#nuove esperienze
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ho voglia di conoscere gente 🧚🏼♀️🧚🏼♀️🧚🏼♀️
#.#compagnia#pensieri#noia#nuove conoscenze#ho voglia di conoscere gente#nuove amicizie#nuove esperienze#nuove persone#nuove compagnie
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Voglio viaggiareee..😭
Evadere da questa monotonia..
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Viaggi Esperienziali: Cosa Cercano gli Italiani per le Loro Vacanze Indimenticabili
Dalla natura lussureggiante di Capo Verde e Oman alle spiagge paradisiache di Zanzibar e Kenya, passando per weekend rilassanti ad Abano Terme. Le mete più richieste secondo il catalogo di Vamonos-Vacanze.it.
Dalla natura lussureggiante di Capo Verde e Oman alle spiagge paradisiache di Zanzibar e Kenya, passando per weekend rilassanti ad Abano Terme. Le mete più richieste secondo il catalogo di Vamonos-Vacanze.it. In un mondo dove il desiderio di viaggiare rimane costante, sempre più italiani scelgono le vacanze esperienziali per scoprire luoghi nuovi e fare esperienze uniche. Questa tendenza è stata…
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youtube
Ti diranno che sei cambiata...
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“Each time I say good-bye to a place I like, I feel like I am leaving a part of me behind… For new experiences to come to light, old ones need to wither away.” – Elif Shafak
“Ogni volta che dico addio a un posto che mi piace, mi sento come se stessi lasciando dietro di me una parte di me… Perché le nuove esperienze vengano alla luce, quelle vecchie devono appassire.” – Elif Shafak
© Kevin Charles Ward
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Fare il solito blog pieno zeppo di porno per attirare attenzione e sognare di realizzare scopate perverse è troppo semplice e scontato. Inoltre è un’esperienza che ho già vissuto anche in maniera ossessiva.
Ora voglio di più, cose nuove, persone nuove e esperienze diverse.
Voglio creare qualcosa che duri nel tempo.
Limitare tutto al sesso è diventato riduttivo.
Il sesso, adesso per me, è un fattore secondario, semplicemente uno svago oltre che una normalissima necessità.
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parliamo di quanto sia faticoso incontrare nuove persone, presentarsi di nuovo, dire vecchie barzellette, raccontare vecchie esperienze, dire frasi dolci troppo usate, riaprire le tue cicatrici, dare soprannomi, creare ricordi, condividere la tua musica preferita e i segreti più oscuri
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A tutti piace essere speciali per qualcuno,ma non sempre le cose stanno così. A volte si conosce una persona che sta attraversando un periodo particolare,si sente sola,é in crisi,ha bisogno di attenzioni. In quel preciso momento incontra noi,che le diamo attenzioni e la facciamo sentire importante e allora ci riversa addosso tutto il suo affetto e la sua gratitudine,dicendoci che siamo speciali. In realtà se fosse capitato un altro al nostro posto avrebbe avuto le stesse attenzioni e lo stesso affetto.Ma poi il tempo passa,quel periodo se ne va,subentrano nuove esperienze e noi non andiamo più bene per lei,perché i suoi bisogni sono cambiati.
Capita di essere la persona sbagliata nel momento giusto; poi il momento giusto passa e noi rimaniamo quelli sbagliati
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Me: sono felice di fare nuove esperienze, uscire, vedere persone
Also me:
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Comincia tutto così.
Da un bacio.
Poi i primi messaggi.
I «buongiorno» scritti ogni tanto sì e ogni tanto no.
Le prime uscite.
La paura di invadere gli spazi e quella di non essere abbastanza.
I primi sguardi, le mani intrecciate.
Le farfalle nello stomaco più frequenti del solito.
Non sapere che ore sono, tornare a casa con il telefono carico.
Dormire sempre poco o non dormire affatto.
Camminare senza mai stancarsi, alle quattro di notte, mano nella mano.
Piangere.
Passare ore al telefono.
Gridare.
Saltare.
Ballare.
Provare cose, esperienze, sensazioni nuove.
Visitare posti nuovi.
E rincorrersi, senza ammetterlo mai.
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"Lasciare andare".. ecco, a scuola si dovrebbe insegnare il "lasciare andare". Farlo con le parole dette da altri per ferire, con le persone che hanno voglia di esperienze nuove o di una propria solitudine. Lasciare andare chi e' vento o semplice nuvola di passaggio e tenersi accanto solo chi vuole far parte del tuo paesaggio. @ilpianistasultetto
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Turismo, pilastro dell’economia dell’esperienza: la nuova frontiera del viaggio
Il turismo è sempre stato una componente essenziale dell’economia globale, ma negli ultimi decenni ha subito una trasformazione profonda.
Il turismo è sempre stato una componente essenziale dell’economia globale, ma negli ultimi decenni ha subito una trasformazione profonda. Come sottolineato dai responsabili di Vamonos-Vacanze.it, tour operator specializzato in viaggi di gruppo, «riconoscere al turismo il valore di industria è stata la più grande intuizione del secolo scorso». Oggi, però, il turismo evolve ancora, diventando…
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La minestra riscaldata
La vita è bella perché è varia, soprattutto perché le esperienze personali, simili per certi versi (simili ma non uguali) incidono diversamente sul singolo, portandolo ad agire o a fare riflessioni diverse, spesso di segno opposto.
Restando nel campo del “di cosa parliamo dí quando parliamo di amore” (di canveriana memoria), un mio contatto fb ha postato la sua seguente considerazione:
Pensavo..... spesso, quando ci si lascia, si tende a tornare dagli ex (confesso che è capitato anche me). Forse perché è più facile, perché se ne conoscono le abitudini, l'odore, perché c'è già intimità.
Si resta, così, nella zona confort che è facile da gestire. Ma se la vecchia storia era già finita, perché rimettersi in situazioni di ristagno emotivo ed affettivo? Forse bisogna spingersi oltre ed aprire la porta a nuove anime che possono accompagnarci per un percorso nuovo di vita.
(R. Z.)
Io resto dell’opinione che tutto vale quando una persona ha chiuso o prova a chiudere definitivamente “i libri” perché altrimenti la storia con un ex saprebbe davvero di minestra riscaldata. Ma quando c’è un’oggettiva difficoltà a chiudere, per motivi di ordine psicologico, affettivo o perché davvero la storia non è chiusa ma si è inceppata su altro, tutto cambia e non si può essere radicali (no alle minestre riscaldate) ma possibilisti (vediamo che aria tira fuori).
E voi che ne pensate? (Lo chiedo soprattutto a te @agirlinamber e a chi si sente di dare una risposta di senso compiuto)
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Sono cosi fiera di me, se ripenso alla me dell’anno scorso vedo una ragazza triste, che non si amava, che non riusciva ad uscire da una relazione che la stava ammazzando dentro e fuori, vedo una ragazza che provava i vestiti e non le stavano più, che la notte piangeva in silenzio per non farsi sentire, che aveva paura di parlare, di uscire, terrorizzata da chi aveva affianco si accontentava di quei piccoli momenti di pace.
Adesso mi guardo e sorrido, i vestiti mi stanno di nuovo, i miei occhi si sono di nuovo illuminati, non ho paura di parlare, di uscire, di fare esperienze nuove, sono concentrata sul mio obbiettivo e sono certa che un passo alla volta arriverò dove mi sono prefissata di arrivare.
Non avrei mai pensato che svegliarmi di domenica mattina presto, dopo una settimana pesantissima, andare ad allenarmi e stanca e dolorante sentirmi cosi bene.
Brava Fede, sono così orgogliosa di te.
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Sono il tipo di persona che se combatte per se stessa si sente spietata, un mostro. Però sono pure assurdamente convinta di dovere qualcosa a quella me stessa, e lì va in tilt l’algoritmo. Non so come uscirne. Valerio ha provato a mostrarmi l’alternativa, quella in cui avrei dovuto sentirmi a posto con lo spazio che occupo, ma alla fine la sua malattia era più importante di me, forse è per questo che abbiamo fallito. O forse è per questo che lui poteva permettersi di provare ad insegnarmelo, non lo saprò mai. Ad agosto ad un certo punto è morto il signore senza volto che occupava il letto di fianco al suo in terapia intensiva, per me lui era solo il rumore del monitor dietro la tenda di plastica e un’altra cosa molto più umana: il volto scavato e rugoso della moglie che incontravo fuori, in quella terribile sala d’attesa. Lei non avrà mai un nome per me, lui sì: si chiamava Roberto. Quando lui è morto Valerio stava un po’ meglio, e mi ha raccontato di aver fermato la moglie per esprimerle la sua vicinanza. Lei le ha dato un bacio sulla fronte e le ha detto “adesso sono una cittadina libera, perché non si è mai liberi fin quando una persona che si ama soffre”. Io ho paura che sua madre sia stata sollevata dalla sua morte - ne ho paura perché purtroppo lei è sempre stata una figura problematica, ne ho paura perché lo sembra, perché lo è davvero. Ma è normale, siamo esseri complessi e viviamo esperienze che portano sempre dentro ambivalenze, sia io che Valerio non siamo mai sfuggiti a questo genere di consapevolezze. Ma forse ne ho paura soltanto perché ho paura del mio di sollievo, e mi chiedo dove cazzo sia, combatto con quello che di me è sopravvissuto alla sua morte, mi scavo dentro a mani nude per scovare la mia parte di colpa, e mi incazzo peggio perché ancora non la trovo, perché so che deve essere lì da qualche parte. Poi però trovo che ci sia anche dell’altro, una colpa più neutra, il dolore di sapere che a me non è cambiato niente, o poco, quantomeno nei fatti. Il lavoro operato su me stessa per costringermi a fare i conti col fatto che Valerio non poteva più essere il mio pilastro, tre anni fa. Questi tre anni a prendermi il meglio ed il peggio, la sensazione di vuoto derivante da quell’apprendimento forzato: non è il caso di chiamarlo, chiamerà lui. E lui poi chiamava, ma erano i suoi momenti per me, i momenti in cui ero chiamata ad essere per lui, momenti in cui mi dava tantissimo e prendeva quel poco che avevo da dargli, che - lo so - per lui era tantissimo. Lui era tantissimo per me, ma non potevo dipendere da lui, non potevo nemmeno farci affidamento. La prima parte dovrebbe essere normale: l’amore non è dipendenza, giusto? Io però ero stata così pronta a farlo, quando il suo corpo ancora ce lo consentiva. Lo farei anche adesso se potesse essere qui, se potesse contenermi, se potessi contenere lui. Quindi credo di non essere sollevata dalla sua morte, sono portata a credermi sincera, anche se mi pare inaccettabile - il conflitto. Al contrario, però, penso senza remore che la sua morte mi abbia davvero liberata, e per questo mi sento in debito con questo tempo, col momento presente, con quello che stabilirò come normale per i prossimi anni. È difficile. Vorrei darmi il tempo per piangere. Non ci riesco. Ho pianto tantissimo tre anni fa, ho pianto più quando è morta quella speranza di quanto non abbia fatto adesso, che lui è davvero un racconto chiuso, senza possibilità di scrivere nuove pagine. Forse sto strumentalizzando la sua morte, come ho provato invano a fare anche con quella di papà, forse sono un mostro, e adesso non ho più scusanti per chiedere al mondo di lasciarmi stare, nessun alibi in più. Forse ho ragione io e la vita è davvero solo questo, farsene qualcosa di quello che ci succede - qualcosa come qualsiasi cosa, basta che ci cambi. Perché le cose morte non possono più farlo, e quelle vive sono costrette a subire il cambiamento anche quando sono inermi. Io credo di avere questo problema: non mi accetto inerme. Mi ci sento sempre però.
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