarant’anni, vede il suo timore prendere forma.
Nel 2021 Flavio ha pubblicato “Diario di uno che ci aveva creduto”, una raccolta di racconti dove è inserito “Accadde ‘na notte a Roma”, grazie al quale ha vinto il premio Città sul Ponte di Firenze e il Premio Letterario internazionale Città di Cattolica 2022. Il libro è stato adottato come libro di lettura per l’estate da alcuni licei della provincia di Roma. Ottiene, nel 2023, il Premio Giuria Lettori al concorso letterario “Un libro amico per l’inverno 2023”, con “Il suo nome era Vladimiro. Alla ricerca del lupo cerviero” (2021) edito da La Caravella. Nel 2023 arriva anche una menzione speciale al Premio Caravaggio 2023 e finalista al Concorso letterario internazionale città di Como 2023 grazie alla pubblicazione de “La belva più feroce” (2022) edito sempre dalla casa editrice La Caravella.
Il racconto “Le ultime note” si è classificato secondo inedito al concorso VICTORIA 3.0 2022 ed è tra i finalisti del concorso letterario “Un racconto nel cassetto” e del concorso letterario Scrivendo 2023. Il romanzo “Quei semplici, preziosi attimi di normalità” è stato premiato come inedito al Concorso letterario Città di Castello 2023 ed è finalista al Premio Internazionale Mario Luzi e nel marzo 2024 è stato pubblicato da Capponi Editore. Il libro “Verbello e Belsole, solo storie di paese” è attualmente in promozione nazionale, mentre “Memorie de ‘no stagnaro” è in fase di pubblicazione con distribuzione su Amazon.  Inoltre, l’autore è tra i finalisti del Concorso “Ioscrittore 2024” del Gruppo Editoriale Mauri Spagnol, con un nuovo romanzo il cui titolo deve rimanere segreto fino all’aggiudicazione finale.
Instagram: https://www.instagram.com/il.lupo.cerviero/
Facebook: https://www.facebook.com/flaviolucibell/
YouTube: https://www.youtube.com/@illupocerviero-librieracco4479
Web Site: https://www.illupocerviero.it/
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captainluigiverdecchia · 5 months ago
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lamilanomagazine · 6 months ago
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Estate a Varese 2024: oltre 150 eventi in programmazione in città da giugno a settembre
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Estate a Varese 2024: oltre 150 eventi in programmazione in città da giugno a settembre. Sono oltre 150 gli eventi che animeranno l'estate varesina da giugno a settembre. Dal centro ai quartieri, dal Sacro Monte al lago, sono tante le opportunità adatte a tutte le età, con concerti, teatro, cinema all'aperto, proposte gastronomiche, visite alla scoperta delle bellezze artistiche della città, sport, mostre e altro ancora. Per scoprire tutti gli eventi in programma, il Comune di Varese ha messo online un libretto che giorno per giorno illustra tutte le proposte estive che si svolgeranno a Varese. "L'estate varesina offre centinaia di eventi, dal centro al Sacro Monte ai quartieri – dice la vicesindaca Ivana Perusin – Un modo per rendere ancora più attrattiva Varese sia per chi resta in città, sia per i tanti turisti che ogni anno sono sempre più numerosi sul territorio, anche grazie ai grandi eventi sportivi e culturali". "Sono molte e diversificate le proposte culturali a Varese da giugno a settembre – dice l'assessore alla Cultura Enzo Laforgia – grazie a un ventaglio di iniziative che consente di valorizzare e promuovere alcuni dei luoghi più significativi della nostra città, unendo arte, musica, storia, intrattenimento e bellezza. Anche quest'anno, l'Assessorato alla Cultura affianca AD Management nella realizzazione del Varese Summer Festival, con uno spazio dedicato anche ad operatori culturali cittadini". Si comincia a giugno con l'avvio di importanti rassegne, come la terza edizione di Conosci il tuo Patrimonio, l'iniziativa ideata dal Comune di Varese con un programma di visite e itinerari per conoscere le bellezze dell'arte e della storia della città. Tantissimi gli appuntamenti anche di Esterno Notte, la rassegna di cinema all'aperto che ogni estate anima i Giardini Estensi con i film più belli della stagione. Tra le novità, c'è la nuova rassegna gastronomica Itinerari di gusto, per conoscere e gustare i prodotti e piatti della tradizione. Torna poi Storie di cortile, con musica e racconti tra corti e cortili. Nel mese di luglio appuntamento con l'iniziativa Tra Sacro e Sacro Monte, che porterà attori e spettacoli sulla via Sacra del borgo patrimonio dell'Unesco, mentre ai Giardini Estensi ci saranno i concerti e gli spettacoli del Varese Summer Festival. Da non perdere la rassegna Musica nei luoghi nascosti, con aperitivi e DJ set in alcuni dei luoghi più belli del territorio, mentre sono diversi gli eventi negli spazi dell'arte contemporanea, come Villa Panza e la Fondazione Morandini. Tante anche le rassegne musicali, dalla musica classica al soul. A Ferragosto appuntamento con la tradizionale festa della Montagna a cura degli Alpini, mentre nel mese di settembre torna Sant'Ambrogio in strada, la festa che unisce musica dal vivo, buon cibo e artigianato. Ma sono ancora molte altre le proposte in città, per un'estate davvero tutta da vivere.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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