#Brigate Nere
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magauda · 4 months ago
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Rastrellamenti nazifascisti del 1944 in provincia di La Spezia
Il primo rastrellamento in provincia [di La Spezia] fu operato dai reparti della X^ MAS e da alcuni reparti tedeschi tra il 05 e il 07 di aprile del 1944 nella zona di Torpiana a Zignago <168. I militari spararono contro i civili, verso le case con le finestre aperte, mentre la gente cercava di fuggire; tra loro anche alcuni membri del Partito d’azione. Due sorelle, Virginia e Iride Ferretti,…
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condamina · 4 months ago
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Rastrellamenti nazifascisti del 1944 in provincia di La Spezia
Il primo rastrellamento in provincia [di La Spezia] fu operato dai reparti della X^ MAS e da alcuni reparti tedeschi tra il 05 e il 07 di aprile del 1944 nella zona di Torpiana a Zignago <168. I militari spararono contro i civili, verso le case con le finestre aperte, mentre la gente cercava di fuggire; tra loro anche alcuni membri del Partito d’azione. Due sorelle, Virginia e Iride Ferretti,…
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collasgarba · 4 months ago
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Rastrellamenti nazifascisti del 1944 in provincia di La Spezia
Il primo rastrellamento in provincia [di La Spezia] fu operato dai reparti della X^ MAS e da alcuni reparti tedeschi tra il 05 e il 07 di aprile del 1944 nella zona di Torpiana a Zignago <168. I militari spararono contro i civili, verso le case con le finestre aperte, mentre la gente cercava di fuggire; tra loro anche alcuni membri del Partito d’azione. Due sorelle, Virginia e Iride Ferretti,…
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adrianomaini · 4 months ago
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Rastrellamenti nazifascisti del 1944 in provincia di La Spezia
Il primo rastrellamento in provincia [di La Spezia] fu operato dai reparti della X^ MAS e da alcuni reparti tedeschi tra il 05 e il 07 di aprile del 1944 nella zona di Torpiana a Zignago <168. I militari spararono contro i civili, verso le case con le finestre aperte, mentre la gente cercava di fuggire; tra loro anche alcuni membri del Partito d’azione. Due sorelle, Virginia e Iride Ferretti,…
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bagnabraghe · 4 months ago
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Rastrellamenti nazifascisti del 1944 in provincia di La Spezia
Il primo rastrellamento in provincia [di La Spezia] fu operato dai reparti della X^ MAS e da alcuni reparti tedeschi tra il 05 e il 07 di aprile del 1944 nella zona di Torpiana a Zignago <168. I militari spararono contro i civili, verso le case con le finestre aperte, mentre la gente cercava di fuggire; tra loro anche alcuni membri del Partito d’azione. Due sorelle, Virginia e Iride Ferretti,…
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italianiinguerra · 6 months ago
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80 anni fa, l'eccidio di Sant'Anna di Stazzema
L‘Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia, è una banca dati promossa dall’Istituto nazionale Ferruccio Parri e dall’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, nonché finanziato dal governo della Repubblica Federale di Germania, che raccoglie tutti gli episodi di violenza con esito di morte che furono messi in atto dalle truppe del Terzo Reich e da militari della Repubblica Sociale, sul…
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fridagentileschi · 1 year ago
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“Siamo noi, la generazione più felice di sempre.
Siamo noi, gli ormai cinquantenni, i nati tra gli inizi degli anni ’60 e la metà degli anni ’70. La generazione più felice di sempre.
Siamo quelli che erano troppo piccoli per capire la generazione appena prima della nostra, quelli del ’68, della politica e dei movimenti studenteschi. Ancora troppo piccoli per comprendere gli anni di piombo, l’epoca delle brigate rosse e delle stragi nere.
Siamo quelli cresciuti nella libertà assoluta delle estati di quattro mesi, delle lunghe vacanze al mare, del poter giocare ore e ore in strade e cortili, delle prime televisioni a colori e i primi cartoni animati. Delle Big Babol e delle cartoline attaccate alle bici con le mollette da bucato. Delle toppe sui jeans e delle merendine del Mulino Bianco. Dei gelati Eldorado e dei ghiaccioli a 50 lire. Dei Mondiali dell’82 e della formazione dell’Italia a memoria. Di Bearzot e Pertini che giocano a scopa.
Siamo quelli che andavano a scuola con il grembiule e la cartella sulle spalle, e non ci si aspettava da noi nulla che non fosse di fare i compiti e poi di giocare, sbucciarci le ginocchia senza lamentarci e non metterci nei guai. Nessuno voleva che parlassimo l’Inglese a 7 anni o facessimo yoga. Al massimo una volta a settimana in piscina, giusto per imparare a nuotare.
Poi siamo cresciuti, e la nostra adolescenza è arrivata proprio negli anni ’80, con la musica pop, i paninari e il Walkman. Burghy e le spalline imbottite. Madonna e il Live Aid. Delle telefonate alle prime fidanzate con i gettoni dalle cabine e delle discoteche la domenica pomeriggio. Di Top Gun e Springsteen. Dei Duran Duran e degli Spandau Ballet. Delle gite scolastiche in pullman e delle prime vacanze studio all’estero.
E poi c’era l’esame di maturità, e infine il servizio militare, 12 mesi lontano da casa, i capelli rasati e tante amicizie con giusto un po’ di nonnismo. Nel frattempo magari un Inter Rail e infine un lavoro. All’Università ci andavi solo se volevi fare il medico, l’avvocato o l’ingegnere. Che il lavoro c’era per tutti.
Siamo cresciuti nella spensieratezza assoluta, nella ferma convinzione che tutto quello che ci si aspettava da noi era che diventassimo grandi, lavorassimo il giusto, trovassimo una fidanzata e vivessimo la nostra vita. Non abbiamo mai dubitato un istante che non saremmo stati nient’altro che felici.
E, dobbiamo ammetterlo, per quanto il futuro ci sembri difficile, e per quanto questa situazione ci appaia incomprensibile e dolorosa, siamo stati felici. Schifosamente felici. Molto più dei nostri genitori e parecchio più dei nostri figli.
Siamo la generazione più felice di sempre."
Quelli del tempo delle mele
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ladolcespezia · 2 years ago
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“Siamo noi, la generazione più felice di sempre.
Siamo noi, gli ormai cinquantenni, i nati tra gli inizi degli anni ’60 e la metà degli anni ’70. La generazione più felice di sempre.
Siamo quelli che erano troppo piccoli per capire la generazione appena prima della nostra, quelli del ’68, della politica e dei movimenti studenteschi. Ancora troppo piccoli per comprendere gli anni di piombo, l’epoca delle brigate rosse e delle stragi nere.
Siamo quelli cresciuti nella libertà assoluta delle estati di quattro mesi, delle lunghe vacanze al mare, del poter giocare ore e ore in strade e cortili, delle prime televisioni a colori e i primi cartoni animati. Dei gelati Eldorado e dei ghiaccioli a 50 lire. Dei Mondiali dell’82 e della formazione dell’Italia a memoria. Di Bearzot e Pertini che giocano a scopa.
Siamo quelli che andavano a scuola con il grembiule e la cartella sulle spalle, e non ci si aspettava da noi nulla che non fosse di fare i compiti e poi di giocare, sbucciarci le ginocchia senza lamentarci e non metterci nei guai. Nessuno voleva che parlassimo l’Inglese a 7 anni o facessimo yoga.
E poi c’era l’esame di maturità, e infine il servizio militare, 12 mesi lontano da casa, i capelli rasati e tante amicizie... All’Università ci andavi solo se volevi fare il medico, l’avvocato o l’ingegnere. Che il lavoro c’era per tutti.
Siamo cresciuti nella spensieratezza assoluta, nella ferma convinzione che tutto quello che ci si aspettava da noi era che diventassimo grandi, lavorassimo il giusto, trovassimo una fidanzata e vivessimo la nostra vita. Non abbiamo mai dubitato un istante che non saremmo stati nient’altro che felici.
E, dobbiamo ammetterlo, per quanto il futuro ci sembri difficile, e per quanto questa situazione ci appaia incomprensibile e dolorosa, siamo stati felici. Schifosamente felici. Molto più dei nostri genitori e parecchio più dei nostri figli.
Siamo la generazione più felice di sempre.
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girljeremystrong · 6 months ago
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today's the 80 year anniversary of the day of a massacre committed by the nazi forces along with the italian fascist brigate nere in which over 560 people, more than 100 of whom were children, were murdered in a village here in tuscany... one of many horrible events of that kind that happened in italy during the years of fascism and world war 2 but this happened so close to where i live and to where my grandparents were displaced during the war and also they took us to meet the couple of survivors who were spared and are still alive to this day when we were in high school and it was very very sad and they had a memorial thing today and nobody from our current government showed up... because they are all literal fascists. back again
anyway it's all incredibly sad and it's all terrible and here's the english wikipedia page if you're interested
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ama-god · 1 year ago
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❗1.03.1945: Il rastrellamento di Fiera di Treviso e l'assassinio di Giovanni Giuliato.
✍ La sera del 1° marzo 1945, su segnalazione del delatore Italo Billio, le Brigate Nere rastrellano il quartiere di Fiera (Treviso), abitato da famiglie antifasciste, arrestando molti giovani renitenti che vengono costretti ad arruolarsi nei corpi fascisti.
A guidare il rastrellamento è Brevinelli Giorgio - "Lince" con due squadre di militi.
Elio Fregonese, insieme all'amico Antonio Zanin, è sorpreso in casa sua: entrambi sono sottoposti ad una brutale bastonatura, poi sono incarcerati nella caserma delle Brigate Nere al Collegio Pio X.
Le percosse convincono uno dei catturati a fare il nome di Giovanni Giuliato - "Naso" -, uno sbandato del quartiere di Sant'Antonino, dichiarando che possedeva una pistola. Gli squadristi vanno a prelevare ‘Naso’ e, rinvenuta l’arma, lo conducono a Fiera, facendolo camminare a colpi di frustate; da lì lo caricano su una bicicletta, spingendolo a colpi di bastone verso le campagne di Silea e fratturandogli un braccio; quando l’uomo, sfinito, cade a terra lo picchiano per farlo rialzare e, non ottenendo risultati, lo passano per le armi sul posto. Per giustificare il brutale omicidio, l’Ufficio Addestramento e Operazioni della XX BN definisce Giuliato “un delinquente pericoloso e abituale”, sintetizzando l’accaduto come segue: “Interrogato, questi confessava di convivere con i ribelli e di avere altre armi, che vennero trovate. Considerati i suoi precedenti e il fatto di essere armato, Giuliato veniva passato per le armi sul posto. La popolazione ha appreso con piacere la fine di questo delinquente abituale, poiché si sentiva continuamente minacciata, e ha elogiato la BN per quest’opera di epurazione”.
Elio Fregonese, dopo qualche giorno di cella, è costretto ad arruolarsi nell'esercito fascista da cui diserta alla prima occasione raggiungendo i partigiani in montagna.
👉 Estremi e Note sui procedimenti:
CAS Treviso, sentenza n.19/45 del 4.7.1945 - R.G.26/45 - R.G.P.M. 223-224-409/45, a carico di Brevinelli Giorgio (‘Lince’) e altri; Brevinelli (‘Lince’), condannato a morte dalla CAS di Treviso nel luglio 1945, è fucilato al poligono di tiro di Maserada il 13 febbraio 1946.
📓 Fonte bibliografica e foto:
Federico Maistrello, XX Brigata Nera - Attività squadrista in Treviso e provincia (luglio 1944/ aprile 1945), Istresco, Treviso, 2006, pp. 164-165.
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carmenvicinanza · 2 years ago
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Irma Bandiera
https://www.unadonnalgiorno.it/irma-bandiera/
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Passeranno i morti, ma resteranno i sogni.
Irma Bandiera, nome di battaglia Mimma, è stata una partigiana italiana seviziata, accecata e trucidata dai nazifascisti, una delle eroine simbolo della lotta di tante donne impegnate nella Resistenza.
Nacque l’8 aprile 1915 a Bologna, in una famiglia benestante, suo padre Angelo era capomastro edile  oppositore del regime durante la dittatura. Sua madre si chiamava Argentina Manferrati e aveva una sorella di nome Nastia.
Aveva anche un fidanzato, Federico, militare a Creta che venne fatto prigioniero dai tedeschi dopo l’8 settembre 1943 e rimase disperso dopo che la nave su cui era imbarcato per il trasferimento in Germania venne bombardata e affondò al porto del Pireo. Vane furono le ricerche per ritrovarlo.
Iniziò ad aiutare i soldati sbandati dopo l’armistizio e a interessarsi di politica, aderendo al Partito Comunista.
A Funo, dove andava a trovare i parenti, conobbe uno studente di medicina, Dino Cipollani, il partigiano Marco che la spinse a entrare nella VII brigata GAP Gianni Garibaldi di Bologna.
Il 5 agosto 1944 i partigiani uccisero un ufficiale tedesco e un comandante delle brigate nere. Cominciò una tremenda rappresaglia che vide coinvolta anche la partigiana Mimma, che aveva trasportato delle armi alla base della sua formazione a Castel Maggiore. Venne arrestata mentre si trovava a casa dello zio, la sera del 7 agosto e rinchiusa nelle scuole di San Giorgio,  isolata dal resto dei suoi compagni. Venne poi portata a Bologna dove, per sei giorni e sei notti venne ferocemente seviziata dai fascisti della Compagnia Autonoma Speciale, guidati dal Capitano Renato Tartarotti, che arrivarono ad accecarla con una baionetta, per farla parlare, ma lei non ha mai rivelato i nomi delle sue compagne e compagni di lotta.
I familiari la cercarono dappertutto sperando di trovarla in vita, la giovane resistette alle torture fino alla fine ma venne fucilata e poi finita con alcuni colpi di pistola al Meloncello di Bologna, nei pressi della casa dei suoi genitori, il 14 agosto 1944.
Il suo cadavere venne lasciato esposto per un giorno intero, come monito, fino a quando i parenti non riuscirono a riprenderselo.
Portata all’Istituto di Medicina Legale, un custode, amico della Resistenza, scattò le foto del suo viso devastato dalle torture.
In suo onore, una formazione di partigiani operanti a Bologna prese il nome Prima Brigata Garibaldi  Irma Bandiera. A lei venne intitolata una brigata SAP (Squadra di azione patriottica) che operava nella periferia nord di Bologna ed un GDD (Gruppo di Difesa della Donna).
La federazione bolognese del PCI il 4 settembre 1944 pubblicò un foglio volante, stampato in clandestinità, nel quale si ricordava il senso altamente patriottico del sacrificio di Irma incitando i bolognesi a intensificare la lotta contro i nazifascisti.
È sepolta nel Monumento Ossario ai Caduti Partigiani della Certosa di Bologna ed è ricordata nel Sacrario di Piazza Nettuno e nel Monumento alle Cadute Partigiane a Villa Spada.
A Bologna, nella via che porta il suo nome è deposta una lapide che reca scritto: “Il tuo ideale seppe vincere le torture e la morte. La libertà e la giovinezza offristi per la vita e il riscatto del popolo e dell’Italia. Solo l’immenso orgoglio attenua il fiero dolore dei compagni di lotta. Quanti ti conobbero e amarono nel luogo del tuo sacrificio a  perenne ricordo posero”.
Il suo assassinio, compiuto anche per scoraggiare pericolosi tentativi di emulazione, finì per produrre l’effetto contrario e tante donne seguirono il suo esempio e si unirono alla battaglia per la liberazione dell’Italia.
Ci sono strade che portano il suo nome in vari comuni italiani.
Riconosciuta partigiana alla fine della guerra venne decorata con la Medaglia d’Oro al Valor Militare, insieme ad altre 18 partigiane.
«Prima fra le donne bolognesi a impugnare le armi per la lotta nel nome della libertà, si batté sempre con leonino coraggio. Catturata in combattimento dalle SS. tedesche, sottoposta a feroci torture, non disse una parola che potesse compromettere i compagni. Dopo essere stata accecata fu barbaramente trucidata e il corpo lasciato sulla pubblica via. Eroina purissima degna delle virtù delle italiche donne, fu faro luminoso di tutti i patrioti bolognesi nella guerra di liberazione.»
“È nella Resistenza – ha dichiarato Marisa Rodano alla Camera dei deputati in occasione del 70° anniversario della Liberazione – che le donne italiane, quelle di cui Mussolini aveva detto ‘nello stato fascista la donna non deve contare‘; alle quali tutti i governi avevano rifiutato il diritto di votare, la possibilità di partecipare alle decisioni da cui dipendeva il loro destino e quello dei loro cari, entrano impetuosamente nella storia e la prendono nelle loro mani. Nel momento in cui tutto è perduto e distrutto – indipendenza, libertà, pace – e la vita, la stessa sussistenza fisica sono in pericolo, ecco le donne uscire dalle loro case, spezzare vincoli secolari, e prendere il loro posto nella battaglia, perché combattere era necessario, era l’unica cosa giusta che si poteva fare”.
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studentessamatta · 14 days ago
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Paio di Scarpette Rosse: Una Commemorazione di Joyce Lussu The Red Shoes of Buchenwald: A Poem by Joyce Lussu to Never Forget Oggi e per sempre, ricordiamociToday and Forever, Let Us Remember La Giornata della Memoria, celebrata il 27 gennaio, è dedicata al ricordo delle vittime dell’Olocausto. È un momento per riflettere, imparare e promettere di non dimenticare mai gli orrori che hanno segnato la storia. Una delle voci più toccanti della letteratura italiana che ha affrontato questa tragedia è quella di Joyce Lussu, poetessa, scrittrice e partigiana.Remembrance Day, observed on January 27th, is dedicated to honoring the victims of the Holocaust. It is a time to reflect, learn, and promise never to forget the horrors that scarred history. One of the most poignant voices in Italian literature addressing this tragedy is Joyce Lussu, a poet, writer, and partisan. Chi era Joyce Lussu?Who Was Joyce Lussu? Joyce Lussu, nata a Firenze nel 1912, fu una donna straordinaria: una scrittrice, traduttrice, e partigiana. Durante la Seconda Guerra Mondiale, combatté con le brigate Giustizia e Libertà, ricevendo la medaglia d’argento al valor militare. Fu anche la seconda moglie di Emilio Lussu, politico e scrittore italiano. La sua poesia ci offre una finestra sul dolore, l’ingiustizia e l’umanità perduta durante l’Olocausto.Joyce Lussu, born in Florence in 1912, was an extraordinary woman: a writer, translator, and partisan. During World War II, she fought with the Justice and Freedom brigades, earning the Silver Medal for Military Valor. She was also the second wife of Emilio Lussu, an Italian politician and writer. Her poetry offers a window into the pain, injustice, and lost humanity of the Holocaust. “C’è un paio di scarpette rosse”"There’s a Pair of Red Shoes" Questa poesia, scritta da Joyce Lussu, è una testimonianza dolorosa e intensa di ciò che accadde nei campi di sterminio nazisti. Le sue parole evocano un’immagine indelebile: un paio di scarpette rosse numero 24, appartenute a un bambino innocente. Le scarpette, quasi nuove, ci raccontano una storia che va oltre il tempo, ricordandoci delle vite spezzate e dell’orrore inimmaginabile di quei giorni.This poem, written by Joyce Lussu, is a powerful and poignant testimony of what occurred in Nazi extermination camps. Her words evoke an indelible image: a pair of red shoes, size 24, belonging to an innocent child. The shoes, almost new, tell a story that transcends time, reminding us of the lives cut short and the unimaginable horror of those days. Non dimentichiamo maiLet Us Never Forget Le “scarpette rosse” non sono solo un simbolo di una vita innocente, ma anche un monito. Attraverso queste immagini, Lussu ci invita a riflettere su come ogni vita abbia valore e su come sia nostro dovere assicurarci che simili atrocità non si ripetano mai. La sua poesia continua a essere letta e condivisa, mantenendo vivo il ricordo delle vittime dell’Olocausto e rinnovando il nostro impegno per un mondo più giusto.The "red shoes" are not only a symbol of an innocent life but also a warning. Through these images, Lussu invites us to reflect on how every life has value and how it is our duty to ensure such atrocities never happen again. Her poem continues to be read and shared, keeping the memory of the Holocaust victims alive and renewing our commitment to a more just world. “C’è un paio di scarpette rosse” C’è un paio di scarpette rosse numero ventiquattroquasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica Schulze Monaco.
C’è un paio di scarpette rossein cima a un mucchio di scarpette infantilia Buchenwald.Più in là c’è un mucchio di riccioli biondidi ciocche nere e castanea Buchenwald.Servivano a far coperte per i soldatinon si sprecava nullae i bimbi li spogliavano e li radevanoprima di spingerli nelle camere a gas.C’è un paio di scarpette rossedi scarpette rosse per la domenicaa Buchenwald.Erano di un bimbo di tre anniforse di tre anni e mezzochi sa di che colore erano gli occhibruciati nei forni.Ma il suo pianto lo possiamo immaginare.Si sa come piangono i bambini.Anche i suoi piedini,Scarpa numero ventiquattroper l’eternitàperché i piedini dei bambini morti non crescono.C’è un paio di scarpette rossea Buchenwaldquasi nuoveperché i piedini dei bambini mortinon consumano le suole. "There’s a Pair of Red Shoes" There’s a pair of red shoes, size twenty-four,almost new: on the inner sole, you can still seethe factory brand Schulze Monaco.There’s a pair of red shoeson top of a pile of children’s shoesat Buchenwald.Further along, there’s a heap of blonde curls,black and chestnut locksat Buchenwald.They were used to make blankets for soldiers.Nothing was wasted.And the children were stripped and shavedbefore being pushed into the gas chambers.There’s a pair of red shoes,Sunday red shoes,at Buchenwald.They belonged to a child of three years,perhaps three and a half.Who knows what color their eyes were,burned in the ovens.But we can imagine their tears.We know how children cry.We can also imagine their little feet,shoe size twenty-four,for eternity,because the feet of dead children do not grow.There’s a pair of red shoesat Buchenwald,almost new,because the feet of dead childrendo not wear out the soles. Read the full article
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claudiodangelo59 · 4 months ago
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OGGI 15 OTTOBRE,
ITALIANO RICORDA…
1872
STORIA DELL’ESERCITO ITALIANO
VENGONO COSTITUITI GLI ALPINI NELL’AMBITO DELL’ARMA DI FANTERIA
NASCE LA SPECIALITÀ DEGLI ALPINI
Gli ALPINI– le PENNE NERE - sono le TRUPPE da MONTAGNA dell'Esercito Italiano e rappresentano una SPECIALITÀ dell'ARMA di FANTERIA idonea a operare e combattere sui terreni montani.
Queste truppe sono attualmente organizzate su due Brigate operative - “Julia” e “Taurinense” - più Unità di Supporto tutte inquadrate nel Comando Truppe Alpine.
Formatisi il 15 ottobre 1872, gli Alpini sono il più antico corpo di Fanteria da Montagna attivo nel mondo, originariamente creato per proteggere i CONFINI MONTANI SETTENTRIONALI dell'ITALIA con FRANCIA, IMPERO AUSTRO-UNGARICO e SVIZZERA.
Nel 1888 gli Alpini furono inviati alla loro prima missione all'estero, in AFRICA ORIENTALE, dove ebbero il loro “BATTESIMO del FUOCO”. In quel continente sono tornati più volte nella loro storia per combattere le guerre coloniali del Regno d'Italia ma anche per garantire la pace fra le fazioni in lotta nelle nazioni sorte con la decolonizzazione.
Si sono distinti durante la prima guerra mondiale, quando furono impiegati nei combattimenti al confine nord-est con l'AUSTRIA-UNGHERIA, dove per tre anni dovettero confrontarsi con le truppe regolari e da montagna austriache e tedesche, rispettivamente Kaiserschützen e Alpenkorps, lungo tutto il FRONTE ITALIANO.
Durante la seconda guerra mondiale, gli Alpini combatterono a fianco delle forze dell'Asse principalmente nei BALCANI (nel difficile TEATRO GRECO-ALBANESE) e sul FRONTE RUSSO, dove, impegnate sulla LINEA del DON invece che nel CAUCASO come inizialmente previsto, subirono perdite gravissime durante la battaglia difensiva e la conseguente tragica ritirata dell'inverno 1942-1943.
Parteciparono con le loro Unità alla guerra per la liberazione dell’ITALIA combattendo nelle file del risorto Esercito italiano al fianco degli Alleati.
Molti reparti di partigiani trovarono negli Alpini i loro Comandanti più esperti e affidabili.
Nell’Esercito della RSI la Divisione Alpina “Monterosa” si distinse per aver garantito, fino al termine del conflitto, l’integrità territoriale delle zone di frontiera italiane proteggendole dalle mire espansionistiche delle forze armate straniere.
A causa della riorganizzazione dell'Esercito Italiano dopo la fine della guerra fredda, nel 1990 tre delle cinque Brigate Alpine - “Tridentina”, “Orobica” e “Cadore” - e molte unità di supporto sono state soppresse.
Oggi i Reparti Alpini sono presenti in tutte le operazioni condotte dall’Esercito Italiano in ITALIA e all’ESTERO.
AUGURI alle PENNE NERE
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collasgarba · 1 year ago
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Avevano adibito la loro casa a “carceri” dove venivano imprigionati gli antifascisti
I gesti criminali commessi dagli uomini della RSI, presentano una forma dicotomica, ma paradossalmente le due visioni possono portare a risultati diametralmente opposti, come afferma Toni Rovatti.Si deve quindi fare spazio ad una visione fenomenologica: in questo modo la guerra fratricida e il collaborazionismo potrebbero essere considerati come contesto favorevole alla manifestazione della…
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adrianomaini · 1 year ago
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Avevano adibito la loro casa a “carceri” dove venivano imprigionati gli antifascisti
I gesti criminali commessi dagli uomini della RSI, presentano una forma dicotomica, ma paradossalmente le due visioni possono portare a risultati diametralmente opposti, come afferma Toni Rovatti.Si deve quindi fare spazio ad una visione fenomenologica: in questo modo la guerra fratricida e il collaborazionismo potrebbero essere considerati come contesto favorevole alla manifestazione della…
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bagnabraghe · 1 year ago
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Avevano adibito la loro casa a “carceri” dove venivano imprigionati gli antifascisti
I gesti criminali commessi dagli uomini della RSI, presentano una forma dicotomica, ma paradossalmente le due visioni possono portare a risultati diametralmente opposti, come afferma Toni Rovatti.Si deve quindi fare spazio ad una visione fenomenologica: in questo modo la guerra fratricida e il collaborazionismo potrebbero essere considerati come contesto favorevole alla manifestazione della…
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