#quarant’anni
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io-rimango · 11 months ago
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“ Valentina smettila con tutti questi malesseri che i quarant’anni arrivano in un attimo e te lo dico che se continui così sarai una zitella con venti gatti”
Buongiorno anche a te, mamma, quanta delicatezza alle 8.00 del mattino
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mortiflyer · 9 months ago
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Jannik today beware followers of his tag. I’m about to act a fool
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pier-carlo-universe · 20 days ago
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Quaranta anni fa la Strage del Rapido 104
ROMA – Ricorrono oggi i quarant’anni dalla Strage del Rapido 904. Nella memoria delle vittime innocenti di quella tragedia si terrà il consueto momento di commemorazione alla Stazione centrale di Napoli.
Agenzia Dire: https://www.dire.it/23-12-2024/1110942-quaranta-anni-fa-la-strage-del-rapido-104/amp/ ROMA – Ricorrono oggi i quarant’anni dalla Strage del Rapido 904. Nella memoria delle vittime innocenti di quella tragedia si terrà il consueto momento di commemorazione alla Stazione centrale di Napoli. Contestualmente, altri momenti celebrativi avverranno a San Benedetto Val di Sambro, Vernio e…
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rideretremando · 4 months ago
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"Da almeno quarant’anni, dal tempo di «corri a casa in tutta fretta c’è un Biscione che ti aspetta», l’egemonia culturale è saldamente in mano alla destra. Nel senso che l’individualismo, il familismo, la ritirata nel privato cominciata all’inizio degli anni 80 non sono mai finiti. Non a caso il fondatore delle tv private è diventato presidente del Consiglio, e anche da morto esercita una notevole influenza sulla vita pubblica italiana. Pure la storica casa editrice della sinistra italiana, l’Einaudi, è di Berlusconi. Dove vede, gentile signor Salini, l’egemonia culturale della sinistra? Nel fatto che si giri qualche film «de sinistra»? Ma i cinema sono vuoti, la gente è a casa davanti alla tv se ha più di cinquant’anni, o davanti al telefonino. Nel fatto che ci sia ancora qualche antifascista? Ma la scelta tra il nazifascismo e i suoi oppositori non è una scelta tra destra e sinistra, bensì tra barbarie e civiltà."
Aldo Cazzullo
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raccontidialiantis · 9 hours ago
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Punti di vista, affari di gusto e olfatto
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-Sono brutta. Non mi calcola nessuno. Mi prendono in giro sin da quando ero ragazza.
-Smettila!
-No: sono veramente brutta, nessuno mi si fila…
-Allora oltre che brutta sei scema…
-Aooooh… Che vuoi dire?
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-Ma secondo te perché perdo tutto questo tempo con te? Non ti sei accorta che mi struggo di passione se solo mi ti appendi al braccio? Che così mi sento un vero cavaliere medievale e cammino a un palmo dal terreno? Che ti difenderei da qualsiasi drago?
-Ma… che cazzo dici? Sei sposato con una vera Dea; una gnocca che levati… ma che vuoi, da me? Lasciami perdere, per favore. Non mi illudere, che poi ci credo. Vai a quel paese, vai… ma come ti permetti...
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L’ho presa per un braccio immediatamente, portata nel magazzino stoccaggio pneumatici della ditta in cui lavoriamo. Poi l’ho inchiodata a una pila di ruote di trattore e l’ho baciata. L’ho girata e le ho messo direttamente una mano tra le cosce, perché non ne potevo proprio più e lei, sgranando gli occhi dalla sorpresa, ma comunque felicissima di essere finalmente desiderata da un uomo, mi ha detto che non potevamo rischiare il licenziamento. Ci siamo ricomposti e siamo tornati ognuno al proprio posto di lavoro.
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La sera stessa, con la scusa di un improvviso ritrovato interesse per il calcetto, sono andato dritto a casa sua. Lei non ha neppure fatto a tempo ad aprire e dire: “ciao, non ti aspettav…” che in trenta secondi l’ho spogliata e quindi le ho fatto provare tutto ciò che una donna di quarant’anni deve assolutamente provare, semplicemente perché ne ha diritto. Ogni donna deve poter godere delle gioie che può darle un uomo con gli attributi. L’ho assaggiata, leccata e fatta godere in tutti i modi possibili. Dio, se era felice! E io più di lei.
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Mi spiace tantissimo per mia moglie, che da giovane era una fotomodella e ancora oggi è una femmina stupenda. Ma per questa donna piccola, zitella, dal poco seno, naso aquilino, gambe a X e tutti i complessi del mondo nella testa, io ho proprio perso la trebisonda. Il suo sapore mi ha catturato definitivamente. Il suo odore m’è entrato nell’anima. La voglio. Di continuo. Non so neppure io come sia potuto accadere. Boh?!? Perché l’amore è semplicemente un mistero. Una trappola in cui però ognuno vuole assolutamente cadere. Il prima possibile.
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RDA
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telecalyfornia · 7 months ago
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Persona in questione ha quasi quarant’anni e fa la nomad alle Canarie per azienda tedesca. Bestemmia consentita? Sì? No?
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angelap3 · 9 months ago
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Dipinto "Il gile' rosso" 1955
di Françoise Gilot
L’unica donna che lasciò Picasso
Era il 1943 e Françoise Gilot stava pranzando insieme a un’amica. Pablo Picasso la vide e rimase folgorato dalla sua bellezza. Le offrì un cestello pieno di ciliegie rosse. La giovane Françoise aveva quarant’anni meno di Picasso (lei ne aveva 21, lui 61), ma s’innamorò di lui e divenne la sua amante e musa. Rimase accanto al pittore per dieci anni, ne ebbe due figli, Claude e Paloma, ma alla fine decise di averne abbastanza del suo ego smisurato e lo lasciò. Fu l’unica delle donne di Picasso ad avere il coraggio di troncare la relazione. Nel 1953 Gilot se ne andò, ma prima il pittore le rivolse una minaccia: «Se pensi che la gente avrà interesse per te, ti sbagli di grosso: nessuno si curerà di te in quanto tale, saranno solo curiosi della persona che ha condiviso la mia vita». In realtà Picasso si sbagliava: Gilot è, tutt’ora, una pittrice nota negli ambiente artistici. E ha pure raccontato gli anni trascorsi insieme a Picasso in un libro, La mia vita con Picasso, libro di cui il pittore cercò in tutti i modi di bloccare l’uscita
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dinonfissatoaffetto · 5 months ago
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Nostos
C’era un melo nel cortile –
saranno forse
quarant’anni fa – dietro,
solo prati. Ciuffi
di croco nell’erba umida.
Stavo a quella finestra:
fine aprile. Fiori di primavera
nel cortile del vicino.
Quante volte, davvero, l’albero
è fiorito nel giorno del mio compleanno,
il giorno esatto, non
prima, non dopo? L’immutabile al posto
di ciò che si muove, di ciò che evolve.
L’immagine al posto
della terra inarrestabile. Che cosa
so di questo luogo,
il ruolo dell’albero per decenni
preso da un bonsai, voci
che vengono dai campi da tennis –
Terreni. L’odore dell’erba alta, tagliata di fresco.
Quello che uno si aspetta da un poeta lirico.
Guardiamo il mondo una volta, da piccoli.
Il resto è memoria.
- Louise Glück
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gregor-samsung · 3 months ago
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" Restammo ancora a guardarci, io ben convinto a non porre per primo nessunissima domanda. Finché: «Io sono la zia» si decise riducendo la voce. «Lui dice che sono soltanto una cugina, ma in effetti sarei come e più di una zia, perché chi ha accudita la sua povera mamma fino all’ultimo se non io? Per sua fortuna è mancata prima di dover soffrire il peggio. Poi tutto è stato così difficile, nessuno potrà mai averne idea. Fino al giorno della disgrazia lo conoscevo poco, lui. Sempre stato in giro per il mondo, collegi accademia caserme. Ma da allora ho dovuto occuparmene io, si vede che così comandava il destino in Cielo. E sono ormai nove anni, sa?» Finii il caffè, rimasi con il bicchiere in mano. Il vetro era ancora fresco. «Nove anni» riprese in cantilena, quella sua voce sempre più sottile, «oggi è niente, ma in principio: oh, non voglio neanche ricordarlo il principio. Un giovane come lui, perdere gli occhi e una mano. Così: solo perché Nostro Signore non vuole nessuno contento a questo mondo. Alle manovre, giocando con una bomba. Dico giocando perché cosa sono poi queste manovre al giorno d’oggi?
Dia a me quel bicchiere.» «Il mio comandante mi ha spiegato» dissi. Per darmi un tono fissavo le mattonelle del pavimento. Ogni quattro formavano un disegno azzurro, una specie di arzigogolato fiore su fondo bianco. Dalle tende trasparenti alla finestra la luce si posava su quei fiori a raggera rilevandone l’esilità. «Un uomo come lui» seguitava adagio via via raggrinzendo e distendendo le rughe del volto. «Anche abbastanza ricco, sì. Lui ricco, mica io. Lo straccio d’una pensione di vedova, io. Ma lui: ricco. Neanche quarant’anni. Sano come un leone. E solo al mondo.» Schiacciai accuratamente la cicca nel piattino che mi aveva offerto come posacenere. «Gli stia ben dietro in questi giorni, mi raccomando» disse ancora. «Non deve mai lasciarlo solo. Lo sa, vero? E abbia pazienza, figlio mio, tanta santa pazienza. Non lo contraddica, non discuta per carità, gli dia sempre ragione, che lui parli o straparli. L’unica salvezza è rispondergli sempre sì. Sì e sissignore. Capito?» «Certo, signora.» "
Giovanni Arpino, Il buio e il miele, Baldini & Castoldi (collana Romanzi e Racconti, n° 5), 1993 [Edizione originale: 1969]; pp. 10-11.
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io-rimango · 8 months ago
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“Diciamo, ad esempio: “Lo sa la tua testa, non il cuore.” Fra la testa e il cuore c’è una distanza straordinaria, una distanza di dieci, venti, trent’anni o di tutta una vita. Si può infatti sapere con la testa, per quarant’anni, qualcosa che può non aver mai toccato il cuore. Si comincia ad accorgersene, però, soltanto quando se ne prende coscienza nel cuore.”
(C.G.Jung – La Psicologia del Kundalini Yoga)
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francescacammisa1 · 4 months ago
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.... gli posa la mano sul ginocchio e dice, lo sai quanto ti voglio bene, figlio mio? Sì, papà. Forse non te lo dico abbastanza. Me lo dici, me lo dici. Ti voglio bene fino al cielo, fino alle stelle Papà, basta. Perché basta? Che fastidio ti dà se .. Non sono più un bambino, papà. Sto per compiere quarant’anni. E allora? Il problema è proprio questo, a una certa età i genitori smettono di dire ai figli quanto gli vogliono bene e poi tutto comincia ad andare in malora.
Eshkol Nevo – Legami 
Ph Richard Hill Studio
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scogito · 2 years ago
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Sono una ex insegnante di scuola elementare e dopo quarant’anni dal giorno del mio ingresso nel ruolo magistrale, mi accorgo di avere lavorato, a mia insaputa, a favore di quel potere che, solo oggi, riconosco per quello che è e di avere contribuito a diffondere, mio malgrado, delle aberrazioni scientifiche di cui non sapevo nulla e che non riconoscevo come tali.
Sui Social Network circola la foto della pagina di un libro per bambini dal titolo: “Progetto per… Scoprire In Fondo al Mare 3” di Virginia Grandinetti – Loredana Pepe, Editore “Il Capitello”. Una delle letture proposte nel testo è intitolata: “PIOGGIA DA DOVE VIENI” con la relativa spiegazione: “Oggi per ottenere la pioggia, i piloti del servizio meteorologico volano sopra le nuvole e spargono speciali sostanze chimiche che fanno gelare le minuscole gocce di acqua delle nuvole e le trasformano in pezzetti di ghiaccio così pesanti che cadono. Quando i pezzetti di ghiaccio, cadendo, passano attraverso l’aria calda, si sciolgono in grosse gocce d’acqua: Ecco dunque la pioggia!”.
Nelle mie conferenze faccio notare che, se per noi adulti le scie chimiche debbono essere una bufala e veniamo derisi e sbeffeggiati se le denunciamo, per i nostri figli a scuola invece vengono raccontate come vere e, prima o poi, ci sentiremo raccontare da loro quello che ora ci proibiscono di capire.
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La sQuola.
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astra-zioni · 6 months ago
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Il problema che affligge noi giovani - o che per lo meno io ho sentito da quando più o meno ho cominciato a pensare - è questo pensiero inconscio col quale cresciamo circa il fatto di non dover puntare troppo in alto. Ché se hai delle aspirazioni poco sopra la media i genitori, le persone che ti circondano, cominciano a guardarti con quell’aria paternalista del tipo “ma dai, rimani coi piedi per terra”. Ed uno cresce effettivamente pensando addirittura che so, che fare l’insegnante (perché effettivamente ormai è difficile pure questo), sia chissà che aspirazione infantile, tipo fare l’astronauta.
Io mi chiedo: a vent’anni, uno a che cazzo deve aspirare? È del tutto fisiologico puntare in alto, anche per strade completamente assurde e strampalate, ché si fa sempre in tempo ad aggiustare la mira, a rendersi conto che forse forse bisogna ridimensionare un attimo le aspettative. Partire però già rassegnati, frustrati, per arrivare a quarant’anni col rimorso del “se avessi fatto…”, è terribile.
Io voglio diventare medico. L’ho capito a 24 anni. Ogni volta che lo dico la gente mi guarda strano; ora, è oggettivamente una strada complessa, ma mica ho detto che voglio lavorare nella NASA. Voglio diventare m e d i c o. Una professione come tante altre. Eppure, per la società odierna, è equiparabile al dire di voler diventare una pop star; se mi fermo a pensare alle aspirazioni delle persone a me vicine costrette quasi a doverne parlare sommessamente perché per gli standard di oggi sembri pure imbecille se vuoi studiare mi rendo conto come tutto sia completamente schizoide, scoraggiante, e fuori di testa. Ma soprattutto come forse, tutto sommato, questo sia un problema italiano, perché magari in altri paesi occidentali si arriva a comprendere l’ovvio concetto per cui i giovani di oggi sono il futuro di domani, e ci si investe, e non ci si guarda con quel paternalismo lì.
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libero-de-mente · 1 year ago
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Uno dei monologhi più belli che mi hanno colpito, quello conclusivo del film “The Big Kahuna”
Goditi potere e bellezza della tua gioventù.
Ma non ci pensare. Il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassite.
Credimi, tra vent’anni guarderai quelle tue vecchie foto e in un modo che non puoi immaginare adesso.
Quante possibilità avevi di fronte e che aspetto magnifico avevi.
Non eri per niente grasso come ti sembrava.
Non preoccuparti del futuro.
Oppure preoccupati, ma sapendo che ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un’equazione algebrica.
I veri problemi della vita saranno sicuramente cose che non ti erano mai passate per la mente.
Di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio.
Fa’ una cosa, ogni giorno che sei spaventato: canta.
Non esser crudele col cuore degli altri.
Non tollerare la gente che è crudele col tuo.
Lavati i denti.
Non perder tempo con l’invidia. A volte sei in testa. A volte resti indietro.
La corsa è lunga e alla fine è solo con te stesso.
Ricorda i complimenti che ricevi, scordati gli insulti. Se ci riesci veramente, dimmi come si fa.
Conserva tutte le vecchie lettere d’amore, butta i vecchi estratti conto.
Rilassati.
Non sentirti in colpa se non sai cosa vuoi fare della tua vita.
Le persone più interessanti che conosco, a ventidue anni non sapevano che fare della loro vita. I quarantenni più interessanti che conosco, ancora non lo sanno.
Prendi molto calcio.
Sii gentile con le tue ginocchia, quando saranno partite ti mancheranno.
Forse ti sposerai o forse no.
Forse avrai figli o forse no.
Forse divorzierai a quarant’anni.
Forse ballerai con lei al settantacinquesimo anniversario di matrimonio.
Comunque vada, non congratularti troppo con te stesso, ma non rimproverarti neanche. Le tue scelte sono scommesse. Come quelle di chiunque altro.
Goditi il tuo corpo. Usalo in tutti i modi che puoi. Senza paura e senza temere quel che pensa la gente. È il più grande strumento che potrai mai avere.
Balla. Anche se il solo posto che hai per farlo è il tuo soggiorno.
Leggi le istruzioni, anche se poi non le seguirai.
Non leggere le riviste di bellezza. Ti faranno solo sentire orrendo.
Cerca di conoscere i tuoi genitori. Non puoi sapere quando se ne andranno per sempre. Tratta bene i tuoi fratelli. Sono il migliore legame con il passato e quelli che più probabilmente avranno cura di te in futuro.
Renditi conto che gli amici vanno e vengono. Ma alcuni, i più preziosi, rimarranno.
Datti da fare per colmare le distanze geografiche e gli stili di vita.
Perché più diventi vecchio, più hai bisogno delle persone che conoscevi da giovane.
Vivi a New York per un po’, ma lasciala prima che t’indurisca.
Vivi anche in California per un po’, ma lasciala prima che ti rammollisca.
Non fare pasticci coi capelli, se no quando avrai quarant’anni sembreranno di un ottantacinquenne.
Sii cauto nell’accettare consigli, ma sii paziente con chi li dispensa. I consigli sono una forma di nostalgia. Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio, ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte e riciclarlo per più di quel che valga.
Ma accetta il consiglio… per questa volta.
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schizografia · 8 months ago
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L’invenzione del nemico
Credo che molti si siano chiesti perché l’Occidente, e in particolare i paesi europei, cambiando radicalmente la politica che avevano perseguito negli ultimi decenni, abbiano improvvisamente deciso di fare della Russia il loro nemico mortale. Una risposta è in realtà senz’altro possibile. La storia mostra che quando, per qualche ragione, vengono meno i principi che assicurano la propria identità, l’invenzione di un nemico è il dispositivo che permette – anche se in maniera precaria e in ultima analisi rovinosa – di farvi fronte. È precisamente questo che sta avvenendo sotto i nostri occhi. È evidente che l’Europa ha abbandonato tutto ciò in cui per secoli ha creduto – o, almeno, ha creduto di credere: il suo Dio, la libertà, l’uguaglianza, la democrazia, la giustizia. Se nella religione – con la quale l’Europa si identificava – non credono più nemmeno i preti, anche la politica ha perduto ormai da tempo la capacità di orientare la vita degli individui e dei popoli. L’economia e la scienza, che hanno preso il loro posto, non sono in grado in alcun modo di garantire un’identità che non abbia la forma di un algoritmo. L’invenzione di un nemico contro il quale combattere con ogni mezzo è, a questo punto, il solo modo di colmare l’angoscia crescente di fronte a tutto ciò in cui non si crede più. E non è certo prova di immaginazione aver scelto come nemico quello che per quarant’anni, dalla fondazione della NATO (1949) alla caduta del muro di Berlino (1989), ha permesso di condurre sull’intero pianeta la cosiddetta guerra fredda, che sembrava, almeno in Europa, definitivamente sparita.
Contro coloro che cercano stolidamente di ritrovare in questo modo qualcosa in cui credere, occorre ricordare che il nichilismo – la perdita di ogni fede – è il più inquietante degli ospiti, che non soltanto non si lascia addomesticare con le menzogne, ma non può che portare alla distruzione chi lo ha accolto nella sua casa.
31 maggio 2024
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umi-no-onnanoko · 10 months ago
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“Io sono arrabbiata quasi ogni giorno della mia vita, ma ho imparato a non mostrarlo, e cerco ancora di sperare di non sentire rabbia, sebbene mi ci potrebbero volere altri quarant’anni perché accada. ”
-Piccole donne (Louisa May Alcott)
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