#propensioni
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Se investi il tuo tempo in te stesso, coltivando ciò che ti piace fare, puoi trovare persone con le tue stesse propensioni con cui instaurare anche un legame profondo.
Potresti anche non trovarle, ma, intanto, la tua mente resta concentrata su pensieri positivi.
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Se io mi tratto male, non sarò mai in grado di percepire le altre persone per come sono e rispettarle per le loro propensioni.
Qui sta la falla del principio cristiano, che sostiene, senza fondo di razionalità, che dovremmo "amare gli altri come noi stessi", e, nel contempo, ti cresce odiando tutto ciò che non sia in linea con i suoi "valori" ebreo-cristiani omofobi, misogini, maschilisti, razzisti, xenofobi; crescendoti come un cane addestrato al combattimento, pronto a mordere l'avversario.
#trattarsi male#male#grado#percepire#persone#propensioni#falla#principio cristiano#cristiano#razionalità#amare gli altri come noi stessi#crescere odiando#linea#omofobia#misoginia#maschilismo#razzismo#xenofobia#cane addestrato#combattimento#pronto a mordere#mordere#avversario
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Non imporre ruoli ad alcuno, è la scelta più corretta, in ogni campo☾
L'infanzia è un periodo fondamentale nella vita di ogni individuo: vi sono esperienze che contribuiranno alla formazione della personalità di un futuro adulto.
Trascurare le propensioni di un bambino, imponendo ruoli, comporta profondi traumi psicologici; crescerà considerando ordinario, in molti casi, tale ingiusto trattamento, poiché non in grado di elaborare i numerosi torti subiti da coloro che dovrebbero amarlo e non manipolarlo.
Una famiglia disfunzionale è un ambiente dove i figli non vengono cresciuti secondo le loro propensioni; i genitori hanno molti pregiudizi, che trasferiscono ai figli. I figli, in questo modo, non sono in grado di affrontare la vita con serenità e maturità, e sono asociali.
#infanzia#stress#danno psicologico#suscettibilità al danno psicologico#bambini#vulnerabile#essere intelligente#imposizione#ruolo#manipolazione#propensioni
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'dio' non esiste.
Non esistono prove, evidenze scientifiche, né di un ‘dio’ immanente, né trascendente, né antropomorfo, né teriomorfo. Non esistono evidenze di una vita umana che non finisca con la morte, né prove dell’esistenza dell’anima e di un aldilà dopo la morte. ‘dio’ non esiste. Gli spiriti, le case e il mondo infestato da spiriti sono solo prodotti della fantasia umana. Nessuno arriva a conoscere…
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#aspettative#creduloneria#delusioni#diononesiste#imposizioni#incomprensione#individualità#muri#odio#propensioni umane#religione#superstizione
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Ogni persona, ha le sue propensioni: il mio essere single, e non avere figli, mi fa sentire ricca e, molto, molto!, felice: io, non devo giustificare ai miei figli, il perché, io, sia stata così, immensamente!, testa di cazzo, da averli fatti nascere in un mondo di merda.
Ognuno fa quello che vuole della propria vita: propria vita, esatto! : non della vita altrui: un figlio è vita altrui: non si può imporre i pro e i contro, da vivere e sopportare, per gli altri.
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I figli devono essere desiderati, e, quanto per le adozioni, i futuri genitori devono essere sottoposti ad un esame psicologico: questo tipo di prevenzione evita la diffusione di famiglie disfunzionali; siamo pieni di famiglie in cui i figli vengono al mondo solo per uso e costume, per principi morali religiosi, che nulla hanno a che vedere con il poter crescere opportunamente una nuova vita - che deve svilupparsi secondo le sue positive propensioni e non essere repressa o odiata, intimamente, poiché imposta dalla società (tipo quei genitori che chiedono continuamente ai figli adulti "quando mi dai un nipote?").
Come si fa a capire che un figlio non è voluto?
Basta ascoltare il modo in cui vengono trattati dai genitori, dai parenti, soprattutto quando sono molto piccoli: se chi li cresce urla contro di loro, davanti a tutti (come capita nei posti pubblici, particolarmente nei supermercati) sono figli odiati.
Noi non denunciamo questi fatti, ma ci sono Paesi in cui è la prassi: se vieni visto alzare la voce con un minore, vieni segnalato, e d'ufficio, ti viene tolta la tutela del figlio all'istante.
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A ciascuno il suo - L. Sciascia
Da qualche parte avevo letto che per riprendere a leggere consigliavano dei gialli. Casualmente un libro breve che avevo già in casa era proprio A ciascuno il suo.
Per quanto abbia apprezzato la storia e la prosa, non ho potuto fare altro che storcere il naso per quanto riguarda passaggi piuttosto frequenti che riguardano la descrizione delle donne. Alla fine del libro si comprende che la prospettiva è esclusivamente quella del protagonista (a mo' di Humbert Humbert), però rimane il fatto che sono piuttosto fastidiose e pesanti da leggere.
Del resto, esattamente come per L'affaire Moro, è molto interessante leggere la capacità analitiche dell'autore. Nulla è scontato, tutto è legato all'ambiente, alla situazione storica e, non da meno, alle propensioni dell'individuo. La prosa mi è piaciuta particolarmente perché non solo tende a riprendere il parlato, ma spesso riesce a sorprendere: a noi lettori capita spesso di anticipare la fine di una frase perché sappiamo già come si conclude. Con Sciascia succede pochissimo. E, ovviamente, questo è un punto a suo favore. Molto carino, a suo modo leggero e semplice da leggere.
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Qualcosa su di me.
Esercitare la propria professione in veste di ateo è molto difficile in Italia; all'estero, invece, mi è possibile eseguire diagnosi più accurate, senza incorrere in colleghi o superiori che trovino inadeguato il mio approccio totalmente razionale, privo di morale.
In Italia, mi sono imbattuto in pazienti la cui mente era stata totalmente rovinata da un forte indottrinamento religioso subito in famiglia, che li portava a forme di inflizione di punizioni alla propria persona, rendendo la loro esistenza totalmente scollata dalla realtà.
Una delle cose più difficili del mio lavoro è rieducare la mente di una persona a vedere se stessa in piena onestà, senza alcun filtro morale; ci vuole tempo, pazienza, dolcezza, e una personale predisposizione a trattare gli altri come esseri umani intelligenti.
Il gruppo di specialisti di cui faccio parte si occupa di curare i pazienti ma anche di studiarli, stendendo report di ricerca; li sosteniamo con un approccio più ampio al problema; tra di noi non ci sono non solo psicologi e psichiatri, ma anche filosofi.
Realizzare in Italia un progetto etico come il nostro in cui più "specialisti della mente", di vari settori, si consultano sarebbe stato impossibile: il "metodo italiano" oggi è tutto basato su somministrazione di psicofarmaci e non lascia spazio alcuno al dialogo.
Sulla base delle intuizioni di Silvano Arieti - tra i pochi studiosi a sostenere l'importanza di non togliere mai dignità al paziente - operiamo per offrire sollievo a quelli che sono i sintomi di una società che sforna in continuazione nuovi soggetti depressi.
Siamo fortemente convinti che sia necessaria una società futura dove, fin da bambini, sia possibile trovare nei soggetti adulti attorno un ottimo sostegno per sviluppare propensioni e intelletto, in assenza di educazioni repressive (moralità, religiosità).
Lavoriamo sui bias cognitivi, con un approccio empatico; investiamo energie in parole, in conforto, in attività ricreative per adulti, quando sono adulti; per bambini, se sono bambini, affinché nessuno si senta malato, ma propositivo, attivo, partecipe e non subordinato.
Non abbiamo attivato forme di internamento o isolamento ospedaliero o costruito comunità similari: nelle nostre sedute coinvolgiamo i familiari, gli amici, la scuola, l'azienda, lavorando sull'intero contesto insalubre che ha causato un determinato quadro clinico.
Non non crediamo: noi sappiamo che una mente confusa, depressa, poco equilibrata è il prodotto di una crescita familiare, sociale, scolastica disfunzionale e che un farmaco non è in grado di poter in alcun modo curare disturbi derivanti dal non essere stati amati correttamente.
Vi invito ufficialmente a cercare soltanto specialisti che evitino, quanto più possibile, la somministrazione di psicofarmaci, poiché essi rappresentano un sollievo soltanto per lo psichiatra e lo psicologo, consentendo loro un'agenda folta, invece di dedicarvi attenzione.
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𝕃𝕒 𝕞𝕒𝕔𝕔𝕙𝕚𝕟𝕒 𝕕𝕖𝕝𝕝𝕖 𝕤𝕥𝕣𝕠𝕟𝕫𝕒𝕥𝕖 𝕓𝕦𝕠𝕟𝕚𝕤𝕥𝕖
Da 𝑝𝑜𝑟𝑡𝑎𝑡𝑜𝑟𝑒 𝑑𝑖 𝘩𝑎𝑛𝑑𝑖𝑐𝑎𝑝, 𝐥𝐚 𝐦𝐚𝐜𝐜𝐡𝐢𝐧𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐬𝐭𝐫𝐨𝐧𝐳𝐚𝐭𝐞 𝐛𝐮𝐨𝐧𝐢𝐬𝐭𝐞 ha partorito la definizione di "diversamente abile" pensando di fare un favore ai portatori di handicap: in realtà li sta solo offendendo.
Ogni persona, affetta o meno da un handicap, ha le sue propensioni: ogni individuo possiede le sue specifiche abilità: 𝐬𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐚𝐛𝐢𝐥𝐢 𝐫𝐢𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐚 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐞 𝐫𝐢𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐚 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐜𝐮𝐧𝐨! Questa radicata ipocrisia deriva dal pensare che il rispetto stia nelle forma e non nella sostanza.
Mi ci pulisco, grandemente!, solo le natiche con il Politically Correct: 𝐥𝐞 𝐦𝐢𝐧𝐨𝐫𝐚𝐧𝐳𝐞 𝐡𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐛𝐢𝐬𝐨𝐠𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐝𝐢𝐫𝐢𝐭𝐭𝐢 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐧𝐨𝐬𝐜𝐢𝐮𝐭𝐢 𝐞 𝐚𝐩𝐩𝐥𝐢𝐜𝐚𝐭𝐢, non di finti intellettuali che fanno il pelo al maschile e al femminile nei nomi e/o applicano quella 𝐞𝐧𝐨𝐫𝐦𝐞 𝐢𝐧𝐬𝐮𝐥𝐬𝐚𝐠𝐠𝐢𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐒𝐜𝐡𝐰𝐚, degna solo di 𝑐ℎ𝑒𝑐𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑠𝑡𝑒𝑟𝑖𝑐ℎ𝑒. Vale per tutti: 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗮𝗱𝗲𝗴𝘂𝗮𝘁𝗲 𝗿𝗶𝘀𝗼𝗿𝘀𝗲, 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗰𝗼𝗿𝗿𝗲𝘁𝘁𝗶 𝘀𝘁𝗿𝘂𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶, 𝗰𝗵𝗶𝘂𝗻𝗾𝘂𝗲 𝗲̀ 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗮𝗻𝗻𝗮𝘁𝗼 𝗮 𝗿𝗶𝗺𝗮𝗻𝗲𝗿𝗲 𝘀𝗰𝗵𝗶𝗮𝗰𝗰𝗶𝗮𝘁𝗼 𝗶𝗻 𝘂𝗻𝗮 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗶𝗺𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮̀ 𝗰𝗵𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗽𝗲𝗿𝗺𝗲𝘁𝘁𝗲 𝗹𝗼 𝘀𝘃𝗶𝗹𝘂𝗽𝗽𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗯𝘂𝗼𝗻𝗲 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗲𝗻𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶; è totalmente assurdo che un soggetto portatore di handicap, a meno che non sia ricco, possa trovare solo nello sport un proprio spazio ricreativo per esprimersi al meglio: è una forma sottile ma ben evidente di razzismo!
𝗨𝗻𝗮 𝗦𝗼𝗰𝗶𝗲𝘁𝗮̀ 𝗦𝗮𝗻𝗮, in primo luogo, 𝗻𝗼𝗻 𝗶𝗻𝘃𝗲𝘀𝘁𝗲 𝗶𝗻 𝗿𝗲𝗹𝗶𝗴𝗶𝗼𝗻𝗲 (𝗲𝗿𝗴𝗼: 𝗶𝗴𝗻𝗼𝗿𝗮𝗻𝘇𝗮!) 𝗺𝗮 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗶𝗻 𝗦𝗰𝗶𝗲𝗻𝘇𝗮, 𝗽𝗲𝗿 𝗴𝗮𝗿𝗮𝗻𝘁𝗶𝗿𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗻𝗲𝘀𝘀𝘂𝗻𝗼 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗱𝗲𝗯𝗯𝗮 𝗰𝗼𝗺𝗯𝗮𝘁𝘁𝗲𝗿𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗺𝗮𝗹𝗮𝘁𝘁𝗶𝗲 𝗶𝗻𝗴𝘂𝗮𝗿𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶 𝗲 𝗱𝗶𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮̀, 𝘀𝗼𝗿𝗿𝗶𝗱𝗲𝗻𝗱𝗼 𝗮 𝗱𝗲𝗻𝘁𝗶 𝘀𝘁𝗿𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗮𝘁𝘁𝗶𝘃𝗮 𝗴𝗲𝘀𝘁𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗯𝗲𝗻𝗲 𝗰𝗼𝗺𝘂𝗻𝗲: 𝗹𝗮 𝗦𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲. In questa mia ottica empatica e progressista, mi rifiuto di accettare qualsiasi elogio del dolore, qualsiasi discorso che trasformi il soffrire in una virtù, poiché si rivela soltanto una 𝘃𝗶𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗺𝗮𝗹𝗮𝘁𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗿𝗲𝗮𝗹𝘁𝗮̀ dentro alla quale un portatore di handicap, un malato cronico, sostiene, addirittura!, che si possa essere felici lo stesso in quanto portatori di un handicap, in quanto affetti da una malattia cronica: 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝗲̀ 𝗳𝗲𝗹𝗶𝗰𝗶𝘁𝗮̀ 𝗺𝗮 𝗺𝗲𝗿𝗮 𝗿𝗮𝘀𝘀𝗲𝗴𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗻𝗲𝗶 𝗰𝗼𝗻𝗳𝗿𝗼𝗻𝘁𝗶 𝗱𝗶 𝘂𝗻𝗮 𝗽𝗼𝗹𝗶𝘁𝗶𝗰𝗮 𝗲 𝗱𝗶 𝘂𝗻𝗮 "𝗳𝗶𝗹𝗼𝘀𝗼𝗳𝗶𝗮 𝗱𝗶 𝘃𝗶𝘁𝗮" 𝘁𝗼𝘁𝗮𝗹𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗶𝘀𝘂𝗺𝗮𝗻𝗶𝘇𝘇𝗮𝗻𝘁𝗲.
#𝕃𝕒 𝕞𝕒𝕔𝕔𝕙𝕚𝕟𝕒 𝕕𝕖𝕝𝕝𝕖 𝕤𝕥𝕣𝕠𝕟𝕫𝕒𝕥𝕖 𝕓𝕦𝕠𝕟𝕚𝕤𝕥𝕖#𝑝𝑜𝑟𝑡𝑎𝑡𝑜𝑟𝑒 𝑑𝑖 𝘩𝑎𝑛𝑑𝑖𝑐𝑎𝑝#diversamente abile#realtà#offesa#ipocrisia#radicata ipocrisia#rispetto#forma#sostanza#Politically Correct#𝐥𝐞 𝐦𝐢𝐧𝐨𝐫𝐚𝐧𝐳𝐞 𝐡𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐛𝐢𝐬𝐨𝐠𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐝𝐢𝐫𝐢𝐭𝐭𝐢 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐧𝐨𝐬𝐜𝐢𝐮𝐭𝐢 𝐞 𝐚𝐩𝐩𝐥𝐢𝐜𝐚𝐭𝐢#minoranze#diritti#applicazione dei diritti#finti intellettuali#intellettuali#maschile#femminile#insulsaggine#Schwa#𝑐ℎ𝑒𝑐𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑠𝑡𝑒𝑟𝑖𝑐ℎ𝑒#𝗮𝗱𝗲𝗴𝘂𝗮𝘁𝗲 𝗿𝗶𝘀𝗼𝗿𝘀𝗲#𝗿𝗶𝘀𝗼𝗿𝘀𝗲#𝗰𝗼𝗻𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗶𝗺𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮̀#𝗶𝗺𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮̀#𝘀𝘃𝗶𝗹𝘂𝗽𝗽𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗯𝘂𝗼𝗻𝗲 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗲𝗻𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶#𝘀𝘃𝗶𝗹𝘂𝗽𝗽𝗼#𝗽𝗿𝗼𝗽𝗲𝗻𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶
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Se vuoi sentirti persona originale e unica, non fare tutto quello che fanno tutti, ma cerca di seguire il tuo istinto e dare vita alle tue propensioni.
Luciano Meran Donatoni
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LE PROPRIE PROPENSIONI ALL'ILLEGALITÀ, ALLA PROPRIA FACILITÀ SESSUALE, ALLA VOLONTÀ DI DISCRIMINARE I TRANSESSUALI IN AMBITO LAVORATIVO E DIRE GRAZIE RACCOMANDAZIONE PER LE POLTRONE CON POTERI DECISIONALI DEI QUALI SI ABUSA PER ABUSARE GLI ALTRI PER LA PROPRIA MALATTIA MENTALE.
GABRIELLA BON, PSICOPATICA, RACCOMANDATA TRIESTINA E ITALIANA, FECCIA, PUTTANA DA MARCIAPIEDE CHE HA FATTO DI UNA COOPERATIVA SOCIALE TALE, DI UN SOCIALE E DI UN SANITARIO INGANNEVOLE PER ASSUMERE DEGRADO SOCIALE PER UN PERSONALE DI GRADIMENTO "PARTICOLARE" DEGNA DELLA GALERA, CHE GALERA PERÒ NON FA.
UNA DIPARTITA COLLETTIVA SARÀ LA GIUSTIZIA E LA LIBERAZIONE CHE LA GIUSTIZIA ITALIANA NON DA DARE.
#italia#trieste#lgbt free#cooperativa sociale#diritti#fvg#soldi#friuli venezia giulia#criminalità#ospedale#Psicoterapeuta#World#Mondo
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Da "portatore di handicap", la macchina delle stronzate buoniste ha partorito la definizione di "diversamente abile", pensando di fare un favore ai portatori di handicap: in realtà, li sta solo offendendo.
Ogni persona, affetta o meno da un handicap, ha le sue propensioni: ogni persona ha le sue specifiche abilità: siamo tutti diversamente abili rispetto a qualcosa e rispetto a qualcuno.
Questa radicata ipocrisia deriva dal pensare che il rispetto stia nelle forma e non nella sostanza.
#portatore di handicap#macchina delle stronzate buoniste#partorire#diversamente abile#offendere#persona#affetto#disabilità#propensioni#qualcuno#radicato#ipocrisia#sostanza
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Tutti si stupiscono, Maria custodisce queste cose, meditandole nel suo cuore. Colpisce questa precisazione che Luca fa di Maria rispetto alle altre persone che stanno lì intorno.
Custodire e meditare sono due verbi fondamentali che ci aiutano a esplorare il mondo interiore di Maria, che è anche il nostro.
Custodire queste cose nel cuore: Maria fa spazio dentro di sé per accogliere ciò che sta accadendo senza avere la pretesa di capire subito tutto. Accetta di non comprendere e attiva una sorta di vigilanza. Custodire è un atteggiamento interiore, è un tenersi al riparo da giudizi, precomprensioni e aspettative. Succede anche a noi quando ad esempio guardiamo un film che ci appassiona ma ancora non abbiamo capito come va a finire e così aspettiamo il finale con il fiato sospeso. Non è che non abbiamo attese o propensioni: semplicemente siamo consapevoli che sono “solo” questo e non sono la realtà.
Maria dunque custodisce perché appassionata da quello che sta succedendo. Percepisce che quanto sta accadendo ha a che fare con lei, con la sua vita… Forse non ha ancora ben messo a fuoco la situazione, ma nello stesso tempo sa che quanto sta succedendo cambierà la sua vita… C’è un legame profondo tra la realtà che accade e me che abito la realtà. E non sempre questo legame è esplicito o chiaro, a volte lo percepiamo nella forma di una sensazione che ci chiede di fidarci.
Maria poi medita nel cuore. Anzi, custodisce meditando. Cioè Maria non è passiva rispetto all’esperienza che sta facendo. Dentro di lei sta permettendo alla nuova situazione di attivare memorie e creare connessioni con quanto ha già vissuto. Come una paziente tessitrice, Maria sta cucendo la sua storia attraverso la novità che sta attraversando. Quello che sta vivendo ora è il filo che attraversa tutta la sua vita e la unifica. La meditazione è un’operazione importante per noi esseri umani: solitamente immagazziniamo esperienze dentro di noi una dietro l’altra, come se le stessimo stoccando dentro un magazzino. La meditazione invece funziona diversamente: significa riconfigurare, rimettere ordine nelle esperienze già vissute attraverso un nuovo paradigma. Quando questo succede, ci sentiamo unificati, riconciliati, più a nostro agio con la nostra storia. Così cambia il corso della nostra vita.
Ecco perché Maria ci è madre: dischiude per noi la sua interiorità per mostrarci da vicino come lo Spirito abita i nostri processi interni e lavora perché la nostra vita possa aprirsi continuamente alla novità di quello che accade.
Flavio Emanuele Bottaro SJ
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Cos'è e come funziona il 'puppy yoga' (che farà tendenza nel 2024)
AGI – Anni fa fece notizia l’affermarsi, soprattutto negli Stati Uniti e in alcuni paesi asiatici, del “doga”, come indica la parola stessa nata dalla fusione di yoga e dog (cane), quella branca dello yoga praticato con l’amato amico a quattro zampe. Ma i tempi, e le propensioni della gente, evolvono rapidamente ed ora molti siti web dedicati al fitness e al benessere psicofisico segnalano una…
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Da "portatore di handicap", la macchina delle stronzate buoniste ha partorito la definizione di "diversamente abile", pensando di fare un favore ai portatori di handicap: in realtà, li sta solo offendendo.
Ogni persona, affetta o meno da un handicap, ha le sue propensioni: ogni persona ha le sue specifiche abilità: siamo tutti diversamente abili rispetto a qualcosa e rispetto a qualcuno.
Questa radicata ipocrisia deriva dal pensare che il rispetto stia nelle forma e non nella sostanza.
Mi ci pulisco, grandemente!, solo il culo con il Politically Correct: le minoranze hanno bisogno di diritti riconosciuti e applicati, non di finti intellettuali che fanno il pelo al maschile e al femminile nei nomi e/o applicano quella enorme cagata dello Schwa, degna solo di checche isteriche.
Vale per tutti: senza adeguate risorse e strumenti, chiunque è condannato a rimanere schiacciato in una condizione di impossibilità, che non permette lo sviluppo delle buone propensioni.
È assurdo che una persona portatrice di handicap possa trovare solo nello sport un proprio spazio, per esprimersi al meglio: è una forma sottile di razzismo.
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𝐂'𝐞̀ 𝐮𝐧 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐦𝐨𝐝𝐨 𝐝𝐢 𝐫𝐞𝐥𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐫𝐬𝐢 𝐜𝐨𝐧 𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐢 𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐫𝐚𝐩𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞𝐧𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐮𝐧 𝐦𝐚𝐥𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐞𝐝 𝐞̀ 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐧𝐨𝐬𝐜𝐞𝐫𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐢 𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐨𝐧𝐨 ✔
𝐀 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐜𝐢𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐟𝐚𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐢𝐧 𝐜𝐮𝐢 𝐬�� 𝐧𝐚𝐬𝐜𝐞 𝐞 𝐬𝐢 𝐜𝐫𝐞𝐬𝐜𝐞, 𝐢𝐥 𝐫𝐢𝐬𝐮𝐥𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐬𝐚𝐫𝐞𝐦𝐨 𝐝𝐚 𝐚𝐝𝐮𝐥𝐭𝐢 𝐞̀ 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐞 𝐦𝐚𝐧𝐢. 𝐒𝐜𝐞𝐠𝐥𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐝𝐮𝐫𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐥𝐚 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐚𝐝𝐨𝐥𝐞𝐬𝐜𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐜𝐡𝐢 𝐬𝐚𝐫𝐞𝐦𝐨 𝐝𝐚 𝐚𝐝𝐮𝐥𝐭𝐢, 𝐧𝐨𝐧 𝐝𝐨𝐩𝐨 𝐞 𝐥𝐨 𝐟𝐚𝐜𝐜𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐨𝐬𝐬𝐞𝐫𝐯𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐜𝐡𝐢 𝐜𝐢 𝐜𝐢𝐫𝐜𝐨𝐧𝐝𝐚.
𝐂𝐨𝐬𝐭𝐫𝐮𝐢𝐫𝐞 𝐫𝐞𝐥𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐢𝐧 𝐜𝐮𝐢 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐢 𝐝𝐞𝐯𝐞 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐮𝐧 𝐦𝐚𝐥𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐞 𝐜𝐫𝐞𝐚𝐫𝐞 𝐦𝐚𝐥𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 (anche a noi stessi, non solo come etica di rispetto degli altri) 𝐝𝐢𝐩𝐞𝐧𝐝𝐞 𝐝𝐚𝐥 𝐦𝐨𝐝𝐨 𝐢𝐧 𝐜𝐮𝐢 𝐬𝐚𝐩𝐩𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐧𝐨𝐢 𝐬𝐭𝐞𝐬𝐬𝐢 𝐞 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐢;𝐥𝐞 𝐬𝐜𝐞𝐥𝐭𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐟𝐚𝐜𝐜𝐢𝐚𝐦𝐨, 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚, 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐨𝐧𝐨 affatto 𝐮𝐧 𝐦𝐚𝐥𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐢 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐥𝐞𝐝𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐚𝐥𝐜𝐮𝐧𝐨 - e non può essere intesa come lesione personale, o offesa, quella sofferenza egoistica che si può notare nei genitori e nella generalità delle persone immature, ottuse (a cui non interessa nemmeno ascoltare le ragioni altrui), che ci viene esternata, palesata, buttata in faccia anche con livore, quando non rispettiamo le loro aspettative, vivendo secondo le nostre aspettative - cioè ciò che i conservatori indicano, dandogli connotazione ghettizzante, dispregiativa e colpevolizzante, come 𝗱𝗲𝘃𝗶𝗮𝗻𝘇𝗮, riferendosi ad un giovane o un meno giovane come ad un individuo malato, che non sta percorrendo una fantomatica "via maestra", di cui gli ottusi si sentono promotori; un individuo che, in realtà, non è affatto malato, ma semplicemente non sente e non riscontra alcun beneficio per se stesso nel rispettare una moralità dominante, ma vuole vivere secondo Etica.
𝐕𝐢𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐢𝐧 𝐦𝐨𝐝𝐨 𝐞𝐭𝐢𝐜𝐨 𝐬𝐢𝐠𝐧𝐢𝐟𝐢𝐜𝐚 𝐦𝐞𝐭𝐭𝐞𝐫𝐞 𝐚 𝐟𝐫𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐩𝐫𝐢𝐚 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐥𝐥𝐢𝐠𝐞𝐧𝐳𝐚, 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐧𝐝𝐨 𝐛𝐞𝐧 𝐝𝐢𝐬𝐭𝐢𝐧𝐠𝐮𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐨 𝐬𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐮𝐧𝐞 𝐝𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐩𝐫𝐢𝐯𝐚𝐭𝐨 (𝐢𝐧 𝐜𝐮𝐢 𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐢 𝐡𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐢𝐥 𝐝𝐨𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐝𝐢 𝐧𝐨𝐧 𝐞𝐧𝐭𝐫𝐚𝐫𝐞, 𝐬𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐝𝐨𝐩𝐨 𝐮𝐧 𝐩𝐞𝐫𝐦𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐚𝐜𝐜𝐨𝐫𝐝𝐚𝐭𝐨, 𝐞 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐢𝐧 𝐩𝐮𝐧𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐩𝐢𝐞𝐝𝐢) 𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐨𝐛𝐛𝐞𝐝𝐢𝐫𝐞 - 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐥'𝐨𝐛𝐛𝐞𝐝𝐢𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐞̀ 𝐬𝐞𝐠𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐥𝐥𝐢𝐠𝐞𝐧𝐳𝐚; 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐨𝐛𝐛𝐞𝐝𝐢𝐫𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐯𝐮𝐨𝐥 𝐝𝐢𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞, 𝐦𝐚 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐥'𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐦𝐞𝐬𝐬𝐢 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐝𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞, 𝐬𝐮𝐛𝐨𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐭𝐚, 𝐝𝐢 𝐧𝐨𝐧 𝐜𝐚𝐩𝐢𝐫𝐞 𝐦𝐚𝐢 𝐧𝐞𝐦𝐦𝐞𝐧𝐨 𝐥'𝐮𝐭𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐨 𝐦𝐞𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐬𝐢𝐚𝐬𝐢 𝐧𝐨𝐫𝐦𝐚 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐥𝐞.
Ogni persona è una persona unica, e visivamente indipendente nella forma: nessuno di noi rappresenta una estensione fisica o metafisica degli altri; nessuno di noi ha il dovere di vivere secondo le ragioni degli altri; ogni persona ha diritto ad auto-determinarsi, a decidere in modo svincolato dalle aspettative familiari la strada che vuole intraprendere; ogni persona ha diritto di vivere secondo le propensioni positive e le aspettative positive che la riguardano; gli altri, familiari o meno, cari o meno, amati o meno, non hanno nemmeno il diritto di sentirsi delusi quando ci allontaniamo dalle loro aspettative per la nostra vita, perché è una violenza psicologica: "O fai come dico io (genitore, compagno, amico, educatore....), o mi rattristi (o rendi triste una divinità inesistente)" è un ricatto morale - e il miglior modo per rovinare la vita altrui; di rappresentare per gli altri qualcosa di solo deprimente e opprimente (niente di sano ed educativo).
𝗤𝘂𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗰𝗶 𝗿𝗲𝗹𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗰𝗼𝗻 𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗶, 𝗹𝗲 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗲 𝗲𝘀𝗽𝗲𝗿𝗶𝗲𝗻𝘇𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗳𝗮𝗻𝗻𝗼 𝘁𝗲𝘀𝘁𝗼, 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗵𝗲́ 𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗶 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗺𝗮𝗶 𝗻𝗼𝗶; 𝗻𝗼𝗻 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗮𝗺𝗼 𝘃𝗶𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗻𝗲𝗹𝗹'𝗶𝗱𝗲𝗮 𝗱𝗶 𝗳𝗮𝗿𝗲 𝗼 𝗻𝗼𝗻 𝗳𝗮𝗿𝗲 𝗮𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗶 𝗰𝗶𝗼̀ 𝗰𝗵𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗳𝗮𝗿𝗲𝗺𝗺��� 𝗮 𝗻𝗼𝗶 𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗶, 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗵𝗲́ 𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗶 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗻𝗼𝗶 𝗲 𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗶 𝘃𝗶𝘃𝗼𝗻𝗼, 𝘀𝗲𝗻𝘁𝗼𝗻𝗼, 𝗲 𝗿𝗲𝗮𝗴𝗶𝘀𝗰𝗼𝗻𝗼 𝗶𝗻 𝗺𝗼𝗱𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝘃𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗼𝘀𝘀𝗲𝗿𝘃𝗮𝘁𝗶 𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗱𝗮𝘁𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝘀𝗰𝗼𝗻𝘁𝗮𝘁𝗶.
Questo è ciò che uno specialista offre, con una visione statistica e macroscopica degli individui a chi ha difficoltà a capire chi è; ma questo è anche ciò che direbbe una persona risolta, equilibrata, che non ha interesse a opprimere nessuno coi suoi "comandamenti", perché ha maturato una personalità stabile, e una indipendenza tale, da non sentire in alcun modo che gli usi, gli stili di vita privati altrui, diversi dai suoi, possano mettere a repentaglio le sue sicurezze o addirittura la sua identità.
Chi si sente in pericolo quando i costumi sociali si evolvono in meglio (riconoscendo sempre più diritti e servizi utili a rendere efficaci nella pratica quei diritti umani) è soltanto chi non sa chi è - cioè chi non ha ancora chiaro che la sua identità è slegata dagli altri, e che niente e nessuno può togliercela (a parte la morte, in quando momento in cui scompariamo del tutto, corpo compreso).
C'è un solo modo di relazionarsi con gli altri senza rappresentare un malessere ed è riconoscere che gli altri esistono, ma non sono noi e non saranno mai noi; anche quando esiste una linea genetica che rende parenti (nel caso dei figli), l'altro, una volta uscito dal tuo corpo, non ha il dovere alcuno di diventare un tuo clone, la tua fotocopia, il tuo io di riserva, perché non lo è.
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