#passione giovanile
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pier-carlo-universe · 5 days ago
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I ragazzi che si amano – Un inno all’amore puro e senza confini di Jacques Prévert. Recensione di Alessandria today
Una poesia che celebra l’intensità del primo amore, sfidando il giudizio della società e le convenzioni.
Una poesia che celebra l’intensità del primo amore, sfidando il giudizio della società e le convenzioni. Biografia dell’autore.Jacques Prévert (1900-1977) è stato uno dei più grandi poeti e sceneggiatori francesi del XX secolo. Nato a Neuilly-sur-Seine, ha lavorato come autore teatrale e sceneggiatore cinematografico, collaborando con registi come Marcel Carné. La sua opera poetica,…
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furiarossa · 3 months ago
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| So, we're actually doing this thing now. Gonna translate it in English later (and also color and finish this cover!), for now it's only in Italian :) |
+ PUOI LEGGERLO QUI +
A Madison, tra le aule affollate e i vivaci corridoi della University of Wisconsin, Vlad e Maddie condividono una passione inarrestabile per il paranormale e la scienza. Sotto le stelle, tra racconti di spiriti e leggende metropolitane, il loro amore giovanile sboccia con la forza di un'apparizione notturna.
Ma le cose prendono una piega inaspettata quando un "incidente" orchestrato dal loro comune amico Jack li separa, lasciando Vlad intrappolato in un limbo tra la vita e la morte, trasformato in un'entità non-umana. Vent'anni dopo, il destino li riporta insieme, in un incontro carico di tensione e nostalgia. Maddie, ora una cacciatrice di fantasmi, è decisa a scoprire i segreti che abitano nel suo passato. Vlad, d'altro canto, si nasconde dietro una maschera di apparente normalità, temendo di svelare la verità sulla sua natura non-umana.
Man mano che si rincorrono tra la nebbia e le ombre del loro passato, Vlad e Maddie dovranno affrontare le paure e i demoni che tormentano entrambi. Riusciranno a ritrovare il loro amore, sfidando le leggi del paranormale e le cicatrici del tempo? "Fantasma d'Amore" è una storia di passione, segreti e redenzione, dove ogni spirito ha una storia da raccontare.
Chiudete gli occhi e immergetevi in un mondo dove l'amore supera ogni barriera, persino la morte stessa.
[Un capitolo al giorno, tutti i giorni, finché la storia non sarà finita! Questo è il nostro primo esperimento nella scrittura di un romanzo rosa "leggero"... e ovviamente è paranormale!]
+ PUOI LEGGERLO QUI +
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hollywood-montrose · 10 months ago
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Da Auckland con amore
È da un po' che ho una certa passione per la Nuova Zelanda. Molta gente sa a mala pena che questo paese esiste oppure non sa nemmeno dove si trova, ma io invece mi rendo conto che la Nuova Zelanda è produttrice di una serie di cose fichissime.
La Nuova Zelanda, non l'Australia. Non fraintendetemi, non ho niente contro l'Australia, penso che abbia una cultura molto fica: Barry Humphries, Ruby Rose, i surfisti, i tizi col cappello di feltro e le braghe corte che si azzuffano con i coccodrilli, il loro accento inglese che non è né britannico né statunitense.
Eppure l'Australia mi terrorizza come paese da visitare. Fra coccodrili, ragni grandi come Golden Retriever, scorpioni, serpenti lunghi un kilometro, ecc ecc ecc non la visiterei manco per sbaglio.
Invece pagherei oro per visitare la NZ (e probabilmente dovrei farlo davvero). È il paese dove hanno girato il Signore degli Anelli, una specie di Paradiso in Terra terra d'origine di Xena Principessa Guerriera dove Hobbit e Maori vivono in armonia.
Ho sentito che hanno un tasso di criminalità giovanile piuttosto alto però, ma l'Italia deve avercelo di sicuro non basso.
Sfortunatamente i soldi non crescono sui peri quindi penso dovrò aspettare un po' prima di andare nella Terra di Mezzo a sud del sud.
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sounds-right · 14 days ago
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 Luca Di Stefano, l'album d'esordio s’intitola "19"
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Dal 24 gennaio 2025 sarà disponibile sulle piattaforme digitali di streaming  "19", l'album d'esordio di Luca Di Stefano per Musca Lavica Records realizzato con il contributo di NUOVOIMAIE dal quale è estratto il singolo in rotazione radiofonica "How Stupid I am".
"How Stupid I Am" è una canzone che affronta il tema della delusione nelle relazioni sociali, concentrandosi sulle dinamiche tossiche e sull'incapacità di riconoscere i veri limiti dell'amicizia. Il testo non parla di un ex partner, ma del dolore causato da amici che, invece di supportare il protagonista, ignorano il suo malessere e preferiscono schierarsi superficialmente con l'ex.
Il bridge usa l'ironia per criticare chi si fa passare per vittima, manipolando la verità e influenzando il giudizio degli altri. Il ritornello, invece, è una riflessione amara rivolta a sé stessi: il protagonista ammette di essere "stupido" per dare troppa importanza a persone che non ricambiano la sua lealtà. Questa consapevolezza emerge con forza nella terza strofa, dove il protagonista comprende di aver dato troppo potere alle opinioni altrui, ritrovandosi smarrito.
Il messaggio centrale del brano invita a riflettere sul valore dell'amicizia, sull'empatia e sulla necessità di stabilire confini emotivi per proteggersi da relazioni superficiali. Con toni ironici e malinconici, la canzone racconta un percorso di consapevolezza, trasformando una delusione in un momento di crescita personale.
Spiega l'artista a proposito del brano: "Come ogni mio brano, anche questo nasce da un'esperienza personale. La scorsa estate, deluso da atteggiamenti superficiali di persone che reputavo amiche, ho trasformato la mia frustrazione in musica. Tutto è iniziato da un riff su chitarra, il mio strumento non principale, che però non trovava forma. Solo quando ho cercato di sfogare la mia rabbia, quel riff è diventato il cuore di una canzone. Il testo, scritto spontaneamente in poche ore, racconta la delusione per le voci infondate che circolano in seguito a una relazione finita e riflette sul mio errore di dare troppo peso alle opinioni altrui."
Il videoclip di "How stupid I am" esplora il tema dell'isolamento e della lotta interiore attraverso l'uso simbolico della luce e dell'ombra. L'artista è inizialmente isolato in un forte contrasto fatto da luce e buio che rappresenta la solitudine e la tensione. Man mano che l'ombra avanza, cresce la sensazione di lotta, con la luce che diventa sempre più debole, ad indicare il conflitto interno dell'artista nel cercare di emergere dall'oscurità. Il movimento della camera e i cambi di luce intensificano l'emotività e la dinamicità del racconto visivo.
Samir Kharrat, con la sua regia raffinata, riesce a creare un'atmosfera suggestiva, coinvolgente e ricca di emozioni e colori, invitando ancora una volta a riflettere sulla complessità dell'animo umano, anche collegata alla bellezza dei rapporti, seppur imperfetti, e sulla forza della passione.
Guarda il videoclip su YouTube: 
youtube
"19" è un'esortazione alla libertà e autenticità personale, un invito a trovare dentro di sé la fiducia e il coraggio per affrontare le sfide che quotidianamente caratterizzano la nostra esistenza, senza paura del giudizio altrui, senza dover rispondere alle aspettative che gli altri hanno sulla nostra persona e che non corrispondono ai nostri desideri, un invito ad essere se stessi, in un mondo che propone modelli omologati , standard estetici ed economici irraggiungibili per la maggioranza della collettività e che per tal via genera spesso frustrazione e depressione, specie nei più giovani che, sovente, rispondono a questa sensazione di inadeguatezza anche con atti di autolesionismo. È una tematica che sta molto a cuore all'artista, attento osservatore del mondo giovanile e di cui si parla troppo poco. "19" lo fa, in modo sottile e indiretto, e propone un'inversione di tendenza, un cambio di rotta che spesso grazie anche all'ironia porta alla scoperta della bellezza che risiede nell'unicità di ciascuno, nella luce del proprio valore personale.
Commenta l'artista per l'uscita dell'album: "Questo mio primo album non è soltanto una raccolta di brani, ma soprattutto un viaggio tra emozioni, occasioni mancate e una profonda rivalsa personale. Ho voluto dare voce a quelle sensazioni che per troppo tempo ho tenuto nascoste, traducendole finalmente in musica. Un filo conduttore lega tutte le canzoni: l'Amore, inteso nel suo senso più ampio e complesso. Per me, l'Amore è rabbia, rancore, tristezza, gioia e molto altro. Questa varietà di emozioni si riflette anche nelle scelte musicali presenti all'interno del disco: mood diversi tra loro, ma uniti da un'identità sonora che abbiamo costruito con anni di ricerca, prove e sperimentazione insieme al mio produttore, Denis Marino.
Il numero 19 ha per me un significato speciale: è un simbolo che mi accompagna, una sorta di guida. Lo incontro ovunque, nei momenti di decisione e nelle situazioni più importanti. È il numero che ha segnato la mia nascita, sia terrena che artistica, e segna un legame profondo tra loro, quasi spirituale. 19 non è un semplice album. Non è qualcosa da ascoltare con leggerezza: è una raccolta di emozioni intime che ho scelto di condividere con il mondo. La mia speranza è che chi lo ascolta possa trovare, in queste canzoni, risposte alle proprie domande o almeno un conforto, un appiglio. Questo album non è solo mio: è anche il frutto del lavoro instancabile di chi ha condiviso con me giorni e notti davanti a uno schermo, ad un pianoforte o ad un semplice carta e penna, cercando il suono perfetto. È fatto di lacrime, fatica e incontri straordinari, di quegli incastri magici che solo la musica può creare. 19 è anche un dono rivolto al cielo, un omaggio a chi continua a sostenermi da lontano, nonostante la distanza terrena."
TRACK LIST
1. Undone 
2. Broke in two 
3. How stupid I am 
4. I don't wanna know
5. Once again 
6. Riserva 
7. Breath in 
8. Not in my arms
9. Last call
10. Ricordi vivi
11. Let's get it on
12. Just the way you are 
Pre-salva l'album: https://orcd.co/19
Biografia
Luca Di Stefano, giovanissimo cantante catanese dalla voce calda e profonda, conquista tantissimi fan in tutta Italia grazie alla propria partecipazione alla prima edizione italiana di All Together Now, talent canoro condotto da Michelle Hunziker e J-Ax, andato in onda su Canale 5. Luca, classificandosi al terzo posto in questa competizione, ha letteralmente fatto impazzire sia i giudici che il pubblico, riuscendo addirittura a far commuovere J-AX che ha voluto un suo intervento musicale all'interno del brano Supercalifragili - prodotto da Takagi & Ketra e con ospite anche Annalisa - inserito nella playlist del prossimo disco dello stesso J-Ax.
Collabora con il giovane pianista Davide Locatelli su una cover di Bad Guy.
Da sempre innamorato della musica blues e soul in particolare, Luca studia sassofono e canto.
Fa parte del roster artisti dell'etichetta discografica Musica Lavica Records di Denis Marino, con la quale ha già pubblicato sei singoli ed è in uscita con il suo primo disco di inediti, che vedrà la luce a fine 2024. Per quanto riguarda la promozione e la consulenza commerciale, si affida alla DD Entertainment di Donato D'Elia.
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djs-party-edm-italia · 14 days ago
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 Luca Di Stefano, l'album d'esordio s’intitola "19"
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Dal 24 gennaio 2025 sarà disponibile sulle piattaforme digitali di streaming  "19", l'album d'esordio di Luca Di Stefano per Musca Lavica Records realizzato con il contributo di NUOVOIMAIE dal quale è estratto il singolo in rotazione radiofonica "How Stupid I am".
"How Stupid I Am" è una canzone che affronta il tema della delusione nelle relazioni sociali, concentrandosi sulle dinamiche tossiche e sull'incapacità di riconoscere i veri limiti dell'amicizia. Il testo non parla di un ex partner, ma del dolore causato da amici che, invece di supportare il protagonista, ignorano il suo malessere e preferiscono schierarsi superficialmente con l'ex.
Il bridge usa l'ironia per criticare chi si fa passare per vittima, manipolando la verità e influenzando il giudizio degli altri. Il ritornello, invece, è una riflessione amara rivolta a sé stessi: il protagonista ammette di essere "stupido" per dare troppa importanza a persone che non ricambiano la sua lealtà. Questa consapevolezza emerge con forza nella terza strofa, dove il protagonista comprende di aver dato troppo potere alle opinioni altrui, ritrovandosi smarrito.
Il messaggio centrale del brano invita a riflettere sul valore dell'amicizia, sull'empatia e sulla necessità di stabilire confini emotivi per proteggersi da relazioni superficiali. Con toni ironici e malinconici, la canzone racconta un percorso di consapevolezza, trasformando una delusione in un momento di crescita personale.
Spiega l'artista a proposito del brano: "Come ogni mio brano, anche questo nasce da un'esperienza personale. La scorsa estate, deluso da atteggiamenti superficiali di persone che reputavo amiche, ho trasformato la mia frustrazione in musica. Tutto è iniziato da un riff su chitarra, il mio strumento non principale, che però non trovava forma. Solo quando ho cercato di sfogare la mia rabbia, quel riff è diventato il cuore di una canzone. Il testo, scritto spontaneamente in poche ore, racconta la delusione per le voci infondate che circolano in seguito a una relazione finita e riflette sul mio errore di dare troppo peso alle opinioni altrui."
Il videoclip di "How stupid I am" esplora il tema dell'isolamento e della lotta interiore attraverso l'uso simbolico della luce e dell'ombra. L'artista è inizialmente isolato in un forte contrasto fatto da luce e buio che rappresenta la solitudine e la tensione. Man mano che l'ombra avanza, cresce la sensazione di lotta, con la luce che diventa sempre più debole, ad indicare il conflitto interno dell'artista nel cercare di emergere dall'oscurità. Il movimento della camera e i cambi di luce intensificano l'emotività e la dinamicità del racconto visivo.
Samir Kharrat, con la sua regia raffinata, riesce a creare un'atmosfera suggestiva, coinvolgente e ricca di emozioni e colori, invitando ancora una volta a riflettere sulla complessità dell'animo umano, anche collegata alla bellezza dei rapporti, seppur imperfetti, e sulla forza della passione.
Guarda il videoclip su YouTube: 
youtube
"19" è un'esortazione alla libertà e autenticità personale, un invito a trovare dentro di sé la fiducia e il coraggio per affrontare le sfide che quotidianamente caratterizzano la nostra esistenza, senza paura del giudizio altrui, senza dover rispondere alle aspettative che gli altri hanno sulla nostra persona e che non corrispondono ai nostri desideri, un invito ad essere se stessi, in un mondo che propone modelli omologati , standard estetici ed economici irraggiungibili per la maggioranza della collettività e che per tal via genera spesso frustrazione e depressione, specie nei più giovani che, sovente, rispondono a questa sensazione di inadeguatezza anche con atti di autolesionismo. È una tematica che sta molto a cuore all'artista, attento osservatore del mondo giovanile e di cui si parla troppo poco. "19" lo fa, in modo sottile e indiretto, e propone un'inversione di tendenza, un cambio di rotta che spesso grazie anche all'ironia porta alla scoperta della bellezza che risiede nell'unicità di ciascuno, nella luce del proprio valore personale.
Commenta l'artista per l'uscita dell'album: "Questo mio primo album non è soltanto una raccolta di brani, ma soprattutto un viaggio tra emozioni, occasioni mancate e una profonda rivalsa personale. Ho voluto dare voce a quelle sensazioni che per troppo tempo ho tenuto nascoste, traducendole finalmente in musica. Un filo conduttore lega tutte le canzoni: l'Amore, inteso nel suo senso più ampio e complesso. Per me, l'Amore è rabbia, rancore, tristezza, gioia e molto altro. Questa varietà di emozioni si riflette anche nelle scelte musicali presenti all'interno del disco: mood diversi tra loro, ma uniti da un'identità sonora che abbiamo costruito con anni di ricerca, prove e sperimentazione insieme al mio produttore, Denis Marino.
Il numero 19 ha per me un significato speciale: è un simbolo che mi accompagna, una sorta di guida. Lo incontro ovunque, nei momenti di decisione e nelle situazioni più importanti. È il numero che ha segnato la mia nascita, sia terrena che artistica, e segna un legame profondo tra loro, quasi spirituale. 19 non è un semplice album. Non è qualcosa da ascoltare con leggerezza: è una raccolta di emozioni intime che ho scelto di condividere con il mondo. La mia speranza è che chi lo ascolta possa trovare, in queste canzoni, risposte alle proprie domande o almeno un conforto, un appiglio. Questo album non è solo mio: è anche il frutto del lavoro instancabile di chi ha condiviso con me giorni e notti davanti a uno schermo, ad un pianoforte o ad un semplice carta e penna, cercando il suono perfetto. È fatto di lacrime, fatica e incontri straordinari, di quegli incastri magici che solo la musica può creare. 19 è anche un dono rivolto al cielo, un omaggio a chi continua a sostenermi da lontano, nonostante la distanza terrena."
TRACK LIST
1. Undone 
2. Broke in two 
3. How stupid I am 
4. I don't wanna know
5. Once again 
6. Riserva 
7. Breath in 
8. Not in my arms
9. Last call
10. Ricordi vivi
11. Let's get it on
12. Just the way you are 
Pre-salva l'album: https://orcd.co/19
Biografia
Luca Di Stefano, giovanissimo cantante catanese dalla voce calda e profonda, conquista tantissimi fan in tutta Italia grazie alla propria partecipazione alla prima edizione italiana di All Together Now, talent canoro condotto da Michelle Hunziker e J-Ax, andato in onda su Canale 5. Luca, classificandosi al terzo posto in questa competizione, ha letteralmente fatto impazzire sia i giudici che il pubblico, riuscendo addirittura a far commuovere J-AX che ha voluto un suo intervento musicale all'interno del brano Supercalifragili - prodotto da Takagi & Ketra e con ospite anche Annalisa - inserito nella playlist del prossimo disco dello stesso J-Ax.
Collabora con il giovane pianista Davide Locatelli su una cover di Bad Guy.
Da sempre innamorato della musica blues e soul in particolare, Luca studia sassofono e canto.
Fa parte del roster artisti dell'etichetta discografica Musica Lavica Records di Denis Marino, con la quale ha già pubblicato sei singoli ed è in uscita con il suo primo disco di inediti, che vedrà la luce a fine 2024. Per quanto riguarda la promozione e la consulenza commerciale, si affida alla DD Entertainment di Donato D'Elia.
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tarditardi · 14 days ago
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 Luca Di Stefano, l'album d'esordio s’intitola "19"
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Dal 24 gennaio 2025 sarà disponibile sulle piattaforme digitali di streaming  "19", l'album d'esordio di Luca Di Stefano per Musca Lavica Records realizzato con il contributo di NUOVOIMAIE dal quale è estratto il singolo in rotazione radiofonica "How Stupid I am".
"How Stupid I Am" è una canzone che affronta il tema della delusione nelle relazioni sociali, concentrandosi sulle dinamiche tossiche e sull'incapacità di riconoscere i veri limiti dell'amicizia. Il testo non parla di un ex partner, ma del dolore causato da amici che, invece di supportare il protagonista, ignorano il suo malessere e preferiscono schierarsi superficialmente con l'ex.
Il bridge usa l'ironia per criticare chi si fa passare per vittima, manipolando la verità e influenzando il giudizio degli altri. Il ritornello, invece, è una riflessione amara rivolta a sé stessi: il protagonista ammette di essere "stupido" per dare troppa importanza a persone che non ricambiano la sua lealtà. Questa consapevolezza emerge con forza nella terza strofa, dove il protagonista comprende di aver dato troppo potere alle opinioni altrui, ritrovandosi smarrito.
Il messaggio centrale del brano invita a riflettere sul valore dell'amicizia, sull'empatia e sulla necessità di stabilire confini emotivi per proteggersi da relazioni superficiali. Con toni ironici e malinconici, la canzone racconta un percorso di consapevolezza, trasformando una delusione in un momento di crescita personale.
Spiega l'artista a proposito del brano: "Come ogni mio brano, anche questo nasce da un'esperienza personale. La scorsa estate, deluso da atteggiamenti superficiali di persone che reputavo amiche, ho trasformato la mia frustrazione in musica. Tutto è iniziato da un riff su chitarra, il mio strumento non principale, che però non trovava forma. Solo quando ho cercato di sfogare la mia rabbia, quel riff è diventato il cuore di una canzone. Il testo, scritto spontaneamente in poche ore, racconta la delusione per le voci infondate che circolano in seguito a una relazione finita e riflette sul mio errore di dare troppo peso alle opinioni altrui."
Il videoclip di "How stupid I am" esplora il tema dell'isolamento e della lotta interiore attraverso l'uso simbolico della luce e dell'ombra. L'artista è inizialmente isolato in un forte contrasto fatto da luce e buio che rappresenta la solitudine e la tensione. Man mano che l'ombra avanza, cresce la sensazione di lotta, con la luce che diventa sempre più debole, ad indicare il conflitto interno dell'artista nel cercare di emergere dall'oscurità. Il movimento della camera e i cambi di luce intensificano l'emotività e la dinamicità del racconto visivo.
Samir Kharrat, con la sua regia raffinata, riesce a creare un'atmosfera suggestiva, coinvolgente e ricca di emozioni e colori, invitando ancora una volta a riflettere sulla complessità dell'animo umano, anche collegata alla bellezza dei rapporti, seppur imperfetti, e sulla forza della passione.
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"19" è un'esortazione alla libertà e autenticità personale, un invito a trovare dentro di sé la fiducia e il coraggio per affrontare le sfide che quotidianamente caratterizzano la nostra esistenza, senza paura del giudizio altrui, senza dover rispondere alle aspettative che gli altri hanno sulla nostra persona e che non corrispondono ai nostri desideri, un invito ad essere se stessi, in un mondo che propone modelli omologati , standard estetici ed economici irraggiungibili per la maggioranza della collettività e che per tal via genera spesso frustrazione e depressione, specie nei più giovani che, sovente, rispondono a questa sensazione di inadeguatezza anche con atti di autolesionismo. È una tematica che sta molto a cuore all'artista, attento osservatore del mondo giovanile e di cui si parla troppo poco. "19" lo fa, in modo sottile e indiretto, e propone un'inversione di tendenza, un cambio di rotta che spesso grazie anche all'ironia porta alla scoperta della bellezza che risiede nell'unicità di ciascuno, nella luce del proprio valore personale.
Commenta l'artista per l'uscita dell'album: "Questo mio primo album non è soltanto una raccolta di brani, ma soprattutto un viaggio tra emozioni, occasioni mancate e una profonda rivalsa personale. Ho voluto dare voce a quelle sensazioni che per troppo tempo ho tenuto nascoste, traducendole finalmente in musica. Un filo conduttore lega tutte le canzoni: l'Amore, inteso nel suo senso più ampio e complesso. Per me, l'Amore è rabbia, rancore, tristezza, gioia e molto altro. Questa varietà di emozioni si riflette anche nelle scelte musicali presenti all'interno del disco: mood diversi tra loro, ma uniti da un'identità sonora che abbiamo costruito con anni di ricerca, prove e sperimentazione insieme al mio produttore, Denis Marino.
Il numero 19 ha per me un significato speciale: è un simbolo che mi accompagna, una sorta di guida. Lo incontro ovunque, nei momenti di decisione e nelle situazioni più importanti. È il numero che ha segnato la mia nascita, sia terrena che artistica, e segna un legame profondo tra loro, quasi spirituale. 19 non è un semplice album. Non è qualcosa da ascoltare con leggerezza: è una raccolta di emozioni intime che ho scelto di condividere con il mondo. La mia speranza è che chi lo ascolta possa trovare, in queste canzoni, risposte alle proprie domande o almeno un conforto, un appiglio. Questo album non è solo mio: è anche il frutto del lavoro instancabile di chi ha condiviso con me giorni e notti davanti a uno schermo, ad un pianoforte o ad un semplice carta e penna, cercando il suono perfetto. È fatto di lacrime, fatica e incontri straordinari, di quegli incastri magici che solo la musica può creare. 19 è anche un dono rivolto al cielo, un omaggio a chi continua a sostenermi da lontano, nonostante la distanza terrena."
TRACK LIST
1. Undone 
2. Broke in two 
3. How stupid I am 
4. I don't wanna know
5. Once again 
6. Riserva 
7. Breath in 
8. Not in my arms
9. Last call
10. Ricordi vivi
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12. Just the way you are 
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Biografia
Luca Di Stefano, giovanissimo cantante catanese dalla voce calda e profonda, conquista tantissimi fan in tutta Italia grazie alla propria partecipazione alla prima edizione italiana di All Together Now, talent canoro condotto da Michelle Hunziker e J-Ax, andato in onda su Canale 5. Luca, classificandosi al terzo posto in questa competizione, ha letteralmente fatto impazzire sia i giudici che il pubblico, riuscendo addirittura a far commuovere J-AX che ha voluto un suo intervento musicale all'interno del brano Supercalifragili - prodotto da Takagi & Ketra e con ospite anche Annalisa - inserito nella playlist del prossimo disco dello stesso J-Ax.
Collabora con il giovane pianista Davide Locatelli su una cover di Bad Guy.
Da sempre innamorato della musica blues e soul in particolare, Luca studia sassofono e canto.
Fa parte del roster artisti dell'etichetta discografica Musica Lavica Records di Denis Marino, con la quale ha già pubblicato sei singoli ed è in uscita con il suo primo disco di inediti, che vedrà la luce a fine 2024. Per quanto riguarda la promozione e la consulenza commerciale, si affida alla DD Entertainment di Donato D'Elia.
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oltrearcobaleno · 19 days ago
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Maud Lewis: l’Arte Folk che ha Conquistato il Mondo
Maud Lewis (South Ohio, 7 marzo 1903 – Digby, 30 luglio 1970) rimane una delle figure più amate nel panorama dell’arte folk canadese. La sua vita, segnata da difficoltà personali e povertà, è stata illuminata dalla sua straordinaria passione per l’arte, che le ha permesso di trasformare il quotidiano in opere d’arte vibranti e ricche di significato.
Una Vita Dedicata all’Arte
Maud Dowley, nata a South Ohio, Nuova Scozia, mostrò un talento precoce per l’arte grazie all’influenza della madre, che le insegnò a creare cartoline natalizie con gli acquerelli. Tuttavia, la sua infanzia fu segnata dalla sofferenza: Maud soffriva di artrite reumatoide giovanile, una condizione che limitò la sua mobilità per tutta la vita. Dopo la morte dei genitori negli anni ’30, si trasferì a vivere con la zia a Digby, dove continuò a dedicarsi all’arte nonostante le avversità.
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L’arte, per Maud, non era solo una passione ma un rifugio. Iniziò vendendo cartoline natalizie fatte a mano per pochi centesimi, un’attività che le permise di entrare in contatto con il pubblico e di diffondere il suo talento unico. Questa umile attività fu il trampolino di lancio per la sua carriera artistica.
Un Matrimonio e una Casa-Studio
Nel 1938, all’età di 34 anni, Maud sposò Everett Lewis, un pescivendolo della zona. La loro casa, un piccolo monolocale a Marshalltown, divenne lo studio in cui Maud creò molte delle sue opere. Questa casa, decorata con i suoi dipinti, è oggi uno dei simboli più iconici della sua arte. L’interno e l’esterno erano coperti da motivi floreali, animali e scene di vita quotidiana, trasformando lo spazio abitativo in un’estensione della sua creatività.
Everett incoraggiò Maud a proseguire nel suo percorso artistico, acquistandole colori a olio e supporti su cui dipingere. Maud iniziò così a dipingere non solo su tela ma anche su cartone, masonite e perfino su oggetti domestici come teglie per dolci. La sua tecnica era semplice ma efficace: applicava un fondo bianco, tracciava le linee guida e dipingeva direttamente dal tubetto, senza sfumare i colori.
Lo Stile Unico di Maud Lewis
I dipinti di Maud Lewis sono caratterizzati da colori vivaci e soggetti semplici ma affascinanti. Scene di vita rurale, animali come gatti, buoi e uccelli, e paesaggi della Nuova Scozia erano al centro della sua arte. La sua capacità di catturare la bellezza e la gioia delle piccole cose l’ha resa una delle artiste folk più amate. L’arte di Maud era profondamente ispirata dai ricordi della sua infanzia e dal paesaggio circostante, che ritraeva con un tocco di innocenza e meraviglia.
La Popolarità dell’Arte di Maud Lewis
Negli anni ’40 e ’50, i turisti iniziarono a fermarsi a casa sua per acquistare i suoi dipinti, che vendeva a prezzi modesti, tra i due e i tre dollari. La sua popolarità crebbe ulteriormente quando un articolo del Toronto Star Weekly e un’apparizione sulla CBC-TV la portarono all’attenzione nazionale. Tra i suoi ammiratori figurava persino la Casa Bianca, che acquistò due dei suoi dipinti nel 1970 durante la presidenza di Richard Nixon.
Negli ultimi anni, i dipinti di Maud Lewis hanno raggiunto prezzi impressionanti nelle aste, con opere vendute fino a 45.000 dollari. Questo dimostra quanto l’arte di Maud sia stata apprezzata e riconosciuta per il suo valore culturale e artistico.
Un’Eredità che Vive
Dopo la sua morte nel 1970, la casa di Maud Lewis cadde in rovina, ma un gruppo di cittadini locali si mobilitò per salvarla. Oggi, la casa è conservata nella Art Gallery of Nova Scotia ad Halifax, dove attira visitatori da tutto il mondo. Il sito originale della casa è stato commemorato con un monumento in acciaio che ne riproduce la struttura.
Maud Lewis è anche protagonista di libri, documentari e film. Il lungometraggio Maudie (2016), con Sally Hawkins nel ruolo di Maud, ha portato la sua storia sul grande schermo, rendendola nota a un pubblico ancora più vasto.
Conclusione
L’arte di Maud Lewis non è solo un’espressione della sua creatività, ma anche un simbolo di resilienza e speranza. Nonostante le sfide della sua vita, Maud ha trovato nell’arte un mezzo per condividere la bellezza del mondo con gli altri. Oggi, è ricordata non solo come un’artista folk di talento, ma anche come una fonte d’ispirazione per chiunque sogni di superare le avversità attraverso la passione e la dedizione.
L’arte di Maud Lewis continua a vivere, affascinando generazioni di ammiratori e dimostrando che, con il cuore e la creatività, è possibile lasciare un’impronta indelebile nel mondo.
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mariozepponiarte · 1 month ago
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ALBERTINELLI, Mariotto Pittore italiano, scuola fiorentina (n. 1474, Firenze, m. 1515, Firenze) Adorazione del Bambino con angelo 1497-99 Tavola, diametro 86 cm Galleria Palatina (Palazzo Pitti), Firenze Si tratta di un'opera giovanile dell'artista. Rappresenta la Vergine che adora il Bambino con l'aiuto di un angelo che gli porge alcuni degli strumenti della Passione, ed è formalmente piuttosto debole nei suoi imbarazzanti rapporti spaziali e figurali.
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emavinci · 8 months ago
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OPERA FILM
SCUDETTO IN CASA PAISIELLO
OPERA IN DUE ATTI
soggetto di Mario Menicagli
musica di Mario Menicagli e Oliviero Lacagnina
libretto di Mario Menicagli, Giuseppe di Palma e Lido Pacciardi
edizioni: EMA Vinci edizioni - Sillabe
Danilo Paludi (baritono) – Gaetano [tifoso del Napoli]
Francesca Mercadante (soprano) – Caterina [moglie di Gaetano]
Niccolò Roda (baritono) – Munacello [spiritello]
Orchestra Il Contrappunto
L’azione si svolge in un appartamento napoletano tra il 30 aprile e il 4 maggio 2023
Sceneggiatura e Regia di Giuseppe e Luciano Scali
una produzione EMA Vinci records – NAREEI*
direttore di produzione Marco Cardone
PREMESSE
_ storia e tradizione
La prima operetta italiana che parla del calcio.
Sebbene il calcio sia uno sport relativamente giovane rispetto alla storia della lirica e dell'operetta, l'idea di un'opera incentrata su questo tema è affascinante, come è deducibile: il soggetto può dar vita a trame molto interessanti. Così è per Scudetto in casa Paisiello.
Le opere liriche e le operette hanno spesso affrontato temi legati all'amore, alla passione, al dramma, alla mitologia e alla storia. Il calcio, pur essendo una passione molto forte per molti, potrebbe essere considerato un tema meno "nobile", ma perché non far sposare assieme la principale forma musicale italiana, con la più importante tradizione sportiva vissuta nel paese dello stivale?
Un'opera teatrale sul calcio è qualcosa di completamente nuovo e originale, ha il potere di unire generazioni diverse e appassionare sia gli amanti della musica classica che i tifosi del calcio.
LA PRODUZIONE
_ antefatti
EMA Vinci records partecipa e vince il bando nuove musiche indetto dalla SIAE e dal Ministero della Cultura nell’ambito del progetto “Per Chi Crea”.
La discografica identifica quale l’artista da proporre al bando (giovani under 35) l’Orchestra giovanile “Il Contrappunto”, orchestra con la quale la discografica collabora oramai da tempo. (Andrea Mura Fondatore e vicepresidente, Damiano Tognetti Presidente e direttore artistico).
EMA Vinci records commissiona a Mario Menicagli il compito di scrivere e musicare un’operetta che verrà realizzata e prodotta in ambito cinematografico come nuova musica nella forma OPERA VIDEO.
Mario suggerisce come soggetto un’opera sullo scudetto del Napoli e avvalendosi dell’aiuto di Giuseppe di Palma, Lido Pacciardi e Olviero Lacagnina scrive la musica e il libretto.
Giuseppe e Luciano Scali realizzeranno la sceneggiatura e la regia. Marco Cardone sarà il direttore esecutivo della produzione.
Alla prossima puntata, così vi racconteremo la trama …
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Con il Sostegno del MIC e di SIAE nell'ambito del programma "Per Chi Crea"
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* EMA Vinci records, EMA Vinci service e NAREEI sono marchi di EMA Vinci s.a.s
[email protected] – www.emavinci.it
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pier-carlo-universe · 5 days ago
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Blindo Office Cuspo Basket: Una sconfitta contro Tarditi Rosta, ma la squadra guarda avanti.
Un match combattuto al PalaCima di Alessandria, terminato con un 52-69.
Un match combattuto al PalaCima di Alessandria, terminato con un 52-69. La cronaca della partita.Domenica scorsa, presso il PalaCima di Alessandria, il Blindo Office Cuspo Basket ha affrontato il Tarditi Rosta in una partita valida per il campionato universitario. Il match si è concluso con una sconfitta per 52-69, nonostante una buona partenza da parte degli Universitari. La squadra, guidata da…
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micro961 · 6 months ago
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Michela - Il nuovo singolo “Voglio La Felicità”
Il brano della cantautrice sugli stores digitali e nelle radio
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“Voglio La Felicità” è il nuovo singolo della poliedrica e talentuosa cantautrice Michela, sui principali stores digitali e dal 28 giugno nelle radio italiane in promozione nazionale. Secondo brano per l’artista che torna nella discografia italiana strizzando l’occhio alle radio con un ritornello che mette in evidenza le sue doti canore. Impeccabile l’interpretazione vocale di Michela che dona pathos ad un arrangiamento ben costruito per far colpo già al primo ascolto. Una personalità forte che non passa di certo inosservata. “Voglio La Felicità” è un brano che racconta in modo diretto e schietto il desiderio di raggiungere la felicità nella sua forma più piena e costante nel tempo. Quel tipo di felicità che non dipende da niente e da nessuno, nemmeno da un singolo momento o episodio.
“È uno stato d’ animo difficile da raggiungere, forse impossibile, ma la sua ricerca rappresenta uno stimolo essenziale nella vita di tutti i giorni.” Michela
Ascolta il brano
Storia dell’artista
Michela Bernardi nasce a Latisana (Udine) l'11 ottobre del 1996. Sin da piccola ama la musica, in particolare il canto. Inizia a prendere lezioni di pianoforte all'età di sette anni ed entra a far parte di un coro giovanile di voci bianche. Durante l'adolescenza partecipa a vari karaoke, concorsi canori e provini per talent televisivi come Italia's Got Talent e X-Factor. Per acquisire ulteriore esperienza entra a far parte di un'orchestra impegnata in numerosi live in regione. Contemporaneamente viene coinvolta in progetti cover paralleli. Due anni fa scopre la passione per la scrittura di brani inediti, inizia a collaborare con un cantante/chitarrista della zona e realizza il suo primo brano “Il mio tormento”. Attualmente sta lavorando a nuovi demo e continua ad esibirsi dal vivo in duo acustico proponendo durante i concerti anche i suoi brani. Recentemente vince il contest Premio Mimmo Bucci con “Il mio tormento” che le permette di esibirsi al Teatro Petruzzelli di Bari. Attualmente è impegnata nell’uscita e nella promozione del suo secondo inedito dal titolo “Voglio La Felicità”.
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YouTube: https://www.youtube.com/@MichelaBernardi96
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antennaweb · 7 months ago
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giancarlonicoli · 10 months ago
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4 apr 2024 14:23
DI BRUNO CE NE E’ UNO E VIENE DA NETTUNO! “FUI BOCCIATO A DIVERSI PROVINI, OGGI TUTTI I GENITORI SONO CONVINTI DI AVERE UN FIGLIO FENOMENO” – BRUNO CONTI SI RACCONTA: "IO PER ANDARE A GIOCARE ALLA ROMA PRENDEVO IL TRENO DA NETTUNO, POI LA METRO E FACEVO UN PEZZO A PIEDI, OGGI I GENITORI PORTANO LA BORSA AL BAMBINO. COSI’ IMPARARE IL SACRIFICIO È DURA” – L’ABUSO DI FARMACI? ASSOCIARE CERTI PRODOTTI ALLE MALATTIE È UN MECCANISMO NON SEMPLICE. LE POLEMICHE CI SONO SEMPRE STATE, ANCHE SULLA CARNITINA AL MONDIALE” – E POI ERIKSSON, MARADONA, PERTINI E IL PARAGONE DE ROSSI-ANCELOTTI -
Paolo Tomaselli per il “Corriere della Sera” - Estratti
Bruno Conti, lei ha debuttato in A 19enne, 50 anni fa. Era già pronto o fu Liedholm a buttarla nella mischia?
«Non mi sentivo pronto, ma il Barone me lo disse all’ultimo, fu questo il segreto».
La Roma è ancora parte della sua vita. Un caso unico.
«Soprattutto se penso che ho realizzato il sogno di mio padre, che era un tifoso romanista e ha cresciuto sette figli. Ho giocato, allenato i ragazzi, la prima squadra, ho fatto il direttore tecnico e del settore giovanile: quando potevo essere d’aiuto non mi sono mai tirato indietro».
Se oggi deve spiegare a un ragazzino che cos’è il professionismo, che parole usa?
«Il problema è spiegarlo ai suoi genitori. Noi siamo cresciuti in strada, pensando solo a divertirci. Oggi se a 11 anni un bambino viene selezionato c’è un’esasperazione incredibile, si pensa solo al risultato, a litigare e a sovrastare gli altri, invece di far capire poche cose, ma con chiarezza».
(...)
Uno dei provini fu con Helenio Herrera. Come andò?
«Scrisse che ero bravo tecnicamente ma che fisicamente non potevo giocare a calcio.
Non fu l’unico a dirlo, ma non ho mai mollato. E come dico sempre ai più giovani, ho sempre pensato a divertirmi».
Ma per emergere pesa di più la fame o il talento?
«Io un po’ di talento ce l’avevo, anche nel baseball. Ma ottieni tutto solo con la fame e la passione, che sono quelle che ti fanno fare i sacrifici. Se racconto ai ragazzi che per andare a giocare alla Roma prendevo il treno da Nettuno, poi la metropolitana e facevo anche un pezzo a piedi, mi rispondono che i tempi sono cambiati. Ma se i genitori portano la borsa al bambino, imparare il sacrificio è dura...».
(...)
Se la Roma è l’amore di una vita, la Nazionale cos’è stata?
«La prima convocazione con il Lussemburgo fu un sogno e dalla seconda con la Danimarca non sono più uscito: vincere il Mondiale significa ricevere ancora oggi lettere dal Giappone, dalla Cina, dalla Croazia. Vuol dire lasciare un segno nella gente».
I campioni dell’82 sono più amati di quelli del 2006?
«Fare paragoni è difficile. Però la nostra vittoria arrivò in un Paese che dopo gli anni di piombo aveva voglia di felicità, di fare festa. E battere quel Brasile, quella Argentina, poi Polonia e Germania, fu speciale: siamo stati snobbati, ma non eravamo da meno di tutti quei fenomeni».
Per dimostrarlo avete quasi fatto annegare Bearzot?
«Era sempre cupo e triste dopo le prime tre partite. Ma dopo la vittoria sul Brasile io e Graziani lo abbiamo buttato in piscina con la tuta e il borsello delle pipe: non sapeva nuotare e ci siamo dovuti tuffare in tanti per soccorrerlo».
Lei è anche il responsabile della colonna sonora di quella spedizione, giusto?
«Presi in prestito da Cabrini la cassetta di Battiato e cuccurrucucù paloma la ascoltavo in continuazione: l’ho messa sul mangianastri del pullman ed è diventata la nostra musica».
Che ricordo ha di Pertini?
«In ritiro con la Roma eravamo rimasti svegli tutta la notte per seguire la vicenda del povero Alfredino, con il presidente che seguì da vicino tutta la tragedia. Ritrovarcelo in Spagna fu particolare, ma lui era semplice, alla mano. Era davvero uno di noi».
Maradona le faceva una corte così serrata?
«Ad ogni abbraccio in campo, Diego mi sussurrava nell’orecchio di andare a Napoli.
C’era grande stima e rispetto, venne a Trigoria a trovarmi quando allenavo. Oltre al calciatore c’era un uomo fantastico, buono nell’anima».
Lei è stato campione del mondo, ma ha sbagliato un rigore chiave in finale di Coppa dei Campioni, per giunta a Roma: un campione ricorda di più i momenti di gioia o quelli brutti?
«Nessun italiano in tre anni consecutivi ha vinto Mondiale, scudetto e Coppa dei Campioni e io ci sono andato molto vicino. Ma lo sport è fatto di gioie e dolori: questi te li porti dietro, bisogna accettare le sconfitte e reagire, perché il calcio è bello comunque».
Con De Rossi allenatore della Roma cosa è cambiato?
«Per me Daniele è sempre stato un allenatore in campo, per l’intelligenza tattica e per le scelte che faceva: quando vedevo Ancelotti in campo avevo la stessa sensazione. Poi è un grande uomo, mai banale: ha preso la squadra in un momento delicato e si sta dimostrando un allenatore vero, preparato in tutto. Sono contentissimo per lui».
Cosa pensa della paura per i farmaci assunti in carriera, manifestata da tanti suoi ex colleghi?
«Personalmente non ho mai preso nulla di nulla e le polemiche ci sono sempre state, anche sulla carnitina al Mondiale. Ma associare certi prodotti alle malattie è un meccanismo non semplice».
Eriksson è stato suo allenatore. La sua lotta al tumore è un’altra pagina dura.
«Non dimenticherò mai la sua presenza, in quel momento non scontata, al mio addio al calcio. Forza Sven, gli auguro tutto il bene possibile».
Che padre è stato Bruno Conti con i suoi figli?
«Protettivo. Ho cercato di crescerli come ha fatto mio padre con me, grazie anche a una moglie incredibile, nel rispetto assoluto per la famiglia. Esserci riuscito è una grande soddisfazione».
La dinastia prosegue coi nipoti?
«Ne ho cinque, due giocano a calcio. Bruno nel Verona e Manuel con il Cagliari».
C’è un ragazzo del settore giovanile della Roma su cui non avrebbe scommesso e che invece è arrivato in alto?
«Politano era considerato come me, troppo gracile. Nessuno ci credeva invece è arrivato dove è arrivato. Ma quello che mi ha dato più soddisfazione di tutti è proprio De Rossi: lo avevamo preso come attaccante, poi è stato spostato in mediana ed è diventato grande. Anche per questo vederlo oggi sulla panchina della Roma è speciale».
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enkeynetwork · 1 year ago
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carmenvicinanza · 1 year ago
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Yvonne Rainer
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Yvonne Rainer danzatrice, coreografa e regista, tra le principali artiste dell’avanguardia newyorkese, ha segnato la storia della danza postmoderna.
Teorica della danza, è professoressa emerita presso l’Università della California.
Sfidando i codici della modern dance e in particolare la sua dimensione narrativa e psicologica, non ha ricercato la perfezione tecnica o l’espressività ma sperimentato l’oggettiva presenza del corpo, dei suoi gesti e movimenti.
Nata il 24 novembre 1934, a San Francisco, in un ambiente in cui l’arte e la politica erano di casa, dal padre ha imparato a usare la telecamera e la madre le ha trasmesso l’amore per la danza.
Ha studiato recitazione al Theater Arts Colony prima di trasferirsi a New York dove ha studiato con Martha Graham e le più grandi coreografe del tempo.
Parte del movimento giovanile anti-establishment, cercando un’alternativa culturale e artistica, nel 1962 ha partecipato alla fondazione del Judson Dance Theater, il collettivo artistico che ha rappresentato un radicale cambiamento di prospettiva nella pratica coreografica, identificato come l’origine della danza post moderna.
L’intento di liberare la danza dalla sua convenzionalità è stato enunciato teoricamente nel suo No Manifesto del 1964, in cui evidenzia gli attributi non associabili alla sua danza: spettacolarità, intrattenimento e finzione «magica» a cui contrapponeva una visione reale, cinetica e ordinaria del movimento.
Convinta che l’arte è politica nella misura in cui destabilizza e crea tensione, ha proposto un’idea nuova in cui la danza non risponde alla semplice industria culturale che trasforma l’arte in bene di consumo, ai fini dell’intrattenimento.
L’interesse per la politica maturato negli anni ’70 è palesato nell’opera WAR e nella sua partecipazione alla mostra collettiva di protesta tenuta al Judson Flag Show. Nel 1971 ha partecipato con il Grand Union al concerto tenuto in favore delle Pantere Nere.
Dall’anno successivo ha coltivato la sua passione per il cinema, campo in cui è emerso il suo attivismo femminista ponendo una grande attenzione al modo in cui il corpo viene visualizzato o oggettivato dall’obiettivo della fotocamera, senza seguire convenzioni narrative, ma affrontando temi sociali e politici.
Nei suoi film ha mosso critiche pesanti alla società patriarcale, ha parlato di disuguaglianze economiche razziali, di amore omosessuale, ha affrontato l’argomento menopausa e il cancro al seno.
Dopo diversi anni dedicati al lavoro di regista e alla stesura di diversi libri, è tornata alla danza continuando a far sentire la sua voce libera.
Nel 2000, da coreografa ha creato After Many a Summer Dies the Swan per il White Oak Dance Project di Mikhail Baryshnikov, continuando a mietere successi, nonostante l’età avanzata.
Nel corso della sua carriera ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui due Guggenheim Fellowships (1969 e 1988), Genius Grant (1990), Wexner Prize (1995) e Merce Cunningham Award (2015).
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agrpress-blog · 1 year ago
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Francesco Greco è un giovane e talentoso regista che girerà a Sacrofano un corto contro la violenza sulle donne. Al suo attivo già numerosi successi e premi. Inizia la sua carriera artistica come sceneggiatore di vari soggetti televisivi e cinematografici per poi passare alla regia prima di programmi come Fashion night e opere prime. Il suo Bolle di sapone, un cortometraggio che tratta con delicatezza una tematica sociale importante come la violenza domestica, raccontata dal punto di vista di una bambina, raccoglie applausi e riconoscimenti. Il corto viene presentato nelle scuole e divulgato su diversi canali, attirando l’attenzione di testate giornalistiche nazionali. Nel 2022 Francesco vince il primo premio al festival internazionale “Bulli ed Eroi” nella categoria giovani registi, con il cortometraggio: I colori del silenzio. Quest’anno lo stesso festival decide di premiarlo come miglior regista per la capacità di trattare tematiche sociali difficili con una sorprendente sensibilità. Il suo Un fiore nella rete lascia con il fiato sospeso e aiuta a riflettere ancora una volta su un tema giovanile importante. Francesco Greco ha inoltre diretto la bellissima serie Matt, Gio’ e la bolla di Nerone, L’Elisir, Uno di troppo… Il suo ultimo capolavoro da regista, finito di girare a ottobre, a Sacrofano, è Turannah. Si tratta di una tecno-opera prodotta da La voce dell’essere e da Lp produzioni che ha come obiettivo la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla sicurezza stradale. È in lavorazione il suo nuovo lavoro che lo vedrà alla regia di Testa o Croce. Si tratta di un filmato che, per la tematica affrontata, riuscirà a emozionare e far riflettere spettatori di ogni età. Francesco, come e quando nasce la tua passione per il cinema e la regia? La mia passione per il cinema e per la regia nasce dall’esigenza di realizzare da me ciò che scrivevo. In passato ho realizzato sceneggiature per altri registi, che naturalmente interpretavano a loro modo, e questa cosa non mi andava molto a genio. Nutrita questa passione, oggi posso realizzare prodotti che dalla scrittura della sceneggiatura arrivano alla costruzione delle scene. Hai vinto, con i tuoi lavori, numerosi premi e riconoscimenti. Quali i cortometraggi a cui sei più legato? Premi e riconoscimenti fanno piacere, ma non rimango mai legato al “girato”, al prodotto finito e a ciò che vince. Quello che mi lascia qualcosa di intenso sono i set, la costruzione, le persone con cui ho lavorato. E di ogni set porto con me tanti bei ricordi, così tanti da non poterne scegliere uno. Sei sceneggiatore e regista dei tuoi lavori, ma quanto conta il lavoro di squadra? Il lavoro di squadra è tutto, ho grande fiducia dei miei collaboratori, perché remiamo sempre tutti nella stessa direzione, ognuno fa girare alla perfezione la sua piccola ruota, rendendo il meccanismo perfetto. Quanto è importante parlare di tematiche e sensibilizzare l’opinione pubblica e soprattutto gli studenti? Uno studente, ma anche un adulto, può ascoltare migliaia di storie di violenza, di bullismo e di tanti altri argomenti sui quali è necessaria la sensibilizzazione, la denuncia. Ma se ne sentono così tante ormai che a volte si fa finta di nulla, e non perché si è disattenti. Con l’audiovisivo si può davvero lasciare il segno: un cortometraggio ben fatto sa essere molto più efficace di parole o di uno scritto. Senza nulla togliere allo scritto, parte fondamentale del mio lavoro. Molti tuoi lavori sono ambientati a Sacrofano, paese in cui vivi. Cosa rappresenta per te questo luogo e perché e il set ideale di molti lavori? A Sacrofano sono cresciuto e ho creato alcuni dei rapporti più importanti della mia vita. Ho girato moltissime scene qui perché, conoscendo ogni angolo del paese, riesco sempre a trovare il posto più adatto per girare una scena. Quali sono i progetti in corso? Il mio prossimo progetto, Testa o Croce, tratterà il tema della violenza sulle donne.
Rispetto a Bolle di sapone, altro cortometraggio in cui ho trattato questa tematica, in questo ho deciso di essere più crudo e di creare più suspence, ma sempre, con l’obiettivo di sensibilizzare su una tematica importantissima e purtroppo, attuale
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