#notte san giovanni
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Le notti magiche
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#notte di San Giovanni#Guazza di San Giovanni#I riti belli#me#a proposito di me#24 giugno#la mia acqua
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non potete comprendere la situazione in cui sto c'è un vicoletto che dà sulla via in cui abito (su cui dà camera mia) e sono più di 24 ore che hanno la musica a palla ininterrottamente e okay che fino alle 6 era tutto acceso perché si è festeggiato tipo il patrono però mi chiedo. questi non dormono proprio?
#io avrò dormito meno di 5 ore e sto un mezzo cadavere ma questi o si danno il cambio o non mo spiego come sia possibile#comunque oggi è festivo quindi non disturbano più di tanto però avrei preferito non dormire con questo sottofondo fbsjbdis#che poi san giovanni a quanto mi dicono non è nemmeno il vero patrono della città ma lo festeggiano. eccome se lo festeggiano#mai vista così tanta gente in giro tutta notte. all'alba sembra fossero le 5 di pomeriggio
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Parlano piano al sole le ombre stanche
Di rumorose rabbie e infinite menzogne
Lunghe di sterminati fili in lunga fila
Sorde ai tonfi di corpi che vengono abbattuti
Tra poco arrossa il cielo della sera
Sospeso tra azzurri spazi gelidi e lande desolate
Quietami i pensieri e le mani
E in questa veglia pacificami il cuore
Così vanno le cose, così devono andare
Così vanno le cose, così devono andare
S'alzano sotto cieli spenti i canti
Di chi è nato alla terra ora di
Volontà focose speranze
E da energie costretto e si muove alla danza, danza, danza, danza
Danza, danza, danza
Festa stanotte di misere tribù sparse impotenti
Di nuclei solitari che è raro di vedere insieme ancora
E s'alzano i canti e si muove la danza
E s'alzano i canti e si muove la danza, danza, danza, danza, danza
Muoiono i preti rinsecchiti e vecchi e muoiono i pastori senza mandrie
Spaventati i guerrieri, persi alla meta i viaggiatori
La saggezza è impazzita, non sa l'intelligenza
La ragione è nel torto, conscia l'ingenuità
Ma non tacciono i canti e si muove la danza
Quietami i pensieri e il canto
E in questa veglia pacificami il cuore
Così vanno le cose, così devono andare
Così vanno le cose, così devono andare
Chi c'è c'è e chi non c'è non c'è
Chi c'è c'è e chi non c'è non c'è
Chi è stato è stato e chi è stato non è
Chi c'è c'è e chi non c'è non c'è
Chi c'è c'è e chi non c'è non c'è
E non tacciono i canti e si muove la danza
E non tacciono i canti e si muove la danza
Danza, danza, danza, danza, danza, danza, danza, danza
(Così vanno le cose, così devono andare)
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esegesi: una timida proposta
In che modo rendere queste visioni di carta? Senza volerlo Giovanni ce lo spiega in un versetto famoso, che a sua volta ha rubato da un altro testo: egli mangia, ingoia dei libri, la cui carta penetra nelle sue viscere: l'Esodo, Isaia, Ezechiele, Daniele, Zaccaria, Gioele [...] Come uno dei grandissimi orefici ottoniani, che incapsulavano nei loro pulpiti d'oro avori egizi, coppe, scacchi, calcedonii romani, egli combina, mescola, contamina, cesella le immagini ereditate. [...] Mentre continuiamo a leggere, avvertiamo nei versetti dell'Apocalisse una tensione, un impeto, una passione che hanno qualcosa di cannibalesco: furore di possedere e ingoiare dei libri e di proiettarli in un altro spazio di carta; l'opera di oreficeria viene lavorata col fuoco. da P. Citati, Il libro bianco e scarlatto, in La luce della notte
(avrò certamente capito male, però 'sta metafora (?) dell'ingoiare i libri, farli penetrare nei visceri e poi riproiettarli su altra carta, a me mi farebbe concludere, così d'impulso, che l'apocalisse dev'essere un libro di cacca)
#citazioni#citati#pietro citati#la luce della notte#il libro bianco e scarlatto#apocalisse#esegesi#san giovanni#giovanni#facezie#metafora#libri#ingoiare#carta#cacca
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L'Acqua di San Giovanni (the water of San Giovanni)
Sage and rosemary, basil and a vine leaf, an olive branch, the now withered leaves of the St. Anthony's lilies, and then roses, jasmine, poppies and all the flowers in my garden. The night between 23 and 24 June is magical, it is the last night with the sun at its maximum light….and then it begins to set to fall towards the autumn equinox. Plants and flowers are at their peak. June 24th is San Giovanni, patron saint of Florence, but the tradition of Acqua di San Giovanni is celebrated throughout Tuscany (they tell me that it is now spreading throughout Italy: well done!) A bowl of water filled with plants and flowers, left at night to absorb the moonlight and in the morning to collect the magical dew of dawn. And with this water in the morning you wash your face, hands, chest, if you have done enough, your whole body, otherwise your face and hands are enough. Praying while preparing water and while taking a bath strengthens the effect of the water. Blessed water that brings health, protection, abundance, beauty, fertility and wealth. A wish from the rural world that the harvest is plentiful, the animals fertile and that there is health, beauty and wealth in the home. And for young women, finding a good husband and keeping your face, hair (and everything else, too) beautiful. With the devotion due to millennial traditions (certainly from well before Christianity, like many traditions linked to the cult of the sun and the moon), tonight I prepared my tray for St. John's water, and tomorrow morning I will use it for wash me. And we'll see if it keeps its promises of health, wealth and beauty…
#San Giovanni Water#Acqua di San Giovanni#Florence#Firenze#Popular traditions#Tuscany#Toscana#24 June#notte di San Giovanni#Saint Johann Night
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La notte oscura dell’anima
‘Il viaggio contemplativo, implicando la purificazione dell’inconscio, non è un tappeto magico verso la beatitudine. È l’esercizio di lasciare andare il falso sé, un processo che lo umilia, perché è il solo sé che conosciamo. Niente è più utile, a ridurre l’orgoglio, della reale esperienza del conoscere se stessi. Se ci facciamo scoraggiare da tale esperienza, non ne abbiamo capito il significato.’ (Padre Thomas Keating)
Conoscenza di sé nella notte dell’anima
Abbiamo considerato la prima notte sotto il punto di vista del conosci te stesso. La relazione tra conoscenza di Dio e conoscenza di sé è resa molto evidente da San Giovanni della Croce quando parla della seconda notte, ma prima vediamo come ha inizio. Mentre tutto sembra proseguire bene, e l’anima ‘con grande facilità trova subito in sé una contemplazione serena e piena d’amore’, può raggiungere un picco nella pratica mai avuto prima. Come per la prima notte, questo picco rappresenta l’inizio di un processo di purificazione e trasformazione. La maggior vicinanza alla coscienza pura non può che scatenare una purificazione più profonda della precedente. In alcuni avviene ‘a briciole’, senza grandi sconvolgimenti, in una sorta di altalena tra alti e bassi nella pratica. In rarissimi casi, invece, in cui Dio vuole elevare l’anima all’unione con sé, si attraversa questa notte. Dopo il picco, saliranno al conscio cose fino ad allora nascoste e questo turberà non poco l’aspirante.
Dio ‘strappa dalle tenebre i segreti e porta alla luce cose oscure’, cita San Giovanni dal libro di Giobbe. L’anima ‘deve penare e soffrire come campo di combattimento in cui si confrontano due opposti che lottano l’uno contro l’altro, dal momento che la contemplazione va purificando l’anima dalle sue imperfezioni’. La luce della coscienza pura è uno di questi opposti e l’altro sono le impurità dell’ego. La grande luce ‘fa uscire tutte le sue brutture’. ‘Precedentemente non le scorgeva perché non illuminata da quella luce soprannaturale’. ‘Questa purificazione rimuove gradualmente tutti gli umori cattivi e viziosi che l’anima non riusciva a vedere perché profondamente radicati in lei. Non si rendeva conto di quanto male avesse dentro; ora, invece, perché li possa buttare fuori e distruggere, le vengono posti davanti agli occhi e li vede benissimo, illuminata dalla luce della contemplazione divina’.
Il dolore non è dovuto alla contemplazione di per sé, dunque, ma al conflitto che prova l’anima: ‘si sente talmente impura e miserabile da avere la sensazione che Dio le sia contro’. ‘Poiché riesce a vedere dentro di sé ciò che prima non vedeva, ha la sensazione chiara, non solo di non essere guardata da Dio, ma addirittura di essere aborrita da lui.’ ‘Questo è il motivo per cui all’inizio non sente che tenebre e dolore’. È inoltre ‘oggetto del medesimo abbandono e disprezzo anche da parte delle creature’. Anche a livello esperienziale, quindi, si dovranno affrontare prove che mirano a far guadagnare, in futuro, un ben maggiore distacco interiore e che scatenano, nell’immediato, reazioni da purificare e trascendere. Il povero praticante non deve far altro che perseverare nella prova, non fermarsi mai, continuare a praticare a prescindere dai risultati e senza farsi scoraggiare da ciò che sale al conscio.
Povertà di spirito
Un altro dei motivi per cui la notte provoca dolore è che, qualora prima si sperimentassero, qui, comunicazioni, estasi, consolazioni, visioni e locuzioni si interrompono. Non solo i sensi ma anche i gusti spirituali, ai quali soprattutto i mistici sono dolcemente abituati, subiranno una grande aridità. Questo rende la notte più penosa per i mistici che per chi segue le vie introspettive. San Giovanni rende chiaro se c’è attaccamento o un senso di proprietà verso queste grazie spirituali, deve essere purificato e ciò accade grazie a questa notte. L’aspirante deve procedere nel cammino per ‘fede pura’ e non per ricevere grazie o consolazioni. Distaccandosi anche dai gusti spirituali, la parte sensitiva si purificherà più profondamente e quella dell’anima arriverà alla famosa ‘povertà di spirito’. ‘Qui i sensi e lo spirito vengono completamente spogliati di tutte le percezioni e i gusti sensibili’. Dio svuota l’anima e la lascia nell’oscurità della contemplazione, la purifica e la illumina. ‘Non solo l’intelletto viene purificato del suo lume e la volontà dei suoi affetti ma anche la memoria dei suoi discorsi e delle sue conoscenze’. Questo è essenziale, poiché basta che affiori un affetto o un attaccamento ad un oggetto particolare, perché l’aspirante non senta il ‘delicato sapore dello spirito’. ‘Occorre che l’anima sia nel vuoto e nella povertà di spirito, purificata da ogni attaccamento, conforto e percezione naturale di cose divine e umane.’
Ci sono delle pause di sollievo che donano coraggio e perseveranza all’aspirante. Queste pause produrranno un effetto molto netto, senza via di mezzo: ci si sente o pienamente nella luce e per sempre redenti oppure totalmente persi nell’oscurità. ‘Quando ci sono le sofferenze le sembra di non uscirne più e di aver perduto tutti i beni, quando al contrario le vengono accordati beni spirituali pensa siano finiti tutti i suoi mali’. Mi fermerei un attimo a parlare proprio di questa altalena che caratterizza, anche se molto più lievemente, tutto il percorso spirituale. O si è nella luce o nel purgatorio della mente e delle sue impurità. Questa è esattamente la differenza tra samadhi e meditazione o tra samadhi e vipassana, per i buddhisti. Il mistico direbbe che ‘o si conosce Dio o la propria miseria’. Infine, i non duali direbbero che ‘o si conosce se stessi o ciò che non si è’. Questa dualità nella pratica, soprattutto quando giungiamo al samadhi, può essere penosa per tutti, ma è bene abituarsi poiché persisterà finché ci sarà dualità in noi. È da accettare quanto prima in quanto è la natura stessa del cammino spirituale. Se gli scarti inconsci non salissero, non potrebbero essere trascesi, e se non fossimo dalla parte della consapevolezza, non salirebbero. Luce e oscurità sono due facce della stessa medaglia. Sebbene il processo di svelare l’inconscio sia meno piacevole della pace del silenzio è inevitabile, sano e porta alla guarigione finale che tutti vogliamo. Ad accettare questo andirivieni possono aiutare molto gli insegnamenti sull’impersonalità di ciò che viene a galla e, sicuramente, anche gli insegnamenti non duali. Dobbiamo capire quanto prima che i contenuti che salgono sono comuni, collettivi, impersonali. Mentre affrontiamo un attaccamento o una tentazione o una reazione, stiamo trascendendo un contenuto della psiche umana, poco importa se in noi ha preso una particolare forma o un particolare oggetto. La dinamica rimane collettiva. Tutto è impersonale anche quando ‘sembra’ personale. Sarà proprio quando capiremo questo errore di percezione, tanto bene da non ripeterlo più, che smetteremo di soffrire. Ci arrenderemo alla pratica, senza resistenze, senza conflitti e senza ricreare l’illusione che ciò che vediamo è nostro. Ovviamente, parlando della notte dell’anima, non ci stiamo riferendo a dei praticanti normali; la sensibilità raggiunta da un aspirante tanto puro da essere introdotto nell’ultima notte è talmente raffinata da rendere quest’ultima fase molto più penosa. L’amore che nutre una tale anima per Dio, o per la realizzazione, rende angoscioso il sacro timore di smarrirsi. È giusto allora essere preparati e consolati da San Giovanni e capire che, per mezzo di questa notte contemplativa, l’anima, che sente di aver fatto innumerevoli passi indietro, sta, in realtà, solo prendendo la rincorsa per il salto finale, per giungere alla pace interiore che ‘sorpassa ogni intelligenza.’
Proprietà della notte
Questa notte ha delle proprietà protettrici notevoli. La contemplazione è, di per sé, celata e sicura. Tiene l’aspirante al riparo da eventuali errori e deviazioni che si potrebbero prendere se non comunicasse solo in spirito, cioè solo in silenzio, ma con visioni, locuzioni e quant’altro. La notte distrugge il desiderio dei gusti spirituali e di tutte le cose create, facendo spiccare il volo verso l’unione permanente. Ha inoltre la capacità di fortificare l’anima, poiché la purifica nella sofferenza, nella prudenza e nel sacro timore. Fa aumentare lo zelo nella conoscenza di sé, perché l’anima ‘esamina e scruta mille volte se stessa’ per non offendere Dio. Queste proprietà ‘mirano tutte alla sua sicurezza e salvaguardia perché ormai è molto vicina a Dio.’ L’aspirante durante questa notte è ben sicuro, nascosto e protetto dagli attacchi dell’ego e degli altri.
Frutto
Dopo aver vissuto una buona parte di questa purificazione, verso la fine della notte dell’anima, accade qualcosa di simile alla prima notte ma molto più profonda. Nasce una veemente passione d’amore per Dio o un desiderio inarrestabile per la realizzazione. L’incendio d’amore questa volta si accende nella parte più intima dell’anima. San Giovanni fa notare che la differenza principale con la prima è che, ora, l’anima non dà più ‘alcun peso alle sofferenze dei sensi’, è ‘senza rispetto per niente’, procede ‘senza tener conto di quello che fa’, è determinata e coraggiosa e, pur sentendosi indegna, diventa ardita e inarrestabile, perché ‘l’amore le dà la forza’. ‘Quest’amore trova tanto più spazio e accoglienza nell’anima’ quanto più distacco da tutto il resto si è raggiunto nella purificazione. In queste fiamme Dio ‘lo illumina riempendolo d’amore e di afflizione finché tale fuoco d’amore non lo spiritualizza e lo raffina, perché purificato, possa partecipare all’unione’. In questo stato ‘non si può durare a lungo: o si ottiene ciò che si desidera o si muore’. Questo stato ricorda, non a caso, il vjakulata di cui parla Sri Ramakrishna Paramahamsa, uno stato parossistico che precede la realizzazione finale. Una descrizione di tale stato è data dalla metafora per cui si deve desiderare la liberazione come un uomo tenuto sott’acqua desidera una boccata d’aria. L’anima arrivata qui è a un passo dall’unione.
Morte dell’ego
Come sempre, la fine del percorso, nelle vie di verità, coincide con la morte dell’ego. Nel cristianesimo si parla della morte dell’uomo vecchio e la nascita dell’uomo nuovo. L’anima ‘una volta svuotata di tutto è veramente povera di spirito e spoglia dell’uomo vecchio’. Una purificazione così profonda per l’anima, in cui ‘Dio la distacca naturalmente in questo modo da tutto ciò che non è lui, per rivestirla a nuovo, una volta spogliata e liberata della sua vecchia pelle’, è assolutamente necessaria. È un passaggio essenziale, in quanto ‘occorre che l’anima in certo modo si annichili e si distrugga, tanto è assimilata alle passioni e imperfezioni’. Se sostituiamo la parola ‘anima’ ad ‘ego’, e ‘assimilata’ a ‘identificata’, è facilissimo capire di cosa sta parlando il santo: ‘occorre che l’ego in certo modo si annichili e si distrugga, tanto è identificato alle passioni e imperfezioni’. Il punto centrale è sempre perdere l’identificazione con i contenuti, le passioni e le imperfezioni, che così vengono trascese con grande facilità, in modo da giungere finalmente all’unione naturale e perenne. La notte, allora, non è affatto un momento di depressione spirituale, sebbene sia un processo doloroso, ma è l’apice della pratica, in cui ‘Dio umilia profondamente l’anima ma per poi esaltarla’. ‘Le conviene passare per questa tomba di oscura morte per arrivare alla risurrezione spirituale che l’attende.’ La trasformazione completa ci darà un nuovo grande illuminato, un grande santo, ‘quest’anima appartiene ormai al cielo, è celestiale, più divina che umana’. Una sorte fortunata per l’intero pianeta.
Conclusione
San Giovanni propone poi un’accurata descrizione della scala d’unione a Dio ed altri interessanti approfondimenti sugli effetti della notte. Qui trovate il testo. Finirei aggiungendo, come al mio solito, un’avvertenza. Ce la facciamo suggerire dai due più grandi maestri non duali recenti, per ricordare quanto tutto questo processo di purificazione sia presente anche nella non dualità, i cui concetti, purtroppo, sempre più spesso vengono strumentalizzati da narcisisti senza scrupoli. Anche persone ben motivate spesso tendono a denigrare la parte della pratica in cui i contenuti che emergono non possono che essere testimoniati ed io lo trovo pericoloso. Non dobbiamo aumentare il conflitto con questa parte della pratica ma diminuirlo per renderlo più fluido possibile. È un bene che vengano alla luce tutte le impurtià, dice Sri Ramana Maharshi poiché ‘la jnana non può divenire stabile se ci sono vasana’. Occorre dunque continuare a praticare perché divenga stabile. Eccovi infine una considerazione di Sri Nisargadatta Marahaj, che distingue i risultati della prima notte con quelli della seconda, mettendo in guardia l’aspirante orgoglioso, così: ‘sono tanti quelli che confondo l’alba con il mezzogiorno […], per eccesso di orgoglio distruggono quel poco che hanno raggiunto. Umiltà e silenzio sono essenziali all’aspirante, per quanti progressi abbia fatto. Solo uno jnani maturo può concedersi la completa spontaneità. Il frutto interiore deve maturare. Fino a quel momento si deve continuare con la disciplina, vivendo nella consapevolezza. Gradualmente la pratica si fa sempre più sottile finché non diventa senza forma’.
La pratica senza forma è il sahaja samadhi di Sri Ramana, o l’unione con Dio di cui parla San Giovanni. Fino ad allora, che sia notte o giorno, scegliamo sempre di offrirci alla consapevolezza!
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amo immensamente bologna e mi manca, anche se i motivi che mi portano a frequentarla non sono piacevoli, anzi, la raggiungo forzatamente per questioni di salute. per questo ogni volta che arrivo penso a gentile budrioli, che è stata un'astrologa e fin troppo eccellente erborista, così brava che è stata incaricata di curare la figlia di ginevra sforza e di giovanni bentivoglio, signore di bologna. gentile e ginevra sono diventate amiche intime e questo le ha permesso di raggiungere un certo rango sociale. in seguito ha avuto occasione di riuscire a curare anche un altro figlio dei bentivoglio e così ha attirato i sospetti e le invidie dei bolognesi. nel 1489 è stata arrestata con l'accusa di stregoneria. in qualche testo viene scritto che sotto tortura gentile avrebbe confessato di aver causato le malattie di diverse persone per poterle curare e in fine di avere intenzione di attentare alla vita di giovanni bentivoglio, di rispondere ai comandi di 72 diavoli e di aver ceduto anima e corpo al demonio in cambio di ricchezza e che quindi questo le avrebbe donato la capacità di far ammalare e poi guarire le persone, in modo da arrichirsi e di assicurarsi una certa fama. è anche scritto che di notte avrebbe frequentato "nuda come nacque" il cimitero dei frati minori, scoperchiando le tombe per procurarsi teschi e membra dei defunti. il 14 luglio 1498 gentile budrioli è stata portata in piazza san domenico a bologna, proprio di fronte casa sua. è stato scritto che salì a rogo "con tanta franchezza e senza timore alcuno, che non è uomo che lo credesse, quindi fu abbruciata viva". nessuno dalla sua parte. neanche il marito, che invece sosteneva l'accusa di stregoneria, nè ginevra sforza che forse per paura di essere punita di consguenza, non parlò mai in sua difesa. durante l'esecuzione, però, non riuscendo a guardare si sarebbe ritirata piangendo proprio in casa di gentile. dopo essere stata bruciata viva non sono state recuperate neanche le sue ceneri, che invece sono state lasciate essere sparse dal vento. ginevra, poi, si è presa cura dei figli di gentile.
questa è la sua storia, a quanto pare era particolarmente bella e sicuramente di un'intelligenza sopra la media, di questo colpevole e per questo punita. così la disturbo e le rivolgo il pensiero quando arrivo nella sua città, quando arrivo proprio per cercare cura, quella che lei ha donato nella sua vita ricevendo in cambio una violenta morte. spero di incrociarla, nel vento, anche solo per una molecola e che faccia conoscenza in qualche modo della stima e dell'affetto che nutro nei confronti della sua figura.
(lunga vita alle streghe!)
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Chi l'avrebbe mai pensato che per vivere un po' di magia celtica sarebbe bastato andare ai colli della mia città in questa notte di San Giovanni e seguire la tradizione di questa festa nella versione cristiana che non si discosta di molto dalla Beltane celtica, anche qui fanno da protagonisti il legame della vita contadina con i quattro elementi e i balli "attorno" al fuoco, oltre che l'acqua come purificazione e il salto del fuoco come prova per suggellare una promessa ed anche l'acqua-rugiada da tenere in un barattolo di vetro sul davanzale della finestra durante una notte di luna piena, il che somiglia davvero molto al rituale dell'acqua lunare, tant'è che anche in questo caso al mattino bisogna lavarsi il viso con quest'acqua caricata di energia spirituale; inoltre entrambe le feste segnano l'inizio dell'estate.
La festa di San Giovanni
La notte di San Giovanni tra il 23 e il 24 giugno si celebra una festa antichissima probabilmente risalente all'epoca italica, è la festa dei fuochi tant'è che dopo 6 mesi da questa festa ci troviamo nel periodo natalizio con un fuoco che contiene il sole che si fa via via più debole e con le giornate sempre più corte, mentre durante questa festa che corrisponde al giorno più lungo dell'anno abbiamo il fuoco di San Giovanni che purifica e che segna l'inizio del periodo più importante del ciclo calendariale agrario cioè il tempo del raccolto. Altro elemento purificatore è l'acqua, infatti il rituale del ramajietto prevede due prove quella dell'acqua e quella del fuoco da fare insieme alla persona che si sceglie come compare o commare a fiure.
In questa notte magica fiorisce la felce e quindi è la notte perfetta per scambiarsi dei mazzi di erbe aromatiche, i ramajietti, in cui ogni pianta ha la sua simbologia. Come ad esempio l'iberico, l'erba di San Giovanni i cui fiori gialli ricordano il sole e dai quali se vengono strofinati esce un succo rosso che richiama il sangue versato da San Giovanni, e attraverso questo scambio si rafforza il legame di solidarietà e d'amore tra le due persone che diventano più che parenti, appunto compare quindi come un padre e commare come una madre.
Un tempo questa festa avveniva nelle buie campagne dove a illuminare c'erano tanti fuochi accesi in ogni contrada, e si aspettava l'alba danzando la quadriglia intorno al fuoco e andando in spiaggia ad attendere il sorgere del sole e dentro al sole si doveva riuscire a vedere la testa di San Giovanni che si bagna per tre volte nell'acqua, inoltre una volta arrivata l'alba ci si bagnava nella rugiada come ad iniziare una nuova vita purificati, oppure si raccoglieva la rugiada in dei barattoli di vetro e dopo averla lasciata sul davanzale della finestra per tutta la notte ci si lavava il viso purificando così anima e mente oppure ancora si rompeva un uovo e si conservava l'albume dentro un bicchiere d'acqua tenendolo sul davanzale della finestra, al mattino l'albume aveva preso una forma particolare e la tradizione vuole che la forma di un grande e maestoso veliero simboleggi un anno meraviglioso, mentre quella di una barchetta più piccola un anno un po' così così in cui bisogna darsi da fare e remare per renderlo migliore.
Questa quindi è una festa contadina legata al ciclo calendariale agrario motivo per cui il simbolo del ramajietto è proprio un mazzetto di nove erbe aromatiche e medicinali legate quindi alla natura e ai suoi elementi: il sole e quindi il Fuoco, l'Acqua, l'Aria e la Terra che si ritrovano insieme in questo simbolo. Queste erbe rappresentano le sensibilità come la vista, l'olfatto e la meraviglia della natura, motivo per cui la civiltà contadina ricorreva a queste piante nel momento del bisogno.
Il rituale del ramajietto:
Viene prima di tutto pronunciata la promessa di volersi sempre bene davanti alla fontana:
Cumpare e cumparozz facemc ste nozz
Se ci vulem bene a lu paradise c'artruvem
Se male ci purtem a l'infern ci niem
Dopo aver pronunciato insieme questa promessa per sugellarla ci si abbraccia.
Dopodiché tenendosi per mano si fa il salto del fuoco e infine se questo vincolo viene accettato con impegno si conferma riconsegnandosi il ramajietto il giorno di San Pietro e Paolo, quindi dopo una settimana di riflessione.
Costumi tradizionali:
Per quanto riguarda le dame, queste indossavano abiti tradizionali del paese in cui vivevano, perché ci sono differenze tra i paesi sulla costa e quelli dell'entroterra in particolare i colori vivaci e il corpetto più alto e robusto per la costa e più basso ad esempio nel chietino, inoltre il costume della costa poteva venire arricchito di seta, frutto del commercio marittimo dell'epoca. Entrambe impreziosite con la classica presentosa abruzzese, anch'essa con le sue varianti in base alla zona, si tratta di un gioiello con intarsi in filigrana a riccioli o ad altre forme, dorata e a forma di stella con molteplici punte e uno o più cuori al centro. Inoltre l'abito cambiava nel momento in cui sposandosi si andava a vivere in un paese differente, indossando quindi quello del posto.
Invece gli uomini indossavano tutti delle vesti molto simili tra loro perché non volevano essere riconosciuti.
#pensieri per la testa#persa tra i miei pensieri#fotografia#foto#scatto fotografico#reportage fotografico#reportage#cultura#storia#tradizione#folklore#tradizione abruzzese#Montesilvano Colle#lu ramajiette#erbe#piante#acqua#fuoco#natura#legame#cumpare#commare#san giovanni#magia#alchimia#Beltane#abruzzesi#acqua lunare#promessa#costumi tradizionali
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In quei secondi di terremoto lei si era spogliata di colpo della donna che era stata fino a un minuto prima – quella che sapeva calibrare con precisione pensieri, parole, gesti, tattiche, strategie –, quasi che in quella circostanza la considerasse un’armatura inutile. Adesso era un’altra. Era la persona che avevo visto la notte di capodanno del 1958, quando era scoppiata la guerra dei fuochi d’artificio tra i Carracci e i Solara; o quella che m’aveva fatta chiamare a San Giovanni a Teduccio, quando lavorava nella fabbrica di Bruno Soccavo e credeva di essere malata di cuore e voleva lasciarmi Gennaro perché era sicura che sarebbe morta. Solo che mentre in passato i punti di contatto tra le due Lile restavano, ora quell’altra donna sembrava essere emersa direttamente dalle viscere della terra, non assomigliava nemmeno un poco all’amica che pochi minuti prima avevo invidiato per come sapeva selezionare parole ad arte, non le assomigliava nemmeno nei lineamenti, che erano storpiati dall’angoscia. Io non avrei mai potuto subire una metamorfosi così brusca, la mia autodisciplina era stabile, il mondo mi restava intorno con naturalezza anche nei momenti più terribili.
#l'amica geniale#L'amica geniale#romanzo#Storia della bambina perduta#storia della bambina perduta#l'amica geniale storia della bambina perduta#citazioni#amore#citazione#citazioni libri#citazione libro#frasi#narrativa#libri#Elena Ferrante#elena ferrante#descrizioni#psicologia#descrizioni psicologiche
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Palazzolo Acreide -Festa di San Paolo, Licata -Festa di Sant'Antonio, Scicli- Festa di san Sebastiano, Piazza Armerina-Palio dei Normanni, Mondello - Festa in spiaggia, Ragusa-Festa San Giovanni, Castelbuono-festa Rock, Aci - Festa San Sebastiano, Trapani-I Misteri, Fiumedinisi-Festa della Vara
Il mondo è fatto di uomini soli di donne che nessuno ama di ragazze che non hanno amici di ragazzi messi da parte di vecchi che nessuno ascolta. Eppure gli uomini amano le feste grandi banchetti pieni di risate balli in piazza per tutta la notte cantare, con mille altri se stessi. Eppure gli uomini amano amare stringersi di notte con un cuore coprirsi con coperte di tenerezza per scambiarsi le anime in silenzio Allora di chi è la nera colpa? Chi costruisce i muri invisibili che nel silenzio ci imprigionano? Chi ci chiude in tombe senza fiori o in giorni senza sorrisi rendendoci fiumi senza acqua. Qual’è il male che ci infetta? quale morbo ci avvelena? quale virus ci distrugge chiudendoci in un angolo? chi nasconde i nostri domani chi ci fa odiare ogni voce ci fa fuggire ogni sguardo Senza essere poi salvati da un piccolo lieto fine da un semplice amore da una rima baciata? Il mondo è fatto da uomini soli li vedi camminare in silenzio scrivere versi sui muri sbrecciati sognare nelle notti senza stelle danzare soli nelle piazze vuote, amare senza sapere chi e come senza sapere fino a quando solo perché amare è l’unica salvezza che conoscono
The world is made up of lonely men, of women that no one loves, of girls who have no friends, of boys pushed aside, of old men that no one listens to. Yet men love parties, big banquets filled with laughter, all-night square dancing, singing, with a thousand other selves. Yet men love to love, hug each other at night with a heart, cover themselves with blankets of tenderness, to exchange souls in silence. So whose black fault is it? Who builds the invisible walls that imprison us in silence? Who closes us in tombs without flowers, or in days without smiles, making us rivers without water. What is the evil that infects us? what disease poisons us? which virus destroys us by locking us in a corner? who hides our tomorrows who makes us hate every voice, makes us flee every glance. Without being saved, by a little happy ending, by a simple love, by a rhyming couplet? The world is made up of lonely men, you see them walking in silence, writing verses on chipped walls, dreaming in starless nights, dancing alone in empty squares, loving without knowing who and how, without knowing until when, just because loving is the only salvation they know
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C.S.I. - Lieve (Live unplugged 1994)
youtube
Forse questa cover è meglio dell'originale dei Marlene Kuntz...e poi Maroccolo alla chitarra da brividi come anche nel live Fuochi nella notte di San Giovanni...
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Questa pianta profumata nella notte di San Giovanni emana il suo profumo, silenzioso, tra l’audacia della notte ardente di tanti fuochi accesi.
Tra le nuvole rosse, il cielo blu e le stelle; tra grida di gioia, gorgogliare di fontane, e il salire delle scintille, si diffonde un gusto fresco, morbido e chiaro: il basilico: sono i rami profumati della notte di San Giovanni.
Ragazze innamorate di un futuro fidanzato, scompigliano il basilico per farlo profumare. Il basilico toccato è un incensiere violento che scaglia l’aroma e aumenta l'incanto.
Che profumo fresco e forte, ora che i fuochi sono spenti! San Giovanni, apri la porta profumata del Levante! E al mattino delle aure bianche il basilico troverà altri aromi fratelli che la notte fa dimenticare.
Questa pianta profumata nella notte di San Giovanni emana il suo profumo, silenzioso, tra l’audacia della notte ardente da tanti fuochi che si alzano, che si alzano!
Joan Maragall, Il basilico, da Visioni e canti, 1900
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In ricordo di Francesco Cecchin 🌹
16 giugno 1979, Roma, Ospedale San Giovanni, su un letto che lo teneva in coma da diciannove giorni, muore il diciassettenne Francesco Cecchin. Dai referti medici emergono gravi fratture e traumi, tra cui una profonda lesione alla milza, distrutta durante il pestaggio precedente al lancio del suo corpo da un terrazzo alto 5 metri.
Francesco è un giovane militante del Fronte della Gioventù e frequenta la sezione di via Migiurtinia, la zona più rossa del noto “quartiere Africano” . A scuola viene preso di mira dai compagni e isolato, costretto a cambiare istituto, esattamente come accadde quattro anni prima a Sergio Ramelli, un copione che si ripete in un teatro di odio e violenza: l’Italia degli Anni di Piombo.
Il 28 maggio 1979 è un giorno apparentemente ordinario. Sono le 20 e Francesco è intento a preparare un’affissione con altri due militanti, quando viene notato da un gruppo di comunisti, giunti con una Fiat 850, che considera la zona di sua “proprietà”. Seguono insulti e intimidazioni che Francesco respinge con la sua forte personalità. I comunisti si dileguano. Ma non finisce così quella notte. Verso la mezzanotte Francesco esce accompagnato da sua sorella maggiore, Maria Carla. È buio e dal marciapiede di via Montebuono scorge la stessa Fiat 850 bianca da cui scendono due uomini che iniziano a correre contro di lui e scappa, dopo aver detto alla sorella di fare altrettanto.
Si rifugia nel palazzo al civico n.5 della stessa via, dove abitava un suo amico, ma viene raggiunto sopra il terrazzo su cui si consuma la brutale aggressione. Viene ritrovato così, disteso a terra, ancora vivo, ma privo di conoscenza. Perde sangue dalla tempia e dal naso.
L’evoluzione giudiziaria del suo omicidio è un delirio mediatico in cui si intrecciano scarsa accuratezza delle indagini, assurdità, silenzi, fino alla sentenza definitiva: «È convinzione della Corte che, nel caso di specie, non si sia trattato di omicidio preterintenzionale, ma di vero e proprio omicidio volontario».
Una morte scomoda che, ancora oggi, è rimasta senza colpevoli.
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“ Attilio ed Emilio Bandiera erano figlioli di un contrammiraglio della marina austriaca, di cui essi stessi facevano parte, l'uno come alfiere di vascello e l'altro come alfiere di fregata. Non volendo servire l'Austria, dopo aver preso parte ad alcuni moti rivoluzionari, essi si erano ricoverati a Corfù. E in quel contatto con altri esuli in terra straniera; in quel comunicarsi continuo di aspirazioni e di speranze, più rincresceva loro l'inedia che l'esilio. Ond'è che decisero una spedizione arditissima, quasi folle per ardimento. Insieme a Ricciotti, a Moro e a pochi audacissimi, pensarono di compiere uno sbarco sulle coste di Calabria. Ivi avrebbero cercato di far rivoltare le popolazioni calabresi e, se fossero riesciti, di mettere in fiamme tutto il regno di Napoli. Nel 1844, nella notte dal 12 al 13 giugno, i due fratelli Bandiera partirono per la spiaggia calabrese. Era in essi presentimento di morte. Quasi al momento di partire Nicola Ricciotti ed Emilio Bandiera così scrivevano a Garibaldi: « Se soccomberemo, dite ai nostri concittadini che imitino l'esempio, poiché la vita ci venne data per utilmente impiegarla; e la causa per la quale avremo combattuto e saremo morti, è la più pura, la più santa che mai abbia scaldato i petti degli uomini; essa è quella della libertà, della eguaglianza, della umanità, dell'indipendenza, dell'unità d'Italia ». Erano buoni e sinceri: aveano soprattutto la giovanile ingenuità senza di che non è possibile compiere né tentare imprese come quella cui essi si avventuravano. La sera del 16 giugno il piccolo drappello sbarcò sulla costa calabrese, alla foce del fiume Nebo. Il luogo dello sbarco era tristissimo: ma la terra d'Italia parve a essi sacra e la baciarono all'arrivo. Il piccolo drappello, mal guidato, inesperto dei luoghi, aveva anche nel suo seno chi dovea tradirlo. Gli esuli speravano di trovare al loro arrivo popolazioni desiderose di rivolte: e trovarono l'ostilità e la indifferenza. Nella valle di San Giovanni in Fiore — paese già sacro alla leggenda religiosa — circuiti da soldati del re, dopo disperata lotta in cui parecchi morirono, dovettero arrendersi. Un mese dopo, i due fratelli Bandiera furono fucilati, il 25 luglio, in quella stessa terra da cui avevano sperato partisse il segnale della rivolta. Mai nessuna morte fu più compianta della loro. Erano giovani, ricchi, di alto casato: avevano rinunziato con serenità superumana a tutte le gioie della vita. Aveano tutte le qualità per destare negli animi il compianto, e la loro morte fu una delle cose che più nocquero a Ferdinando II. “
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Brano tratto dal saggio breve Eroi (1898) raccolto in:
Francesco Saverio Nitti, Eroi e briganti, Edizioni Osanna (collana Biblioteca Federiciana n° 3), Venosa (PZ), 1987¹; pp. 18-19.
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La notte di San Giovanni è una notte davvero davvero speciale in molte parti del mondo. Questa notte magica tra il 23 e il 24 giugno è ricca di rituali e tradizioni ancestrali.Un rito davvero molto antico, tra sacro e profano, è quello della barca di San Giovanni il cui risultato porta a prevedere come sarà l’anno a venire.
Secondo l’antica tradizione contadina, per vedere la barca di San Giovanni occorrono pochissimi ingredienti, ossia un contenitore di vetro o di plastica, acqua e un albume d’uovo.
Nella notte magica di San Giovanni verranno innalzate le vele del benessere e della realizzazione.Tu dovrai:
* Versare nel contenitore dell’acqua
* Aggiungere l’albume di un uovo
* Portare il contenitore sul balcone, in giardino o in terrazzo e lasciarlo lì una notte intera.
* Internazionalizza con un desiderio del cuore ogni evento e attendi il mattino.La mattina seguente, si può ammirare la barca di San Giovanni e a seconda della posizione delle vele,è possibile prevedere come andrà l’anno. ❤️tizianacerra.com
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