#partita di basket
Explore tagged Tumblr posts
Text
CUSPO Basket Alessandria: Esordio di stagione e sfida in salita contro il Pinerolo. Nonostante un buon inizio, il CUSPO Basket Alessandria cede contro il Pinerolo nella prima partita di campionato
Il campionato di basket per la Blindo Office CUSPO Basket Alessandria è iniziato con una prestazione caratterizzata da alti e bassi.
Il campionato di basket per la Blindo Office CUSPO Basket Alessandria è iniziato con una prestazione caratterizzata da alti e bassi. Nella partita disputata contro il Pinerolo al PalaCima di Alessandria, i ragazzi di coach Valerio Ferrero hanno mostrato segnali incoraggianti, specialmente nel primo quarto, ma hanno subito un netto calo nei successivi, chiudendo con un punteggio di 74-89. I…
#allenamento mentale#Basket Alessandria#basket in Piemonte#basket universitario#Blindo Office Basket#calendario basket#calendario CUSPO Basket#campionato basket#coach Valerio Ferrero#commenti post-partita#CUSPO Basket Alessandria#CUSPO Rosta#CUSPO vs Pinerolo#difesa basket#esordio di stagione#falli e rotazioni#Gabriele Palmesino#Girino Renè#PalaCima Alessandria#partita di basket#parziali della partita#Pinerolo Basket#Poletti#prossima partita basket#rimbalzi#rimbalzi difensivi#ripartenze avversarie#risultati basket Alessandria#risultati sportivi Alessandria.#rotazioni corte
0 notes
Text
Questa foto spiega in maniera decisiva perché la vicenda Carini-Khelif è una pagliacciata politica, mi permetto di dire tipicamente italiana. Per chi non conoscesse la vicenda, la pugile italiana Angela Carini si ritira dopo 46' dall'inizio del match con Imane Khelif, algerina. Motivo: ha ricevuto colpi fortissimi. Khelif, che ha già partecipato alle Olimpiadi di Tokyo del 2020, è stata squalificata ai precedenti Mondiali di Boxe dalla Federazione Internazionale per esami medici non meglio specificati, si ipotizza per un tasso di testosterone superiore, caratteristica che in maniera naturale può variare anche in maniera sensibile tra le donne. Il Cio ha rigettato la squalifica e ha permesso all'atleta algerina di partecipare al torneo olimpico parigino.
E qui arriviamo alla foto: Khelif e Carini sono idonee entrambi per la categoria in cui competono. Se Carini ha deciso di abbandonare, scelta legittima nello sport, è perché non si è sentita in grado di affrontare un'atleta idonea alla sua categoria di appartenenza.
I due in foto sono Victor Wembanyama, centro della Francia di basket, stella dei San Antonio Spurs in NBA, alto 2,24 cm; al suo fianco Yuki Kawamura, playmaker del Giappone, alto 1,76 cm. I giapponesi non hanno certo abbandonato il Parquet per una così marcata differenza fisica, anzi con una prova superlativa di tecnica e passione hanno portato la partita con la Francia, tra le favorite del torneo, ai supplementari perdendo solo di 4 punti. E tra l'altro Kawamura siglerà 29 punti contro i 18 di Wembanyama.
Chissà cosa avrà detto il premier giapponese dei 50 cm di differenza in campo. E aspetto con quasi impazienza di sapere dove verrà candidata da Fratelli d'Italia Angela Carini alle prossime elezioni.
56 notes
·
View notes
Text
stasera sono andata a vedere una partita di basket di un'amica, anzi l'ho anche avvisata così da riuscire a salutarci
morale della favola: ha salutato il mondo, ho provato a farle un cenno/chiamarla ma nada, mi sono sentita, non so, a disagio, cioè so che non l'ha fatto con cattiveria, ci mancherebbe, però dai cazzo
7 notes
·
View notes
Text
Buongiorno ☺️
Ieri sera sono andato al mare
Lo so lo so, la foto fa schifo 😅 metteteci un po' di immaginazione e sarà bella ahaha
Il mare è il mio luogo felice. Ci andrei ogni giorno. Mi dispiace solo che per via del tatuaggio quest'anno potrò cominciare ad andarci solo a luglio. Purtroppo considerando il lavoro che faccio l'unica possibilità che ho è di farmelo in questo periodo, quindi devo accontentarmi.
Tipo l'anno scorso un giorno sì e uno no andavo a mare col kayak. E nonostante fosse pesante ci passavo le ore 🌊
Questa mattina vado a ritirare il profumo che è finalmente arrivato e dovrei vedermi la partita che c'è stata questa notte della mia squadra (seguo il basket e tifo i Boston Celtics)
Buona giornata a tutti 😚
11 notes
·
View notes
Text
la scena della partita di basket io-
4 notes
·
View notes
Text
XO (only if you say yes!)
mondo si gentile con me questa è la prima storia che scrivo e decido di pubblicare.
“Se non apri questa porta ti uccido” la voce ovattata ed annoiata di Ethan risuonava al di là del portone, Lea rise di gusto “Va bene, va bene, arrivo” disse prima di aprire la porta facendo entrare il ragazzo zuppo dalla testa ai piedi che la guardò con uno sguardo bellamente arrabbiato ed infastidito.
“Grazie eh” mormorò Ethan entrando in casa, sfilandosi prima le scarpe per poi togliersi il giacchetto, rimanendo solo in abiti comodi, fradici, l'aria calda gli accarezzò il volto, dandogli delle sfumature rosee sulle guance.
“Quando vuoi” scherzò Lea, correndo a prendere una felpa dall’armadio di suo fratello Jasper che appena la vide piombare nella sua stanza le urlò contro di bussare. “Tieni metti questa e dammi pure la giacca e la tua felpa, la metto ad asciugare in bagno sul termosifone riscaldato, almeno non devi uscire zuppo”
“Ma che gentile che sei” scherzò Ethan sfilandosi la felpa che assieme si portò su anche la maglia nera che indossava sotto facendolo rimanere a petto nudo, Lea arrossì osservando il fisico del capitano di basketball della sua scuola ed il suo fisico marmoreo, aveva tutti i muscoli al posto giusto e non troppo marcati, il giusto per renderlo disgustosamente attraente.
Lea sentì il cuore accelerare mentre lo osservava. Il vapore che si alzava dalla sua pelle umida creava un'aura quasi mistica attorno a lui. Non aveva mai notato quanto fosse definito il suo addome, quanto fossero forti le sue braccia.
“Non…non posso lasciare che il capitano si ammali” disse balbettando Lea, abbassando lo sguardo, cercando di nascondere il rossore che le ardeva sulle guance.
Ethan sorrise, divertito dalla reazione di Lea. "Non preoccuparti, non mi ammalerò. Sono fatto di ferro, io." Si avvicinò a lei, prendendo la felpa dalle sue mani prima di infilarla.
scosse la testa passandosi una mano tra i capelli rossastri ancora un po’ bagnati.
Ethan fece un passo avanti, stringendola in un abbraccio umido che la avvolse come una coperta calda. Lea si irrigidì, sentendo il suo corpo caldo contro il suo. Il profumo di Ethan, un mix di shampoo e colonia, la inebriava, il suo cuore batteva come un tamburo. Gli strinse le mani in vita, reciprocando l'abbraccio, "Mi sei mancato," mormorò, la voce tremante. Strofinò il viso nell'incavo del suo collo, assaporando il calore della sua pelle.
"Sono stato fuori solo cinque giorni per una partita, non sono mica andato in guerra," esclamò ridendo, ma il suo tono era più dolce del solito.
La sua risata, profonda e melodiosa, riempì il soggiorno, creando un'atmosfera intima e intensa.
Ma la magia fu interrotta dai passi pesanti di Jasper che risuonarono lungo il corridoio. Lea si staccò da Ethan, il suo viso arrossato. I suoi occhi cercarono quelli di Ethan, ma lui aveva già girato lo sguardo sorridendo non appena Jasper entrò nel suo campo visivo.
“Ethan! Amico, che partitona Domenica! quel canestro proprio sul finire del tempo!” esclamò scansando Lea che indietreggiò prese i vestiti bagnati di Ethan e si diresse verso il bagno, sentendosi come se le avessero strappato il cuore. Appoggiò gli abiti sul termosifone, guardando il vuoto per qualche secondo. Il cuore le batteva ancora all'impazzata.
Lea appoggiò la schiena al muro freddo, il respiro corto. Il rumore della pioggia che batteva contro la finestra la travolse, come i suoi pensieri confusi. Si strinse nel suo maglione, cercando un po' di calore. Ricordava la loro prima grande litigata, quando erano ancora alle superiori. Ethan si era rotto il crociato durante una partita di basket e si era presentato alla sua festa di compleanno la sera stessa con le stampelle. Lei lo aveva apprezzato moltissimo, ma si era sentita in colpa, quasi soffocata dal suo altruismo.
Ora, anni dopo, si ritrovava di nuovo a provare le stesse emozioni. Ethan la faceva impazzire, con la sua gentilezza, il suo sorriso contagioso. Ma era così lontano, così irraggiungibile. Si sentiva come una bambina che ammirava un supereroe, in grado solo di guardarlo da lontano.
Lea si voltò verso la porta, esitando un attimo. Sentiva la voce di Ethan mescolarsi a quella di suo fratello, creando una melodia familiare che la faceva sorridere e piangere allo stesso tempo. Con un profondo sospiro, si allontanò dalla porta, dirigendosi verso la sua camera.
Accese la lampada da scrivania, illuminando un piccolo angolo della stanza. Si mise a sfogliare i suoi appunti, cercando di concentrarsi sui concetti che aveva difficoltà a capire. Ma i suoi pensieri continuavano a vagare verso la presenza di Ethan nel soggiorno.
Infilò le cuffie e avviò la playlist condivisa, era un’accozzaglia di generi e di canzoni sconclusionate che però avevano un significato ben preciso. Le note familiari riempirono la stanza, riportandola indietro nel tempo. Ricordava quando avevano creato quella playlist, trascorrendo ore a cercare nuove canzoni, a condividerle e a commentare. Era stata una delle loro prime uscite da soli, dopo essersi conosciuti meglio.
Senza rendersi conto, si era addormentata sulla scrivania, la testa appoggiata ai libri. Al suo risveglio, vide Ethan disteso addormentato sul suo letto, il telefono in mano con un video sul basket ormai dimenticato. I raggi del sole non filtravano più dalla finestra. l’unica fonte di illuminazione era rimasta la sua lampada.
Lea si alzò stirandosi arrivando vicino la finestra vedendo le gocce di pioggia battere incessantemente contro il vetro, il vento che spostava i rami del vecchio pino che era nel giardinetto condominiale, il meteo era peggiorato rispetto a quando era arrivato Ethan qualche ora fa.
Lea guardò il suo letto occupato dalla figura familiare di Ethan, la luce soffusa illuminava il suo viso rilassato. Lea sorrise, ammirandolo. Sentiva il suo cuore batterle forte nel petto. Si mosse lentamente, cercando di non fare rumore. Uscì dalla stanza attenta a non disturbarlo, camminò verso il salotto dove Jasper era impegnato a guardare una qualche serie tv.
Percependo la sua presenza, suo fratello si mise seduto sul divano guardandola con un sopracciglio alzato.
“Perchè sembri un'anima in pena? Che è successo? Non vi ho sentiti parlare, non puoi dirmi che non prova la stessa cosa che provi tu”, disse Jasper, la voce tremante di un'emozione trattenuta a fatica.
Lea lo guardò storto come ogni volta che Jasper tirava fuori l'argomento Ethan Lee. Respirò profondamente e raggiunse il fratello sedendosi accanto a lui con il broncio sul volto.
“Ehy, parlaci, vedi che non te ne pentirai, parola di fratello ma sopratutto parola di scout!”, esclamò alzando il mignolo della sua mano, la sua voce più alta del solito, quasi strillata.
Lea sorrise lievemente 'non sei nemmeno mai stato uno scout', disse continuando a guardarlo male.
“Ascolta, conosci Ethan meglio di me, Dio, me lo hai presentato tu come il tuo migliore amico e già avevo i miei dubbi, lo vedevi a scuola come si comportava? I compiti li passava solo a te, le cheerleaders le ignorava tutte, al massimo ci parlava solo quando era costretto, suvvia Lea, non puoi dirmi che quel ragazzo non è innamorato di te! Stai soffrendo, Lea, e lui pure! Metti fine a tutto ciò e parlaci!” esclamò Jasper, schizzando in piedi, il volto contorto dalla frustrazione. Le mani le strinse a pugno, le nocche bianche.
"Jasper, non credo sia la scelta giusta, con quale coraggio posso dire ad Ethan che..."
"Dirmi cosa?" La interruppe proprio Ethan con ancora gli occhi lucidi e stiracchiando le braccia fino a sopra la sua testa, facendo alzare la felpa di Jasper e mostrando la parte inferiore dell'addome.
Lea arrossì violentemente, sentendo il calore salire alle guance fino alle radici dei capelli. I suoi occhi cercarono disperatamente un punto su cui fissarsi, ma ogni oggetto nella stanza sembrava brillare di una luce più intensa, sottolineando il suo imbarazzo.
Ethan rimase fermo, a metà del suo stiramento, lo sguardo fisso su Lea. La sua espressione era un misto di curiosità e di un'amichevole attesa. Sembrava quasi divertito dalla reazione della ragazza, ma allo stesso tempo ansioso di sapere cosa stesse cercando di dirgli.
Lea avrebbe voluto sprofondare nel pavimento. Ogni secondo che passava sembrava un'eternità, e la sua mente correva a mille all'ora cercando una via d'uscita da quella situazione imbarazzante. Il suo cuore batteva forte nel petto, quasi soffocandola.
"Ehm... niente, dimenticavo," balbettò infine, cercando di riprendere il controllo della situazione. Ma la sua voce tremante la tradì, e la sua faccia era ancora più rossa di prima.
Ethan la osservò per un attimo, un sorriso appena accennato sulle labbra. "Sicura? Sembravi sul punto di dirmi qualcosa di importante."
Lea abbassò lo sguardo, cercando di nascondere il suo imbarazzo. "No, davvero, niente di importante."
Ethan annuì, ma il suo sguardo indagatore la fece sentire a disagio. Aveva la netta sensazione che lui avesse capito che stava nascondendo qualcosa, e l'idea la terrorizzava.
"Eh no, non ci sto, ora basta, Ethan, Lea ti deve parlare, perciò parlate e Lea piantala di scappare!" Esclamò con la disperazione chiara nella sua voce Jasper, camminando dritto verso lo stesso corridoio da cui il primo era arrivato e chiudendosi la porta alle spalle, lasciando Ethan e Lea da soli in salotto con sottofondo solo la scadente serie che Jasper stava guardando.
"Ok, che diavolo sta succedendo?" Chiese Ethan avvicinandosi a Lea, peggiorando l'imbarazzo della ragazza. Lea sentì il calore salire alle guance e il cuore batterle come un tamburo.
"O la va o la spacca," mormorò, "Ethan io..." Cominciò, bloccandosi. Le parole sembravano intrappolate in una bolla di ovatta, impossibili da pronunciare. Rimase incantata dagli occhioni dolci di Ethan, che la fissavano con un'intensità che la faceva tremare. "Tu?" La incalzò dolcemente il ragazzo, sedendosi di fianco a lei.
"Ethan tu mi piaci," sbottò, la voce tremante. "Tanto," aggiunse prima di coprirsi il viso con le mani. Sentì Ethan muoversi di fianco a lei, pronta a vederlo alzarsi ed andare via. Lea strinse gli occhi, cercando di trattenere le lacrime che minacciavano di scendere.
Ethan le prese i polsi delicatamente, scoprendole la faccia. Lea lo lasciò fare ed incrociò il suo sguardo. Ethan aveva sul volto uno dei sorrisi più belli del globo, un sorriso che le scaldò il cuore. "Sono felice che i miei sentimenti siano reciprocati," spiegò, sorpreso ma anche sollevato. "Anche se pensavo fosse ovvio dalle superiori che provassi qualcosa per te."
Lea sorrise timidamente, cercando di abituarsi all'idea che tutto quello che aveva sempre sognato stava finalmente accadendo. In quel momento, il mondo intorno a loro svanì, ridotto a un vago rumore di fondo. C'era solo lei, lui e il battito accelerato dei loro cuori, un ritmo sincopato che sembrava pulsare in ogni vena. Con un gesto lento, Ethan si avvicinò a lei, gli occhi scintillanti di un'emozione che lei non aveva mai visto prima. "Posso baciarti?" domandò il ragazzo, la voce rauca e tremante, accarezzandole uno zigomo con la punta delle dita. Il tocco leggero lo fece rabbrividire piacevolmente e un brivido le percorse la schiena. "Sì," sussurrò lei, la voce appena udibile.
I loro respiri si mescolarono, caldi e umidi, creando una nuvola tra le loro labbra. Ethan si avvicinò ancora, fino a sentire il calore del suo respiro sul viso di Lea. I loro occhi si incontrarono, pieni di un'intensità che la lasciò senza fiato. Poi, le loro labbra si sfiorarono in un bacio leggero, come una carezza, un'esplorazione timida e dolce. Era un bacio che prometteva mondi, un bacio che diceva ‘ci sono io, e ci sarò sempre’.
AUTHOR NOTE
Buon compleanno Heeseung, from an Italian Engene!
5 notes
·
View notes
Text
per due volte si sono rivolti a me al maschile. solo perché stavo guardando una partita di basket alla tv e sul cellulare gli europei d'atletica.
19 notes
·
View notes
Text
Era da un po' che avevo in mente di scrivere qualcosa, ma non l'avevo ancora fatto ed adesso sento che è arrivato il momento. Ho sempre amato scrivere, ma farlo in un posto dove forse qualcuno leggerà i miei pensieri mi ha sempre frenato un po'. Argh! il giudizio degli altri, il mettersi a nudo davanti a qualcun altro, l'essere giudicati, sono sempre state cose che mi hanno in qualche modo fatto desistere in molte cose. Mi sono sempre vergognato di voler mostrare quello che mi piace e molte cose sono sicuro che non le ho mai portate a termine, forse non le ho proprio mai iniziate, per colpa di questa sensazione di inadeguatezza che mi accompagna da tanto, forse troppo tempo. Oggi se scrivo queste cose, sono sicuro che è per merito della corsa. Non sono tra quelli che pensa che allacciarsi un paio di scarpe e uscire a correre sia un atto rivoluzionario che salverà il mondo, NO! In qualche modo però, per me, in questi tre anni e mezzo dove quasi ogni giorno metto su un paio di shorts e mi butto a correre in strada o sui sentieri, mi ha aiutato tanto a farmi tornare in quel mondo dove qualcosa forse si era rotto riuscendo piano piano a ricucire quello strappo. Se faccio due conti sono passati esattamente venti anni dalla mia ultima partita di basket. La ricordo come fosse ieri. Ero bravino, sempre nel primo quintetto, il play della squadra, mi allenavo tanto sia con quelli della mia età che con i più grandi, 3/4 ore al giorno, e non mi stancavo mai. Poi all'improvviso ho cominciato a soffrire la competizione, avevo paura di sbagliare i canestri facili. Ricordo che non prendevo i contropiedi, anche se me li sentivo nelle gambe, per paura di ritrovarmi da solo sotto il canestro e sbagliare. Piano piano questa cosa mi ha distrutto. Non ne ho mai parlato con nessuno e l'epilogo è stato quello di lasciare il basket e non fare più sport per quasi tutti i successivi venti anni.
Non so che cosa fosse successo o quale fosse stato l'evento scatenante, ma comunque sono contento adesso di poter tirare fuori questa cosa e per questo ringrazio la corsa. Si, perchè correre da solo per i boschi, scavare dentro in piena crisi, essere confortati dal proprio respiro in piena notte, vedere sorgere l'alba per incastrare l'ennesimo allenamento bruciagambe, mi ha fatto conoscere meglio me stesso o comunque quella parte di me che forse aveva bisogno di essere confortata.
Sicuramente è solo una mia suggestione, me la faccio andar bene comunque e anzi gliene sono grato.
4 notes
·
View notes
Text
parole crociale: un tipo di colla
io e te abbiamo due corpi diversi, due gusti, quattro occhi, venti dita della mano e venti dei piedi, dieci o dodici paure, un centinaio di punti deboli, abbiamo due teste, un’infinità di pensieri, qualche miliardo di neuroni (di più io), un numero troppo vasto e confuso di sogni. soprattutto abbiamo due origini, lingue, grammatiche del comportamento e delle emozioni diverse, abbiamo due codici della realtà, abbiamo due esperienze passate. a te non piacciono i latticini, la pasta, il ragù, la pizza e la gastronomia italiana in toto; a me non piacciono le sitcom libanesi e le profumazioni troppo dolci e intense, non mi piacciono i regali materiali e il fatto che nella tua famiglia nessuno festeggi il compleanno; a te non piacciono le escursioni in alta quota e i rifugi montani dove si mangia la polenta (perché non ti piace la polenta), non ti piacciono i concerti, le poesie, i musei e gli eventi culturali; a me non piace che non ti piaccia un cazzo di quello che piace a me; tu non cogli l’ironia piemontese e io non capisco i meme arabi su Trump, sul basket, sull’hummus e poi tutte le donne che segui sui social sono fashion blogger rifatte, dimmi che ci azzecco io con queste, io che non ho tette e sono un metro e sessanta di parole forbite e ricerca esistenziale?
eppure, viviamo da un anno e cinque mesi nella stessa casa, con le pareti bianche e i quadri che abbiamo appeso insieme anche se storti, ogni sera prepariamo insieme la cena e parliamo di Mahmood, del nonno Sandro, di Roberto, di Eleonora, parliamo della vecchia mansarda in via Nizza perché abbiamo già fatto un trasloco con tanto di camion e pacchi DHL e parliamo del lavoro, tu mi hai vista cambiare quattro lavori e sostenuta ogni qualvolta lo stronzo di turno voleva pagarmi meno di quanto era stato contrattato, mi hai portata da un avvocato e me li hai fatti denunciare tutti (questi pezzi di merda), e io ti ho visto crescere sempre di più con la tua partita iva e hai fatto investimenti da così tanti zeri che neppure so immaginarli, poi siamo inseparabili e se siamo lontani è perché io vado in ufficio o perché tu vai a Milano, ma poi in ufficio e a Milano io parlo di te e tu parli di me e ci sentiamo. oggi sei andato tu al mercato e la signora del pesce ti ha chiesto dove fossi io: chissà cosa le hai detto però, che bastarda, non ti ha fatto neppure lo sconto.
soluzione: amore
3 notes
·
View notes
Text
Serata basket.
La squadra dove Tigrotto fa lezioni di mini basket ha vinto negli ultimi minuti dopo essere stata sotto per quasi tutta la partita.
Tigrotto durante l’intervallo ha fatto due tiri assieme agli altri bimbi del mini basket e poi ha fatto il tifo fino all’ultimo minuto.
Rispetto al calcio è più adrenalinico e veloce. Non hai tempo per buttarti a terra e fare finta che ti abbiano sparato e nel complesso l’ambiente sembra più sano.
Lo vedo avanzare sul parquet palleggiando con una mano in scioltezza e cosa ancor più importante lo vedo felice.
Non ho bisogno di sapere altro.
#la mia vita con tigrotto#vita con tigrotto#basket#tigrotto gioca a basket#tigrotto tifa basket#una domenica sportiva
14 notes
·
View notes
Text
SCOPERTO IL SEGRETO PER UN TIRO PERFETTO
Nelle situazioni difficili il contatto fisico, come un abbraccio o una pacca sulla schiena, può ridurre il nostro livello di stress. Un gruppo di psicologi dell’Università svizzera di Basilea ha voluto verificare se questo sia vero anche nei contesti sportivi, in particolare nel basket femminile. Uno dei momenti più stressanti della partita di basket è rappresentato dal tiro libero con il quale la giocatrice che ha subito un fallo può realizzare fino a due punti per la propria squadra. Sovente le partite sono decise proprio dai canestri realizzati grazie i tiri liberi.
I ricercatori hanno analizzato 60 partite di basket femminile americano contando quante volte una compagna di squadra ha toccato la giocatrice sulla lunetta prima del tiro libero, dandole ad esempio una pacca sulla spalla o stingendole la mano. I dati raccolti hanno mostrato una correlazione statistica tra il numero di tocchi ricevuti dalla tiratrice e i canestri realizzati. L’effetto benefico del tocco si è manifestato soltanto dopo che la giocatrice aveva fallito il primo dei due tiri liberi poiché “il supporto delle tue compagne di squadra è utile soprattutto quando i tuoi livelli di stress sono già alti a causa dell’errore commesso sul primo dei due tiri a disposizione” ha precisato la ricercatrice a capo della ricerca. Il tocco fisico, afferma lo studio, è un linguaggio umano non verbale che connette gli individui e può fare la differenza, anche per atleti professionisti abituati a gestire livelli di stress superiori alla media.
___________________
Fonte: ScienceDirect; Foto HeungSoon
VERIFICATO ALLA FONTE | Guarda il protocollo di Fact checking delle notizie di Mezzopieno
BUONE NOTIZIE CAMBIANO IL MONDO | Firma la petizione per avere più informazione positiva in giornali e telegiornali
Se trovi utile il nostro lavoro e credi nel principio del giornalismo costruttivo non-profit | sostieni Mezzopieno
4 notes
·
View notes
Text
Jasmine Keys, centro della Nazionale e di Schio, premiata come miglior giocatrice italiana della scorsa stagione.
- “Di che colore sono? Molti dicono che sono nera. Anche se io non mi vedo né bianca, né nera, ma sbiadita"
- "Cosa rispondo a chi mi chiama scimmia dagli spalti? Vieni pure giù che ne parliamo”
- “Ho conseguito la laurea magistrale in psicologia l’anno scorso pur giocando in Eurolega e in Nazionale. Non è vero che studio e sport non si conciliano, anche se alcuni genitori o professori pensano il contrario: i ragazzi che hanno molti stimoli, hanno la mente più aperta”
- “Perchè ci sono ancora poche bimbe che giocano a basket? Un motivo è dato dal fatto che ci sono ancora troppi adulti che lo vedono come uno sport solo per maschi: per loro le femminucce dovrebbero praticare sport più 'femminili' oppure lasciar perdere e imparare a cucinare... Un mio sogno? Che un giorno il basket femminile possa essere chiamato semplicemente basket"
- "Cosa direi ad uno che segue il basket maschile per convincerlo a venire a vedere una partita di basket femminile? Noi abbiamo i fondoschiena più belli" (poi ride, amaramente)
2 notes
·
View notes
Text
Avresti voluto un finale diverso.
E invece, un po' come Baggio nel '94, hai sbagliato un rigore decisivo.
Nella tua ultima partita.
Parliamo di Megan #Rapinoe.
La prima in un mare di cose.
La prima a vincere praticamente tutto nel calcio: dalla
Coppa del Mondo nel 2019 e 2015, alle Olimpiadi estive di Londra nel 2012, al Pallone d'Oro e al premio come Migliore Calciatrice dell'anno FIFA.
La prima che, proprio durante i FIFA Awards, a pronunciare un discorso mai sentito prima durante una premiazione, per qualità di contenuti e qualità di espressione.
La prima atleta bianca ad inginocchiarsi durante l'inno nazionale per protestare contro la politica #misogina #omofoba e #razzista di Trump.
Tu, che ti sei battuta perché maschi e femmine della nazionale di calcio statunitense avessero uguale stipendio.
Che non hai fatto mistero della tua omosessualità e della tua splendida storia d'amore con #SueBird, stella del basket.
Che hai ridefinito l'immaginario ridefinendo l'idea di bellezza femminile.
Che importa se hai sbagliato il rigore?
Grazie di tutto quello che hai fatto cara Megan
Rapinoe.
Come tua madre Denise Rapinoe siamo qui a dirti: sei stata grande.
#labodifsegnala #labodifsport #|gbt
#empoweringwomen #calciofemminile #giovanidonne
Photo by Alex Grimm - FIFA/FIFA via Getty Images
6 notes
·
View notes
Text
SERIE C INTERREGIONALE: L'US ESCE SCONFITTA DAL CAMPO DELLA CAPOLISTA
#SerieCInterregionale: l'#USLivornoBasket esce sconfitta dal campo della capolista #Livorno #ilbasketlivorneselive
(foto by Fotonovi/US Livorno Basket) (articolo pubblicato sul quotidiano online www.losservatore.com) Amaranto sconfitti dalla capolista Savigliano Niente da fare per l’Us Uappala che apre il girone di ritorno con una prevedibile sconfitta contro la capolista Savigliano (57-84). Una partita che ha presto messo in evidenza la differenza di valori in campo, nonostante le buone intenzioni della…
#c interregionale#livorno#massimo landi#serie c interregionale#us livorno basket#www.ilbasketlivornese.it
0 notes
Text
I Golden State Warriors hanno perso 40 punti contro i Boston Celtics in casa
Nella stagione regolare NBA, i Golden State Warriors hanno giocato contro i Celtics in casa. Entrambe le squadre sono squadre forti nel basket. Questa competizione è anche una prova di forza. E se i giocatori che indossano le canotta nba sconto riescono a mantenere la faccia del loro campo di casa e sconfiggere i difficili Celtics.
I Golden State Warriors stanno anche affrontando una grande sfida ora. Il loro giocatore di punta Curry ha giocato con un infortunio questa volta, il che ha anche dato ai Golden State Warriors un grande ostacolo alla vittoria. Pertanto, dopo che le due parti hanno iniziato la guerra, i Golden State Warriors erano già esausti e i giocatori che indossavano le maglia Golden State Warriors non avevano resistenza. Alla fine del primo quarto, i Warriors hanno perso 11 punti per 18-29, ne hanno persi 4 per 21-25 nel secondo quarto, ne hanno persi 19 per 24-43 nel terzo quarto e ne hanno persi altri 6 per 22-28 nell'ultimo quarto. Alla fine, i Golden State Warriors hanno subito una sconfitta di 40 punti, perdendo fino a 45 punti. Alla fine della partita, il punteggio tra le due squadre era bloccato a 85-125. Questa differenza di 40 punti ha anche fatto sì che i Golden State Warriors creassero il record più umiliante degli ultimi 40 anni.
0 notes
Text
Proteso verso di noi, lui dice: Se morire significasse solo abbandonare il paco per il tempo necessario a cambiare costume e tornare nei panni di un personaggio nuovo... Vorreste rallentare? O accelerare? Se ogni vita altro non fosse che una partita a basket o uno spettacolo che inizia e finisce lasciando che giocatori e interpreti passino a nuovi giochi, nuove produzioni... Alla luce di tutto ciò, come vivreste?
0 notes