#passato e redenzione
Explore tagged Tumblr posts
Text
Io sono tornato di Brian Freeman: un thriller psicologico di grande intensità. Un viaggio tra colpe, redenzione e misteri del passato. Recensione di Alessandria today
Brian Freeman, maestro del thriller psicologico, ci regala un’altra opera memorabile con Io sono tornato, un romanzo che combina tensione narrativa, introspezione e colpi di scena.
Brian Freeman, maestro del thriller psicologico, ci regala un’altra opera memorabile con Io sono tornato, un romanzo che combina tensione narrativa, introspezione e colpi di scena. Pubblicato nella collana Pickwick, il libro esplora i temi del passato, della redenzione e della vendetta, immergendo il lettore in un intreccio emotivo e intrigante. Brian Freeman, nato a Chicago nel 1963, è un…
#Alessandria today#Autore bestseller#autori di bestseller#Brian Freeman#Brian Freeman autore#colpa e giustizia#Colpi di scena#detective Jonathan Stride#Freeman autore#Google News#introspezione e thriller#introspezione psicologica#investigazione e introspezione#Io Sono Tornato#italianewsmedia.com#Jonathan Stride#letture intense#libro da leggere#libro thriller Freeman#mistero e suspense#narrativa americana#narrativa americana bestseller.#Narrativa avvincente#narrativa di suspense#passato e redenzione#Pickwick#Pier Carlo Lava#Romanzi contemporanei#romanzi di tensione#romanzi Pickwick
0 notes
Text
| So, we're actually doing this thing now. Gonna translate it in English later (and also color and finish this cover!), for now it's only in Italian :) |
+ PUOI LEGGERLO QUI +
A Madison, tra le aule affollate e i vivaci corridoi della University of Wisconsin, Vlad e Maddie condividono una passione inarrestabile per il paranormale e la scienza. Sotto le stelle, tra racconti di spiriti e leggende metropolitane, il loro amore giovanile sboccia con la forza di un'apparizione notturna.
Ma le cose prendono una piega inaspettata quando un "incidente" orchestrato dal loro comune amico Jack li separa, lasciando Vlad intrappolato in un limbo tra la vita e la morte, trasformato in un'entità non-umana. Vent'anni dopo, il destino li riporta insieme, in un incontro carico di tensione e nostalgia. Maddie, ora una cacciatrice di fantasmi, è decisa a scoprire i segreti che abitano nel suo passato. Vlad, d'altro canto, si nasconde dietro una maschera di apparente normalità, temendo di svelare la verità sulla sua natura non-umana.
Man mano che si rincorrono tra la nebbia e le ombre del loro passato, Vlad e Maddie dovranno affrontare le paure e i demoni che tormentano entrambi. Riusciranno a ritrovare il loro amore, sfidando le leggi del paranormale e le cicatrici del tempo? "Fantasma d'Amore" è una storia di passione, segreti e redenzione, dove ogni spirito ha una storia da raccontare.
Chiudete gli occhi e immergetevi in un mondo dove l'amore supera ogni barriera, persino la morte stessa.
[Un capitolo al giorno, tutti i giorni, finché la storia non sarà finita! Questo è il nostro primo esperimento nella scrittura di un romanzo rosa "leggero"... e ovviamente è paranormale!]
+ PUOI LEGGERLO QUI +
★ Instagram|Facebook|FurAffinity|Deviantart|Commission prices★
#un fantasma d'amore#maddie fenton#vlad masters#wattpad#ita#italian#italian writing#cringe but free#cover#spurned affection#digital art#danny phantom#my danny phantom#2024#romance#romance book#cactus di fuoco
38 notes
·
View notes
Text
"Canto di Natale" ("A Christmas Carol"), pubblicato per la prima volta nel 1843, è una delle opere più celebri di Charles Dickens,. Questo racconto breve ha avuto un impatto duraturo sulla cultura natalizia, diventando una lettura imprescindibile durante le festività (...e non solo). Dickens utilizza la sua narrazione per esplorare temi di redenzione, generosità e la vera essenza del Natale.
La storia segue Ebenezer Scrooge, un vecchio avaro che disprezza il Natale e tutto ciò che rappresenta. La sua vita cambia radicalmente quando viene visitato da tre fantasmi la vigilia di Natale. Il Fantasma del Natale Passato lo riporta ai momenti chiave della sua giovinezza, mostrandogli come le sue scelte lo abbiano portato a diventare l'uomo solitario che è. Il Fantasma del Natale Presente gli mostra la vita delle persone che lo circondano, compreso il suo impiegato Bob Cratchit e la sua famiglia, che nonostante la povertà, celebrano il Natale con gioia e amore. Infine, il Fantasma del Natale Futuro gli presenta una visione inquietante della sua morte solitaria e della sua eredità dimenticata.
Il tema centrale del racconto è la possibilità di cambiamento e redenzione. Scrooge, inizialmente un personaggio negativo, ha l'opportunità di riflettere sulle sue azioni e di trasformarsi in una persona migliore. Dickens sottolinea l'importanza della generosità e della comunità. La capacità di Scrooge di cambiare e abbracciare il Natale rappresenta una celebrazione dei valori umani più profondi. L'opera, inoltre, offre una critica alla società vittoriana, evidenziando le ingiustizie sociali e le disuguaglianze. Attraverso la famiglia Cratchit, Dickens pone l'accento sulle difficoltà dei meno fortunati e sull'importanza della solidarietà.
Il racconto è scritto in uno stile accessibile e coinvolgente. Dickens utilizza un linguaggio ricco e descrittivo, capace di evocare emozioni intense. La struttura del racconto facilita il progresso narrativo e mantiene alta la tensione fino alla conclusione, dove avviene il ravvedimento di Scrooge.
"Canto di Natale" ha avuto un impatto significativo sulla cultura popolare e ha contribuito a definire le tradizioni natalizie moderne. Il racconto ha ispirato innumerevoli adattamenti teatrali, cinematografici e musicali, rendendolo una pietra miliare della letteratura.
"Canto di Natale" è molto più di una semplice storia natalizia: è un'opera letteraria profonda e toccante che invita alla riflessione sui valori fondamentali della vita. La sua capacità di emozionare e di ispirare la trasformazione personale lo rende un classico senza tempo, adatto a lettori di ogni età. È un libro che consiglio vivamente di leggere, o rileggere, non solo durante il periodo natalizio, ma ogni volta che si sente il bisogno di ricordare l'importanza della gentilezza e della generosità.
P.S. Se alla lettura del libro aggiungete anche la visione del film "La vita è meravigliosa" diretto da Frank Capra, il Natale si può dire perfetto!
12 notes
·
View notes
Text
L’ora di greco - di Han Kang, Adelphi
Premessa: sono tra coloro che ritengono che il Nobel per la letteratura ad Han Kang si assolutamente meritato. Inutile proseguire la lettura se si è già convinti del contrario.
Probabilmente per me questo è il romanzo più bello tra quelli fin qui tradotti in italiano (o inglese). Molto breve ma denso, esplora temi profondi come la perdita, la solitudine, e la ricerca dell’identità. È del 2011 anche se qui da noi è arrivato appena l’anno scorso. Un viaggio introspettivo in cui due persone, apparentemente molto diverse, si incontrano e si comprendono attraverso la condivisione di un dolore nascosto e silenzioso.
Lei, Hanja, dopo aver vissuto un periodo di intensa sofferenza, ha trovato il silenzio come rifugio: non parlare, più che una scelta volontaria, è una reazione istintiva e fisiologica alla sua sofferenza. Le parole per lei si sono trasformate in strumenti di dolore, tanto che la voce stessa le sembra ormai qualcosa di estraneo. Dopo in matrimonio fallito e la perdita di custodia del figlio, persa anche la madre le sembra di aver ormai perso qualsiasi contatto con la propria identità e il mondo che la circonda. Come via di fuga da questo dolore, inizia a seguire lezioni di greco antico, una lingua che per lei diventa una sorta di “nuovo inizio”, poiché le consente di esprimere e riscoprire sé stessa senza le ferite che l’uso della lingua madre le provoca.
È così che la sua vita incrocia il suo insegnante di greco, un uomo non vedente che vive anche lui un’esistenza profondamente segnata dalla perdita. Per lui la cecità ha rappresentato un graduale distacco dal mondo, ma nonostante le difficoltà quotidiane ha imparato a navigare attraverso questo vuoto grazie all’amore per le parole e per la letteratura. Egli usa il greco come strumento per mantenere un legame con il mondo esterno e per dare un senso al proprio passato.
Attraverso questo incontro tra la donna e il suo insegnante, Han Kang esplora l’intimità della comunicazione e del linguaggio come mezzo di guarigione. Entrambi i protagonisti sono segnati da ferite invisibili e trovano nella lingua greca un terreno neutrale in cui potersi esprimere senza il peso delle loro storie personali. Il greco antico diventa simbolo di un viaggio interiore, che permette loro di riconoscere il proprio dolore e, in qualche modo, di riappropriarsi delle proprie vite.
Han Kang utilizza una prosa poetica e riflessiva per approfondire i sentimenti complessi dei protagonisti. La narrazione alterna i punti di vista della donna e dell’insegnante, e attraverso le loro prospettive frammentate il lettore è invitato a riflettere sul significato dell’empatia, della perdita, e della redenzione. I dialoghi sono ridotti al minimo, quasi come se l’autrice volesse rispettare il silenzio che i due protagonisti sembrano cercare.
In sostanza, un romanzo che parla di sopravvivenza emotiva. Attraverso la storia dei protagonisti, Han Kang esplora la possibilità di trovare una via d’uscita dal dolore e dalla perdita senza negare le proprie ferite. La lingua greca diventa metafora del processo di auto-ricostruzione, una lingua che, con le sue radici antiche, permette ai personaggi di esprimere sentimenti che sembravano impossibili da comunicare.
Un delicatissimo racconto di Han Kang, che con la sua scrittura minimalista invita alla riflessione sulla complessità dell’animo umano, sul ruolo del linguaggio, e sulla possibilità di una rinascita anche nei momenti più bui. Leggetelo solo se questi temi vi appassionano. Diversamente state andando incontro a una delusione.
6 notes
·
View notes
Text
Il Gladiatore II: Un Viaggio Epico tra Politica e Cinema
Sangue, rabbia e una narrazione epica per un sequel potente e, a tratti, visionario. Un film che può essere letto anche alla luce delle problematiche contemporanee. Sullo schermo, Paul Mescal, Pedro Pascal e un magistrale Denzel Washington sono i protagonisti.
Il titolo stesso, Il Gladiatore II, ha un impatto gigantesco. Un film che mira a riportare sul grande schermo un tipo di cinema spettacolare, emotivo e maestoso, che sembra essere scomparso, ormai rivolto solo a un pubblico più distratto. Ma, sin dalla prima scena, Ridley Scott ci trasporta in un universo che richiama i grandi kolossal del passato: Ben-Hur, Quo vadis? e Spartacus, con tanto di omaggi. Eppure, nonostante l’omaggio al passato, Il Gladiatore II non è solo un grande seguito, ma un progetto che guarda anche al futuro, pur mantenendo il legame con la tradizione del cinema epico.
Le premesse erano alte, eppure il risultato non ha solo soddisfatto le aspettative, ma le ha superate. Creare un seguito per un film leggendario come Il Gladiatore - che ha segnato una generazione - non era certo facile, ma Ridley Scott è riuscito a mantenere intatto lo spirito originale, pur dando vita a un film indipendente, contemporaneo e quasi visionario. Inoltre, con la sceneggiatura di David Scarpa, il film risulta essere uno dei più politici del regista, un'opera che, soprattutto in un'epoca in cui pochi autori osano esprimere opinioni forti, si propone come una dichiarazione di intenti chiara e potente.
Il Gladiatore II: Il Testimone di Massimo Decimo Meridio
Tra vendetta, redenzione e un viaggio che tocca anche dimensioni spirituali, Il Gladiatore II si fa portatore di un messaggio forte. Pur essendo ambientato in un mondo antico, la storia è un riflesso critico di un mondo moderno, in cui il potere e la guerra sono il terreno fertile di una politica corrotta e amorale. È un mondo che, sfortunatamente, somiglia molto al nostro. In questo contesto, la Roma che viene ritratta nel film è sull’orlo del collasso, e la trama riesce a rendere tangibile questa sensazione di decadenza.
A vent'anni dalla morte di Massimo Decimo Meridio, l'eredità del leggendario gladiatore viene raccolta da Lucio Vero (Paul Mescal), un uomo ridotto in schiavitù dopo essere stato deportato dalla Numidia (l'antico nome del Nord Africa) dalle legioni di Marco Acacio (Pedro Pascal), sotto il dominio degli imperatori Caracalla e Geta. Arrivato a Roma, Lucio viene costretto a combattere come gladiatore per il crudele Marcrinus (Denzel Washington), uno schiavista senza scrupoli che trama per raggiungere il potere.
Il sogno di Roma e il crollo dell'Occidente
Ciò che distingue Il Gladiatore II da tanti altri sequel è la sua forte componente politica, che va oltre la trama e si intreccia perfettamente con la narrazione storica e i temi trattati. La storia, infatti, si presta a una lettura che richiama le analogie tra l'Impero Romano e gli Stati Uniti moderni. Il sogno di Roma, incarnato da Lucio e poi da Marco Acacio, è il medesimo sogno tradito dell'“American Dream” – una promessa di libertà e giustizia ormai svuotata di significato.
Con una regia impeccabile, che riesce a catturare l'essenza del passato con grande maestria, Scott affronta temi come la democrazia, l'oppressione, la civiltà, la rivoluzione e la resistenza. La scenografia, la fotografia (firmata da John Mathieson) e la colonna sonora (di Harry Gregson-Williams, che si fa portavoce della grande tradizione musicale di Hans Zimmer e Lisa Gerrard) accompagnano lo spettatore in un viaggio visivo che fa vibrare ogni singola scena. Eppure, un avviso: non cercate una riproduzione storicamente fedele; il cinema, come sempre, è prima di tutto un'arte, non una lezione di storia.
In questo contesto, Lucio, interpretato da Paul Mescal, emerge come una figura potente e moderna, ancora più incisiva di quella di Massimo Decimo Meridio (Russell Crowe), che pur non essendo presente, si fa comunque sentire. Lucio è l'emblema di un eroe che cerca giustizia e libertà, ma che si scontra con la realtà di un mondo ormai corrotto. La sua lotta per il sogno di Roma è una riflessione sulla fine di un impero e sulla ricerca di un ideale che ormai è sfocato. In qualche modo, Lucio rappresenta un tentativo di riscatto in un’epoca che sembra incapace di cambiare. È la rivalutazione del sogno di Roma, ormai svuotato di significato e destinato a crollare sotto il peso della sua stessa corruzione. Una riflessione che si estende anche al nostro presente, dove le stesse dinamiche di potere e paura sembrano prevalere.
Conclusioni
Il Gladiatore II di Ridley Scott è un sequel che non solo rispetta, ma espande l'eredità del film originale. È un'opera cinematografica potente e significativa, che si distingue per il suo spirito politico e la sua visione. Con ogni scena, Scott ci regala un'esperienza che mescola perfettamente spettacolarità e riflessione profonda, facendo di questo sequel una delle migliori esperienze cinematografiche recenti.
👍🏻
Una regia imponente e maestosa.
L'approfondimento politico e sociale.
La performance di Denzel Washington.
Il sequel che mantiene lo spirito dell'originale.
👎🏻
Inaspettatamente, il film potrebbe sembrare durare meno rispetto alla sua ambizione narrativa.
#gladiatore#gladiator#gladiator ii#gladiator 2#gladiator movie#gladiator ll#gladiatore 2#ridley scott#paul mescal#pedro pascal#denzel washington#recensione#review#new movie#movie review
3 notes
·
View notes
Photo
Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO PRIMO - di Gianpiero Menniti
L'UOMO GRECO E L'UOMO CRISTIANO
La tragedia di Sofocle narra del figlio che in apparenza infrange due tabù: uccide il padre e giace con la madre. Ma Edipo non è colpevole: l'origine della vicenda è nel misfatto di Laio, il re che teme il pronunciamento dell'oracolo e decide di assassinare il figlio. Il padre è l'assassino. Edipo è la vittima. Laio è dunque colui che non accetta la metafora della morte come passaggio del testimone al figlio. Non accetta la decadenza del corpo. Non accetta di trasmettere la sua eredità, l'Io che si scioglie nella figura del figlio. Non accetta la condizione che la natura impone per se stessa, per le sue finalità di vita senza scopo. La vita che necessariamente è morte. Così, Laio si ribella, infrange l'ordine e apre le porte al caos. Edipo è la vittima. Inconsapevole, rifiuta il nuovo ordine imposto dagli eventi, non segue la regola dell'equilibrio, nella scia dell'ignota ma presente e angosciosa eredità paterna. Nella sua sfrontata ricerca di verità si condensa la tragedia indicibile, struggente, insanabile. Egli è il figlio che si affaccia al mondo attratto dal suo disvelamento, dalla fiducia nella conoscenza. Anche lui senza misura. Anche lui epigono del caos. La tradizione cristiana ripensa il ruolo del padre, ma non entro "l'aretè", necessità di natura e accoglimento del destino di mortale. L'uomo cristiano coltiva la speranza della salvezza dalla morte e sposta l'asse della verità dall'ordine di natura all'ordine divino. Il Dio non è caos ma è padre. Il Dio non è solo onnipotenza ma è divenuto amore. E Amore vince sulla Natura fino a sovvertirne il corso, fino a superarne la muta indifferenza attraverso il Verbo che è coscienza e ricerca. Ecco che il padre accetta la sentenza di morte del figlio:
«Il più giovane disse al padre: "Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta."» (Luca, 15,12).
Nel mondo ebraico l'eredità chiesta prima della scomparsa del genitore equivaleva ad un delitto, rappresentava il desiderio di sopprimere il padre stesso. Ed era punibile con la sentenza capitale. Ma il padre divide l'eredità e lascia andare il figlio: riconosce che il desiderio della sua morte è nel figlio anelito di libertà, estrema pulsione di conoscenza, inclinazione naturale alla vita che divora la vita. Non si vendica, non si lascia cadere nell'impulso contrastante e sceglie la speranza, confida nella salvezza. E nel ritorno. Quando la speranza si avvera e l'ordine naturale dei sentimenti ancestrali è sovvertito, vinto, sconfitto, il padre cancella il passato (il passato è peccato, il presente è redenzione, il futuro è salvezza) e riabbraccia il figlio ritrovato. La Natura rimane in agguato: l'altro figlio osserva e recrimina e rimprovera:
«Egli si adirò e non volle entrare; allora suo padre uscì e lo pregava di entrare. Ma egli rispose al padre: "Ecco, da tanti anni ti servo e non ho mai trasgredito un tuo comando; a me però non hai mai dato neppure un capretto per far festa con i miei amici; ma quando è venuto questo tuo figlio che ha sperperato i tuoi beni con le prostitute, tu hai ammazzato per lui il vitello ingrassato" » (Luca, 15, 28, 29, 30).
Ma è qui che la parabola evangelica tocca il suo culmine, spesso misconosciuto:
«Il padre gli disse: "Figliolo, tu sei sempre con me e ogni cosa mia è tua; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato."» (Luca, 15, 31, 32).
Il padre, sublimazione dell'Amore, salva anche lui, anche l'altro figlio incapace fino a quel momento di comprendere l'ordine di Dio, il figlio rimasto entro l'ordine di Natura che reclama la vendetta. Ma lo salva davvero? Rembrandt lo pone nella scena, a destra, solenne e torvo di rancore. In severo contrasto con l'espressione di disperata compassione che sorge nell'abbraccio tra il padre e il figlio ritrovato. Chagall lo esclude, ponendolo di spalle e accostandogli una figura ferina di risentimento, in basso a destra. Mentre lascia al centro del mondo che accorre l'atto d'amore del padre, approdo finale ed ascesa nel superamento dell'impeto.
- Rembrandt Harmenszoon van Rijn (1606 - 1669): "Ritorno del figliol prodigo", 1661/1669, Ermitage, San Pietroburgo
- Marc Chagall (1887 - 1985): "Il ritorno del figliol prodigo", 1975, Museo nazionale messaggio biblico Marc Chagall, Nizza
- In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
#thegianpieromennitipolis#arte#arte moderna#arte contemporanea#rembrandt#marc chagall#maria casalanguida
26 notes
·
View notes
Text
George Groz- I pilastri della società 1926
La sua condanna del nazismo era timida e perifrastica, ma non aveva cercato giustificazioni. Cercava un colloquio: aveva una coscienza, e si arrabattava per mantenerla quieta. Nella sua prima lettera aveva parlato di "superamento del passato", "Bewältigung der Vergangenheit": ho poi saputo che questo è uno stereotipo, un eufemismo della Germania d'oggi, dov'è universalmente inteso come "redenzione dal nazismo"; ma la radice "walt" che vi è contenuta compare anche in parole che dicono "dominio", "violenza" e "stupro", e credo che traducendo l'espressione con "distorsione del passato", non si andrebbe molto lontano dal suo senso profondo. Eppure era meglio questo rifugiarsi nei luoghi comuni che non la florida ottusità degli altri tedeschi: i suoi sforzi di superamento erano maldestri, un po' ridicoli, irritanti e tristi, tuttavia decorosi. E non mi aveva fatto avere un paio di scarpe?
Alla prima domenica libera mi accinsi, pieno di perplessità, a preparare una risposta per quanto possibile sincera, equilibrata e dignitosa. Stesi la minuta: lo ringraziai per avermi fatto entrare nel laboratorio; mi dichiarai pronto a perdonare i nemici, e magari anche ad amarli, ma solo quando mostrino segni certi di pentimento, e cioè quando cessino di essere nemici. Nel caso contrario, del nemico che resta tale, che persevera nella sua volontà di creare sofferenza, è certo che non lo si deve perdonare: si può cercare di recuperarlo, si può (si deve) discutere con lui, ma è nostro dovere giudicarlo, non perdonarlo.
-da "Vanadio"
------
30 notes
·
View notes
Text
Nessun gelo a sorprendere i passi delle tue mani sulle vie del dolore. Attraversi là dove fa male, ma piano. E' solo caldo il tatto che mi hai donato sotto questa tenda nera che palpita sgualcita dentro me. Mi sfiori ogni segreto che duole, ogni grumo sottile, ogni ruga incisa dall’imprudenza, ogni colore tracciato da gesti impulsivi e vani. Senti che tremo e taci. Mi attendi. Resisti agli urti di un pensiero a te ostile, con gli occhi puntati a me come frecce, come chiodi, come spine sottili. Ché io ti tengo, ti saldo a me, copro la fenditura che morde l’osso, ti sfilo la vena corrotta, ti succhio nella tua interezza. Ti rendo grazia alla pelle mia che geme. Ed insinuo impudichi sguardi fra lingue che penetrano indecenze, formatesi come fiamme di un girone che mi divora le carni e incenerisce ogni tentativo di redenzione. Un equinozio irraggiato da luna e da sole, che allevia ogni tempo sbilanciato e passato. Tempo che aveva lasciato alle spalle solo gelido vento e quel silenzio a fare da colonna sonora di una pellicola grigia e persa nella polvere dell’apatia. Dentro questo antro, ho visto stalattiti lacrimare in pozze di sale e ho invocato la luce di qualsiasi astro. Ma dentro di me, tu sei ogni astro celeste di cui mi voglio vestire e fuori di me sarai l'universo in cui mi vorrò perdere. Di te io mi contagio e in te m’imprimo. M’infilo in ogni piega, in ogni spazio oscuro che non mostri. Dentro te, scaverò il solco per fecondarti e farti terra promessa. E sarò per te una tempesta perfetta.
Composto a due mani da Nere e Criptiche Esternazioni Nei Cieli profondi dell'Anima.
6 notes
·
View notes
Text
The Killing: un viaggio oscuro tra delitto e redenzione.
Introduzione alla serie
The Killing è una serie televisiva crime disponibile su Disney+, remake di un prodotto danese tratto dalle opere dello scrittore David Hewson. La serie statunitense è divisa in quattro stagioni. Le prime due narrano il caso dell’omicidio di una diciannovenne Rosie Larson. Mentre la terza e la quarta trattano altri due casi diversi. Le prime tre stagioni sono composte da 13 episodi mentre l’ultima da sole 6 puntate.
I protagonisti sono una coppia di detective della squadra omicidi: Sarah Linden e Stephen Holder. Insieme dovranno affrontare il crimine nella città di Seattle e affrontare i drammi delle loro vite.
La serie è stata accolta molto positivamente dal pubblico e dalla critica. Personalmente è stata una tra le serie televisive più interessanti e coinvolgenti che io abbia mai visto.
L’ambientazione e l’atmosfera noir di Seattle
I protagonisti sicuramente sono i detective e le famiglie delle vittime, specialmente nella prima e nella seconda stagione. Ma da padrona la fa Seattle. I suoi angoli nascosti, la pioggia costante che infradicia i vestiti di Holder e i capelli di Linden.
Il clima rafforza ancora di più l’atmosfera cupa e asfissiante della trama. Come se la pioggia simboleggiasse il mistero e gli ostacoli che circondano i due detective. Il peso dei vestiti grondanti di pioggia è lo stesso peso che grava su Sarah e su Stephen.
Il tutto è immerso in una fotografia quasi grigia e tonalità che ricordano la tradizione noir. L’inquietudine e la tensione che viene costruita una puntata dietro l’altra.
I personaggi principali e la loro evoluzione
Sarah Linden: il ritratto di una detective tormentata
Sarah Linden è impersonata da Mireille Enos. Il personaggio della detective è scritto meravigliosamente. La tenacia e il coraggio di Sarah vanno pari passo con la sua testardaggine e ostinatezza. Le sue difficoltà familiari e il suo passato travagliato hanno profondamente segnato il suo modo di essere. Quello che ha passato durante la sua infanzia ha segnato in modo radicale le sue relazioni. Tuttavia le sue capacità investigative e il rapporto che instaura con le vittime la rende una detective molto determinata.
Procedendo nelle stagioni le sue difficoltà con il figlio aumentano. Il suo lavoro la travolge e il legame che sente con le vittime diventa sempre più opprimente. Troverà nel suo nuovo collega un punto saldo e un amico su cui contare.
Stephen Holder: il partner con un passato oscuro
Linden nella prima puntata ha in programma di lasciare la centrale di Seattle, partire per la California con il suo fidanzato e suo figlio. Il suo sostituto, Stephen Holder, arriva alla omicidi dalla squadra narcotici e dovrebbe ricevere i casi della sua collega. Tuttavia, le cose non vanno così. Linden rimane a Seattle, troppo presa dal caso della giovane Rosie.
Anche se si capisce che Holder ha dei segreti sembra essere volenteroso di imparare e mettersi in gioco, anche se i suoi colleghi non lo lasciano esprimere il suo potenziale.
Nel corso delle puntate il rapporto tra i due detective si rafforza. Entrambi hanno dei fantasmi del loro passato che stanno provando ad affrontare. Holder è un ex drogato che cerca di rimanere sobrio e risanare il rapporto con la sua famiglia. Holder e Linden saranno l’uno la spalla dell’altro.
La chimica tra i due protagonisti e come influenza la narrazione di The Killing
Sicuramente uno dei punti di forza della serie è proprio il rapporto tra i due poliziotti. Le difficoltà che devono affrontare, l’intensità dei casi e la loro complessa vita privata li legano e li avvicinano sempre di più.
Da fan della serie ovviamente la loro relazione diventa uno dei traini della storia. L’affetto che si vede negli occhi di Holder quando guarda Linden e il modo in cui la fa ridere. Nel corso degli episodi, tuttavia, possiamo vedere Linden irrigidirsi sempre di più, faticare gradualmente a lasciarsi voler bene da Holder. Le difficoltà di lui si aggravano quando sente il loro rapporto vacillare. Insieme allo svolgimento delle indagini, l’evoluzione della loro relazione è uno dei focus più intriganti.
L’indagine al centro della narrazione
Ogni episodio introduce nuove scoperte, ma anche nuovi dubbi, alimentando un senso di incertezza che cresce progressivamente. La serie non è mai affrettata nel rivelare dettagli cruciali, anzi, gioca con la pazienza degli spettatori, mantenendo alta la tensione fino alla fine. Questo è uno degli elementi distintivi di The Killing: non ha paura di rallentare il ritmo per esplorare a fondo i personaggi e i loro segreti.
Fin dal primo episodio, ci troviamo immersi in un mondo cupo e malinconico, con la pioggia incessante che cade su Seattle come una metafora del dolore e del mistero che permea la storia. Questo clima si riflette non solo nell’atmosfera generale, ma anche nel ritmo stesso della serie, che rifiuta di svelare la verità in fretta. Al contrario, dilata il tempo, costruendo un senso di attesa prolungata che si traduce in un’esperienza di visione intensamente immersiva.
Ogni episodio introduce nuove scoperte, ma anche nuovi dubbi, alimentando un senso di incertezza che cresce progressivamente. La serie non è mai affrettata nel rivelare dettagli cruciali, anzi, gioca con la pazienza degli spettatori, mantenendo alta la tensione fino alla fine. Questo è uno degli elementi distintivi di The Killing: non ha paura di rallentare il ritmo per esplorare a fondo i personaggi e i loro segreti.
Il gioco del sospetto: chi è il colpevole?
Uno degli aspetti più avvincenti di The Killing è il modo in cui riesce a far sospettare di chiunque. Ogni personaggio, dal più marginale al più centrale, sembra avere qualcosa da nascondere. La protagonista, la detective Sarah Linden, interpretata in modo magistrale da Mireille Enos, è spinta a seguire una serie di false piste che portano lo spettatore a sospettare di diversi potenziali colpevoli. Ogni episodio offre nuovi indizi che, anziché avvicinare alla verità, complicano ulteriormente la trama.
Le dinamiche familiari, politiche e personali di ciascun individuo vengono lentamente rivelate, creando una rete intricata di relazioni e motivi che potrebbero portare chiunque a essere il responsabile dell’omicidio al centro della storia.
The Killing gioca con le aspettative del pubblico, mettendo in evidenza come nessuno sia completamente innocente. Questa costruzione del sospetto diventa quasi una danza: ogni volta che si è convinti di aver individuato il colpevole, la serie introduce un nuovo dettaglio che sconvolge tutto. È proprio questa continua oscillazione tra certezza e dubbio che mantiene alta la tensione emotiva.
Temi principali: colpa, redenzione e il lato oscuro della società
Uno degli aspetti più potenti di The Killing è la profondità con cui esplora la vulnerabilità dei suoi personaggi. Sarah Linden è una detective straordinariamente competente, ma anche una donna fragile, costantemente in bilico tra il suo dovere e i suoi demoni personali. La sua ossessione per il caso e la sua difficoltà a separare il lavoro dalla vita privata sono temi ricorrenti che rendono il suo personaggio incredibilmente umano.
Anche Stephen Holder, con il suo passato segnato dalla droga e dalla corruzione, è un personaggio profondamente sfaccettato. La sua lotta per mantenere la sua integrità e guadagnare la fiducia di Sarah è una delle dinamiche più interessanti della serie, che riflette la complessità delle relazioni umane in un contesto di estrema pressione.
La serie non si limita a rappresentare un'indagine poliziesca, ma esplora il lato oscuro della società: la disuguaglianza, la corruzione e il dolore della perdita. Ogni personaggio, anche quelli secondari, è tratteggiato con attenzione, e tutti hanno un ruolo nel complicare il puzzle che Linden e Holder cercano di risolvere.
Conclusioni: perché The Killing è un must-watch per gli amanti del crime
The Killing non è una serie per chi cerca una risoluzione rapida o facile. La sua struttura dilatata e la capacità di mantenere costante il sospetto su tutti i personaggi la rendono un’esperienza unica nel panorama delle serie crime. Con il suo ritmo lento ma intenso, riesce a coinvolgere lo spettatore non solo nella ricerca del colpevole, ma anche nelle vite complesse e vulnerabili di chi cerca giustizia.
Se sei un amante del crime, apprezzerai l’attenzione ai dettagli e la profondità emotiva che questa serie offre. È un viaggio oscuro e complesso, che richiede pazienza, ma che alla fine ripaga con una narrazione avvincente e personaggi indimenticabili.
Vuoi leggere altri contenuti su serie TV da vedere e amare? Guarda gli ultimi post e le EasyTears List.
La vostra Easy Tears.
1 note
·
View note
Text
S P O I L E R
Mare Fuori S3
Inizierò con i contro della stagione perché tutto sommato ho approvato molte scelte anche se contengono le solite bassezze Rai.
CONTRO:
1. Parto con Milos/Luna/Luigi. Nella seconda stagione ci hanno mostrato un fotogramma di Luna adesso ci hanno mostrato qualcosa di più su questo passato restando sempre sul leggero dato di fatto. Temevo una caduta irriparabile ed é andata con un NÌ.
Nella conversazione con Luigi si teme la transfobia sul "Dai dimmi chi é questo" a cui Milos risponde "Non é un maschio é una trans. È come una sorella per me." Luna purtroppo deve cambiare città, poi c'é la scena del bacio Milos/Luigi. Quindi tutta questa paura nel mostrare un ragazzo innamorato di una ragazza trans cos'era in realtà? Milos é bisessuale? Con Luna erano solo amici? 😬
Spero che Luna torni e chiariscano Milos perché nel discorso fluidità in prima visione sulla Rai ci credo poco, che abbiano mostrato Milos personaggio gay innamorato di 'una trans' quindi sei gay... enno.
E al momento Milos e Luigi non mi fanno impazzire (Datemi LUNA) e Milos non dovrebbe abbassare la guardia.
2. Silvia. Era partita così bene con la vendetta ma si ritroverà per forza in trappola come Gemma e purtroppo verrà salvata dalla cotta giovanile di cosolaguardia. Peccato. Vedremo come scriveranno male.
3. Più dedicata al fandom dopo aver letto dei commenti su twitter: chi incolpa Gemma per cosa è accaduto con Cardio, fatevi un esame di coscienza per chi le sta dando la colpa. Quante donne vittime di abusi tornano dal carnefice perché assuefatte da quella violenza? Cardio ha fatto la cosa giusta per sé stesso e per lei, le ha dato la possibilità di farcela da sola, di poter dire basta ed essere libera. Anche io ho storto il naso per la conv con la sorella, per lei quando é ricaduta nella trappola a fine S2 ma É COSÌ CHE SEMPRE ACCADE, soprattutto per qualcuno che NON riceve aiuto ma lo subisce (VIOLA).
3. Viola. Un personaggio con cui é stato sempre impossibile empatizzare e non doveva essere così. Aveva un forte problema di salute mentale, era una killer, autolesionista e pericolosa per gli altri e NESSUNO che se ne occupasse tra i quali gli sceneggiatori. La usavano solo come ombra maligna per esplorare gli altri personaggi sotto le sue grinfie, così tanto che nella S3 pensavo l'avessero resa come effetto magico che vedevano e subivano solo le sue vittime. Male, molto male.
4. Giulia is the new Viola. Dove forse si spingeranno più con la scrittura. Gemma aveva Viola, Gianni avrà Giulia. Al momento empatia 0 e cattiveria gratuita, speriamo la esploreranno... che la nuova coinquilina dìa una mano🙄.
5. Altro punto dedicato al fandom: Gaetano. Sempre twitter e no. Anche io ci sono rimasta malissimo per la sua morte, sì potevano mostrare chi ce la fa ma per farla realistica l'hanno resa benissimo, tanto bene quanto Ciro Ricci. Tutto é finito come é iniziato.
(E su questo vi consiglio di leggere La Paranza Dei Bambini, Bacio Feroce, Le storie della paranza - 4 fumetti, Cuore Puro - versione estesa 2022, tutti di Roberto Saviano)
6. Dobermann ma che ca- ma perché dovete rompere le palle a Pino.
7. Il nonsense di Paola che sparisce, Massimo la dimentica (anche se ne sono felice perché 'sta coppia nsa da fà, pls no) e la nuova direttrice🙄🙄🙄. Massimo convertirà pure lei o lo sta facendo solo apposta🙄🙄 boh non lo sanno manco loro.
PRO:
1. Edoardo, la crescita di questo personaggio. Nell'attesa della S3 ero pronta a chiedere la sua morte quanto Viola, diciamo che la scrittura femminile riesce bene poche volte e questa é la volta in cui si vede perché Edoardo ha la sua redenzione, almeno ai miei occhi perché prima lo vedevo solo come inutile e poco credibile nel ruolo dopo Ciro soprattutto opposto a Carmine e Filippo. Neanche da 'nemico'. E grazie alla grande donna che ha dietro, CARMELA, finalmente ha il suo senso. Adesso ho paura per quel dettaglio che nel contesto conta: 'Il sangue di Teresa' quale miglior modo per rovinarli se non farlo salvare dalla sveltina. Se questa cosa cambia e chi vuole Teresa, tra fan e sceneggiatori, avrà la meglio schiferò tutti più di adesso.
Il terrore nell'anima dopo aver visto il tizio entrare nel bagno e lei dire 'Papà?', terrore puro.
Carmela personaggio della stagione.
2. Rosa, non mi fa impazzire la recitazione nelle scene dove si sfoga ma credibile con Carmine anche se non mi strappo i capelli per vederli insieme. (Immaginerò in Edo e Rosa la redenzione di Ciro) Comunque sarà bello vederli insieme contro le famiglie.
3. Quello di Kubra é un sospeso che uccide ma basta l'intervento di Pino per renderla giusta, la aiuterà anche a risolvere con Beppe, ne voglio vedere delle belle.
4. Come Cardiotrap ci diventa villain. Approvo tutto.
5. Carmine e Filippo, sarà difficilissimo non vederli più interagire.
6. Tra z1ngari ci si capisce, Nad salutaci Spadino anche se mi é dispiaciuto l'addio Fili/Nad :(
Quanto mi sono piaciuti i riferimenti alla prima stagione, tra Edo che sopravvive, Carmine nella sparatoria a tre del finale, Cardio/Fili, l'addio di Filippo nel corridoio, avrei voluto qualcosa di più con Massimo/Chiattillo ma d'altronde lo ha aiutato costantemente quindi 👌, Gaetano💔, i flashback di Ciro e lacrimare nel vederlo riapparire per salutarlo💔 (Me e i Cirú=🤝), ma quanto sembrano tanti ragazzi in un orfanotrofio soprattutto con Liz, Massi, Beppe, Gennaro e Paola 🥲🥰
8 notes
·
View notes
Text
La Torre d'Avorio di Paola Barbato: Una storia di redenzione e persecuzione psicologica. Recensione di Alessandria today
Un thriller psicologico che esplora il peso del passato e il desiderio di redenzione
Un thriller psicologico che esplora il peso del passato e il desiderio di redenzione Un viaggio nella psiche tormentata di Mara Paladini La Torre d’Avorio, ultimo romanzo di Paola Barbato, pubblicato il 29 ottobre 2024 da Neri Pozza, è un thriller psicologico che cattura il lettore dalla prima all’ultima pagina. Protagonista è Mara Paladini, una donna che tenta di sfuggire a un passato…
#Alessandria today#autori italiani#Colpi di scena#fuga dal passato#Google News#introspezione psicologica#italianewsmedia.com#La Torre d’Avorio#letteratura italiana contemporanea#letteratura moderna#letteratura thriller#Letture consigliate#Libri 2024#Mara Paladini#mistero e redenzione#narrativa al femminile#narrativa contemporanea#narrativa di qualità#narrativa drammatica#narrativa psicologica#Paola Barbato#Paola Barbato libri#Pier Carlo Lava#protagonisti femminili complessi#psicologia e narrativa#romanzi coinvolgenti#Romanzi da leggere#romanzi di successo#Romanzi italiani#romanzi Neri Pozza
0 notes
Text
Lucifer Morningstar mood. ✨ Nel mondo intrigante delle serie TV, pochi personaggi brillano con la stessa intensità di Lucifer Morningstar. Quest'incarnazione della tentazione, tratta direttamente dalle pagine della mitologia, ha conquistato il pubblico con la sua personalità magnetica e il suo stile senza tempo.
Nella serie televisiva "Lucifer," trasmessa con il fuoco del peccato su schermi di tutto il mondo, Morningstar emerge come un anti-eroe affascinante e imprevedibile. Interpretato con maestria dall'attore Tom Ellis, il diavolo abbandona il suo trono infernale per unirsi al mondo terreno a Los Angeles. Intrappolato tra le sue origini oscure e il desiderio di redenzione, Lucifer oscilla tra il bene e il male in un balletto emozionante di colpi di scena e rivelazioni sorprendenti.
Nessun angolo buio della psiche umana è immune al suo sguardo penetrante. Con un umorismo tagliente come una lama e un fascino irresistibile, Lucifer Morningstar affascina spettatori di ogni genere. Le trame avvincenti si intrecciano con misteri sovrannaturali e drammi personali, creando una sinfonia di emozioni e azione che tiene incollati gli spettatori ai loro schermi.
Ma c'è di più: il personaggio di Lucifer Morningstar risveglia anche domande filosofiche e morali. L'eterna lotta tra il libero arbitrio e il destino, il bene e il male, trova una voce potente in questa serie. Chi è veramente responsabile delle nostre scelte? Possiamo davvero sfuggire al nostro passato? Queste domande e altre si mescolano con la trama, aggiungendo profondità e complessità a un racconto già straordinario.
Quindi, che tu sia un appassionato di mitologia, un amante dei thriller sovrannaturali o semplicemente in cerca di una storia coinvolgente, Lucifer Morningstar è pronto a portarti in un mondo di oscuro fascino e illuminante riflessione. Preparati a immergerti in una storia che incendia l'anima e solletica la mente, dove il diavolo stesso potrebbe rivelarsi una guida inaspettata attraverso i meandri della condizione umana. Benvenuti nell'incanto avvolgente di "Lucifer."
Nelle profondità incandescenti dell'inferno, un nome risuona con un'aura di mistero e potere: Lucifer Morningstar. Questo enigmatico sovrano degli abissi oscilla tra il lusso sfarzoso del suo regno infernale e le strade cupe di Los Angeles, dove si dilettava nella sua inusuale seconda carriera come consulente investigativo.
Con un'incredibile amalgama di fascino e sfacciataggine, Lucifer Morningstar incarna il classico ribelle con un tocco di saggezza divina. La sua originale interpretazione diabolica si intreccia con una curiosa affinità per l'umanità, spingendolo a cercare verità e giustizia insieme alla sua complice Detective Chloe Decker. Mentre si gettano nel vortice delle indagini, la chimica travolgente tra loro diventa una forza trainante, aggiungendo un tocco irresistibile a ogni scena.
In ogni episodio, l'enigma di Lucifer Morningstar si svela progressivamente, rivelando i segreti di un passato immortale e la sua relazione complicata con il suo padre divino. Questo affascinante arcangelo caduto è tanto un provocatore quanto un confidente, costringendo gli spettatori ad ammirare la sua complessità e ad abbracciare il suo lato oscuro.
Immergiti in un mondo di ambiguità morale, svelamenti sorprendenti e battute taglienti mentre segui le avventure di Lucifer Morningstar. Che tu sia affascinato dal suo magnetismo oscuro, affamato di indagini avvincenti o semplicemente attratto dall'inarrestabile energia dell'arcangelo decaduto, c'è un motivo per cui il nome "Lucifer Morningstar" risuona come un richiamo irresistibile nell'universo dell'intrattenimento. Unisciti a noi mentre esploriamo le profondità ardenti di questa serie che incanta e avvince, portando la luce nelle zone più oscure.
Post: https://www.tumblr.com/jamessixx/725851271419052032/thunder-sixx-e-la-storia-dellillustrazione
#lucifer#lucifer morningstar#illustration#photo edit#photography#digital photography#digitaldesign#adobe photoshop#photoshop#SoundCloud
1 note
·
View note
Text
Short story: Legno e Sangue, pt.5
Non ci potevo credere. Mi ero fatta fregare. Che schifo.
L'effetto della magia di Betul—no, della Dama Alta rimase su di me per un paio di giorni. Mi rese più serena, pacifica, accondiscendente. E speranzosa. Addirittura, mi sembrò che il legno di quel posto non stesse soffrendo più, che tutte le voci doloranti si fossero interrotte. Mi muovevo per il Collegio come una medusa molliccia e senza pensieri, spintonata qua e là dalle mie compagne o dagli assistenti.
Da un dormitorio all'altro, da un'aula all'altra, da una stanza buia o bianca all'altra.
Ma poi, il male tornò su di me come alta marea. E con esso tanta, tantissima confusione. E vergogna. Era bastato loro sventolare sotto il mio naso la promessa di una vita diversa, migliore, per farmi scodinzolare come una cagna affamata. Tutti quegli alberi, la prospettiva di essere di nuovo senza bavaglio, maschera o guanti, l'idea di poter praticare la mia magia in santa pace. Ma era davvero così? Era una vita diversa, sì, ma era davvero migliore? Quelle Sorelle forse non vivevano come noi, come topolini sporchi e inetti acquattati nell'ombra del Collegio in attesa o di crepare o di essere ridotte a gusci vuoti, ma erano pur sempre rinchiuse dentro delle gabbie.
La loro magia — l'Arte! Ecco come l'aveva chiamata Mmh-mmh — non era davvero loro. Era al servizio della Nazione e degli uomini potenti. Del Re Antoine-Philippe V de Rochemont.
Eppure… cosa potevo desiderare, di più di quello? Non ero come Mmh-mmh, io non avevo il suo coraggio disperato, quello che l'avrebbe portata a farsi schiacciare come un lombrico o a essere scaraventata nel nulla nebbioso che circondava il Collegio.
Io ero cresciuta davanti a un camino caldo e scoppiettante, servita e riverita da decine di camerieri. Non avevo la stoffa per quel tipo di sfacciataggine. Se avessi rifiutato quel Paradiso segreto, sarei stata svuotata della mia magia e rispedita a Padre e Madre sottoforma di bambola obbediente.
Più mi arrovellavo su quel dilemma, più mi faceva male la testa. E più mi faceva male la testa, più mi rendevo conto che in realtà tutto era esattamente come prima, se non peggio. Il legno urlava, le suture tiravano, il mio stomaco si rivoltava — la dieta di quei giorni consisteva in tarassaco imbevuto di aceto — e stavo da cani.
"Mmh-mmh!" Un leggero colpo di tosse solleticò i peli della mia nuca. Ero a lezione, con le altre. Davanti a noi, un professorone barbuto e grosso, tutto intento a sputare citazioni filosofiche una dopo l'altra, senza neanche spiegarle. Le scriveva alla lavagna, riempiendo l'aria del ticchettio stridulo del gesso, e poi le ripeteva, all'infinito.
Per quanto grande sia la sofferenza, ricorda che essa può essere il seme della tua redenzione!
Non possiamo mai liberarci del passato, ma possiamo redimerlo con il pentimento.
La vita felice non è esente da sofferenze, ma è quella in cui il dolore è trasformato in virtù.
Il dolore è il maestro dell’uomo. Solo attraverso il dolore si può giungere alla verità.
Per quanto grande sia la sofferenza…
"Mmh-mmh!" Ancora. Era tornata? Non l'avevo più vista dall'infermeria. Qualcosa di leggero e scrocchiante si schiantò contro la mia testa e rotolò sul banco; un bigliettino appallottolato. Qualcuno aveva strappato la pagina di un quaderno e ci aveva scritto sopra — intravedevo lettere scarabocchiate nascoste tra le pieghe, come le zampe nere di un ragno timido. Lo aprii.
Come stai? Stai male, lo so. Anche io. Altre due povere come me sono sparite.
Fu come se la mia gola si fosse riempita di schegge giacciate e taglienti: era di Mmh-mmh! Aveva scritto quel bigliettino per me, con una calligrafia stentata e infantile. Inclinai leggermente il viso per guardare dietro la mia spalla. A fatica, riuscii a individuarla tra le fessure della maschera: lei era lì, nell'ultimo banco dell'ultima fila. Due verità caddero su di me come scarafaggi maldestri che piombano dal soffitto. La prima fu la consapevolezza lancinante di star facendo qualcosa di irrimediabilmente e stupidamente idiota. L'uomo barbuto era girato verso la lavagna, ma era distante da me solo una manciata di metri. Avrebbe potuto scoprirci con estrema facilità. Che cosa sarebbe successo, se lo avesse fatto? Forse a Mmh-mmh non interessava, era solo un altro passo in avanti verso il suo piano suicida. Ma a me importava, e parecchio.
Ci avrebbero punite? Le porte del Paradiso sarebbero state sbarrate per sempre? Sarei diventata anche io una pezzente combinaguai e avrei scoperto quale era l'altro destino che le Due Dame avevano riservato a quelle come Mmh-mmh?
La seconda verità fu come un lampo dietro gli occhi. Ci era stata tolta la voce, sì, ma quello non significava che non potessimo comunque parlare. Potevamo farlo scrivendo. Come avevo fatto a non pensarci prima? Incolpai la mitezza silenziosa e ubbidiente che aveva intessuto la mia vita fin dal momento in cui ero uscita dalle cosce di Madre. Aggirare le regole non era mai stata un'opzione, neanche quando farlo era semplice come gettare un po' d'inchiostro su un foglio strappato. L'esplosione della villa era stata la prima volta che avevo concesso al mio dolore di avere un peso.
L'assenza di una reazione particolare da parte delle nostre compagne mi insospettì. Ero certa che alcune delle altre avessero notato il gesto di Mmh-mmh, quantomeno quelle dell'ultima fila, e che un coro di sospiri o gemiti allarmati si sarebbe alzato da un momento all'altro. Eppure, non arrivò nulla. Niente.
Solo qualche pigro gorgoglio di gola, in particolare dalla Sorella con cui condividevo il banco e che urtai mentre mi curvavo su me stessa per leggere il bigliettino. O non osavano fiatare e fare le spie per il terrore di finirci in mezzo pure loro oppure comunicare in quel modo era un'abitudine già nota. Una banalità. Continuai a leggere.
Pensavo fossero morte o che le avessero sbattute fuori, ma io credo siano ancora qui. L'altra notte ero a zonzo e mi sono ritrovata in un corridoio sotterraneo che non avevo mai visto prima. Lì dentro ho sentito tanto di quel dolore da impazzire. C'era una grossa porta di legno e da dietro di essa arrivavano onde di dolore fortissimo, una roba mai sentita prima, come se lì ci fossero tutte le sofferenze del mondo.
Il biglietto di Mmh-mmh rimase lì, tra le mie mani, per un tempo indefinito. Proprio mentre stavo per accartocciarlo, un "Mmh-mmh!" insistente arrivò dalle mie spalle. Lei voleva una risposta. Feci finta di nulla, ma un altro colpo di tosse ruppe l'aria e le spalle dell'uomo barbuto si irrigidirono. Non si voltò, ma ci era mancato poco. In preda al panico, feci l'unica cosa che mi sembrò sensata: usai lo spazio vuoto sotto l'inchiostro di Mmh-mmh e scrissi il mio messaggio.
Chi sono le tue due amiche? Credi siano rinchiuse lì? Come facevi a essere a zonzo?
Appallottolai la carta e mi girai quel che sarebbe bastato per spedire quell'improbabile lettera alla mia altrettanto improbabile compagna di corrispondenza. Ancora, la Sorella accanto a me sibilò scontenta. Le gettai un'occhiata supplichevole da dietro le fessure della maschera, sperando che lei capisse. Incontrai un volto di ghiaccio e, dove di solito si riusciva a scorgere almeno qualche sprazzo di iride, due linee così nere e dure da farmi tremare i polsi. Lasciai perdere e pregai non dicesse nulla.
La risposta di Mmh-mmh arrivò dopo pochi minuti.
Loro due sono…
Dalla descrizione che seguì, riuscii a capire che si stava riferendo a Cucciola e Vibra.
Non lo so, quel dolore però aveva la loro forma. E il loro odore. So che non ha senso, ma il dolore di ogni persona è diverso. Un po' come il profumo della pelle. Quello era il loro. E ne ho sentiti anche altri.
E poi, poco più sotto:
Sesso. Lascio che gli uomini che controllano il nostro gruppo facciano sesso con il mio corpo per un po' e loro non dicono nulla se faccio qualche giretto. Stasera ci torno. Vieni?
Il foglio stropicciato cadde dalle mie mani sul banco. Mi voltai di scatto, incredula di fronte a quelle parole. A tutte, quelle parole. Ad accogliere il mio sbigottimento trovai una Mmh-mmh placida e tranquilla, che alzò le spalle noncurante, come se non mi avesse appena rivelato di prostituirsi in cambio del permesso di portare avanti un piano suicida.
Continuai a fissarla. Cosa speravo accadesse, che sparisse sotto i miei occhi, portando con sé tutte quelle idee bislacche e compromettenti? Inaspettatamente, però, una trasfigurazione avvenne davvero in Mmh-mmh: la sua nonchalance si trasformò in terrore. La vidi irrigidirsi tutta e sbiancare. Le Sorelle sedute vicino a lei esplosero in sospiri strozzati e impauriti.
Mi girai e il mio campo visivo limitato fu invaso da un groviglio di peli neri e unti, e da una fila di denti storti e giallastri. Mi ci volle una manciata di secondi per capire che la cosa che troneggiava su di me dall'altra parte del banco non era un demonio, ma il professore barbuto.
"Mademoiselle," sputò quella parola come se stesse rigettando un boccone di carne avariata. Era grosso, paonazzo e sudato. Appoggiò le manone sul banco e il suo peso fece gemere terribilmente il povero legno. Aveva i dorsi delle mani pelosi, parevano dei rovi.
"Qualcosa di più interessante del verbo dei saggi pensatori ha catturato la vostra attenzione? Dovreste guaire di gratitudine e ascoltarmi come se qui davanti a voi ci fosse Nostro Signore in persona, eppure—"
Sollevò il mento come un segugio in cerca di una preda. Guardò alle mie spalle e fulminò con i suoi occhietti truci tutte le Sorelle dell'ultima fila. Una scossa di panico mi trafisse il petto: il biglietto. Era ancora lì, sul banco? L'avrebbe visto? Mentre lui scandagliava le altre ragazze, cercai con lo sguardo il pezzo di carta. Non c'era. Era sparito.
Il gelo di due fessure nere come la notte calò su di me. Piegai il collo e gettai un'occhiata alla mia compagna di banco. Anche lei mi stava osservando. Aveva le mani guantate appoggiate elegantemente davanti a sé, come se fosse al bancone di un bistrot, in attesa di essere servita. L'aveva preso lei, di sicuro. Aveva approfittato del trambusto per farlo scivolare sotto il palmo.
"Nulla da dire, mademoiselle?" il professore tornò a ringhiarmi addosso. Fece pesare ancora di più il suo corpo sul banco. Ebbi la certezza che se non mi fossi scusata nei successivi dieci secondi le gambe del tavolo si sarebbero spezzate su di me. E io avrei voluto scusarmi, davvero, ma non potevo, il colletto non me lo permetteva. Provai a buttare fuori qualche scusa mugolata attraverso il tessuto stretto, ma non uscì nulla di comprensibile.
"Come, prego?" insistette. Era una trappola, ovviamente. Se mi fossi anche solo azzardata ad abbassare l'orlo sarei stata in guai grossi. Ma se continuavo a non scusarmi sarebbe andata anche peggio. Scelsi l'unica strada che forse poteva salvarmi la pelle: l'umiliazione. Chinai il capo fino a toccare il banco con la punta del naso e unii le mani in preghiera: quell'uomo e il suo ego sarebbero stati gli oggetti della mia temporanea adorazione.
Il professore inspirò forte e si impettì tutto. Avevo fatto centro. Una mano pesante avvolse la mia testa e spinse, costringendomi a schiacciare la faccia contro il legno. Mi fece male, ma quello era Abete. I pochi centimetri scoperti della mia guancia e della fronte sfrigolarono eccitati non appena entrarono a contatto con la superficie legnosa. Quel dialogo sensoriale non era sufficiente per nessuna magia, ma andava più che bene per avere un po' di conforto. Fu come ricevere un bacio proibito.
"Eccellente. Rimanete così per il resto della lezione. Vi dona." Restò lì a guardarmi ancora per un attimo, poi tornò a grandi passi verso la lavagna.
Obbedii. Rimasi con le mani giunte e la faccia dolorosamente premuta sul banco, aspettando la fine della lezione. Non appena lui si congedò e l'ultima delle Sorelle uscì dalla stanza provai a raddrizzarmi, indolenzita, ma mi resi conto che c'era ancora qualcuno nell'aula, dietro di me.
"Mmh-mmh!"
Gemetti esasperata e mi voltai per fulminarla con lo sguardo, nei limiti del possibile. Sembrava turbata. Si portò una mano alla bocca e afferrò l'orlo del colletto. Cosa voleva fare, quella matta? Abbassarlo e parlare? Scossi la testa con forza per impedirglielo, ma ci pensò uno degli assistenti a fermare quella follia.
"Tu," l'uomo, un tipo basso e secco, aveva fatto capolino dalla porta. Piantò i suoi occhi su di me e mi fece cenno di alzarmi. "Muoviti. Vieni con me."
Mi alzai senza esitare e trotterellai verso la porta.
"E tu, schifosa," spostò la sua attenzione su Mmh-mmh. "Porta il tuo culo nell'atrio e raggiungi le altre."
Mmh-mmh si alzò con calma. Quando passò accanto a noi fece scivolare una mano fuori dalla tunica e mi sfiorò un fianco. "Mmh-mmh!"
"Sparisci!" l'assistente le abbaiò addosso. Mmh-mmh esitò ancora per un attimo, poi si allontanò.
L'uomo secco sbuffò, soddisfatto, poi diede uno strattone al mio braccio e mi trascinò via. Lanciai un gemito sorpreso. Dove mi stava portando? Dove era il resto del mio gruppo? Non opposi resistenza e mi lasciai trascinare verso uno degli stretti corridoi laterali e poi in un altro corridoio ancora. Arrivammo a un punto di svolta da cui si diramava una serie di scale e pensai volesse portarmi in un altro piano, ma mi spinse verso una parete interamente ricoperta da un arazzo raffigurante la famiglia reale.
"Ecco a voi," l'assistente imitò goffamente una postura militaresca e rivolse lo sguardo all'arazzo, come se mi volesse consegnare alle mani piatte e finte di quei de Rochemont intrecciati nel tessuto.
"Bene." Una voce graffiante e stridula mi fece sobbalzare. Una Sorella spuntò dall'angolo della parete. Era la ladra di bigliettini, la mia compagna di banco. C'era qualcosa di strano in lei, qualcosa di sbagliato, e quando mi resi conto di che cosa fosse un mugolio angosciato uscì dalla mia gola: era senza bavaglio. Se l'era abbassato.
Vedere le sue labbra lunghe e strette non mi fece lo stesso effetto quasi magnetico che avevo provato quando avevo visto la bocca di Mmh-mmh. Mi sentivo tremendamente a disagio, sapevo che da lì non poteva uscire nulla di buono.
Anche se con ogni probabilità non sarebbe uscito proprio un bel niente, perché l'assistente l'avrebbe punita duramente per quell'insolenza proibita. E la punizione sarebbe arrivata da un momento all'altro, senza dubbio, era solo questione di secondi prima che l'uomo si scagliasse contro di lei e le coprisse quella bocca tesa e pallida. Questione di secondi. Giusto? Sbagliato. L'uomo secco rimase fermo immobile, come un soldatino obbediente.
"André fa quello che gli chiedo io," la ragazza doveva aver notato il mio sgomento.
"La caratura del sangue che abbiamo nelle vene forse non può cancellare la nostra maledizione guasta, ma quella dell'oro che certe famiglie hanno da offrire apre molte porte."
Estrasse il foglio stropicciato da una piega della sua veste bianca e lo sventolò come un fazzoletto. Come se io fossi su una nave pronta a salpare verso morte e distruzione e lei mi stesse salutando dalla banchina.
"Molte porte, ma non tutte."
Dove voleva arrivare? Mi azzardai a fare un paio di passi in avanti, per riuscire almeno a guardarla meglio. La conoscevo? Aveva un aria vagamente familiare, in effetti. Sarebbe potuta essere piuttosto attraente non fosse stato per quelle labbra da pesce che le tagliavano il viso. Provai a guardarla meglio, ma lei soffiò spazientita.
"Non ci conosciamo. Non di persona, almeno. Forse mi hai vista a qualche parata o ballo, ma di solito non parlo con quelle come te," il suo sguardo andò istintivamente verso l'arazzo.
Quelle come me. Ero la figlia di uno Chevalier, ma forse per lei non era una condizione abbastanza nobile. Doveva essere legata in qualche modo alla famiglia reale.
Sventolò di nuovo il foglio. "Le Due Dame ti hanno portata nel loro giardino e tu le ripaghi così? Ti hanno aperto la porta più grande di tutte e tu giochi con una puttana come quella?"
Quelle parole sgocciolavano un'emozione amara ben diversa dal semplice sdegno. Invidia. Per lei il giardino era ancora chiuso.
"Lo fanno per noi, non lo capisci? Le Due Dame ci porgono un dono e si sono prodigate tanto per poterci offrire un'altra strada. Credi che continuerebbero a farlo, se tutte le maledette selezionate fossero delle selvagge, come te e quell'altra?"
Per la seconda volta nell'arco di poche ore venivano gettate su di me domande a cui non potevo rispondere. Gemetti esasperata e il mio alito caldo si spanse sul colletto. La ragazza con la bocca da pesce fece un cenno infastidito e l'assistente si mosse. L'uomo allungò la sua mano ossuta verso il mio mento e abbassò bruscamente l'orlo.
Libertà, anche se temporanea e aspra. Respirai a pieni polmoni l'aria umida e fredda del castello, poi parlai, con un filo di voce roca: "Cosa vuoi da me?"
"Due cose. La prima—" fece di nuovo un cenno ad André e questo mi afferrò per il polso. Lo alzò, lo torse con una rotazione grezza ma brutale e lo spezzò. Lanciai un grido, più per la sorpresa che altro. Il dolore non ci mise molto ad arrivare e fu come se l'intero braccio stesse andando a fuoco. Piagnucolai d'istinto, ma subito dopo mi morsi il labbro fino a farmelo sanguinare: non volevo darle anche quella soddisfazione. L'assistente mollò di colpo la mia mano e il contraccolpo mandò saette lancinanti fino alla spalla. Morsi più forte.
"Gli incidenti capitano, non farne un dramma. Una stecca e passa tutto. Purtroppo le Due Dame non lavorano con streghe storpie, quindi dovrai aspettare prima di rimettere piede nel giardino. Un peccato."
"Perché lo hai tenuto per te?" biascicai, puntando il mio sguardo sul biglietto. "Potevi dirlo al professore o alle Due Dame e mettermi nei guai."
"Ma no," Bocca di Pesce schioccò la lingua, sdegnosa. "Questa faccenda dei bigliettini è vecchia come il Collegio stesso. A volte chiudono un occhio, a volte puniscono chiunque abbia anche solo minimamente a che fare con oggetti come questo. In entrambi i casi, a me non ne verrebbe nulla di buono. Per quanto riguarda il contenuto, invece…"
Le sue labbra si tesero in un ghigno e inizio a leggere: "… Lascio che gli uomini che controllano il nostro gruppo facciano sesso con il mio corpo per un po' e loro non dicono nulla se faccio qualche giretto. Stasera ci torno. Vieni?"
Aveva usato una voce ancora più stridula e fastidiosa, come se stesse cercando di imitare Mmh-mmh. Ma Mmh-mmh non suonava per nulla così.
"Quindi, non solo puttana e selvaggia, ma anche istigatrice e complottista. E tu pure. È molto probabile che qualsiasi sciocchezza abbiate in mente vi faccia schiattare entrambe prima ancora che questo pezzo di carta possa tornarmi utile, ma sappi una cosa, nel caso doveste sopravvivere—"
Sorrise in un modo così innaturale e falso da ribaltarmi lo stomaco. "Sei mia. Qualsiasi cosa ti chiederò di fare, tu la farai. Qualsiasi cosa vorrò da te, tu me la darai. Qualsiasi cosa ti ordinerò, tu ubbidirai. Questo foglio scotta più del fuoco e ci puoi giurare che ti farò bruciare viva con questo segretuccio, se mi metti i bastoni tra le ruote."
Allargò le narici, soddisfatta. Aveva detto tutto quello che aveva da dire e ora si sarebbe goduta l'effetto delle sue parole su di me. Ma io volevo un finale diverso.
"Mi dispiace," dissi.
"Per che cosa? Per essere stata un'idiota ingrata?"
"No. Mi dispiace che la maledizione che ti ha portata qui non sia abbastanza interessante per le Due Dame."
Spalancò gli occhi e le sue iridi scure divennero pozze ancora più nere e prive di vita.
"Cosa vuoi dire?"
"Che se le Due Dame hanno fatto vedere il loro giardino anche a una puttana come me, forse ciò che hai da dare non è così potente."
Non era una cosa carina da dire, certo. Nessuna Strega sceglieva la propria magia. Per quanto ne sapevo, Bocca di Pesce poteva essere in grado di parlare con gli scarafaggi o poco più e non sarebbe stata colpa sua. Ma Bocca di Pesce non era carina. Anzi, era una vera stronza e si meritava parole stronze.
Aprì quelle sue labbra pallide, ma riuscì solo a boccheggiare un po', senza trovare nulla con cui controbattere. Ovviamente mi ero permessa di darle quell'affondo solo perché era già arrivata al culmine del suo grande piano malefico. Non poteva certo chiedere ad André di mutilarmi di nuovo, avrebbe destato troppi sospetti. Ed era stata già abbastanza chiara su cosa avrebbe fatto con il mio bigliettino. Non aveva altri strumenti di tortura da poter adoperare su di me.
"Portala via."
Fu l'unica cosa che riuscì a dire. L'assistente obbedì e mi trascinò dalla parte opposta. Non mi aspettavo mi concedesse il privilegio di essere strattonata per il polso sano e infatti non lo fece.
0 notes
Text
Mino Minardi - Il nuovo singolo “Vento”
Il brano tratta della redenzione spirituale ed è distribuito da Virgin Music Group per Boot Music Group
Il cantautore Mino Minardi pubblica il nuovo singolo “Vento”, disponibile dal 1° dicembre 2024 sugli stores digitali e nelle radio in promozione nazionale. Il mix e il master sono stati curati dal Vox Recording Studio, mentre la distribuzione è nelle mani di Virgin Music Group, per conto di Boot Music Group di Pentimone. Il protagonista del brano è un uomo che, nella sua sofferenza, riesce a scorgere la luce e capisce che bisogna lasciare indietro il passato. Le strofe presentano versi come “E mi sentivo fragile e inutile”, “Ma poi ho compreso che”, che incarnano a pieno il cambiamento. L’uomo sale verso il vento e si lascia trasportare dal suo impeto, proprio come recita lo stesso ritornello. La morale del brano sta nell’importanza della famiglia e nella capacità di diventare uomini, anime imperfette che naufragano in alto mare. Il brano è un racconto di redenzione, di come si possa ritrovare la propria Fede.
“Dimmi come ci si sente quando torni a respirare senza più temere niente, senza più farti del male” Mino Minardi
Ascolta il brano
Storia dell’artista
Jacopo "Mino" Minardi nasce a Montecchio il 21/2/1995, ma da sempre vive a Barco di Bibbiano, dove ha coltivato fin dalla prima infanzia il suo amore per la musica. Spinto dal papà a cimentarsi con la chitarra, quando era ragazzino, Mino non ha mai smesso di inseguire il suo sogno e a soli vent'anni scrive il primo di tanti testi che però rimangono nel cassetto. Nell'estate del 2019 decide di uscire dal suo guscio, esibendosi davanti al pubblico con il singolo "Estate": è il trampolino di lancio per Mino che poi spopola in radio con "Profumo di caffè" hit latineggiante del 2020, nata dalla notizia della dolce attesa di un figlio dalla sua amata moglie Elena. Nello stesso periodo, prende vita il primo EP composto da quattro canzoni. Nel giorno del ventiseiesimo compleanno di Mino, esce "La bella e la bestia", singolo portato a Sanremo New Talent, che parla di come bisogna assolutamente amarsi e accettarsi nonostante le diversità. I tempi sono ormai maturi per l'uscita del primo album arrangiato dall'amico Alessandro "Perez" Peretto dei "Mai noi no" e prodotto dall'amico Andrea Fontanesi del Vox Recording Studio: otto brani che spaziano fra amore, fede e politica, un riflesso delle emozioni più profonde che Mino esprime con il suo stile cantautorale. Il legame professionale con Peretto cresce sempre di più e Mino, a ridosso dell'estate 2022, regala un gioiello ai suoi fan: "Tu", un pezzo con una melodia accattivante e un testo emotivamente coinvolgente. L'anno si conclude con il singolo "Tutto è più semplice" che vede la collaborazione di Cristiano Turato e Maurizio Vercon alle chitarre, i quali arrangiano il singolo: un dolce ricordo della nonna che profuma di speranza. Il 2023 si apre con un ritorno alle origini per Mino: il 24 marzo esce "La passione" primo brano scritto dal cantautore di Barco, arrangiato dall'immancabile Alessandro Peretto e prodotto da Vox Recording: un singolo cantautorale e altresì sentimentale, che tratta di un argomento che è ancora tabù, ovvero le malattie mentali. L'arrivo dell'estate porta invece al consolidamento della collaborazione con un'altra musicista reggiana, Denise Fantuzzi: esce "Luna di Miele", seconda canzone del duo Minardi-Fantuzzi, una vera e propria hit estiva, con chitarre latineggianti che accompagnano un tema, la crescita della coppia dalle prime esperienze al matrimonio e infine, appunto alla luna di miele, con suoni freschi e leggeri tipici dei tormentoni estivi da spiaggia. L'arrangiamento è di Dan Cavalca, mentre il mix e master è di Andrea Fontanesi del Vox Recording; uscirà con Boot Music Group tramite Ingrooves. Il 15 dicembre 2023, Mino torna alle origini, dimenticando ciò che è stato il tormentone estivo. Uscirà con lettera d'amore, un brano che tratta un amore malato, un amore che, ripetutamente fatto durare nonostante i vetri fossero già a terra, finirà. Torna col suo stile vintage, e cantautorale. Riprende la collaborazione con Peretto, immancabile negli arrangiamenti di Mino, mentre il mix è a cura del Vox Recording Studio. Uscirà “Vieni Qui”, appena pochi mesi dopo, arrangiato da Alessandro Peretto e prodotto da Vox recording, distribuito da Warner Music per Boot Music Group. L’ultima uscita, invece, risale all’autunno del 2024, “Due farfalle volano”, brano arrangiato completamente da Andrea Fontanesi di Vox Recording, in cui è immancabile la presenza del violino di Erio Reverberi.
Instagram: https://www.instagram.com/mino_minardi?igsh=NmpvZXNuMTc2Nm1t
Facebook: https://www.facebook.com/jacopo.minardimino
YouTube: https://youtube.com/@minominardi3184?si=9CNJ3Kv7Oe68ba1E
0 notes
Text
La Classe Media - La Mela Del Serpente
Con il suo EP d’esordio La mela del serpente, La classe media ci offre uno spunto di riflessione in musica, una fotografia di una generazione sospesa tra il passato e un futuro incerto, tra rimpianti e la costante ricerca di redenzione. Sin dalla copertina, con la sua semplice immagine di una mela rossa su sfondo bianco, la band gioca con il simbolismo: un richiamo a quella tentazione che segna…
0 notes
Text
Demon Copperhead di Barbara Kingsolver. La discesa all'inferno del giovane Demon, nato da una madre alcolizzata e drogata e passato da un affido all'altro. La sua ancora di salvezza sono i fumetti. Non c'è redenzione per gli abitanti di Lee county, che vivono di espedienti e si strafanno di oxy e altre droghe. Ogni volta che per Demon le cose sembrano mettersi bene, il destino e le circostanze si piazzano di traverso, fino ad un finale inaspettato. Il libro, che ha vinto il Pulitzer l'anno scorso, ricalca in più punti David Copperfield di Charles Dickens, utilizzandolo come canovaccio per una storia dolorosa ed originale. 600 pagine sono volate!
#libri #demoncopperhead
0 notes