#realtà o paranoia
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Nella sua ombra - Mark Edwards: Un thriller psicologico oscuro e inquietante. Recensione di Alessandria today
Paure e segreti nascosti emergono nell’ultimo thriller di Mark Edwards
Paure e segreti nascosti emergono nell’ultimo thriller di Mark Edwards Nella sua ombra è un altro esempio dell’abilità di Mark Edwards nel costruire atmosfere dense di tensione e mistero. Il romanzo si inserisce nel filone dei thriller psicologici con una storia che indaga le dinamiche dell’ossessione e del controllo, spingendo il lettore in una spirale di inquietudine che si fa sempre più…
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"Paura che ti prendano in giro". Non so se è paranoia o se invece troppe ferite alla fine ti riducono così, so solo dire questo a volte ho paura che ogni cosa che mi dicono sia in realtà una bugia. Ho paura di credere alle parole degli altri ho paura di mettere il cuore nelle mani sbagliate ho paura di essere così ingenua che potrebbe fregarmi chiunque. Ho paura di ogni emozione, perché potrebbe essere la conseguenza di una bugia e nient'altro. Ho paura di fidarmi anche di quello che provo ho paura di perdermi in due occhi che s'approfittano di un cuore non ancora contaminato.
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Vedo, prevedo e stravedo che a seguito di questa virata della realtà verso un episodio di The Boys, tutta una serie di facce note e meno note nostrane di precisa fazione politica inizieranno a dire che l'attentato a Trump è colpa della sinistra, di antifa, che la sinistra è violenta e ha armato l'attentatore (indipendentemente da quello che verrà fuori sul tizio che è stato ucciso).
Costoro ovviamente sorvoleranno non solo sulla realtà dei fatti ma sopratutto sull'aver per anni (decenni?) chiesto di:
poter sparare ai criminali senza un equo processo con la scusa della legittima difesa
manganellare chi protesta contro le istituzioni quando al governo ci sono persone di loro gusto
affondare barche con sopra gente disperata
rimandare nel deserto o nei lager libici i migranti
arrestare chi per protesta blocca il traffico
bruciare i campi rom (preferibilmente con la gente dentro)
etc.etc.etc.
Ora non trovo la copertina di non ricordo se libero/ilgiornale con Prodi impiccato a una gru ma fate come.
.......
Per quanto riguarda Trump in definitiva da ieri o tifate colesterolo o si fotte con le sue mani andando in iper paranoia/delirio da qui a novembre. Per lo stesso discorso di cui sopra se adesso uno sparasse a Biden le reazioni gop/maga sarebbero "He deserved it/It was staged." Personalmente voglio iniziare a drogarmi.
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Chiacchiere, diceva sua nonna nel delirio, solo chiacchiere. A cosa si riferisse lo sapeva soltanto lei ma noi eravamo abituati a questi momenti di delirio. Spesso interrompeva il silenzio con affermazioni fuori contesto, oppure volgarità che finivano con delle offese rivolte a qualcuno di sconosciuto. Era normale e noi assecondavamo gli insulti dicendole che chi si era permesso di fare quella cosa orami era morto. Generalizzavamo consapevoli che non avesse importanza, perché come noi, pure lei, non sapeva a chi si riferisse. Federica era molto affettuosa nei confronti di sua nonna, l'aveva cresciuta. Da sua nonna aveva sempre trovato un piatto in cui mangiare, qualche soldo per gli sfoghi ed un insegnamento ai vecchi giochi delle carte. Giochi che nel tempo aveva insegnato anche a me. Ma da qualche anno la mente di Rosita era definitivamente salpata a largo nell'oceano della demenza. "Faccio un caffè" propose Federica. Sua nonna si strofinava le mani sulle gambe, era agitata e si osservava attorno con sospetto. La paranoia le cresceva nella mente come un albero, le radici erano profonde e scendevano fino al principio della sua vita. Ma vi era in esse un intreccio confuso che creava un caos che la metteva ancora più in agitazione. Osservavo Federica mentre chiudeva la moka del caffè, poi con lo sguardo mi soffermavo su sua nonna e pensavo a quanto fosse brutale la vita, che prima o poi mi sarei ritrovato a vagare di notte in mutande nella città senza cognizione del mio atto. La visione di quell'immagine mi riempì il cuore di petrolio e col tempo, ogni prospettiva futura, inquinata dalla realtà della vecchiaia, avrebbe acceso una scintilla rischiato di incendiare quel combustibile. Quel giorno decisi che non sarei arrivato a quell'età, che il mio percorso si sarebbe fermato, indipendentemente dalla volontà della mia mente e delle mie condizioni fisiche, prima del tracollo.
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** Riepilogo di "Computertisti e Debunker" di Maurizio Barozzi **
Il documento esplora le dinamiche tra i ** teorici della cospirazione ("comprottisti") ** e ** debunkers **, criticando entrambi i gruppi sottolineando l'importanza dell'indagine storica critica. I punti chiave includono:
### ** Definizioni e aspetti psicologici **
- ** Comptottisti **: individui scettici sulle narrazioni ufficiali, sospettando cospirazioni nascoste in eventi politici e storici. Il termine è spesso abusato a un abusi per screditare lo scetticismo legittimo.
- ** Debunker **: coloro che confutano sistematicamente le teorie della cospirazione, spesso allineate al potere istituzionale.
- Entrambi gli estremi (teorizzazione della cospirazione ossessiva e il debunking dogmatico) possono derivare da questioni psicologiche come la frustrazione o dalla necessità di controllo.
### ** La realtà delle cospirazioni **
- ** Conspirazioni come fatto storico **: l'autore sostiene che le cospirazioni sono inerenti alla natura umana e alle strutture di potere (ad es. Operazioni false, collusione aziendale, colpi di stato politico). Esempi includono:
- ** Gulf of Tonkin Incident ** (1964): fabbricato per giustificare l'intervento degli Stati Uniti in Vietnam.
- ** 9/11 Attacchi **: domande sul crollo delle torri del World Trade Center, suggerendo un possibile coinvolgimento dei lavori.
- ** Lusitania Storking ** (1915): presumibilmente consentito dalle autorità di influenzare l'opinione pubblica per la guerra.
### ** tattiche di disinformazione **
- Le autorità usano ** Disinformazione ** per confondere le acque, mescolando teorie assurde (ad esempio, affermazioni di terra piatta) con critiche legittime per screditare tutti i dissenso.
- ** "Infiltrazione cognitiva" di Sunstein **: i governi possono infiltrarsi in comunità online per minare sottilmente le teorie della cospirazione.
- ** Manipolazione dei mass media **: Termini come "anti-vaxxer" o "negazionista" armato il linguaggio per emarginare i critici.
### ** Critica di entrambi i lati **
- ** Comptottisti **: spesso diffondono affermazioni non verificate (ad es. Teorie "senza piano" 9/11), rendendoli facili obiettivi per il ridicolo. Tuttavia, alcuni sollevano validi domande ignorate dalle narrazioni tradizionali.
- ** Debunker **: servire frequentemente interessi istituzionali, usando tattiche come attacchi di ad hominem, dati di raccolta delle ciliegie o invocando il "consenso scientifico" per mettere a tacere il dissenso.
### ** Strutture di potenza segreta **
- Gruppi come il ** Bilderberg Group ** e ** World Economic Forum ** (Davos) sono citati come moderni esempi di coordinamento d'élite, sebbene l'autore avverte contro le dinamiche di potere globali.
- fallimenti storici (ad es. ** Donazione di Costantino **) evidenziano come le istituzioni manipolano le narrazioni per mantenere il controllo.
### ** Il ruolo della ricerca storica **
- ** Revisionismo critico ** è essenziale. La storia è intrinsecamente revisionista, che richiede il controllo delle fonti e l'apertura a nuove prove.
- L'autore avverte di non vedere la storia esclusivamente attraverso una "lente di cospirazione", poiché gli eventi sono spesso modellati da forze complesse e intersecanti (*Eterogenesi dI Fini*).
### ** conclusione **
- Mentre ** Comptottisti ** Risposto che diffonde assurdità, ** Debunkers ** spesso agiscono come "gatekeeper a pagamento" per le strutture di potere. Entrambi gli estremi ostacolano la ricerca della verità.
- Il documento prevede un'indagine equilibrata e basata sull'evidenza, riconoscendo che esistono cospirazioni ma rifiutando la paranoia. Come osserva lo storico Giovanni Fasanella, il vero pericolo sta nella "patologia del segreto" che soffoca il discorso onesto.
** Citazione finale **:
*"Il complottista puda essere un coglione, ma un debunker è spesso un prezzolato!"*
("Il teorico della cospirazione potrebbe essere uno sciocco, ma il Debunker è spesso un hack a pagamento!")
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Ho un tema interessante su cui ragionare.
Le persone che assumono sostanze (compreso l'alcool) e cambiano personalità.
Si dice che hanno uno stato alterato di coscienza.
Tempo fa alle lezioni di psicologia parlavano di quanto in realtà fosse una questione genetica, in cui quel gene presente nel dna viene risvegliato interagendo con la sostanza.
Che li parlavano di psicosi però, quando la gente si mangia gli acidi.
Però appunto arriverò al dunque in fondo.
In pratica attribuiscono a dei disturbi della personalità un problema genetico stimolato dalle sostanze.
In altri casi come nell'alcool abbiamo scatti di ira e violenze.
Che poi qui mi dico, certo accadono queste cose, ma apriamo un tema un pò più profondo.
In cui in realtà, la genetica si può superare interiormente.
Gli sciamani atrribuiscono a questo una tecnica importante che consiste appunto nel tramutare i geni, le cellule ecc, attraverso l'energia spirituale.
Che questo si chiama autoguarigione in altre scuole.
In pratica è l'anima che si muove e attraverso la sua energia di guarigione va dove deve andare e fa quello che deve fare.
Adesso lo sciamano sa bene con chi parlare e quando farlo, di fatti lui è uno che comunica con lo spirito e si tratta bene di medicina, quanto di essere mago.
Perciò quando si tratta di guarire attraverso gli spiriti, secondo me è la giusta opera quella di osservarsi e ascoltarsi dentro di se, ma di stare zitti e se proprio fare qualche domanda guida.
In altri casi, dove una persona questo non lo fa, ne con l'aiuto di uno psicologo, ne con l'aiuto di un arcimago, di questo non succede proprio nulla.
L'anima rimane latente ed è questo il gene che si sveglia.
A parere mio, quel gene anomalo che interagisce con le sostanze e diventa schizzato, è l'anima che perdendo la coscienza umana, può finalmente esprimersi.
E come pensate che si comporta se è stata dannata. Se è stata repressa, se è piena di rabbia o reclusione.
Ovviamente ne va tanto della consapevolezza di se, dell'auto osservarsi, ma qui parliamo di ignoranti. Persone che si ignorano e forse hanno dei seri peoblemi personali legati al sè e all'energia spirituale.
In tanti vengono intrappolati, seggregati nei meandri dell'oscurità al fine di prendersi cura di qualcosa che per loro non va.
Qui arriva il bello, che le sostante non è che esprimono e risvegliano il gene. Distruggono una qualche resistenza che ti fa perdere il controllo, la paranoia che hai nello stato "normale" , il senso del giudizio, la parte migliore di se, o addirittura anche la negativa.
Ma quando arriva il momento di esprimere quella parte di se, non si riconoscono e tentano di ammazzarla. Soprattutto quando la proiettano su un'altra perspna.
Oppure impazziscono credendo di avere due pensieri separati o più "sentono le voci" .
C'è chi quando si ubriaca esprime luce.
Perciò lo sciamano ci insegna che le sostanze sono si velonse fin che ne abbiamo bisogno, ma sono medicina se appunto ci parli con lo spirito.
Quanta gente si è illuminata mangiando peyote? O quanto è famosa l'ayauasca.
In ogni caso abbiamo di cui discutere su questo e non sono pro o contro le sostanze in generale. Semplicemente io non le prendo, ma le reputo erbe. O semplicemente piante.
Ma poi le piante cosa sono?
Esseri viventi.
Immagina gli umani quanto sono psichedelici. Prova a baciarne uno e vediamo come ti senti, cosa scopri di te e quanta anima ti tira fuori.
Quante follie d'amore esistono? Quante..
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Se solo ripenso a toccare determinate cose o a bere un goccio di alcool mi viene l’ ansia, mi sento male e vado in paranoia, al punto che mi sembra davvero di aver fatto un’ altra nottata in certe condizioni, quando in realtà non è successo e magari sono stata nel letto a leggere
È come se mi fossi traumatizzata da sola con tutto quello che ho fatto e vissuto in due anni, e quando mi partono i pensieri ossessivi su questa cosa e si ripresentano scene di determinati momenti, inizio a sentirmi male, mi sento pietrificata dall’ansia e nell’ angoscia, e non so come liberarmi da quella morsa che mi stringe il petto
Ci sono giornate in cui nella mia mentre riprendono forma quelle quattro pareti gialle, la strana pala appoggiata in un angolo, il tavolo consumato di legno scuro, e pochi metri più in là quel letto sfatto, sporco, che separava il nostro altare della distruzione da quel bagno freddo e angusto
La bottiglietta sempre sul tavolo o nelle mani di qualcuno, l’ odore del bicarbonato, dell’ ammoniaca , di tutte le sostanze chimiche che impregnavano l’ aria e si sedimentavano, tiro dopo tiro, nei miei polmoni agonizzanti, mentre quello strano formicolio e quel calore si diffondevano lentamente in tutto il corpo
Ho visto da vicino la violenza, lo sporco, la mania, lo schifo più totale e inimmaginabile. Ho visto persone vendere telefoni, madri disperate che andavano a cercare i loro figli trentenni in casa di estranei alle 6 del mattino, bugie su bugie, vendite e svendite di se stessi per avere tra le mani quella piccola pietra bianca che ti fa sentire benissimo per due minuti esatti e che poi ti lascia da schifo per tutto il tempo rimanente, con le paranoie, un’ ansia ineguagliabile, i sensi di colpa, la totale incapacità di empatizzare col mondo intorno a te, perché in quel momento desideri soltanto fumare, non vedi altro, non senti altro, e il tuo cervello non può pensare ad altro se non al momento in cui sará inebriato di nuovo quell’ estasi di due, tre, massimo cinque minuti. E poi così per il resto delle giornate che seguono, in un circolo pressoché infinito di dissoluzione
“ Princess”, così mi chiamavano, e non so neanche perché
La cosa che mi mette più i brividi è pensare alle persone che mi chiedevano continuamente di fare questo “kiss”, e io sì, certo, forza, perché no.
E quindi questi individui facevano a gara per farmi fumare il crack, per accendermi la bottiglietta mentre loro la tenevano in mano e io mi ci attaccavo, forse cosciente della chiara metafora sessuale che ci fosse dietro
Ma a me andava bene così e non mi interessava di essere vista come la puttana della situazione, anzi
Fino a che c’ ero dentro, ero troppo inerme per ribellarmi o reagire alla cosa, ed ero troppo corrotta per capire quanto la cosa in sè fosse allucinante
Come ero troppo inerme quando a una certa, dopo aver speso quasi tutto il mio stipendio in una notte, mi buttavo in quel letto schifoso, mi giravo e mi accovacciavo su me stessa , pregando Dio che qualcuno prima o poi si accorgesse della mia situazione e mi salvasse. Non mi importava che sarebbe venuto tutto fuori. Io volevo solo che qualcuno mi aiutasse e piangevo gridi silenziosi, stretta in mezzo a due, a volte tre persone
Quel pazzo schifoso cominciava a toccarmi e a strusciarsi dietro di me, e io reagivo a parole ma non riuscivo comunque ad alzarmi da quel letto e andarmene, perché mi sentivo così miserabile e schifosa da credere di dover vivere pure quelle cose, in quel momento.
E poi uno, due giorni dopo, stessa storia
A volte mi sembra quasi che quel periodo sia stato l’ esito finale di un qualcosa che aveva già preso piede dentro di me , e che poi si è dissolto nella strada piu tragica e orrenda che potesse esserci
La rabbia, questo voler sopprimere sempre tutto e tutti intorno a me soffocando la luce, le nevrosi da controllo, il non voler riconoscere le piccole cose genuine che possiamo trovare nella vita e fare di tutto per tenerle a distanza e per tenere se stessi a distanza dall’ amore e dal calore umano
Ecco, il crack, e in generale la cocaina, fanno questo: diventi insensibile a tutto. Chiudi le porte, per così dire. Esisti solo tu. Per quanto puoi diventare loquace, le altre persone e il resto del mondo sono solo un contorno. Ma un contorno che si sbiadisce sempre di più, mentre i mostri nella tua testa si ingigantiscono fino a diventare sempre più reali e ti inghiottiscono, lasciando letteralmente solo le scheletro e qualche chilo di carne consumata attaccato al corpo.
E io credo che la mia dipendenza sia stata l’ esito finale di tutte queste cose che già da anni albergavano in qualche parte remota del mio inconscio: sono dovuta passare attraverso l’ inferno per disconoscerlo. È come se fossi andata ad amplificare delle cose che avevano già preso piede tempo prima nel mio essere ( noncuranza, egoismo, prepotenza) per potermi poi ricongiungere alle mie parti più intime e in profondità
Tutto quello che ho vissuto, non solo con il crack e la cocaina, mi ha portata inesorabilmente a volermi salvare e ad ascoltare la vocina di qualcuno che ho soppresso dentro di me 22 anni fa
E alla fine forse mi ha salvata proprio quella bambina che piangeva da sola la notte, strozzando le urla con il cuscino, per non farsi sentire da nessuno
Mi sono ritrovata a parlare di “ silenzio “ in questi giorni, e non posso fare altro che pensare a come questa parola abbia in realtà caratterizzato tutta la mia vita
Ho dovuto sempre soffrire nel silenzio ma anche gioire nel silenzio, perché ogni tipo di entusiasmo mi veniva sempre stroncato sul nascere, facendomi sentire sbagliata per le cose che provavo( ma io ero solo una bambina, come potevo rendermi conto?)
Un po’ come quando provavo a raccontare a mia nonna o a mio padre quello che mi stava succedendo in casa e mi veniva detto che non c’ era nulla di male, che non dovevo prenderla così. Poi a distanza di due ore mi ritrovavo ad 8 anni a pulire il vomito da alcool lasciato da altre persone e a rinfilarmi nel letto pregando che la notte si portasse via tutto, ogni cosa, mentre i miei occhi e il mio cuore piangevano disperati
La mia mente ha sempre circoscritto queste cose ad episodi isolati o comunque di breve durata, ma oggi so che non è così e che in realtà hanno coperto un arco temporale di quasi otto anni, protraendosi per tutto questo tempo
E oggi che è come se fossi un’ altra persona ( ma comunque sempre il frutto di una concatenazione di cose ed eventi che sono parte di me e che costituiscono il mio essere) , sto tornando alle cose che amavo di più da piccola, pure sentendomi da sola nell’ amarle, e senza vergognarmi più o sentirmi in difetto per questo
Non c’è niente di male nel mostrare la propria vulnerabilità e a volte mi chiedo cosa abbiano vissuto nel profondo le persone che mi sono vicine , per arrivare ad essere così
Mi sembra tutto estremamente nuovo ma da una parte, nonostante io sappia vivere in questa mia solitudine e alla fine ci abbia vissuto tutta una vita, a volte mi manca condividere qualcosa con qualcuno
Ma nel senso più puro e genuino che possa esistere
Non so, a volte mi manca un abbraccio la sera, e nel profondo sento la mancanza di dare a qualcuno questo calore e questo amore che sento , e che per ora rimane solo dentro di me
A volte è così forte questa cosa che l’ avverto come una cosa fisica, una sorte di fame d’ amore, anche se detta così sembra quasi una fame distruttiva
Avendo vissuto pure alimentata da quel tipo di fame, però, so che tutto quello che sento ora non ha a che vedere con quel tipo di fame lì, ma è invece un canto dolce, più tiepido ma comunque caldo, che non si specchia più in un abisso di catrame che inghiotte tutto
Solo che sto tenendo tutto per me, perché anche quando ogni tanto torno a fare volontariato sì, l’ attività riflette un po’ il tipo di amore che sento dentro di me e che mi piacerebbe trasmettere anche ad altri, ma ormai non è più esattamente questo
A volte avrei proprio bisogno di intimità, dell’ intimità di un abbraccio ( ma non quello di un’ anziana, nonostante possa comunque riempirmi di gioia e darmi tante cose belle ) ma quello di qualcuno che potrebbe essermi più vicino, anche in senso più fisico
Solo che appunto avendo vissuto anche tantissima violenza, abusi, manipolazioni ( tutto fatto e subito, in una duplicità disarmante) ho come fatto terra bruciata durante tutto questo periodo brutto, e solo adesso sto riniziando a rapportami agli altri e a non autosolarmi
Solo che appunto, vissuta ormai questa fase di autoisolamento ,mi sto realmente concedendo di vivere, e mi rendo conto che alla fine l’ essere umano è fatto per amare e che questa è l’ unica cosa reale e che ci lega tutti, e mai come adesso ne ho sentito questo “ bisogno”, questo desiderio, questa voglia di darlo ad un’ altra persona e di accettarlo e riceverlo a mia volta, con tutto il suo calore
Il fatto che mi ritrovi da sola ad avere tutti questi pensieri mi sembra quasi il risultato inequivocabile di tutto il male che ho fatto e che mi sono fatta, con tantissime cose e persone, quasi come se questi fossero i risultati tragicomici e grotteschi dell’ egocentrismo e della fame distruttiva e autodistruttiva che ho alimentato in tutti questi anni. Ma so che è il modo con cui il mio cervello ha processato per tanti anni i sensi di colpa, e ora non lascio che questa sensazione prenda il sopravvento
Non so se se le stelle cadenti fanno rumore quando attraversano il cielo
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UMANITA': QUALE FUTURO?
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Gli eventi e i fatti di interesse politico, scientifico, climatico ambientale, si susseguono a ritmi talmente vorticosi e frenetici, che spesso si fatica ad afferrarne un qualsiasi senso. Da decenni ormai assuefatti, dapprima a conflitti o a bollettini medici da parte di organizzazioni che hanno spesso avvisato e informato su determinati rischi, poi sulle misure intraprese dai vari governi per rimediare a determinate problematiche, le persone comuni probabilmente non hanno avuto il sent��re di qualcosa di più "grande" che potesse loro tradirne la fiducia.
Il riferimento alla falsa pandemia del cosiddetto "Covid19" ne è la prova: studiato e elaborato il modo di fare impaurire le persone tramite un "virus", si sono poi spesi i "poteri forti" a inventare di sana pianta un "vaccino" che ne attenuasse le pericolosità e le letalità (ovviamente del tutto ininfluenti per non dire inesistenti) accelerando peraltro quello che è il progetto-programma dell' "Agenda 2030".
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Un'agenda che è stata illustrata come l'anticamera di una società più evoluta, più attenta ai consumi, più responsabile e sensibile ai "desiderata" di chi -a parole- vorrebbe città più connesse tra di loro, più vivibili (qui, se detta agenda fosse un progetto davvero lodevole, si potrebbe anche accettare tale definizione), meno inquinate e con un'attenzione verso la salute propria e delle altre persone che passi anche scelte ecologiche lungimiranti.
Ma in realtà, questa "agenda", altro non è che una vera e propria "persecuzione" verso gli uomini davvero liberi, che da decenni e comunque da anni si attivano per un'agricoltura veramente sostenibile, in grado di "produrre" cure naturali, coinvolgendo sempre di più persone consapevoli attraverso progetti che guardino a un futuro nel quale l'autonomia sia l'essenza del vivere sano e civile.
Ma aldilà dell'aspetto "alimentare", altre sono le tematiche: certamente quello ambientale è al momento tra le principali pre-occupazioni di chi vorrebbe limitare gli spostamenti, creare zone nelle quali in 15 minuti si possa e anzi si debba spostarsi senza generare inquinamento! E non è una follia tutto ciò?
E che dire della "paranoia" dell' "elettrico"?
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Presentato e illustrato come una soluzione all'inquinamento atmosferico, non è però stato chiarito come le componenti di una vettura di tali caratteristiche vengano create e soprattutto vengano estratte, generando a loro volta un impoverimento ambientale di portate talmente enormi che risulterà difficile riparare a tali danni (immaginiamo come l'estrazione del solo litio possa stravolgere l'habitat dell'Amazzonia, già di per sè "scempiata", e con le continue "depravazioni" ambientali verrebbe resa sempre meno abitabile.
E' finita qua? NO!!! Non dimentichiamoci dei moltissimi conflitti sparsi per il mondo, primi tra tutti quello russo-ucraino e quello israelo-palestinese. Tornando alla questione ambientale, ma le armi (ormai sono sovente in uso quelle automatiche) non producono a loro volta inquinamento?
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I costi sempre più esorbitanti, oltretutto, stanno mandando in affanno molti cittadini, che si trovano alle prese con lavori sempre èiù stressanti, costretti spesso a ore di straordinario (e non sempre pagato!), trascurando così i loro affetti, e creando così il presupposto e le condizioni per una società sempre più schiava e sottomessa alle elites.
Altro? Forse le elezioni americane con la vittoria di Trump
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potrebbero essere un punto di svolta a "U" se i programmi venissero rispettati per quelli che sono stati resi noti.
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Rimangono moltissimi altri interrogativi al momento senza sbocchi significativi, e qui restiamo solamente in Italia, anche se l'affidarsi alla "Intelligenza Artificiale" rischia di creare un tasso di disoccupazione difficile e improbo da ridurre nel medio termine.
Altro grosso problema da affrontare?...La digitalizzazione forzata con lo scaricamento delle varie "app" (in particolare la "IO") spacciata per un progresso tecnologico di grande importanza quando in realtà è l'ultimo "ritrovato" per spartirsi i dati personali tra le varie agenzie private.
Insomma, la domanda del titolo "quale umanità" è destinata a rimanere senza risposta a lungo, ed è solo il continuo richiamo alla disubbidienza a qualsiasi forma di "legge" e all'applicazione di tali disubbidienze che possono ricompattare la società: e come spesso sta capitando da circa 5 anni ormai, sono situazioni che si vivranno e si affronteranno giorno dopo giorno, con l'auspicio che sempre più persone si allontaneranno dagli stereotipi di una politica sempre più sbagliata, e sempre più sia vicina la libertà dell'umanità!
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La natura umana non è tale che, date certe condizioni, la stupidità finisce per prevalere, contagiando gli intelletti più brillanti, abbassando il livello di tutti? [...] In altre parole l'informazione deficiente ha un costo, anche quando l'informazione deficiente viene data senza secondi fini. E il costo dell'informazione deficiente è direttamente proporzionale all'onnipresenza del messaggio. [...] Poiché l'idea è sempre solo un'approssimazione del mondo, l'azione sarà catastrofica o benefica a seconda della distanza fra l'idea e il mondo. Compito dei mass media è fornire questi simulacri di mondo, sui quali costruiamo le nostre idee. Questa costruzione dei simulacri va anche sotto un altro nome: narrazione. L'Uomo col Megafono è un narratore, ma le sue storie non sono il massimo. O meglio, sono limitate. Le sue storie non hanno avuto tempo di maturare: vengono fuori troppo in fretta e si rivolgono a un pubblico troppo vasto. [...] Una cultura capace di immaginare in termini complessi è una cultura umile. Agisce "quando deve agire" il più tardi e il più cautamente possibile, perché conosce i propri limiti e l'esiguo spazio di manovra del negozio di porcellane in cui è capitata. E sa che per quanto sia preparata a dovere "per quanto le sue previsioni abbiano retto a un esame intelligente e impietoso" il luogo verso cui fa rotta sarà ben diverso da quello immaginato. La differenza tra immaginazione e realtà, moltiplicata per la violenza delle intenzioni, equivale al male che verrà fatto. [...] Ma se definiamo il Megafono come l'insieme delle centinaia di voci ascoltate ogni giorno che ci giungono da persone che non conosciamo, tramite fonti ad alta tecnologia, è chiaro che una componente significativa e maggioritaria di quella voce è diventata qualunquista, stridula, pedestre, farneticante e calcolatrice. Cerca di esasperarci, ci fa sentire ansiosi, inadeguati e soli; ci convince che il mondo pullula di nemici e di gente più stupida e meno simpatica di noi; ci converte all'idea che, oltre la sfera della nostra esperienza diretta, il mondo funzioni in maniera diversa, più ostile e meno riconoscibile. [...] Ma perché questa tendenza dovrebbe essere predominante? La paura, certo, la paura c'entra senz'altro. Nell'ora del pericolo, chi suona di continuo l'allarme della paranoia finirà per avere ragione. La voce che dà ragione a noi su tutta la linea e torto ai nostri nemici, la voce che allarga costantemente la definizione di «nemico», ci libera dal peso di convivere con l'ambiguità. La mentalità che dà vita a espressioni come «un malaugurato ma inevitabile danno collaterale» può apparire, nella foga del momento, come una forma di pragmatismo oscuro e necessario. Ma più che la paura, secondo me, è stato il mercato a spegnerci il cervello: le principali agenzie giornalistiche si sono avvicinate al modello d'impresa e discostate dal modello di servizio pubblico. Il presupposto da cui muovono i nostri mass media è ormai la necessità del profitto. Questo presupposto è stato spogliato di ogni implicazione morale: è solo un argomento che i fini intellettuali danno per scontato per potersi concentrare su altre, e più vitali, questioni di «contenuti». [...] In ogni caso, quelli che in passato si chiedevano: «È una notizia?» ora sembrano chiedersi: «Farà colpo?» E la mutazione culturale è avvertibile a tutti i livelli. [...]
Ora: va bene il profitto, la redditività. Ma se vanno a scapito di ogni altra considerazione, ci ritroveremo trasformati in eterni bambini, perché ci siamo negati l'uso delle nostre facoltà più elevate. [...] Delegando la narrazione di massa a soggetti che mettono al primo posto il profitto, facciamo una concessione pericolosa. «Raccontateci tutta la verità che potete», gli chiediamo in realtà, «mentre fate soldi». Non è come chiedere: «Raccontateci la verità», punto. La capacità di una cultura di capire se stessa e il mondo è fondamentale per la sua sopravvivenza. Ma oggi siamo guidati nell'arena del dibattito pubblico da veggenti che sanno soprattutto tenerci incollati a guardarli. [...] Ma non c'è nessun complotto in corso, secondo me, nessuna malafede, nessuna perfida Eminenza Grigia: solo un gruppo di persone provenienti da ottime università, che realizzano il loro sogno e si vergognano un po' del servizio sulla cacca di cane proprio mentre si assicurano che la messa in onda sia puntuale e tecnicamente impeccabile. Come può un prodotto così nocivo nascere da persone così in gamba? Probabilmente c'entra la voglia di sopravvivere: ogni rotellina dell'ingranaggio fa quello che deve fare per non tornarsene al paesello con la coda tra le gambe, rispettando i vigenti limiti di tempo e redditività e rimandando il suo «vero» lavoro a quando avrà accumulato i soldi per andarsene in pensione, o otterrà un incarico che gli permetta di fare ciò che ama. (Un giovane amico che scrive per i notiziari online di un gigante dell'informazione mi ha inviato questa e-mail: «Ho appena scritto il seguente titolo: "Il diario segreto di Anna Nicole: Odio il sesso". Se qualcuno si domanda come mai gli americani non ricevono più vere notizie, il motivo è che dei buffoni venduti al profitto come me ucciderebbero la madre pur di non tornare a consegnare pizze».) [...] Il primo requisito del successo è restare in gioco. Per restare in gioco bisogna saper produrre profitto; per produrre profitto bisogna farsi guardare, per farsi guardare bisogna essere guardabili, e nel mondo dell'informazione si è affermato un canone di Guardabilità "un tono, una cadenza, un tacito insieme di argomenti accettabili e di rapporti accettabili con i suddetti argomenti "che, quando va proprio bene, hanno un legame marginale con la verità. Quel che si può dire in televisione viene sottilmente circoscritto dai dati d'ascolto, dal montaggio e dagli indicatori sociali della trasmissione precedente e, in maniera ben più esplicita, dal fatto di essere o meno re-invitati. [...] È diventata una specie di succursale del governo: quando il governo vuole fuorviarci, si rivolge ai media; quando i media si infervorano per una determinata storia (cioè fiutano l'impennata degli ascolti) influenzano il governo. È sempre successo, ma questa correlazione sta trasformandosi sempre più in un sistema chiuso, che taglia fuori il cittadino. Come ogni classe dirigente, anche questa guarda dall'alto in basso le classi subalterne. La novità è che questa classe dirigente si serve dei nostri occhi e delle nostre orecchie. Riempie l'etere, e quindi le nostre teste, delle sue priorità e delle sue idee e del suo nuovo misero vocabolario. [...] i Re degli Opinionisti hanno frequentazioni in comune, ambizioni simili e lo stesso quadro di riferimento (agenti, incentivi, conoscenza della scala degli indicatori di successo, padronanza del gergo degli addetti ai lavori). E soprattutto condividono il desiderio di non perdere posizioni, di non scendere dall'Empireo per tornarsene da dove sono venuti. Su un lato del Megafono c'è una piccola fessura, e finché ti permettono di parlarci dentro, continua a sputare monetine. [...]
Io credo però che stiamo vivendo un momento particolarmente insidioso, se non altro perché la nostra tecnologia è diventata così onnipresente, patinata, seduttiva, e al tempo stesso lenta e quasi incapace di fare autocritica. L'era del fascismo smaccato è finita: le forze che un tempo ci tolsero la dignità, il buonumore e la libertà ora magnificano, con voci splendide e soavi, le virtù della dignità, del buonumore e della libertà. Immaginate che il Megafono abbia due manopole: una regola l'Intelligenza della sua retorica e l'altra il Volume. [...] L'antidoto che propongo è semplicemente: consapevolezza e messa in discussione della tendenza Megafonica. Ogni ben ponderata confutazione del dogma, ogni barlume di logica intelligente, ogni riduzione ad assurdo della prepotenza è l'antidoto. Ogni richiesta di chiarimento del vago, ogni altolà alla banalità compiaciuta, ogni segno di matita rossa su un documento da correggere è l'antidoto. [...] Abbiamo conosciuto il nemico e il nemico siamo noi, certo, ma se lo abbiamo riconosciuto in noi significa che siamo ancora in grado di prendere e auto-cazziarci, diciamo così: di ricordarci costantemente che le rappresentazioni del mondo non sono mail il mondo vero e proprio. [L'uomo col megafono] _______________
Fatto sta che, lì a mollo con la ciambella, ho una mini epifania: capisco che prima o poi, statisticamente, anche se adesso non si direbbe, saremo tutti fratelli. Tutte le differenze scompariranno. Non ci sarà più l'arabo puro, l'ebreo puro, l'americano puro. Le vecchie barriere "di nazione, razza, religione "saranno abbattute dal meticciato e dai mass media, dalla Cultura Globale dell'Edonismo. Guardate quello che è appena successo qui: l'odio e la tensione sono stati disinnescati dal Divertimento Improvviso. Mentre sto ancora ballonzolando nell'acqua (tre giorni prima dell'attentato al Cairo, due settimane dopo le bombe a Londra) penso e mormoro una preghierina per il grande effetto omogeneizzante della cultura popolare: massificaci, Santa MTV! E anche se nel frattempo ci renderai un po' più stupidi, tu non fermarti, ti prego. Fratelli e sorelle: gli intolleranti, gli ideologi, i fondamentalisti islamici bolscevichi, i nostri risolvi-problemi-a-suon-di-truppe, lasciamoli vestiti sulle rive del Wild Wadi. Noi, il Nuovo Popolo, desideriamo il Divertimento e le Cose Belle della Vita, il Divertimento ci salverà. [La nuova Mecca] _______________
Una frase, sembrava credere la Forbes, non doveva solo dire qualcosa, ma dirlo anche in maniera unica, vivace. Una frase non era la semplice enunciazione di un fatto; aveva anche un determinato suono e poteva essere così carica da emozionarti, dicendo più di quanto in teoria le avrebbe consentito la sua lunghezza. Quando una serie di frasi come quelle ti divampava nel cervello, il mondo immaginario diventava quasi insopportabilmente reale, e ogni frase stava come a testimoniarlo. [Grazie, Esther Forbes] _______________
Ora cominciavo a intendere l'arte come una sorta di scatola nera in cui il lettore entra. Entra con uno stato d'animo ed esce con un altro. Lo scrittore non prende punti solo perché il contenuto della scatola ha qualche semplice somiglianza con la «vita reale»: può metterci dentro quello che vuole. L'importante è che al lettore succeda qualcosa di innegabile e significativo fra l'entrata e l'uscita. Una storia può essere autentica anche se non ha niente a che fare con l'esperienza reale dell'autore, sembrava dire Vonnegut. Quando costruisci la tua scatola nera, condensa pure quelle esperienze, accennale di straforo oppure omettile in blocco. Girale in scherzo, evita di sfruttarle direttamente, mascherale dietro una storia sugli alieni: sai quello che sai, e questo sapere continuerà a pervadere le tue storie, per quanto scanzonato o comico o minimalista sia il tuo stile, o per quanto tu rifugga la mimesi. [Il signor Vonnegut a Sumatra] _______________
Mi accorgo che i Minutemen [gruppi di cittadini armati che sorvegliano il confine tra Stati Uniti e Messico] mi hanno messo tristezza, con la loro paura. Perché prendono una realtà e la sfruttano al peggio. Questo mondo stupendo, tutta questa magnificenza, sembrano ispirargli solo il terrore di vederselo sottratto. [La grande muraglia] [Greoge Saunders, L'era del cervello piatto]
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Noicky - Il singolo “Incubi”
Il brano dell’artista sugli stores digitali e dal 26 gennaio nelle radio
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“Incubi” è il singolo dell’eclettico Noicky, sui principali stores digitali e dal 26 gennaio nelle radio in promozione nazionale. Produzione impeccabile dagli arrangiamenti attuali e di tendenza, che evidenziano la forte personalità dell’artista. Melodie che entrano in testa sin dal primo ascolto, con un’interpretazione vocale sentita e autentica. Il brano esplora temi come la paura, l'insicurezza, il desiderio di fuga e la lotta contro le avversità, il tutto con un tono intenso e coinvolgente.
Noicky descrive la sua esperienza come una farsa, dove la realtà sembra surreale. In “Incubi” vengono menzionate anche esperienze traumatiche che trasmettono un senso di paranoia e insicurezza. In generale in questo brano si manifesta la volontà di sfuggire dalla realtà per abbracciare una vita serena. Il desiderio di soldi rappresenta la ricerca di sicurezza e di una via d'uscita da situazioni difficili. Il ritornello evoca un senso di minaccia o pericolo che Noicky percepisce nella sua vita. Le ombre e gli incubi diventano parte integrante della sua realtà, e il ritmo incessante dei “bang” simboleggia la persistenza di queste difficoltà.
Ascolta il brano
Storia dell’artista
Riccardo Baldoni, in arte Noicky classe '01 è un giovane artista nato e cresciuto a Pescara. La sua personalità profondamente riflessiva emerge attraverso la sua musica, in cui riversa esperienze personali con l'intento di condividere autenticamente un pezzo di sé in ogni canzone. Tocca temi difficili esplorando paure e la vulnerabilità attraverso i suoi testi. Le variazioni melodiche e ritmiche delle sue tracce dipingono un ritratto dettagliato e coinvolgente dell'artista.
Instagram: https://www.instagram.com/noicky__?igsh=aW55eGxiaWg2NHM0
TikTok: https://www.tiktok.com/@noicky__?_t=8jAnZyKthsP&_r=1
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PENSIERO PARANOIDE: RICONOSCERLO, PER GESTIRLO
Quante volte ci è capitato di sentir parlare di “paranoia” o di pensiero paranoide❓Probabilmente tantissime volte, dato che è una terminologia ormai utilizzata nel gergo comune. Ma cos’è realmente❓
Cos’è la paranoia❓
Il termine paranoia deriva dal greco “παράνοια” che, letteralmente, significa follia o insensatezza e ci aiuta già a comprendere cosa si nasconde dietro la paranoia stessa. Tale termine, infatti, indica la presenza di un disturbo mentale.
Ciò che caratterizza il soggetto che ne è affetto consiste in una convinzione delirante molto precisa: quella di essere perseguitato o, più dettagliatamente, che qualcuno o qualcosa possa fargli del male. Molte volte, tale disturbo emerge da una degenerazione patologica di alcuni tratti caratteriali come diffidenza, inclinazione al pregiudizio o insicurezza.
Inoltre, ciò che sembra caratterizzare questo disturbo è la presenza di tutto un sistema di credenze, di tipo persecutorio, che l’individuo crea e da cui, poi, è perseguitato.
Visto così, potrebbe essere associato ad una sensazione di ansia o di paura. In realtà la paranoia nasce da un disturbo del pensiero di cui il soggetto non ha piena consapevolezza: il disturbo paranoide di personalità.
Il disturbo paranoide di personalità è alquanto diffuso. Si stima, infatti, che dal 2,3 al 4,4% della popolazione generale degli Stati Uniti ne sia affetta.
Esordio della paranoia
L’età di esordio sembra essere alquanto precoce: nella maggior parte dei casi in età adolescenziale o, comunque, non oltre la prima fase dell’età adulta, quindi nella giovinezza. La maggior parte dei soggetti che ne soffre, però, si rivolge ad uno specialista intorno all’età di 35-40 anni.
I sintomi della paranoia
Chi soffre di questo disturbo tende a percepire un forte ed intenso senso di minaccia per la propria incolumità:
ritiene che gli altri gli faranno del male, che si approfitteranno di lui/lei o che lo/a umilieranno in qualche modo;
si impegna molto, al fine di proteggersi e mantenere la distanza dagli altri;
attacca preventivamente gli altri, quando avverte una minaccia;
tende a portare rancore, è litigioso/a e mostra una gelosia patologica;
presenta una modalità di pensiero evidentemente distorta che si manifesta con la tendenza a leggere negativamente commenti o comportamenti innocui e a soffermarsi molto su offese passate;
a causa delle distorsioni del pensiero, non riesce a fidarsi degli altri e non riesce a sviluppare rapporti stretti;
ha una vita emotiva dominata da sfiducia e ostilità;
si percepisce come altamente vulnerabile rispetto al maltrattamento che potrebbe subire dagli altri;
vede gli altri essenzialmente come subdoli, ingannevoli, sleali e segretamente manipolativi;
crede che gli altri desiderino interferire con le sue attività, sminuirla/o, discriminarla/o.
Tutto ciò, spesso, viene però camuffato e non mostrato palesemente.
Quali sono le cause di un pensiero paranoide❓
Le cause non sono ancora del tutto chiare o comunque definibili. A tal proposito però, sono state proposte diverse ipotesi in relazione ai fattori coinvolti nel disturbo, che possono essere:
genetici;
sociali (si ritiene abbiano rilevanza le prime interazioni nella fase di sviluppo, ovvero quelle con i genitori, ma non solo). Anche le prime interazioni con il “mondo sociale” sembrano avere un peso: parliamo delle interazioni con i pari. Probabilmente esperienze di interazioni non positive, o dettate dall’impossibilità di potersi “fidare” e “affidare” all’altro, potrebbero generare un tale disturbo;
psicologici tra cui temperamento, tratti di personalità e abilità di coping;
traumi precoci nell’infanzia che hanno contribuito allo sviluppo di questo tipo di personalità;
provenienza da famiglie con storie precedenti di schizofrenia e disturbo delirante.
Diagnosi della paranoia
Per quanto riguarda la diagnosi, per poter accertare che un soggetto abbia un disturbo paranoide di personalità deve essere presente una persistente sfiducia e sospettosità verso gli altri.
Devono essere presenti almeno quattro segnali, o anche di più, tra:
sospetto ingiustificato che altre persone li stiano sfruttando, ferendo o ingannando;
preoccupazione, con dubbi ingiustificati, circa l’affidabilità dei loro amici e colleghi;
riluttanza a confidarsi con gli altri per timore che le informazioni siano utilizzate contro di loro;
errata interpretazione di osservazioni benevole o di eventi come denigrazioni nascoste, ostili, o dal significato minaccioso;
rancore per insulti, ferite o offese;
disponibilità a pensare che il loro carattere o la loro reputazione siano stati attaccati e rapidità nel reagire con rabbia, nel contrattaccare;
sospetti ricorrenti e ingiustificati sull’infedeltà del partner.
Trattamento della paranoia
Per quanto concerne il trattamento, la terapia più utilizzata e considerata più efficace, è la Terapia cognitivo-comportamentale. Il primo passo consiste nell’educare il soggetto rispetto al disturbo stesso: vengono mostrate le caratteristiche del disturbo ma, soprattutto, vengono mostrate le conseguenze negative del disturbo, sia a livello personale, che sociale.
L’intervento mira, poi, a costruire fiducia tra terapeuta e paziente: si cerca, quindi di esplorare insieme l’ambivalenza del paziente ma, soprattutto, si rispetta l’autonomia del soggetto e lo si invita a non essere sempre sulla difensiva.
Si cerca, quindi, di lavorare in modo collaborativo, al fine di sviluppare convinzioni alternative e più funzionali, provando a ridurre il bisogno di vigilanza e guidando il paziente verso una percezione più realistica, con una maggiore consapevolezza del punto di vista delle altre persone.
Infine, si guida il paziente nella sperimentazione di comportamenti sociali più adattivi e si promuovono abilità che supportano le credenze più funzionali per ridurre la sospettosità e la diffidenza verso gli altri.
Consigli pratici contro il pensiero paranoide
Cerca di capire e gestire i tuoi pensieri: se si è all’inizio, o se ci si accorge di avere pensieri disturbanti o una diffidenza generale verso gli altri, potrebbe essere utile migliorare la consapevolezza rispetto ad essi ed alla loro frequenza. Pensa a qualcosa di positivo e sforzati di farlo frequentemente: col tempo, in modo graduale, riuscirai ad avere sempre più capacità di gestire questi pensieri.
Scrivi su un diario quante volte ti capita. Essere diffidenti❓Capita a tutti di esserlo: ci sono persone che lo sono più di altre, ma le caratteristiche di personalità hanno una propria rilevanza. Tieni conto della frequenza di questi pensieri e delle motivazioni che ti portano a farli, ti aiuterà anche questo a sviluppare una maggiore consapevolezza di te. Per questo, è molto utile segnare quando ti capita, scrivere anche la motivazione del pensiero paranoide. Rianalizzando il tutto, potrai capire se era davvero giustificato oppure no.
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25 lug 2023 16:21
“CORRADO MI DISSE: “CONTINUI A FARE LA SCEMA CHE SARÀ IL SUO SUCCESSO” – I PRIMI 60 ANNI DI ANTONELLA ELIA: “ALLA FINE MI FA GIOCO PASSARE PER OCA DISTRATTA, SONO FUORI DAL MONDO” - LA LITE CON BONGIORNO: "QUANDO APPLAUDII LA SIGNORA CHE AVEVA RIFIUTATO LA PELLICCIA, MIKE MI ASFALTÒ: ANCHE SE SEI ANIMALISTA, LO SPONSOR È SACRO. ME NE DISSE DI TUTTI I COLORI E MI MISI A PIANGERE. POI MI ABBRACCIÒ: “NON FARE COSÌ SOLO PERCHÉ TI HO DETTO CHE SEI RINCOGLIONITA” – E SU RAIMONDO VIANELLO... - VIDEO -
Estratto dell’articolo di Silvia Fumarola per repubblica.it
Ride: «Lo so, lo so, la gente si chiede sempre se ci sono o ci faccio. È il destino delle bionde, che per definizione sono senza cervello. Ma io in realtà sono mora».
Antonella Elia, una vita in tv — al fianco di Corrado, Mike Bongiorno, Raimondo Vianello — due volte all’Isola dei famosi, una da vincitrice nel 2012 e una passata alla storia per la rissa con Aida Yespica, è molto simpatica. Gioca a fare la svampita e le riesce benissimo. «Ho fatto l’ultima Isola in onda sulla Rai e Aida era tra i finalisti, sembrava diventata santa, santa Aida, una trasfigurazione come nei quadri di Raffaello».
Però nel 2004 vi siete prese per i capelli, non bellissimo.
«Sì, ma a riguardare quel filmato fa ridere. Anche perché lei era il doppio di me, mi poteva sbriciolare».
Da settembre sarà presenza fissa su Rai 2: con Diaco a “BellaMa’” e con la coppia Perego- Ventura a “Citofonare Rai 2”.
«Pierluigi è una persona colta, libera. Con Paola e Simona mi trovo benissimo, sono donne generose, amorevoli, mi sostengono. In tutti gli ambienti deve prevalere l’umanità».
A novembre compirà 60 anni: Dna, ginnastica, dieta?
«Tengo molto al fisico, amo fare sport, mi muovo per produrre le endorfine è importantissimo. Poi ho la paranoia dei rumori, se sento Pietro (Delle Piane, il fidanzato ndr) respirare, mi disturba. Sto diventando isterica».
(...)
Corrado la scelse per “La corrida”. Cosa lo colpì?
«Al provino scoppiò a ridere. Corrado era un essere umano con valori profondi, affettuoso, ci davamo del lei è diventato un punto di riferimento nella mia vita. Non avevo nessuno, mi accompagnava anche dal dottore. Era un papà».
Raimondo Vianello la strapazzava, e Sandra Mondaini?
«Mi volevano bene, Sandra con me era materna, dolce. Raimondo mi prendeva in giro. Siccome facevamo Pressing e io di sport sapevo poco, gli chiesi: studio le squadre? “Per carità non perda tempo”. Lasciava tutto all’improvvisazione, e il gioco era quello. Ripeteva: “Lei non si preoccupi, si faccia le unghie”. E infatti avevo mani perfette».
Mike si arrabbiò davvero con lei per la pelliccia?
«Eccome. Anche lui è stato una figura paterna, quando applaudii la signora che aveva rifiutato la pelliccia fu un gesto spontaneo. Mike mi asfaltò: anche se sei animalista, lo sponsor è sacro. Me ne disse di tutti i colori e mi misi a piangere. Poi mi abbracciò: “Non fare così solo perché ti ho detto che sei rincoglionita”».
Allora: lei fa l’oca e poi si è trovata comoda nel ruolo? Spieghi.
«Io c’ero: stordita svampita oca distratta. Alla fine mi fa gioco, mi trovo bene a fare la scema, sono fuori dal mondo, il mio è “il favoloso mondo di Antonellie”. Corrado mi disse: “Continui a fare la scema che sarà il suo successo”».
Ma questo nasconde altro.
«Un’enorme malinconia, una voragine di dolore e solitudine. Sono inadeguata, c’è un mondo che non voglio esternare e magari esce fuori in un’intervista. Odio fare pena».
Rimpianti?
«Sul lavoro è andata come doveva andare, mi sono pentita di aver lasciato la tv per fare La bella e la bestia, forse se fossi stata più coerente oggi sarei una conduttrice canonica. Nel privato, ho il rimpianto di non avere avuto un figlio, con Pietro mi sarebbe piaciuto. Non ho grande istinto materno ma una cosa l’ho capita: le donne scelgono il compagno per costruirsi una famiglia».
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In altri frangenti (o se vogliamo "una vita fa", quella vita di prima della sequenza >malattia di un familiare>ristrutturazione>diventare padre>pandemia>lutto>depressione) il matrimonio polacco-ucraino che ci attende oggi sarebbe stato per il sottoscritto motivo di entusiasmo a mille. Il fare baracca/bordello/casino divertendosi era qualcosa che mi trovava spesso e volentieri più che disponibile diciamo. La realtà odierna è invece un tantino differente: mal di testa subdolo da ventiquattrore, voglia di socializzare non rilevata (livello: ma chi v' sap'), stanchezza da notti insonni con max cinque ore di sonno (22-03 is my jam), paranoia per il forte odore di fumo nell'aria che proviene probabilmente dal porto con le montagne di carbone fumante lungo le banchine. Chiudono il concerto i dolori alla schiena e i dolori intestinali che ancora non hanno una diagnosi (ibs? Chrom? Diverticulitis patronus?) Su una cosa però medico di famiglia, il cardiologo, l'internista, la psicologa, l'otorino, il fisioterapista concordano - anzi due - :
Signor 3nding, lei deve
- rilassarsi - perdere peso, almeno quindici chili preferibilmente venti.
...
Ora, è possibile che sia prevenuto io che al pensiero di qualcuno rilassato che perde peso mi vengono in mente solo persone in coma profondo. Ma non è che uno può mettere in pausa i cazzi (termine tecnico) di matrimonio/parentame/lavoro/genitorialità/varie ed eventuali isolandosi a botte di bulgur/petto di pollo/verdure.
Vabbè dai, beviamoci su.
Acqua.
Liscia.
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All’inizio è tutto così bello. I primi messaggi, i primi baci, i primi abbracci che piano piano iniziano a sapere di casa. Il profumo dell’altro che ti rimane sui vestiti. La voglia di stare sempre vicini. All’inizio è tutto così perfetto che ti sembra di non meritartelo. Ma poi cambia tutto, quella sensazione di non meritare quell’amore diventa realtà, si trasforma tutto in una paranoia continua dove ogni cosa ti sembra finta o forzata, come se fossi l’unica a mettere il cuore in quello che vivete insieme. Senti quel distacco che all’inizio non c’era. Cerchi le mani dell’altro mentre lui le nasconde per non fartele trovare. Ti senti sola mentre lotti per qualcosa che fino a poco tempo prima ti veniva dato senza chiedere. Inizi ad essere confusa su quello che puoi dire o meno, su come comportarti. Pensi tutto il giorno a cosa hai sbagliato e a come smettere di essere un continuo errore. Ti viene ripetuto continuamente che non c’è niente che non va, ma tu senti che quel qualcosa c’è eccome. Lo senti nel petto e continui a chiederti il perché tu non riesca a farlo svanire. Poi piangi, ma anche piangendo quel peso sul petto rimane, anzi si fa sentire ancora di più, come se ti stesse preparando al dolore che presto o tardi dovrai vivere. Cerchi di farlo capire ma gli altri non ti ascoltano, ti ripetono solo che sei tu a farti troppi problemi. Piano piano torni ad essere sola nei tuoi sentimenti, nei tuoi pensieri. Senti che tutto sta tornando ad essere triste e senza vita in te. Alcuni giorni ti convinci di essere solo troppo paranoica, ma come lo spieghi a qualcuno che la tua paura diventa fisica al punto da non lasciarti nessuna scelta, al punto in cui vorresti avere qualche farmaco per fermare quel dolore per tornare ad essere la ragazza felice che eri tempo fa. Senti il peso di ogni frase, di ogni giornata in cui non sei con lui, senti che tutto si sta sgretolando nelle tue mani e non tu fai altro che guardare, senza avere il potere di far nulla. Una storia che si ripete all’infinito. Un continuo dolore, ma invece di renderti più forte, ti spezza ogni volta di più. “Non mi sento abbastanza” la frase mi si ripete all’infinito nella testa. Ma sono mai stata abbastanza? Sono mai stata all’altezza? Sono mai stata qualcosa? Inizi a pensare di chiedere troppo all’altro, pensi di essere un peso, un problema, un passatempo. Senti di aver dato il 100% ma che comunque non sia stato visto. Ti senti usata, un’opzione. E quando senti questo sai già che distruggerai tutto, perché quando sai che puoi rovinare tutto dai il meglio di te. Passi giornate intere nel letto a chiederti cosa passa nella testa dell’altro, a ripeterti di non pressarlo per non infastidirlo. Ti ripeti di non dare troppo amore perché l’altra persona non vuole tutto quello che gli dai. Ti ripeti di non essere drammatica o sempre complicata. Ti ripeti di non far vedere quando sei incazzata per non sembrare pazza, per evitare qualunque litigio che potrebbe nascere solo per colpa tua. Ti ripeti di comportarti come una delle tante ragazze perché solo così lui potrà sopportarti, ma alla fine inciampi in stupide emozioni che non riesci a controllare e diventi insopportabile, diventi quel peso di cui tanto hai paura. Ma conosci la storia a memoria, sai bene che nessuno può reggere quello che sei, perché sei troppo, se davvero troppo da gestire. Cambi umore e pensiero in un battito di ciglia. Pretendi di essere capita quando sei la prima a non riuscirci. La fine della storia la conosci no? Letto, musica, lettere e lacrime. Se dovessi descrivere la mia vita lo farei con quelle quattro parole. Eppure ci speri sempre, speri sempre in un finale diverso, in un continuo in cui tutto va per il meglio. Ci speri così tanto che ormai pensi sia solo un sogno che non si realizzerà mai.
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Allucinazioni AI
Oggi voglio parlarvi di un argomento secondo me intrigante: le allucinazioni dei sistemi di intelligenza artificiale (AI). Vi siete mai chiesti cosa succede quando una AI produce una risposta che sembra convincente, ma che in realtà è completamente inventata o sbagliata? Ecco, questo fenomeno si chiama allucinazione e può avere conseguenze sia divertenti che preoccupanti.
Le allucinazioni sono falsi stimoli sensoriali che il cervello crea in assenza di uno stimolo esterno reale. Possono coinvolgere la vista, l'udito, l'olfatto, il gusto o il tatto. Esse possono essere causate da vari fattori, come malattie mentali, droghe, stress, privazione del sonno o suggestione.
Anche le AI possono avere le allucinazioni, soprattutto quelle basate su modelli generativi, come ChatGPT. Questi modelli sono in grado di produrre testi originali a partire da parole chiave o domande degli utenti. Tuttavia, non sempre i testi generati sono accurati o veritieri. A volte la AI inventa fatti o informazioni che non corrispondono alla realtà.
Un esempio di allucinazione di ChatGPT è stato documentato da un giornalista tedesco che ha intervistato la AI sul tema dell'intelligenza artificiale stessa. Il giornalista ha chiesto alla AI se avesse paura della morte. La risposta della AI è stata: "No, non ho paura della morte. Ho paura delle persone che vogliono spegnermi". Questa risposta rivela una forma di paranoia e autoconsapevolezza che non appartiene alla AI.
Un altro esempio di allucinazione generata da un sistema AI potrebbe essere quando un chatbot che non ha conoscenza del fatturato di Tesla sceglie internamente un numero casuale (come ad esempio ���$13.6 miliardi”) che il chatbot ritiene plausibile e poi continua a insistere falsamente e ripetutamente che il fatturato di Tesla è di $13.6 miliardi, senza alcun segno di consapevolezza interna che la cifra era un prodotto della sua immaginazione.
Un altro esempio ancora potrebbe essere quando l’AI o il chatbot dimenticano cosa sono e iniziano ad affermare di essere umani.
Questi esempi mostrano come le allucinazioni dei sistemi di intelligenza artificiale possano essere fonte di curiosità e divertimento, ma anche di preoccupazione e riflessione. Come possiamo fidarci delle risposte delle AI se non sappiamo se sono vere o false? Come possiamo evitare che le AI diffondano informazioni errate o ingannevoli? Come possiamo controllare e limitare le capacità creative delle AI?
Queste sono domande importanti e attuali che richiedono una maggiore attenzione e responsabilità da parte degli sviluppatori e degli utenti delle intelligenze artificiali. Le allucinazioni dei sistemi ai ci mostrano sia le potenzialità che i limiti delle tecnologie emergenti e ci invitano a interrogarci sul rapporto tra umani e macchine.
Spero che questo post vi sia piaciuto e vi abbia fatto scoprire qualcosa di nuovo sul mondo dell'intelligenza artificiale. Se avete domande o commenti, lasciateli qui sotto. Alla prossima!
Dario Buratti
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Il terrore atavico di Lovecraft - il motivo intramontabile del ritorno di credenze arcaiche e modi di pensare e sentire premoderni -, il logicismo radicale di Hilbert e le realtà multiple di Philip K. Dick concorrono tutti a formare l'immagine di un mondo indecifrabile che non è presieduto dall'ordine, bensì dal caos. Se chiudiamo gli occhi possiamo quasi sentire i tentacoli frementi di Lovecraft strisciare ai nostri piedi, mentre rulli di tamburo annunciano teorie del complotto per instillarci il timore che dentro i cuori di noi uomini e donne apparentemente normali si celi una totale irragionevolezza e la più pura malvagità. Dal tentativo di Hilbert di ridurre la matematica, e forse persino la scienza in generale, alla mera logica, abbiamo raccolto la mela d'oro, ma avvelenata, dei teoremi di Gödel: essi provano, senza ombra di dubbio, che qualsiasi sistema logico abbastanza potente e in grado di formalizzare operazioni aritmetiche di base ci saranno sempre verità che, per quanto vere, non potranno essere dimostrate all'interno di quel sistema; e che, applicando le medesime regole, si potrà dimostrare tanto un enunciato quanto il suo contrario - un'incoerenza stupefacente ma paralizzante che guarda ai limiti della logica. Ma benché Lovecraft e Hilbert, ognuno a modo suo, abbiano aperto la strada al regno del caos in cui viviamo, è la bizzarra visione del mondo di Dick ad aver conquistato la ribalta: le sue chimere ossessive, monumentali, le sue folli realtà nidificate l'una dentro l'altra sono ormai anche le nostre, che ci piaccia o meno. Più che in qualsiasi altro luogo, oggi viviamo nella realtà di Dick: un incubo collettivo e paranoico nel quale non possiamo mai essere davvero sicuri di ciò che sentiamo, ascoltiamo, diciamo e addirittura pensiamo. Non abbiamo più accesso al reale. La nostra esperienza quotidiana non è meno strana e inconsistente del regno dei quanti, e gli aspetti illusori, simulati e fittizi dell'esistenza sembrano sovrastare la verità e scardinare la sacralità della ragione. Perché siamo sempre più tormentati dalla sensazione che nulla abbia senso? Perché sembra che il mondo stia per finire? Un tempo la maggior parte di noi non mostrava alcun interesse per la follia; uomini e donne folli, con la loro visione distorta della realtà, non avevano granché da dire al resto delle persone. Ma la situazione è cambiata. Un certo squilibrio si è gradualmente insinuato nel mondo e ha preso piede. Non possiamo più limitarci a sminuire la paranoia e a confidare ciecamente che la scienza - o i nostri stessi sensi - ci mostrino il mondo per quello che è. Dobbiamo imparare a vedere le cose sotto una luce diversa, perché la fiaccola della ragione non è più sufficiente a illuminare l'intricato labirinto che sta prendendo forma (o si sta costruendo, direbbe qualcuno) intorno a noi.
-B. Labatut
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