#ossessione e paranoia
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pier-carlo-universe · 4 months ago
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Nella sua ombra - Mark Edwards: Un thriller psicologico oscuro e inquietante. Recensione di Alessandria today
Paure e segreti nascosti emergono nell’ultimo thriller di Mark Edwards
Paure e segreti nascosti emergono nell’ultimo thriller di Mark Edwards Nella sua ombra è un altro esempio dell’abilità di Mark Edwards nel costruire atmosfere dense di tensione e mistero. Il romanzo si inserisce nel filone dei thriller psicologici con una storia che indaga le dinamiche dell’ossessione e del controllo, spingendo il lettore in una spirale di inquietudine che si fa sempre più…
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nusta · 2 years ago
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Una delle cose a cui sto cercando di abituarmi con un braccio rotto è la lentezza forzata di alcuni gesti. Li riesco a fare, per fortuna, con una mano sola, ma al rallentatore, con tutte le cautele per evitare torsioni o contraccolpi che vadano a coinvolgere l'altro lato. Anche respirare, ogni tanto, lo devo fare con cautela. Non so a volte dove finisca la cautela e cominci la paranoia, eh. Non capisco che tipo di tensione, fitta, fastidio o dolore sia da considerare normale in queste circostanze, dato che è la prima volta che mi capita di sperimentarle, per mia fortuna e sfortuna.
Il caldo del tutore mi sta probabilmente facendo anche un poco di effetto analgesico, per ora vado avanti con la Tachipirina e anche il graffio alla gamba è solo un vago pizzicore quando piego o appoggio il ginocchio. Chissà se mi resteranno le sfumature. Chissà quanto ci vorrà a muovere di nuovo tutto quanto come prima. Il dottore ha detto che più si hanno muscoli e più è probabile che sia lungo il recupero, in caso di spalla "congelata". Io dovrei fare relativamente in fretta allora, ho pensato. Ma non so, restiamo scaramantici e ottimisti insieme, quel che sarà, sarà. Forse sarà la volta buona che mi metterò a fare degli esercizi per le spalle e la schiena, che sono anni che mi dico che dovrei e invece non comincio mai.
Non so se riuscirò a polliannare duro come mi servirebbe. Non so se questa mindfullness costante diventerà ossessione da qui alla fine dei 30 giorni previsti, spero di no. Chissà se le mie reazioni psicosomatiche abituali si faranno vive o mi daranno tregua.
Intanto ringrazio di avere l'aria condizionata e il bagno spazioso e le TV strategicamente posizionate e il vestito largo che mi riesco a mettere da sola (ma non a togliere) e il reader con la custodia che si piega a leggio. E più di tutto ringrazio di avere a fianco il mio compagno che ci è già passato anni fa e mi aiuta a tenere sotto controllo l'ansia, anche solo con la sua presenza.
E insomma. Speriamo bene.
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entropiceye · 3 years ago
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Avere un disturbo borderline di personalità è come convivere con un costante subbuglio di emozioni e pensieri, spesso dolorosamente insopportabile.
Un brusio così rumoroso da far venire l'emicrania, un vuoto così vasto e spaventoso da provocare un senso di oppressione al petto.
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È vedere alternarsi il senso di onnipotenza alla più nera miserevolezza.
È passare dall'euforia alla pura disperazione.
Il tutto nell'arco di ore, se non addirittura minuti.
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È essere costantemente evitati, fraintesi, additati come persone tossiche, crudeli e manipolatrici.
Persone destinate a collezionare fallimenti, bombe ad orologeria sovraccariche di emozioni, imprevedibili e talvolta violente al punto da rappresentare un pericolo per loro stesse e per gli altri.
Persone indegne di fiducia, in quanto veri e propri uragani emotivi, che trasformano gli alti e bassi delle normali relazioni in vere e proprie montagne russe.
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La verità però, è che essere borderline, il più delle volte significa sentire troppo, amare troppo, pensare troppo e soffrire troppo.
Ci si ritrova spesso soli, nonostante l'enorme bisogno di amore, affetto e comprensione.
Bisogno che esasperato e portato all'estremo, diventa ossessione e talvolta anche paranoia, perché dietro quel bisogno c'è una vera e propria fobia: l'abbandono.
Si tratta di una paura così forte, da innescare meccanismi di svalutazione, comportamenti manipolatori e fortemente distruttivi.
Ci si ritrova così a rompere i legami che tanto faticosamente avevamo cercato di mantenere, annebbiati dall'impulsività.
Ci si culla nella breve e fragile illusione di poter evitare il dolore dell'abbandono, non rendendoci conto che a quella indicibile agonia, abbiamo unito, in una pericolosa miscela, anche il senso di colpa...
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bru111271 · 4 years ago
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"Se non scoppiassi di battiti
ogni volta che mi emoziono
da infarto
se non sorridessi per le cose semplici
se non avessi l’insonnia
attaccata alle ossa
se non pensassi di non essere
mai davvero abbastanza
se non mi torturasse
la paranoia
se non avessi tanta paura
tanta tanta come prima del primo giorno di scuola
se non sorridessi
di fronte al mare
se avessi sempre tutte le parole
per spiegare,
se io non parlassi con gli occhi
se avessi sempre la risposta pronta
se non fossi fatta
di sbagli
di silenzi e sogni
di attese illogiche
di ossessione per i dettagli
di sbalzi d’umore immensi
di tramonti intensi
di dolcezza da trovare in fondo agli occhi
non sarei io."
Marzia Sicignano
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missmelancholya · 5 years ago
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Alle volte le persone scompaiono... fino a qualche giorno fa c’erano ed erano gentili, poi scompaiono così... dal nulla... le cerchi una volta e vedi che sono “più fredde” è più non le cerchi più e loro non lo fanno... tu sai il motivo, e fa male come una crepa sul cuore. Sai che non è colpa tua, e tiri un sospiro di sollievo ma questo spesso oltre a rattristarti di più... ti fa arrabbiare.
Non è una rabbia distruttiva, bensì lenta, si consuma dentro con lo sguardo sparaflashato alla ricerca di compensazione... perfino il tuo corpo cerca di dormire più a lungo per farti sognare e nel inconscio creare situazioni di giustificazione compensatoria.
Stato catatonico. Non stai male, stai molto bene, anzi, sei così consapevole di te stesso che percepisci tutto come superfluo... ma questo ti riesce a scalfire comunque.
La gente non capisce. Qualcuno ci va vicino ma è un abisso pieno di onde elettriche blu a far da schermo ai pensieri più amari...
Riprendo.
Sono estremamente lungimirante insomma, ormai so già come le cose andranno, non credo al influenza dei pensieri negativi in questo caso... è diverso.
Mi immagino già il giorno in cui incrocerò uno di questi fantasmi...
“Ciao, avrei voluto scriverti ancora, per dirti che nonostante sembra che le tue azioni non mi abbiamo scalfito, lo hanno fatto, vorrei dirti che mi ha fatto male sentire quell unione senza senso e quella superficialità bruciata il giorno dopo, vorrei dirti che sono abituata a essere presa in giro, e sarebbe una triste verità... ma alla fine non scrivo nulla, immagino potresti trovarti in imbarazzo a dover affrontare un discorso del genere, è meglio scomparire.” Sapete che l empatia è questo. Non fare qualcosa perché si sa già cosa provocherebbe negli altri, è molto di più che offrire supporto emotivo o mettersi nei panni altrui, è proprio viverli. E non puoi non giustificare le azioni di tutti quando sentì veramente perché le fanno... e fa male ma non sei ferita, è qualcosa che conosco da entrambe le parti.
“Ciao, credo di averti amato come mai con nessuno senza nemmeno saperne il motivo. Io ho questa convinzione che anche per te fosse uguale a livello di viscere. Con te mi sentivo felice anche se sapevo fossi uno stronzo. Dimostri sempre disinteresse ma so che non è così. Mentirei se dicessi che ogni mia scelta dopo quel periodo non l ho fatta solo per cercare di dimenticarti. Quindi è così. Hai una importanza assurda nella mia esistenza e nonostante tutto questo il mio unico desiderio è saperti felice. Non so se queste cose mia riuscirai a capirle o a darmi anche solo un briciolo di importanza. Ho provato più volte ogni modo con te ma non funziona nulla. Te l ho detto, scritto, ti ho regalato il mio cuore ma sei un gigante di pietra pronto a fare esplodere la tua lava. Menti, scompari, forse sei il fantasma che più ho a cuore. Ogni nuovo fantasma sarà solo una tua ombra. Vorrei solo che un giorno mi notassi e mi dessi l importanza che merito ma so che questo non accadrà mai, sono abituata. Sono solo una stella dorata nel tuo album di fotografie sbiadite. Non mi cerchi mai, e se non hai nulla da me non esisto neanche ma... sei una parte del mio cuore.”
“Ciao, sei scomparsa da tanto tempo, ti dichiaravi un anima sensibile ed empatica e invece ti sei rivelata essere più umana di quanto io non pensassi. Niente di etereo, solo muri di cemento ricoperti di miele avvelenato. Non hai avuto il coraggio nemmeno di salutarmi, forse sei una delle poche persone che non rimpiango di non aver più nel presente.”
Credo di star andando al contrario con la cronologia ma non importa...
“Ciao, se ti vedessi forse sarei io quella spaventata a parlarti. Con gli altri invece è diverso. A te dovrei dire grazie, ma allo stesso tempo non ti rivorrei nella mia vita neanche se mi regalassero la luna. Grazie per avermi fatto scontrare con me stessa, grazie per avermi fatto capire cosa non è l’amore facendomelo vivere al contrario: sotto forma di ossessione e controllo.”
“Ciao piccolo complessato che ho evitato di deridere dal primo giorno per buona educazione e gentilezza. Le tue credenze sono sempre state al quanto promiscue ma si sa che io sono sempre stata appassionata dalla follia, la tua era strana. La tua era una ricerca di appartenenza a qualcosa che ti facesse sentire meglio. Avevo scambiato il tuo eccentrico malessere con qualcosa di profondo. Evidentemente sei sempre stato messo in discussioni dalle autorità o meglio da quello che ritenevi “autoritario”. Mi hai messa subito su un piedistallo senza alcun motivo, perché ero un idealizzazione malsana. Hai cercato di fare il salvatore di tante persone per il solo riconoscimento della parola stessa, un po’ triste. Ero consapevole di ogni tua bugia in ogni momento eppure ogni volta faceva sempre più male. Ne portò ancora le tremende cicatrici di paranoia alterna, nonostante questo non sei una persona negativa per me semplicemente come tu “usi” gli altri... useró te se mi servirà.”
“Ciao.... lo ammetto, ti ho torturato psicologicamente perché in quel periodo ero piena di rabbia per tutto quello che avevo vissuto prima.... ti ho sempre creduto un debole. Una persona di poco valore e tutt’ora ti reputo uno sfigato. Non mentirò a me stessa. Non hai mai avuto le palle di ribellarti. Te ne sai andato, scappando.” -Sono così cattiva?! Ditemelo?! Sono così cattiva?! Eppure la gente mi vede come troppo buona. Solo io mi conosco veramente e so il male che sono in grado di fare e il bene che sono in grado di dare, sono estremi, massimi. - “se ti vedessi credo che fingerei di non vederti. Forse ti dovrei delle scuse ma è passato così tanto tempo che nemmeno mi ricordo il perché dei miei breakdown.... non sei mai stato importante per me e la verità è che eri solo un mezzo che mi serviva in quel momento per stare meglio. Si, sei stato solo un fantoccio. Ti ho manipolato, e dopo ho scoperto quanto facesse male essere manipolata... ogni cosa serve, e forse anche io ho fatto inconsciamente del bene a te.”
Mi manca la mia compagnia in solitudine, ormai il telefono squilla sempre e se non rispondo sembra che non vi voglia bene.
Nel giro di questi 7 minuti dove sto scrivendo questo post ho ricevuto 27 messaggi, sono fuori tutto i giorni e vi dedico praticamente il 98% delle mie energie.... e nonostante questo... alcune persone hanno il coraggio di andarsene e magari tornare come se nulla fosse solo perché sanno che io perdono e sono in grado di ricucire le mie ferite causate da solo da sola e fin troppo bene. Io ci sarò, ed è dannatamente vero.... ma non me ne starò più zitta, ogni azione avrà una ripercussione. Io tornerò come prima ma sulla ferita cucita e guarita tatuerò il vostro misfatto.
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salvo-love · 5 years ago
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Ecco a voi la nuova sinistra radicale travestita da #sardine.
I temi sono sempre gli stessi.
Erano apartitici.
Bella ciao, resistenza, accoglienza indiscriminata, ossessione per il fascismo che non c'è, transfobia, multiculturalismo.
Alla faccia. Che siano il nuovo PD, che sostituisce il vecchio?? Se son fiori fioriranno!!
https://t.co/L8KUs3hirE
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piersacalo · 5 years ago
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Anime 005 - Paprika
Paprika - Sognando un sogno (Satoshi Kon, 2006)
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Tokita, uno scienziato grasso, bulimico e geniale, ha inventato la DC-Mini, una macchina in grado di entrare nei sogni e dirigerli a scopo terapeutico: aggiustando quelli sarà possibile riequilibrare la psiche umana, gravata che sia da una semplice nevrosi o da una grave psicopatologia. La scoperta, però, ha attirato gentaglia senza scrupoli, più propensa al terrorismo che all’umano benessere. Una DC-Mini, infatti, è stata rubata. Ultimo lungometraggio di Satoshi Kon che perfeziona una personale ossessione piegata a stilema, fin da "Magnetic Rose", il primo dei tre episodi del film collettivo "Memories" (supervisionato da Otomo Katsushiro, 1995) di cui scrisse la sceneggiatura messa in scena da Morimoto Koji, passando per il suo esordio, "Perfect Blue" (1997) e non dimenticando né "Millennium Actress" (2001) né quel capolavoro che è la serie animata "Paranoia Agent" (2004). La mente. Le sue manifestazioni, quantitativamente e qualitativamente risibili, nella vita reale, i suoi meccanismi imperscrutabili e non ultimo la sola vaga idea di quanto e come riesca a imbrigliarla l’arte e in special modo quella che chiamiamo "l’industria del sogno", il cinema appunto. Satoshi Kon affronta un pre-testo, il romanzo omonimo da cui "Paprika" nasce, scritto da Tsutsui Yasutaka che in tanti, ancora oggi, avevano e hanno provato a mettere in scena, senza risultato. Tokyo, tempo presente. Vita, architettura e tecnologia sembrano quelle dei nostri giorni, salvo la DC-Mini che la bella dottoressa Chiba, algida e professionale, sta usando in via sperimentale sulle nevrosi del detective Kogawa, un paterno capitano di polizia alle prese con un difficile caso d’omicidio e che soffre di un trauma legato a un’antica amicizia spezzata. La DC-Mini, che riesce anche a registrare i sogni per poterli rivedere e analizzare, proietta sullo schermo il mondo interiore dell’uomo che, senza alcuna logica causale, è un libero raccordo di film inaccostabili e che si chiudono sempre con un uomo a terra, ucciso. Questo rappresenta di sicuro il suo caso insoluto, ma nell’oscuro lavorio della psiche è anche il suo trauma, totalmente slegato dal caso. Nel "film a episodi" il capitano è coadiuvato da Paprika, una frizzante teen-ager allo stesso tempo strumento della DC-Mini e alter-ego della dottoressa Chiba. Insomma: una matassa quasi impossibile da sbrogliare poiché, come appare chiaro già dalla messa a nudo di un uomo tutto sommato solido, equilibrato e semplice, afflitto da una nevrosi neanche grave, cosa può succedere se si allargasse il meccanismo a psicologie più complesse, devianti e che addirittura possano interagire tra loro? In effetti, il soggetto del film è proprio questo, una storia in cui la parola "Fine" risulterà assolutamente arbitraria, insoddisfacente, una sorta di resa a ciò che è più grande di noi. La questione del sogno, infatti, è la sua onnipotenza. La realtà, con le sue logiche, scopi, economia, utilità, principi di conservazione e linearità è al confronto una povera cosa, la casa del limite umano-troppo umano. Il sogno non ha soluzioni di continuità, virtualmente infinito, digiuno dei concetti di forza e morte, totalmente a-lineare; esso utilizza la realtà come uno dei suoi infiniti strumenti, e neanche il più potente; non conosce la rassicurazione delle traiettorie, dei climax, non cede alle regole del raccordo e del montaggio, mescola realtà e possibilità, passato e presente, paure e aspettative. In ultimo non si fa problema a giocare sporco, ad attaccare l’umano con le patologie che lui stesso ha categorizzato: l’Edipo, il dualismo, la metamorfosi, la sessualità. Ognuno degli oggetti appena listati nel film ci sono, tutti. E agiscono. "Paprika" è un pan-focus, i suoi quadri sono saturi di oggetti e dettagli tutti a fuoco. La storia è raccontata come un blockbuster ma la sua struttura e messa in relazione è totalmente sperimentale, così come, spiega la dottoressa Chiba il sonno duro e quello morbido generano diverse qualità di immagini-sogno. Tutto è utile e immanente. e alla sua base c’è un prigioniero: un uomo dalle gambe paralizzate che ha un solo, modesto sogno, quello di poter tornare a camminare, così come un corpo obeso in una testa geniale sogna di poter amare. Così, in un contesto di totale produttività, i fondali di "Paprika" sono veri e propri quadri di pop-art, brillanti e rutilanti, curati fin nel dettaglio più insignificante. In una storia in cui ciascuno è protagonista e può assumere maschere e dimensioni a suo piacimento, spiccano i movimenti della cinepresa, le panoramiche vorticose in CGI, i plongée abissali, morbidi e vertiginosi. Una bambola che supera le dimensioni di un grattacielo è un mecha che sembra combattere gli alieni invasori mentre un mecha che con un monitor in testa proietta un volto obeso si incastra goffamente in un palazzo come Tokita tra le porte dell’ascensore e, in effetti, sono la stessa persona, in un raccordo falso, che ha abolito la logica. Naturalmente, a dare man forte, interviene massicciamente il citazionismo cinematografico: il domicilio di Himuro, l’assistente omosessuale di Tokita, è un casa di bambole come quelle di "Blade Runner", e le bambole che lo salutano al suo arrivo sono le sue creature, le sue amiche e il transfert sessuale sotteso, tutto traslato in realtà dopo aver abolito il limite tra il conscio e l’inconscio. La porta d’ingresso alla terapia del poliziotto è un bar che molto ricorda quello dell’Overlook Hotel di "Shining" con la sola differenza che i baristi sono adesso due e rappresentano Satoshi (il regista), quello più alto, e Tsutsui (lo scrittore), quello più largo. Anche la scena del crimine si svolge sulla moquette rossa di un Overlook Hotel, denso di porte chiuse e tabù. Gli ingressi e le intrusioni nei sogni altrui, fino all’obiettivo terroristico del "sogno collettivo", riportano sia a "The Matrix" (Wachowski Bros, 1999) sia al suo ispiratore "Ghost in the Shell" cui "Paprika" rimanda anche per la tematica del guscio (shell), l’inconscio da cui si accede per immersione attraverso la zona pubica, sia per la rutilante parata di rane suonatrici, frigoriferi e ombrelli che richiama irresistibilmente la sfilata di "Ghost in the Shell 2 – Inosensu" con la sola differenza che questa è la rappresentazione estetica di un Ordine, aberrante ma comunque operativo e uniformatore, mentre la parata di "Paprika" porta alla morte. I film che compongono il pur modesto inconscio del capitano trovano la loro logica nella loro successione illogica, dal genere fantastico all’avventura passando, attraverso il noir, al sentimentale da cui riconosciamo "Il più grande spettacolo del mondo" (C. B. De Mille, 1952), "Tarzan" (W. S. Van Dyke, 1932), "Vacanze romane" (W. Wyler, 1953). E infine Paprika. Diciamo infine perché tutto ciò che non comprendiamo siamo soliti assegnarlo o a una questione di Fede, Dio, o a una questione di Speranza, l’Amore. Paprika è quell’oscuro oggetto del desiderio che il genio di Bunuel scisse in Angela Molina e Carole Bouquet, così simili alle nostre Chiba/Paprika: algida o passionale, pura personificazione del terrore che non siamo disposti a tollerare, Satoshi decide, motu proprio, che una consolazione è necessaria.
E così abbiamo anche un lieto fine.
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myfuckerthoughts · 4 years ago
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La mia non è ossessione.
La mia non è paranoia.
La mia è solo paura.
E chiedo scusa se faccio del male quando sono impaurito
Ma forse sono fatto male , e come tale dovrei affogare.
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abr · 7 years ago
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Ok, i settanta dollari glieli hanno rifusi ma la mamma del South Carolina, che si è vista recapitare dalla pasticceria una torta censurata, ha qualcosa da insegnarci sugli effetti della correttezza politica. È successo che suo figlio, dopo avere seguito un programma di homeschooling, avesse tanto successo nei test da meritare una torta celebrativa, su cui la signora aveva fatto scrivere: “Congratulazioni Jacob! Summa cum laude. Anno scolastico 2018”. La pasticceria ha tuttavia consegnato la torta sostituendo nella decorazione tre trattini al termine “cum”, che in Latino è un’innocente preposizione ma in Inglese un volgare sinonimo di “sperma”. Alcune considerazioni. I pasticceri censori evidentemente non sanno che nelle due lingue l’identica parola assume sensi differenti in base alla differente pronunzia. Quindi sappiate che a far tanto i verginelli del politically correct fate anzitutto la figura degli ignoranti. Poi, il festeggiato aveva diciott’anni quindi, avesse anche equivocato, poteva serenamente leggere una parola a luci rosse senza scandalo. Quindi il politically correct desidera mantenerci per sempre minorenni. Inoltre madre e figlio, sgomenti di fronte ai trattini, hanno dovuto spiegare ai parenti quale fosse il termine incriminato, lanciandosi in imbarazzanti discorsi sulla nomenclatura eiaculatoria. Quindi il politically correct altro non fa che mettere in evidenza ciò che intende censurare. Infine alla pasticceria sarebbe bastato cercare il significato di “summa” e di “laude” per capire che “cum” non era alcunché di sconcio. Ma il politically correct funziona così: separa la realtà dal suo contesto trasformandola in ossessione e paranoia.
https://www.ilfoglio.it/bandiera-bianca/2018/05/23/news/l-ignoranza-del-politically-correct-vede-del-porno-pure-nel-latino-196419/
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pier-carlo-universe · 5 months ago
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"La Gazza" di Elizabeth Day. Un thriller psicologico che esplora i confini della fiducia e dell'ossessione. Recensione di Alessandria today
Con "La Gazza", Elizabeth Day si conferma una maestra nel tratteggiare le dinamiche oscure delle relazioni umane.
Con “La Gazza”, Elizabeth Day si conferma una maestra nel tratteggiare le dinamiche oscure delle relazioni umane. In questo avvincente thriller psicologico, l’autrice esplora i lati più inquietanti del desiderio, della manipolazione e della violazione della fiducia. Come una gazza attratta dagli oggetti scintillanti, i personaggi del romanzo si trovano intrappolati in situazioni intricate che…
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matthewcanarias · 4 years ago
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Pioggia io sarò, senza complicare il pane
Ti ho visto in piazza con la tua ragazza,
mi hai dato solo anestetici sorrisi ed una nuova ossessione.
La testa gira, ferma tutto, voglio scendere,
da questa paranoia.
Sono intorno a noi, in mezzo a noi.
Loro mi dicevano di stare zitto e buono.
 Follow the white rubbit it’s the right way,
E anche se non c’è miele,
stop that train.
But don’t stop i Treni all’alba.
Quando il tempo passa in fretta e sai che non ti aspetterà,
Aspetterò il momento, per un migliore slancio.
Anche se mi sento ancora sempre troppo distante,
nella descrizione di un attimo che…. passerà.
Non c’è niente che sia per sempre.
E’ praticamente ovvio.
 Ed io rotolo e rimbalzo tra l’inferno e il cielo
nuotando nell’aria, tienimi sospeso, la vertigine in volo.
Nessuno saprà mai che in questo cielo, dovrò concluderti.
Nel blu, da bu di, da bu da.
Torre di controllo aiuto sto finendo l’aria dentro al serbatoio.
Ma tu respira, anche quando non c’è aria.
E invece sto sdraiato, senza fiato,
scotto, come Pino.
 Oggi il suo futuro anteriore
(avrà già trasmesso) solo prospettive allarmanti,
e in casa lo rinchiuderà,
sintonizzato su ossessioni imperanti.
La posta in gioco è massima,
l’imperativo è vincere.
 Se la vita è un'asta sempre aperta
anche i pensieri saranno in offerta
Compra ragazzino compra.
 E nonostante le bombe vicine e la fame
Credo di notare una leggera flessione del senso sociale
tra le maschere che un uomo può indossare,
anche se un tot di gente ancora non ci crede.
 Forti d’incomprensioni instabili,
le incomprensioni sono così strane.
Bisognerebbe evitarle sempre, per non rischiare di aver ragione,
che la ragione non sempre serve.
Troppo cerebrale per capire.
 Ma voglio trovare un senso a questa storia,
anche se questa storia un senso non ce l’ha.
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giancarlonicoli · 5 years ago
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Francesco Specchia per Libero Quotidiano
«Trash, un cazzo». L' espressione migliore per strappare Tommaso Labranca, indimenticata firma culturale di Libero, allo stereotipo del rovistatore di spazzatura nazionalpopolare («l' uomo che ha inventato il coattismo!») in cui lo incasellavano è stata questa del critico musicale Michele Monina, presente come molti di noi al funerale di Tommaso l' estate di quattro anni fa.
Il mondo letterario aveva avvolto, anche da morto, Labranca nella bandiera del trash dati i suoi successi sulla cultura di massa - Andy Warhol era un coatto, L' estasi del pecoreccio, Chaltron Hescon su tutti-; ma Monina, nell' epicedio all' amico, s' era soffermato sull' attitudine labranchiana a ritrovarsi irrequieto nomade in tutti i territori delle arti e delle lettere.
Per me, Labranca è sempre stato, per indole e stile, una sorta di mix tra Luciano Bianciardi e Truman Capote. Un talento invincibile. Passava dalle biografie di Warhol - di cui era uno dei massimi esperti mondiali - a quelle sui miti del pop che gli assicuravano la pagnotta; inventava riviste d' arte assieme a Luca Rossi per conto di editori del Canton Ticino; scriveva testi per la tv, Rai e La7. E aveva tradotto i migliori autori americani contemporanei - da Lisa Goldstein a Oliver James a Flocker Michael che introdusse la teoria sociale del Metrosexual-; e prodotto le miglior opere di narrativa mordi e fuggi come Il fagiano Jonathan Livingston. Manifesto contro la New Age, o Kaori non sei unica. La prima antologia di letteratura spot. Una mente errabonda.
archeologo del trash Eppure, all' indomani della dipartita, negli epitaffi sui giornaloni venne descritto come l' archeologo del trash: geniale ma incompreso, onnivoro ma incompleto, facondo ma con una tendenza all' autodistruzione. Forse in questo stesso equivoco è caduto Claudio Giunta che ha ne scritto l' unica biografia, Le alternative non esistono - La vita e le opere di Tommaso Labranca (Il Mulino, pp.256, euro 23), e Dio e noi tutti gliene rendiamo merito.
Epperò, nell' ossessione per un personaggio all' apparenza felliniano e blasé al tempo stesso - girocollo nero, borselli a tracolla molto anni 8o, occhiale pesante in contrasto coi pensieri lievi - il biografo ha sfruculiato dettagli oscuri tralasciando un po' la luce che Tommaso lasciava promanare dai suoi pensieri, opere e soprattutto omissioni. Ma sì, certo è utile conoscere di Labranca le umili origini talora trasformate in frustrazioni: «Il padre, oltre a fare il gommista, si è messo a lavorare a una pompa di benzina; la madre ha trovato lavoro come baby-sitter. Nel corso della sua vita Labranca non ha veramente cambiato classe sociale.
Ha sempre vissuto a Pantigliate, dove i suoi genitori si erano trasferiti negli anni '80», scrive Giunta.
Che poi ritira fuori la vecchia polemica dei suoi finti amici di sinistra che, negli ultimi anni, tendevano ad evitarlo perché scriveva su Libero «ma che ovviamente non basta a liquidarlo come reazionario destrorso.
A dispetto dei toni spesso apocalittici, non pensava affatto - come i néo-réac a cui ogni tanto lo si assimila, a torto - che la civiltà occidentale fosse al tramonto, distrutta dal neoliberismo e/o dalla secolarizzazione. Era del parere che le cose andassero a rotoli, in Italia, soprattutto per colpa degli italiani». E questo è corretto. Epperò questa cosa che Libero lo usasse come «censore delle ipocrisie della sinistra» è un falso storico. Tommaso ha sempre avuto mano libera su tutto.
Al punto che qui era tornato al suo vecchio pallino, la critica d' arte. Lo ribadisco: Labranca era il più veloce tra quelli bravi e il più bravo fra quelli veloci.
Naturalmente, quando lo si inviava a recensire una mostra, curatori e galleristi velavano lo sguardo di fiero terrore; e lui - autore pensoso a ritmo annuale per Einaudi e a scansione settimanale per l' Anima mia di Fabio Fazio - mandava, nei tempi ristrettissimi del quotidiano, il pezzo perfetto.
A questi passaggi, al suo essere un reietto a sinistra, molti degli "amici" intellettuali che dirigevano riviste, creavano programmi tv, o erano responsabili di collane editoriali non hanno mai accennato (né l' hanno mai aiutato).
le umiliazioni Epperò, ha ragione Giunta quando scrive che Tommaso misurava giorno per giorno come un sismografo gli affronti, le umiliazioni ma anche «i piccoli progressi della sua notorietà». La sua vita agra è stata quella, appunto, di un Bianciardi riaggiornato. Anche, sentendo questa definizione, gli verrebbe l' itterizia; e magari, per la paranoia, indosserebbe il vestito da coniglio che sfoderava alle feste. Labranca era fieramente stanziale. Il suo mondo immaginario passava dai grandi autori russi ai concerti di David Bowie, alla factory del Greenwitch Village anni 80; ma lo potevi geolocalizzare, magari accanto all' amica Orietta Berti, in un mondo piccolo esclusivamente compreso nel triangolo Milano-Lugano-Pantigliate paese/sobborgo al cui codice di avviamento postale aveva dedicato il nome della sua piccola casa editrice.
Nonostante qualche dimenticanza e qualche prospettiva inesatta, la biografia di Tommaso Labranca, l' irregolare degli irregolari, è un lascito necessario per la posterità. Vi sono dieci sue righe illuminanti di Tommaso, stimolato in un' intervista intorno ad un capitolo sulle ipocrisie italiane di un libro che non riuscì mai a scrivere: «Un capitolo sulla società civile, sugli indignati, su coloro che insultano la nazione che li mantiene grazie alle pensioni dei genitori presso cui vivono ancora a 40 anni, su quelli che sono andati a fare la fame all' estero convinti di rientrare così nella fuga dei cervelli. Insomma, tutta la fuffa anonima che passa la giornata al computer nella patetica illusione di essere intelligente, progressista, antagonista». Trash, un cazzo.
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nickyb7 · 6 years ago
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Claudio Lolli - Ho Visto Anche Degli Zingari Felici
Claudio Lolli – Ho Visto Anche Degli Zingari Felici
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“Chi popola i tuoi incubi? “
Lolli:”Allora io da molti anni ho questa ossessione, questa paranoia della demagogia fascistoide. Siccome lentamente, lentamente, lentamente sta arrivando io mi spavento molto. Vent’anni fa vi parlavo, riferendomi alla socialdemocrazia, di Germania. E poi c’è stato Cossiga, Berlusconi, Di Pietro. Di lì al fascismo c’è un passo…. Occorre essere attenti.” 
Era il 1999
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simonettiwalter · 6 years ago
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Mi sono messo alla ricerca di un libro non l’ho trovavo perché i miei libri sono sparsi è come il caos della mia mente. Ma poi un miracolo era dentro uno zaino dovevano essere dei regali per mio figlio ma ormai il viaggio che è iniziato l’anno scorso non si ferma forse sarebbe meglio chiamarlo passaggio al bosco? Qualcosa di più ed un altro miracolo capitato a me che la psichiatra chiama il miracolato considerando che negli anni 90 mi sono calato 27 acidi in #viadelpratello e sono sopravvissuto ne sono uscito male con un ossessione del linguaggio ma vivo. Qual è questo miracolo di oggi? Ho ricordato quella che chiamavano la prima moglie non sto parlando di cerimonie religiose o civile ma lei mi ha salvato la vita lontano nel tempo e nello spazio e dal quel giorno è diventata #unastregaoeramore come il telefilm che amavo negli anni 80. Una strega perché non solo mi ha salvato la vita ma per tanti altri motivi. L’avevo dimenticata ma lei torna sempre e le streghe vanno ascoltate non solo amate. Per tanti anni non l’ho fatto mi sono buttato via ma ti dico che rispetto le nostre leggi come volevi tu e mi affido al tuo volere anche se non ti vedo ma ti sento dentro. #stranierointerrastraniera #guerraagliumani #borderline #communion #consapevolezza #paranoia #amore #alieni #charlesmansonvive #colonellokurtz (presso Salem, Massachusetts) https://www.instagram.com/p/BydbxvZoSRO/?igshid=eil1i2yvhvk4
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ultrablacklion20000-blog · 7 years ago
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Le notti insogne che sto passando io adesso, fidati che anche tu le passerai tra un po'di tempo, e quando vorrai tornare, sarà troppo tardi io non ci sarò ad aspettarti.
#fucklove #odiolavita #depressione #ossessione #paranoia #mondoinfame #cuoredistrutto #solitudine #sogniinfranti #delusione #sensidicolpa #frustazione #maiunagioia #schifo #repressione #vogliadimorire
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Susy Cremer
Cara Dottoressa,
Le scrivo perché necessito di uno sfogo.
Mi rendo conto che alcune delle mie ansie sono ancora radicate in me, me ne voglio sbarazzare, mia cara dottoressa.
Alla fine delle nostre sedute mi ha confermato che io non ho alcuna patologia, questo mi rincuora ma d'altro canto le mie ansie mi fanno sentire malata, è io voglio essere sana.
Una cosa che ho imparato dai nostri incontri è che uno psicologo aiuta il paziente a farsi le domande giuste.
Ho provato a farmele mia cara Dottoressa e quanto segue è il responso alle domande che io personalmente ho posto a me stessa.
La prego di analizzarle, si beh forse questo è più di uno sfogo, forse necessito di un confronto con la realtà e lei Dottoressa è il custode delle chiavi della realtà. Lei é per me lo specchio che mi mostra come sia la realtà oltre il groviglio di pensieri nella mia mente caotica.
Giungo al dunque.
Oggi ho percepito nuovamente un senso di ansia.
Allora ho chiesto a me stessa ' perché ' e la risposta è giunta quasi sussurrata nella mia mente, "paura".
Quella successiva, "di cosa?"
Ancora le risposte sono arrivate
"Tradimento", "non essere voluta", "presa in giro", "disinteresse", "sfiducia"..."solitudine", "perdere"
Ho analizzato queste frasi, uscite dalla mia mente e assolutamente vere e ho capito quanto la mia ansia generata da paura andasse oltre la piccola situazione che l aveva scatenata.
Traumi, tornano a presentarsi i traumi della mia vita, cose di cui vorrei sbarazzarmene.
Come mi disse lei in uno dei nostri incontri "dei traumi non ce ne si sbarazza, li si supera" e io mia cara Dottoressa voglio superarli.
Ormai li vedo, sono come piccole macchie di ruggine che non ho eliminato ma che contengo perché non si allarghino. Ora voglio eliminarle.
Credo siano alla base della mia insicurezza.
Anzi ne sono certa.
Ma non voglio più nutrire questi mostri, che mi rubano la voce e parlano con essa nei miei pensieri. Sono sempre lì pronti a farmi da Ego.
"Tradimento", "non essere voluta", "presa in giro", "disinteresse", "sfiducia"..."solitudine", "perdere"
Ma perché, mi son chiesta. Sono reali, mi son chiesta. No. Solo solo paure. Queste paure Dottoressa, ho compreso mi fanno fare allusioni, pensieri sbagliati. Irreali.
Credo perché si sono ripresentate talmente tante volte nella mia vita che temo si ripresentino, ma in modo surreale. Dottoressa quando si trova qualcuno che si ama davvero così com'é, si ha paura di perderlo o che non sia vero. Quasi ci si aspetta che accada qualcosa di spiacevole.
Siamo sciocchi, mi riferisco a tutti noi che ci scaviamo la fossa con questi pensieri.
Quando hai questo genere di traumi che generano queste paranoie e sei piccolo pensi che ogni persona che ha un minimo di rilevanza nella tua vita possa farti del male. Ma crescendo ciò si restringe solo alla persona con cui vorresti passare la tua vita. Il tuo compagno. Credo che in fondo tutte queste paranoie nascano perché finalmente ho una relazione vera con una persona che amo ed è qui e mi ama. Tutto ciò non mi sembra vero, ma la realtà dice che lo è e qui l unica che può rovinare tutto sono solo io e le mie paranoie. Perché in fondo io con questa persona ci voglio davvero costruire un qualcosa insieme. Essere l uno per l altra.
Perché? Mi sono chiesta.
Perché nella mia mente ho costruito l idea di una relazione perfetta e felice. Ma le relazioni non sono metallo o creta, plasmabile, ma sono come la roccia che cadendo si spezza in maniera irregolare. Questa è una cosa che adoro delle rocce. La loro irregolarità le rende speciali e bellissime.
Mi dimentico che ci voglia il tempo per queste cose e tanta pazienza, e cosa ancor più importante che non tutto può essere esattamente come ce lo immaginiamo.
Insomma nella mia testa più rincorro il sogno di una relazione simbiotica più mi rendo conto che sia complicata da raggiungere. Comunque non completamente aderente al mio immaginario.
Mi sono dimenticata di come le relazioni crescano nel tempo o negli anni.
Quindi in breve Dottoressa devo distruggere il mio ideale di relazione per riassemblarlo ed epurarlo.
Dopo tutti quegli anni di solitudine, aspettative, delusioni l'Amore deve ora smettere di essere la mia ossessione.
Non sempre le cose vanno come vorremmo ma la paranoia e la paura le fanno andare ancora peggio.
Mia cara Dottoressa potevamo nascere galline destinate al macello, invece siamo nati esseri umani e la nostra mente è il prezzo che dobbiamo pagare, per la nostra evoluzione.
Cordialmente.
Susy Cremer
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