#partita di basket
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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CUSPO Basket Alessandria: Esordio di stagione e sfida in salita contro il Pinerolo. Nonostante un buon inizio, il CUSPO Basket Alessandria cede contro il Pinerolo nella prima partita di campionato
Il campionato di basket per la Blindo Office CUSPO Basket Alessandria è iniziato con una prestazione caratterizzata da alti e bassi.
Il campionato di basket per la Blindo Office CUSPO Basket Alessandria è iniziato con una prestazione caratterizzata da alti e bassi. Nella partita disputata contro il Pinerolo al PalaCima di Alessandria, i ragazzi di coach Valerio Ferrero hanno mostrato segnali incoraggianti, specialmente nel primo quarto, ma hanno subito un netto calo nei successivi, chiudendo con un punteggio di 74-89. I…
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sisyphusheureux · 2 months ago
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Ho bisogno di tre cose:
1- ritrovare me stessa, che qui è un caos di me che mi comporto come se volessi una cosa e invece ne voglio un'altra, mi sembra di vivere a tentativi e sta diventando faticoso
2- un'amicizia vera come quelle che avevo in Italia. È carino avere per amici i colleghi, si fanno cose insieme e mi diverto ma manca qualcosa
3- affetto, vorrei essere accarezzata per un'ora e abbracciata per altre 2 e baciata per 3
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diceriadelluntore · 4 months ago
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Questa foto spiega in maniera decisiva perché la vicenda Carini-Khelif è una pagliacciata politica, mi permetto di dire tipicamente italiana. Per chi non conoscesse la vicenda, la pugile italiana Angela Carini si ritira dopo 46' dall'inizio del match con Imane Khelif, algerina. Motivo: ha ricevuto colpi fortissimi. Khelif, che ha già partecipato alle Olimpiadi di Tokyo del 2020, è stata squalificata ai precedenti Mondiali di Boxe dalla Federazione Internazionale per esami medici non meglio specificati, si ipotizza per un tasso di testosterone superiore, caratteristica che in maniera naturale può variare anche in maniera sensibile tra le donne. Il Cio ha rigettato la squalifica e ha permesso all'atleta algerina di partecipare al torneo olimpico parigino.
E qui arriviamo alla foto: Khelif e Carini sono idonee entrambi per la categoria in cui competono. Se Carini ha deciso di abbandonare, scelta legittima nello sport, è perché non si è sentita in grado di affrontare un'atleta idonea alla sua categoria di appartenenza.
I due in foto sono Victor Wembanyama, centro della Francia di basket, stella dei San Antonio Spurs in NBA, alto 2,24 cm; al suo fianco Yuki Kawamura, playmaker del Giappone, alto 1,76 cm. I giapponesi non hanno certo abbandonato il Parquet per una così marcata differenza fisica, anzi con una prova superlativa di tecnica e passione hanno portato la partita con la Francia, tra le favorite del torneo, ai supplementari perdendo solo di 4 punti. E tra l'altro Kawamura siglerà 29 punti contro i 18 di Wembanyama.
Chissà cosa avrà detto il premier giapponese dei 50 cm di differenza in campo. E aspetto con quasi impazienza di sapere dove verrà candidata da Fratelli d'Italia Angela Carini alle prossime elezioni.
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gabbiadicarta · 1 month ago
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ieri sono andata a vedere la partita di basket di uno dei miei migliori amici e ho visto questa ragazza bellissima, magra e con uno stile pazzesco, oltre ad avere un viso estremamente armonico. ho avuto una fitta di invidia proprio sulla bocca dello stomaco. sono anni che vorrei guardarmi allo specchio e pensare "oggi sono proprio bella", deve essere una sensazione incredibile.
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calim3ro · 6 months ago
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Buongiorno ☺️
Ieri sera sono andato al mare
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Lo so lo so, la foto fa schifo 😅 metteteci un po' di immaginazione e sarà bella ahaha
Il mare è il mio luogo felice. Ci andrei ogni giorno. Mi dispiace solo che per via del tatuaggio quest'anno potrò cominciare ad andarci solo a luglio. Purtroppo considerando il lavoro che faccio l'unica possibilità che ho è di farmelo in questo periodo, quindi devo accontentarmi.
Tipo l'anno scorso un giorno sì e uno no andavo a mare col kayak. E nonostante fosse pesante ci passavo le ore 🌊
Questa mattina vado a ritirare il profumo che è finalmente arrivato e dovrei vedermi la partita che c'è stata questa notte della mia squadra (seguo il basket e tifo i Boston Celtics)
Buona giornata a tutti 😚
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asteriscoverde · 1 month ago
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XO (only if you say yes!)
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mondo si gentile con me questa è la prima storia che scrivo e decido di pubblicare.
“Se non apri questa porta ti uccido” la voce ovattata ed annoiata di Ethan risuonava al di là del portone, Lea rise di gusto “Va bene, va bene, arrivo” disse prima di aprire la porta facendo entrare il ragazzo zuppo dalla testa ai piedi che la guardò con uno sguardo bellamente arrabbiato ed infastidito.
“Grazie eh” mormorò Ethan entrando in casa, sfilandosi prima le scarpe per poi togliersi il giacchetto, rimanendo solo in abiti comodi, fradici, l'aria calda gli accarezzò il volto, dandogli delle sfumature rosee sulle guance.
“Quando vuoi” scherzò Lea, correndo a prendere una felpa dall’armadio di suo fratello Jasper che appena la vide piombare nella sua stanza le urlò contro di bussare. “Tieni metti questa e dammi pure la giacca e la tua felpa, la metto ad asciugare in bagno sul termosifone riscaldato, almeno non devi uscire zuppo”
“Ma che gentile che sei” scherzò Ethan sfilandosi la felpa che assieme si portò su anche la maglia nera che indossava sotto facendolo rimanere a petto nudo, Lea arrossì osservando il fisico del capitano di basketball della sua scuola ed il suo fisico marmoreo, aveva tutti i muscoli al posto giusto e non troppo marcati, il giusto per renderlo disgustosamente attraente.
Lea sentì il cuore accelerare mentre lo osservava. Il vapore che si alzava dalla sua pelle umida creava un'aura quasi mistica attorno a lui. Non aveva mai notato quanto fosse definito il suo addome, quanto fossero forti le sue braccia.
“Non…non posso lasciare che il capitano si ammali” disse balbettando Lea, abbassando lo sguardo, cercando di nascondere il rossore che le ardeva sulle guance.
Ethan sorrise, divertito dalla reazione di Lea. "Non preoccuparti, non mi ammalerò. Sono fatto di ferro, io." Si avvicinò a lei, prendendo la felpa dalle sue mani prima di infilarla.
scosse la testa passandosi una mano tra i capelli rossastri ancora un po’ bagnati.
Ethan fece un passo avanti, stringendola in un abbraccio umido che la avvolse come una coperta calda. Lea si irrigidì, sentendo il suo corpo caldo contro il suo. Il profumo di Ethan, un mix di shampoo e colonia, la inebriava, il suo cuore batteva come un tamburo. Gli strinse le mani in vita, reciprocando l'abbraccio, "Mi sei mancato," mormorò, la voce tremante. Strofinò il viso nell'incavo del suo collo, assaporando il calore della sua pelle. 
"Sono stato fuori solo cinque giorni per una partita, non sono mica andato in guerra," esclamò ridendo, ma il suo tono era più dolce del solito.
 La sua risata, profonda e melodiosa, riempì il soggiorno, creando un'atmosfera intima e intensa.
Ma la magia fu interrotta dai passi pesanti di Jasper che risuonarono lungo il corridoio. Lea si staccò da Ethan, il suo viso arrossato. I suoi occhi cercarono quelli di Ethan, ma lui aveva già girato lo sguardo sorridendo non appena Jasper entrò nel suo campo visivo.
“Ethan! Amico, che partitona Domenica! quel canestro proprio sul finire del tempo!” esclamò scansando Lea che indietreggiò prese i vestiti bagnati di Ethan e si diresse verso il bagno, sentendosi come se le avessero strappato il cuore. Appoggiò gli abiti sul termosifone, guardando il vuoto per qualche secondo. Il cuore le batteva ancora all'impazzata. 
Lea appoggiò la schiena al muro freddo, il respiro corto. Il rumore della pioggia che batteva contro la finestra la travolse, come i suoi pensieri confusi. Si strinse nel suo maglione, cercando un po' di calore. Ricordava la loro prima grande litigata, quando erano ancora alle superiori. Ethan si era rotto il crociato durante una partita di basket e si era presentato alla sua festa di compleanno la sera stessa con le stampelle. Lei lo aveva apprezzato moltissimo, ma si era sentita in colpa, quasi soffocata dal suo altruismo.
Ora, anni dopo, si ritrovava di nuovo a provare le stesse emozioni. Ethan la faceva impazzire, con la sua gentilezza, il suo sorriso contagioso. Ma era così lontano, così irraggiungibile. Si sentiva come una bambina che ammirava un supereroe, in grado solo di guardarlo da lontano.
Lea si voltò verso la porta, esitando un attimo. Sentiva la voce di Ethan mescolarsi a quella di suo fratello, creando una melodia familiare che la faceva sorridere e piangere allo stesso tempo. Con un profondo sospiro, si allontanò dalla porta, dirigendosi verso la sua camera.
Accese la lampada da scrivania, illuminando un piccolo angolo della stanza. Si mise a sfogliare i suoi appunti, cercando di concentrarsi sui concetti che aveva difficoltà a capire. Ma i suoi pensieri continuavano a vagare verso la presenza di Ethan nel soggiorno.
Infilò le cuffie e avviò la playlist condivisa, era un’accozzaglia di generi e di canzoni sconclusionate che però avevano un significato ben preciso. Le note familiari riempirono la stanza, riportandola indietro nel tempo. Ricordava quando avevano creato quella playlist, trascorrendo ore a cercare nuove canzoni, a condividerle e a commentare. Era stata una delle loro prime uscite da soli, dopo essersi conosciuti meglio.
Senza rendersi conto, si era addormentata sulla scrivania, la testa appoggiata ai libri. Al suo risveglio, vide Ethan disteso addormentato sul suo letto, il telefono in mano con un video sul basket ormai dimenticato. I raggi del sole non filtravano più dalla finestra. l’unica fonte di illuminazione era rimasta la sua lampada. 
Lea si alzò stirandosi arrivando vicino la finestra vedendo le gocce di pioggia battere incessantemente contro il vetro, il vento che spostava i rami del vecchio pino che era nel giardinetto condominiale, il meteo era peggiorato rispetto a quando era arrivato Ethan qualche ora fa. 
Lea guardò il suo letto occupato dalla figura familiare di Ethan, la luce soffusa illuminava il suo viso rilassato. Lea sorrise, ammirandolo. Sentiva il suo cuore batterle forte nel petto. Si mosse lentamente, cercando di non fare rumore. Uscì dalla stanza attenta a non disturbarlo, camminò verso il salotto dove Jasper era impegnato a guardare una qualche serie tv.
Percependo la sua presenza, suo fratello si mise seduto sul divano guardandola con un sopracciglio alzato.
“Perchè sembri un'anima in pena? Che è successo? Non vi ho sentiti parlare, non puoi dirmi che non prova la stessa cosa che provi tu”, disse Jasper, la voce tremante di un'emozione trattenuta a fatica.
Lea lo guardò storto come ogni volta che Jasper tirava fuori l'argomento Ethan Lee. Respirò profondamente e raggiunse il fratello sedendosi accanto a lui con il broncio sul volto.
“Ehy, parlaci, vedi che non te ne pentirai, parola di fratello ma sopratutto parola di scout!”, esclamò alzando il mignolo della sua mano, la sua voce più alta del solito, quasi strillata.
Lea sorrise lievemente 'non sei nemmeno mai stato uno scout', disse continuando a guardarlo male.
“Ascolta, conosci Ethan meglio di me, Dio, me lo hai presentato tu come il tuo migliore amico e già avevo i miei dubbi, lo vedevi a scuola come si comportava? I compiti li passava solo a te, le cheerleaders le ignorava tutte, al massimo ci parlava solo quando era costretto, suvvia Lea, non puoi dirmi che quel ragazzo non è innamorato di te! Stai soffrendo, Lea, e lui pure! Metti fine a tutto ciò e parlaci!” esclamò Jasper, schizzando in piedi, il volto contorto dalla frustrazione. Le mani le strinse a pugno, le nocche bianche.
"Jasper, non credo sia la scelta giusta, con quale coraggio posso dire ad Ethan che..."
"Dirmi cosa?" La interruppe proprio Ethan con ancora gli occhi lucidi e stiracchiando le braccia fino a sopra la sua testa, facendo alzare la felpa di Jasper e mostrando la parte inferiore dell'addome.
Lea arrossì violentemente, sentendo il calore salire alle guance fino alle radici dei capelli. I suoi occhi cercarono disperatamente un punto su cui fissarsi, ma ogni oggetto nella stanza sembrava brillare di una luce più intensa, sottolineando il suo imbarazzo. 
Ethan rimase fermo, a metà del suo stiramento, lo sguardo fisso su Lea. La sua espressione era un misto di curiosità e di un'amichevole attesa. Sembrava quasi divertito dalla reazione della ragazza, ma allo stesso tempo ansioso di sapere cosa stesse cercando di dirgli. 
Lea avrebbe voluto sprofondare nel pavimento. Ogni secondo che passava sembrava un'eternità, e la sua mente correva a mille all'ora cercando una via d'uscita da quella situazione imbarazzante. Il suo cuore batteva forte nel petto, quasi soffocandola.
"Ehm... niente, dimenticavo," balbettò infine, cercando di riprendere il controllo della situazione. Ma la sua voce tremante la tradì, e la sua faccia era ancora più rossa di prima.
Ethan la osservò per un attimo, un sorriso appena accennato sulle labbra. "Sicura? Sembravi sul punto di dirmi qualcosa di importante."
Lea abbassò lo sguardo, cercando di nascondere il suo imbarazzo. "No, davvero, niente di importante."
Ethan annuì, ma il suo sguardo indagatore la fece sentire a disagio. Aveva la netta sensazione che lui avesse capito che stava nascondendo qualcosa, e l'idea la terrorizzava. 
"Eh no, non ci sto, ora basta, Ethan, Lea ti deve parlare, perciò parlate e Lea piantala di scappare!" Esclamò con la disperazione chiara nella sua voce Jasper, camminando dritto verso lo stesso corridoio da cui il primo era arrivato e chiudendosi la porta alle spalle, lasciando Ethan e Lea da soli in salotto con sottofondo solo la scadente serie che Jasper stava guardando.
"Ok, che diavolo sta succedendo?" Chiese Ethan avvicinandosi a Lea, peggiorando l'imbarazzo della ragazza. Lea sentì il calore salire alle guance e il cuore batterle come un tamburo. 
"O la va o la spacca," mormorò, "Ethan io..." Cominciò, bloccandosi. Le parole sembravano intrappolate in una bolla di ovatta, impossibili da pronunciare. Rimase incantata dagli occhioni dolci di Ethan, che la fissavano con un'intensità che la faceva tremare. "Tu?" La incalzò dolcemente il ragazzo, sedendosi di fianco a lei.
"Ethan tu mi piaci," sbottò, la voce tremante. "Tanto," aggiunse prima di coprirsi il viso con le mani. Sentì Ethan muoversi di fianco a lei, pronta a vederlo alzarsi ed andare via. Lea strinse gli occhi, cercando di trattenere le lacrime che minacciavano di scendere.
Ethan le prese i polsi delicatamente, scoprendole la faccia. Lea lo lasciò fare ed incrociò il suo sguardo. Ethan aveva sul volto uno dei sorrisi più belli del globo, un sorriso che le scaldò il cuore. "Sono felice che i miei sentimenti siano reciprocati," spiegò, sorpreso ma anche sollevato. "Anche se pensavo fosse ovvio dalle superiori che provassi qualcosa per te."
Lea sorrise timidamente, cercando di abituarsi all'idea che tutto quello che aveva sempre sognato stava finalmente accadendo. In quel momento, il mondo intorno a loro svanì, ridotto a un vago rumore di fondo. C'era solo lei, lui e il battito accelerato dei loro cuori, un ritmo sincopato che sembrava pulsare in ogni vena. Con un gesto lento, Ethan si avvicinò a lei, gli occhi scintillanti di un'emozione che lei non aveva mai visto prima. "Posso baciarti?" domandò il ragazzo, la voce rauca e tremante, accarezzandole uno zigomo con la punta delle dita. Il tocco leggero lo fece rabbrividire piacevolmente e un brivido le percorse la schiena. "Sì," sussurrò lei, la voce appena udibile.
I loro respiri si mescolarono, caldi e umidi, creando una nuvola tra le loro labbra. Ethan si avvicinò ancora, fino a sentire il calore del suo respiro sul viso di Lea. I loro occhi si incontrarono, pieni di un'intensità che la lasciò senza fiato. Poi, le loro labbra si sfiorarono in un bacio leggero, come una carezza, un'esplorazione timida e dolce. Era un bacio che prometteva mondi, un bacio che diceva ‘ci sono io, e ci sarò sempre’.
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Buon compleanno Heeseung, from an Italian Engene!
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veroves · 6 months ago
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per due volte si sono rivolti a me al maschile. solo perché stavo guardando una partita di basket alla tv e sul cellulare gli europei d'atletica.
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toofasttooslow · 1 month ago
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Era da un po' che avevo in mente di scrivere qualcosa, ma non l'avevo ancora fatto ed adesso sento che è arrivato il momento. Ho sempre amato scrivere, ma farlo in un posto dove forse qualcuno leggerà i miei pensieri mi ha sempre frenato un po'. Argh! il giudizio degli altri, il mettersi a nudo davanti a qualcun altro, l'essere giudicati, sono sempre state cose che mi hanno in qualche modo fatto desistere in molte cose. Mi sono sempre vergognato di voler mostrare quello che mi piace e molte cose sono sicuro che non le ho mai portate a termine, forse non le ho proprio mai iniziate, per colpa di questa sensazione di inadeguatezza che mi accompagna da tanto, forse troppo tempo. Oggi se scrivo queste cose, sono sicuro che è per merito della corsa. Non sono tra quelli che pensa che allacciarsi un paio di scarpe e uscire a correre sia un atto rivoluzionario che salverà il mondo, NO! In qualche modo però, per me, in questi tre anni e mezzo dove quasi ogni giorno metto su un paio di shorts e mi butto a correre in strada o sui sentieri, mi ha aiutato tanto a farmi tornare in quel mondo dove qualcosa forse si era rotto riuscendo piano piano a ricucire quello strappo. Se faccio due conti sono passati esattamente venti anni dalla mia ultima partita di basket. La ricordo come fosse ieri. Ero bravino, sempre nel primo quintetto, il play della squadra, mi allenavo tanto sia con quelli della mia età che con i più grandi, 3/4 ore al giorno, e non mi stancavo mai. Poi all'improvviso ho cominciato a soffrire la competizione, avevo paura di sbagliare i canestri facili. Ricordo che non prendevo i contropiedi, anche se me li sentivo nelle gambe, per paura di ritrovarmi da solo sotto il canestro e sbagliare. Piano piano questa cosa mi ha distrutto. Non ne ho mai parlato con nessuno e l'epilogo è stato quello di lasciare il basket e non fare più sport per quasi tutti i successivi venti anni.
Non so che cosa fosse successo o quale fosse stato l'evento scatenante, ma comunque sono contento adesso di poter tirare fuori questa cosa e per questo ringrazio la corsa. Si, perchè correre da solo per i boschi, scavare dentro in piena crisi, essere confortati dal proprio respiro in piena notte, vedere sorgere l'alba per incastrare l'ennesimo allenamento bruciagambe, mi ha fatto conoscere meglio me stesso o comunque quella parte di me che forse aveva bisogno di essere confortata.
Sicuramente è solo una mia suggestione, me la faccio andar bene comunque e anzi gliene sono grato.
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rettabaleno · 6 months ago
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parole crociale: un tipo di colla
io e te abbiamo due corpi diversi, due gusti, quattro occhi, venti dita della mano e venti dei piedi, dieci o dodici paure, un centinaio di punti deboli, abbiamo due teste, un’infinità di pensieri, qualche miliardo di neuroni (di più io), un numero troppo vasto e confuso di sogni. soprattutto abbiamo due origini, lingue, grammatiche del comportamento e delle emozioni diverse, abbiamo due codici della realtà, abbiamo due esperienze passate. a te non piacciono i latticini, la pasta, il ragù, la pizza e la gastronomia italiana in toto; a me non piacciono le sitcom libanesi e le profumazioni troppo dolci e intense, non mi piacciono i regali materiali e il fatto che nella tua famiglia nessuno festeggi il compleanno; a te non piacciono le escursioni in alta quota e i rifugi montani dove si mangia la polenta (perché non ti piace la polenta), non ti piacciono i concerti, le poesie, i musei e gli eventi culturali; a me non piace che non ti piaccia un cazzo di quello che piace a me; tu non cogli l’ironia piemontese e io non capisco i meme arabi su Trump, sul basket, sull’hummus e poi tutte le donne che segui sui social sono fashion blogger rifatte, dimmi che ci azzecco io con queste, io che non ho tette e sono un metro e sessanta di parole forbite e ricerca esistenziale?
eppure, viviamo da un anno e cinque mesi nella stessa casa, con le pareti bianche e i quadri che abbiamo appeso insieme anche se storti, ogni sera prepariamo insieme la cena e parliamo di Mahmood, del nonno Sandro, di Roberto, di Eleonora, parliamo della vecchia mansarda in via Nizza perché abbiamo già fatto un trasloco con tanto di camion e pacchi DHL e parliamo del lavoro, tu mi hai vista cambiare quattro lavori e sostenuta ogni qualvolta lo stronzo di turno voleva pagarmi meno di quanto era stato contrattato, mi hai portata da un avvocato e me li hai fatti denunciare tutti (questi pezzi di merda), e io ti ho visto crescere sempre di più con la tua partita iva e hai fatto investimenti da così tanti zeri che neppure so immaginarli, poi siamo inseparabili e se siamo lontani è perché io vado in ufficio o perché tu vai a Milano, ma poi in ufficio e a Milano io parlo di te e tu parli di me e ci sentiamo. oggi sei andato tu al mercato e la signora del pesce ti ha chiesto dove fossi io: chissà cosa le hai detto però, che bastarda, non ti ha fatto neppure lo sconto.
soluzione: amore
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spettriedemoni · 1 year ago
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Serata basket.
La squadra dove Tigrotto fa lezioni di mini basket ha vinto negli ultimi minuti dopo essere stata sotto per quasi tutta la partita.
Tigrotto durante l’intervallo ha fatto due tiri assieme agli altri bimbi del mini basket e poi ha fatto il tifo fino all’ultimo minuto.
Rispetto al calcio è più adrenalinico e veloce. Non hai tempo per buttarti a terra e fare finta che ti abbiano sparato e nel complesso l’ambiente sembra più sano.
Lo vedo avanzare sul parquet palleggiando con una mano in scioltezza e cosa ancor più importante lo vedo felice.
Non ho bisogno di sapere altro.
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mezzopieno-news · 7 months ago
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SCOPERTO IL SEGRETO PER UN TIRO PERFETTO
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Nelle situazioni difficili il contatto fisico, come un abbraccio o una pacca sulla schiena, può ridurre il nostro livello di stress. Un gruppo di psicologi dell’Università svizzera di Basilea ha voluto verificare se questo sia vero anche nei contesti sportivi, in particolare nel basket femminile. Uno dei momenti più stressanti della partita di basket è rappresentato dal tiro libero con il quale la giocatrice che ha subito un fallo può realizzare fino a due punti per la propria squadra. Sovente le partite sono decise proprio dai canestri realizzati grazie i tiri liberi.
I ricercatori hanno analizzato 60 partite di basket femminile americano contando quante volte una compagna di squadra ha toccato la giocatrice sulla lunetta prima del tiro libero, dandole ad esempio una pacca sulla spalla o stingendole la mano. I dati raccolti hanno mostrato una correlazione statistica tra il numero di tocchi ricevuti dalla tiratrice e i canestri realizzati. L’effetto benefico del tocco si è manifestato soltanto dopo che la giocatrice aveva fallito il primo dei due tiri liberi poiché “il supporto delle tue compagne di squadra è utile soprattutto quando i tuoi livelli di stress sono già alti a causa dell’errore commesso sul primo dei due tiri a disposizione” ha precisato la ricercatrice a capo della ricerca. Il tocco fisico, afferma lo studio, è un linguaggio umano non verbale che connette gli individui e può fare la differenza, anche per atleti professionisti abituati a gestire livelli di stress superiori alla media.
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Fonte: ScienceDirect; Foto HeungSoon
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vintagebiker43 · 9 months ago
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Jasmine Keys, centro della Nazionale e di Schio, premiata come miglior giocatrice italiana della scorsa stagione.
- “Di che colore sono? Molti dicono che sono nera. Anche se io non mi vedo né bianca, né nera, ma sbiadita"
- "Cosa rispondo a chi mi chiama scimmia dagli spalti? Vieni pure giù che ne parliamo”
- “Ho conseguito la laurea magistrale in psicologia l’anno scorso pur giocando in Eurolega e in Nazionale. Non è vero che studio e sport non si conciliano, anche se alcuni genitori o professori pensano il contrario: i ragazzi che hanno molti stimoli, hanno la mente più aperta”
- “Perchè ci sono ancora poche bimbe che giocano a basket? Un motivo è dato dal fatto che ci sono ancora troppi adulti che lo vedono come uno sport solo per maschi: per loro le femminucce dovrebbero praticare sport più 'femminili' oppure lasciar perdere e imparare a cucinare... Un mio sogno? Che un giorno il basket femminile possa essere chiamato semplicemente basket"
- "Cosa direi ad uno che segue il basket maschile per convincerlo a venire a vedere una partita di basket femminile? Noi abbiamo i fondoschiena più belli" (poi ride, amaramente)
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susieporta · 1 year ago
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Avresti voluto un finale diverso.
E invece, un po' come Baggio nel '94, hai sbagliato un rigore decisivo.
Nella tua ultima partita.
Parliamo di Megan #Rapinoe.
La prima in un mare di cose.
La prima a vincere praticamente tutto nel calcio: dalla
Coppa del Mondo nel 2019 e 2015, alle Olimpiadi estive di Londra nel 2012, al Pallone d'Oro e al premio come Migliore Calciatrice dell'anno FIFA.
La prima che, proprio durante i FIFA Awards, a pronunciare un discorso mai sentito prima durante una premiazione, per qualità di contenuti e qualità di espressione.
La prima atleta bianca ad inginocchiarsi durante l'inno nazionale per protestare contro la politica #misogina #omofoba e #razzista di Trump.
Tu, che ti sei battuta perché maschi e femmine della nazionale di calcio statunitense avessero uguale stipendio.
Che non hai fatto mistero della tua omosessualità e della tua splendida storia d'amore con #SueBird, stella del basket.
Che hai ridefinito l'immaginario ridefinendo l'idea di bellezza femminile.
Che importa se hai sbagliato il rigore?
Grazie di tutto quello che hai fatto cara Megan
Rapinoe.
Come tua madre Denise Rapinoe siamo qui a dirti: sei stata grande.
#labodifsegnala #labodifsport #|gbt
#empoweringwomen #calciofemminile #giovanidonne
Photo by Alex Grimm - FIFA/FIFA via Getty Images
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scontomio · 2 days ago
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ilbasketlivornese · 4 days ago
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SERIE B: LA PIELLE FARA' GLI ONORI DI CASA A SALERNO
#SerieB: la #PielleLivorno farà gli onori casa a Salerno #Livorno #ilbasketlivorneselive
(foto by Massimo Landi) (articolo pubblicato sul quotidiano online www.losservatore.com) Le triglie nella passata stagione si imposero in entrambi i match Dopo due trasferte consecutive concluse con una vittoria e una sconfitta, la Pielle Livorno si prepara a riabbracciare i propri tifosi ospitando il Basket Salerno. La partita, dal sapore di déjà vu, rievoca i precedenti dello scorso…
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nosferatummarzia-v · 5 days ago
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Biografia del personaggio
Felicia Hardy è nata nel Queens, a New York. Suo padre Walter (Il Gatto) fingeva di essere un venditore ambulante ma era un ladro di fama mondiale che, prima del suo arresto, l'ha incoraggiata a non accontentarsi mai della seconda scelta. Se amava il basket, avrebbe dovuto lavorare per diventare una giocatrice di basket e non solo una cheerleader.
Nella miniserie Spider-Man/Black Cat: The Evil That Men Do, la stessa Felicia rivela che quando era matricola all'Empire State University, è stata violentata dal suo ragazzo Ryan. Odiando l'idea di essere una vittima, si è allenata in vari stili di combattimento e acrobazie, con l'intenzione di ucciderlo. Alla fine, dopo mesi di preparazione, è partita per vendicarsi, ma prima che potesse farlo Ryan è rimasto ucciso in un incidente d'auto per guida in stato di ebbrezza. Furiosa per il fatto che le fosse stata negata la possibilità di vendicarsi, decise di utilizzare le sue nuove abilità per seguire le orme di suo padre. Dopo aver accumulato una fortuna in oggetti rubati, Felicia adotta la sua identità in costume.
Indossando ufficialmente il suo costume da Gatta Nera, progetta di far evadere suo padre dalla prigione. Quella stessa notte incontra Spider-Man, che tenta di impedirne l'evasione. Suo padre morì in casa propria e lei finse la propria morte. Nonostante la sua antipatia per gli uomini, Felicia sente un'affinità con questo eroe solitario; Spider-Man è il primo uomo di cui sente di potersi fidare dopo tanto tempo e inizia a credere di essere innamorata di lui.Felicia cerca un modo per guadagnare la sua fiducia e il suo affetto nei panni della Gatta Nera. Vedendo il buono in Felicia, Spider-Man cerca in ogni modo di ripulire la sua fedina penale.
Felicia viene ricoverata in un istituto psichiatrico ma scappa; unisce le forze con Spider-Man contro il Maggia. Le viene concessa l'amnistia condizionale e convince nuovamente Spider-Man della propria morte.
Gatta Nera trova finalmente l'opportunità di mettersi alla prova dopo aver appreso che Kingpin controlla un detonatore incredibilmente potente. Il Gufo intende usare l'arma per tenere in ostaggio New York City, mentre il Dottor Octopus per distruggere del tutto la città. Tuttavia, la Gatta Nera ruba l'oggetto per proteggerlo da entrambi. Dà il detonatore a Spider-Man e diventa il bersaglio della vendetta del Dottor Octopus e dei suoi uomini. Spider-Man la porta appena in tempo in ospedale e mentre operano le ferite da arma da fuoco e coltello, Peter si rese conto di quanto tenga a Felicia.
Dopo la convalescenza, iniziano una relazione e presto Peter le rivela la sua identità. Felicia ha difficoltà ad accettare il fatto che Peter sia solo un uomo sotto la maschera e non riesca a capire il suo bisogno di una vita civile. Peter né rimane deluso, ma continua la relazione poiché è la prima volta che non ha bisogno di nascondere la sua vita come Spider-Man a qualcuno.
Inizialmente, gli "incidenti" che sembrano accadere a coloro che hanno incrociato il percorso della Gatta Nera sono solo acrobazie e trappole ben pianificate. Dopo la sua esperienza di pre-morte, Felicia teme che la sua mancanza di superpoteri la rendano un peso per Spider-Man, terrorizzata dal fatto che il suo travolgente bisogno di proteggerla alla fine lo farà uccidere, cerca un modo per rendersi uguale a Spider-Man. A Felicia viene offerta l'opportunità di sottoporsi ad un processo e il misterioso benefattore si scopre essere nientemeno che Kingpin. Spaventata e colma di vergogna di essere stata autorizzata dal re del crimine, tiene segrete le sue nuove abilità a Peter. Il suo potere di "sfortuna" si rivela contagioso e inizia a portare sfortuna a Spider-Man, che era esattamente l'intento di Kingpin. Sentendo un muro di segreti crescere tra di loro, Spider-Man rompe con Felicia. Felicia inizia quindi una "crociata alla Robin Hood", rubando ai ricchi per dare ai poveri.
Peter si rende presto conto che qualcosa non va con la sua stessa fortuna e chiede l'aiuto del Dottor Strange per rimuovere la "maledizione" su di lui. In tal modo, altera la fonte della maledizione e cambia i poteri della Gatta Nera nel processo. Scopre di avere maggiore forza, agilità, equilibrio, visione e artigli retrattili. Mentre svaligia il mercenario noto come lo Straniero, Gatta Nera viene attaccata da Sabretooth, il sicario dello Straniero, ma Spider-Man le salva la vita.
Felicia aggiorna il suo costume e il suo atteggiamento e riaccende la sua relazione con Spider-Man. Fa pace con il suo bisogno di una vita normale nei panni di Peter Parker e gli sta accanto mentre viene accusato di omicidio nei panni di Spider-Man. Insieme, rintracciano la fonte dell'elaborato piano per incastrarlo e combattere lo Straniero. Il suo appartamento viene bombardato e lei inizia a vivere con Peter Parker. Peter in seguito scopre che la loro relazione è solo uno stratagemma e che lei aveva segretamente avuto una relazione con lo Straniero. Tuttavia, nonostante la sua rabbia durante il suo stratagemma, Felicia inizia a ripiegare sul suo desiderio di amare Peter. Spider-Man torna a casa e scopre Felicia che discute dei suoi piani per rovinargli la vita incastrandolo per omicidio, durante una conversazione telefonica con lo Straniero. Prima che possa prenderla, lei scappa. Spider-Man la rintraccia nell'appartamento dello Straniero tentando di indurre il tenente Keating a rivelare prove come Peter Parker. Peter quindi intercetta una telefonata sul telefono di Keating, che si scopre essere Felicia, dicendo a Keating di incontrarla. Tuttavia questa è una parte del suo piano, poiché ha intenzionalmente attirato Spider-Man a trovarla nell'appartamento dello Straniero, provocando uno scontro tra questi e Spider-Man. Successivamente scagiona Spider-Man dalla sua accusa di omicidio. Alla fine, Gatta Nera incrocia lo Straniero e l'Uomo Ragno, descrivendo in dettaglio il suo piano e i suoi sentimenti nei confronti di Peter in una lettera, spiegando anche che è fuggita a Parigi. Questo spinse Peter a trovare supporto e una nuova relazione con Mary Jane Watson.
Anni dopo, la Gatta Nera ritornò in America, cercando Peter Parker e in un confronto casuale con Venom scoprì del suo matrimonio. Arrabbiata e gelosa, Felicia iniziò a molestare la coppia, provocando Peter e uscendo con il suo amico Flash Thompson. La donna arrivò a minacciare fisicamente Mary Jane, giurando di rovinare il suo matrimonio. Malgrado ciò col tempo lei e Peter tornarono amici e a combattere insieme e finì per affezionarsi sinceramente a Thompson, ma quando propose il matrimonio lui la rifiutò, dicendo che si era interessato a lei solo perché era l'ex fidanzata del suo idolo, Spider-Man, ma è implicito che Flash tenesse davvero a lei. Per un po' Felicia gestì anche un'agenzia investigativa denominata "Occhi di Gatto".
In seguito, di nuovo in coppia con il supereroe sconfisse un criminale di nome Brownstone. In quell'occasione Felicia cercò di aiutare il fratello del criminale, che fu stuprato dal fratello in giovinezza, e questo non fece che farle ricordare il suo terribile passato. Insieme a Wolverine affrontò un robot che aveva le sembianze di Kraven il cacciatore.
In Civil War, dopo che Spider-Man si smascherò pubblicamente, Gatta Nera si arrabbiò perché sentiva che condividevano un legame dato che era stata l'unica sua ragazza a cui avesse svelato la sua identità. Sebbene stia uscendo con Thomas Fireheart (alias Puma), il suo nuovo interesse romantico nota che Felicia potrebbe avere ancora delle inclinazioni romantiche verso Peter.
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