#Nella sua ombra
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“Nella sua ombra” di Mark Edwards: un thriller psicologico che vi terrà con il fiato sospeso. Recensione di Alessandria today
Segreti, ossessioni e una verità sconvolgente: il nuovo romanzo di Mark Edwards
Segreti, ossessioni e una verità sconvolgente: il nuovo romanzo di Mark Edwards Mark Edwards, maestro del thriller psicologico, ci regala con “Nella sua ombra” una storia avvincente che esplora i lati più oscuri della fiducia e dell’amore familiare. Con un intreccio narrativo serrato e personaggi profondamente complessi, il libro si rivela un viaggio inquietante e coinvolgente verso la scoperta…
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Non accorrerò quando chiamerà
anche se mi dirà ti amo,
specialmente se lo dirà,
anche se giura
e non promette altro
che amore amore.
La luce in questa stanza
copre ogni
cosa allo stesso modo;
neanche il mio braccio fa ombra,
anch’esso consumato dalla luce.
Ma questa parola amore…
questa parola s’oscura,
s’appesantisce e si scuote, comincia
a farsi strada coi denti, con brividi e convulsioni
su questo foglio
finché anche noi scompariamo quasi
nella sua gola trasparente e siamo ancora
separati, lucidi, fianchi contro coscia, i tuoi
capelli sciolti che non conoscono
esitazioni
1972
Raymond Carver, da Il nuovo sentiero per la cascata, 1988
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“contraflow driving without control” photo by Fabrizio Pece (tumblr | 500px | instagram) Erano circa le undici di una mattina come molte altre. Con la testardaggine di chi è convinto di sfidare il destino potendolo battere, Raymon pedalava senza mani, nel senso opposto a quello di marcia, mentre il suo volto esprimeva una smodata sicurezza.
Ogni pedalata era un atto di puro coraggio, un inno alla vulnerabilità di chi decide di andare alla deriva senza mappe.
Le automobili che lo sfioravano suonavano il clacson, ma lui continuava la sua sciocca cavalcata, come se la sua visione distorta del mondo lo proteggesse da ogni pericolo.
Si infilò in un vicolo all'ombra, dove la luce stessa pareva troppo timida per seguirlo.
Chissà se in quel momento, mentre il suono di una sirena di un'ambulanza si faceva sempre più vicino, Raymon capì l'assurdità delle sue scelte. La vita, come una strada al crepuscolo, non fa sconti a chi trascura il buon senso per inseguire una libertà priva di significato.
La città, con le sue strade illuminate come palcoscenici e gli angoli in ombra a fare da sipario all'ordinarietà, assisteva impotente alla tragedia di un uomo. Convinto di attraversare indenne l'oscurità, finì per smarrirsi per sempre nella sua stessa incoscienza.
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Il giudizio degli altri ha sempre a che fare con i nostri confini interni, e con l'importanza che diamo a chi ci giudica.
Infatti, se io non do importanza all'altro, il suo giudizio non mi tocca.
Se l'altro mi giudica, mi critica, mi insulta, ma per me egli non rappresenta nulla, le sue critiche non scalfiscono il mio orgoglio, non feriscono la mia sensibilità, non toccano una mia ferita passata.
Se viceversa l'importanza che do alla sua persona è elevata, ogni suo gesto o parola sono pugnali che aprono uno squarcio nella mia carne.
I confini si fanno labili perché egli, essendo per me importante, acquisisce un potere tale nei miei confronti da riuscire a sfondare le mie difese interne, i miei confini protettivi.
La sua forza, nel giudicarmi, è così grande da manipolare i miei stati d'animo e comportamenti.
Ma in realtà il suo potere su di me dipende sempre da me, dalla mia capacità di mettere un argine alla percezione amplificata che io ho di lui.
E dipende anche da quanto i miei confini interiori sono forti, solidi, concreti.
Quanto e fino a che punto nutro rispetto nei miei confronti, da non farmi trattare a pesci in faccia da qualcuno che, per altro, a volte, neanche merita il mio rispetto?
In qualsiasi lavoro di crescita personale riguardante la sensibilità nei confronti del giudizio altrui, si procede nell'indagine del perché si dà tanta importanza alle parole dell'altro, quali parti di noi egli va a toccare, e al tempo stesso si approfondiscono i motivi che stanno alla base di confini troppo labili.
Si decostruisce l'importanza dell'altro, e si rafforzano i confini interni.
Quando Alessandro Magno decise di andare a trovare il grande filosofo Diogene di Sinope, pensando di onorarlo regalandogli qualsiasi cosa egli volesse, gli chiese cosa desiderasse di più dalla vita.
Il filosofo, per nulla intimorito dalla figura di Alessandro, gli rispose in questo modo:
"Mi fai ombra, spostati dal mio sole".
Omar Montecchiani
#armaturainvisibile
#quandolosentinelcorpodiventareale
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Un sogno che sembrava troppo reale
PARTE TERZA
Valgono le stesse avvertenze descritte nella parte prima.
Finii velocemente di cenare e me ne andai a distendere sul divano del soggiorno, Dicky mi seguì, ormai era la mia ombra, e si sdraiò ai miei piedi. Mi versai un bicchiere di scotch e iniziai a sorseggiarlo. Sentii un calore che si propagava in tutto il corpo, mi fece sentire più rilassata. Accesi la Tv, senti la zampa del cane che si spinse verso la mia gamba. Lo guardai e vidi che la punta rosa stava sporgendo di nuovo. Non riuscivo a distogliere lo sguardo, ero come ipnotizzata, fissavo lo spettacolo allettante tra le sue zampe. Mi abbassai un attimo per accarezzargli la testa. Piano piano la mano scese sul collo e poi sulle spalle, la mia bocca si seccò e improvvisamente mi sentii arrossire. Continuai ad accarezzarlo e la mano trovò la strada verso il suo fianco, fino ad arrivare a sfiorare il suo cazzo ormai completamente eretto. Allontanai improvvisamente come se avessi toccato una fiamma. Fissai il suo cazzo, Dicky giaceva lì in attesa, il suo cazzo turgido era a pochi centimetri dalle mie dita, quasi senza volontà sentii le dita chiudersi attorno alla sua erezione. Sentii una scossa di eccitazione, feci scorrere le dita lungo la sua solida lunghezza e presto lo accarezzai con concentrazione. Era solido, liscio e caldo, era avvincente continuare a manipolarlo, non riuscivo a capire che cos’era quel bulbo alla base. Fui sorpresa nel vedere una goccia di umidità emergere dalla punta e colare lungo la sua asta, continuai ad accarezzare il suo membro duro, il liquido continuava a uscire, la mia eccitazione era al massimo, sentii il mio respiro accelerare. Non sapendo che cosa poteva succedere ora che lo avevo fatto eccitare, interruppi quel gioco libidinoso, mi alzai di scatto e corsi verso la mia camera chiudendomi la porta alle spalle. Mi girava tutto intorno, giacevo nel letto pervasa dal senso di colpa per quello che avevo fatto a Dicky. Iniziai a toccarmi infilando una mano nei pantaloni della tuta, la trovai fradicia, gocciolante, nonostante la vergogna mi accarezzai con crescente entusiasmo pensando al cazzo caldo e sodo di Dicky. Nella mia mente vedevo le perle del suo sperma sollevarsi dalla punta affilata e rotolare lungo la sua asta. Mi tolsi i pantaloni della tuta per avere un migliore accesso. La mia eccitazione cresceva mentre pensavo a Dicky e tutto quello che sarebbero stati gli ulteriori atti. Sentii la mia eccitazione salire verso un climax selvaggio, quando improvvisamente m’immobilizzai, perché sentii un suono raschiante, mi resi subito conto che era Dicky che grattava la porta. Pensai che volesse entrare, quello fu il “la” per l’esplosione di un orgasmo da arresto cardiaco, accompagnato da grattamenti sempre più insistenti e da un crescente suono lamentoso dell’animale eccitato.
Iniziai a tremare, avevo appena avuto un orgasmo sconvolgente ed ero esausta, ma ne volevo ancora di più, nonostante il senso di colpa per ciò che avevo immaginato mentre mi masturbavo. Mi sentivo in conflitto con me stessa e molto imbarazzata. Non potevo ignorare quell’insistente grattare e il suo piagnucolio. I minuti passavano e speravo in cuor mio che si calmasse e che tornasse a dormire. A un tratto ha smesso di piagnucolare e iniziò ad abbaiare. Pensai che avrebbe svegliato l’intero vicinato. Dicky non smetteva, ma non potevo farlo entrare, sentii un’ondata di paura che mi trafisse lo stomaco. Sapevo che cosa voleva, lui voleva me. Mi sentii contrarre tutta, pensai in quei momenti che avrei potuto calmarlo parlandogli. Sono andata ad aprirgli la porta, solo uno spiraglio, ma Dicky si scagliò contro la porta spalancandola, Dicky mi fu addosso in un batter d’occhio, cercai di divincolarmi, ma lui era troppo forte. Sentii il suo muso premere tra le mie gambe e non riuscivo a fermarlo. Iniziò a leccarmi, sussultai, era troppo bello. Pensai che fosse tutto sbagliato e tentai di scappare, ma Dicky continuava a spingere dentro la lingua. Contro la mia volontà sentii crescere la mia eccitazione e inizia a implorarlo, guardai in basso oltre la sua testa che mi leccava e vidi la sua erezione, era completamente eretto. Dovevo smetterla, rotolai via dal cane cercando di alzarmi dal pavimento e mettermi sul letto, arrivai solo a metà letto, quando sentii tutto il peso di Dicky sulla mia schiena, ora ero davvero spaventata ma anche eccitatissima, non riuscivo a pensare lucidamente. Lo sentii spingersi contro di me, era duro e caldo, un attizzatoio rovente. Sentii la punta toccare la mia apertura, una scossa elettrica mi fece contrarre tutta era il suo cazzo che scivolava dentro di me a causarla. Ciò che stava accadendo era così sconvolgente che iniziai a piangere mentre godevo di brutto sentendolo gonfiarsi dentro di me, ed io glielo lasciavo fare, Il suo nodo era ora completamente incorporato nella mia figa, pulsando continuamente ,mentre il cane continuava a pompare il suo potente seme dentro di me.
Ebbi un orgasmo intensissimo mentre sentivo Dicky che stava venendo. Fui avvolta da un ondata di calore continuavo a venire e non riuscivo a smettere. Orgasmi a grappoli, tremavo di eccitazione e di vergogna. Mi sentivo fremere per i tremori post-orgasmici. Rimasi bloccata a lui per una ventina di minuti prima da poter sentire il suo cazzo venir fuori. Dicky mi diede qualche leccata e tornò fuori dalla camera nella sua zona notte. Strisciai nel letto, le gambe e le parti intime bagnate dall'eiaculazione del cane. Giacevo incredula e pensavo: “Fottuta da un cane”. Il mio corpo tremante e l’enorme volume dei fluidi di Dicky rendevano impossibile negare tutto, rabbrividii di brutto, ero sfinita e sdraiata a faccia in giù sul letto. Mi addormentai pienamente soddisfatta.
P.S.
Non posto immagini da abbinare al racconto perché catturerebbero l'attenzione delle iene che scatenerebbe la censura.
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Oggi la si chiama "resilienza", una volta la si chiamava "forza d´animo", Platone la nominava "tymoidés" e indicava la sua sede nel cuore.
Il cuore è l´espressione metaforica del "sentimento", una parola dove ancora risuona la platonica "tymoidés".Il sentimento non è languore, non è malcelata malinconia, non è struggimento dell´anima, non è sconsolato abbandono. Il sentimento è forza. Quella forza che riconosciamo al fondo di ogni decisione quando, dopo aver analizzato tutti i pro e i contro che le argomentazioni razionali dispiegano, si decide, perché in una scelta piuttosto che in un´altra ci si sente a casa. E guai a imboccare, per convenienza o per debolezza, una scelta che non è la nostra, guai a essere stranieri nella propria vita.
La forza d´animo, che è poi la forza del sentimento, ci difende da questa estraneità, ci fa sentire a casa, presso di noi. Qui è la salute. Una sorta di coincidenza di noi con noi stessi, che ci evita tutti quegli "altrove" della vita che non ci appartengono e che spesso imbocchiamo perché altri, da cui pensiamo dipenda la nostra vita, semplicemente ce lo chiedono, e noi non sappiamo dire di no.
Il bisogno di essere accettati e il desiderio di essere amati ci fanno percorrere strade che il nostro sentimento ci fa avvertire come non nostre, e così l´animo si indebolisce e si ripiega su se stesso nell´inutile fatica di compiacere agli altri. Alla fine l´anima si ammala, perché la malattia, lo sappiamo tutti, è una metafora, la metafora della devianza dal sentiero della nostra vita. Bisogna essere se stessi, assolutamente se stessi.
Questa è la forza d´animo. Ma per essere se stessi occorre accogliere a braccia aperte la nostra ombra. Che è poi ciò che di noi stessi rifiutiamo.
Quella parte oscura che, quando qualcuno ce la sfiora, ci sentiamo "punti nel vivo". Perché l´ombra è viva e vuole essere accolta. Anche un quadro senza ombra non ci dà le sue figure. Accolta, l´ombra cede la sua forza.
Cessa la guerra tra noi e noi stessi. Siamo in grado di dire a noi stessi:
"Ebbene sì, sono anche questo". Ed è la pace così raggiunta a darci la forza d´animo e la capacità di guardare in faccia il dolore senza illusorie vie di fuga.
"Tutto quello che non mi fa morire, mi rende più forte", scrive Nietzsche.
Ma allora bisogna attraversare e non evitare le terre seminate di dolore.
Quello proprio, quello altrui. Perché il dolore appartiene alla vita allo stesso titolo della felicità. Non il dolore come caparra della vita eterna, ma il dolore come inevitabile contrappunto della vita, come fatica del quotidiano, come oscurità dello sguardo che non vede via d´uscita. Eppure la cerca, perché sa che il buio della notte non è l´unico colore del cielo.
Di forza d´animo abbiamo bisogno soprattutto oggi perché non siamo più sostenuti da una tradizione, perché si sono rotte le tavole dove erano incise le leggi della morale, perché si è smarrito il senso dell´esistenza e incerta s´è fatta la sua direzione. La storia non racconta più la vita dei nostri padri, e la parola che rivolgiamo ai figli è insicura e incerta.
Gli sguardi si incontrano solo per evitarsi. Siamo persino riconoscenti al ritmo del lavoro settimanale che giustifica l´abituale lontananza dalla nostra vita. E a quel lavoro ci attacchiamo come naufraghi che attendono qualcosa o qualcuno che li traghetti, perché il mare è minaccioso, anche quando il suo aspetto è trasognato.
Passiamo così il tempo della nostra vita, senza sentimento, senza nobiltà, confusi tra i piccoli uomini a cui basta, secondo Nietzsche: "Una vogliuzza per il giorno, una vogliuzza per la notte, fermo restando la salute".
Perché ormai della vita abbiamo solo una concezione quantitativa. Vivere a lungo è diventato il nostro ideale. Il "come" non ci riguarda più, perché il contatto con noi stessi s´è perso nel rumore del mondo.
Passioncelle generiche sfiorano le nostre anime assopite. Ma non le risvegliano. Non hanno forza. Sono state acquietate da quell´ideale di vita che viene spacciato per equilibrio, buona educazione. E invece è sonno, dimenticanza di sé. Nulla del coraggio del navigante che, lasciata la terra che era solo terra di protezione, non si lascia prendere dalla nostalgia, ma incoraggia il suo cuore. Il cuore non come languido contraltare della ragione, ma come sua forza, sua animazione, affinché le idee divengano attive e facciano storia. Una storia più soddisfacente.
Umberto Galimberti
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Nel profondo della mia anima c'è una canzone senza parole, una canzone che vive nel seme del mio cuore. Si rifiuta di sciogliersi con l'inchiostro sulla pergamena; avvolge il mio affetto in un manto trasparente e scorre, ma non sulle mie labbra. Come posso sospirarlo? Temo che possa mescolarsi con l'etere terreno; A chi lo canterò? Abita nella casa della mia anima, nel timore delle orecchie dure. Quando guardo nei miei occhi interiori vedo l'ombra della sua ombra; Quando tocco i polpastrelli ne sento le vibrazioni. Le azioni delle mie mani prestano attenzione alla sua Presenza come un lago deve riflettere le stelle scintillanti; le mie lacrime lo rivelano, come gocce luminose di rugiada rivelano il segreto di una rosa appassita. È un canto composto dalla contemplazione, E pubblicato dal silenzio, E evitato dal clamore, E piegato dalla verità, E ripetuto dai sogni, E compreso dall'amore, E nascosto dal risveglio, E cantato dall'anima. È il canto dell'amore; Quale Caino o Esaù potrebbero cantarla? È più profumato del gelsomino; Quale voce potrebbe schiavizzarlo? È profondo, come il segreto di una vergine; Quale corda potrebbe farla vibrare? Chi osa unire il ruggito del mare e il canto dell'usignolo? Chi osa paragonare la tempesta urlante al sospiro di un bambino? Chi osa pronunciare ad alta voce le parole destinate a essere pronunciate dal cuore? Quale essere umano osa cantare con la voce Il canto di Dio? Kahlil Gibran art by_ryder68_ *************************** Deep in my soul it is a song without words, a song that lives in the seed of my heart. She refuses to melt with ink on parchment; envelops my affection in a transparent mantle and flows, but not on my lips. How can I sigh it? I'm afraid it can mix with earthly ether; Who will I sing it to? He lives in the house of my soul, in fear of hard ears. When I look into my inner eyes I see the shadow of his shadow; When I touch my fingertips I feel the vibrations. The actions of my hands pay attention to his Presence like a lake must reflect the twinkling stars; my tears they reveal it, like luminous drops of dew reveal the secret of a withered rose. It is a song composed of contemplation, And published by silence, And avoided by the clamor, And bent by the truth, And repeated by dreams, And understood by love, And hidden from awakening, And sung from the soul. It is the song of love; What Cain or Esau could sing it? It is more fragrant than jasmine; What voice could enslave him? It is deep, like a virgin's secret; What string could make it vibrate? Who dares to join the roar of the sea and the song of the nightingale? Who dares compare the screaming storm to the sigh of a child? Who dares to speak the words out loud intended to be spoken from the heart? Which human being dares to sing with his voice The song of God? Kahlil Gibran art by_ryder68_
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UTRECHT, Adriaen van Pittore fiammingo (nato nel 1599, Anversa, morto nel 1652, Anversa) Natura morta con lepre e uccelli su un anello 1646-49 Olio su tela, 86 x 117 cm Gemäldegalerie, Dresda Questo dipinto fa parte di un gruppo di dipinti che Van Utrecht realizzò in questa forma, a partire dai primi anni del 1640, sotto l'influenza di pezzi di caccia di piccolo formato di Jan Fyt. Una lepre morta giace su un tavolo parallelo al bordo inferiore del dipinto con le zampe posteriori legate insieme, con un certo numero di uccelli attorno a un cesto di vimini capovolto. Una disposizione di verdure, composta da un melone, cavoli e carciofi, li bilancia sul lato destro. Sospeso sopra i due gruppi c'è un gancio ad anello, come quello usato per appendere la selvaggina, a cui sono stati attaccati cinque uccelli di diverse dimensioni. Una fonte di luce presumibilmente situata all'esterno del dipinto a sinistra proietta un forte raggio di luce stretto sulla disposizione dal lato. Alcune aree, come i piccoli uccelli infilzati insieme sull'asta nella parte anteriore, rimangono in ombra. Una luce più morbida cade dal lato opposto, un espediente che il pittore usava regolarmente per dare corpo alle forme nelle sue nature morte. I singoli motivi nel dipinto dimostrano una conoscenza precisa delle creature raffigurate, che curiosamente consistono esclusivamente di piccola selvaggina. Un'anatra selvatica, appesa per una zampa in una posizione centrale dominante, è incorniciata da due martin pescatori, un passero e un merlo, tutti attaccati all'anello. La lepre sdraiata a testa in giù sul tavolo riecheggia le linee verticali dell'uccello nel suo corpo disteso e le continua nelle sue due zampe anteriori che pendono nella parte anteriore. Due beccaccini morti sono stati posizionati in modo decorativo, sebbene in una strana posizione, accanto alla lepre, mentre una pernice si appoggia a un cesto. Un ciuffolotto, un cardellino e una varietà di altri fringuelli sono stati infilzati su un'asta che sporge dal tavolo, un'idea visiva che è riecheggiata dai carciofi sull'altro lato. Adriaen van Utrecht ha tratto ispirazione in termini sia di forma che di contenuto da Frans Snyders, le cui nature morte con selvaggina e pollame1 contengono una serie di motivi comparabili. Ma la precisione della pittura di Van Utrecht, la sua costante attenzione ai dettagli e il suo uso controllato del colore, incentrato principalmente su un grigio freddo con sfumature di marrone, verde e viola, sono stilisticamente molto più vicini a Jan Fyt.
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"È solo un uomo quello di cui parlo
Del suo interno come del suo intorno
Di quando scivola su sé stesso
Di quando scrive come adesso
Sulle sue guance ha il vento fresco
Della vetta, della conquista
Sotto le unghie ha la terra
Di quando striscia Le sue serate, le sue ferite
Le donne amate e poi dimenticate
Dell'ambizione, della speranza
Le ragnatele della sua stanza
Di quando ha paura di morire
E un orgasmo lo fa tremare
Quando la vita non è poi così come appare
È solo un uomo quello di cui parlo
Quando inciampa nella sua ombra
Quando cammina sull'acqua E non affonda
È solo un uomo quello di cui canto
Di quando sbaglia e non si perdona Il furore e il disincanto
di quell'universo a forma di persona
Parlo di quando spara a suo fratello
O s'inginocchia a un portafoglio
Quando osserva l'infinito attraverso il suo ombelico
Di quando sventola una bandiera
O ci si nasconde dietro per paura
Una menzogna è più cattiva
Nascosta dentro una preghiera
È solo un uomo quello di cui parlo
Di una doccia dopo il tradimento
Del sorriso che ritorna dopo che ha pianto
È solo un uomo quello di cui scrivo
La notte prima di un lungo viaggio
Quando non sa se poi partire sia solo partire
O magari scappare
È solo un uomo
Quello che mi commuove
Che vorrei uccidere e salvare
Amare e abbandonare
È solo un uomo ma lo voglio raccontare
Perché la gioia come il dolore
Si deve conservare
Si deve trasformare
youtube
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La vita era un tale inganno, alla fine, che tu potevi soltanto fermarti in fondo al corridoio per notare la sua lunghezza insignificante, la sua altezza non necessaria, una montagna elevata a tale ridicola immensità che tu diventavi un nano nella sua ombra.
#ray bradbury#Ray Bradbury#citazioni#citazione#citazione libro#frasi#narrativa#citazioni libri#libri#Il popolo dell'autunno
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Come ogni sera, l’avevano riposto nella sua culla bianca in compagnia di monili, monete, ex voto, dentro un armadio blindato che da anni lo proteggeva. Poi i frati sono andati in chiesa per la funzione serale, e i ladri hanno fatto irruzione. Il bambinello di Santa Maria in Ara Coeli, uno degli oggetti sacri piú venerati dai romani e mèta di pellegrinaggio da tutto il mondo, è stato rubato ieri da due uomini. Scolpita col legno d’un olivo dell’orto di Getsemani, l’immagine votiva fu «battezzata» da un francescano nelle acque del Giordano. La statua, di circa 60 cm, è sempre stata custodita nella cappella sinistra dell’altare maggiore. Giunse in Italia con un viaggio miracoloso: la nave che la trasportava fece naufragio, ma secondo la leggenda il bambinello si salvò, approdando alle sponde laziali.
«la Repubblica», 2 febbraio 1994
In questo paese di ladri che rubano di tutto, gioielli o bambinelli, ecco sbucare un’Ara Coeli buia, appena illuminata da candele
e canti gregoriani. È mezzanotte, mio figlio piccolino spaventato. La lunga scalinata, nella notte, fino all’Ara, su in Cielo. Natale: un antro sonoro, di tenebra canora e protettiva. La musica, lei ancora, serpente musicante, scivola accanto a me facendo ombra,
facendo spirali di suoni, facendo una Vigilia di lente vibrazioni.
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Valerio Magrelli, Exfanzia, Einaudi (collana Collezione di poesia), 2022.
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"Nella sua ombra" di Mark Edwards. Recensione di Alessandria today
Il thriller psicologico che rivela i segreti più oscuri del passato
Il thriller psicologico che rivela i segreti più oscuri del passato Recensione “Nella sua ombra” di Mark Edwards è un thriller psicologico intenso, che cattura il lettore fin dalla prima pagina. Jessica, la protagonista, vive un’esistenza che viene sconvolta da un dettaglio inaspettato: la sua giovane figlia sembra conoscere segreti legati alla defunta zia Isabel, morta in circostanze…
#Alessandria today#autori di successo#fiducia e tradimento#Google News#intrighi psicologici.#italianewsmedia.com#lettura coinvolgente#lettura di qualità#Letture avvincenti#Libri bestseller#Libri gialli#Mark Edwards#Mark Edwards libri#misteri#mistero#Narrativa avvincente#narrativa contemporanea#narrativa inglese#narrativa moderna#narrativa psicologica#Nella sua ombra#personaggi complessi#Pier Carlo Lava#romanzi avvincenti#romanzi bestseller#romanzi con protagonisti femminili#romanzi consigliati#romanzi drammatici#romanzi internazionali#romanzi per appassionati di mistero
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Sicilia - la mia isola. Alcune foto sono di Samueles
La mia terra è un’isola e mi è madre ed amante, culla, talamo, banchetto e bara. Nei suoi tratti tra luce ed ombra io trovo i miei pregi e difetti, perché ogni singola goccia della mia anima mediterranea da lei è nato, in lei vive e se l’amo e l’odio è perché, amandola troppo la vorrei perfetta, motivo del mio perfetto amore. La mia terra invece è anche tutti i suoi figli loro la distruggono e la creano come mantidi egoiste ed api laboriose dandole ora abbracci di sangue ora estasi d’amore. Ma nella mia terra resta il mio unico e solo bene il mio male cannibale sua la lingua con cui il cuore mi parla suo il cibo di cui è fatto il mio corpo sue le favole che dipingono la vita suoi i dolori che l’hanno forgiata, e per quanto abbia viaggiato e parli e intenda altre lingue io resto un suo seme un suo verso affidato al mondo. Viaggiando e conoscendo ora so che ognuno porta in se questo prezioso amore assoluto ognuno è le parole antiche imparate dalla sua terra. Ognuno di voi che mi ascoltate ha querce immense negli occhi o vive di monti, spiagge infinite dove il vento della vita fa danzare l’arida sabbia dell’egoismo o fiori colorati della pietà. Ognuno di voi vive intensamente la propria unica madre terra quella che vi fa dire e capire, e soprattutto amare. Perché la vostra terra è la padrona dei vostri ricordi è la misura di quel tempo che lento vi consuma lei è tutto quello che ha nutrito ha reso unica l’anima vostra finché un giorno capirete che non esiste la mia o la vostra amata terra madre ma solo una madre, che è tutta la terra.
My land is an island, and it is my mother and lover, cradle, bed, banquet and coffin. In her features between light and shadow, I find my strengths and weaknesses, because every single drop of my Mediterranean soul was born from her, lives in her, and if I love her and hate her, it is because, loving her too much I would like it perfect, reason for my perfect love. My land, on the other hand, is also all her children, they destroy it and create it like selfish mantises and hard-working bees, now giving it embraces of blood, now ecstasy of love. But in my land my one and only good remains my cannibal evil, her is the language with which my heart speaks to me, her is the food my body is made of, her are the fairy tales that paint life, her are the pains that forged it, and however much I have traveled and speak and understand other languages, I remain one of her seeds, one of her verses entrusted to the world. Traveling and knowing now I know that everyone carries within himself this precious absolute love, everyone is the ancient words, learned from his land. Each of you who listen to me has immense oaks in his eyes, or he lives on mountains, endless beaches where the wind of life makes you dance the dry sand of selfishness or colorful flowers of pity. Each of you lives intensely, your only mother earth, the one that makes you speak and understand, and above all love. Because your land is the owner of your memories, it is the measure of that time that slowly consumes you, it is all that it has nourished, it has made your soul unique, until one day you will understand, that mine or yours does not exist. your beloved mother earth, but only one mother, which is the whole earth.
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Come sempre quando vado a Napoli, passo a salutare l' ultima casa di Giacomo Leopardi. E come sempre urto contro l'indifferenza, la totale irrilevanza del luogo in cui visse e si spense il più grande scrittore della storia italiana insieme a Dante, umiliato in vita, con le sue crude verità, umiliato nella sua eternità letteraria, amato da pochi e messo nell' ombra dalle istituzioni e dalle genti incolte.
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Sette di Spade
"La risoluzione dei Patti Esoterici".
Questa Energia dirompente frantuma le Antiche Alleanze.
Non solo "Umane". Ma anche "Esoteriche".
Annulla i "sortilegi" delle precedenti catene dimensionali. Spazza via i legami dell'oscura notte buia dell'Anima. Irrompe e deflagra millenni di "storia strutturale interiore".
Complesso definire i contorni di questo "sacro passaggio".
Difficile esprimere a parole la potenza esplosiva e "resettante" che si sta scatenando dalla "Vibrazione di Do".
Un Suono così gutturale e intenso non era mai stato percettibile prima d'ora dal nostro sistema psichico, sensoriale ed emotivo profondo.
Esso proviene dalle Stelle, dal Cosmo, dall'incontro dell'Energia Cristallina con il nucleo viscerale della Terra.
Questa Sacra Unione, purifica, pulisce, libera, strappa dalla pelle ancestrali patti d'Anima. Porta a risoluzione intere generazioni dell'Albero, siano esse viventi o orbitanti nel Campo Energetico della Coscienza.
Una vera Rivoluzione.
Le relazioni tra l'Energia del Maschile e quella del Femminile si posizionano al centro della "risoluzione evolutiva".
Aria e Fuoco si incontrano e divampano. Bruciano, riducono in cenere le catene del dolore e della schiavitù, si riappropriano dei ruoli e dei doni propri della loro Energia primordiale.
Nel Rispetto. Nella Presenza. Nell'Amore.
Questi potenti movimenti potrebbero al momento prefigurarsi come "non processabili" a livello raffigurativo-mentale.
Non li vediamo.
Potrebbero non essere traducibili dall'antico linguaggio "comunemente condiviso".
Non riusciamo ad esprimerli verbalmente.
Ma si sentono, si percepiscono, entrano nella Carne e nel Cuore, sconvolgono le viscere, l'intestino, le vertebre, gli assetti posturali, gli strati epidermici profondi.
Sono "tanta intensità, tutta assieme", per alcuni "troppa e troppo impattante".
L'Emotivo scatena la sua forza liberatoria. Il passaggio esoterico e di iniziazione alla fusione tra Spirito e Materia, si risolve in un gesto umile di Resa profonda dell'Umana condizione. Una sorta di atto genuflesso, di inchino regale, di omaggio alla potenza dello Spirito che risuona espansa dentro di noi, attraverso il potente battito del Cuore Cristallino.
Dicembre è straordinario. E' magico.
E' sacro ed esoterico insieme. E' improvviso. E' riconciliatorio.
E' Ombra e Luce. E' Verità e Giustizia.
E' la spaesante sensazione di aver già visto e vissuto tutto, ma di non averlo mai potuto esprimere nella "piena libertà dell'Umano", attraverso il suo respiro più profondo e autentico, il suo battito più potente, la sua pelle più sensibile.
Saranno giorni intensi. Il passaggio di questa Vibrazione ha appena accennato il suo maestoso compito.
Ne usciremo totalmente trasformati dai movimenti sconquassanti delle prossime due settimane.
"Melodia nuova" proveniente dalle Galassie, si propaga nell'Etere, si insinua nel campo magnetico, vibra potente e amplificata e si sintetizza dentro di noi attraverso i nuovi sensori interiori del nostro campo dimensionale di Coscienza.
Preparate l'espressione di stupore più bella che mai potreste immaginare.
Perché, se all'apparenza là fuori tutto sembra ancora "Vecchio", il germe del "Nuovo" sta per sconvolgere le vostre Vite. Per sempre.
Tenetevi forte.
Si decolla.
Mirtilla Esmeralda
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Forse adesso, dopo quasi dieci anni, sento questa casa mia davvero mia e inizio a capire che tutto questo disordine è un rilfesso del disordine dentro la mia testa. Non so nemmeno se posso dire che la mia testa è disordinata, è più un discorso di : ci sono mucchi di cose, di ogni genere, in ogni angolo, senza un posto giusto o una collocazione. Proprio come in casa, so dove trovare tutto, ma obiettivamente è il caos, e per spostarsi da una stanza all'altra, a volte, bisogna scavalcare oggetti sul pavimento, mucchi di roba, appiattirsi alle pareti. Non molto feng shui, lo ammetto. Ma è così. Così, mentre penso alle incombenze quotidiane, il mio cervello vaga altrove; mentre suono, il mio cervello pensa ai servizi; mentre lavoro, il mio cervello mi riepiloga tutti i motivi che mi spingono a fare quello che faccio anche se non lo amo. Ma anche: mentre guido mi viene in mente una cosa che ho fatto vent'anni fa. Mentre parlo con qualcuno, mi viene in mente un film che ho visto, o cose che solo io posso capire, come quando una volta, quando vivevo a Roma, ascoltavo la radio e c'era "I Am Mine" dei Pearl Jam con la sua intro e il bus stava arrivando alla fermata e io sono salito sul bus ESATTAMENTE all'attacco della strofa, o quell'altra volta che ho fatto fino all'università, in via Salaria, tutto il percorso ascoltando "Babe, I'm Gonna Leave You" dei Led Zeppelin e sono arrivato davanti alla bacheca dei risultati dello scritto di Economia Politica proprio sull'accordo finale del pezzo (passato con 21, accettato senza orale, I regret nothing). Mentre parlo di altre cose, a tavola, mi viene in mente che in catanzarese c'è un verbo perfetto per chi passa il tempo a cazzeggiare e non fare nulla, ed è "paparijara", letteralmente "papereggiare". Prima, ho avvertito un'ondata di familiarità da questo appartamento, e ho pensato che forse dovrei davvero prendermene un po' più cura, e forse un po' di quell'ordine entrerebbe anche nel mio caos, dove ogni idea fa il pogo come facevamo noi ai concerti negli anni 90 (ma si chiama ancora pogo?). Ho contemporaneamente pensato che dovrei decidermi a entrare nella mia testa, aprire le finestre, spazzare via un po' di polvere e fare lo spazio giusto per sedermici dentro a gambe incrociate, schiena contro schiena con la mia ombra sempre vigile e attenta, e lasciare passare un po' d'aria. Ma c'è un calore ed un senso di vissuto, una voglia di stare sotto le coperte e un'idea di letargo che, pur uccidendomi silenziosamente, fatico ad abbandonare. Spero nella primavera, in questo anno che non ha conosciuto l'inverno.
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