#poesia sul mistero
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"C'è un certo taglio di luce" di Emily Dickinson: Un viaggio nella percezione della luce e dell’anima. Recensione di Alessandria today
La poetessa americana e il mistero della luce invernale
La poetessa americana e il mistero della luce invernale Emily Dickinson, nata il 10 dicembre 1830 ad Amherst, Massachusetts, è una delle più influenti poetesse della letteratura anglo-americana. Dall’animo introspettivo e riservato, trascorse gran parte della sua vita in solitudine nella casa paterna, dedicandosi alla scrittura di oltre 1.800 poesie, molte delle quali furono pubblicate solo dopo…
#Alessandria today#analisi poetica#C&039;è un certo taglio di luce#connessione tra luce e morte#Emily Dickinson#esperienza della rivelazione#esperienza mistica#Google News#immortalità nella poesia#introspezione#Introspezione poetica#italianewsmedia.com#la luce come simbolo#legami tra luce e anima#letteratura anglo-americana#linguaggio poetico#lirica visionaria#metafore poetiche#morte e spiritualità#natura e spiritualità#percezione e realtà.#Pier Carlo Lava#poesia americana#poesia americana dell’Ottocento#poesia e metafisica#poesia e natura#poesia e silenzio#poesia esistenziale#poesia filosofica#poesia sul mistero
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La verità è che nessuno si regge più in piedi da solo, sulle proprie gambe. Nessuno regge più il dolore, la perdita, la frustrazione, l’attesa.
Insomma, le cose della vita.
Abbiamo bisogno di normalizzare i processi della vita: nascere, crescere, ammalarsi, ferirsi, invecchiare, morire.
Un tempo si moriva sazi di vita, appagati, senza rimpianto alcuno, in modo del tutto naturale.
Oggi si muore insoddisfatti, delusi e stanchi.
Il lutto non rientra più nelle categorie del vivente.
Abbiamo inventato questa parola: “elaborazione”, dimenticando che i lutti non si elaborano, ma si accolgono, come parti integranti dell’esistenza, tutt’al più si contemplano come espressioni mutevoli del flusso continuo della vita.
“Sii paziente verso tutto ciò
che è irrisolto nel tuo cuore
e cerca di amare le domande,
che sono simili a
stanze chiuse a chiave
e a libri scritti
in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte
che possono esserti date
poiché non saresti capace
di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa.
Vivere le domande ora.”
Aveva ragione Rilke.
Abbiamo disimparato il valore del piangere insieme, di condividere il pasto, dono gentile e premuroso gesto della vicina di casa, la sera, quando si raccontava ai bambini dove sta il nonno adesso, e si passava la carezza della mano piccola sul suo viso freddo e immobile, disteso sul letto.
I sogni facevano il resto, perché si aveva tempo per dormire e per sognare. E al mattino, appena svegli, per raccontare.
Così chi non c’era più continuava ad esserci, a contare, a suggerire, a consolare.
I morti stavano insieme ai vivi.
Complicato allora non è il lutto, ma il modo di viverlo, di trattarlo, come se fosse una malattia in cerca di una cura. Ma la vita non è un problema da risolvere.
Ancora Rilke. Piuttosto un mistero da sperimentare. Una quota di ignoto inevitabile che spinge lo sguardo oltre la siepe.
Chi ha ancora desiderio di quell’infinito che solo l’esperienza del limite può disvelare?
Oggi tutti reclamano il diritto alla cura della psiche, forse perché i medici del corpo non riescono a guarire certe ferite dell’anima.
Ma così si sta perdendo il valore della psicoterapia. Così si confonde la patologia con la fisiologia dell’esistente, che contempla nel suo lessico le voci: malattia, solitudine, sofferenza, perdita, vecchiaia, morte.
Qual è l’immagine del nostro tempo, che rappresenta il senso estetico dominante? Una enorme superficie levigata, perfetta, specchiante.
In questo modo, privata delle increspature, delle imperfezioni, del negativo, della mancanza, l’anima ha smarrito il suo luogo naturale, la sua origine, il respiro profondo della caducità, della provvisorietà, della fragilità del bene e del male.
Perché alla fine, tutto ciò che comincia è destinato a finire e l’unica verità che rimane è questo grumo di gioia che adesso vibra ancora nel cuore, qui e ora, in questo preciso istante, nonostante la paura, il disincanto, la sfiducia.
Non c’è salute dunque che non sia connessa alla possibilità di salvezza.
Alle nostre terapie manca quel giusto slancio evolutivo, che spinga lo sguardo oltre le diagnosi, i funzionamenti, i fantasmi che abitano nelle stanze buie della mente.
Un terapeuta non può confondere la luna con il dito che la indica.
Può solo indicare la direzione e sostenere il desiderio di raggiungerla.
Per questo ogni sera mi piace chiudere gli occhi del giorno con una poesia, ogni sera una poesia diversa, per onorare la notte con il canto dei poeti.
Perché la notte sa come mantenere e custodire tutti i segreti.
Perché le poesie assomigliano alle preghiere.
Dicono sempre cose vere.
Stanotte per esempio ho scelto questa:
“Si è levata una luna trasparente
come un avviso senza minaccia
una macchia di nascita in cielo
altra possibilità di dimora. E poi.
Siamo invecchiati.
Il volume di vecchiaia
è pesato sul tavolino delle spalle,
sugli spiccioli di salute.
Cos’è mai la stanchezza?
Le cellule gridano
chiamano l’origine
vogliono accucciarsi
nel luogo prima del nome
nello spazio che sta tra cosa e cosa
e non invade gli oggetti
li accarezza e li accalora.
Non smettere di guardare il cielo
ti assegna la precisa misura
fidati della vecchiaia
è un burattino redentore.
Dopo tanta aritmetica
la serenità dello zero.”
Chandra Candiani
Testo di Giuseppe Ruggiero
foto dal seminario " In Quiete". Introduzione alle costellazioni Familiari con Anna Polin
Gloria Volpato
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Non c’è un perché per chi ama.
Ti ho amato perché eri tu,
perché ti riconobbi al primo fiato
che non era voce, ma suono,
quello dell’anima che chiama.
E non ti amai per il buio,
cercai con te la luce
e le tue mani
dove c’era il mistero
che sorrideva alla poesia.
Ci si ama per la vita
non per la morte
e poggiai la testa sul tuo petto
per sentire il battito entrare nelle mie vene
ad annullare il suono della materia.
Noi non eravamo e non saremo.
Noi siamo adesso il perché.
Siamo suono e silenzio,
alba e tramonto,
onde di una chioma di mare
che si frange sugli scogli della vita
ma che sempre torna al verde dei tuoi occhi
e ti porta il segreto delle maree.
Non c’è un perché per chi ama,
nessuno conosce il segreto
ma tu ne conosci il sapore e la paura.
Ti ho amato perché eri tu.
Mi hai amato perché ero io
l’incanto segreto delle tue maree.
(Giulia Torelli)
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Non c’è un perché per chi ama. Ti ho amato perché eri tu, perché ti riconobbi al primo fiato che non era voce, ma suono, quello dell’anima che chiama.
E non ti amai per il buio, cercai con te la luce e le tue mani dove c’era il mistero che sorrideva alla poesia.
Ci si ama per la vita non per la morte e poggiai la testa sul tuo petto per sentire il battito entrare nelle mie vene ad annullare il suono della materia.
Noi non eravamo e non saremo. Noi siamo adesso il perché. Siamo suono e silenzio, alba e tramonto, onde di una chioma di mare che si frange sugli scogli della vita ma che sempre torna al verde dei tuoi occhi e ti porta il segreto delle maree.
Non c’è un perché per chi ama, nessuno conosce il segreto ma tu ne conosci il sapore e la paura. Ti ho amato perché eri tu. Mi hai amato perché ero io l’incanto segreto delle tue maree.
Giulia Torelli
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Non c’è un perché per chi ama.
Ti ho amato perché eri tu,
perché ti riconobbi al primo fiato
che non era voce, ma suono,
quello dell’anima che chiama.
E non ti amai per il buio,
cercai con te la luce
e le tue mani
dove c’era il mistero
che sorrideva alla poesia.
Ci si ama per la vita
non per la morte
e poggiai la testa sul tuo petto
per sentire il battito entrare nelle mie vene
ad annullare il suono della materia.
Noi non eravamo e non saremo.
Noi siamo adesso il perché.
Siamo suono e silenzio,
alba e tramonto,
onde di una chioma di mare
che si frange sugli scogli della vita
ma che sempre torna al verde dei tuoi occhi
e ti porta il segreto delle maree.
Non c’è un perché per chi ama,
nessuno conosce il segreto
ma tu ne conosci il sapore e la paura.
Ti ho amato perché eri tu.
Mi hai amato perché ero io
l’incanto segreto delle tue maree.
Giulia Torelli
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SENSI DELL’ARTE - di Gianpiero Menniti
TRACCE DI MONDO
Egon Schiele (1890 - 1918) è uno dei molti artisti banalmente interpretati da una critica “patografica” che riduce la libertà d’espressione a riflesso della psiche. Così, quest’originale e geniale pittore è stato inteso alla luce delle sue presunte turbe di uomo irrisolto, ossessionato dalle pulsioni, immerso in una soggettività patologica. Ha ragione Massimo Recalcati: letta in quest’ottica, l’arte diventa misera cosa. Ma qui, la sua critica a un forzato psicologismo e la sua visione dell’inconscio dell’opera, proposta d’origine lacaniana, non è sufficiente: conduce fino a una soglia e non l’attraversa. Non può varcarla. Scrive Lacan:
«Il reale è ciò che resiste al potere dell’interpretazione. Il reale non coincide con la realtà poiché la realtà tende a essere il velo che ricopre l’asperità scabrosa – «inemendabile» – del reale.»
La sensibilità, estrema, di un artista, corrisponde alla sua capacità di scorgere oltre la realtà delle cose: la sua personalità altro non è che l’espressione di un’epoca intrecciata con una storia personale, crogiolo vivente di molteplici fonti, variamente assorbite, costitutive di una dimensione culturale e sentimentale, infine stagliate su una tela. Anche se l’interpretazione artistica fosse cosciente, questo non implica l’emergere di stati profondi nei quali fonti misteriose abbiano messo radici. Scrivo nel mio “Sarà dipingere!”:
«L’urto lacaniano è un risveglio che tende ad annullare lo scenario artificioso dell’io: questo risveglio non è più una forma che riflette il soggetto ma un apparire concreto e insormontabile che in un tratto di colore o in un oggetto o in un luogo, rifondano la percezione, la svuotano per fare spazio all’imprevedibile.»
Proseguendo, nello stesso testo aggiungo:
«La parola manca. Ma non all’arte. Che possiede il fragore di un fulmine muto. Non risponde alla domanda. Ma rende “visibile” il “pensabile”. Un pensabile vagheggiato nel processo creativo e che, poi, all’improvviso, appare. Ed ecco la ragione di un inconscio dell’opera che trascende l’autore. Di qui, il motivo per il quale un’opera d’arte, un dipinto, una poesia, è un enigma che non si lascia mai spiegare fino in fondo, ma può solo essere compreso, solo interpretato. Entro un limite invalicabile. Come il punto ombelicale di un sogno che lo stesso Freud volle risarcire di una muta barriera che nessun acume può violare.»
Se tutto questo è vero, allora neanche Schiele, pur conducendo l’osservatore sul culmine della soglia, può accompagnarlo oltre. Ma lo lascia attonito al cospetto di una visione sostenibile per tracce: “Il cieco”, tela del 1913 (collezione privata) recupera una rappresentazione simbolica di straordinaria inventiva: la figura di un essere umano senza la vista intorno al quale sorge l’immaginario infinito della sua mente, la proiezione di forme create dal tatto, dall’odorato, dal gusto, dall’udito. Immagini interpretate, vissute come analogia di memorie conservate, intrise di una sensualità più acuta, di una percezione più complessa. Tracce di mondo. Di un mondo nascosto. Impetuose e tragiche per l’anelito a una visione impossibile. “Il cieco” reclina il capo. Come ciascuno di noi di fronte alla soglia che ci separa dal mistero.
- In copertina: Maria Casalanguida, “Nulla dies sine linea”, 2010, collezione privata
#thegianpieromennitipolis#arte#arte contemporanea#Egon Schiele#jacques lacan#massimo recalcati#sigmund freud
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Gatto, tu sei il mistero avvolto dal pelo,
la notte che danza sul tetto oscuro,
la luna che striscia tra l’ombra e il chiarore,
l’armonia che emana dal tuo sguardo puro.
Nelle tue orbite risplendono le stelle,
e il tuo corpo felino sfiora l’eternità,
sei il guardiano di segreti e di favole,
la perfetta incarnazione della libertà.
Cammini con passo furtivo ed elegante,
il tuo pelo si muove come onda al vento,
e mentre ti nutri dell’anima del mondo,
trasformi l’ordinario in un magico momento.
Le tue zampe scivolano su antiche leggende,
il tuo ruggito riecheggia come un canto antico,
sei il regno della grazia, della forza e dell’ardore,
e nel tuo sguardo splende un’immensità di significato.
Gatto, tu sai incantare gli animi stanchi,
le tue fusa cullano i cuori affranti,
sei un mistero che si cela tra i riflessi della notte,
la poesia che vive nell’ombra dei tuoi amanti.
Ti accarezzi il viso con una dignità suprema,
le tue orecchie ascoltano i sussurri del destino,
sei la saggezza silenziosa che tutto comprende,
e con la tua presenza doni un senso divino.
Gatto, tu hai il potere di trasformare il tempo,
di riempire di gioia anche il più triste dei giorni,
e quando ti avvolgi nel sonno profondo,
sembri fonderti con l’universo in mille armonie.
Ode al gatto, creatura misteriosa,
che con la tua bellezza ci doni purezza,
tu sei la fiamma che accende la poesia,
e nei nostri cuori resti per sempre, dolcezza.
Gatto, tu sei l’incanto, la meraviglia,
il sorriso nascosto di una notte stellata,
e nell’immensità del tuo essere,
troviamo la verità più nascosta e segreta.
In te, gatto, troviamo la forza dell’anima,
la magia che vive nel profondo dei sogni,
e per sempre ti porteremo nel cuore,
come l’emblema di tutto ciò che è divino.
Ode al gatto, eterna fonte d’ispirazione,
incantatore di anime e cuori,
sei la poesia incarnata in un essere,
e la tua presenza riempie di colori.
Gatto, sei un miracolo vivo,
una sinfonia di forme e di movimenti,
e nel tuo sguardo riflette il mistero dell’universo,
che ci accompagna nei nostri pensieri e sentimenti.
Ode al gatto, sublime creatura,
che hai conquistato il nostro affetto,
sempre sarai il re degli esseri felini,
e nei nostri ricordi vivrai per sempre, perfetto.
Pablo Neruda
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Nerone suonava la lira mentre Roma ardeva?
Gli storici tendono escluderlo.
Nerone fece appiccare il fuoco per una speculazione edilizia d'antan?
Gli storici sono su ciò possibilisti.
Già, Nerone.
Cosa c'entra Nerone con la Fotografia?
Nero - ne.
Il nero, il bianconero, la scala di grigi.
Con Marco Virgone il parallelo è visivamente esplicito:
fuoco, lapilli, quelle vulcaniche robe lì.
Scenario apocalittico, dramma.
Una sapiente composizione intrigante per gioco di prospettici piani.
Equilibrata per bilanciamento tra movimento e stasi.
Accorata per partecipazione all'emozione.
Dramma, scrivevo.
Anch'esso - per greca etimologia, δραμα - reca i semantici crisimi dell'azione.
Per gli inglesi - dicono "drama", come l'originale ellenico termine - l'accezione è più sul coinvolgimento.
E Mark Pimlott - con la sua Hasselblad - coinvolge.
Eccome se coinvolge, Mark:
un nero fondo, corrusco, tempestoso.
Sarebbe molto piaciuta a Caspar David Friedrich, questa fotografia qui.
Il mistero degli elementi.
La poesia di un catturato incantamento.
All rights reserved
Claudio Trezzani
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Aforismi e citazioni sul mare
Aforismi e citazioni sul mare Aforismi e citazioni sul mare, idee, massime, proverbi e frasi poetiche sul mare, gli oceani, i pirati, i sogni e le metafore che il mare stimola negli uomini. Dove c'è mare ci sono pirati. Proverbio greco Mercante e pirata sono stati per lungo tempo la stessa persona. Ancora oggi la moralità mercantile non è altro che un raffinamento della moralità piratesca. Friedrich Nietzsche Se non puoi cambiare il vento, devi aggiustare le vele. Proverbio del mare Più il mare è agitato, più navighiamo tranquilli. Ahoy! I pirati della Malesia Se l'oceano può calmarsi, puoi farlo anche tu. Siamo entrambi acqua salata mescolata ad aria. Nayyirah Waheed L'oceano mi fa sentire davvero piccola e mi fa mettere tutta la mia vita in prospettiva. Beyoncé Il cuore dell'uomo è molto simile al mare, ha le sue tempeste, ha le sue maree e nelle sue profondità ha anche le sue perle. Vincent van Gogh C'è, non si sa quale dolce mistero in questo mare, i cui movimenti dolcemente terrificanti sembrano parlare di un'anima nascosta sotto... Herman Melville Ho la schiuma del mare nelle vene, capisco il linguaggio delle onde. Le Testament d'Orphée Il mare è un deserto di onde, una landa desolata d'acqua. Langston Hughes Siamo come isole nel mare, separate in superficie ma connesse in profondità. William James L'oceano separa le terre, non le anime. Munia Khan Troverò conforto nel ritmo del mare. Charlotte Eriksson Anche noi, come l'acqua che scorre, siamo viandanti in cerca di un mare. Juan Baladàn Gadea C'è uno spettacolo più grandioso del mare, ed è il cielo, c'è uno spettacolo più grandioso del cielo, ed è l'interno di un'anima. Victor Hugo
Citazioni e aforism i sul mare Acqua, acqua in ogni dove, e non una goccia da bere. Samuel Taylor Coleridge Il ricordo del mare durante le notti insonni ci offrono, più dell’organo o della disperazione, l’immagine dell’immensità. Emil Cioran Il mare non è mai stato amico dell'uomo. Tutt'al più è stato complice della sua irrequietezza. Joseph Conrad Dopo l'istante magico in cui i miei occhi si sono aperti nel mare, non mi è stato più possibile vedere, pensare, vivere come prima. Jacques-Yves Cousteau Il suono delle onde del mare mi ricorda quello del battito del cuore di mia madre filtrato dal liquido amniotico nella sua placenta. E' un'associazione che tuttavia non riesce a calmare la mia angoscia per la sua scomparsa. Carl William Brown Vasto mare, che genera un unico continuo mormorio lungo la riva di ciottoli della memoria!" John Keats Dov’è per noi l’indocile naviglio / che, come seni, innalzò vele strane, / rigonfie dell’amore del mare? G. Rodenbach Il mare appare tutto d'oro sotto il cielo illuminato dal sole. Heinrich Heine La poesia consiste nel far entrare il mare in un bicchiere. Italo Calvino Il fiammante / al sol di giugno tremulo mare. Gabriele D’Annunzio La lingua non è sufficiente a dire, e la mano a scrivere, tutte le meraviglie del mare. Cristoforo Colombo Il tocco del mare è sensuale, quando avvolge il corpo nel suo morbido, stretto abbraccio. Kate Chopin Una volta parlai del mare a un ruscello, e il ruscello pensò che io fossi un immaginoso fanfarone; E una volta parlai al mare di un ruscello, e il mare pensò che io fossi soltanto uno sprezzante diffamatore. Kahlil Gibran Il mare della stupidità dei mass media con i socials è diventato un oceano di imbecillità. Carl William Brown Dio crea l'uomo così come il mare crea i continenti: ritirandosi. Friedrich Hölderlin Il mare è un amico dalle mille facce, mai monotono, mai ripetitivo, mai uguale. Susanna Agnelli Il più bello dei mari / è quello che non navigammo. Nazim Hikmet Non vi è nulla di così disperatamente monotono come il mare, e non mi meraviglio più della crudeltà dei pirati. James Russel Lowell Vivi alla luce sole, nuota nel mare, bevi l'aria selvaggia. Ralph Waldo Emerson Biancheggia la vela solitaria Ed essa, ribelle, invoca le tempeste, come se nelle tempeste ci fosse la pace. M. Lermontov Il mare si oscura, / I gridi dei gabbiani / Sono appena bianchi. Basho Coloro che vivono sul mare difficilmente possono elaborare un solo pensiero di cui il mare non faccia parte. Hermann Broch Sudore della terra, il mare. Empedocle Di fronte al mare, rimuginavo onte antiche e recenti. Il ridicolo di occuparsi di sé quando si ha sotto gli occhi il più vasto degli spettacoli, non mi sfuggì. Perciò ho cambiato in fretta tema. Emil Cioran Mare. Non ha fondo. Immagine dell'infinito. Fa venire grandi pensieri. In riva al mare bisogna sempre avere un cannocchiale. Quando lo si guarda, dire sempre: "Quanta acqua!". Gustave Flaubert Fugge la bianchissima spuma, innumerevole riso. G. Boine
Citazioni, idee, aforismi sul mare Il Mare! La patria de’ liberi. Gabriele D’Annunzio Ciò che conta di fronte alla libertà del mare non è avere una nave, ma un posto dove andare, un porto, un sogno, che valga tutta quell'acqua da attraversare. Alessandro D'Avenia Smisurato mare! le cui onde sono anni, / oceano del Tempo, le cui acque di lutto profondo / sono sapide per il sale del pianto umano. P.B. Shelley Solcò la distesa del mare lungo la traccia svanita dei remi. Eschilo Il fiume è dentro di noi, il mare tutto intorno a noi. Thomas Stearns Eliot Il mare è così grande per insegnare che una speranza liquida può conquistare il mondo. Federico Basso Zaffagno Sul porto s’incide l’attesa / le nubi si prendono il giorno. // Lontano trasvola il gabbiano / materia del grido e del nulla. // Il corpo s’innalza ondeggiando / riverbero muto del sole. G.E. Sansone Gloria a coloro che hanno esplorato il mare delle tenebre e ciò che in esso vi era da esplorare. La loro follia rappresenta il grado più elevato dell'intelletto. Carl William Brown Vedi gli scogli, un paio di molluschi e le onde e credi di conoscere tutto del mare. Valeriu Butulescu Cielo e mare sono come due specchi che di giorno si riflettono e di notte si ascoltano. Romano Battaglia Il mare non è mai stato amico dell’uomo. Tutt’al più è stato complice della sua irrequietezza. Joseph Conrad Tenendo la mano, o Mare, sulla tua criniera. Lord Byron Anche il sole, la luna e le stelle, per rendere ancor più lucente e splendente la propria bellezza, vanno a specchiarsi sulla bellezza del mare. Giuseppe Alvaro Uomo libero, tu amerai sempre il mare! / È il tuo specchio il mare! Contempli la tua anima / nell'infinito svolgersi della sua onda / e non è meno amaro l’abisso del tuo spirito. Charles Baudelaire Tutto ciò che io scorgo con gli occhi mutati dal mare è una visione troppo grande per la mia mente. V. Watkins Il mare è insieme padre e figlio, desiderio di ritornare in lui. Il mare è l'origine della vita, la gioia, la completezza. Il mare ha lunghe braccia protettive che ti possono ricevere sempre. Il mare è un fratello che dà molto senza ricevere niente. Romano Battaglia Conosco una cura per tutto: l'acqua salata in un modo o in un altro, il sudore, le lacrime o il mare. Karen Blixen Per tutti gi uomini il mare è uno dei simboli materni più grandi e più costanti. Solo la terra, il cui seno ci nutre e ci riprende uno alla volta, può essergli paragonato sotto questo aspetto. Marie Bonaparte La letteratura si nutre di se stessa, per questo talvolta capita che alcuni scrittori fanno indigestione e vomitano un mare di scemenze. Carl William Brown Quando avvien che un zefiretto, / per diletto, / bagni i pié nell’onde chiare, / sicché l’acqua, in su l’arena, / scherzi appena, / noi diciam che ride il mare. G. Chiabrera Coste funebri, famose per tanti naufragi, avvolte per sei mesi l’anno nel sudario delle brume e della spuma delle onde. Marcel Proust Soltanto il mare gli brontolava la solita storia lì sotto, in mezzo ai faraglioni, perché il mare non ha paese nemmeno lui, ed è di tutti quelli che lo sanno ascoltare. Giovanni Verga Il mare è un antico linguaggio che non riesco a decifrare. J.L. Borges Il mare non cambia mai e il suo operare, per quanto ne parlino gli uomini, è avvolto nel mistero. Joseph Conrad Sul mare non è come a scuola, non ci stanno professori. Ci sta il mare e ci stai tu. E il mare non insegna, il mare fa, con la maniera sua. Erri De Luca
Aforismi e lampi d'intelletto sul mare Vede / incedere le barche in mezzo al mare, / bianche e impettite, come dentro un solco. M. Moore I corpi sfacciati di questa quasi nuda gente di città ai bagni di mare Le vibrazioni delle automobili hanno fiaccato i loro insensibili deretani in un’inerzia di gomma elastica, in una noncuranza turgida come uno pneumatico Dunlop. D.H. Lawrence In alto mare ho sempre avuto l’impressione di vivere, minacciato, nel cuore di una felicità da re. Albert Camus Per me il mare è come una persona, come un bambino che conosco da molto tempo. Sembra folle, lo so, ma quando nuoto in mare ci parlo. Non mi sento mai sola quando sono con lui. Gertrude Ederle Un raggio, avanguardia del giorno ancora incerto, / sfrecciò sui flutti dello Ionio; palpita / sulle onde tremule la luce e scherzano / fiammelle saltellando sull’azzurro. Claudiano Immenso, misterioso oceano che mutava colore ad ogni istante, mentre le onde parevano giocare con i raggi del sole. Sawako Aryoshi Ho scoperto il segreto del mare meditando su una goccia di rugiada. Kahlil Gibran Ingannevole è l’aspetto della tua immobilità: / tu, nei tranquilli abissi, nascondi il turbamento; / tu, in ammirazione del cielo, tremi per esso. V.A. Zukovskij L'uomo è talmente stupido da disprezzare i compagni che navigano con lui nel tempestoso mare di guai della propria esistenza, mentre ammira strabiliato chi lo fa affondare. Carl William Brown C’è il mare, d’accordo, ma il mare è poi sempre quello, sempre uguale, mare fino all'orizzonte, se va bene ci passa una nave, non è che sia poi la fine del mondo. Alessandro Baricco Questo invito d’ogni istante / che il mare ci fa di evadere! Questa disperazione di voler partire / e dover rimanere! J. Barbosa Quella benefica pellicola colorata che si depositava sull’epidermide aveva un piacevole effetto visivo e cromatico. Sembrava cancellare la malattia e, come una vernice, ricopriva la maschera della povertà. G. Triani A distanza di migliaia di secoli il mare è ancora lì a testimoniare una verità il cui significato spesso ci sfugge. Nessuna conoscenza, nessuna sensazione, nessuna esperienza è superiore a quella del mare. Romano Battaglia Soltanto la musica è all'altezza del mare. Albert Camus O pesci amici ditemi il segreto degli occhi aperti / dei miei sguardi che sboccano nel mare / a reggere le chiglie delle navi lontane. V. Aleixandre Vecchio oceano, o grande scapolo, quando percorri la solitudine solenne dei tuoi regni flemmatici. Lautréamont Per il misero corpo dolorante, / per l'anima mia triste, lacerata, / per il rigido cuore sanguinante, / per l'amara via affaticata il mare amato, il mare dolce amante, / il mare, il mare, e sia ogni cosa obliata. M. Machado y Ruiz Con una immagine poetica, ma per nulla forzata, il fondo del mare è il punto da cui l’uomo è partito per il lungo viaggio verso lo spazio. W. von Braun Con la moderna stronzata che per andare bene bisogna pensare in modo positivo, troviamo sempre più gente che pur essendo in un mare di guai per non dire nella merda fino al collo, si gonfia del proprio orgoglio ed esprime soddisfatta: " Proprio un ambiente fertile, non vi sembra." Carl William Brown Sulla spiaggia un giorno mi ritrovai con la mano del mare nella mia, e sulla risacca una voce che diceva: ‘Noi sopravvissuti’. E. Diktonius Inutile cercare tra gli uomini: di bello e profondo c'è solo il mare. Mirko Badiale I venti silenziosi di stupore / sfiorano leggermente le acque. John Milton Aveva il petto tre volte fasciato di quercia e di bronzo, l’uomo che, per primo, al mare feroce affidò una fragile barca. Orazio Al mare la vita è differente. Non si vive di ora in ora ma secondo l’attimo. Viviamo in base alle correnti, ci regoliamo sulle maree e seguiamo il corso del sole. Sandy Gingras Volevo libertà, aria pura e avventura. Le ho trovate sul mare. Alain Gerbault Il mare unisce i paesi che separa. Alexander Pope Sulle creste la schiuma splende / più luce / più luce di quanto / gli specchi possano riflettere mai. C. Vasio Il mare, una volta lanciato il suo incantesimo, ti tiene per sempre nella sua rete di meraviglia. Jacques-Yves Cousteau Siamo fatti per l'immensità. La nostra anima si dilata quando il cielo e il mare si ingrandiscono sotto i nostri occhi. Hernst Hello I nuotatori in mutandine bianche a quadrellini blu v’insegnano gratis anatomia alle ragazze curiose, che poi la notte non possono dormire e sognano di non essere sole e si alzano la mattina con gli occhi sbattuti. L’Illustrazione Italiana 1890 E come spiccata da un vento / t’abbatti fra le braccia / del tuo divino amico che t’afferra. Eugenio Montale
Aforismi celebri sul mare La teoria è una grande rete che va a pescare nel mare dell'esperienza, quello che si pesca, si pesca. Soprattutto oggi, dove le acque sono molto inquinate e i pesci scarseggiano. Carl William Brown Dev'esserci qualcosa di stranamente sacro nel sale. Lo ritroviamo nelle nostre lacrime e nel mare. Kahlil Gibran Ai limiti bassi della terra, / fiduciosa la sera mi consente / la pace casta delle acque. L. Sinisgalli Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti / arrivederci fratello mare / mi porto un po' della tua ghiaia / un po' del tuo sale azzurro / un po' della tua infinità / e un pochino della tua luce / e della tua infelicità. Nazim Hikmet Il mare è molto simile a noi. Non ha il cuore duro della terra, che è senza pulsazioni. H. Michaux Il mare / corteggia / la spiaggia. / Sono mille anni / che giocano, / e non sono stanchi. E. Pietraforte La ridicola borghesia moderna è più interessata ad una vacanza al mare, al giardino della propria casa, o ai vari optionals da montare sulla propria auto che non alle reali sorti dell'umanità. Carl William Brown Il mare / corteggia / la spiaggia. / Sono mille anni / che giocano, / e non sono stanchi. (E. Pietraforte) E un alto vento / trascina il mare / dietro sogni. D. Barnes E un alto vento / trascina il mare / dietro sogni. D. Barnes I mari sono la prova tangibile che Dio ha pianto della sua creazione. Paul Fort Mi hanno portato una conchiglia. / Dentro ci canta un mare di mappa. / Il mio cuore / si riempie d’acqua / con pesciolini d’ombra e d’argento. / Mi hanno portato una conchiglia. F. García Lorca Il tempo non disegna rughe sulla tua fronte azzurra: oggi ti muovi ancora come ti vide l’alba della creazione. Lord Byron Panta rei, tutto scorre diceva Eraclito, soprattutto il fiume in piena della stupidità che genera un'inondazione dopo l'altra, accade così che il livello del mare si sta alzando sempre più e perfino i ghiacciai, eccitati, pensano di sciogliersi. Carl William Brown O conchiglia marina, figlia / della pietra e del mare biancheggiante, / tu meravigli la mente dei fanciulli. Alceo Mare, liscio e turchino, / addò pare nchiuvata / ncopp’a ll’acqua ’na vela / janca. S. Di Giacomo; dialetto napoletano Mare, mare, mare / ma sai che ognuno ci ha il suo mare dentro al cuore sì / e che ogni tanto gli fa sentire l'onda / mare, mare, mare / ma sai che ognuno ci ha i suoi sogni da inseguire sì / per stare a galla e non affondare. Luca Carboni Ah, chissà chissà / se non sono partito un tempo, prima di me, / da un molo / se non ho lasciato, vascello al sole, / obliquo dell’alba, / un’altra specie di porto? Ferdinando Pessoa Tutti ar mare tutti ar mare / a mostra' le chiappe chiare / co' li pesci in mezzo all'onne / noi s'annamo a diverti'. Gabriella Ferri Lo amavo come se avesse dovuto lavarmi di una macchia. Arthur Rimbaud Dio proteso su balaustrate d’abissi a meravigliarsi ancora / dell’incredibile invenzione del mare. G. Brunamontini All'uomo piacciono le cose facili e comode; perciò cosa c'è di più allettante di una marea di fesserie che vengono somministrate ogni giorno dai mass media mentre si è comodamente seduti in poltrona, praticamente si può approfondire l'imbecillità senza muoversi da casa. E poi dicono che non c'è progresso. Carl William Brown Implacabile io, il Vecchio e implacabile mare: / implacabile assai più quando sereno sorrido Rallegrato, ma non ammansito, dai mille e mille naufragati in me. H. Melville La nave non è una creatura di fantasia, una felice libellula che beva l’azzurro svolando d’isola in isola, di mare in mare: no, no: la nave è una povera mula da soma; poco posa, molto cammina, se vuol stare a galla sul glauco. C.E. Gadda Tutto viene a noia, solo a te non è dato abituarsi, / passino i giorni, e gli anni, e mille, mille anni. B. Pasternak Su tematiche affini potete leggere: Citazioni e battute divertenti sulle vacanze Citazioni e battute divertenti sul mare Pensieri e riflessioni sulle vacanze Un estate al lago Citazioni e pensierio sul lago Quotes on vacation Aforismi sul viaggio Riflessioni sul viaggio Italia in breve (E-book) Job tourism in Lombardy Turismo e viaggi Turismo enogastronomico Luoghi più belli del mondo The Lake District Aforismi per argomento Read the full article
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Simone Ponzi / Paolo Lagazzi dedicato ad Attilio Bertolucci Gli occhi di Bertolucci
Una volta, dopo molti anni dal mio primo incontro con Attilio Bertolucci, e dopo già tante pagine da me dedicate alla sua opera, un amico parmigiano mi chiese: “Ma hai intenzione di scrivere per sempre su di lui? “ Candidamente, e forse un po’ provocatoriamente, gli risposi di si, aggiungendo che il mio bisogno di occuparmi della sua poesia nasceva dalla forza del suo mistero. (...) Proprio questo suo abitare l’esistenza come flusso, senza mai preclusioni mentali, ma abbandonandosi all’avventura, al brivido, alla vertigine nascente dello spostarsi continuo delle cose (anche delle cose più minute e impalpabili), faceva di Bertolucci un maestro, e delle parole semi preziosi. Troppi, nel Novecento, hanno posato a maestri perché l’idea di “maestria” possa godere ancora di buona fama. Ma la maestria di Bertolucci era un fatto naturale, inevitabile: era la vibrazione intima di uno stile negato a qualsiasi rigidezza ideologica, a ogni petizione di principio. Senza l’ambizione d’insegnare alcunché, Bertolucci sapeva insegnare tutto: come si guarda un film, come si può leggere un libro o interpretare la moda, e come è possibile difendersi dal cattivo gusto semplicemente socchiudendo gli occhi; come si può far tesoro anche degli errori, e quali piccoli trucchi bastano, certi giorni, per preservare la nostra libertà, la freschezza profonda del nostro respiro. Per pura forza di passione e intuizione, attraverso la prova della vita e la verità della propria poesia, Bertolucci era arrivato, credo, a una sapienza naturale assai prossima a quella dei maestri taoisti. Ogni conversazione con lui era sempre un evento, un segno, un’occasione per scoprire qualcosa, per portare qualche grano di luce ad affiorare dal magma dell’esperienza. Solo avvicinandomi all’arte giapponese ho avvertito una finezza sensibile pari a quella che Bertolucci sapeva esercitare con la nonchalance dei gesti ordinari, delle parole gettate un po’ a caso sul sentiero dei momenti. Ma nessun altro uomo che ho conosciuto ha saputo trasmettermi un amore così assoluto per l’esistenza in tutti i suoi aspetti, poiché nessun uomo più di lui conosceva gli infiniti modi di manifestarsi della bellezza, perfino nelle situazioni più umili, nei luoghi più inappariscenti, nelle plaghe benedette dell’abbandono”. Per questa sua capacità di amore non riesco a crederlo morto. Ha scritto una volta Rilke: “forse i morti sono coloro che si sono appartati per pensare alla vita”. Bertolucci si era appartato ( e in questo senso viveva in un suo esilio) non dalla vita ma dalla storia, che della vita è solo la corruzione l’ombra distorta, l’eco deforme: e non praticava il suo “a parte” per pensare alla vita, ma per liberarla, nella poesia, dal peso delle idee, dal velo dei pensieri che la impoveriscono, soprattutto quando credono di arricchirla. Ecco perché la sua poesia non può arrivare a chi pretende di pesarla con il bilancino della ragione, con gli strumenti a freddo delle poetiche. Per quanto mi riguarda, seguire Bertolucci nell’avventura delle sue parole sarà sempre tentare di intuire a cosa alludono, come quando, nei tramonti estivi di Casarola, cercavo d’intravedere al suo fianco ciò che riusciva a scorgere nell’inazzurrarsi della luce, nell’avanzare quieto della notte sugli spalti dorati del Groppo Sovrano. Paolo Lagazzi, novembre 2003
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"Mi piaci quando taci" di Pablo Neruda. Il silenzio come forma d’amore nella poesia malinconica e potente di Neruda
"Mi piaci quando taci" è una delle poesie più celebri di Pablo Neruda, tratta dalla raccolta "Venti poesie d’amore e una canzone disperata", pubblicata nel 1924.
“Mi piaci quando taci” è una delle poesie più celebri di Pablo Neruda, tratta dalla raccolta “Venti poesie d’amore e una canzone disperata”, pubblicata nel 1924. Questa poesia esplora il tema dell’amore attraverso il silenzio, trasformandolo in un linguaggio poetico profondo e malinconico. Il poeta cileno descrive la presenza silenziosa dell’amata come una forma di intimità che trascende le…
#amore distante#amore e malinconia#Anni venti#arte della poesia#assenza#Calma#celebrazione dell&039;amore#connessione emotiva#dichiarazione d&039;amore#Emozione e poesia#espressione dell&039;anima#figura femminile#Intimità#legame profondo#letteratura cilena#Lirica#metafore d&039;amore#Mi Piaci Quando Taci#mistero dell&039;amore#Neruda poeta#nostalgia#Pablo Neruda#Pablo Neruda opere#poesia cilena#poesia d&039;amore#Poesia introspettiva#poesia malinconica#poesia romantica#poesia sul desiderio#poeti del XX secolo
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#In partenza per la XVma Biennale d'Arte Contemporanea di Roma from vittorio e.pisu on Vimeo.
Promo Vogue nella persona di Maio Biancacci ha presentato la serata conclusiva della selezione regionale per la XVma Biennale d'Arte di Roma Gli artisti Dolores Mancosu, Antonello Cosseddu e Piero Barranca saranno gli ambasciatori dell’arte sarda alla XV Biennale internazionale di Roma 2024 Lo annuncia il sito laprovinciadelsulcisiglesiente.com/
L’Airport Library di Cagliari-Elmas, l’unica biblioteca d’Italia a livello aeroportuale, con la sala espositiva dall’aspetto museale e struttura dai segni culturali di grande internazionalità, è stata la degna e prestigiosa sede per la proclamazione degli artisti che rappresenteranno la Sardegna alla XV Biennale 2024. Il primo premio assoluto è stato assegnato all’opera fotografica “Delle creature il battito”, realizzata in luce naturale dalla sontuosa e identitaria artista Dolores Mancosu; il secondo premio è conseguito dalla concettuale scultura, in ferro e legno, “Postbellica” dell’artista nuorese Antonello Cosseddu, mentre il terzo posto sul podio è stato conquistato dall’opera pittorica, tecnica a olio e spatola su tela, titolata “Discarica: la natura si ribella” dell’originale e creativo Piero Barranca. Tutti e tre gli artisti, con le loro opere di eccellenza, porteranno la Sardegna nelle storiche sale del Museo Domiziano in Piazza Navona a Roma. A seguire, hanno conquistato la possibilità di portare la loro arte alla vetrina internazionale romana, gli artisti “Nama Ku” Alessandra Delogu, Antonio Milleddu, Nicoletta Brocchi, Vincenza Demuro e Mariella Rosu. Attestati di merito nella categoria scultura ad Augusto Mola e in quello pittorico a Valeria Murtas. Le segnalazioni di merito CIAC (Centro Internazionale Artisti Contemporanei) sono state assegnate a Silvia Vinci per l’aspetto artistico e poetico del quadro “Occhi d’artista” e a Mimmo Abis per la valorizzazione dell’aspetto materico ed identitario dell’opera “Carta da musica”.
All’aeroporto sono state presentate anche le opere che partecipano al concorso poetico-letterario della XV Biennale Internazionale: Mario Biancacci propone l’opera narrativa edita “Celeste e terreno” (ISKRA Edizioni); mentre i poeti Maura Murru e Cristoforo Puddu concorrono con due sillogi inedite, rispettivamente titolate “Tormenti creativi” e “Siamo granelli della stessa clessidra”. Giuseppe Ungaretti, in un suo scritto degli anni Cinquanta, enunciava con forza: «Chiamo poeta qualsiasi artista – scriva versi o prosa, costruisca palazzi, scolpisca, dipinga o componga musica – che raggiunga l’altezza di forma capace nei suoi effetti a muovere negli animi poesia». E queste parole sembrano risuonare, con assoluto vigore nell’attualità, e permeare le sensazioni emotive ed immaginifiche create dalle opere sarde che la qualificata giuria, composta dalla inossidabile artista Rosetta Murru e dai critici d’arte Cristina Onnis, Davide Bisa e Luca Masala, ha selezionato per la XV Biennale d’Arte Internazionale. Il fondo di poesia che accomuna l’arte è custodito nel segreto dell’animo umano – si distingue in molteplici espressioni e forme – per esaltare e svelare, con singolare unicità, la necessaria espressione di universale bellezza che alimenta e muove gli animi creativi in liricità. L’arte segna significativamente il nostro tempo e passaggio vitale con il mistero di un linguaggio di emozioni per il cuore che, in mille rappresentative strade, manifestano ed insegnano all’uomo il continuo rinnovamento della sensibilità interiore. Le opere vagliate e soppesate con rigore a rappresentare l’Isola, fascinose idee creative di eccellenza e personalità, posseggono un quantum di umanità e identità; rappresentano il continuo sviluppo-movimento di mente-fantasia e manifestano la singolarità e le idealità concettuali di ciascun artista. L’arte e gli artisti sardi che ora si propongono per il circuito internazionale e multiculturale romano, pur coltivando scelte delineate dall’orientamento critico, hanno la forte consapevolezza di essere “ambasciatori culturali della Sardegna” e proporre modernità creativa attraverso gli irrinunciabili legami e valori dell’identità; concetto identitario che transita l’inscindibile binomio di etica-estetica per elaborare in modo completo e inventivo l’autentica arte, generata con i tratti partecipi di tutte le esperienze esistenziali dell’essere umano. Encomiabile l’attività organizzativa e promozionale della PromoVogue di Mario Biancacci che, attraverso l’arte e la bellezza, ha costruito un percorso di positività e coinvolto artisti affermati e talentuosi emergenti, destinati a lasciare un segno significativo nella storia dell’arte in Sardegna. L’esperienza selettiva, sviluppata alle gallerie Picassart di Nuoro e Nova Karel di Cagliari, ha dato visibilità ad un microcosmo di validi artisti multanime e delineato le strade ideali che orientano la crescita dell’arte e il suo ruolo alla luce della valenza etica e sociale. Cristoforo Puddu
Una trasmissione S'Arti Nostra Un film di Vittorio E. Pisu
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Malombra 1/4
Miranda si compone di tre parti: La lettera, Il libro di Miranda e Il libro di Enrico svolgendo la vicenda di un amore irrealizzato: in Enrico, Fogazzaro avrebbe voluto rappresentare la figura di un giovane poeta estetizzante e troppo egoista per amare altri fuori di sé stesso, un figlio del suo tempo visto nel lato più negativo, mentre in Miranda è raffigurata una ragazza – come scrive il Gallarati Scotti (Vita di A. F.) - «nata tutta dal sogno, anima e corpo, e dei sogni ha perciò il pallore e l'inconsistenza. I suoi piedi non toccano terra e il suo cuore, in fondo, non batte con violenza, come chi ami in questo mondo reale un uomo reale [...] essa ci commuove per quel tanto del mondo interiore che del suo poeta che si accende in lei. Ma non appena essa si muove come un personaggio che è centro di un piccolo intreccio di avvenimenti [...] noi sentiamo che essa non ha mai avuto vita vera».
Se non ai critici e ai letterati, quella poesia piacque però al pubblico dei lettori dei quali solleticava l'allora dominante spirito sentimentale e Fogazzaro ne trasse incoraggiamento per proseguire nella via intrapresa della scrittura letteraria.
Malombra. Protagonista è Marina di Malombra, bella e psicotica nipote del conte Cesare d'Ormengo, nel cui palazzo vive dopo la morte dei genitori. Qui trova casualmente un biglietto scritto nei primi anni dell'Ottocento da un'antenata – moglie infelice del padre del conte d'Ormengo e amante di un certo Renato – Cecilia Varrega, che invitava chi avesse trovato il suo messaggio a vendicarla contro i discendenti del marito.
Il lago del Segrino, dove s'immagina ambientata la vicenda del romanzo Malombra
Puntualmente Marina, che si considera una reincarnazione della disgraziata Cecilia, consumerà la vendetta, facendo morire lo zio Cesare e uccidendo lo scrittore Corrado Silla, a sua volta considerato come la reincarnazione dell'amante di Cecilia. In una notte tempestosa, Marina scomparirà nelle oscure acque del lago.
I protagonisti del romanzo, Marina e Corrado, sono figure che Fogazzaro riprenderà pressoché in tutti i suoi romanzi successivi: Marina è la donna bella, aristocratica, sensuale ma inafferrabile, inquieta e nevrotica; Corrado Silla è l'intellettuale ispirato da importanti ideali che vorrebbe realizzare, ma ne è impedito dalle lusinghe del mondo e dall'inettitudine che lui stesso sente come fondamento del proprio essere.
Nel romanzo, percorso da un'atmosfera morbosa di occultismo, sensualità e morte, Fogazzaro introduce personaggi umoristici e generosi (il segretario del conte e sua figlia Edith, di casta purezza) o macchiettistici, come la contessa Fosca e il figlio Nepo. L'utilizzo del dialetto nei dialoghi di alcuni personaggi e il cogliere l'umana cordialità della provincia lombarda attenua la tensione di mistero e d'imminente tragedia che agita la vicenda.
Il libro, che mostra anche gli interessi spiritisti dello scrittore, suscitò reazioni contrastanti. Criticato da Salvatore Farina e da Enrico Panzacchi, fu parzialmente lodato da Giovanni Verga, che lo definì «una delle più alte e delle più artistiche concezioni romantiche che siano comparse ai nostri giorni in Italia». Anche Giuseppe Giacosa lo descrisse come «il più bel libro che siasi pubblicato in Italia dopo I promessi sposi», ma le maggiori riviste letterarie non lo citarono nemmeno.[1]
La vicenda è ambientata sulle rive del lago del Segrino, un piccolo lago della Brianza comasca. Il palazzo, invece, è l'antica villa Pliniana sul Lago di Como, che Fogazzaro visitò e che con la sua lugubre atmosfera costituì una delle principali fonti di ispirazione del romanzo. La versione cinematografica di Mario Soldati (1942), uno dei capolavori del cinema italiano, venne girata nella stessa villa Pliniana.
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Le parabole raccontano Dio
(Mt 13,1-23)
"Uscì di casa e si sedette in riva al mare". La Parola di Dio, perché Gesù è la Parola vivente di Dio, entra nei luoghi della quotidianità: la casa e il luogo del lavoro; la pianura e il mare, dove lavorano i contadini, i pastori e i pescatori. La Parola entra nei luoghi della vita, all'aria aperta, sul litorale del mare, sui campi di grano, sulle colline delle viti.
Gesù parlava alla vita e raccontava. Raccontava parabole, storie. Ecco, mi piace questo modo di raccontare di Gesù. Anche perché proprio questo suo stile creava problemi, faceva questione. "Gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: Perché parli loro in parabole?".
E voglio fermarmi sul verbo "parlare", "raccontare", perché a volte viene usata un’altra parola, "insegnare". Matteo dice: parlò, raccontò. Perché il modo di parlare di Dio è un raccontare? Forse perché l'insegnamento può diventare arido, astratto, fuori della vita, fuori della casa. Perché la chiesa oggi parla raramente con le parabole?
Ho avuto la fortuna di conoscere sacerdoti e anche vescovi che parlavano con parabole. Ho conosciuto in Calabria il vescovo Giancarlo Bregantini. E ci fu un altro vescovo, Tonino Bello, in Puglia, che incantava con le sue preghiere, quasi poesie. Anche Don Bosco lo faceva raccontando i suoi sogni che colpivano la fantasia e il cuore dei suoi ragazzi. Sono rarità purtroppo.
La parabola è il modo privilegiato di raccontare Dio e la vita, perché la parabola è come un esempio che illumina, così tutto diventa chiaro. Quando uno parla in parabole non definisce, non dice tutto: non dice "è, è così e basta”. Ma dice semplicemente: è "come", il regno di Dio è come un seminatore, è come il granello di senapa, è come una perla, è come una rete gettata in mare.
Come se dicesse: è così, ma è anche altro... altro che ancora rimane nascosto. Pensate la diversità tra una chiesa categorica e dogmatica che dice "è, è così", e una chiesa delle parabole, che dice: "è come...". C'è un abisso, l'abisso tra il dire gelido e il raccontare appassionato. La differenza tra il dire: "Dio è, Dio è l'essere perfettissimo" e dire: "Dio è come un padre che aveva due figli". C’è un brivido di luce. E poi c'è tutto il mistero da attraversare, come un mare infinito da solcare.
La Sacra Scrittura, mi dicevano gli insegnanti di teologia, preferisce il velo del simbolo o della parabola; dicevano che di Dio non si può parlare che con rispetto e tremore, e per accenni, come di "Qualcuno" che in tutto ci supera. Gesù stesso non toglie questo velo. Lui che è il Figlio ci parla del Padre ma con parabole, fino al giorno in cui ci parlerà apertamente di Lui e lo vedremo.
Questo giorno non è ancora venuto. Abbiamo ancora tante cose oscure e camminiamo talvolta nella notte della fede. E mi viene da pensare che è proprio una pretesa la nostra, di noi che abbiamo un Dio che parla in parabole, e dice: "e come se", e noi che abbiamo la pretesa di dire "Dio è, è così". Noi abbiamo e coltiviamo la pretesa di parlare per definizioni.
La parabola fa parlare la vita. Guardiamo la vita per parlare di Dio. Gesù guardava il seminatore e il suo gesto senza misura, e diceva: c'è qualcosa di Dio in quel gesto smisurato. La vita non è vuota, non è assenza: c'è qualcosa di Dio nella vita.
Allora raccontiamo Dio con parabole e poesia come faceva Gesù.
(don Paolo Zamengo SDB)
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Non c’è un perché per chi ama.
Ti ho amato perché eri tu,
perché ti riconobbi al primo fiato
che non era voce, ma suono,
quello dell’anima che chiama.
E non ti amai per il buio,
cercai con te la luce
e le tue mani
dove c’era il mistero
che sorrideva alla poesia.
Ci si ama per la vita
non per la morte
e poggiai la testa sul tuo petto
per sentire il battito entrare nelle mie vene
ad annullare il suono della materia.
Noi non eravamo e non saremo.
Noi siamo adesso il perché.
Siamo suono e silenzio,
alba e tramonto,
onde di una chioma di mare
che si frange sugli scogli della vita
ma che sempre torna al verde dei tuoi occhi
e ti porta il segreto delle maree.
Non c’è un perché per chi ama,
nessuno conosce il segreto
ma tu ne conosci il sapore e la paura.
Ti ho amato perché eri tu.
Mi hai amato perché ero io
l’incanto segreto delle tue maree.
Giulia Torelli
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Buona giornata a tutti
Vieni Qui
Vieni qui e restami accanto
con la tua voglia di remare,
con le tue mani nelle mie mani,
con il tuo corpo sul mio corpo.
Fa che qualcosa di te rimanga
in me e i pensieri rimangono
nelle mie parole, rendimi la gioia
di respirare il tuo respiro,
il calore sia tenerezza
nei nostri cuori.
Parlami dei tuoi successi,
fissa il tuo sguardo nel mio,
come se fosse un bisogno
quella voglia di baciare le mie
labbra.
Resta qui, con il tuo intrinseco
istinto di donna, con le parole
che si elevano come deliziosi
suoni, con la poesia martire
e pirata di te e con te possa
rimanere la voglia nel mistero
del corpo senza bisogno.
Giuseppe Buro
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